sabato, Aprile 20, 2024
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Lancet: la riduzione del danno è la strategia giusta

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Proprio mentre a Panama si da avvio ai lavori della COP10, la Framework Convention on Tobacco Control, la Convenzione quadro sul controllo del tabacco dell’Oms, Lancet pubblica un commento di due esperti neozelandesi dell’Università di Auckland che conferma l’efficacia della riduzione del danno come strategia pubblica per ridurre le morti per patologie fumo correlate.

Secondo Robert Beaglehole e Ruth Bonita l’approccio che emerge dai documenti preparatori della COP10, che punta a mettere sullo stesso piano tutti i prodotti con nicotina, è ‘retrogrado’ e di fatto favorisce il mercato delle sigarette ai danni dei prodotti alternativi. Gli autori dell’articolo invitano a mantenere alta l’attenzione sugli effetti dannosi del fumo sulla salute, impiegando la riduzione del danno da fumo per ridurre la prevalenza dei fumatori, nell’interesse degli 1,3 miliardi di persone che continuano a fumare nel mondo.

Proprio in queste ore, peraltro, a Panama è arrivato anche il prof. Riccardo Polosa per partecipare ai lavori dell’evento “Good COP/Bad COP” promosso dalla Taxpayers Protection Alliance, un evento pubblico letteralmente parallelo alla COP10 a cui stanno partecipando centinaia di esperti e scienziati provenienti da ogni parte del globo per commentare scelte e posizionamenti di strategia pubblica non in linea con le evidenze scientifiche sull’efficacia della riduzione del danno per ridurre il numero di morti da fumo nel mondo.

Denti più bianchi tra gli ex fumatori che passano alle ecig

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denti smile study

Un nuovo studio targato CoEHAR, primo del suo genere, ha valutato le differenze di colore e di aspetto nei denti degli ex fumatori che utilizzano ecig o prodotti a tabacco riscaldato: “Un trattamento orale incentrato sul raggiungimento di un sorriso più sano e luminoso potrebbe rivelarsi un incentivo convincente a smettere di fumare”.

Uno dei principali biglietti da visita estetici che abbiamo è il sorriso: negli ultimi anni, sempre più attenzione è stata posta sul mantenimento di uno stato estetico dei denti soddisfacente.  

Il fumo è uno dei fattori che non solo peggiora la salute complessiva del cavo orale, alla base anche di patologie quali le paradontiti, ma compromette anche l’aspetto dei denti, portando a un ingiallimento precoce e una scarsa igiene complessiva.

Considerando il potenziale di riduzione del danno dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina, i ricercatori del CoEHAR hanno voluto indagarne gli effetti anche sull’aspetto dei denti.

In uno studio pionieristico, il team di ricerca ha esplorato la colorazione dentale tra gli ex fumatori che utilizzavano sigarette elettroniche (ecigs) e prodotti a base di tabacco riscaldato (HTP), rivelando una scoperta notevole: coloro che utilizzano prodotti a base di nicotina senza combustione mostrano denti significativamente più bianchi rispetto ai fumatori di sigaretta convenzionale.

Il netto miglioramento del colore dei denti osservato tra coloro che hanno utilizzato prodotti privi di combustione ha importanti implicazioni per i fumatori, soprattutto per i giovani fumatori che attribuiscono grande importanza all’aspetto dei propri denti e del proprio sorriso. Infatti per queste persone, una narrazione centrata sulla salute orale e sull’obiettivo di ottenere un sorriso più sano e radioso e’ sicuramente più persuasiva per smettere di fumare rispetto alle preoccupazioni legate alla possibilità di contrarre malattie cardio polmonari o cancro ai polmoni in un lontano futuro – ha spiegato il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR .

Le tecnologie di somministrazione di nicotina, che non richiedono combustione per funzionare, evitano la produzione di pigmenti del fumo associati al catrame, responsabili dello scolorimento e delle macchie dentali: “La chiara disparità nel colore dei denti tra chi utilizza sigarette elettroniche e prodotti a base di tabacco riscaldato rispetto ai fumatori è attribuibile alla modalità di funzionamento di questi dispositivi. ecigs e HTPs, a differenza delle sigarette convenzionali, operano senza combustione, evitando così la generazione di pigmenti tossici associati al fumo. Questa caratteristica non solo comporta benefici per la salute, ma rivela anche un impatto positivo sull’estetica dentale” – ha spiegato la prof.ssa Shipra Gupta, dell’Oral Health Sciences Centre, Institute of Medical Education and Research (PGIMER) in India.

I ricercatori del CoEHAR hanno misurato il bianco dei denti in 18 fumatori, 18 ex fumatori, 20 non fumatori, 15 utilizzatori di tabacco riscaldato e 18 utilizzatori di sigarette elettroniche. Ai partecipanti è stato misurato il grado di scolorimento dei denti attraverso una tecnologia digitale all’avanguardia chiamata spettrofotometria digitale. I ricercatori hanno confermato che i fumatori di sigarette presentavano uno scolorimento dentale peggiore di circa il 35% rispetto ai non fumatori e agli ex fumatori. Ciò che distingue questo studio è la notevole osservazione che gli utilizzatori esclusivi di EC e HTP avevano anche denti molto più bianchi rispetto ai fumatori di tabacco.  

Il volto è il distretto corporeo più rappresentativo della persona e condiziona i rapporti sociali. Coniugare salute e bellezza è la grande sfida dei professionisti – spiega la prof.ssa Gianna Maria Nardi, professore Associato Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali – Le tecnologie che permettono di contenere il grande disagio delle discromie acquisite create dal fumo di sigaretta convenzionale devono essere considerate quale valido aiuto per rispondere al problema e migliorare la qualità di vita”. 

Volo: Se ti tratti da capolavoro, raggiungerai obiettivi da capolavoro

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Fabio Volo da https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Fabio_Volo,_2013_2.jpg
Fabio Volo da https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Fabio_Volo,_2013_2.jpg

In onda su Radio Deejay, Fabio Volo ha raccontato di come ha smesso di fumare grazie a un semplice mantra: “Trattare il proprio corpo come un’opera d’arte, un capolavoro”

Quando si parla di smettere di fumare, molto spesso si pone l’accento sui danni fisici che la sigaretta scatena, da quelli più visibili e percepibili, come un cattivo alito o un aspetto dei denti poco sano, fino alle conseguenze più gravi a danno dei polmoni, del sistema riproduttivo o circolatorio: concetti che servono a stimolare una risposta comportamentale nel fumatore e l’inizio di un percorso difficile, che molto spesso coinvolge farmaci o assistenza personalizzata.

Molti meno, invece, sono coloro che riescono a smettere semplicemente grazie a una grandissima forza d’animo e per effetto di una decisione improvvisa (ricordiamo però che questo metodo porta a tassi di ricaduta più alti e sono pochi quelli che davvero riescono a smettere dicendo basta). Tra questi, Fabio Volo, lo scrittore e conduttore che in onda al Volo del Mattino su Radio Deejay ha raccontato di come si sia messo d’impegno per smettere.

Ma a sorprendere della storia pubblicata non sono le modalità di cessazione, quanto il discorso motivazionale che un amico del conduttore avrebbe usato per invogliarlo a smettere e che riportiamo citandolo:

Mi ha fatto smettere Silvano Agosti (regista e sceneggiatore, ndr). Non mi ha parlato di tumori, di dita gialle, eccetera. Ma mi ha detto: ‘Scegli la tua opera d’arte preferita’. Nel mio caso, La Pietà di Michelangelo. ‘Immagina che tu la guardi e a un certo punto arriva uno con un chiodo e la graffia. Non è che la rompe, la graffia soltanto ogni tanto. Cosa penseresti di una persona del genere?’. Che è un mentecatto”, Fabio Volo.

Secondo lo scrittore, l’analogia calza a pennello perchè si tratta di accomunare al corpo umano lo status di capolavoro, un’opera d’arte complessa che il fumo danneggia inesorabilmente. Ma soprattutto danneggia il cervello, l’organo per eccellenza che guida la nostra vita e le nostre decisioni.

Fabio Volo conclude poi dicendo che la maniera in cui percepiamo e trattiamo noi stessi di riflesso influenza il rapporto e le modalità di relazione che gli altri attuano nei nostri confronti. Non solo, ma il procrastinare la decisione di smettere e l’indugiare in un’abitudine che sappiamo per certa essere deleteria in termini di salute si tradurrebbe in uno sminuirsi costante, che ci porterebbe ad accettare la nostra vita e non lottare per i nostri obiettivi, che di conseguenza faremo fatica a raggiungere.

Se ti tratti da capolavoro, arriveranno lavori da capolavoro, donne da capolavoro, uomini da capolavoro, amici da capolavoro… Io ho provato. Avevo ancora un pacchetto di Marlboro a metà, non l’ho finito. Mi sono detto: ‘Se non ora, quando?’. Da lì la mia vita ha svoltato. Dopodiché ogni tanto un graffietto lo puoi anche fare… ma non può essere che quel graffietto sia più forte di te” – Fabio Volo

La registrazione dell’intervista nel link allegato

10 buoni propositi per dire addio al fumo nel 2024

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fumo buoni propositi

Il rientro dalle festività natalizie porta solitamente una ventata di energia che predispone al cambiamento e alla realizzazione nei nostri propositi: perchè quindi non impiegarle per dire addio al fumo?

Non è più una curiosità che il termine Gennaio debba il proprio nome alla divinità IANUS, dal termine latino IANUS, il dio romano Giano, un essere bifronte preposto alle porte e ai ponti.

La doppia faccia del dio indica la possibilità sia di salutare l’anno che passa sia di predisporsi al futuro e ai cambiamenti che decidiamo di attuare.

La consapevolezza di dover cominciare un nuovo ciclo spesso viene associata alla necessità di apportare una svolta concreta nelle nostre abitudini e nella nostra quotidianità, in primis per ciò che riguarda una delle grandi minacce alla nostra salute, il fumo.

La sigaretta rappresenta un nemico per oltre un miliardo di persone nel mondo ed è in cima alla lista delle cause prevedibili di morte in tutto il mondo. Ma perché smettere è così difficile?

Intaccare la ritualità dei propri gesti è un percorso tortuoso, fatto di tanti passi falsi: ecco perché, molto spesso, iniziare a gennaio un percorso di cambiamento può aumentare le chance di riuscita.

Ma quali sono i buoni propositi da mantenere per riuscire ad uscire efficacemente dal fumo?

1) Fissare degli obiettivi realistici

Costruire un percorso giornaliero, piuttosto che avere in mente un unico grande obiettivo finale, può significare fare la differenza tra riuscita e fallimento. “Smettere di fumare” indica un traguardo irrealistico nel breve periodo: perché non fissare una data entro il quale diminuire gradualmente o intraprendere un percorso con un professionista?

2) Dedicati del tempo

La motivazione e la riuscita di un piano sono una diretta conseguenza della salute mentale e del benessere psicofisico. Concentrarsi su quello che ci fa stare bene significa trovare le energie e le forze per intaccare le cattivi abitudini.

3) Fai sport o dedicati alle tue passioni

La ritualità e l’abitudine sono principali nemici del cambiamento. Usiamo il nostro tempo libero per distrarci e ricaricarci attraverso attività alternative.

4) Costruisci un dialogo fruttuoso con le persone che ti circondano

I cambiamenti rappresentano momenti difficili da affrontare e spesso gli ostacoli, se affrontati in solitaria, diventano montagne insormontabili. Abituiamoci al confronto, cerchiamo il sostegno degli affetti o di chi ha già approcciato un percorso simile al nostro. In questo caso, i social media o le app possono abbattere le barriere geografiche, permettendoci di trovare un appiglio all’infuori del nostro sistema.

5) Conosci il percorso

Non esiste un percorso univoco quando si decide di smettere di fumare.Sapere a cosa si va incontro significa essere preparati. La prima settimana rappresenta uno degli scogli più duri: tenete a mente che ogni giorno senza fumo consiste in miglioramento tangibile per la nostra salute. Già in poche settimane infatti vengono ripristinati olfatto e gusto, seriamente danneggiati dalla sigaretta.

6) Cercare l’aiuto di un esperto

Gli esperti della cessazione possono costruire un percorso ad hoc sulla nostra persona e sulle nostre abitudini, magari predisponendoci anche a soluzioni alternative che tengano in considerazione le strategie di riduzione del danno.

7) Staccare la mente dallo stress

Ansia e negatività sono nemici del successo di un qualsiasi percorso. Allontana le situazioni potenzialmente negative.

8) Documentati su quali sono i danni da fumo

Smettere di fumare abbassa moltissimo il rischio di cancro, di infarto e di ictus. Una mamma in gravidanza, smettendo, difende il suo bambino/a prevenendo il rischio di aborto, di nascita prematura o di sottopeso alla nascita. Chiunque assuma farmaci per svariate ragioni ha interesse a non fumare poiché le sigarette abbassano l’efficacia di azione delle medicine in maniera molto significativa: vale ad esempio per ipertesi, diabetici, iperuricemici ecc. In generale, il fumo mina la salute sia nel breve che nel lungo periodo.

9) Valutare le strategie di riduzione del danno

I dispositivi elettronici a rilascio di nicotina possono rappresentare una soluzione per i fumatori più resistenti e per tutti coloro che potrebbero non trovare un aiuto nelle terapie farmacologiche o assistenziali classiche: le ecig e i prodotti a tabacco riscaldato, infatti, lasciano invariate le ritualità connesse al fumo, ma con una drastica riduzione dell’assunzione e inalazione dei prodotti cancerogeni della combustione. È sempre bene informarsi e chiedere agli esperti quando si valutano tali soluzioni, per uscire definitivamente della dipendenza da nicotina.

10) Segui i riferimenti e gli appuntamenti più importanti della LIAF

La comunità rappresenta un vantaggio nei percorsi di cessazione. La LIAF promuove svariate attività e collaborazioni che possono fornire la conoscenza e gli strumenti adeguati per valutare un percorso di uscita dalla dipendenza da nicotina. Ricordiamo inoltre che il Telefono Verde contro il Fumo (TVF) 800-554088, numero presente sui pacchetti di sigarette, è un servizio nazionale, anonimo e gratuito, promosso dall’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (OssFAD). Attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 16:00.

È importante ricordare che sempre più evidenze scientifiche confermano che una vita senza fumo è sinonimo di salute e longevità. Al CoEHAR, il centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania, vengono portati avanti innumerevoli progetti internazionali che indagano gli effetti della sostituzione del fumo con i dispositivi elettronici e della cessazione totale dal fumo di sigaretta.

Tra questi ricordiamo:

  • Il progetto DIASMOKE,  che ha valutato il cambiamento nei parametri del sistema cardiovascolare tra i fumatori affetti da diabete mellito di tipo 2. Un gruppo di ricerca internazionale che è recentemente intervenuto per modificare le linee guida nel trattamento dei pazienti affetti da questa patologia, rivolgendosi direttamente all’American Diabetes Asociation.
  • REPLICA, uno dei progetti di maggior successo del centro di ricerca catanese. Il team di replica rappresenta una realtà di eccellenza nel campo della ricerca applicata al danno da fumo: le più recenti evidenze di Replica, oltre ad avere settato nuovi standard metodologici, hanno dimostrato la ridotta citotossicità dell’aerosol delle sigarette elettroniche rispetto al fumo di sigaretta e di conseguenza il danno minore prodotti dai dispositivi alternativi a rilascio di nicotina.
  • IN SILICO SCIENCE, un progetto che si occupa di condurre revisioni sistematiche sugli effetti cardiovascolari, respiratori e relativi all’aumento di peso della sostituzione del fumo con i dispositivi elettronici. Seconde le ricerche, l’uso di tali strumenti non causerebbe danni ulteriori al sistema cardiovascolare o respiratorio rispetto al fumo di sigaretta 
  • SMILE STUDY, un progetto che ha valutato l’impatto sulla salute del cavo orale e l’estetica del sorriso tra i fumatori. Secondo i dati a disposizione, non solo il fumo di sigaretta rappresenterebbe un fattore di rischio elevato per l’insorgere di patologie a danno del cavo orale, ma comporterebbe problematiche estetiche di notevole impatto come un sorriso ingiallito e un alito cattivo. L’utilizzo dei prodotti elettronici migliorerebbe le situazioni negative indotte dal fumo e rappresenterebbe una spinta motivazionale ulteriore

Cosa aspetti, gennaio è il mese giusto per pensare di smettere di fumare definitivamente!

ECLAT: 100.000 visualizzazioni per lo studio che segnò il futuro della THR

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Il fumo è il principale fattore di rischio per la salute a livello mondiale. E oltre ad essere una piaga mortale è anche una piaga economica con un impatto fortissimo in termini economici. Nonostante i progressi nelle politiche di contrasto, il fumo continua a rappresentare una sfida significativa per la salute pubblica ed un tema di interesse globale. Una imponente letteratura scientifica ha ormai dimostrato tangibilmente che le sigarette elettroniche e tutti gli strumenti privi di combustione, possono ridurre il danno fumo correlato fino al 95% rispetto al fumo di sigaretta convenzionale.

Ma da dove ha avuto inizio questo filone di ricerca?

In pochi sanno che il primo e più importante studio fatto su una sigaretta elettronica è nato proprio a Catania 10 anni fa, quando nel Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania il gruppo di ricerca guidato dal prof. Riccardo Polosa dell’Università di Catania decise di valutare l’utilizzo delle sigarette elettroniche su un campione di fumatori che stavano iniziando un percorso di cessazione. Fu proprio allora che Polosa, insieme al prof. Pasquale Caponnetto, intuirono le potenzialità dello strumento e la validità dei protocolli di ricerca.

Nell’estate del 2013, dopo due anni tra arruolamenti e follow-up, vede la luce il primo studio randomizzato controllato sulla sigaretta elettronica. Lo studio ECLAT. Uno studio epocale che forniva per la prima volta l’evidenza che la sigaretta elettronica poteva aiutare a smettere di fumare, anche in coloro che non avevano nessuna voglia di smettere.

Lo studio ECLAT diventa successivamente fonte di ispirazione per ricercatori di mezzo mondo. Già allora, nonostante le limitazioni tecniche dei prodotti da svapo di quel periodo, lo studio dimostrò che alla 52a settimana, l’8,7% dei fumatori che utilizzavano la sigaretta elettronica smetteva di fumare, laddove il 10.3% riduceva il consumo di sigarette tradizionali di almeno il 50%. Inoltre, il 73,1% di chi aveva smesso, non risultava utilizzare nemmeno la sigaretta elettronica a fine studio.

Anche se questi dati oggi potrebbero apparire modesti, è un dato di fatto che lo studio ECLAT sia stato precursore di un filone di ricerca che oggi vede impegnati migliaia di ricercatori in tutto il mondo, segnando un significativo cambio di rotta nella scienza della Riduzione del Danno.

Negli anni, i prodotti senza combustione sono cambiati sia nella forma, sia nel contenuto ma l’obiettivo è rimasto lo stesso: rendere l’esperienza simile a quella del fumo ma cercando di ridurre al massimo i contenuti più dannosi, in primis gli effetti generati dalla combustione. ​Oggi la revisione della letteratura di Cochrane – che incorpora anche lo studio ECLAT – conferma quanto veniva affermato a Catania già dieci anni fa: le sigarette elettroniche sono efficaci nella lotta al fumo. 

In occasione dei 10 anni da questo primo traguardo scientifico, oggi lo studio ECLAT pubblicato su PlosOne conta più di 100.000 visualizzazioni.

Per il prof. Polosa: “Se vogliamo cancellare definitivamente la storia del fumo dobbiamo continuare con la ricerca, incentivando l’innovazione continua e gli studi di valutazione. La riduzione del danno può e sta già salvando milioni di vite. La strada è quella giusta e va percorsa sino alla fine

Il COP10 di Panama rinviato al 2024

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La decima sessione del COP, la Conferenza delle Parti della Convenzione quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul controllo del tabacco (FCTC), e la Terza sessione della Riunione delle Parti (MOP3) del Protocollo per l’eliminazione del commercio illecito dei prodotti del tabacco, sono state rinviate a 2024.

La conferenza internazionale in programma dal 20 al 25 Novembre a Panama è stata posticipata al 2024, come si legge sul sito della FCTC: “A seguito della comunicazione ricevuta da Panama non è più possibile condurre COP10 e MOP3 nel novembre 2023, come previsto”. Si prevede che le sessioni si terranno a Panama il prima possibile ma in date da confermare.

Le motivazioni dell’annullamento di quella che sarebbe stata la riunione più importante per le sorti della regolamentazione dei prodotti da tabacco in tutto il mondo sono ufficialmente legate all’attuale situazione di sicurezza a Panama, in questi giorni scenario di proteste di massa che hanno portato in piazza più di 30mila persone. Per la COP10, Panama aspettava più di 1500 persone tutti tra i massimi esperti di salute pubblica dei governi di tutto il mondo.

Le motivazioni dell’annullamento, secondo le affermazioni ufficiali, sono da ritenersi conseguenza delle proteste che si stanno tenendo nell’autostrada Panamericana e per le quali sono già state arrestate più di 65 persone tra i manifestanti che chiedono la revoca del contratto con cui il governo ha prorogato la concessione per 20 anni alla Minera Panamá, filiale della canadese First Quantum Minerals. La miniera che, secondo i dimostranti, si trova in una zona considerata un santuario ambientale.

Tuttavia, indiscrezioni dicono che le polemiche sulla possibilità che il COP10 si tenesse realmente erano già in atto ben prima. Infatti, secondo indiscrezioni, pare che ad agosto il governo di Panama avesse assegnato quasi 5 milioni di dollari ad un consorzio incaricato di organizzare la conferenza. Una cifra esorbitante che, secondo molti, poteva essere assegnata meglio al sistema sanitario locale già in forte difficoltà per la mancanza di strumenti idonei alla cura dei suoi pazienti.

La successiva notizia dell’annullamento del contratto per ulteriore richieste di denaro da parte del consorzio (2 milioni in più rispetto ai 5 già stanziati) ha ulteriormente aggravato la situazione. Il risultato è che, già prima della notizia della revoca del COP10, l’OMS aveva prenotato un centro congressi ma senza nessun ente che potesse organizzare e soprattutto senza nessuna garanzia di sicurezza per i partecipanti dei diversi governi.

Insomma, la notizia dell’annullamento della Conferenza delle Parti era già nell’aria da qualche settimana, per poi essere confermata da oggettivi motivi di ordine pubblico ma che di fatto arriva dopo altri episodi di sfortuna che per la conferenza.

Ecig: studio Replica conferma effetti citotossici, mutageni e genotossici nulli

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L’ultimo lavoro del team di ricerca del progetto Replica, pubblicato su Scientific Reports, parte della prestigiosa Springer Nature, conferma che gli effetti citotossici, mutageni e genotossici dell’aerosol delle sigarette elettroniche sono lievi se non nulli, rispetto all’alta citotossicità, mutagenicità e genotossicità indotta dal fumo di sigaretta utilizzato come riferimento. 

Catania, 31 ottobre 2023 – Negli ultimi anni, in diversi settori scientifici, è emerso il problema della cosiddetta “reproducibility crisis“: l’uso di metodologie diverse e l’impossibilità di replicare i risultati di alcuni studi scientifici, hanno sollevato dubbi sull’integrità e sulla validità dei dati ottenuti, causando una maggiore disinformazione tra i fumatori che hanno intenzione di smettere e incertezza sulle politiche sanitarie da adottare da parte delle organizzazione di salute pubblica.

Per colmare questo gap, i ricercatori del progetto Replica del CoEHAR hanno replicato alcuni tra gli studi in vitro più importanti sulla relativa tossicità del fumo di sigaretta e dell’aerosol delle sigarette elettroniche, attraverso un approccio indipendente e multicentrico, al fine di verificare la solidità e la replicabilità dei dati. L’ultima ricerca riprodotta è stato lo studio di Rudd e colleghi del 2020: il lavoro aveva come scopo quello di valutare la citotossicità, la mutagenesi e genotossicità indotte dall’aerosol di una sigaretta elettronica sulle cellule rispetto al fumo di una sigaretta convenzionale usata come riferimento. Con lo studio dal titolo “Cytotoxicity, Mutagenicity, and Genotoxicity of Electronic Cigarettes Emission Aerosols Compared to Cigarette Smoke: the REPLICA project,” i ricercatori di REPLICA hanno condotto una batteria standard di test tossicologici utilizzati sia per la valutazione del prodotto sia per le valutazione in materia di regolamentazione. I risultati hanno indicato che l’aerosol delle sigarette elettroniche presenta una bassa citotossicità e non mostrava attività mutagena o genotossica, a differenza del fumo delle sigarette, che ha mostrato un’alta citotossicità e attività mutagena e genotossica. Inoltre, lo studio REPLICA ha colmato alcune lacune e limitazioni metodologiche del lavoro originale, studiando condizioni aggiuntive con l’obiettivo di indagare tutti i possibili modi di induzione della genotossicità e della mutagenesi nelle cellule. 

“I risultati di questo studio non solo confermano i risultati ottenuti dai colleghi nel 2020, ma chiariscono al tempo stesso alcune limitazioni del lavoro originale – ha dichiarato la dott.ssa Rosalia Emma, prima autrice dello studio – L’aspetto più importante è che, nonostante l’utilizzo di macchinari diversi e variazioni nella metodica di esposizione, nel caso della citotossicità (NRU assay), la tossicità della e-cig myblu è nettamente inferiore a quella della sigaretta classica”.

Nello studio di Replica, i ricercatori hanno utilizzato una batteria di test diversi: il test AMES, utilizzato per valutare la mutagenicità, il test IVM per valutare la genotossicità, combinati con il Neutral Red Uptake, per la valutazione della citotossicità. Nonostante alcuni diversi aspetti metodologici, i ricercatori hanno ottenuto risultati simili a quelli ottenuti da Rudd e colleghi.

Nonostante abbiamo aggiunto condizioni sperimentali trascurate dagli autori del primo articolo, i risultati ottenuti in precedenza sono stati confermati e addirittura rafforzati, confermando i dati in merito al ruolo della sigaretta elettronica come strumento utile per ridurre i danni del fumo nei soggetti fumatori sani” ha spiegato il prof. Massimo Caruso, co-project leader del progetto Replica.

Fonte: CoEHAR

Elena Granata è il nuovo presidente LIAF

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La dott.ssa Elena Granata, già dirigente del Comune di Catania con una ventennale esperienza nella direzione di progetti e attività inerenti le politiche pubbliche, con particolare riferimento a Politiche Giovanili, Istruzione, Salute e Benessere e attività di disseminazione e promozione territoriali e nazionale è da oggi il nuovo presidente della Lega Italiana Anti Fumo.

Eletta all’unanimità dall’assemblea dei soci LIAF per la sua lunga e incisiva esperienza nel campo delle politiche pubbliche, della gestione di progetti per le comunità scolastiche e per pubblici differenti e soprattutto per una particolare sensibilità ai temi inerenti l’ambiente, la società, la salute ed il benessere, la dott.ssa Granata ha dichiarato:

La sensibilizzazione e la promozione di progetti, idee e giuste pratiche è l’elemento fondante della nostra  attività quotidiana. E’ e sarà un onore ed un privilegio per i prossimi 5 anni mettere la mia esperienza al servizio di tutti i soci, sostenitori e amici della Lega Italiana Anti Fumo. La battaglia per la salute si gioca sul terreno della cultura ed è sulla diffusione di conoscenza che  si concentrerà il mio mandato da presidente”.

70000 svapatori americani testimoniano che gli aromi per e-cig più dolci aiutano a smettere e impediscono le ricadute nel vizio del fumo

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Un sondaggio, condotto su circa 70000 svapatori adulti americani esclusivi e non, ha evidenziato che gli aromi più utilizzati per smettere di fumare sono quelli alla frutta, ai prodotti da forno e al cioccolato. Gusti considerati utili anche per prevenire e diminuire il rischio di ricadute, ma il timore per la dipendenza giovanile incoraggia regolamentazione statali rigide. 

