sabato, Ottobre 5, 2024
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Eurispes: I medici di base dovrebbero supportare di più la cessazione da fumo

L’Istituto Eurispes che opera nel campo della ricerca, si è interrogato su come le politiche antifumo possano evolversi affiancando ai trattamenti usuali, incentrati sulla cessazione, anche politiche volte alla riduzione del danno per quei fumatori adulti che non vogliono smettere, nonostante siano ormai riconosciuti i danni per la salute dovuti al fumo.

Nello specifico sono state condotte due indagini campionarie sui fumatori (2018-2019) e, allo stesso tempo, tre indagini sugli utilizzatori degli strumenti senza combustione (2018-2020).

La maggior parte dei dati racchiusi nel Rapporto “Il fumo in Italia tra abitudini consolidate e nuove tendenze. Il ruolo dei nuovi strumenti nella logica di riduzione del rischio” è inedita.

L’indagine sui fumatori ha messo in evidenza come la sigaretta convenzionale sia il prodotto più diffuso (81,4%) e che la sigaretta elettronica sia usata da circa un fumatore su cinque (20,8%). A crescere, rispetto al 2018, il numero degli utilizzatori di prodotti a tabacco riscaldato.

I prodotti alternativi alla classica bionda sono conosciuti dal 64,3% e a esserne completamente all’oscuro è il 35,7%. Il 39%, invece, appartiene al campione delle persone che si è dichiarato molto o abbastanza informato.

Ma tra queste persone quante di loro ha provato la sigaretta elettronica e il tabacco riscaldato? Il 34,8% del campione non l’ha mai provata e il 29,3% l’ha provata ma decidendo di non continuare a utilizzarla. Il 23,6% dei fumatori l’ha utilizzata per un periodo limitato di tempo e il 12,3% la usa regolarmente.

Sebbene l’utilizzo costante della sigaretta elettronica resti limitato a poco più di un fumatore su dieci, rispetto al 2018 si osserva una diminuzione di quanti non hanno mai provato questo prodotto (-4,4%) ed un incremento di fumatori che l’hanno utilizzata per un periodo limitato (+5%) e che continuano ad usarla regolarmente (+0,7%).

Ma quanti vogliono realmente smettere di fumare?

Quasi un terzo del campione (30,5%) afferma che dovrebbe smettere di fumare, ma non vuole farlo; il 26,3% dovrebbe, ma non crede di riuscirci. Poco più di un fumatore su cinque (21,9%) non ha alcuna intenzione di smettere di fumare, mentre il 12,3% degli intervistati vorrebbe smettere, ma non in tempi brevi e solo il 9% si prefigge di farlo entro sei mesi.

Al campione è stato poi chiesto se il medico curante avesse mai dato loro delle indicazioni sull’abitudine di fumare. Nella maggior parte dei casi (56,6%) questo non è mai capitato; il 31,5% dichiara, invece, di essere stato spronato a smettere di fumare e all’11,9% è stato suggerito di passare ad un prodotto meno dannoso, come la sigaretta elettronica o il tabacco riscaldato.

Nonostante per un fumatore non sia mai facile cambiare le proprie abitudini e i propri gusti, anche nel 2019 si conferma una certa propensione al cambiamento con il 40,4% di fumatori che si dichiarano probabilmente disposti a cambiare tipo di prodotto se venissero a conoscenza dell’esistenza di un prodotto meno dannoso rispetto a quello a cui sono abituati, a cui si aggiunge il 21,5% (in aumento rispetto al 2018) che lo farebbe sicuramente. Le risposte negative provengono invece dal 30,5% del campione che probabilmente non riuscirebbe a cambiare prodotto e dal 7,6% che sicuramente non lo farebbe (-2,2% rispetto al 2018).

Oltre il 90% dei fumatori intervistati dall’Eurispes (2019) dichiara di non essersi mai rivolto ad un centro antifumo.

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