martedì, Aprile 16, 2024
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Prodotti senza combustione: sensibilizzare per un futuro senza fumo

Futuro senza fumo, le dichiarazioni degli esperti dell’evento organizzato da Formiche e Philip Morris Italia: “Un futuro senza fumo. Buone pratiche per una corretta comunicazione”.

(ITALPRESS) – “Presentiamo un percorso di lavoro che si è avvalso e vorrà avvalersi di tante collaborazioni con l’obiettivo di produrre un codice di autoregolamentazione per la filiera della distribuzione e della produzione dei prodotti senza combustione. La nostra attività è volta a una maggiore valorizzazione della riduzione del rischio all’interno delle politiche della sanità pubblica“. Così Alberto Baldazzi, vicedirettore di Eurispes ha aperto “Un futuro senza fumo. Buone pratiche per una corretta comunicazione”. L’evento, organizzato da Formiche con il contributo di Philip Morris Italia, è stato l’occasione per discutere insieme a esperti, rappresentanti della filiera dei prodotti senza combustione e ospiti istituzionali, quali siano le modalità di comunicazione più opportune riguardo ai prodotti senza combustione, alternativi alle sigarette, in modo da garantire ai consumatori di effettuare una scelta consapevole tutelando, al contempo, giovani e non fumatori. “Nonostante i prodotti senza combustione siano legalmente in commercio, si scontrano con l’avversione dell’autorità sanitaria a prenderli in considerazione nella lotta all’impatto del tabagismo, che ritiene la cessazione senza se e senza ma l’unica politica. Rispetto a questa chiusura totale noi non siamo d’accordo – continua Baldazzi – poiché l’offerta sociosanitaria e i centri anti fumo si sono rivelati inefficienti. Quasi 12 milioni di italiani fumano e continuano a fumare“.

(askanews) – “La Sanità non sposa il concetto di rischio ridotto in nome di un eccessivo principio di precauzione, mentre i governi inglese e neozelandese mandano spot in tv. Nel Regno Unito, le sigarette elettroniche sono addirittura distribuite negli ospedali: fanno parte dei trattamenti del tabagismo”. Lo ha detto Umberto Roccatti, presidente ANAFE, nell’ambito del tavolo di lavoro “Un futuro senza fumo. Buone pratiche per una corretta comunicazione”, organizzato da Formiche e Philip Morris Italia, alla presentazione del “Codice di autoregolamentazione per la comunicazione e vendita dei prodotti senza combustione”, elaborato da Eurispes e da soggetti associativi rappresentativi della filiera di distribuzione dei prodotti senza fumo, quali ANAFE – Associazione Nazionale produttori di Fumo Elettronico (Confindustria), FIT – Federazione Italiana Tabaccai, con il contributo di importanti personalità giuridiche, tecniche e sanitarie.

Il 91% dei fumatori italiani, 10 milioni, non riesce a smettere di fumare e per questo riteniamo la sigaretta elettronica sia complementare alle sacrosante politiche sanitarie nazionali. Ben venga la cessazione, ma è uno strumento che non è ricevibile per la stragrande maggioranza dei fumatori. Un fumatore su mille si rivolge a un centro antifumo in Italia e un fumatore su duemila smette di fumare attraverso i centri antifumo“, ha aggiunto. “Fra i nostri principi, non comunicare la sigaretta elettronica come un prodotto privo di rischi e non attuare campagne di comunicazione attrattive per i giovani – ha proseguito Roccatti-. Il mantra deve essere: se non fumi, non iniziare. Non fumare nulla: né tabacco combusto, né tabacco riscaldato, né sigarette elettroniche. Se fumi, smetti. Se non riesci a smettere, allora valuta un prodotto a rischio ridotto“.
Per Roccatti, “i costi sociali del fumo sono pazzeschi, 24 miliardi di euro, e fa 93 mila vittime all’anno. Come ANAFE chiediamo di comunicare nel senso di informare e che sia bandita la comunicazione commerciale aggressiva. Informazione nel senso di rischio ridotto“. “ANAFE è favorevole a questo osservatorio a patto che ci sia un’ampia sottoscrizione da parte delle varie filiere associative e distributive. Perché essendoci un monitoraggio dei firmatari, non possiamo essere noi gli unici monitorati“, ha concluso.