Quali aromi siano in grado di aiutare i fumatori a smettere rappresenta una domanda al centro del dibattito scientifico e politico sui dispositivi elettronici a rilascio di nicotina. A frenarne in molti casi una capillare commercializzazione, il timore che questi possano diventare un incentivo per i più giovani a provare le elettroniche e, di conseguenza, a condurli al fumo tradizionale. Ad oggi, la quantità di aromi presente sul mercato, che secondo un’analisi del 2014 erano oltre 7700, spinge a domandarsi quali siano gli schemi comportamentali dei fumatori che approcciano le sigarette elettroniche. Una valutazione che potrebbe fornire ulteriori strumenti decisionali per la classe dirigente, soprattutto per evitare che un’eccessiva preoccupazione rivolta alla tutela di gruppi specifici di popolazione, possa diminuire le possibilità di riuscita di chi ha difficoltà ad abbandonare la sigaretta. 

Un team di ricercatori europei, afferenti al CoEHAR, alla University of West Attica e all’Università di Patrasso, in Grecia, ha condotto un sondaggio online su un campione di circa 70000 svapatori adulti residenti negli Stati Uniti, per valutarne sia le scelte che l’utilizzo delle diverse tipologie di aromi e per comparare i dati sull’utilizzo delle e-cig tra gli utilizzatori duali e gli svapori esclusivi, e delle loro preferenze al momento del passaggio alle elettroniche. I gusti più popolari per la prima esperienza con la sigaretta elettronica sono risultati essere gli aromi alla frutta (82,8%), seguiti da quelli al dessert e prodotti da forno e di pasticceria (68,6%) e, infine, gli aromi al sapore di caramelle e cioccolato (52,2%). È stata osservata una prevalenza leggermente più elevata dell’uso di gusti alla frutta e aromi di dessert/pasticceria/prodotti da forno in coloro che non avevano mai fumato rispetto a chi fumava al momento del sondaggio o in passato. Gli aromi del tabacco sono stati individuati, invece, dal 20,8% dei partecipanti ed erano di gran lunga i meno diffusi tra i partecipanti che non avevano mai fumato. Il sapore più diffuso per chi decideva di smettere con la sigaretta tradizionale era ancora una volta laroma alla frutta (83,3%), seguito da dessert/pasticceria/prodotti da forno (68,0%) e caramelle/cioccolato/dolce (44,5%). Questi aromi erano considerati anche come i più utili per smettere di fumare. L’uso dell’aroma del tabacco è stato segnalato solo dal 15,0%, mentre il 9,3% lo ha ritenuto utile per smettere di fumare.

Si tratta del questionario più vasto in termini di partecipanti mai condotto sullutilizzo di sigarette elettroniche – spiega il dott. Konstantinos Farsalinos, autore dello studio – La scoperta più interessante è che quando un fumatore decide di abbandonare la sigaretta utilizzando gli strumenti elettronici a rischio modificato, si orienta verso gusti diversi dal tabacco, con una netta preferenza per quelli alla frutta, al dessert e al cioccolato. Possiamo dedurre, quindi, che questi specifici aromi siano più utili per chi vuole smettere o per evitare ricadute”.

Ad oggi, non esiste un numero consistente di prove sulle scelte che compiono i fumatori quando si orientano sulle sigarette elettroniche come strumento di cessazione: da questo studio è merso che gli aromi non a base di tabacco sono la scelta preferita tra coloro che vogliono smettere.

Per quanto riguarda la possibile correlazione tra i tassi di ricaduta e le diverse tipologie di aromi, questo sondaggio evidenzia come la stragrande maggioranza dei partecipanti considera gli aromi più dolci importanti per evitare ricadute. 

Una delle preoccupazioni maggiori della commercializzazione e delluso degli aromi riguarda la dipendenza giovanile – spiega il prof Polosa, fondatore del CoEHAR – Che lo svapo rappresenti una porta di accesso privilegiata al mondo del tabagismo non è la tesi più corretta. Tuttavia, qualsiasi regolamentazione sulle sigarette elettroniche dovrebbe bilanciarsi tra la necessità di tutelare i più giovani e la necessità di poter aiutare i fumatori adulti resistenti a smettere”.

Considerando il potenziale di riduzione del danno dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina una regolamentazione restrittiva potrebbe scoraggiare i fumatori a passare a tali prodotti e rallentare la lotta al fumo di tabacco. 

Da CoEHAR lettera a Ue per una ridefinizione delle politiche antifumo

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CATANIA (ITALPRESS) – Dal 20 al 25 novembre, i delegati che rappresentano i paesi che hanno firmato la Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC) si riuniranno a Panama per discutere le politiche sul tabacco e sulla nicotina in occasione della decima Conferenza delle Parti (COP10). Come avviene ogni due anni, la FCTC dell’OMS deciderà gli indirizzi di salute pubblica dei Paesi aderenti, compresa l’UE. 
La posizione della FCTC a Panama sarà quella di equiparare i prodotti senza combustione alle sigarette “e ciò in netto contrasto con i risultati di tutta la letteratura scientifica che dimostrano l’efficacia del principio della riduzione del rischio nella lotta al fumo”, afferma in una nota il CoEHAR. 
“E’ necessario comprendere che molti fumatori, se non la maggior parte, non riescono o non inten-dono smettere di fumare – spiega il professore Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR -. E per questi soggetti, soprattutto se affetti da particolari patologie, il passaggio dalla sigaretta convenzionale a strumenti privi di combustione può significare un miglioramento significativo dello stato di salute”. 
“I Paesi virtuosi (come il Regno Unito, la Norvegia, il Giappone e la Nuova Zelanda) che hanno adottato il principio di riduzione del danno hanno tutti registrato una significativa riduzione della prevalenza del fumo. Anche sui giovani”, prosegue la nota. “Qualsiasi regolamentazione sui prodotti senza combustione dovrebbe bilanciarsi tra la necessità di tutelare i più giovani e quella di poter aiutare i fumatori adulti a smettere” – ha aggiunto Polosa. 
Il programma di ricerca del Centro di Eccellenza CoEHAR ha indagato gli effetti dei prodotti senza combustione e il loro impatto sulle condizioni di salute “dimostrando con dati certi che questi prodotti offrono una significativa riduzione del rischio rispetto alle sigarette convenzionali, aiutano i fumatori a smettere e assicurano miglioramenti clinicamente rilevanti in utilizzatori con patologie fumo correlate”, prosegue la nota.
Come richiesto dagli esperti nel testo della lettera: “Il nostro auspicio è quello che, alla luce delle evidenze scientifiche, l’FCTC e l’Unione Europea conducano una review attenta, bilanciata, e trasparente sulle evidenze scientifiche disponibili riguardi ai prodotti senza combustione, a para-gone con le sigarette convenzionali, tale da offrire informazioni indispensabili per poter prendere decisioni utili nell’interesse di milioni di fumatori”. 

Scarica la lettera dal sito CoEHAR

Meno fumatori equivale a 331 milioni di euro di risparmi

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Per ogni punto percentuale di fumatori in meno, si stimano 331 milioni di euro l’anno di risparmi per le casse pubbliche” questo quanto emerge dall’ultimo studio della rivista Research in Economics, condotto dal prof. Francesco Moscone dell’Università di Venezia.

Lo studio analizza le disparità regionali in termini di mortalità evitabile e dimissioni ospedaliere, influenzate da fattori associati a comportamenti ad alto rischio come il consumo eccessivo di alcol, il fumo e livelli inadeguati di attività fisica. Una maggiore prevalenza di fumatori è associata ad un aumento della mortalità evitabile e alle dimissioni ospedaliere e, in particolare, una diminuzione dell’1% della percentuale di fumatori comporta scientificamente una riduzione media di 12,76 dimissioni ospedaliere ogni 10.000 abitanti. Che, in termini economici, nel 2020 si è tradotto in un risparmio totale di circa 331 milioni di euro in tutte le regioni.

Analizzando anche le conseguenze associate all’abitudine al fumo, come tumori, cancro ai polmoni, disturbi respiratori e malattie cerebrovascolari, “Balancing Resource Relief and Critical Health Needs through Reduced-Risk Product Transition” ha identificato anche i benefici della transizione da prodotti ad alto rischio a prodotti a rischio ridotto.

I risultati suggeriscono che se il 50% dei fumatori passasse a prodotti a rischio ridotto come le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato, il servizio sanitario nazionale potrebbe potenzialmente risparmiare 722 milioni di euro in termini di malattie legate al fumo.

Mosconi si spinge oltre, analizzando anche quali potrebbero essere le regioni che risparmierebbero di più da questa transizione. Tra queste la Lombardia al primo posto seguita da Campania e Lazio con 70 milioni, Veneto e Sicilia a 56 milioni di euro di risparmi.

Già nel suo intervento in audizione in Commissione Sanità, anche il prof. Riccardo Polosa si era espresso sul tema precisando che l’applicazione del principio della riduzione del danno potrebbe salvare milioni di vite umane ma, considerate anche le esigenze del sistema sanitario e del contenimento della spesa pubblica: “ridurre il danno significa anche ridurre le spese“.

Il concetto si basa sul riconoscimento del principio che tutte le persone meritano sicurezza e dignità. Per raggiungere l’obiettivo previsto del 5% di fumatori entro il 2040 le attuali politiche di contrasto al tabagismo non sono sufficienti. E’ necessario un deciso cambio di passo integrando alle politiche esistenti il principio della riduzione del danno, prendendo esempio da paesi virtuosi come Gran Bretagna, Svezia e Giappone, dove sono evidenti epocali contrazioni nel consumo di sigarette”

Il fumo accorcia i telomeri e fa invecchiare più velocemente

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telomeri fumo invecchiamento

Uno studio presentato in anteprima la scorsa settimana ha dimostrato che il fumo di sigaretta incide negativamente sulla “lunghezza” dei telomeri, “indicatori” della capacità dei tessuti di autoripararsi, rigenerarsi e dell’invecchiamento precoce

Gli effetti dannosi del fumo sono ben noti: invecchiamento della pelle, ingiallimento delle dita, alito e odori sgradevoli, senza contare la correlazione tra la sigaretta e un numero elevato di patologie.

Questa settimana, però, un gruppo di scienziati cinesi ha scientificamente correlato il fumo all’accorciamento dei telomeri, piccole porzioni di DNA presenti alla fine di ogni cromosoma e che possiedono un ruolo fondamentale nella durata della vita della cellula: la lunghezza del telomero è infatti un indicatore della velocità di invecchiamento della cellula e della sua capacità di rigenerarsi.

Una ricerca presentata allo European Respiratory Society International Congress a Milano, e condotta su un campione di quasi mezzo milione di partecipanti,  ha dimostrato che il fumo accorcia i frammenti finali dei cromosomi, i telomeri appunto, nei globuli bianchi del nostro sistema immunitario.

Secondo la dott.ssa Siyu Dai, assistente presso la Scuola di Medicina Clinica, Hangzhou Normal University, Cina: “Il nostro studio ha dimostrato che il fumo e la quantità di sigarette consumate possono provocare l’accorciamento dei telomeri dei leucociti, indicatori dell’autoriparazione e della rigenerazione dei tessuti e dell’invecchiamento. In altre parole, il fumo può accelerare il processo di invecchiamento, mentre smettere può ridurre considerevolmente il rischio correlato”.

I ricercatori hanno analizzato i dati sanitari e genetici di un campione di quasi 500mila partecipanti, contenuti all’interno della UK Biobank, un database biomedico su larga scala: se fossero o meno fumatori, se avessero smesso o se non avessero mai iniziato a fumare, il numero di sigarette consumate e la determinazione, attraverso analisi del sangue, della lunghezza dei telomeri.

Abbiamo scoperto che l’essere fumatori si traduceva in modo statisticamente significativo ad un accorciamento dei telomeri nei leucociti, a differenza di quanto rilevato per i fumatori che avevano smesso e per coloro che non avevano mai fumato, che non mostravano un accorciamento dei telomeri. Tra le persone che fumavano un numero elevato di sigarette, i telomeri si presentavano significativamente più corti. In sintesi, il fumo può causare l’accorciamento della lunghezza dei telomeri dei leucociti, e più sigarette vengono fumate, più forte sarà l’effetto accorciante”, ha affermato la dott.ssa Dai.

Un processo che può essere invertito fino a ripristinare condizioni di salute quasi ottimali, sempre che l’abitudine al fumo venga interrotta nel breve periodo.

Lo studio in questione, secondo i ricercatori, aggiunge ulteriori prove all’evidenza che il fumo causi un invecchiamento precoce: “Poiché ci sono chiari benefici per la salute derivanti dalla cessazione, è giunto il momento di includere il supporto per la cessazione e i trattamenti nella pratica clinica quotidiana per aiutarci a creare un mondo privo di fumo per la prossima generazione”.

Accordo riciclo e-cig: funzionerà?

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E’ notizia di pochi giorni fa che le e-cig e i dispositivi riscaldatori di tabacco esauriti verranno riutilizzati. Il progetto fa parte di un accordo di programma firmato da Logista Italia, Federazione Italiana Tabaccai e Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica volto ad incrementare il ritiro di dispositivi elettronici usati, gratuitamente e senza obbligo di acquistare un dispositivo nuovo.

La finalità, si legge nella nota, è quella di “perseguire un più elevato livello di protezione dell’ambiente mediante una gestione più efficace del ritiro e della raccolta di apparecchiature elettriche ed elettroniche generate da riscaldatori di tabacco“.

Logista, che si occupa della distribuzione di sigarette elettroniche, si impegnerà a collocare dei contenitori per la raccolta dei rifiuti elettronici nelle tabaccherie e negli altri punti vendita che aderiranno all’iniziativa. I rifiuti raccolti saranno trasportati in appositi luoghi di raggruppamento da dove saranno avviati agli impianti di trattamento. Logista e FIT provvederanno inoltre anche a sensibilizzare punti vendita e consumatori al fine sia di aumentare la quantità di rifiuti elettronici ritirati sia di mantenerne inalterate le caratteristiche per favorire il riutilizzo e il riciclaggio. 

Un idea che parte dalla volontà di accogliere la direttiva europea sul corretto riciclo dei dispositivi elettronici.

Tuttavia – come oggi spiega il prof. Davide Campagna, membro del CoEHAR ed esperto sul tema – l’Europa richiede che i dispositivi elettronici siano facilmente smontabili dal consumatore in modo da poter separare e smaltire correttamente tutta la componentistica elettronica (ricordiamo che batterie e circuiti elettrici possono essere riciclati correttamente solo se separati prima di essere smaltiti)“.

Considerato che alcuni dispositivi non sono così facilmente separabili, ci si chiede, l’iniziativa approvata dal Ministero può essere vincente se non pensata nel modo più efficace possibile?

“Con il progetto che prevedeva il riciclo delle pile – ricorda Campagna – nonostante la buona volontà non è stato facile raggiungere l’obiettivo, anche se nel 2018 si è arrivati ad un tasso di recupero vicino al 43%. Per raggiungere il più alto tasso di successo, bisogna incentivare l’utente finale a riciclare il dispositivo nel modo più corretto. Anziché riciclo 1 a 0, si potrebbe parlare di riciclo 1 a 0.5, con uno sconto da concordare tra produttori, FIT e Logista (e perché no, anche il Ministero per l’Ambiente) da applicare all’acquisto di un nuovo dispositivo“.

A tal proposito, ricordiamo che proprio il CoEHAR in questi mesi ha presentato diverse proposte progettuali al fine di implementare un sistema di riciclo efficace dei dispositivi elettronici.

Grazie al supporto del Ministero della Ricerca, proprio il prof. Campagna a breve illustrerà importanti novità.

La cessazione completa è il goal finale. Come arrivarci?

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Uno studio pubblicato ieri ha valutato l’uso della vareniclina, noto farmaco usato per i fumatori che voglio smettere, è efficace anche per gli svapatori esclusivi che desiderano dire definitivamente addio alla nicotina

I prodotti elettronici a rilascio di nicotina non solo comprendono una grossa fetta del mercato del consumo di tabacco, ma costituiscono sempre di più un’alternativa al fumo di sigaretta, con effetti meno nocivi sulla salute umana.

Inseriti però all’interno di strategie di riduzione del danno, l’obiettivo a lungo termine sarebbe progressivamente abbandonare la nicotina e il suo consumo.

Sono sempre di più gli svapatori che manifestano il desiderio di smettere, ma, ad oggi, non esistono vere e proprie linee guide che identifichino trattamenti specifici per questa categoria di consumatori.

Ed è per questo che, per la prima volta, un gruppo di ricercatori del CoEHAR ha valutato l’efficacia e la tollerabilità della vareniclina, un farmaco utilizzato nei programmi di smoking cessation, per aiutare le persone che utilizzano le sigarette elettroniche a smettere di svapare.

L’uso del farmaco, associato a un innovativo programma di assistenza per la cessazione da svapo, si è rivelato sicuro ed efficace per abbadonare le e-cig.

La vareniclina, un farmaco che allevia i sintomi dell’astinenza da nicotina e reduce il desiderio di fumare, è il farmaco più efficace per smettere. Tuttavia, l’efficacia e la sicurezza della vareniclina all’interno di percorsi di vaping cessation non sono state mai studiate.

Per valutare queste linee di intervento, i ricercatori del CoEHAR hanno condotto il primo studio controllato randomizzato sulla vareniclina in 140 svapatori esclusivi, esaminando le percentuali di astinenza dalle sigarette elettroniche

Lo studio “Varenicline and counseling for vaping cessation: A double-blind, randomized, parallel-group, placebo-controlled trial“, dimostra per la prima volta che l’utilizzo della vareniclina in un programma di cessazione tra chi utilizza le sigarette elettroniche e intende smettere, può risultare efficace nell’astinenza totale. Il tasso di astinenza dalla sigaretta elettronica nel gruppo vareniclina si è attestato al 34,3%, significativamente superiore a quello del 17,2% rilevato nel gruppo placebo. Inoltre, la vareniclina ha dimostrato di avere un profilo di sicurezza accettabile. 

Considerando il campione di svapatori che abbiamo incluso nello studio, la vareniclina raddoppia le possibilità di smettere di svapare” spiega Pasquale Caponetto, docente di psicologia clinica dell’Università di Catania e primo autore dello studio “un dato importantissimo, considerando che la vareniclina serve solo ad alleviare i sintomi dell’astinenza e non sostituisce minimamente tutti quei rituali connessi allo svapare”.

Lo svapo è un approccio di riduzione del danno e può portare alla cessazione del fumo. Qui stabiliamo il principio che per coloro che cercano una cessazione completa della nicotina, la vareniclina combinata con il supporto professionale può aiutarli a farlo” commenta il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

Particolare attenzione è stata posta nella ricerca e selezione dei partecipanti: sono stati inclusi solo svapatori adulti che utilizzavano sigarette elettroniche quotidianamente e con alle spalle almeno un tentativo di cessazione fallito.

Divisi in due gruppi, a cui è stata somministrata in maniera randomizzata la vareniclina o un placebo, è stata fornita assistenza psicologica da professionisti della cessazione , esperti di dipendenza da nicotina e da sigaretta elettronica, per massimizzare l’efficacia del  trattamento farmacologico.

L’astinenza prolungata è stata verificata attraverso la misurazione dei livelli di cotinina presenti nella saliva dei partecipanti. Considerando l’intero campione, la riduzione del consumo di sigarette elettroniche è stata osservata per il 33.6% e 26.3% alla settimana 12 e 24 rispettivamente. Nessun partecipante dello studio è ricaduto nel vizio del fumo di sigaretta.

Credo che il successo della nostra strategia sia stato quello di fornire a partecipanti altamente motivati un approccio combinato per la cessazione da svapo: un piano strutturato di riduzione dello svapo associato all’uso di un farmaco che controlla la dipendenza da nicotina” spiega il prof. Polosa.

È stato rilevato che la presenza di conviventi svapatori e alti livelli di ansia riducono significativamente le possibilità di astenersi con successo dall’utilizzo di sigarette elettroniche.

Questo studio suggerisce che l’utilizzo della vareniclina, all’interno di un programma di cessazione dello svapo per utilizzatori adulti di sigarette elettroniche, può portare a un’astinenza prolungata senza gravi effetti avversi.

Tali risultati potrebbero coadiuvare gli sforzi delle autorità sanitarie nell’assistere i consumatori che desiderano raggiungere una completa cessazione della nicotina. Tuttavia, è essenziale condurre studi di follow-up più lunghi per verificare l’efficacia a lungo termine.

Cochrane: ecig più efficaci dei metodi tradizionali per smettere 

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spin bias coehar ecig

L’ultimo aggiornamento di una delle revisioni più autorevoli nel campo della ricerca sul fumo elettronico ha trovato un numero elevato di prove ad alta certezza secondo le quali le ecig sono più efficaci dei metodi tradizionali per smettere

In campo scientifico, la battaglia per l’effettivo sdoganamento del fumo elettronico come strumento complementare ai metodi tradizionali per smettere di fumare si svolge a colpi di studi e prove scientifiche. 

Stabilire con un certo grado di certezza che questi strumenti possono rappresentare un’effettiva svolta nella lotta al fumo e nell’abbassamento dei tassi di fumatori a livello mondiale, garantirebbe l’accesso ai dispositivi alternativi a rilascio di nicotina in un’ottica diversa per tutti quei fumatori che vogliono smettere, configurando percorsi terapeutici all’avanguardia ed efficaci.

Secondo l’ultimo aggiornamento della Cochrane review, una delle fonti più autorevoli nel settore, in grado di valutare e comparare i risultati di un numero elevato di studi nel campo del fumo elettronico, aggiungendone sempre di nuovi, nel suo recente aggiornamento pubblicato qualche mese fa, ha trovato un elevato numero prove ad alto grado di certezza, secondo le quali le persone che utilizzano le ecig hanno più possibilità di smettere rispetto a chi utilizza i metodi tradizionali.

Alcune prove suggeriscono inoltre che chi utilizza sigarette elettroniche contenenti nicotina abbia percentuali di abbandono nel lungo periodo maggiori rispetto alle ecig prive di nicotina, sebbene ci siano meno dati a disposizione che confermino questa teoria.

Nella revisione sono stati inseriti un totale di 78 studi, per oltre 22000 partecipanti. Di questi studi, 17 sono stati inseriti ex novo dall’ultima revisione (che ricordiamo appartenere al 2021).

I dati della revisione hanno mostrato che se sei persone su 100 smettessero usando terapie sostitutive della nicotina, da otto a dodici smetterebbero usando sigarette elettroniche contenenti nicotina. Ciò significa che da due a sei persone in più su 100 potrebbero potenzialmente smettere di fumare con sigarette elettroniche contenenti nicotina.

Secondo il dott. Jamie Hartmann-Boyce, professore associato dell’Università di Oxford ed editore del Cochrane Tobacco Addiction Group, uno degli autori della Cochrane review:

“Le sigarette elettroniche hanno generato molti malintesi sia nella comunità della salute pubblica che nella stampa popolare sin dalla loro introduzione oltre un decennio fa. Questi malintesi scoraggiano alcune persone dall’usare le sigarette elettroniche come strumento per smettere di fumare. Fortunatamente, sempre più prove stanno emergendo e forniscono ulteriore chiarezza. Con il supporto di Cancer Research UK, cerchiamo ogni mese nuove prove come parte di una revisione sistematica vivente. Identifichiamo e combiniamo le prove più forti dagli studi scientifici più affidabili attualmente disponibili“.

Le prove fin qui raccolte costituiscono una base sufficientemente valida per poter garantire alternative efficaci e sicure per tutti coloro che cercano di mettere di fumare. Sono però necessarie ulteriori prove sia per raccogliere statistiche su dispositivi elettronici sempre più performanti e sicuri che per garantire l’inserimento di dati sugli effetti a lungo termine in termini di salute umana.

USA – diminuisce lo svapo tra i giovani

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AGI – Secondo il NYTimes le vendite erano ancora in crescita fino a maggio dello scorso anno, ma poi sono diminuite del 12% fino a tutto dicembre. Le cause? Secondo i ricercatori del Cdc sono molteplici, ma vanno ricercate nei divieti statali o locali sui prodotti, sulle tasse governative e la concorrenza con dispositivi più sofisticati.

Le vendite di sigarette elettroniche sono aumentate di quasi il 47% da gennaio 2020, poco prima che la pandemia colpisse gli Stati Uniti, a dicembre 2022, secondo un’analisi pubblicata giovedì dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), scrive il New York Times.

Stando ai dati del Cdc, “circa il 4,5% di tutti gli adulti ha affermato d’aver usato sigarette elettroniche” ma i loro prezzi “sono proporzionalmente aumentati con il diminuire dell’età”. Leggendo i risultati della ricerca del Cdc, circa il 14% degli studenti delle scuole superiori e l’11% dei giovani adulti ha detto di aver utilizzato i dispositivi elettronici per il fumo negli ultimi 30 giorni del sondaggio.

I rischi dello “svapo”

Facendo i conti, complessivamente le vendite di quattro settimane di sigarette elettroniche “sono arrivate a 25,9 milioni di unità alla fine dello scorso anno, dai 15,5 milioni di unità che erano a inizio 2020”, riferisce il giornale, secondo cui la strategia della Food and Drug Administration (Fda) è stata quella di “favorire l’uso delle sigarette elettroniche, regolandone la vendita sul mercato come espediente per indurre i fumatori adulti al passaggio a un prodotto meno dannoso”.

Tuttavia quanti si oppongono all’uso del tabacco mettono in guardia dal fatto che i dispositivi, resi più popolari, hanno attirato molti adolescenti e giovani, “che difficilmente fumerebbero sigarette tradizionali, in un’abitudine che crea dipendenza”. Tant’è che l ‘analisi del Cdc rafforza proprio la sostanza dei dati che indicano che i gusti alla frutta e di caramelle come i più popolari. Di contro, i dispositivi a vapore spesso contengo alti livelli di nicotina e sono venduti in colori e sapori accattivanti di gelato alla fragola e al mango. Nel frattempo, l’American Heart Association ha chiesto azioni di contrasto significative per ridurre l’e-fumo giovanile, visto che le sigarette elettroniche potrebbero comportare un aumento di malattie cardiache e polmonari.

Cala l’uso tra i minori dopo il picco del 2019

Considerando il fatto che lo studio Cdc non include l’analisi delle vendite da tabaccherie o su Internet, i risultati sono di fatto parziali. Tuttavia, le tendenze sono cambiate negli ultimi anni, perché nel frattempo l’uso di sigarette elettroniche tra i minori è diminuito rispetto i livelli record raggiunti nel 2019, “quando quasi il 28% degli studenti delle scuole superiori ha detto d’aver ‘svapato’ negli ultimi 30 giorni”. Intanto la Fda ha respinto le richieste di immissione sul mercato di milioni di prodotti, approvando solo circa due dozzine di dispositivi al solo gusto di tabacco.

Eppure l’Agenzia ha faticato nella regolamentazione, perché frattanto i vaporizzatori aromatizzati hanno inondato stazioni di servizio, minimarket e negozi di tutta la nazione mentre i sostenitori delle limitazioni fanno pressione sulle autorità perché arrivino a decretare il divieto d’uso delle sigarette elettroniche.

Come per altro già accaduto in California, dove gli effetti di questa assidua campagna incrociata non hanno tardato a farsi sentire: dal 21 dicembre, infatti, quando il divieto è entrato in vigore, le vendite di prodotti di vaporizzazione sono diminuite del 35% fino alla fine di marzo, secondo i dati della Cdc Foundation.

Al GFN 2023, il secondo incontro per i fumatori con diabete

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CoEHAR.it – La decima edizione del GFN si svolgerà a Varsavia dal 21 al 24 giugno e ospiterà, tra i numerosi eventi dedicati al mondo del riduzione del danno, anche il secondo appuntamento del SAB meeting del progetto Diasmoke, dove diabetologi di fama internazionale firmeranno e ratificheranno il documento elaborato a Catania nei mesi scorsi

Per l’edizione 2023 del GFN si guarda al futuro: focus dell’evento, il dibattito e l’implementazione di strategie dedicate alla riduzione del danno da fumo che si svilupperanno nel corso della prossima decade. 

La conferenza rappresenterà la possibilità di riflettere sulle sfide e sui successi che hanno cambiato il mondo della riduzione del danno nel corso degli anni passati, rifletterà sia le sfide che cosi come permetterà di delineare le priorità per accademici, scienziati, produttori e decisori politici.

Prima della conferenza, saranno organizzati workshop tematici, svincolati dall’organizzazione della conferenza: due di questi stanno in lingua spagnola e riguarderanno la situazione in America Latina

In occasione del GFN 2023, punto di incontro per i maggiori esperti internazionali in materia di riduzione del danno da fumo e dispositivi alternativi a rilascio di nicotina, il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, e il prof. Davide Campagna, ricercatore dell’Università di Catani e membro del centro catanese, coordineranno l’incontro conclusivo con i diabetologi del SAB meeting (tenutosi lo scorso Aprile a Catania) durante il quale si definiranno le linee guida del trattamento dei pazienti fumatori affetti da diabete.

