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Vaping: necessari indicatori clinico-funzionali per quantificare la riduzione del danno da fumo e i relativi benefici

Nuovi indicatori appositamente studiati per stabilire l’entità della riduzione del danno in studi clinici di prodotti da tabacco a “rischio modificato” vengono studiati dal CoEHAR, con esiti promettenti.

Catania, 20 Settembre 2021 – Il panorama scientifico mondiale si arricchisce costantemente di testimonianze e di importanti lavori scientifici che confermano gli effetti positivi per la salute dei fumatori che non riescono a smettere da soli e passano al vaping.

I risultati di molte ricerche effettuate su pazienti fumatori che decidono di utilizzare le nuove tecnologie combustion-free (es. vaping e uso di tabacco riscaldato) dimostrano miglioramenti significativi non solo in termini di qualità di vita generale, ma anche per quanto riguarda i parametri clinico-funzionali di molte patologie, quali ipertensione, diabete, obesità, BPCO e asma.

Ciononostante, si continua a mettere in discussione i principi fondamentali su cui si poggiano le teorie di riduzione del danno applicate al fumo elettronico. 

E’ intuitivo che qualsiasi strategia combustion-free andrà a produrre significativi miglioramenti della salute, come ragionevolmente prevedibile in base a quanto noto sulla composizione chimica del fumo di sigaretta e sulla patogenesi delle malattie legate al fumo (e al catrame, non alla nicotina). Il problema è come quantificarli e in un lasso di tempo ragionevole (mesi, non anni).

In un articolo appena pubblicato dalla prestigiosa rivista medico-scientifica “Internal and Emergency Medicine” a firma del fondatore del CoEHAR – prof. Riccardo Polosa – si pone l’accento sulla necessità di riformulare gli indicatori di effetto sulla salute attualmente in uso in quanto poco funzionali per una efficiente e clinicamente rilevante quantificazione della riduzione del danno. 

Link paperhttps://link.springer.com/article/10.1007%2Fs11739-021-02837-2

L’articolo di Polosa prende spunto dall’attenta disamina di uno studio clinico condotto in Inghilterra su un largo campione di fumatori.

Nathan Gale e collaboratori, utilizzando i dati raccolti da 332 fumatori hanno valutato l’impatto dei prodotti a tabacco riscaldato sulla salute umana dimostrando un miglioramento di diversi indicatori rispetto a coloro che continuavano a fumare.

Sebbene il passaggio dal fumo di sigaretta ai prodotti combustion-free oggetto dello studio sia stato completo, i miglioramenti sono risultati molto modesti e come tali clinicamente irrilevanti.

“L’assenza di impatto clinico non mi sorprende per nulla – ha commentato Polosa – Quando si smette di fumare gli indicatori di salute tendono a migliorare, ma se il cambiamento viene quantificato da indicatori clinico-funzionali poco sensibili – come nello studio di Gale  e collaboratori – allora possono servire anni per diventare clinicamente rilevante”. 

L’articolo di Polosa è il primo al mondo ad evidenziare che oggi è possibile impiegare nuovi indicatori clinico-funzionali specifici per misurare e attestare una volta per tutte e in maniera rapida la riduzione del danno in studi clinici di prodotti tecnologici senza combustione.

“I ricercatori del Centro di eccellenza per l’accelerazione della riduzione del danno (CoEHAR) dell’Università di Catania stanno esaminando attentamente una serie di utili indicatori clinico-funzionali per quantificare in modo rapido e puntuale gli effetti sulla salute associati allo smettere di fumare. I risultati appena pubblicati sono molto forti e in linea con quanto ci si deve aspettare quando al fumo di sigaretta si sostituisce un prodotto senza combustione. Miglioramento dello stato di salute su tutta la linea!” – ha concluso il prof. Polosa.

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