martedì, Aprile 16, 2024
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Vapeshop: come aumentare le probabilità dei fumatori di smettere

 “Si tratta della prima dimostrazione scientifica di un fatto già noto a milioni di svapatori. Se il negoziante conosce davvero bene i prodotti che vende e ha una buona predisposizione ad ascoltare il cliente e i suoi bisogni, il fumatore ha maggiori probabilità di smettere di fumare” questo il commento del prof. Riccardo Polosa all’uscita del primo studio pilota prospettico inteso ad analizzare i rapporti tra uso efficace della sigaretta elettronica e supporto professionale del negoziante di vapeshop.
Pubblicato sulla rivista internazionale International Journal of Environmental Research and Public Health, e condotto dall’Università di Catania, in collaborazione con il Centro Nazionale Ricerche (CNR) di Palermo e l’Istituto Nazionale di Sanità Pubblica (INSERM) di Parigi, lo studio pilota ha valutato per 12 mesi i tassi di cessazione e riduzione di 71 fumatori dal momento del loro primo acquisto di una sigaretta elettronica all’interno di 7 vapeshop, contattati e selezionati da LIAF tra coloro che avevano sponsorizzato gli eventi locali svoltisi in occasione della Giornata Mondiale Antifumo del 2013. I negozianti dei vapeshop somministravano dei brevi formulari ai clienti che acquistavano per la prima volta una sigaretta elettronica all’interno dei loro negozi, per registrare i loro dati anagrafici, la storia tabagica, i tassi di cessazione e riduzione del consumo di tabacco a 6 e a un anno, e le variazioni nelle scelte di acquisto.
I risultati sono stati sorprendenti: a fine studio, dei 71 fumatori reclutati nello studio, 29 avevano completamente smesso di fumare, e 18 avevano ridotto il consumo di sigarette convenzionali, addirittura dell’80% nel 15,5% dei casi. Lo studio, peraltro, ha evidenziato una tendenza diffusa a diminuire la percentuale di nicotina presente nei liquidi e una propensione maggiore nella scelta di prodotti sempre più innovativi.
“Aiutare i negozianti di sigaretta elettronica a trasformare i propri esercizi commerciali in luoghi di promozione della salute potrebbe rappresentare un prezioso alleato per i fumatori che intraprendono un percorso di smoking cessation” – commenta il presidente LIAF, prof.ssa Lidia Proietti – Ma è necessario continuare a implementare la ricerca e gli strumenti atti a condurla, per capire quali scenari potrà aprire la diffusione della sigaretta elettronica nel tentativo di sconfiggere il fumo e le malattie fumo correlate”.
“Coinvolgere i vapeshop in un progetto di ricerca significa aprire la strada a studi sempre più grandi e totalmente spontanei – ha concluso Polosa – Replicare questo studio di fattibilità a livello nazionale e internazionale è la nostra prossima grande ambizione”.
In questo studio prospettico, la valutazione dell’abitudine tabagica è stata condotta analizzando le dichiarazioni spontanee dei soggetti reclutati ma uno studio più specifico su campioni più numerosi, come quello che si svolgerà nell’ambito del progetto VAPE SHOP STUDY, consentirà una valutazione più rigorosa del percorso di abbandono della bionda grazie anche all’utilizzo del misuratore di monossido di carbonio che assicurerà risultati certi e verificabili.

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