L’incontro servirà ad approvare e ratificare il documento definitivo al quale in questi mesi i membri del SAB hanno lavorato incessantemente per arrivare a proporre alla comunità scientifica internazionale il primo indirizzario pratico per aiutare i fumatori con diabete a smettere definitivamente e ridurre il danno fumo correlato alla malattia.

 Le linee guida adottate integreranno gli approcci tradizionali, attraverso l’utilizzo di strategie di riduzione del danno.  

Tra i partecipanti al SAB ricordiamo la presenza di Delon Human, Andre Kengne, Noel Somasundaram, Magda Walicka, Tabinda Dugal, Roberta Sammut, Agostino Di Ciaula, Davide Campagna, S. Abbas Raga.

No tobacco day 2023: Il fumo si combatte con la riduzione del danno e la tecnologia

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È un dato di fatto che in Italia ci sono milioni di fumatori che non vogliono o che non riescono a smettere di fumare. Questi fumatori non accettano di essere medicalizzati per via della loro abitudine tabagica e in Italia, ancora oggi, non abbiamo una politica sanitaria che si prenda carico di queste persone. La riduzione del rischio rappresenta la soluzione. In paesi dall’approccio liberale, come la Svezia o la ben nota In- ghilterra, che hanno scelto di aprirsi agli strumenti alternativi a rilascio di nicotina promuovendoli nei percorsi di cessazione per i fumatori incalliti, si sta arrivando al prestigioso obiettivo smoke free. E’ tempo di seguire gli esempi virtuosi anche in Italia”.

Questo è quanto ha dichiarato il prof. Riccardo Polosa, in occasione dell’apertura della conferenza annuale CoEHAR promossa per il No Tobacco Day 2023.

Il fumo di tabacco in Italia rappresenta ancora la principale causa prevenibile di sviluppo di patologie oncologiche. Il piano italiano di lotta al tabagismo si basa principalmente sulle linee di intervento proposte dalla legge Sirchia e dalle sue successive modifiche. Ma tanto ancora deve essere fatto. Per molti fumatori smettere è davvero difficile e negli ultimi anni il passaggio all’utilizzo di sistemi senza combustione e a rischio ridotto ha innescato un dibattito scientifico che coinvolge la comunità accademica di tutto il mondo, ma il tema riguarda anche le politiche pubbliche e le risposte che arrivano dalla scienza. Di questi temi hanno discusso mercoledì 31 maggio i massimi esperti di riduzione del danno che si sono riuniti a Catania per la conferenza nazionale promossa dal CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università di Catania che vanta più di 130 pubblicazioni firmate da più di 100 ricercatori impegnati in 15 paesi diversi nel mondo. 30 gli studi presentati dagli illustri relatori davanti ad una platea di 200 persone tra medici, studenti ed esperti di salute pubblica.

Tra i partecipanti alla conferenza anche numerosi rappresentanti del mondo delle istituzioni. Ad aprire i lavori del convegno, la vice presidente del Senatosenatrice Mariolina Castellone e l’assessore alla Salute della Regione SicilianaGiovanna Volo.

Dobbiamo intervenire attraverso percorsi di sensibilizzazione e formazione soprattutto nelle scuole – ha detto l’assessore Volo – lavorare per diminuire i tassi da fumo ci consentirà di raggiungere benefici anche in termini di costi per il sistema sanitario”.

La legge Sirchia ha segnato uno spartiacque importante e ha rag- giunto risultati epocali – ha spiegato l’on. Francesco Ciancitto, membro della commissione salute in Parlamento – oggi però l’assetto va aggiornato sulla base dei nuovi dati. Dobbiamo incidere sulla prevenzione primaria e secondaria. Il fumo e le possibili strategie di con- trato al tabagismo saranno di certo temi che a breve affronteremo in Commissione”.

I ricercatori si sono anche chiesti se la sola nicotina può essere responsabile di effetti tossici: “Sebbene la nicotina non sia totalmente priva di rischi – come ha spiegato il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR – é importante sottolineare che non è responsabile dei danni per la salute derivanti dal fumo di sigaretta”.

Tra i relatori alla conferenza anche Maria Luisa Brandi, Presidente Fondazione FIRMO; Emma- nuele A. Jannini, Università di Roma Tor Vergata; Ketty Vaccaro, Responsabile area salute Fon- dazione CENSIS; Nick Crofts, Centre for Law Enforcement and Public Health, Australia; Roberto Sussman, Universidad Nacional Autónoma de México e, a condurre i lavori della giornata, Carla Bruschelli, docente di Metodologia Clinica presso l’Università La Sapienza di Roma.

“Il fumo è fattore causale primario per la broncopatia cronica, che continua ad essere fra le prime cause di morbilità e mortalità a livello globale. Purtroppo solo una piccola percentuale di pazienti con questa malattia vuole e riesce a smettere di fumare. La ricerca preclinica e soprattutto clinica deve aiutarci a capire se vi sono strumenti (le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato, o strumenti digitali) che possono aiutare nel percorso di disassuefazione e comunque ridurre il rischio correlato al fumo. Il gruppo del CoEHAR di Catania si è notevolmente distinto a livello internazionale per aver realizzato alcuni tra i più significativi studi in questo ambito, per una sfida comunque ancora lunga” – cosi il prof. Gualberto Gussoni, direttore scientifico di FADOI.

Per Ketty Vaccaro, della fondazione Censis: “I fumatori sono consapevoli dei danni alla salute provocati dal fumo e non è un caso che il 61% degli intervistati dal Censis abbia provato o almeno pensato di smettere di fumare. In questo percorso difficile i fumatori però sono sperso lasciati soli e faticano a trovare interlocutori istituzionali in grado di garantire l’informazione ed il sostegno necessari per ridurre o smettere di fumare”.

E non sono mancati i contraddittori al convegno del CoEHAR. Per la prof.ssa Marianna Masiero: “È fondamentale promuovere lo sviluppo di interventi di cessazione che siano personalizzati e integrati nella pratica clinica e nei programmi di prevenzione, in grado di favorire la sospensione dal comportamento tabagico sia nei giovani fumatori sia nei fumatori cronici, anche alla luce dell’emergente fenomeno dei nuovi modelli di vaping”.

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No Tobacco Day 2023, Catania torna la capitale antifumo

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In occasione della Giornata Mondiale Antifumo promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il 31 Maggio, come ogni anno, il CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo) dell’Università di Catania, organizza la “Conferenza nazionale CoEHAR” che si terrà

mercoledì 31 Maggio dalle ore 8,30 alle ore 16

presso l’Aula Magna del Palazzo Centrale dell’Università di Catania

Per il No Tobacco Day, Catania si trasforma nella capitale mondiale della ricerca antifumo accogliendo esperti nazionali ed internazionali provenienti da paesi diversi e da atenei di tutta la penisola per affrontare e dibattere sui temi e sulle produzioni scientifiche relative agli strumenti e alle soluzioni più efficaci per aiutare i fumatori ad abbandonare cattive abitudini e migliorare il proprio stile di vita.

Negli ultimi 5 anni, l’attività scientifica del CoEHAR ha prodotto più di 130 papers grazie alla collaborazione con più di 100 ricercatori impegnati in 15 paesi diversi nel mondo.

La Sicilia, e Catania nello specifico, rappresentano il punto di partenza di una battaglia contro il fumo che in ogni parte del globo ha il solo obiettivo di creare un mondo libero dalla combustione entro il 2030.

A portare i saluti delle istituzioni, oltre che i vertici dell’ateneo catanese, anche la vicepresidente del Senato della Repubblica, Mariolina Castellonel’assessore alla Salute della Regione Siciliana, Giovanna Volo ed il deputato nazionale Francesco Ciancitto, membro della commissione parlamentare affari sociali e sanità. Al tavolo dei relatori, tra gli altri: Maria Luisa Brandi, Presidente Fondazione FIRMO; Fabio Beatrice, Direttore scientifico MOHRE; Emmanuele A. Jannini, Università di Roma Tor Vergata; Ketty Vaccaro, Responsabile area salute Fondazione CENSIS; Nick Crofts, Centre for Law Enforcement and Public Health, Australia; Roberto Sussman, Universidad Nacional Autónoma de México e Carla Bruschelli, docente di Metodologia Clinica presso l’Università La Sapienza di Roma. 

Anche per l’edizione 2023, grazie alla collaborazione con LIAF Lega Italiana Anti Fumo, è prevista la possibilità, per i primi 50 iscritti al convegno del 31 Maggio, di accedere gratuitamente al corso di formazione FAD, valido 50 ECM per professionisti sanitari, sul tema “Le nuove frontiere della dipendenza tabagica e suo trattamento”.

Inoltre, per gli studenti di Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania è prevista l’erogazione di crediti ADE (vedi programma SOSUnict).

L’iscrizione al Convegno deve pervenire dal singolo partecipante inviando una mail con i propri dati a [email protected]

Oltre 230 km in sella a una bici, con 2.300 mt di dislivello, per sensibilizzare media e istituzioni sul rischio ridotto della e-cig

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Roma, 11 maggio 2023. Prenderà il via la prossima settimana la 4° edizione della Ride 4 Vape, il viaggio simbolico in bicicletta nato nel 2020 per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche relative al vaping e al principio di riduzione del rischio, già riconosciuto e utilizzato efficacemente nella lotta al fumo in molti Paesi del mondo. Protagonista sarà ancora una volta Umberto Roccatti, Presidente di ANAFE (Associazione Nazionale dei produttori di Fumo Elettronico) e Vicepresidente di IEVA (Independent European Vape Alliance), che martedì 16 maggio percorrerà un tragitto che taglierà in due l’Italia, con partenza da Pescara e arrivo a Roma presso la sede centrale del Ministero della Salute. 

Una pedalata impegnativa, lunga oltre 10 ore, per affrontare circa 230 km e 2.300 mt di dislivello attraverso le montagne dell’Appennino centrale, tra cui il Gran Sasso. Con questa iniziativa Roccatti, ex fumatore con alle spalle due pacchetti al giorno per 15 anni e attuale vaper, si fa testimone già da 4 anni delle potenzialità della sigaretta elettronica, quale prodotto innovativo senza combustione.

‘Sigaretta elettronica = Strumento di salute pubblica’ è il messaggio chiave scelto per questa edizione. “Non ci stancheremo mai di ricordare ai media e alle Istituzioni la netta differenza in termini di impatto sulla salute tra i prodotti tradizionali e quelli di nuova generazione senza combustione, come le sigarette elettroniche. Dispositivi che, come dimostrano innumerevoli studi scientifici, hanno un grado di tossicità inferiore di almeno il 95% rispetto alle classiche bionde, che ogni anno causano oltre 90 mila decessi in Italia e 7 milioni nel mondo”  ha spiegato Roccatti.

ANAFE, attraverso questa impresa sportiva fortemente voluta dal suo Presidente, lancia altresì un messaggio molto importante, rivolto in particolare ai più giovani e agli attuali 12 milioni di fumatori in Italia, che nel 91% dei casi non vuole o non riesce ad abbandonare il fumo tradizionale: fumare uccide ed è fondamentale non iniziare mai. L’obiettivo ultimo dell’Associazione è proprio ridurre il numero di fumatori nel nostro Paese con l’integrazione delle tradizionali politiche sanitarie basate sulla massima precauzione e prevenzione mediante il principio di riduzione del rischio.

“Se non si riesce a smettere di fumare, i prodotti di nuova generazione senza combustione possono rappresentare una strada alternativa e complementare per tentare il processo di cessazione. Si tratta dello stesso principio alla base della recente politica sanitaria adottata dal Regno Unito, dove il Ministero della Sanità ha deciso di offrire gratuitamente ai fumatori un vape starter kit, ovvero un kit di avviamento allo svapo, come parte di un programma governativo denominato ‘swap to stop’ che porterà la Nazione a essere la prima completamente smoke free entro il 2030” – ha evidenziato Roccatti.

Sono circa 80 gli studi indipendenti che sanciscono il rischio ridotto del vaping, dimostrando che si tratta dello strumento più efficace per smettere di fumare. Una documentazione che Roccatti consegnerà al suo arrivo al Ministero della Salute in una chiavetta Usb insieme a un paper su strategia e risultati raggiunti dal Regno Unito.

La Ride 4 Vape è un’iniziativa promossa da ANAFE e realizzata con il supporto di LIAF (Lega Italiana Anti Fumo) e Sigmagazine. Sarà possibile seguire gli aggiornamenti consultando la sua pagina Facebook e i canali social dell’Associazione.

R. Polosa a Roma: focus su rischio clinico globale

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Roma, 17 apr. (askanews) – La salute è il nostro bene più prezioso e a noi tutti spetta il compito di tutelarla al meglio, prendendo coscienza dell’impatto negativo che le scelte, le abitudini e gli stili di vita scorretti esercitano su di essa. L’identificazione dei fattori di rischio e l’intervento mirato per la loro eliminazione dovrebbe essere il primo obiettivo in un contesto sociosanitario di best practice per la salvaguardia della salute di tutti i cittadini. È pertanto opportuno rivolgere adeguata attenzione sia agli aspetti clinico-diagnostici, sia a quelli connessi alla ricerca scientifica, agli studi sociologici, alle scienze ambientali, alla gestione sostenibile delle risorse naturali e all’utilizzo opportuno delle risorse strutturali e tecnologiche.

Su questi temi si è sviluppato un dibattito tra rappresentanti istituzionali ed esperti del settore, nel corso del convegno dal titolo “Rischio clinico globale: cause e strategie di intervento”, svoltosi lo scorso week-end a Roma, organizzato da DreamCom presso l’Hotel Sina Bernini Bristol. Obiettivo del meeting è stato quello di porre l’attenzione sull’importanza della prevenzione e del trattamento precoce, della rimozione o almeno riduzione dei rischi di salute tramite la trasmissione di raccomandazioni e cure appropriate che rispondano a criteri di evidenza clinica e, contestualmente, di sostenibilità ambientale e sociale. L’evento, moderato dalla Prof.ssa Carla Bruschelli, ha avuto tra i suoi relatori anche il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo, e docente di Medicina Interna presso l’Università di Catania. Tema dell’intervento, il paziente con BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva) con dipendenza dal fumo, che ha definito “difficile, perché ha uno storico prolungato che ha creato una forte alleanza con la sigaretta. Dunque, smettere di fumare lo porta a una grande forma di infelicità, perché rappresenta una perdita”.

Per questo motivo, l’approccio standard alla riduzione del tabagismo, basato sulla terapia farmacologica, risulta inefficace: “Il brupopione – ha aggiunto il Prof. Polosa – ha un effetto significativo a 6 mesi in termini di CAR (Continous Astinence Rate), che tuttavia scompare a distanza di anni. Anche con le terapie farmacologiche piu efficaci, l’80% dei pazienti continua a fumare a distanza di un anno”. Il Prof. Polosa ha sottolineato che “occorre studiare anche i benefici delle nuove tecnologie che erogano nicotina, come le sigarette elettroniche e i sistemi a tabacco riscaldato. La storia di queste tecnologie è infatti una storia di grande successo, perché hanno un forte impatto in termini di riduzione del fumo. Le alternative combustion-free possono aiutare notevolmente i pazienti con BPCO dal fumo di sigaretta, come dimostrato dai risultati di due studi clinici che evidenziano come questi soggetti possono astenersi dal fumare se viene loro fornita una valida alternativa. Ovvero, la sigaretta elettronica e i sistemi a tabacco riscaldato, strumenti che mimano l’esperienza del fumo, ma garantendo al contempo miglioramenti significativi dello stato di salute generale”.

Inghilterra, 1 milione di kit per il vaping ai fumatori per smettere 

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Il ministro della sanità Neil O’Brien ha presentato un nuovo piano che darà supporto a oltre un milione di fumatori inglesi che vogliono smettere: offerti kit per il vaping e supporto professionale. Previsti anche aiuti economici per le donne incinte che vogliono smettere

L’Inghilterra da sempre rappresenta l’esempio da seguire per l’adozione di strategie alternative per aiutare i fumatori ad uscire dalla dipendenza da sigaretta. Dal 2010, da quando il governo ha implementato le campagne informative sull’utilizzo delle sigarette elettroniche come strategia di riduzione del danno da fumo, incoraggiando allo stesso tempo medici e operatori sanitari a consigliarle ai fumatori, i tassi sul fumo sono costantemente diminuiti, fino a raggiungere nel 2021 la cifra record del 13%.

Oggi però, il Ministro della sanità Neil O’Brien ha alzato ancora l’asticella: per raggiungere l’obiettivo di un’Inghilterra smokefree verranno consegnati a circa 1 fumatore ogni 5, ovvero un milione di individui, un kit per il vaping gratuito, insieme alla possibilità di usufruire di assistenza motivazionale professionale.

Il piano “swap to stop” è il primo nel suo genere al mondo e vedrà la partecipazione di tutte le autorità locali inglesi, per ridurre entro i 2030 il tassi sul fumo a meno del 5%.

Offriremo a un milione di fumatori nuovi aiuti per smettere. Finanzieremo il nuovo programma nazionale “swap to stop”, il primo del suo genere al mondo. Lavoreremo per offrire a un milione di fumatori in tutta l’Inghilterra uno starter kit gratuito per lo svapo” ha dichiarato il Ministro Neil O’Brien.

Il programma nazionale antitabagismo dell’Inghilterra prevede anche aiuti alle donne in gravidanza, sotto forma di voucher o di somme di denaro, insieme a supporto motivazionale, per aiutarle a smettere. Ma i fumatori adulti non sono gli unici beneficiari del pacchetto di norme che verranno discusse dal governo: saranno infatti oggetto di discussione una serie di interventi per impedire che i più giovani e in non-fumatori inizino a svapare.

Inoltre, verrà discussa la possibilità di cambiare i messaggi sui pacchetti di sigarette, inserendo testi positivi e consigli per smettere.

Ad applaudire l’iniziativa del Ministro dell’Inghilterra, il fondatore del CoEHAR dell’Università di Catania, prof. Riccardo Polosa, che ha cosi commentato:

Accolgo con plauso la nuova proposta inglese, seguiremo i dettagli ma è già chiaro che si tratta di un cambiamento rivoluzionario che ci auguriamo possa essere ripetuto in molti altri paesi. Si tratta di un’azione concreta e razionale di politica sanitaria. Non solo l’iniziativa aiuterà milioni di fumatori a smettere definitivamente di fumare ma garantirà al governo inglese un risparmio senza precedenti in termini di costi per l’assistenza sanitaria”. Secondo le stime del Governo infatti, ci si aspetta un risultato epocale: “Il supporto economico è di certo un incentivo importante per provare a passare a prodotti meno dannosi ma la garanzia offerta dal governo inglese sarà anche quella dell’assistenza specialistica lungo il difficile percorso di smoking cessation. Le nuove politiche inglesi realizzeranno gli obiettivi auspicati da tutti i governi: aiutare gli adulti a smettere di fumare e impedire a bambini e non fumatori di iniziare a svapare” – ha spiegato Polosa. 

Supporto anche dalla World Vapers’ Alliance, l’organizzazione internazionale che raggruppa i consumatori di sigarette elettroniche, che tramite le parole del suo direttore Michael Landl fa sapere:

L’Inghilterra è leader nel campo della cessazione del fumo e della riduzione del danno in tutto il mondo. I tassi sul fumo sono diminuiti di oltre il 29% nell’ultimo decennio, da quando lo svapo è diventato molto popolare. L’adozione del vaping su larga scala dovuta ad un forte sostegno politico e a solide prove mediche, è il motivo per cui i tassi di fumo diminuiscono più rapidamente che in altri paesi. Aiutare ulteriormente i fumatori a cambiare accelererà il percorso di successo del Regno Unito”.

Fumo e diabete: a Catania il potenziale dell’harm reduction

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Un paziente diabetico che fumo ha il doppio delle possibilità di aggravare le condizioni della sua malattia. Fumare per i diabetici significa aggravare per certo la propria condizione di salute. Un diabetico che fuma deve smettere. Se non ci riesce proprio da solo, allora in ultima ipotesi, passare a prodotti senza combustione rappresenta comunque una soluzione meno dannosa rispetto alla scelta di continuare a fumare. Per questo i più noti esperti del settore si sono riuniti in questi giorni a Catania, al fine di identificare nuove linee di trattamento utili al contrasto al tabagismo.

Il fumo di sigaretta è uno dei principali fattori di rischio per i pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2, una forma diffusa che rappresenta circa il 90% di tutte le diagnosi del nostro paese e caratterizzata da un’alterazione della quantità o del funzionamento dell’insulina nel corpo.Secondo i dati del Ministero della Salute, ad oggi, l’incidenza del diabete mellito di tipo 2 riguarda circa il 65% della popolazione, ovvero 4 milioni di italiani.

Intercettare i comportamenti scorretti che possono influire sul decorso patologico significa non solo migliorare la qualità della vita del paziente, ma anche allungarne le prospettive di vita. 

La combinazione fumo-diabete hanno infatti effetti deleteri sull’organismo, specialmente sull’apparato cardiocircolatorio. L’azione combinata di questi fattori comporta un danneggiamento delle arterie, aumentando il rischio di ictus, infarto e patologie renali.

Non tutti sanno però, che il fumo di sigaretta influisce anche sulla possibilità di sviluppare il diabete: chi fuma ha il 44% di rischio in più di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi non fuma, sopratutto in presenza di fattori come sedentarietà, sovrappeso o predisposizione genetica.

Intercettare e modificare il connubio tra fumo di sigaretta e diabete è uno dei target di un progetto di ricerca sviluppato dal CoEHAR dell’Università di Catania, il progetto Diasmoke, creato per determinare se i fumatori di sigarette convenzionali che passano a strumenti senza combustione sperimentano un miglioramento misurabile dei parametri di rischio cardiovascolare come conseguenza della mancata esposizione alle sostanze tossiche del fumo.

Ad oggi, le linee guida internazionali per affrontare la dipendenza tabagica nei soggetti diabetici necessitano di un’integrazione, alla luce della diminuita efficacia desoli metodi convenzionali per smettere. Per questo motivo, dieci tra i massimi esperti al mondo di patologie diabetologiche si sono riuniti a Catania dal 30 al 31 Marzo in occasione del meeting internazionale promosso dal CoEHAR dell’Università di Catania nell’ambito del progetto Diasmoke e dedicato alla riduzione del danno da fumo. Il pool ha affrontato il tema dei danni da fumo sui pazienti diabetici sotto ogni aspetto clinico, medico e sociologico al fine di costituire un documento condiviso utile all’applicazione dei principi della riduzione del danno anche nella pratica clinica.

Il meeting è servito per elaborare una strategia che tenga conto del principio della riduzione del danno e dell’uso di dispositivi privi di combustione nell’aiutare i pazienti diabetici ad uscire dalla dipendenza da fumo di sigaretta. 

Jakarta, al via le iniziative di diplomazia accademica per contrastare le abitudini al fumo

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Il fumo in Indonesia non è un abitudine cattiva, è proprio una epidemia. Basta passeggiare per le vie del centro o per i vicoli delle città più note dell’Indonesia (Jakarta, Ubud, Bandung e persino le note isole Gili) per capire, con evidenza, quanto il fumo incida fortemente nella vita degli indonesiani.

Bambini che fumano mentre giocano, anziani in bicicletta mentre fumano, gruppi di persone ferme ad un angolo a “gustare” sigarette. Il fumo in Indonesia non è una cattiva abitudine ma una parte delle azioni quotidiane di ogni singolo individuo, sia egli un minorenne, un anziano, un malato o un sano giovane.

Combattere il fumo in Indonesia è una missione umanitarie che tanti esperti stanno conducendo con orgoglio e determinazione. Ed è su questa linea che anche i ricercatori dell’Università di Padjadjaran, partner del progetto più innovativo di CoEHAR, “Replica 2.0”, coordinato dal direttore prof. Giovanni Li Volti, hanno promosso questa mattina un webinar internazionale con i maggiori esperti di Riduzione del Danno e più di 200 partecipanti da ogni parte del mondo.

Al centro del dibattito di oggi, le soluzioni più innovative per aiutare i fumatori indonesiani a cambiare il loro stile di vita, abbandonando per sempre le sigarette convenzionali.

A partecipare all’evento, coordinato dal prof. Ronny Lesmana (docente di Fiosiologia della Facoltà di Medicina dell’Università di Padjadjaran e membro del progetto Replica) anche l’ambasciatore italiano a Jakarta, Capo dell’Ufficio economico e commerciale, Giovanni Finarelli. Con lui il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa che ha portato i saluti dell’ateneo catanese alla kermesse indonesiana e la ricercatrice di Replica, dr.ssa Lia Emma dell’Università di Catania.

Abbiamo davvero bisogno di un’integrazione nelle attuali politiche di controllo del tabacco in Indonesia e nel mondo – ha detto Polosa – oggi possiamo realizzare progetti di conversione a prodotti meno dannosi che potrebbero risultare davvero rivoluzionari soprattutto in alcuni paesi in cui la prevalenza da fumo è terrificante. Sono fiero che anche il governo indonesiano ed il mondo accademico correlato abbia sposato questa linea di cambiamento. La riduzione del danno è ormai un principio riconosciuto e la sua adozione definitiva contribuirà a salvare milioni di vite in Indonesia, e nel resto del mondo“.

L’ambasciata italiana in Indonesia si è detta fiera delle nuove iniziative nate in collaborazione con i sistemi accademici italiani: “Far dialogare i membri di paesi diversi non rientra solo nell’ambito delle attività diplomatiche ma anche accademiche. Stiamo lavorando per rafforzare il dialogo e la collaborazione scientifica tra le università indonesiane e quelle italiane e la collaborazione tra Catania e Jakarta è un primo passo importante e rivoluzionario in questa direzione” – cosi ha spiegato Farinelli.


Un negozio per lo svapo, l’addio al fumo, vita nuova: Skip Murray

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Quasi tutti nella mia famiglia fumavano. Ho iniziato a fumare nel 1969 all’età di 10 anni. Ho rubato la mia prima sigaretta a mio nonno. Lo ammiravo e volevo essere come lui. Ho fumato dal 1969 al 2015. Non sono riuscita a smettere di fumare così tante volte che ho rinunciato anche a provare a smettere. Nel 2014 ho iniziato a usare i prodotti elettronici a rilascio di nicotina  soprattutto se mi trovavo in luoghi in cui non potevo fumare. Circa quattro mesi dopo, mi sono resa conto di aver smesso di fumare senza averlo programmato”.

Per mettere a tacere la ricerca scientifica che trent’anni fa iniziava a lanciare campanelli d’allarme sugli effetti devastanti che il fumo aveva sulla salute umana, l’industria del tabacco ha sovvenzionato intere campagne di disinformazione. Il risultato? Un prezzo altissimo, che stiamo pagando ancora oggi, quando anche in presenza di prove scientifiche che dovrebbero darci ragione nel campo del consumo di nicotina siamo portati a titubare.

E, nel frattempo, i più vulnerabili rimangono in balia del gioco della dipendenza da sigaretta e i tassi sul fumo non diminuiscono. La diffusione dei prodotti elettronici rappresenterebbe, sulla carta, una possibilità per arginare il problema, ma comporta incentivare programmi di educazione e prevenzione soprattutto per le popolazioni a rischio, come adolescenti e preadolescenti.

Fumare era una cosa accettata quando ero adolescente. Nel mio liceo, l’area fumatori dedicata erano i bagno per i ragazzi e le ragazze. Ci veniva permesso di fumare lì” ci racconta Skip Murray, ricercatrice presso il Consumer Center della Taxpayers Protection Alliance, ex fumatrice ed ex proprietaria di un negozio per il vaping negli Stati Uniti. Skip è soprattutto una sostenitrice appassionata dei consumatori di prodotti a base di nicotina a rischio ridotto e volontaria di Safer Nicotine Wiki, un gruppo che lavora per fornire informazioni sui metodi per usare la nicotina più sicuri del fumo.