(askanews) – “Abbiamo pensato a un codice di autoregolamentazione per i prodotti senza combustione che possono essere un’alternativa per chi non riesce a smettere di fumare; il codice è ancora in via di definizione e aperto a ulteriori contributi“. Lo ha detto la vice presidente di Eurispes Raffaella Saso, nell’ambito del tavolo di lavoro “Un futuro senza fumo. Buone pratiche per una corretta comunicazione”, organizzato da Formiche e Philip Morris Italia, alla presentazione del “Codice di autoregolamentazione per la comunicazione e vendita dei prodotti senza combustione“, elaborato da Eurispes e da soggetti associativi rappresentativi della filiera di distribuzione dei prodotti senza fumo, quali ANAFE – Associazione Nazionale produttori di Fumo Elettronico (Confindustria)FIT – Federazione Italiana Tabaccai, con il contributo di importanti personalità giuridiche, tecniche e sanitarie. “L’unica posizione delle istituzioni rimane far smettere di fumare, però concretamente il numero di fumatori negli ultimi anni di fatto è rimasto sostanzialmente stabile. Abbiamo un altissimo numero di fumatori che alla domanda ‘vorrebbe smettere di fumare’ risponde ‘assolutamente no’. Il risultato ideale è non iniziare oppure smettere, ma è con questa realtà che ci dobbiamo confrontare“, ha osservato Saso. “Il nostro obiettivo è la valorizzazione della riduzione del rischio all’interno della Sanità pubblica. Ormai non è più solo il sistema britannico finalizzato ad ottenere la riduzione del danno“, ha dichiarato il vice direttore di Eurispes Alberto Baldazzi.


Il convegno è proseguito con Giovanni Risso, presidente nazionale FIT, che ha affermato: “Ci rendiamo conto che stanno cambiando gli stili di vita e i consumatori guardano con più attenzione a prodotti di nuova generazione per la riduzione del danno, mi riferisco tanto a prodotti a base di tabacco riscaldato quanto alle sigarette elettroniche“. “Vogliamo portare avanti un concetto nuovo che è quello della prevenzione parziale – ha aggiunto Johann Rossi Mason, giornalista scientifica e direttrice di Mohre – l’Osservatorio sulle strategie di riduzione del rischio – Sarebbe stato bello che i player fossero stati tutto allo stesso tavolo. La nostra perplessità è la volontà di mettere sotto un unico cappello tutti i prodotti alternativi“. “Io incoraggerei tutti ad aderire, anche un operatore soltanto, perché gli altri poi seguiranno – riflette Laura Galli di Adiconsum – Vaping, sigarette elettroniche, in questa fase possiamo accettare che si stiano tutti quanti sotto lo stesso cappello, perché si mettono insieme mercati diversi e prodotti diversi per iniziare una forma di responsabilizzazione della filiera“. “La comunicazione è fondamentale, perché è fondamentale la prevenzione primaria. Il fumo produce al mondo 8 milioni di morti l’anno. In Italia, con 11 milioni e mezzo di fumatori, si consideri che una buona parte dei tumori è legata al fumo. Oggi stiamo parlando di salvaguardare e proteggere i soggetti che comunque continuano a fumare“, ha aggiunto Francesco Cognetti, Primario di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Regina Elena di Roma. “La riduzione del danno è un principio importante, come è importante che questi strumenti possano essere commercializzati con tutte le precauzioni del caso”, ha concluso l’oncologo. “Non è possibile dall’oggi al domani eliminare il fumo completamente, per quanto auspicabile. Adesso c’è una consapevolezza diversa. Lo Stato può investire in campagne di informazione“, ha osservato l’onorevole Giorgio Lovecchio, proseguendo nel convegno. “Sì alla informazione, no alla proibizione. Per non favorire prodotti illeciti, dove non sappiamo cosa c’è all’interno“, ha concluso il deputato.

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