Skip ci racconta la situazione attuale della dipendenza da fumo e dell’abitudine al vaping tra i giovani americani da una prospettiva diversa, che raramente implica una formazione e un’educazione alla prevenzione corretta “Ad oggi, le persone raramente parlano di adolescenti che fumano. Sembra quasi che siano stati dimenticati. Allo stesso tempo, le nostre scuole sono molto preoccupate per gli adolescenti che svapano. Alcune scuole hanno addirittura rimosso le porte d’ingresso ai servizi igienici o installato monitor che rilevano fumo o vapori. Queste azioni sono sbilanciate rispetto ad altri problemi che i nostri ragazzi stanno affrontando. I tassi di depressione, ansia e suicidio tra gli adolescenti sono in aumento, così come i casi di adolescenti che muoiono per avvelenamento da fentanil. Mi rattrista il fatto che non prestiamo la stessa attenzione alla salute mentale e all’uso di droghe letali come al consumo di nicotina”.

Serve dunque avviare un dialogo costruttivo che alla base presenti le informazioni corrette sulla nicotina e sulle maniere di consumarla e i relativi rischi che ogni scelta comporta. Ma come facilitare il dialogo tra ricercatori e popolazione?

Parlare di umanizzazione della ricerca scientifica significa che dobbiamo fare un lavoro migliore per comprendere le persone che sono influenzate dalla nostra ricerca. È comune vedere scritta una raccomandazione di tipo politico o normativo nella conclusione di un documento. Vengono mai prese in considerazione le conseguenze indesiderate di tali raccomandazioni o il modo in cui influenzano le persone a cui sono dirette?

Un’altra area che necessita di umanizzazione è una valutazione ponderata del dialogo utilizzato durante la composizione di un sondaggio o la comunicazione dei risultati del lavoro di ricerca. Prima di scrivere un sondaggio, i ricercatori dovrebbero avere familiarità con le parole usate da coloro che vogliono studiare. I sondaggi dovrebbero essere chiari e comprensibili per coloro che vengono intervistati. I risultati della ricerca dovrebbero essere scritti in modo chiaro e conciso che sia facile da capire per tutti, e fare uno sforzo per evitare stigmatizzazione e linguaggio razzista.

Prima di avviare una ricerca sui prodotti a vapore, i ricercatori dovrebbero approfondire l’uso delle apparecchiature utilizzate nei test grazie al rapporto con produttori e consumatori. Senza alcuna comprensione dello strumento, quello stesso dispositivo può essere utilizzato in maniera non tollerabile. E ciò non fornirà i dati accurati necessari per educare e aiutare a elaborare politiche vantaggiose per la salute pubblica.

Voglio vedere più ricerche che includano le popolazioni vulnerabili con la più alta prevalenza di fumatori. Perché fumano? Di che tipo di aiuto hanno bisogno per smettere di fumare? Come possiamo garantirgli più accesso a opzioni per smettere di fumare? In che modo i prodotti alternativi a rilascio di nicotina potrebbero aiutarli?”

Un discorso che non tralascia una delle prime linee di contatto di chi fuma sigaretta con i dispositivi alternativi, ovvero i negozi per i prodotti del vaping, ad oggi oggetto di normative e regolamentazioni stringenti in suolo americano.

“Ho avuto un negozio fino alla fine del 2021. Mano a mano la scelta per i consumatori si è ridotta perché la Food and Drug Administration non ha concesso il permesso a molti prodotti di rimanere sul mercato. A causa delle restrizioni sulle spedizioni, è molto difficile per le aziende vendere online. Altri falliranno in futuro. I prodotti che hanno ricevuto l’autorizzazione a rimanere sul mercato dalla FDA non sono i prodotti venduti dalla maggior parte dei negozi. Anche per i liquidi utilizzati dagli svapori la situazione è cambiata: prima erano disponibili in vari dosaggi di nicotina e ciò consentiva ai consumatori che volevano smettere di svapare di ridurre l’assunzione di nicotina gradualmente fino ad arrivare al punto di smettere di svapare. Fino ad oggi, tutti i prodotti che sono stati autorizzati dalla FDA sono prodotti preriempiti con un alto contenuto di nicotina.

La chiusura di molti negozi significa che i consumatori perdono una vasta rete di supporto composta da persone che fumavano, e che a loro volta aiutavano gli altri a smettere”

Anche per gli operatori sanitari diventa difficile poter avviare un dialogo costruttivo con chi fuma: “Ci troviamo di fronte a una grande quantità di disinformazione che impedisce ai consumatori che non riescono a smettere di fumare di passare a un’alternativa più sicura. Questa disinformazione influenza i nostri operatori sanitari in merito all’uso di prodotti adel vaping per aiutare le persone a smettere di fumare.

Molti prodotti che piacevano ai fumatori sono ora vietati. Quei prodotti sono stati di aiuto all’interno dei loro percorsi di cessazione  e hanno impedito per molti una ricaduta”.

Skip, che consiglio daresti a qualcuno vicino a una persona che fuma?

Sostienili senza giudizio. Fai attenzione ai segnali che potrebbero indicare che queste persone sono pronti a smettere di fumare. Quando sono pronti, assicurati che dispongano di tutte le informazioni corrette sulle opzioni che potrebbero aiutarli a smettere. Lascia che scelgano ciò che pensano possa funzionare meglio per loro, quindi supporta quella scelta. Sii disponibile se hanno bisogno di supporto morale. Alcune persone non smettono subito. Va bene. Smettere di fumare è difficile”

E per i più giovani?

“Dobbiamo aiutare i nostri figli a imparare a fare buone scelte in modo che non inizino mai a fumare. Ciò significa che dobbiamo capire perché potrebbero fumare e agire per affrontare questi problemi. Cose come povertà, malattie mentali e altre esperienze infantili avverse. Non tutti i bambini iniziano a fumare a causa della pressione esercitata dai coetanei. Alcuni usano sostanze perché hanno bisogno di sentirsi meglio. Man mano che un minor numero di bambini inizia a fumare, conosceranno sempre meno persone che muoiono a causa del fumo quando sono adulti.

Un punto importante da ricordare è che quando i genitori fumano, i loro figli hanno maggiori probabilità di fumare. Per questo, mentre facciamo del nostro meglio per prevenire l’iniziazione tra i giovani, dobbiamo anche fare di più per aiutare le persone che già fumano. Preferibilmente prima dei 45 anni, ma smettere a qualsiasi età è vantaggioso”.

CoEHAR e LIAF nelle scuole: il fumo riduce la possibilità di diventare genitori

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Continua il tour nelle scuole promosso dalla Lega Italiana Anti Fumo in collaborazione con il CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania.

Questa mattina presso il Liceo Linguistico dell’Istituto statale “F. De Sanctis” di Paternò i ricercatori della LIAF e del CoEHAR hanno incontrato gli studenti per parlare di danni fumo correlati e di abitudini malsane.

La giornata ha avuto particolare interesse per i danni da fumo sulla fertilità, sia maschile che femminile. In Italia, infatti, i tassi di infertilità registrati dalle donne e dagli uomini fumatori sono il doppio di quelli dei non fumatori. Ad esempio, come si cita di seguito:

  • Il 71% dei fumatori accende la prima sigaretta a 16 anni
  • I fumatori sono donne nel 17% e uomini nel 27% dei casi
  • Il 13% dei disturbi di fertilità sono collegati al fumo e si registra il 15% di spermatozoi in meno nei fumatori
  • In Europa 1 maschio su 3 è a rischio di infertilità e si stima in particolare che in Italia oltre 5.000.000 di uomini non siano capaci di procreare.
  • La menopausa si verifica circa due anni prima nelle fumatrici
  • In gravidanza si riscontra un aumento del rischio di aborti spontanei
  • Per la procreazione medicalmente assistita si registra una percentuale di fallimento doppia nelle coppie fumatrici

A parlare con i ragazzi stamane erano presenti il dr. Michele Compagnone, endocrinologo del Policlinico di Catania; la dott.ssa Elisa Caruso, ginecologa ed esperta di malattie sessualmente trasmissibili; il dr. Carlo Bellanca, specializzando in Farmacologia e Tossicologia Clinica dell’Università di Catania e le dr.sse Chiara Lanzafame e Simona Prezzavento, tirocinanti del prof. Caponnetto, docente di psicologia clinica dell’Università di Catania.

Con loro, a condurre i lavori, la dr.ssa Valeria Nicolosi, giornalista e responsabile comunicazione del CoEHAR dell’Università di Catania.

Perché la Svezia è smoke free?

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La Svezia è ormai vicina allo storico traguardo di primo paese europeo ad essere ufficialmente “Smoke Free”. Ma come ha fatto?

I numeri dimostrano che il paese è in procinto di scendere al di sotto di un tasso di prevalenza del fumo di tabacco del 5% nei prossimi mesi.

L’innovativa strategia del Paese per ridurre al minimo gli effetti nocivi del fumo di tabacco e salvare vite umane è descritta in dettaglio in un nuovo rapporto intitolato “The Swedish Experience: A roadmap for a smoke-free society,” presentato in occasione di un seminario internazionale di ricerca a Stoccolma.

Tra gli autori di questo importante documento esponenti illustri del panorama scientifico: Dr. Anders Milton, già presidente dell’Associazione medica svedese, della Croce Rossa svedese e della World Medical Association; Prof. Karl Fagerström, docente ed esperto di fama internazionale nella ricerca sulle dipendenze e nella disassuefazione dal fumo e il Dr. Delon Human, medico specializzato in questioni di salute pubblica globale, già consulente di tre direttori generali dell’OMS e del Segretario generale delle Nazioni Unite.

Leggi il rapporto completo

Secondo gli autori del rapporto, l’approccio svedese, che combina metodi di controllo del tabacco con strategie di minimizzazione del danno, potrebbe salvare 3,5 milioni di vite nel prossimo decennio se altri Paesi dell’UE adottassero misure simili.

Il modello svedese combina le raccomandazioni della Convenzione quadro dell’OMS Framework Convention for Tobacco Control (FCTC), tra cui la riduzione dell’offerta e della domanda di tabacco, il divieto di fumare in determinati luoghi, ma aggiunge un elemento importante: l’accettazione dei prodotti senza fumo come alternative meno dannose.

I benefici della strategia svedese sono enormi: il Paese ha la più bassa percentuale di malattie legate al tabacco nell’UE e un’incidenza di tumori inferiore del 41% rispetto agli altri Paesi europei. Il rapporto descrive anche come la percentuale di fumatori in Svezia sia scesa dal 15% al 5,6% della popolazione in 15 anni, ponendo il Paese sulla buona strada per raggiungere lo status di paese libero dal fumo con 17 anni di anticipo rispetto all’obiettivo fissato dall’UE per il 2040.

“La Svezia ha una strategia per il tabacco di grande successo che dovrebbe essere esportata”, afferma il professor Karl Fagerström.

“Sarebbe di enorme beneficio per il mondo se più Paesi facessero come la Svezia, con misure che riducono la domanda e l’offerta e con aliquote fiscali differenziate che incentivino finanziariamente i fumatori a passare dalle sigarette ad alternative meno dannose”, ha aggiunto Fagerström.

Il rapporto è stato commissionato da Health Diplomats, un’organizzazione internazionale che lavora per migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria, incoraggiare l’innovazione e l’uso della riduzione del danno per minimizzare l’impatto negativo di alcol, cibo, nicotina e droghe.

Alcune conclusioni del rapporto e suggerimenti per l’attuazione in altri paesi

1. Riconoscere che i prodotti smoke-free sono meno dannosi e che comportano rischi significativamente inferiori rispetto al fumo. Incoraggiare i fumatori a passare dalle sigarette ad alternative meno dannose.

2. Fornire informazioni basate sui fatti. È chiaro che non esistono prodotti del tabacco risk-free. Ma, ad esempio, le sigarette elettroniche sono meno dannose del 95% rispetto alle sigarette. Naturalmente, per un fumatore è meglio passare dalle sigarette normali alle sigarette elettroniche, anche se non è privo di rischi.

3. Decisioni politiche che rendono le alternative smoke-free più accessibili delle sigarette. Ad esempio, tasse differenziate che incentivino finanziariamente i fumatori a passare dalle sigarette ad alternative meno dannose.

Tabagismo, in Campania e al Sud si fuma di più

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Fumatori incalliti: si alla sigaretta elettronica per la riduzione del rischio.

I dati: con 93mila morti ogni anno, il fumo è causa nota di almeno 25 patologie tra cui BPCO e malattie cardiovascolari e causa circa l’85% dei casi di cancro del polmone

Sigaretta, difficile dirle addio: fari accesi su prevenzione e riduzione del danno alla Winter School di Motore Sanità che si è appena conclusa a Napoli. I dati del sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di Sanità (Passi) dicono che più di un fumatore su tre nell’ultimo anno ha provato a smettere ma in oltre il 50% dei casi il tentativo è fallito. I fumatori incalliti pur volendo smettere continuano a fumare con esiti, purtroppo negativi sulla loro salute. Più dell’80%, tra chi ha provato a smettere, ha poi ceduto alla tentazione. E al Sud si fuma di più: secondo le rilevazioni delle Asl che partecipano al Passi, i fumatori italiani sono il 29%, più uomini che donne, e consumano in media quasi un pacchetto al giorno (14 sigarette). Non ha mai fumato il 51% della popolazione, mentre il restante 20% è riuscito a smettere.
“Le modalità di assunzione di nicotina attraverso prodotti a tabacco riscaldato e sigarette elettroniche – ha detto Alessandro Vatrella, presidente campano della Società italiana di Pneumologia – possono rappresentare una delle vie di uscita per minimizzare i danni quando non si riesce a smettere ma per chi inizia possono invece rappresentare talvolta una porta di ingresso”. La dipendenza da fumo è insidiosa in quanto i danni si manifestano dopo un lungo tempo di latenza e si riverberano su tutti gli organi. “Il consiglio – ha concluso Vatrella – è evitare di iniziare a fumare e se proprio non si riesce a smettere le sigarette elettroniche riducono nettamente i danni”.  
“Da un punto di vista della prevenzione – aggiunge Francesco Fedele, direttore del Dipartimento di Cardiologia al Policlinico Umberto I de La Sapienza di Roma – ci sono due aspetti da considerare: l’iniziazione del fumo che dovremmo riuscire a combattere e quello dei pazienti che nonostante eventi gravi legati al fumo (ictus, infarto), non rinunciano alla sigaretta. In questi casi credo che sia importante trovare delle alternative. Ridurre il rischio in coloro che non vogliono smettere (il 50% dei fumatori), risparmierebbe molte vite.

I DATI EPIDEMIOLOGICI  
I dati parlano chiaro: con 93mila morti ogni anno il fumo è causa nota di almeno 25 patologie tra cui BPCO, tumori e malattie cardiovascolari. Circa l’85% dei casi di cancro del polmone è legato ad esso. Oggi nei centri antifumo accede lo 0,1% dei fumatori. I clinici: “E’ drammatico; il ruolo dei centri antifumo deve essere potenziato e promosso. Inoltre, il fenomeno del fumo deve essere affrontato con forza attraverso strategie di riduzione del rischio e una solida rete di clinici e associazioni di pazienti”.

Riccardo Polosa, Fondatore del Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo CoEHAR avverte: “Smettere di fumare e non iniziare sono la priorità ma dobbiamo anche pensare a chi non vuole e non riesce a smettere di fumare. Pertanto ritengo che quella della riduzione del rischio è una delle strade da percorrere in termini di salute individuale e pubblica. Nascondere ai cittadini le opportunità offerte dagli strumenti a potenziale rischio ridotto, o additarli come pericolosi al pari delle sigarette convenzionali è un paradosso che enfatizza i rischi senza considerarne i benefici. L’Italia deve riaccendere i riflettori sulla sensibilizzazione antifumo, integrando il principio di precauzione con quello del rischio ridotto”. 

GLI STUDI
Lo scenario scientifico relativo al fumo elettronico e alla riduzione del rischio del tabagismo si è arricchito di recente di contributi significativi. Una rigorosa selezione di 78 studi completati con 22.052 partecipanti – di cui 40 randomizzati – hanno dato prove ad alta attendibilità che le sigarette elettroniche con nicotina aumentano i tassi di cessazione rispetto alla nicotina erogata farmacologicamente.  Sigarette elettroniche prive di nicotina aumentano ancora i tassi di abbandono del fumo di tabacco e nel follow-up di due anni il consumo di sigarette elettroniche si è rivelato sostanzialmente privo di eventi avversi. La nicotina erogata dalle sigarette elettroniche è la stessa dei formati farmacologici.
“Pochi giorni fa – ha ricordato Fabio Beatrice, primario emerito di Otorinolaringoiatria a Torino, Fondatore del Centro antifumo Ospedale SG. Bosco di Torino – la prestigiosa rivista Nature Medicine pubblicava uno studio nel quale sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti si associava un aumento della cessazione del fumo del 10-15% con l’uso di sigarette elettroniche. C’è da chiedersi di fronte a questi vantaggi a alla probabilità significativamente maggiore di smettere di fumare approvati dai centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie perché anche in Italia non si persegua questa strada. In questo articolo – ha proseguito il professor Beatrice – venivano anche contraddetti i risultati di ricerche che pure si erano guadagnate l’attenzione dei media e di talune società scientifiche che paventavano forti tossicità a carico della sigaretta elettronica. A suo tempo molti studiosi ed io stesso avevo già criticato questi ingannevoli dati di laboratorio. Sulla base di questi dati – ha concluso Beatrice – si auspica che le decisioni politiche e regolatorie traggano utili insegnamenti da queste informazioni e intervengano nelle politiche di aiuto ai fumatori incalliti con l’avvallo di strategie di riduzione del rischio. Una questione urgente visto che 93mila fumatori muoiono ogni anno in Italia secondo le indicazioni del Ministero della Salute”.

IL CONFRONTO TRA REGIONI
Il confronto tra le regioni italiane vede in Campania la prevalenza più alta di fumatori (34%), contro il 31% dell’Emilia-Romagna e il 24% del Trentino. Specularmente, in Campania c’è la prevalenza più bassa di chi è riuscito a smettere (13%), contro il 22% dell’Emilia-Romagna e il 24% del Trentino. Al Nord è anche più sentita la voglia di smettere favorita dal consiglio del medico per la concomitante presenza di malattie cardiovascolari. In queste tre Regioni, tra il 35% e il 40% dei fumatori presenta almeno un altro fattore (come diabete, pressione alta e ipercolesterolemia) che accentua il rischio cardiovascolare. Ma smettere non è facile.
Sulle conseguenze del fumo è infine intervenuta Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli. «Il fumo è una causa nota o probabile di almeno 25 patologie, tra cui (BPCO), malattie cardiovascolari e tumori. Circa l’85% dei casi di carcinoma del polmone è legato al fumo di sigaretta, una neoplasia tra le più letali che, tuttavia, non scoraggia il tabagismo. È una battaglia contro una delle dipendenze più subdole, per questo bisogna sensibilizzare tutto il personale sanitario a promuovere percorsi personalizzati utili a disincentivare il fumo di sigaretta, indirizzando i pazienti nelle strutture preposte. Il fondamentale ruolo svolto dai centri antifumo deve essere potenziato e promosso». 

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Fumo in gravidanza: molte donne continuano a fumare nonostante il pericolo

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Pregnant woman smoking at home

Catania, 14 marzo 2023 – Fumare in gravidanza è una delle abitudini più compromettenti per la salute della donna e del nascituro, collegata a un elevato rischio di mortalità infantile, sviluppo di patologie respiratorie e complicazioni durante la gravidanza e l’allattamento. Purtroppo, sebbene l’istinto materno rappresenti un’arma preziosa e una spinta ulteriore per dire definitivamente addio al fumo, sono ancora molti i passi da fare per aiutare le donne in questo percorso.

Un gruppo di ricercatori del CoEHAR dell’Università di Catania ha voluto condurre un’analisi qualitativa su un campione ristretto di donne in gravidanza che utilizzavano sia sigarette tradizionali che prodotti alternativi a rilascio di nicotina, sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato, per valutarne abitudini e percezioni. Dai risultati dello studio “Qualitative study on the perception of combustible cigarettes, e-cigarettes and heated tobacco cigarettes among pregnant women” è emerso che tra i trigger emotivi principali dell’abitudine al fumo vi sono stress, nervosismo e solitudine e che per molte donne si tratta di un’abitudine nata in età adolescenziale o preadolescenziale. A colpire i ricercatori, però, un dato singolare: una generale sfiducia nei confronti dei metodi tradizionali per smettere che porta molte donne a fidarsi solamente della propria forza di volontà per dire addio alle bionde.

Link allo studio

Le donne che continuano a fumare in gravidanza sono quelle che scelgono di ignorare i campanelli di allarme per la propria salute e per quella del nascituro – spiega la dr.ssa Marilena Maglia, ricercatrice della Lega Italiana Anti Fumo e prima autrice dello studio – una scelta sbagliata e controproducente”.

Ad interessare particolarmente i ricercatori, le motivazioni e i fattori psicologici che legavano le partecipanti all’utilizzo di uno qualsiasi di questi prodotti per valutare quali potevano essere fattori che influenzavamo maggiormente le decisioni delle donne in un periodo così delicato. Tra le ragioni principali alla base della dipendenza da fumo, sono stati individuati stress, nervosismo e senso di solitudine. Il 10% ha riportato che fumare le rende meno nervose e il 6.6% identifica il fumo come “un compagno che non le abbandona”.

Quasi la metà delle partecipanti ha identificato l’adolescenza come un momento critico. Il senso di appartenenza a un gruppo e l’identificazione con i coetanei spingono molte ragazze a provare a fumare, spesso innescando i meccanismi alla base di una dipendenza difficile da abbandonare nel corso degli anni. Anche durante la gravidanza, il legame con la sigaretta è talmente forte che decidono spontaneamente di non venire a conoscenza dei risvolti negativi del fumo per la salute propria e del futuro figlio. Si configura uno scenario critico che ha bisogno di ulteriori ricerche e studi.  

Questa ricerca, che ha comparato la percezione di sigarette tradizionali, elettroniche e a tabacco riscaldato nelle donne in gravidanza, ha fatto emergere il bisogno di ricevere informazione e supporto anche durante i corsi preparto – ha spiegato Pasquale Caponnetto, docente di psicologia Clinica del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Catania e membro del CoEHAR – è necessario investire nella prevenzione e nell’educazione sui danni del fumo durante la gravidanza e aumentare il grado di sensibilizzazione verso le terapie di provata efficacia”.

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Schillaci: stretta sul fumo? Prima ascoltate gli scienziati

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Schillaci coehar ecig esperti

Il trapelare di una bozza che prevedeva strette sulle ecig e le dichiarazioni del Ministro Schillaci hanno riacceso il dibattito su fumo combusto ed elettronico. Ad intervenire sulla questione, in questi giorni, sia il fondatore che il direttore del CoEHAR di Catania, Riccardo Polosa e Giovanni Li Volti: “Siamo pronti al dialogo ma basato su evidenze scientifiche”

Catania, 8 Marzo 2023 – Raccogliere l’eredità lasciata dalla legge Sirchia non rappresenta un’impresa facile: riproporre e ampliare quell’intenso slancio ideologico e normativo che all’epoca riuscì nell’intento di cambiare radicalmente la percezione del fumo di un’intera generazione comporta sfide non indifferenti.

Ministro Schillaci

Ed è la sfida che, nelle prime ore di domenica scorsa, sembrava essere stata accolta dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci. La notizia di una bozza di testo della nuova legge contenente una “stretta sui divieti sul fumo” (stop al fumo all’aria aperta e stop anche all’utilizzo di sigarette elettroniche) ad un certo punto ha sommerso le agenzie di stampa di tutta Italia.

Se non fosse stato che, secondo quanto dichiarato ieri dallo stesso Ministro, la bozza non era ancora stata visionata. Di cosa parlavano allora i giornalisti? Di un’idea di divieto che, a voler leggere i titoli dei giornali di tutta Italia, sembra non avere attecchito nemmeno tra gli stessi sostenitori del governo. Da Matteo Salvini a Vittorio Sgarbi, passando anche per personaggi noti come Gino Paoli, i sostenitori del concetto “adesso non esagerare” hanno preso il sopravvento. 

Ma dove sta il punto? Si tratta di una questione di stile o di danno correlato al fumo all’aria aperta? Non è ancora dato saperlo perché a dire degli esperti, i membri della comunità scientifica non sono ancora stati interpellati. Tanto che proprio ieri lo stesso Ministro ha dichiarato “di non aver ancora visionato il testo” ovvero, più semplicemente, di non essere certo di volerlo presentare come prima annunciato.

Ma cosa non convince di questa nuova stretta? La proposta di divieto di svapare all’aria aperta, unita al divieto di fumare sigarette convenzionali pone i due prodotti sullo stesso piano, ma la questione è proprio questa. 

Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR

Secondo il noto scienziato catanese, prof. Riccardo Polosa: “Non si possono mettere sullo stesso piano sigarette che liberano migliaia di sostanze tossiche e catrame con prodotti senza combustione decisamente molto meno dannosi. Le alternative senza combustione si sono dimostrate dal 95% al 99% meno tossiche delle sigarette convenzionali e rappresentano oggi l’unica vera soluzione per una politica sanitaria che manca di una proposta razionale per tutti coloro che non vogliono o non riescono a smettere. Paesi come Gran Bretagna, Giappone, Svezia, Norvegia e Nuova Zelanda, dove esiste da anni una politica sanitaria aperta alla riduzione del rischio, registrano un crollo delle vendite delle sigarette convenzionali e la eradicazione del tabagismo anche tra i giovani. Inoltre, l’FDA statunitense,  la più importante autorità sanitaria del paese, ha di recente approvato la commercializzazione di questi prodotti sdoganandoli come appropriati per la protezione della salute pubblica. In Italia, questo testo che si vorrebbe approvare come intende aiutare chi deve smettere di fumare a farlo? Diabetici, schizofrenici, ipertesi, donne in gravidanza e milioni di altri pazienti come saranno aiutati dal sistema sanitario ad abbandonare il fumo?” – ha chiesto il fondatore del Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania. 

Sebbene si stia parlando di una stesura preliminare, l’idea che i dispositivi elettronici possano essere soggetti alle stesse stringenti norme che regolano il fumo combusto riporta indietro le lancette della ricerca scientifica di oltre un decennio. 

Giovanni Li Volti, Direttore del CoEHAR

Per meglio comprendere la questione, bisogna capire che mentre la sigaretta brucia a una certa temperatura, e nel farlo produce una serie di sostanze tossiche, il vapore prodotto dalle sigarette elettroniche viene generato per riscaldamento a temperature più basse, basando l’intera tecnologia su un sistema completamente diverso – ha spiegato a Live Sicilia il prof. Giovanni Li Volti, ordinario di Biochimica dell’Università di Catania e direttore del CoEHAR – per un fumatore che ha alle spalle già diversi tentativi di cessazione falliti o la scarsa motivazione a smettere e che di fronte a sé ha una strada che conduce a gravi danni per la salute è auspicabile il passaggio ad  alternative decisamente meno dannose”.

Marcello Gemmato, Sottosegretario alla Salute

Una presa di posizione decisa, frutto dell’esperienza maturata nel campo della ricerca scientifica applicata i nuovi dispositivi e che ha alimentato un sano dibattito sui diritti di fumatori e svapatori. Un clima che ha portato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato a ribadire proprio oggi che quella trapelata era “una bozza prodotta non sotto impulso del ministro, ma da parte di uffici della nostra struttura”. Il sottosegretario ha dunque sottolineato che eventuali azioni non sono al momento la priorità dell’agenda politica e di cui se ne deve prima “parlare e discutere”.

A conclusione, il prof. Polosa ha dichiarato massimo sostegno all’attività del Ministro e si dichiara pronto ad avviare un dialogo che sia orientato al benessere del fumatore in accordo con le ultime evidenze scientifiche: 

Siamo al 100% con il Ministro Schillaci quando afferma che il fumo fa male e va combattuto con decisione. Ma ribadiamo che la strada dei divieti è inefficace e controproducente, ma noi siamo pronti ad un dialogo scientifico costruttivo e produttivo per la tutela della salute pubblica“. 

CoEHAR testa la prima app al mondo che monitora le abitudini alimentari dei fumatori che vogliono smettere

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Catania, 28 febbraio 2023 – È ormai ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica che esiste una correlazione marcata tra il percorso di cessazione dal fumo e i cambiamenti delle abitudini alimentari dei fumatori coinvolti nel processo: alcuni degli aspetti fondamentali sono infatti legati all’aumento di peso, all’alimentazione e a cambiamenti d’umore, soprattutto nella fase iniziale del periodo di astinenza. Pertanto, i cambiamenti consigliati in merito alle abitudini alimentari sono cruciali per determinare il successo di un percorso di addio alla dipendenza da sigaretta. 

FoodRec è il progetto del Centro di Eccellenza Internazionale per la ricerca sulla Riduzione del Danno da fumo (CoEHAR), che sfrutta la tecnologia per monitorare le abitudini alimentari delle persone durante il loro percorso di cessazione, cogliendo i cambiamenti rilevanti che possono influenzare la salute del paziente e il successo dell’intero iter. Nella recente pubblicazione “Development and user evaluation of a food-recognition app (FoodRec): Experimental Data and Qualitative Analysis, pubblicata su Health Psychology Research, il gruppo di ricerca accademica interdisciplinare di informatici, psicologi clinici e medici ha spiegato come è stata creata e testata un’app per il riconoscimento del cibo per monitorare i cambiamenti dell’umore e le abitudini alimentari dei fumatori durante uno studio pilota. L’idea principale era quella di valutare le abitudini alimentari ed eventuali anomalie nei soggetti in diversi momenti durante il percorso di addio al fumo per valutare correlazioni tra i dati osservati e le informazioni note sul trattamento di cessazione.

I test hanno coinvolto 149 fumatori che stavamo smettendo di fumare, di età compresa tra i 19 e gli 80 anni, e che hanno utilizzato l’app FoodRec per due settimane consecutive per valutarne usabilità ed idoneità.

Durante il test qualitativo, la maggior parte degli utenti dell’app si è dichiarata estremamente “contenta” di poter utilizzare questo strumento mentre tentava di smettere di fumare. L’App è stata percepita come estremamente user-friendly e leggera. Inoltre, si è rivelata essere utile per osservare le abitudini alimentari degli utenti e per alleviare lo stress che deriva dalla riduzione dell’assunzione di cibo.

Sono state apprezzate alcune qualità dell’app come la grafica accattivante, snella e intuitiva della sezione “home”, che consente un facile approccio anche da parte degli utenti con una minore padronanza del contesto tecnologico. Hanno ricevuto commenti positivi anche le dimensioni ridotte che la rendono facilmente utilizzabile sul proprio dispositivo e la sezione statistica all’interno dell’app che permette un facile monitoraggio della dieta. Inoltre, i partecipanti hanno affermato che consiglierebbero l’app a familiari e amici. Per il test quantitativo, sono stati analizzati i dati relativi alle caratteristiche degli utenti, al caricamento dei pasti, agli stati d’animo e al consumo di bevande.

L’esperienza maturata in questo studio studio verrà utilizzata per modificare e perfezionare il protocollo del trial clinico internazionale più esteso durante il quale testeremo l’app su un numero maggiore di utenti e in contesti clinici di programmi per la cessazione dal fumo. Alcune delle problematiche legate alla mancata corrispondenza tra il processo di cessazione del fumo e l’approccio al riconoscimento del cibo devono essere risolte con le prossime versioni dell’app, secondo le prossime fasi del progetto, che si avvarranno anche di tecniche avanzate di Intelligenza Artificiale” – disse il prof. Sebastiano Battiato, Università di Catania.

Le informazioni desunte nell’ambito del progetto FoodRec aiuteranno i ricercatori ad analizzare le abitudini alimentari dei fumatori che stanno cercando di smettere correlando le abitudini al fumo con le abitudini alimentari e creando percorsi sempre più mirati ed efficaci per affrontare definitivamente la dipendenza dal fumo”, ha concluso il prof. Alessandro Ortis, della stessa Università.

L’algoritmo creato dai ricercatori del CoEHAR per tracciare e monitorare le abitudini alimentari, che individua i singoli alimenti presenti in un’immagine, rappresenta un passo avanti nella ricerca applicata alla disassuefazione dal fumo e potrebbe essere applicato anche ad altri campi di ricerca.

Stati Uniti, Serbia, Marocco e Indonesia: Catania capitale mondiale della Riduzione del Danno

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Catania, 27 Febbraio 2023 – “La riduzione del danno è un approccio basato su chiare evidenze scientifiche da adottare per i fumatori che non riescono o non vogliono smettere di fumare” – cosi il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, ha inaugurato stamane la seconda fase del progetto di ricerca Replica 2.0 che vedrà la collaborazione internazionale di 5 Paesi diversi. “Catania dunque ancora una volta capitale mondiale della ricerca antifumo grazie alle attività di ricerca avviate dal CoEHAR”.

Da oggi e fino al 3 Marzo, otto ricercatori provenienti dalle 4 università straniere partner del progetto Replica saranno ospiti del CoEHAR all’Università di Catania per approfondire le tematiche di studio e per predisporre e avviare le attività di ricerca. Nei laboratori della Torre Biologica “F. Latteri”, gli scienziati provenienti da Indonesia, Stati Uniti, Serbia e Marocco avranno la possibilità di lavorare con gli strumenti di ricerca più innovativi al mondo stabilendo modalità, metodologie e standard operativi che potranno essere condivisi con tutta la comunità scientifica internazionale.

“No science is a perfect science”, con questa citazione il prof. Giovanni Li Volti, ha introdotto la giornata inaugurale di una intensa settimana di lavori sulla replicabilità, uno dei più importanti fattori a garanzia della qualità e della trasparenza della scienza. “Se uno studio è replicabile significa che è fatto secondo standard elevati e i suoi risultati possono essere considerati validi ed efficaci. I ricercatori di Replica stanno continuando a replicare gli studi più importanti al mondo condotti su sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato. Dai primi risultati è già emerso, senza alcun dubbio, che questi prodotti rappresentano una soluzione valida per ridurre i danni fumo correlati” – ha spiegato Li Volti.

A dare il benvenuto agli scienziati oggi in Aula Magna erano presenti il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR; il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR; i delegati del Rettore, prof.ssa Lucia Zappalà e prof. Salvo Baglio, e con loro la prof.ssa Maria Angela Sortino, direttrice del Dipartimento Biometec e la prof.ssa Giovanna Russo, vice direttrice del Dipartimento Medclin. In aula anche numerosi studenti di Medicina e Psicologia dell’Ateneo catanese.

Grande entusiasmo, inoltre, da parte degli scienziati intervenuti che si sono dimostrati propositivi nei confronti delle attività e con grandi idee da portare avanti per sviluppare ulteriori ed importanti progetti scientifici.

Pazienti con spettro schizofrenico: il fumo danneggia anche amici e parenti

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L’elevato numero di sigarette fumate ogni giorno dai pazienti con gravi disturbi mentali non arreca danno solo ai singoli fumatori ma anche alle rispettive famiglie ed alle persone che li circondano. L’abitudine al fumo è percepita come dannosa e arreca disagi anche a chi sta vicino ai pazienti affetti da schizofrenia che possono arrivare a fumare anche 60 sigarette al giorno. 

Catania, 23 Marzo 2023 – Una nuova ricerca qualitativa condotta dal team del CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania ha analizzato la percezione dell’abitudine da fumo dei caregiver dei pazienti affetti da schizofrenia. Per quest’ultimi i prodotti senza combustione sono considerati un’alternativa utile ed efficace per ritrovare sollievo e per diminuire il nervosismo e la tensione causata da una eccessiva e cronica abitudine al fumo di sigaretta convenzionale. 

Link: https://www.mdpi.com/2227-9032/11/5/644 

Recenti studi, coordinati dal prof. Pasquale Caponnetto, docente di psicologia clinica presso la sezione di psicologia del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania e fra i leader mondiale della ricerca su questi temi, hanno dimostrato che fra i fumatori con grave psicopatologia il passaggio a prodotti a basso rischio rappresenta un importantissimo fattore di riduzione del rischio di sviluppo di patologie e mortalità fumo-correlate. 

I ricercatori hanno analizzato la percezione di familiari ed amici di pazienti con disturbi dello spettro schizofrenico per indagare sulla loro visione del fumo, il suo impatto sulla salute fisica e mentale e i possibili tentativi di combattere la dipendenza. 

I risultati di questo studio mostrano che il punto di vista della maggior parte dei partecipanti sul fumo è negativo (83%), sebbene non tutti prendano in considerazione trattamenti per smettere di fumare. Tuttavia, una percentuale molto alta di loro (67%) ha provato ad intervenire con proprie risorse e strategie. Alcuni dicono di aver raccomandato di smettere, e altri sono intervenuti interferendo con l’acquisto di sigarette o stabilendo con il paziente un numero massimo di sigarette al giorno. Sul significato che le sigarette possono assumere per il paziente, emergono temi ricorrenti: sono considerate come un modo per gestire il nervosismo e la tensione o come mezzo per contrastare la monotonia e la noia quotidiana o ripetere gesti e abitudini abituali. 

I fumatori affetti da schizofrenia sono soggetti che utilizzano il fumo come deterrente per alcuni sintomi causati dalla malattia. Per questi pazienti – commenta il prof. Caponnetto – l’intervento di specialisti del settore è una necessità indiscussa. L’associazione di un percorso di cessazione all’utilizzo di strumenti senza combustione si è rivelata negli anni efficace e risolutiva. Se aiutiamo un paziente affetto da malattie mentali a smettere di fumare, riusciamo anche a migliorare la qualità di vita delle persone che lo circondano”.  

Nature Medicine: “Le ecig aiutano a smettere di fumare” – il commento di Polosa

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Un nuovo ed interessante commento pubblicato sulla rivista Nature Medicine e firmato da Kenneth E. Warner (University of Michigan), Neal L. Benowitz (University of California di San Francisco), Ann McNeill (King’s College di Londra) e Nancy Rigotti (Harvard Medical School) conclude, ancora una volta, che le elettroniche aiutano i fumatori a smettere di fumare.

Le sigarette elettroniche non metteranno fine alla devastazione provocata dalle sigarette tradizionali ma possono contribuire al nobile obiettivo di aumentare il numero di adulti che smette di fumare” – è questa la conclusione degli autori.

Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, commenta cosi:

Gli autori dell’articolo pubblicato su Nature Medicine affermano ciò che, insieme ai ricercatori del CoEHAR dell’Università di Catania, sosteniamo ormai da anni con evidenze scientifiche e le testimonianze reali di chi ha smesso con successo. Le sigarette elettroniche e i prodotti senza combustione rappresentano la soluzione più efficace per aiutare i fumatori a ridurre i danni fumo correlati. Ed è indicativo che la prima raccomandazione rivolta agli operatori sanitari e destinata ai pazienti sia semplicemente: le sigarette elettroniche aiutano i fumatori a smettere. I colleghi su Nature descrivono dettagliatamente anche le differenti raccomandazioni tra i numerosi paesi con alti tassi di fumatori e confermano la necessità di un approccio basato su evidenze scientifiche. Le raccomandazioni di Paesi come Stati Uniti, Canada e Australia contrastano notevolmente con quelle del Regno Unito, della Nuova Zelanda, del Giappone e della Svezia, dove la promozione della riduzione del danno da fumo ha portato a risultati epocali con una massiccia riduzione del numero di fumatori”.

Catania, al via la seconda fase del progetto che ha dimostrato l’autorevolezza degli studi sulle e-cig

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Catania, 22 Marzo 2023 – Da lunedì 27 febbraio a giovedì 2 marzo, il CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania), ospiterà il kick-off meeting del progetto scientifico REPLICA 2.0. Un team di ricercatori provenienti da 5 paesi diversi parteciperà all’evento di formazione coordinato dal prof. Giovanni Li Volti, direttore di CoEHAR e project leader di Replica, e dal prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

Grazie al successo della prima fase, che ha visto impegnati più di 40 ricercatori in tutto il mondo, il team di REPLICA continuerà a replicare gli studi su sigarette elettroniche e prodotti senza combustione condotti dalle maggiori autorità del settore. L’obiettivo degli scienziati del CoEHAR resta quello di colmare il gap metodologico nel campo della ricerca scientifica applicata alla riduzione del danno da fumo. Gli studi già pubblicati dal team REPLICA, infatti, hanno inequivocabilmente dimostrato una minore tossicità di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato rispetto alle sigarette convenzionali, ed anche un minor danno vascolare indotto dall’uso di sigarette elettroniche rispetto all’utilizzo di sigarette convenzionali.

L’Università di Catania, già considerato l’ateneo più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata alle sigarette elettroniche, è ormai al centro del dibattito scientifico mondiale sulla scelta delle politiche di sanità pubblica più efficaci per ridurre le morti da fumo nel mondo.

Grazie alla prestigiosa autorità scientifica riconosciuta per la numerosa produzione di dati di qualità, testate scientifiche e organi di stampa di tutto il mondo seguono con interesse e fiducia i risultati che emergono dagli studi condotti nei laboratori del CoEHAR” – cosi il prof. Riccardo Polosa annuncia la nuova era di Replica 2.0.

Consideriamo la globalizzazione della conoscenza e la standardizzazione a livello internazionalizzazione delle procedure una garanzia di qualità delle nostre ricerche” – aggiunge il prof. Giovanni Li Volti.

Alla cerimonia inaugurale del kick off meeting di Replica 2.0 parteciperanno: la prof.ssa Bouchra Ghazi dell’Università di Scienze della Salute Mohammed VI, Marocco; il prof. Ronny Lesmana dell’Universitas Padjajaran, Indonesia; il prof. Vladislav Volarevic della Facoltà di Scienze Mediche dell’Università di Kragujevac, Serbia; e il prof. Antonio Giordano della Temple University-Sbarro Health Research Institute, USA. Accoglieranno gli ospiti: la prof.ssa Lucia Zappalà, Delegata del Rettore per l’Internazionalizzazione; il prof. Salvo Baglio, Delegato del Rettore per la Ricerca; la prof.ssa Giovanna Russo, vice Direttrice del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale; la prof.ssa Maria Angela Sortino, Direttrice del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche; il prof. Massimo Caruso, Co-Principal Investigator del progetto Replica; e la dott.ssa Sonja Rust, project manager di Replica.

Motore sanità: I prodotti senza combustione come una forma di prevenzione parziale

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Pollenzo, 17 febbraio 2023 – “12,4 milioni di fumatori in Italia sono la prova che il proibizionismo non paga”. Così commenta il Dottor Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità, nel corso dell’ultima sessione di lavori della prima delle due giornate della Winter School 2023 di Motore Sanità, in corso di svolgimento a Pollenzo (CN), con il patrocinio dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.  “Un dato che è anche il risultato delle politiche di prevenzione finora portate avanti che, evidentemente, non hanno funzionato”, commenta Luciano Flor, già Direttore Generale Area Sanità e Sociale Regione del Veneto. “Fermo restando che la proposta numero uno è smettere di fumare, i professionisti e gli esperti di settore ritengono che occorra intraprendere una strada basata sulla riduzione del rischio attraverso tutti gli strumenti disponibili e le alternative messe in campo”. 

Un tema molto dibattuto quello sul fumo. Purtroppo in Italia solo 13mila fumatori si rivolgono ai centri antifumo (268 in tutto, sparsi nel nostro Paese): una percentuale molto piccola (inferiore all’1%) considerato che, per  effetto della combustione del fumo di sigaretta, muoiono ogni anno circa 93 mila persone in base alle indicazioni del Ministero della Salute. Le percentuali di cessazione, pur in osservanza delle linee guida, sono modeste e certamente inferiori a una percentuale del 50% dei soggetti trattati con un follow up di 3 anni. 

Negli ultimi anni il dibattito scientifico è soprattutto focalizzato sul fumo elettronico che, secondo alcuni, rappresenta un ulteriore rischio per la questione delle dipendenza da nicotina,  mentre per altri esperti rappresenta una buona opportunità di riduzione del rischio legato alla combustione  per tutti i fumatori che non riescono a smettere o non vogliono smettere”, chiosa Fabio Beatrice, Primario Emerito di Otorinolaringoiatria in Torino, Fondatore del Centro Antifumo Ospedale SG. Bosco di Torino, Direttore Scientifico del Board di MOHRE. “Il fumo elettronico potrebbe rappresentare una forma di prevenzione parziale nei fumatori incalliti: pur non risolvendo la questione della dipendenza, abbatte di molto la tossicità da combustione a cui sono legate la maggior parte della malattie indotte dal fumo di sigaretta. Il Ministero della Salute della Gran Bretagna lo considera non a caso un’indicazione utile alla salute pubblica. Si ritiene che la strategia clinica della riduzione del rischio presente in tutti gli ambiti della medicina dovrebbe essere opportunamente discussa e applicata, con buon senso ed equilibrio anche al settore del tabagismo visto l’elevatissimo numero di decessi che ogni anno si ripete”. 

Per quanto riguarda il fumo e i danni ad esso correlati, relativi anche all’ambiente e alla salute, il numero di studi scientifici sul tema della riduzione del danno negli ultimi 5 anni si è triplicato. A ribadirlo Pasquale Caponnetto, Professore di Psicologia clinica dell’Università di Catania e membro del CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dello stesso ateneo: “Assistiamo a una proliferazione scientifica senza precedenti da ogni parte del globo e si tratta di ricerche internazionali che, per la maggioranza, dimostrano il 90% di minor danno dei dispositivi a rischio ridotto, ovvero privi di combustione. In Italia, 1 italiano su 4 ancora fuma e solo il 9% dei tabagisti riesce a mantenere l’astinenza per più di sei mesi. Purtroppo, ci siamo dimenticati che al centro del dibattito scientifico devono sempre esserci il benessere e la salute fisica e mentale di chi utilizza sigarette e la tutela delle classi più a rischio, giovani e fumatori cronici in primis. Non dimentichiamoci, inoltre, che anche la tecnologia più fornirci un aiuto fondamentale nel trattamento della dipendenza da fumo, attraverso servizi di telemedicina e di realtà virtuale, che possono aiutare tutti coloro che per impossibilità di diversa natura non possono ricevere il supporto e il sostegno di un professionista, un’arma vincente per uscire definitivamente dalla porta del fumo. Il sistema delle politiche pubbliche deve iniziare a dialogare con la scienza e a leggere le evidenze, senza preconcetti di parte. Solo cosi possiamo davvero aiutare chi vuole smettere di fumare ed anche chi non riesce a farlo da solo”. 

Liaf e CoEHAR tra i giovani per parlare di danni da fumo e stop vaping per i minori

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Docenti dell’Università di Catania e medici del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania hanno incontrato oggi gli studenti del Liceo Statale Ettore Majorana per parlare di prevenzione antifumo ma anche di prospettive future di orientamento accademico. La scienza dell’Harm Reduction è in continuo divenire e raccontare agli studenti delle scuole le prospettive accademiche e formative di questa nuova scienza è un nuovo modo di raccontare la ricerca d’ateneo.

Oggi infatti, mercoledì 15 Febbraio, dalle ore 9 alle ore 11, gli esponenti più illustri del centro di ricerca catanese e della Lega Italiana Anti Fumo hanno parlato ai 170 ragazzi del Liceo catanese di quali sono i danni causati dal fumo e del perché iniziare a fumare è una scelta sbagliata.

Al centro dell’incontro uno spazio dedicato anche al vaping e alla diffusione dell’utilizzo di sigarette elettroniche tra i giovani. Ricordiamo che la vendita di questi strumenti è vietata ai minori. E non iniziare a svapare è la scelta più giusta per i giovani.

Sono intervenuti: il Prof. Giovanni Li Volti, Direttore CoEHAR; il Dr. Michele Compagnone, endocrinologo del Policlinico di Catania; la Prof.ssa Agata Zappalà, Docente di Fisiologia, Biometec – Università di Catania; la Dr.ssa Valeria Nicolosi, giornalista ed esperta di comunicazione sociale del CoEHAR, il Dr. Carlo Bellanca, specializzando in Farmacologia e Tossicologia Clinica – U.O. PID Tossicologia Clinica – Policlinico di Catania ed il Prof. Pasquale Caponnetto, Docente di Psicologia Clinica – Università di Catania.

Fumo: differenza sostanziale tra fumo e vaping e centinaia di studi scientifici confermano la riduzione del danno come approccio efficace per i Governi  

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Catania 18 Gennaio 2023 – Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci riprende la Legge Sirchia e annuncia un aumento dei divieti sulla base di quelli già presenti.

Riccardo Polosa, docente di Medicina Interna e fondatore del CoEHAR dell’Università di Catania interviene cosi:

“Il punto è che la Legge Sirchia compie 20 anni e come ogni strumento di tutela e prevenzione va aggiornato e rivisto, non ampliato. Venti anni fa gli strumenti di riduzione del danno non esistevano nemmeno. E oggi si insiste con una legge desueta che non è contestuale alla realtà, applicandola male peraltro. Se si guardasse di più alla scienza, il Ministero avrebbe una nuova occasione di riscrivere una legge e un nuovo percorso di lotta al tabagismo. Dalla Legge Sirchia in poi l’aumento di divieti e la mancata attivazione di politiche attive per sensibilizzare i fumatori a smettere hanno lasciato un vuoto. A guardare i dati del Ministero, si registra un numero di fumatori in meno, non di più. E se si vuole agire, si deve sensibilizzare. Basti pensare che l’ultima campagna antifumo italiana risale al 2015 anche se sappiamo che la sensibilizzazione antifumo è l’azione più efficace per incidere sui cambiamenti degli stili di vita. Il numero di studi scientifici che dimostrano il minor danno delle sigarette elettroniche e dei dispositivi a rilascio di nicotina senza combustione rispetto alle convenzionali sigarette da combustione è altissimo. Stiamo parlando di ricerche scientifiche internazionali che dimostrano il 90% di danno in meno dei dispositivi a rischio ridotto. Numeri che andrebbero almeno ascoltati e valutati in Commissione Sanità e Affari Sociali. L’Università di Catania, con il CoEHAR che rappresento, è l’ateneo più produttivo al mondo in questo campo. Per i fumatori che non riescono a smettere di fumare da soli, e per i soggetti affetti da particolari patologie, il passaggio da prodotti da combustione verso prodotti che ne sono privi, dimostra efficacemente e scientificamente una riduzione importante e sostanziale del danno. In altri Paesi, come Germania ed Inghilterra in primis, un approccio propositivo nei confronti della riduzione del danno ha dimezzato il numero di fumatori, il 50% in meno grazie al passaggio ai sistemi senza combustione. Ricordiamolo”

BPCO – una review del CoEHAR fornisce il consiglio meno dannoso per i fumatori che non riescono a smettere

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In una nuova revisione scientifica pubblicata su Expert Review of Respiratory Medicine il team diretto dal prof. Riccardo Polosa ed in collaborazione con i ricercatori del Guy’s & St Thomas’ Hospitals di Londra mostra le opzioni esistenti per i fumatori con Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) che hanno difficoltà a smettere di fumare.

Link: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17476348.2023.2167716?src

La BPCO è la terza principale causa di morte a livello mondiale, e causa più di 3 milioni di morti ogni anno. A livello globale, sono più di 65 milioni le persone colpite da BPCO (broncopneumopatia cronico ostruttiva), con più di 3 milioni di pazienti affetti solo in Italia.

Rallentare la progressione della malattia, ridurre le riacutizzazioni respiratorie e migliorare la qualità della vita sono esigenze insoddisfatte nella gestione dei pazienti. La cessazione del fumo è l’unico metodo provato utile a migliorare le condizioni della malattia ma è scoraggiante che la maggior parte dei programmi per smettere di fumare non sembrino funzionare per la stragrande maggioranza dei fumatori con BPCO e che, addirittura, molti pazienti continuino a fumare nonostante i loro sintomi.

Considerato che sono disponibili solo informazioni limitate sull’impatto dei prodotti senza combustione sulla BPCO, un gruppo di ricerca del CoEHAR, guidato dal suo fondatore, il professor Riccardo Polosa, ha scritto questo articolo di revisione per valutare le prove esistenti dagli studi effettuati sull’uomo (e non sugli animali) circa gli effetti sulla salute respiratoria dovuti al passaggio all’utilizzo di prodotti senza combustione per i pazienti con BPCO che fumano sigarette convenzionali. 

L’obiettivo principale è fornire ai medici prove sugli effetti del passaggio all’utilizzo di questi prodotti e promuovere raccomandazioni utili all’alfabetizzazione sanitaria nei pazienti con BPCO.

I pazienti con BPCO che hanno difficoltà a smettere di fumare dovrebbero infatti prendere in considerazione la possibilità di sostituire le sigarette convenzionali con prodotti senza combustione come le sigarette elettroniche o i prodotti a base di tabacco riscaldato. Sebbene non privi di rischi, è riconosciuto che questi prodotti rilasciano emissioni tossiche molto inferiori rispetto alle sigarette combustibili” – afferma il professor Riccardo Polosa. “La nostra revisione è un riferimento importante per i soggetti interessati all’impatto del fumo, alla cessazione o alla eventuale sostituzione” – aggiunge Polosa.

La revisione

Questo articolo di revisione evidenzia la necessità di studi clinici di follow-up a lungo termine, progettati con cura, adeguatamente controllati, per valutare il vero potenziale delle tecnologie di somministrazione di nicotina senza combustione per la cessazione prolungata del fumo e la riduzione del danno derivante, in particolare tra i fumatori con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). I risultati appropriati di questi studi dovrebbero includere, tra gli altri, cambiamenti nella funzione polmonare, sintomi respiratori, qualità della vita correlata alla salute, esacerbazioni della BPCO, capacità funzionale fisica, imaging toracico (ad esempio tomografia computerizzata ad alta risoluzione) nonché biomarcatori facilmente accessibili associati alla gravità e alla progressione di questa malattia.

2023? Vi spieghiamo perché è l’anno giusto per smettere

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2023 smettere di fumare

Con l’avvento del 2023, la motivazione e i venti del cambiamento ci spingono verso nuovi approcci e risoluzioni, soprattutto per quanto riguarda alcune la nostra salute, combattendo contro alcune bestie nere come il fumo di sigaretta. Ma come rendere una buona idea un progetto di successo?

Festeggiare il nuovo anno, si sa, è da sempre uno dei motivi principali che spingono le persone a prendere decisioni che cambino in positivo la propria vita.

Complici tre anni in cui i paradigmi mondiali sono stati ribaltati, quest’anno la top ten dei propositi non vede più il classico “smetto di fumare” in cima alla lista, scalzato da propositi che privilegiano invece un miglior bilanciamento tra la vita lavorativa e la vita personale. 

Ma anche per questo 2023, la laute fisica e mentale sono tra i grandi temi affrontati, compresa sembra necessità di abbandonare quelle abitudini che invece ci spingono verso la direzione opposta.

Ma perché il 2023 dovrebbe essere un anno differente dagli altri?

Sappiamo infatti, secondo un dato statistico inglese di qualche anno fa, che su 100 fumatori che scelgono di smettere con l’anno nuovo, solo 13 riescono.

Ma è anche vero che chi smette a gennaio ha molte più probabilità di dire addio al fumo per sempre.

Eppure quest’anno, i venti del nuovo anno sembrano garantire molte più chances: innanzitutto, usciamo da anni complessi, dove è tornata alla ribalta più che mai la voglia di investire sulla salute, orientandoci verso scelte consapevoli.

Il tempo, questa grande unità di misura contro cui combattevamo strenuamente, è tornato ad essere un alleato, che, se giustamente valorizzato, può definire degli standard qualititativi di vita molto più elevati.

Ed è questa la spinta principale che dobbiamo sfruttare: recuperato, almeno parzialmente, un equilibrio tra tempo e impegno, possiamo investire su piccoli propositi che rappresentano un cambiamento radicale, in primis dire addio al fumo.

Un esempio? Prendiamo il tempo come unità di misura e metro dei nostri progressi da quando decidiamo di spegnere l’ultima sigaretta della nostra vita:

  1. In 20 minuti cala la pressione e rallenta il battito cardiaco 
  2. In 12 ore i livelli di monossido di carbonio si riassettano 
  3. In 24 ore i polmoni iniziano a liberarsi dei depositi del fumo
  4. In soli due giorni scendono i livelli di nicotina nel sangue e migliorano gusto e olfatto
  5. In un periodo che va dalle due settimane ai 3 mesi si assistono a cambiamenti significativi: migliora l’umore, la qualità del sonno, la circolazione sanguigna e la respirazione. Addio a tosse e catarro. torna la voglia e le condizioni fisiche per poter effettuare attività fisica liberamente
  6. Dopo 10 anni il rischio di tumore ai polmoni è pari a quello di un non-fumatore.

Ciò che colpisce, è che tenere duro per pochissimo tempo significa già aver compiuto un passo enorme in avanti

Ma come riuscire a rendere il 2023 l’anno giusto?

Innanzitutto, si deve necessariamente prendere coscienza della propria decisione: le feste sono finte, siamo tornati alla routine quotidiana ma con ancora quell’aurea di libertà che si respira dopo le ferie natalizie: inserire un piccola nuova abitudine potrebbe essere meno difficile del previsto.

Anche al lavoro, si rinuncia più facilmente. Una pausa sigaretta in meno si potrebbe giustificare con il dover riprendere task lasciati indietro.

Rivolgersi a servizi di cessazione come ASL e centri antifumo, inoltre, mette in contatto con esperti del settore che sapranno creare un percorso ad hoc basato che sulle esigenze del singolo.

Che state aspettando? Il 2023 è davvero il vostro anno. Dite addio al fumo e investite nel vostro futuro!

Aumenta il consumo di Ecig

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ecig medici salute umana

Nel 2021 il 2,8% delle persone di 14 anni e più (circa 1 milione e mezzo) ha dichiarato di utilizzare la sigaretta elettronica (il 3,4% dei maschi e il 2,3% delle femmine), mentre il 2,1% ha preferito i prodotti a tabacco riscaldato non bruciato (HnB), come mini-sigarette o capsule riscaldate da appositi dispositivi a temperature più basse di quelle raggiunte nelle sigarette convenzionali. 
I ragazzi sono i maggiori fruitori della sigaretta elettronica: tra i 18 e i 34 anni, la quota di utilizzatori è del 5,2% (circa il 6% dei maschi e il 4,5% delle femmine), mentre il 4,6% fa uso di prodotti a tabacco riscaldato non bruciato. Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine multiscopo ‘Aspetti della vita quotidiana’ realizzata dall’Istat, che dal 2014 ha iniziato a rilevare l’uso della sigaretta elettronica e, dal 2021, quello dei prodotti a tabacco riscaldato.

Il consumo di prodotti come la sigaretta elettronica e di quelli a tabacco riscaldato non bruciato (HnB) è un fenomeno emergente degli ultimi anni, coinvolge una porzione limitata della popolazione, soprattutto quella giovanile, ma sta dunque lentamente crescendo nel tempo.

Se nel 2014 erano circa 800mila le persone di 14 anni e più che facevano uso della sigaretta elettronica, nel tempo si è assistito a un aumento, specialmente a partire dal 2017, fino ad arrivare nel 2021 a quasi un milione e mezzo di persone. L’aumento nel tempo ha riguardato sia gli uomini che le donne, con livelli tra gli utilizzatori di entrambi i sessi che nell’arco di quasi 10 anni si sono più che raddoppiati. 

In questa edizione dell’indagine, l’Istituto nazionale di statistica ha messo sotto la lente di ingrandimento un campione di circa 25mila famiglie distribuite in circa 800 comuni italiani: hanno risposto 19.829 famiglie e oltre 45mila persone.

Dallo studio è emerso un uso a volte combinato dei prodotti: un consumatore su quattro, infatti, usa sia la sigaretta elettronica, sia i prodotti a tabacco riscaldato non bruciato. Inoltre, tre utilizzatori su quattro di sigaretta elettronica e/o prodotti a tabacco riscaldato non bruciato sono anche fumatori.

La rilevazione ha poi messo in luce come la sigaretta elettronica sia utilizzata soprattutto tra i maschi di età compresa tra i 25 e i 34 anni (6,2%) e come l’uso della sigaretta elettronica decresca progressivamente al crescere dell’età, quasi scomparendo tra la popolazione di 65 anni e più.

Polosa apre il 2023 con un altro primato

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Il consorzio CoEHAR inizia il 2023 con un primato. Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, anche per l’anno appena trascorso è stato indicato come uno degli scienziati più produttivi al mondo nel campo della ricerca applicata agli strumenti antifumo.

Polosa è il docente con più pubblicazioni scientifiche dell’ateneo di Catania e risulta nella top ten di tutti gli atenei del Sud Italia come autorità più produttiva nel suo ambito scientifico. A ribadirlo, anche nel 2022, la classifica ufficiale di Plos Biology.

Updated science-wide author databases of standardized citation indicators” è l’articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista Plos Biology che ogni anno rende pubblici i dati relativi all’impatto delle pubblicazioni scientifiche di 100.000 ricercatori nel mondo, in termini di rapporto tra citazioni, ricerche e impatto sulla carriera.

Secondo questo studio, il prof. Polosa anche per il 2022 è tra gli scienziati più citati al mondo. I nomi indicati nella lista vengono rigorosamente classificati in 22 campi scientifici e 126 sottocampi. Una ricerca attenta e minuziosa che ormai da anni vede il primato dello scienziato catanese ancora presente nella Top List internazionale.

Un primato, peraltro, che si associa ad un altro incredibile risultato scientifico del team del CoEHAR di Catania che chiude il 2022 con un numero da record: il gruppo di scienziati affiliati al Centro di ricerca etneo è infatti riuscito a realizzare, in soli 4 anni, ben 128 pubblicazioni scientifiche su riviste prestigiose e tutte dedicate al tema dell’Harm Reduction.

Un autorevole riconoscimento che mi accompagna ormai da anni grazie soprattutto al grande lavoro svolto dai numerosi ricercatori dell’ateneo di Catania che collaborano ogni giorno con colleghi provenienti da ogni parte del globo. Abbiamo inaugurato una linea di ricerca scientifica che ha già ottenuto risultati epocali aiutando milioni di persone a cambiare approccio e stile di vita. Non abbiamo intenzione di fermarci. La riduzione del danno è un principio che va applicato ad ogni ambito di ricerca e può rappresentare la vera svolta rivoluzionaria per la cura di numerose malattie e per la diffusione di nuovi standard di ricerca scientifica” – così Riccardo Polosa ha commentato la notizia.

ANAFE: bene stabilizzazione tasse su Ecig

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consultazione europea fumo ecig

Roma, 29 dicembre 2022. La Legge di bilancio 2023, da poco approvata in via definitiva dal Senato, ha finalmente previsto la stabilizzazione della tassazione sulle sigarette elettroniche, prevedendo che a decorrere dal 1° gennaio 2023 l’imposta di consumo sui liquidi da inalazione sia la stessa applicata nel 2022. Un intervento necessario non solo per garantire un gettito erariale fisso da parte del settore ma, soprattutto, per evitare il concreto rischio di ulteriore depauperazione di un asset importante del Made in Italy che, altrimenti, avrebbe subito la quinta modifica normativa in sei anni. Questa la posizione di ANAFE, l’Associazione Italiana Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria.

“Esprimiamo soddisfazione per la stabilizzazione delle tasse e per questo ringraziamo per l’impegno politico mantenuto, in particolare, il Vice Premier Matteo Salvini, il Vice Ministro al MEF Maurizio Leo e il Sottosegretario di Stato Federico Freni. Il settore del fumo elettronico è stato l’unico a subire un crescente ed esponenziale aumento di tassazione in piena crisi pandemica: in particolare per i liquidi da inalazione sono stati previsti aumenti fino al +150% per quelli con nicotina e +300% per i senza nicotina. Finalmente da oggi il settore può tornare a pianificare investimenti e ad assicurare a tutti gli occupati della filiera (15.000 lavoratori diretti e circa 35.000 indiretti) continuità nella produzione e nelle attività di ricerca e sviluppo. Ma soprattutto, da oggi l’industria del fumo elettronico può concentrarsi maggiormente sul principale problema del mercato, ovvero il contrabbando di prodotti contraffatti, che non rispettano i requisiti di legge e sono potenzialmente rischiosi per la salute”. Così Umberto Roccatti, Presidente di ANAFE Confindustria, che ha poi aggiunto: “Accogliamo, inoltre, positivamente l’indirizzo del nuovo Esecutivo che, in discontinuità rispetto al passato, ha deciso di interrompere una politica fiscale esclusivamente svantaggiosa e punitiva nei confronti dei prodotti innovativi a rischio ridotto. E dunque nei confronti di circa 2 milioni di individui tra persone che usano la sigaretta elettronica per provare a smettere di fumare e coloro che, non riuscendo a smettere, scelgono un prodotto meno dannoso per la salute. Con la rideterminazione dell’accisa sui tabacchi lavorati, infatti – per la prima volta dopo molti anni – il nostro Paese ha scelto di non incentivare più a livello fiscale il consumo di prodotti certamente nocivi come le sigarette tradizionali. Si tratta di una scelta di buon senso a tutela di tutti i consumatori e che, tra le altre cose, risulta in linea con quanto già previsto in altri Paesi europei”.

Tumori in aumento, 44 mila quelli al polmone

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unshaven man holding a cigarette with scissors, close up

Il Ministero della Salute presenta i nuovi dati sui tumori in Italia. Ed è subito allarme “stili di vita”. Al Ministero della Salute presentato il volume sui numeri delle neoplasie, frutto della collaborazione tra AIOM, AIRTUM, Fondazione AIOM, ONS, PASSI, PASSI d’Argento e SIAPeC-IAP.

Questi i numeri: nel 2022 in Italia sono stati stimati 390.700 (205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne) nuovi casi di tumore, +14.100 in soli due anni. I cinque carcinomi più frequenti sono quelli della mammella (55.700), colon-retto (48.100), polmone (43.900), prostata (40.500) e vescica (29.200). Serve più impegno per sensibilizzare i cittadini: il 33% è in sovrappeso, il 24% fuma e i sedentari sono passati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021. Pesano i ritardi nell’assistenza accumulati durante la pandemia, ma si registra una ripresa dei programmi di prevenzione secondaria e degli interventi chirurgici in stadio iniziale.

I sistemi PASSI e PASSI d’Argento consentono di stimare la prevalenza di fumo, consumo di alcol, sedentarietà, eccesso ponderale o abitudini alimentari (come consumo di frutta e verdura) nella popolazione di 18-69 anni e nella popolazione ultra 65enne residente in Italia.

Abitudine tabagica

Nel 2021, in Italia, il 24% dei 18-69enni fuma e il 16% è un ex-fumatore. Fra i fumatori uno su 4 (22%) consuma più di un pacchetto di sigarette al giorno. L’abitudine tabagica è più frequente fra gli uomini rispetto alle donne, fra i più giovani, fra i residenti nel Centro-Sud ed è anche fortemente associata allo svantaggio sociale essendo più frequente fra le persone con molte difficoltà economiche o meno istruite. Negli ultimi anni la percentuale di fumatori si è comunque ridotta, lentamente ma significativamente, seguendo il trend in discesa che si osserva da almeno trenta anni. Fra il 2008 e il 2021 la quota di fumatori scende di circa 6 punti percentuali, dal 30% al 24%.

“Ancora una volta nessun accenno alle politiche di riduzione del danno – dice il direttore del CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania, prof. Giovanni Li Volti – Il fumo di sigaretta convenzionale incide segnatamente su molti dei tumori evidenziati nel report. Utilizzare strumenti efficaci per aiutare i fumatori che non riescono a smettere da soli con strumenti efficaci, come i prodotti privi di combustione, ridurrebbe l’incidenza dei tumori e l’aggravamento della malattie e sarebbe un vantaggio in più anche per le politiche economiche del sistema sanitario italiano”. 

“Non ci illudiamo – spiega il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – il peso delle morti per cancro e segnatamente per tumori fumo correlati come quelli del polmone e della vescica non si ridurrà negli anni a venire se non si metteranno in campo strategie di politica sanitaria innovative. Le attuali politiche di contrasto al tabagismo non bastano. E’ giunto il momento di un cambio di marcia in linea con le nuove sfide del XXI secolo. La riduzione del danno è un principio riconosciuto dalle più importanti autorità sanitarie internazionali incluse Inghilterra, Nuova Zelanda e Giappone. Una sua capillare adozione salverà milioni di vite nei prossimi anni”. 

Il comunicato stampa del Ministero
TUMORI: NEL 2022 IN ITALIA STIMATI 390.700 NUOVI CASI, +14.100 IN 2 ANNI
POST COVID, PIÙ SCREENING MA È ALLARME PER GLI STILI DI VITA SCORRETTI
Aumentano le diagnosi rispetto al 2020. I cinque carcinomi più frequenti sono quelli della mammella (55.700), colon-retto (48.100), polmone (43.900), prostata (40.500) e vescica (29.200). Serve più impegno per sensibilizzare i cittadini: il 33% è in sovrappeso, il 24% fuma e i sedentari sono passati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021. Pesano i ritardi nell’assistenza accumulati durante la pandemia, ma si registra una ripresa dei programmi di prevenzione secondaria e degli interventi chirurgici in stadio iniziale

Roma, 19 dicembre 2022 – Nel 2022, in Italia, sono stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro (nel 2020 erano 376.600), 205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne. In due anni, l’incremento è stato di 14.100 casi. Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2022, è il carcinoma della mammella (55.700 casi, +0,5% rispetto al 2020), seguito dal colon-retto (48.100, +1,5% negli uomini e +1,6% nelle donne), polmone (43.900, +1,6% negli uomini e +3,6% nelle donne), prostata (40.500, +1,5%) e vescica (29.200, +1,7% negli uomini e +1,0% nelle donne). La pandemia ha determinato, nel 2020, un calo delle nuove diagnosi, legato in parte all’interruzione degli screening oncologici e al rallentamento delle attività diagnostiche, ma oggi si assiste alla ripresa dei casi di cancro come in altri Paesi europei. Che rischia di peggiorare, se non si pone un argine agli stili di vita scorretti: il 33% degli adulti è in sovrappeso e il 10% obeso, il 24% fuma e i sedentari sono aumentati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021. Dall’altro lato, va letta positivamente la ripresa dei programmi di screening, tornati nel 2021 ai livelli prepandemici, in particolare quello mammografico raggiunge la copertura del 46%, per il colon-retto del 30% e per la cervice uterina del 35%. Alla riattivazione dei programmi di prevenzione secondaria corrisponde un incremento del numero di interventi chirurgici per cancro del colon-retto e della mammella, anche in stadio iniziale. E nell’assistenza oncologica assume un ruolo di primo piano la vaccinazione anti Covid. Il rischio di morte, tra le persone con storia di cancro e positività all’infezione da SARS-CoV-2, è 2-3 volte superiore tra quelle non vaccinate rispetto alle vaccinate.

E’ il censimento ufficiale, giunto alla dodicesima edizione, che descrive gli aspetti relativi alla diagnosi e terapia delle neoplasie grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione AIOM, Osservatorio Nazionale Screening (ONS), PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), PASSI d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP), raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2022”, presentato oggi in una conferenza stampa a Roma, al Ministero della Salute, con l’intervento del Ministro, Prof. Orazio Schillaci.

“L’aumento a 390.700 del numero assoluto dei casi nel 2022 pone interrogativi per i quali attualmente non ci sono risposte esaurienti – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. Queste stime per l’Italia per il 2022 sembrano indicare un aumento del numero assoluto dei tumori, in gran parte legato all’invecchiamento della popolazione, in apparente contrasto con l’andamento decrescente dei tassi di incidenza osservato se, ipoteticamente, si considera invariata l’età dei cittadini. Questi dati aggiornati invitano sempre di più a rafforzare le azioni per contrastare il ritardo diagnostico e per favorire la prevenzione secondaria e soprattutto primaria, agendo sul controllo dei fattori di rischio a partire dal fumo di tabacco, dall’obesità, dalla sedentarietà, dall’abuso di alcol e dalla necessità di favorire le vaccinazioni contro le infezioni note per causare il cancro, come quella contro l’HPV”.

“Il volume costituisce un supporto di grande valore per il Servizio Sanitario Nazionale, per il Ministero della Salute e, indubbiamente, per i pazienti oncologici, ai quali, mai come adesso, è necessario offrire le pratiche migliori di prevenzione, cura e assistenza – spiega il Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci, nella prefazione del libro -. Come emerge dall’analisi, a seguito di decenni caratterizzati da notevoli progressi, la pandemia di Covid-19 ha determinato una battuta d’arresto nella lotta al cancro, causando in Italia, nel complesso, un forte rallentamento delle attività diagnostiche in campo oncologico, con conseguente incremento delle forme avanzate della malattia. Questi ritardi sicuramente influiranno sull’incidenza futura delle patologie neoplastiche. Inoltre, per quanto riguarda i fattori di rischio comportamentali, i dati raccolti durante il biennio 2020-2021 segnano un momento di accelerazione per lo più in senso peggiorativo. Si tratta di un dato che non può non destare preoccupazione se si considera che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati intervenendo su fattori di rischio prevenibili, soprattutto sugli stili di vita”.

È infatti necessario sensibilizzare i cittadini sulle regole di prevenzione primaria. “I dati PASSI sugli stili di vita confermano la non ottimale aderenza dei cittadini ad uno stile di vita sano – afferma Maria Masocco, Responsabile scientifico dei sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità -. Dall’analisi delle serie storiche dei fattori di rischio comportamentali, emerge che non ci sono stati grandi miglioramenti negli ultimi 15 anni e, ad eccezione dell’abitudine al fumo di sigaretta che continua la sua lenta riduzione da oltre un trentennio, il consumo di alcol a rischio, la sedentarietà e l’eccesso ponderale, complessivamente, peggiorano o restano stabili. Non solo. In piena pandemia, durante il biennio 2020-2021, questi trend hanno subito modifiche per lo più in senso peggiorativo. L’impatto della pandemia sugli stili di vita è più visibile nel 2020 e sembra, in parte, rientrare nel 2021. Ma gli sforzi per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione primaria non devono fermarsi”.

Come emerge dall’indagine che ha coinvolto10 anatomie patologiche per i tumori della mammella e 12 per il colon-retto, il numero di carcinomi della mammella operati nel 2020 è risultato inferiore del 4,7% (-151 casi) rispetto al 2019, per poi risalire nel 2021 (+ 441 casi, +14,5%). Nel 2020, il numero di carcinomi del colon-retto operati è risultato inferiore del 10,8% (-238 casi) rispetto al 2019, mentre è cresciuto di 233 casi (+11,9%) nel 2021 rispetto al 2020. “Questa edizione contiene l’aggiornamento al 2021 dell’indagine contenuta nella scorsa edizione sull’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 sugli interventi chirurgici dei tumori della mammella e del colon-retto – evidenzia Guido Mazzoleni, Azienda Sanitaria di Bolzano, Registro Tumori di Bolzano, Referente SIAPeC-IAP -. I risultati aggiornati fanno emergere, in generale e per entrambi i tumori, un aumento dei casi operati nel 2021 rispetto al 2020 e un incremento della percentuale dei tumori pTis, cioè in stadio iniziale, nel 2021 rispetto agli anni precedenti, sia nella mammella che nel colon-retto, a conferma di una ripresa degli screening oncologici. Va, inoltre, segnalato un aumento in entrambe le neoplasie delle categorie N0 e N1a, verosimile indicatore di una presa in carico più precoce dei tumori diagnosticati”.

Nel 2021 si osserva, infatti, un ritorno ai dati pre-pandemici anche per quanto riguarda la copertura dei programmi di prevenzione secondaria. Per la mammografia il valore medio italiano, che nel 2020 si era attestato al 30%, nel 2021 ritorna in linea (46,3%) con i valori di copertura (cioè la proporzione di donne che hanno effettuato la mammografia sul totale della popolazione avente diritto) del periodo 2018-2019. Per lo screening colorettale (ricerca del sangue occulto nelle feci) il valore complessivo si attestava intorno al 30%, per ridursi al 17% nel 2020 e risalire al 30% nel 2021. Lo screening cervicale presentava valori pre-pandemici intorno al 38-39%, un calo al 23% nel 2020 e un livello di copertura del 35% nel 2021. “Questi dati ci consegnano un Paese a due, se non a tre velocità, ma anche con notevoli capacità di rispondere alle emergenze – sottolinea Paola Mantellini, Direttrice Osservatorio Nazionale Screening -. La maggior parte delle attività di screening non è stata ferma durante la pandemia, ma il Covid-19 ha messo in risalto ancora di più le fragilità di questi programmi, già evidenti in epoca pre-pandemica. L’obiettivo non è recuperare i ritardi indotti dall’emergenza sanitaria, ma ottenere livelli di copertura ottimali che, in determinate aree del Paese e per alcuni programmi, non si sono raggiunti nemmeno prima della pandemia. Perché più i livelli di copertura saranno elevati, maggiore sarà la nostra capacità di diagnosticare la malattia in fase precoce. È infatti importante segnalare che, all’interno di ogni singola macro-area, ci sono Regioni con maggiore capacità di ripresa ed altre in evidente difficoltà anche nel 2021”.

Un capitolo del libro è dedicato all’impatto del Covid sui pazienti con tumore. “In Italia, la pandemia ha causato un aumento della mortalità dei pazienti oncologici, soprattutto nei maschi, in età avanzata, con tumore diagnosticato da meno di 2 anni e nelle neoplasie ematologiche – spiegano Fabrizio Stracci,(Presidente AIRTUM) e Diego Serraino (Direttore, SOC Epidemiologia Oncologica e Registro Tumori del Friuli Venezia Giulia, Centro di Riferimento Oncologico, IRCCS, Aviano) -. È fondamentale che i pazienti fragili, tra cui rientrano quelli oncologici, si vaccinino. Infatti uno studio su tutti i residenti in Friuli Venezia Giulia e nella provincia di Reggio Emilia ha evidenziato che il rischio di morte tra gli individui con storia di cancro e di positività all’infezione da SARS-CoV-2 è 2-3 volte superiore tra i non vaccinati rispetto ai vaccinati”.

A fronte dei 2 milioni e mezzo di cittadini che vivevano in Italia nel 2006 con una pregressa diagnosi di tumore, si è passati a circa 3,6 milioni nel 2020, il 37% in più di quanto osservato solo 10 anni prima. L’aumento è stato particolarmente marcato per coloro che vivono da oltre 10 o 15 anni dalla diagnosi. Nel 2020, circa 2,4 milioni di persone (65% del totale) hanno ricevuto la diagnosi da più di 5 anni, mentre 1,4 milioni (39% del totale) da oltre un decennio. Sono oltre un quarto (27%) le persone guarite tra quelle che vivono dopo una diagnosi di tumore.

“Nella stragrande maggioranza dei casi, una persona libera da malattia oltre i 10 anni dal termine del trattamento può, in assenza di recidiva, essere considerata guarita – conclude Giordano Beretta, Presidente Fondazione AIOM -. Fanno eccezione a questa regola alcuni tumori in cui il tempo di guarigione è più lungo e le neoplasie insorte nell’età infantile e adolescenziale, in cui possono bastare 5 anni. Il fatto che una persona, a cui è stata diagnosticata una patologia oncologica, possa essere considerata guarita rappresenta un radicale cambiamento di paradigma, che diventa anche un elemento motivante per l’adesione agli screening, una volta che si sia compreso che la guarigione è tanto più facile quanto più precoce è la diagnosi. In Italia i pazienti oncologici guariti, però, rischiano ancora di incontrare concrete difficoltà quando, ad esempio, cerchino di stipulare un’assicurazione sulla vita o richiedano un mutuo o un finanziamento bancario. Ecco perché è fondamentale attuare, anche in Italia, una legge sul ‘Diritto all’Oblio’, seguendo l’esempio di altri Paesi europei”.


 

Esperti a CDC statunitense: correggere la disinformazione sul vaping

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ATLANTA – Gli scienziati più illustri in tema di Harm Reduction stanno chiedendo ai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) di controllare e correggere la disinformazione che sopravvaluta i pericoli delle sigarette elettroniche.

L’iniziativa si chiama “Moving Forward”.

Un gruppo di esperti di salute pubblica di 5 importanti università americane, insieme al procuratore generale dell’Iowa, hanno pubblicato un editoriale sulla rivista ADDICTION richiamando l’attenzione su come il CDC e il Surgeon General degli Stati Uniti perpetuano la disinformazione sulle sigarette elettroniche. Chiedono al CDC di adottare misure concrete per affrontare e correggere gli errori, rafforzando così la sua reputazione.

Gli autori identificano la gestione da parte del CDC dell’epidemia EVALI del 2019 come un problema di informazione. Mentre ora è noto che queste lesioni polmonari sono state causate dall’acetato di vitamina E aggiunto ai vapori di marijuana illeciti, il CDC continua a utilizzare una denominazione obsoleta e imprecisa per questa malattia: “E-cigarette, o Vaping, Product Use-Associated Lung Injury” (EVALI) — che fa più male che bene alla salute pubblica.

I fumatori hanno ancora il doppio delle probabilità di identificare le sigarette elettroniche come la causa di una grave epidemia invece che identificare la causa corretta dettata dall’uso di prodotti da svapo di marijuana contaminati“, ha affermato il professor Michael Pesko della Georgia State University.

Poiché molti fumatori credono erroneamente che le sigarette elettroniche siano altrettanto o più pericolose delle sigarette, la disinformazione riduce la cessazione del fumo che altrimenti si verificherebbe. Di conseguenza, la salute della popolazione ne risente”.

Parte del problema nasce dall’incomprensione di cosa siano le sigarette elettroniche.

“Un dispositivo di svapo contenente THC non è una sigaretta elettronica più di quanto uno spinello contenente cannabis sia una sigaretta”, ha affermato il coautore Jonathan Foulds del Penn State College of Medicine. “Raccomandiamo al CDC di fornire una definizione semplice di questi prodotti. “Una sigaretta elettronica è un prodotto che trasforma un liquido contenente nicotina in un aerosol che viene inalato tramite un bocchino”. Questa definizione eviterebbe la recente confusione riguardo ai dispositivi che utilizzano altre droghe”.

Gli autori chiedono inoltre al CDC di correggere la disinformazione relativa al ruolo delle sigarette elettroniche nell’uso di sigarette da parte dei giovani.

“La disinformazione dal sito web del Surgeon General che implica l’uso di sigarette elettroniche come causa del fumo tra i giovani non è coerente con le prove”, ha spiegato il coautore Cliff Douglas dell’Università del Michigan.

Mentre l’uso di sigarette elettroniche da parte dei giovani ha raggiunto il picco nel 2019, il fumo giovanile è recentemente sceso a livelli storicamente bassi, inferiori al 2%. Abbiamo molto rispetto per il lavoro del CDC e dell’Ufficio del Surgeon General”, ha affermato Pesko. “Ma per invertire la tendenza al declino della fiducia nelle istituzioni sanitarie pubbliche, è importante che aggiornino pubblicamente le loro dichiarazioni o raccomandazioni quando diventano disponibili nuove prove significative”.

Londra: Royal College of Physicians, e-cig summit 2022

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Fonte: ADNKronos

Si è svolto al Royal College of Physicians (Rcp) di Londra l’E-cig summit, l’evento annuale dedicato alle evidenze scientifiche e alle normative relative alle sigarette elettroniche, che quest’anno celebra il decimo anniversario. Il 2022 segna anche un’altra importante ricorrenza: sessant’anni fa infatti, il Royal College of Physicians pubblicava il primo innovativo rapporto sugli esiti del fumo sulla salute (“Smoking and Health”, 1962), che confermò la correlazione tra il fumo di sigaretta e il cancro ai polmoni.

Obiettivo principe del convegno, che riunisce ricercatori, clinici e studiosi provenienti da tutto il mondo, è quello di facilitare il dialogo rispettoso e l’analisi minuziosa delle evidenze scientifiche riguardanti il fumo e le nuove alternative alle sigarette tradizionali. L’E-cig summit si propone dunque come una piattaforma di confronto neutra, dove esplorare ed interpretare i dati disponibili al fine di delineare le strategie più efficaci per porre fine alle morti per fumo – che rappresentano tuttora la prima causa di morte prevenibile al mondo – e alle malattie ad esso collegate. 

Le sigarette elettroniche nascono infatti con l’intenzione di fornire agli adulti fumatori un’alternativa alle tradizionali sigarette con combustione poiché, nonostante gli sforzi decennali per il controllo del tabacco e l’educazione alla salute pubblica sui danni provocati dal fumo, il declino del tasso di fumatori tradizionali è stato finora troppo lento. 

“Tanto le autorità regolatorie quando i responsabili politici – si legge nella presentazione del summit – si interrogano sul ruolo della nicotina e delle sigarette elettroniche nella società, ma il fine ultimo comune dovrebbe essere quello di porre fine all’epidemia causata dal fumo. Per farlo bisogna garantire che la discussione sull’argomento venga sostenuta da prove scientifiche e trasmessa attraverso una comunicazione accurata”. 

Secondo quanto affermato durante il panel introduttivo da Tim Phillips, fondatore e consigliere delegato di E-cigIntelligence, nel corso del prossimo anno il valore di mercato dei nuovi prodotti contenenti nicotina raggiungerà i 50 miliardi di dollari a livello globale e gli utilizzatori di tali prodotti arriveranno ad essere 100 milioni. 

Durante il panel “Vaping, nicotine and health effects. What do we know and need to find out?” (Svapare, nicotina ed effetti sulla salute, cosa sappiamo e cosa dobbiamo ancora scoprire?), illustri esponenti del mondo della medicina e della ricerca hanno risposto alle domande proposte dalla moderatrice Ann McNeill, professoressa della dipendenza da tabacco dell’Istituto di psichiatria, psicologia e neuroscienze del King’s College di Londra.

Parlando di come si potrebbero esortare i fumatori di sigarette tradizionali ad abbandonarle in favore delle alternative senza combustione, ed in particolare le e-cigarettes, nonostante non si abbiano ancora dati ed evidenze certe riguardanti i potenziali rischi per la salute collegati ad un utilizzo prolungato delle stesse, Peter Hajek, professore di psicologia clinica e direttore dell’unità di ricerca sulla salute e gli stili di vita del Wolfson Institute of population health, della Queen Mary University di Londra, ha spiegato che “una comunicazione allarmistica riguardo le sigarette elettroniche, da parte di media e istituzioni scientifiche, rischia – paradossalmente – di far tornare alle sigarette tradizionali proprio coloro che avevano invece scelto di utilizzare l’e-cig. È dunque importante che i professionisti siano formati e informati adeguatamente”. 

Per traghettare i fumatori tradizionali verso le nuove alternative senza combustione, secondo la dottoressa Debbie Robson, docente di riduzione del danno da tabacco del centro nazionale per le dipendenze dell’Istituto di psichiatria, psicologia e neuroscienze del King’s College di Londra, un aspetto da non sottovalutare è l’eliminazione dello stigma con cui devono fare i conti coloro che continuano a scegliere le normali sigarette e non hanno mai provato quelle elettroniche: “Non tutti quelli che si trovano in questa situazione lo hanno scelto. Ci sono infatti persone che non possono permettersi di acquistare un dispositivo – ha spiegato la dottoressa Robson – o che non acquistano le sigarette, ma le raccolgono dalla strada. Anche questi sono fumatori che dovrebbero avere la libertà di poter scegliere un’alternativa alle sigarette tradizionali. Non devono essere stigmatizzati”.

Maciej L. Goniewicz, professore di oncologia della divisione per la prevenzione del cancro e gli studi sulla popolazione del Roswell Park Comprehensive Cancer Center, ha rimarcato il fatto che l’utilizzo delle sigarette elettroniche è consigliato solo ed esclusivamente agli adulti già fumatori. “Se una persona non fuma, non ha alcuna ragione per avvicinarsi alle sigarette elettroniche” ha spiegato il professor Goniewicz.

Un altro aspetto cruciale e complesso riguardante le e-cigs è quello regolatorio, come si è evidenziato durante la tavola rotonda dedicata alla sanità pubblica, al controllo del tabacco e alla regolamentazione del settore, ancora una volta moderata dalla professoressa McNeill.

Tra gli speaker era presente il professor Liam Humberstone, direttore tecnico della Totally Wicked- Independent British Vape Trade Association (Ibvta), che, interrogato sull’efficienza della regolamentazione nel Regno Unito, ha commentato: “Nonostante le imperfezioni e le iniziali difficoltà, il Regno Unito rappresenta senza ombra di dubbio un modello a livello globale per quel che riguarda la riduzione dei rischi collegati al tabacco attraverso l’uso delle sigarette elettroniche. A doverci preoccupare dovrebbe essere il mercato nero di questa tipologia di prodotti, che propone device non conformi agli standard e attrattivi per il loro costo ridotto”.

Al vaglio degli enti regolatori è dovuta passare anche la quantità di nicotina che può essere presente nei liquidi delle e-cigs, fissata ad un massimo di 20 mg/ml dalla Tobacco product directive (Tpd), la direttiva europea sui prodotti del tabacco (entrata in vigore in Italia nel maggio 2017). Secondo il professor Martin Jarvis, docente emerito di psicologia al dipartimento delle scienze comportamentali e della salute dell’University College di Londra, le restrizioni sul contenuto di nicotina operate con la TPD “sono un grosso errore ed hanno come presupposto un atteggiamento giudicante nei confronti di coloro che fanno uso di prodotti contenenti nicotina. Questa norma infatti ha come assunto il fatto che spetti ai regolatori giudicare cosa è giusto o sbagliato per la salute pubblica in termini di disponibilità della nicotina, quando invece io credo non siano nella posizione di farlo”.

Polosa: “Le riviste scientifiche devono fermare la narrativa anti-vaping guidata da una scienza di bassa qualità” 

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Catania, 9 Dicembre 2022 – Una pletora di studi di scarsa qualità nel campo della scienza applicata alle sigarette elettroniche sta distorcendo la verità scientifica. Ciò è dovuto in parte al processo di revisione editoriale delle principali riviste scientifiche, che spesso dà voce a interpretazioni errate e conclusioni fuorvianti. Nel loro commentoA tale of flawed e-cigarette research undetected by defective peer review process” published in Internal and Emergency Medicine, i due maggiori scienziati della riduzione del danno, il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, ed il prof. Konstantinos Farsalinos, dell’Università West Attica, denunciano il pericolo di un’escalation nella promozione e diffusione di una narrativa anti-vaping supportata da prove di bassa qualità.

I due scienziati spiegano che sempre più ricerche non tengono conto della rilevanza della tempistica dell’evento che è fondamentale per stabilire relazioni di causa ed effetto: ad esempio, studi trasversali che non includono informazioni sull’età in cui si è iniziato a fumare o a svapare non possono essere affidabili per trarre conclusioni sulle potenziali associazioni all’insorgere di malattie fumo correlate. Quel che è peggio, secondo gli autori, è che nessuno nelle redazioni di note riviste scientifiche sembra verificare questi dettagli. 

Gli autori hanno considerato, come esempio, un lavoro di Parker (2020), che ha analizzato il Behavioral Risk factor Surveillance System (BRFSS) sul possibile “rischio di ictus” associato all’uso di e-cig: hanno riferito che il passaggio dal fumo al vaping non conferisce benefici per l’ictus e che gli utenti di sigarette elettroniche che erano ex o attuali fumatori di sigarette convenzionali avevano probabilità di ictus significativamente più elevate. Il fatto è che all’interno del rapporto non erano disponibili informazioni sull’età di inizio del vaping o sull’insorgenza di ictus. Pertanto, nessuna inferenza causale può essere applicata tra i due eventi. E questo non è l’unico caso. 

“Stiamo assistendo ad una proliferazione di narrativa anti-vaping guidata da scienza e ideologia di bassa qualità, ed è per questo che la posizione degli esperti rimane divisa ed incide sulle politiche pubbliche. Di questo stato di cose sono da ritenersi responsabili i direttori di importanti riviste scientifiche. È in gioco la credibilità dei ricercatori di sanità pubblica” – ha affermato Polosa.

Come simbolo di buona scienza, gli autori citano un documento di Rodu e Plurphanswat (2022) che ha utilizzato il Population Assessment of Tobacco and Health Survey PATH, che contiene informazioni sull’età della diagnosi di una malattia specifica e sull’iniziazione al fumo o al vaping. Come affermato in questo studio, le malattie legate al fumo sono state diagnosticate solo raramente nelle persone che hanno svapato prima dell’età della diagnosi, mentre le stesse malattie sono state quasi sempre diagnosticate dopo l’età d’inizio del fumo. I casi di malattia che si sono verificati dopo la prima esposizione al fumo hanno rappresentato il 97% di tutti i casi di BPCO, il 96% di enfisema, il 98% di infarto del miocardio e il 93% di ictus. Inoltre, la maggior parte di queste malattie è stata diagnosticata negli intervistati che hanno iniziato a fumare prima dei 18 anni di età. 

“Molti articoli pubblicati sulle autorevoli riviste scientifiche non analizzano e non considerano la precedente storia di fumo dei pazienti o qualsiasi informazione di inizio esposizione o diagnosi. Invece di fidarci del processo scientifico, stiamo basando le scelte di salute pubblica sul passaparola, sulla raccolta delle ciliegie e sulle esagerazioni” – ha aggiunto Farsalinos.

La diffusione di informazioni imprecise sui prodotti senza combustione da parte degli editori e, successivamente, dei media contribuisce allo scetticismo e all’incertezza del pubblico, in particolare tra i fumatori, che di conseguenza sono scoraggiati dall’adottare stili di vita a rischio ridotto.  

“Abbiamo bisogno di giornalisti e ricercatori informati che contribuiscano a diffondere dati corretti, comprendendo un semplice assioma che l’associazione non sempre può essere interpretata come un rapporto di causa-effetto” – conclude Polosa.

Il fumo è associato a 56 diverse malattie

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I risultati chiave di uno studio condotto dai ricercatori dell’Oxford Population Health (Regno Unito), dell’Università di Pechino e dell’Accademia cinese delle Scienze mediche, sono stati pubblicato su The Lancet Public Health.

Il 40% dei fumatori a livello mondiale è concentrato in Cina, dove il principale aumento del consumo di sigarette confezionate si è verificato tra il 1980 e il 2010.

I risultati dello studio dimostrano che:

  • Di quasi 85 cause di morte e 480 malattie studiate, il fumo è associato a un’aumentata incidenza di 56 malattie specifice (50 per gli uomini e 24 per le donne) – in particolare 10 malattie cardiovascolari, 14 respiratorie, 14 tumorali, 5 digestive e 13 altre malattie -, e a un maggiore rischio di morte per 22 cause specifiche (17 per gli uomini e 9 per le donne);
  • Rispetto ai non fumatori, i fumatori regolari hanno circa il 10% in più di rischio di sviluppare qualsiasi malattia, che va dal 6% di rischio in piu’ di diabete al 216% di rischio in piu’ di cancro alla laringe;
  • I fumatori abituali che vivono in aree urbane tendono a iniziare a fumare in giovane età, fumano una quantità maggiore rispetto a quelli nelle aree rurali, e sono a più alto rischio di morte;
  • Il 19,6% dei decessi degli uomoni (24,3% di quelli residenti in contesti urbani e il 16,2% di quelli residenti in contesti rurali) e il 2,8% dei decessi femminili sono stati attribuiti al fumo regolare;
  • E’ stato riscontrato che le persone che hanno smesso di fumare volontariamente (cioè prima di sviluppare malattie gravi) hanno livelli di rischio simili a quelli di persone che non hanno mai fumato, 10 anni dopo aver smesso;
  • Nonostante la minore prevalenza e intensità del fumo nelle donne fumatrici, queste hanno maggiori rischi di sviluppare malattie respiratorie, mostrando di avere una particolare vulnerabilità ai danni del tabacco rispetto agli uomini;
  • I ricercatori stimano che i fumatori di entrambi i sessi muoiano 3,5 anni prima dei non fumatori, e sostengono che questo divario di sopravvivenza tra fumatori e non fumatori aumentera’ significativamente nei decenni futuri.

I tassi di fumo in Nuova Zelanda scendono ai minimi storici

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alcoholism, alcohol addiction and people concept - male alcoholic with smartphone drinking beer and smoking cigarette at night

Il tasso complessivo di fumo scende all’8% poiché il Paese persegue l’obiettivo di eliminare totalmente questa percentuale entro il 2025, molti consumatori però potrebbero passare allo svapo.

Articolo di Melania Torrisi

Il numero di persone che fumano in Nuova Zelanda è sceso ad un minimo storico, mentre il Paese avanza con piani ambiziosi per eliminare il fumo nella new generation. I dati rilasciati giovedì 17 novembre, infatti, hanno mostrato che il numero di persone che hanno il vizio del fumo è sceso all’8%, il tasso più basso dall’inizio delle registrazioni, rispetto al 9,4% dello scorso anno.

Il Ministro della Salute Neo Zelandese, la Dott.ssa Ayesha Verrall, ha attribuito questa diminuzione agli interventi del Governo affermando che: “Il piano attuato per ridurre il fumo sta funzionando. Il numero di persone che fanno uso di sigarette è diminuito di 56.000 unità nell’ultimo anno, nonostante le pressioni e lo stress della pandemia, i tassi risultano essere la metà di quelli di 10 anni fa“. A differenza degli altri Paesi che hanno visto un aumento dei tassi di fumo durante la chiusura pandemica, la Nuova Zelanda ha dimostrato avere un’ottima tendenza positiva con un trend decisamente in calo.

La media OCSE Neo Zelandese più recente è stata del 16,5%, mentre il tasso dell’Australia è del 10,7% e quello del Regno Unito è del 13,8%. È probabile, tuttavia, che una parte sostanziale del Paese che ha deciso di smettere stia passando alla sigaretta elettronica. Secondo gli ultimi dati, l’aumento degli utenti giornalieri di svapo è stato maggiore del calo dei fumatori: infatti l’8,3% degli adulti ha dichiarato di utilizzare quest’ultima quotidianamente, rispetto al 6,2% dello scorso anno.

Ad agosto, il Governo della Nuova Zelanda ha presentato un disegno di legge, come prima legislazione al mondo, contenente l’impedimento alla futura generazione di poter acquistare sigarette in maniera legale. Queste, che hanno superato la loro prima lettura, stabiliscono un’età di acquisto in costante aumento in modo tale che gli adolescenti non possano mai acquistare legalmente quest’ultime, dando vita così ad una “generazione senza fumo”. Queste misure sono considerate una novità mondiale e hanno attirato da un lato un misto di elogi per l’innovazione e dall’altro preoccupazioni per la loro natura non testata.

Alcuni dati dicono che i maggiori cali di quest’anno sono stati tra i Māori, che in genere hanno tassi di fumo molto elevati rispetto alla popolazione complessiva. La Verrall ha affermato che un quarto delle fumatrici Māori ha smesso negli ultimi 12 mesi, passando così dal 24,1% al 18,2% di quest’anno. 

Oltre all’aumento dell’età da fumo, le leggi della Nuova Zelanda prevedono una riduzione di nicotina nelle sigarette che potranno essere vendute solo attraverso tabaccherie specializzate, piuttosto che in botteghe o supermercati come avveniva negli anni precedenti. Suddetta legislatura dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno e fa parte del “piano” per rendere la Nuova Zelanda il primo Paese al mondo in cui non si potrà fare utilizzo di fumo dal 2025, come comunicato dalla stessa Verrall. 

Censis: gli italiani fumano ancora, ma pensano che le elettroniche siano meno dannose

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Articolo di Melania Torrisi

Nonostante l’informazione “fai da te” la maggior parte degli utilizzatori di sigarette tradizionali è convinto che i prodotti nuovi, “smoke free” facciano meno danni alla salute. Ma cosa ci dice il primo rapporto del Censis sul fumo di sigaretta e prodotti senza combustione?

Il focus dell’indagine ha coinvolto ben 1300 utenti italiani dai 18 anni in su e ha riguardato, da un lato il rapporto tra innovazione e sostenibilità, dall’altro il processo di metamorfosi del rapporto tra cittadini e sigarette tradizionali o prodotti senza combustioni. 

La Responsabile dell’Area Welfare e Salute del Censis, Ketty Vaccaro, sottolinea che l’indagine svolta per il 2021 ha voluto indagare sull’opinione e sulle conoscenze dei nuovi prodotti da una parte e la percezione su tutti i prodotti da fumo dall’altra. Il target a cui ci si è rivolti può essere poi individuato ed analizzato attraverso due fasce: la prima che comprende i fumatori abitudinari di lungo corso, che vanno dai 20 ai 30 anni di fumo; la seconda ingloba quelli tradizionali, che hanno oltre i 64 anni di età, e che in maggioranza sono donne, le quali sembrano preferire le classiche sigarette ai prodotti senza combustione, di cui ne usufruiscono di più gli uomini. 

La percezione del rischio segue il trend graduato della pericolosità dei dispositivi presi in analisi. Oltre la metà della popolazione sondata pensa che i prodotti senza combustione siano meno pericolosi delle classiche sigarette, ma in realtà questi vengono percepiti come utili per smettere progressivamente di fumare. 

Giorgio Vittadini, della Fondazione per la Sussidiarietà sostiene che “I piaceri, entro certi limiti, sono positivi” e che “Stare da soli fa fumare di più” sottolineando così la centralità dei comportamenti individuali e la dannosità e la gravità della frequenza. 

Ma perché si fuma e si inizia a fumare? 

“Purtroppo, su coloro che dovrebbero smettere di fumare dobbiamo convenire che soltanto il 10% ci riesce. La lotta che il medico compie deve essere quella dell’abolizione totale del fumo, perché questo è il nostro ideale, anche se non sempre gli ideali si raggiungono. Molto spesso, anche in altri campi come nella gestione dell’ipertensione, del colesterolo o del diabete, non riusciamo a raggiungere i target che ci siamo proposti. Quindi non vedo perché non si debba quantomeno valutare l’ipotesi di una riduzione del rischio, attraverso strade che aspettano il nostro lavoro per una dimostrazione clinica efficace e che riducono le componenti tossiche. Dalla ricerca Censis emerge che del 20% che è passato ai prodotti smoke free un 4-5% è poi riuscito a smettere; quindi, potrebbe essere una via da prendere in considerazione, certamente da non demonizzare”. 

Queste sono le parole del Presidente di Fondazione Fadoi, Andrea Fontanella, riportate da AdnKronos, a margine della presentazione al Cnel del primo Rapporto Censis su fumo di sigaretta e prodotti senza combustione in Italia. 

Ciò che emerge è che tutti i fumatori intervistati riferiscono che almeno una volta il medico ha detto loro di smettere, in alcuni casi di ridurre il fumo, però solo il 7% è stato indirizzato a un centro antifumo. L’informazione al riguardo dovrebbe essere potenziata, anche tramite i new media, così da poter prendere in considerazione tutte le fasce d’età. Inoltre, bisognerebbe cercare di dare concretezza all’ipotetico desiderio di concludere il rapporto con le sigarette, anche tramite il passaggio a prodotti smoke free, che indica proprio questa intenzione: avere un prodotto che fa meno male e aiuta a smettere. Essere, dunque, indirizzati su strategie di riduzione del danno ed avere un giusto sostegno potrebbe salvare qualche vita in più.

Elettroniche usa e getta tra i giovani: un trend da capire e fermare

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Stati Uniti
Stati Uniti

I dati mostrano che dispositivi elettronici usa e getta a rilascio di nicotina stanno riscuotendo ampio successo tra i più giovani: i dati sul consumo giovanile però devono essere letti alla luce della tendenza generale e dei dati di diffusione del tabagismo tra gli adolescenti, ancora troppo alti.

Il boom delle sigarette elettroniche tra i giovani è un fenomeno che deve essere osservato e monitorato attentamente: ultima in ordine di tempo, la moda che spopola tra gli adolescenti è quella delle sigarette elettroniche usa e getta, ovvero piccoli dispositivi che consentono circa 600-700 puffate, alla fine delle quali, le usa e getta possono essere smaltite (il come farlo è un altro tema da affrontare, e lo faremo).

L’aumento del consumo adolescenziale ha comunque iniziato a preoccupare gli esperti che ritengono questi dispositivi piccoli, facili da maneggiare e con diversi colori e aromi particolarmente pericolosi per i giovani consumatori, portando a sostegno delle proprie teorie alte percentuali di consumo e di dipendenza.Purtroppo, però, si parla di una categoria particolarmente a rischio e influenzabile: lo stesso campione di giovani che un tempo fumava e, per imitazione o per distinzione dal gruppo, aveva accesso ai pacchetti di sigarette è attratto oggi anche dai dispositivi di nuova generazione che, seppur meno dannosi, devono comunque essere vietati ai minori. 

Il punto è, come spiega bene il direttore del CoEHAR, prof. Giovanni Li Volti: “Partiamo dall’assioma che il vaping giovanile è e rimane sempre assolutamente sconsigliato, un fenomeno che dobbiamo fermare immediatamente, così come il fumo di sigaretta. L’accesso a dispositivi elettronici (usa e getta o no) per i giovani sotto i 18 anni deve essere monitorato e vietato. Come? Aumentando le restrizioni e promuovendo una cultura della salute nelle fasce di età scolastica, scoraggeremmo i comportamenti che posso instaurare una nuova dipendenza“.

Se parliamo di dati scientifici, però, bisogna anche sottolineare che sono ormai diverse le pubblicazioni che hanno sviscerato il tema del consumo giovanile: sebbene siano necessari studi sia nel breve che nel lungo termine per valutare effettivamente se l’abitudine allo svapo tra i più giovani possa avere conseguenze dirette di salute e di dipendenza in età adulta, analizzando i dati sul vaping giovanile in America si osserva come negli ultimi anni, a partire dal picco del 2019, assistiamo ad un trend in costante diminuzione. E, analogamente, nello stesso periodo sono diminuiti drasticamente i tassi di fumo tra la popolazione.

Due osservazioni preliminari che suggeriscono come l’avvento di dispositivi elettronici sia riuscito ad arginare parzialmente l’utilizzo di sigarette combuste. L’abitudine allo svapo tra giovani però va analizzata, non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi: ovvero valutare la durata e la tipologia di utilizzo e monitorare se l’utilizzo intermittente sia foriero di problemi di salute una volta raggiunta l’età adulta. 

Fermo restando che è ormai smentita l’asserzione per cui lo svapo sia un precursore del fumo combusto, poiché gli stessi ragazzi che avrebbero approcciato, per imitazione o desiderio di trasgressione, la sigaretta, ora provano quelle elettroniche, l’allarme sul fumo rimena ancora alto tra i giovani.

Secondo i dati di uno studio italiano del 2021, in un campione di 382 soggetti tra i 18 e i 34 anni di età, la prevalenza del fumo era del 25%, una percentuale staticamente maggiore è stata poi osservata tra chi consumava caffè o bevande alcoliche. Solo il 7% utilizzava ecig: dati che dimostrano come i giovani italiani ancora indugino in comportamenti dannosi per la salute, moto più elevati rispetto al campione di ragazzi che utilizzano le sigarette elettroniche. 

In merito all’uso di ecig ai sali di nicotina, una ricerca americana più recente, del 2022, conclude  che i fumatori che passano alle sigarette elettroniche con i pod ricaricabili mantengono inalterati i livelli di nicotina e riescono al contempo a trasferire la propria dipendenza, eliminando l’uso di sigarette combuste.

In conclusione, spiega Li Volti: “I dati dimostrano che l’abitudine tabagica è ancora notevolmente eradicata tra i giovani e che, sebbene si debba monitorare attentamente l’abitudine allo svapo, si è ancora in tempo per invertire la tendenza, investendo in politiche adatte alla fascia di età di riferimento che possano fermare questa nuova tendenza“.

Per quanto riguarda i sistemi usa e getta, sono necessarie studi per valutare l’utilizzo nel breve e lungo termine a livello di salute, ma, sicuramente, non si hanno dati certi che possano indicare una direzione o l’altra come più probabili. Il problema dei sistemi usa e getta dovrebbe riguardare attentamente il possibile smaltimento e l’impatto ecologico, oltre che essere oggetto di una regolamentazione più stringente per evitare che diventino una moda tra gli adolescenti

Nuove frontiere nell’assistenza a persone affette da schizofrenia: il fumo per loro ha effetti devastanti

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schizofrenia ecig tutto chiede salvezza

Catania, 14 Novembre 2022 – Secondo un’analisi qualitativa che ha coinvolto il personale sanitario responsabile di accompagnare pazienti affetti da schizofrenia nei percorsi terapeutici, la dipendenza tabagica è altamente dannosa e diffusa tra i pazienti affetti da tali disturbi: medici, psicologi e personale sanitario in generale hanno una visione positiva degli strumenti senza combustione, ritenuti eccellente sostituto al fumo

Per tutti i fumatori smettere di fumare è un percorso duro e difficile ma per i pazienti affetti da schizofrenia “fumare” è a volte un “bisogno vitale” come “una fame continua e costante di sigarette” che difficilmente può essere saziata completamente.

In questo contesto, la sigaretta per i pazienti acquisisce un valore imprescindibile: fumare scandisce la quotidianità, rappresentando momenti di condivisione e socializzazione.

La persona affetta da disturbo dello spettro della schizofrenia, che spesso si sente esclusa e non accettata dalla società, cerca di attuare delle pratiche comportamentali socialmente accettabili per sentirsi più vicina a coloro che la circondano.

La sigaretta diventa così il mezzo attraverso il quale è possibile manifestare una maggiore vicinanza nei confronti del gruppo sociale, nonché un modo per raggiungere uno stato di calma e di concentrazione.

Lo racconta bene la nuova serie di Netflix “Tutto chiede salvezza” diretta da Francesco Bruni e tratta dal romanzo dall’omonimo titolo di Daniele Mencarelli, vincitore del premio Strega Giovani 2020.

Daniele, Nina, Madonnina, sono solo alcuni dei protagonisti di questa serie (interpretata tra gli altri da Federico Cesari, Ricky Memphis, Lorenzo Renzi, Andrea Pennacchi, Filippo Nigro e Carolina Crescentini) che racconta il periodo di ricovero in TSO (trattamento sanitario obbligatorio) di un giovane ventenne alle prese con disturbi e disagi personali che “richiedono salvezza”. 

Storie diverse accomunate da una dipendenza, ben analizzata in tutta la serie, che è quella da fumo di sigaretta. Una sigaretta regalata da Pino (l’infermiere), rubata, donata, cercata in ogni modo nel tentativo malsano di trovare pace è l’elemento che congiunge quasi tutti i protagonisti nel percorso di trovare pace. La stessa pace che “Madonnina” (uno dei protagonisti) trova in una scena importante del film che richiama al paradosso legato alla dipendenza da fumo “dammi pace”, ma con una sigaretta.

Purtroppo, l’alto consumo di sigarette ha effetti devastanti sulla salute dei pazienti, molto spesso non in grado di comprendere pienamente quanto il consumo elevato incida sulla loro salute: rispetto ai dati sulla popolazione generale, la dipendenza da sigarette è molto più diffusa tra i pazienti con tali problematiche.

Secondo uno studio pubblicato da Callaghan, le condizioni patologiche derivate dal fumo di tabacco comprendevano circa il 53% di tutte le morti nel campione considerato di pazienti affetti da tale patologia.

Una popolazione a rischio, spesso lasciata ai margini della società e affidata alle mani di operatori sanitari e medici di specifiche comunità terapeutiche, che hanno il gravoso compito di affiancare i pazienti non solo nei percorsi terapeutici, ma di indirizzarli anche nelle loro scelte di vita e di salute, cercando di fare breccia in un mondo estremamente solitario e alienante. 

Qual è dunque la percezione dei professionisti del settore sanitario nei confronti del fumo e quali sono le soluzioni efficaci che potrebbero aiutarli con i pazienti affetti da disturbi dello spettro della schizofrenia?

All’interno di setting psicoriabilitativi, i ricercatori del CoEHAR hanno condotto una ricerca qualitativa pubblicata sulla rivista internazionale Healthcare dal titolo Smoking addiction in patients with Schizophrenia Spectrum Disorders and its perception and intervention in Healthcare Personnel assigned to psycho-rehabilitation programs: A Qualitative Research

E’ stato possibile comprendere l’interazione tra fumo di sigaretta e comportamento dei pazienti e le ripercussioni in termini di qualità di vita.

Inoltre, è stato somministrato anche un questionario sull’utilità delle sigarette elettroniche come sostituto delle sigarette tradizionali.

Tutti i partecipanti hanno confermato l’impatto dannoso del fumo e le sue implicazioni negative, quali dita ingiallite e odore persistente e sgradevole su vestiti e nelle stanze, senza considerare effetti secondari particolarmente spiacevoli, come i mozziconi spesso causa di bruciature su vestiti, lenzuola, tende e divani.

E’ emerso inoltre come i pazienti abbiano poca resistenza fisica, siano molto stanchi durante la giornata e riportino fastidi collegati al fumo, come nausee e mal di testa.

Ma il dato più significativo riguarda la percezione dei pazienti sull’accendersi una sigaretta: purtroppo, non vi è una piena comprensione della quantità di sigarette fumate e dei danni che queste causano al fisico, aumentando esponenzialmente le chance di sviluppare patologie gravi, quali tumori e condizioni respiratorie debilitanti. 

Sebbene dalle interviste non sia emersa alcuna correlazione tra il fumo e un peggioramento dei sintomi della schizofrenia, si è rilevato che molti pazienti dimostrano alti livelli di dipendenza, maggiori rispetto ai tassi di diffusione nella popolazione generale. 

È emerso anche che la voglia di fumare cresce in periodi o momenti in cui il desiderio di nicotina è più alto, spesso coincidenti con stress, cambi di stagione o modifiche nelle terapie farmacologiche.

Sorprendentemente, nonostante nel nostro paese manchi una regolamentazione specifica nei confronti delle e-cig all’interno di percossi di cessazione o di percorsi terapeutici, tra gli operatori sanitari intervistati il giudizio rimane generalmente positivo: le sigarette elettroniche sono un ottimo sostituto del fumo tradizionale, non producendo cattivi odori, riducendo i problemi legati alla resistenza e non comportando fastidiosi effetti secondari, come bruciature di vestiti e lenzuola.

Aiutare queste persone a smettere o ridurre di fumare è un processo complesso e difficoltoso ma le nuove tecnologie possono cambiare la loro vita – afferma il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – alcune delle strategie riportate dagli intervistati si concentrano sull’aiutare i pazienti a focalizzarsi su altro, attraverso momenti ricreativi o attività come dipingere o camminare, che aiutano a distrarsi”.

Secondo Pasquale Caponnetto primo autore dello studio, professore di Psicologia clinica del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania e membro del CoEHAR, per le persone non motivate a smettere: “L’uso di prodotti a basso rischio, come ad esempio sigarette elettroniche, associato a supporto psicologico basato sul colloquio motivazionale, può rappresentare una nuova frontiera nel promuovere health empowerment in questa popolazione fragile e non motivata a smettere. Nonostante permangano le perplessità in merito agli effetti prolungati dell’utilizzo dell’elettronica, gli intervistati ritengono che siano sicuramente meno dannose delle sigarette convenzionali e che siano validi sostituti a basso rischio per la salute”.

Smettere di fumare entro i 35 anni riduce il rischio di morte del 90%

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Articolo di Melania Torrisi

“Il fumo uccide”, un’affermazione che fin dalla giovane età amici o genitori ci hanno ripetuto almeno una volta nella vita, ma la ricerca statunitense comporta una svolta specialmente per gli under 35. 

La sigaretta, che contiene circa 5.000 sostanze dannose, si trasforma da un gioco ad un’abitudine condizionando la quotidianità della maggior parte degli esseri umani. I danni provocati da quest’ultima al nostro organismo sono irreversibili, non solo sull’apparato respiratorio, ma anche sul sistema cardiocircolatorio, determinando un deterioramento dei vasi sanguigni, ictus o ancora insufficienza cardiaca e aneurisma aortico.

In base a studi recenti è stato scoperto che smettere di fumare entro i 35 anni potrebbe ridurre il rischio di morte prematura.

L’analisi sviluppatasi dal Gennaio 1997 al Dicembre 2018, che vede protagonisti l’American Cancer Society di Atlanta, il Dipartimento di Nuffield dell’Università di Oxford e l’UKM Medical Molecular Biology Institute della Malesia, ha messo a confronto il tasso di mortalità e il vizio del fumo di un campione di popolazione di 550mila americani di età compresa tra i 25 e gli 84 anni. Questa ha rivelato che, durante il periodo di monitoraggio, i decessi verificatesi ammontano a ben 75mila, circa il 13,7% del totale del pubblico preso in considerazione. Per coloro, invece, che hanno deciso di interrompere questo comportamento, il dato risulta essere pari al 2,80% rispetto a chi non ha mai iniziato. 

In questa ricerca, il fumo viene associato a una mortalità sostanzialmente maggiore tra fumatori attuali di sesso femminile e maschile rispetto a quella dei non fumatori, ma cessare di fumare comporta dei rischi sostanzialmente invertiti per tutti i gruppi presi in esame.

Infatti, dire addio definitivamente alla sigaretta prima dei 45 anni farebbe si che il trend del tasso di letalità venga ridotto di circa il 90% rispetto a quello del fumatore duraturo; per quanto concerne la fascia che comprende l’età tra 45-65 anni l’abbassamento sarebbe, invece, di circa il 66% del rischio in questione. 

Il Prof. Pierce, facente parte degli scienziati dello studio in questione e docente dell’Università della California di San Diego, presso il Dipartimento di Medicina di Famiglia e Salute Pubblica, ritiene che il 30-50% dei fumatori statunitensi appartenenti alla campionatura ha provato ad eliminare il vizio, ma che solamente il 7,5% è riuscito nell’ardua impresa. Anche l’OMS dichiara che ogni anno, nel mondo, più di 8 milioni di persone muoiono a causa del consumo di tabacco e che la maggior parte si verifica nei Paesi a basso e medio reddito. 

Dunque, se la ricerca in questione dice il vero ed abbandonare il fumo prima della fatidica data dei 35 anni può salvare qualche vita in più, ogni consumatore di sigarette nel suo piccolo dovrebbe provare a vincere questa sfida per niente impossibile, cercando così di vivere seguendo uno stile sano e di prevenzione, sia dal punto di vista fisico che salutistico, evitando di incorrere in malattie più o meno gravi nell’età avanzata. 

Credete in voi stessi, vogliatevi bene e smettete di fumare finché siete in tempo, la vostra salute va messa al primo posto.

Riduzione del Rischio in Italia: se ne discute a Roma con il nuovo Governo

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La riduzione del rischio come strategia di salute pubblica nell’eliminazione del fumo di sigaretta“, se ne discuterà a Roma questo mercoledì 9 Novembre nell’ambito di un convegno promosso da Motore Sanità nella “Sala Cristallo” dell’Hotel Nazionale a Piazza Montecitorio.

Tra i partner di questo importante e decisivo momento di confronto, anche il CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

Come per tutte le dipendenze anche per il tabagismo è necessario attivare delle strategie di sostegno per smettere di fumare: in primis aiutare i fumatori a smettere definitivamente, ridurre gradualmente per chi non è in grado di farlo da solo e passare a prodotti meno dannosi per i fumatori che non riescono a smettere.

Allo stato attuale delle conoscenze l’approccio della riduzione del rischio non è ancora adottato quale strategia di salute pubblica in Italia. Sarebbe auspicabile invece poter disporre di sempre maggiori studi indipendenti. La realtà dei fumatori globali e nazionali induce ad un riesame sul potenziale minor impatto in termini di salute dei prodotti alternativi rispetto al tabacco combusto.

Oltre agli illustri esperti in ambito scientifico (come il prof. Riccardo Polosa, il prof. Fabio Beatrice ed il prof. Umberto Tirelli) interverranno anche gli esponenti del nuovo Governo: Maurizio Casasco, Onorevole XIX Legislatura; Marcello Gemmato, Sottosegretario Ministero della Salute; Francesco Zaffini Senatore della XIX Legislatura; Ketty Vaccaro, Responsabile Area Welfare e Salute Censis (Centro Studi Investimenti Sociali).

Scarica il programma

In Giappone è crollato il mercato delle sigarette convenzionali

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La metà del mercato delle sigarette in Giappone è stata cancellata in pochissimi anni. L’introduzione dei prodotti senza combustione ha distrutto la storia di uno di uno dei più grandi mercati del mondo. A vincere è la salute.

La multinazionale più importante del Giappone ha di recente rilasciato i risultati economici di proprio settore: la vendita di sigarette è scesa di più dell’18% nel 2022, un incremento che supera anche l’11% di vendite in meno del 2021.

Per dirlo in prospettiva, le vendite di sigarette in Giappone che erano 144,8 miliardi nei primi 9 mesi del 2016 sono 72,9 miliardi nello stesso periodo del 2022.

In Giappone il mercato di sigarette convenzionali si è dimezzato negli ultimi 6 anni. Una rivoluzione epocale che ci fa capire come il percorso mondiale verso un mondo Smoke Free stia correndo veloce verso la meta.

Secondo i dati economici di Japan Tobacco, il mercato complessivo del tabacco, compreso i prodotti a rischio ridotto, è diminuito drasticamente.

Nonostante l’ostilità di alcuni governi, la tassazione, i divieti e la mancanza di politiche pubbliche lungimiranti, la lotta alla combustione sta seguendo il suo percorso naturale. A vincere è la prospettiva dei fumatori che scelgono una strada più sana e intraprendono percorsi verso la cessazione definitiva. Il dato giapponese è emblematico” – ha detto il prof. Riccardo Polosa, commentando la notizia.

CNBC: Polosa a Dubai per parlare di salute e riduzione del danno

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Si è conclusa la kermesse internazionale organizzata dalla prestigiosa CNBS a Dubai e dedicata all’Harm Reduction. Tra gli illustri relatori, anche l’atteso intervento del prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

CNBC è leader mondiale nelle notizie economiche e di rilevanza sociale e fornisce copertura delle news in tempo reale a circa 400 milioni di persone nel mondo.

L’evento dedicato all’Harm Reduction si è tenuto al Conrad Hotel di Dubai e ha visto la partecipazione di esperti del mondo dell’Harm Reduction ma anche della ricerca clinica.

Tra loro: prof.ssa Tara Rampal, Medico Anestesista ed esperto di politiche pubbliche in Inghilterra; Prof. David Khayat, Direttore di Oncologia presso l’ospedale Pitié-Salpétrière di Parigi e il Dr. Harry Shapiro, Direttore di DrugWise in Inghilterra.

Per maggiori informazioni, clicca qui

Con il contributo del CoEHAR, in Spagna 170 esperti firmano la dichiarazione “Smoke-Free Spain”

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Il sostanziale fallimento dell’approccio tradizionale alla dipendenza da tabacco che causa oltre 55.000 morti l’anno in Spagna, ha portato 170 esperti a firmare la prima “Dichiarazione Internazionale per una Spagna libera da fumo”, nata con lo scopo di aiutare i fumatori e riconsiderare l’approccio dell’harm reduction.

La guerra al fumo di sigaretta in Spagna sta entrando in una nuova e delicata fase. Nel paese mediterraneo, l’atteggiamento prevalente nei confronti dei fumatori che vogliono smettere si è basato negli ultimi decenni su due direttrici fondamentali, prevenzione e cessazione, “o smetti o muori”, insomma.

Guarda il video della presentazione

Una linea che ha portato il governo spagnolo a varare un piano antifumo per il periodo 2021-2025, chiamato “Comprehensive Plan for Prevention and Control of Smoking” per aggiornare la legge antifumo del 2005. 

Una strategia che prevede di ridurre la percentuale di fumatori al 10% tra il 2030 e il 2040, attraverso una serie di norme tra cui l’aumento della tassazione, la revisione di immagini e loghi sui pacchetti di sigarette e l’aumento delle restrizioni in luoghi pubblici e spiagge.

Peccato che la suddetta legge stia ancora terminando il lungo processo amministrativo e decisionale.

Nel frattempo, nel paese, secondo il sondaggio EDADES del 2019/2020, la Spagna ha una percentuale di fumatori del 32.3% nella popolazione tra i 15 e i 64 anni, non tanto dissimile dal dato del lontano 2005, poco prima dell’introduzione della prima legge antifumo spagnola, quando i dati si attestavano al 32.8%.

Una situazione di stallo che sostanzialmente sigla il fallimento delle politiche antifumo cosiddette tradizionali, basate principalmente su una line aggressiva e autoritaria che chiede ai fumatori la semplice astinenza, attraverso norme he rendano difficile l’acquisto e l’uso delle sigarette.

Ed è in questa delicata fase che un gruppo di 170 esperti spagnoli ed internazionali ha voluto firmare e inviare alle autorità spagnole la “Dichiarazione Internazionale per una Spagna libera dal fumo”. Un documento essenziale che chiede di rivedere le norme sul controllo del tabacco e riconsiderare approcci non tradizionali, che si basino anche sulle strategie di riduzione del danno per aiutare coloro che non possono o non vogliono smettere di fumare.

Un documento che ha visto il supporto di diversi membri del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, non nuovo ad iniziative similari.

Come si legge nel testo, i firmatari ritengono “che le autorità spagnole abbiano un’occasione d’oro per applicare nuove misure nella lotta contro le malattie causate dal fumo che stanno dando risultati significativi nei paesi in cui sono già applicate”.

Less harm: International Declaration for a Smoke-Free Spain

Il testo integrale contiene una serie di proposte che tengano conto della reale situazione dei fumatori e delle possibili strategie alternative che possano dare risultati postivi nella lotta al fumo.

  1. Cessazione e prevenzione devono continuare ad essa i pilastri della lotta al fumo di sigaretta, ma da sole non possono più bastare.
  2. Circa 4.5 milioni di fumatori non riescono a smettere nonostante i diversi tentativi e solo il 35% riesce a rimanere astinente con i metodi convenzionali. Per ammortizzare l’impatto di questi danni, si deve tenere conto dell’utilizzo di strumenti e strategie che riducano il danno da fumo, come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato.
  3. Bisogna dare ascolto alla scienza e ai risultati della ricerca e non a opinioni, preconcetti o titoli sensazionalistici.
  4. Servono più training per i professionisti del settore sanitario e più informazioni per i fumatori.
  5. I prodotti delle strategie di harm reduction necessitano di regolamentazioni diverse.
  6. Bisogna stringere le normative in merito al consumo di tabacco.
  7. E’ importante seguire l’esempio di nazioni che si sono già aperte alle strategie di riduzione del danno, come l’Inghilterra. 
  8. E’ necessario promuovere ed implementare la ricerca di settore.

Le leggi che tutelano la salute dei non fumatori nei luoghi di lavoro

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Fumare in ufficio o comunque nei luoghi in cui è vietato non è mai reato; lo può diventare, però, non adottare i dovuti provvedimenti nel caso in cui il divieto venga violato.

Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una singolare richiesta di aiuto da parte di un dipendente degli uffici pubblici della Regione Siciliana. La richiesta: Sono un funzionario della Regione Siciliana e sono qui a richiedere il vostro intervento in quanto cardiopatico causa fumo passivo. Ancora oggi i miei due colleghi di ufficio fumano in stanza e io non so più che fare anche perchè gli altri colleghi non sono complici passivi“.

Prof. Rapisarda

Oggi, il prof. Venerando Rapisarda, docente di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Catania e membro del CoEHAR, risponde secondo come segue:

Se è stato denunciato al responsabile che qualcuno fuma in ufficio e questi non ha fatto nulla, questo potrebbe essere denunciato a sua volta per omissione o rifiuto di atti d’ufficio. Secondo il codice penale, il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.

Quindi, il responsabile o il dirigente che non fa rispettare il divieto di fumo negli uffici rischia un processo penale se non adempie al suo compito. Tuttavia, il reato appena menzionato si applica solamente a chi ricopra la carica di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, qualifica che difficilmente potrebbe rivestire il datore di lavoro privato. In questa ipotesi, cioè se il divieto di fumo non viene rispettato in un ufficio privato, allora si potrebbe fare causa al datore o al responsabile che non fa rispettare il precetto, potendo giungere a chiedere il risarcimento del danno derivante da fumo passivo.

La salute dei non fumatori, sul luogo di lavoro, è tutelata dai seguenti provvedimenti di carattere normativo, cronologicamente elencati: 

  • a. legge n. 584 dell’11 novembre 1975; 
  • b. direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 dicembre 1995; 
  • c. art. 52, comma 20, della legge n. 448 del 2001;
  • d. art. 51 della legge 16 gennaio 2003, n. 3;
  • e. accordo Stato-Regioni del 24 luglio 2003;
  • f. decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 dicembre 2003;
  • g. art. 19 del decreto-legge 9 novembre 2004, n. 266.

Nelle strutture pubbliche e private soggette al divieto di fumare, i soggetti incaricati della vigilanza, dell’accertamento e della contestazione delle infrazioni:

  • vigilano sull’osservanza dell’applicazione del divieto;
  • accertano le infrazioni, contestando immediatamente al trasgressore la violazione;
  • redigono in triplice copia il verbale di contestazione;
  • forniscono l’indicazione dell’autorità cui far pervenire scritti difensivi;
  • notificano il verbale ovvero.

 La violazione del divieto di fumo non comporta una sanzione penale ma una amministrativa di tipo pecuniario. La denuncia andrà fatta alla persona designata come responsabile all’interno della struttura. 

Ogni cartello che segnala il divieto di fumare riporta, oltre alla legge di riferimento e all’importo da pagare nel caso di trasgressione, anche il nominativo di colui che è tenuto a garantire il rispetto del divieto stesso.

In particolare, i dirigenti preposti alle strutture della pubblica amministrazione sono tenuti ad individuare i soggetti cui spetta vigilare sull’osservanza del divieto di fumare, accertare e contestare le infrazioni; ove non vi abbiano provveduto, spetta ad essi stessi esercitare tale attività di controllo e di successiva sanzione.

A Roma, World Vapers Alliance presenta i 7 passi per combattere l’epidemia di fumo 

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I rappresentanti della World Vapers Alliance presentano al nuovo governo un piano in 7 punti per combattere il fumo in Italia.

Foto: SigMagazine

Comunicato Stampa: World Vapers Alliance

Roma, 25 Ottobre — Oggi il più grande gruppo a difesa dei consumatori di sigarette elettroniche al mondo ha presentato al nuovo governo italiano una strategia in 7 fasi per ridurre il tasso di fumo. 

All’indomani della nomina del nuovo governo in Italia, World Vapers’ Alliance (WVA), insieme alla sua organizzazione partner italiana, ANPVU, ha consegnato ai rappresentanti della nuova maggioranza delle raccomandazioni per ridurre il tasso di fumatori e combattere le morti causate dal fumo. 

La “strategia in 7 fasi” è stata annunciata anche durante una conferenza stampa a Roma, mentre il nuovo governo riceveva il voto di fiducia del Parlamento. 

Alla conferenza stampa hanno partecipato il direttore della World Vapers’ Alliance Michael Landl, l’europarlamentare Gianna Gancia (Lega), Barbara Mennitti, caporedattore di SigMagazine, e la vicepresidente dell’Associazione Nazionale Vapers Uniti (ANPVU), Anna Corbosiero.

Sono convinta che il nuovo governo appena insediato abbia tutte le carte in regola per affrontare il tema della legislazione sul tabacco con un approccio scientifico e basato sui fatti. Nella proposta di revisione della Direttiva sui prodotti del tabacco, è necessario che il governo italiano insista su alcuni punti fondamentali riguardanti la normativa sulle sigarette elettroniche“, ha dichiarato l’europarlamentare della Lega Gianna Gancia. 

“In particolare, l’Italia dovrebbe mantenere un’ampia gamma di aromi, che aiuterebbe il consumatore nella transizione dal fumo tradizionale a quello elettronico, scoraggiando al contempo la formazione di un mercato parallelo illegale, e avere un sistema di tassazione più equo per evitare la nascita di un mercato nero”, ha concluso l’eurodeputata Gancia.

“Solo in Italia ci sono ancora più di 12 milioni di fumatori. I costi diretti e indiretti del fumo ammontano a quasi 26 miliardi di euro. Pertanto, il nuovo governo deve attuare un nuovo approccio: invece di stigmatizzare e proibire, l’Italia deve abbracciare l’innovazione come il vaping. Seguendo le evidenze scientifiche e l’esperienza dei consumatori, il nuovo governo italiano ha il potenziale per diventare un leader nella riduzione del danno da tabacco. La nostra “strategia in 7 fasi” offre una linea guida completa per raggiungere gli obiettivi di liberazione dal fumo”, ha dichiarato il direttore della WVA Michael Landl. 

Le raccomandazioni includono i seguenti punti: 

  • Abbracciare la riduzione dei danni del tabacco;
  • Promuovere il vaping come strumento per smettere di fumare;
  • Consentire il vaping nelle aree esterne non fumatori;
  • Abbassare la tassazione sui prodotti del vaping e adeguarla al rischio relativo;
  • Rifiutare i divieti sugli aromi;
  • Mantenere il vaping disponibile, applicando al contempo norme intelligenti per prevenire il vaping tra i minorenni;
  • Promuovere la riduzione del danno da tabacco nelle istituzioni e nelle legislazioni dell’UE.

La strategia in 7 fasi per la riduzione del danno in Italia fa parte della campagna europea della World Vapers’ Alliance sulla riduzione del danno, presentata con lo slogan #BackVapingBeatSmoking.

SIMI: al congresso di Medicina Interna si parla di riduzione del danno da fumo di tabacco

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Le strategie di riduzione del danno da fumo saranno oggetto di un intervento del prof. Polosa durante il Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna: focus dell’edizione di quest’anno, la gestione del paziente complesso e la possibilità di intraprendere nuove strategie per constatare anche i fattori di rischio modificabili, come il fumo.

Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, in occasione del congresso nazionale SIMI, che si svolgerà a Roma dal 21 al 23 ottobre presso il Rome Cavalieri Hotel, condurrà il panel “Il concetto di Harm Reduction e le strategie per ridurre il fumo di tabacco”.

Il primo approccio del fumatore con uno specialista è un momento importante nella creazione di un percorso terapeutico che indirizzi il paziente verso scelte di salute consapevoli.

Creare un network informato di specialisti a livello nazionale e territoriale è una delle priorità per tutti coloro che si occupano di riduzione del danno da fumo, sulla scia degli esempi positivi condotti in Inghilterra.

Ancora oggi troppi medici non conoscono le possibilità offerte dal passaggio ai dispositivi senza combustione per i pazienti che non riescono a smettere di fumare da soli. Una soluzione alternativa di riduzione del danno che potrebbe aiutare i pazienti ad uscire da percorsi difficili di tabagismo. Dati internazionali e significativi dicono addirittura che ci sono ancora tantissimi medici che fumano sigarette convenzionali. Dobbiamo lavorare di più su prevenzione e informazione” – dice il prof. Polosa.

Il congresso nazionale SIMI

Dopo due anni di edizioni virtuali, il congresso nazionale SIMI torna a svolgersi in presenza presso il  Rome Cavalieri Hotel.

Il programma di quest’anno, includerà letture, simposi, mini-simposi, le Tane del GIS, il Gymnasium delle Scuole Ecografiche SIMI, comunicazioni orali e discussioni poster.

Il Congresso sarà preceduto da un Corso pre-meeting su “Urgenze in Medicina Interna” incentrato su temi pratici e di frequente riscontro nella clinica.

L’evento SIMI sarà anche teatro di discussione per la stesura di un piano di rinascita post-pandemia, con attenzione particolare al paziente cronico multimorbido, affinché non vengano commessi errori gravi e l’assistenza al paziente complesso e fragile nella fretta di operare cambiamenti, non ne risulti indebolita, anziché rafforzata e razionalizzata.

Per ricevere ulteriori informazioni, visitare il link

“Make it make sense”: basta confusione di termini, diamo un senso

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Leggiamo e pubblichiamo l’articolo firmato da Helen Redmond su Filter

Le sigarette elettroniche non contengono tabacco, eppure sono regolarmente chiamate “prodotti del tabacco.” La guerra della disinformazione contro la riduzione del danno da tabacco si basa su una serie di termini imprecisi e del tutto fuorvianti che lasciano il pubblico a chiedersi: “Make it make sense” ovvero “Dai un senso compiuto”.  

Quindi ben venga che un gruppo di ricercatori del Regno Unito, guidato dalla dott.ssa Sharon Cox, abbia creato una versione iniziale di un’ontologia del tabacco, nicotina e prodotti da svapo con l’obiettivo di ridurre l’ambiguità e la confusione nel campo. “Ontology” (in inglese) è il modo di classificare un insieme di concetti in una categoria precisa di in un’area disciplinare per mostrarne le proprietà precise e le relazioni tra i concetti.

La dott.ssa Cox ha spiegato: “Le persone usano gli stessi termini per riferirsi a cose diverse o usano termini diversi per indicare  la stessa cosa“. Grazie al finanziamento del Cancer Research UK, il suo gruppo sta ora sviluppando un’ontologia della sigaretta elettronica (E-CigO).

I nuovi dispositivi di somministrazione della nicotina hanno rivoluzionato il campo e reso necessario lo sviluppo di una nomenclatura logica e coerente. Attualmente viene utilizzato un numero vertiginoso di termini. C’è la riduzione del danno da tabacco (THR), i sistemi elettronici di somministrazione della nicotina (ENDS), i prodotti e-vapor, i prodotti alla nicotina a rischio ridotto e più sicuri (SNP) e i prodotti a tabacco riscaldato. Le “sigarette elettroniche” includono vaporizzatori “a sistema aperto”, che possono essere ricaricati con liquidi elettronici, e le ultime e già diffuse “usa e getta”. Altre opzioni THR includono snus, buste e pastiglie di sale alla nicotina per uso farmaceutico, e prodotti del tabacco riscaldati contenenti una lama in ceramica. 

<<Le persone che fumano avrebbero la stessa probabilità di utilizzare terapie sostitutive della nicotina se fossero etichettate come “prodotti del tabacco”?>> 

Se si stima che la combustione uccide 8 milioni di persone ogni anno, si capisce che una classificazione corretta e chiara ha parecchia importanza. Se i fumatori vogliono passare dalle sigarette convenzionali a quelle senza combustione, hanno bisogno di descrizioni chiare ed accurate. Inoltre, “l’etichettatura dei prodotti correlati al tabacco influenza l’interpretazione dei risultati della ricerca scientifica. La mancanza di chiarezza sui prodotti ha portato a incomprensioni e controversie sull’interpretazione dei dati”, hanno osservato i ricercatori .

Nel mondo controverso e divisivo del controllo del tabacco negli Stati Uniti, i termini standard possono essere completamente confusi e spesso completamente sbagliati. La Food and Drug Administration (FDA) statunitense classifica i vaporizzatori di nicotina come “prodotti del tabacco” perché la nicotina in essi contenuta è derivata dalla pianta del tabacco. Ma non classifica cerotti, gengive e inalatori (regolati come farmaci con un percorso completamente diverso dai vaporizzatori) in quanto tali, anche se la loro nicotina proviene dalla stessa fonte. Le persone che fumano avrebbero la stessa probabilità di utilizzare queste terapie sostitutive della nicotina se fossero etichettate come “prodotti del tabacco”?

Allora perché la FDA non ha corretto questo ovvio termine improprio? Non farlo ha consentito alle organizzazioni anti-vaping come la Campaign for Tobacco Free Kids (CTFK) di perpetuare, implicitamente, la menzogna secondo cui i vaporizzatori contengono tabacco. I gruppi anti-vaping hanno armato questa potente bugia per creare confusione, aumentare il sostegno pubblico per i divieti di svapo, approvare restrizioni su vendite e aromi e scatenare una guerra alla droga contro i consumatori di nicotina. CTFK ha sfruttato questa categorizzazione errata per inquadrare la fine dello svapo giovanile come una lotta per ridurre il consumo di tabacco da parte dei giovani. “Suona davvero brutto quando dici che i giovani usano un prodotto del tabacco”, ha detto Cox in un’intervista .

Nel 2019 il CDC ha contribuito alla disinformazione dilagante quando alcune persone si sono ammalate per una misteriosa lesione polmonare. In origine l’agenzia la chiamò “lesione polmonare associata allo svapo” (VAPI), poi adottò il termine irritante e altrettanto impreciso, EVALI. È integrato nell’etichetta che una delle cause di questa condizione polmonare è correlata ai vaporizzatori di nicotina. Ma la colpa era nelle cartucce di THC, adulterate con acetato di vitamina E acquistate per strada. Non c’erano e non ci sono prove che qualcuno si fosse ammalato o fosse morto a causa dell’uso di vaporizzatori di nicotina.

Una lettera dell’agosto 2021 firmata da 75 esperti multidisciplinari chiedeva al direttore del CDC, la dott.ssa Rochelle Walensky, di rinominare la malattia. Hanno scritto: “… il nome EVALI è inefficace e fuorviante in quanto non fornisce agli operatori sanitari o al pubblico chiarezza e specificità riguardo alle fonti di rischio di questa malattia”. Suggerendo la definizione più appropriata: “Adulterated THC Vaping Associated Lung Injury” (ATHCVALI). Walensky rispose no.

E come mostra questo sondaggio, Juul (il capro espiatorio preferito dai media), è stato accusato di EVALI.

La creazione di un’ontologia accurata consentirà alle persone di scegliere alternative più sicure, prevenendo le malattie legate al fumo e la morte prematura.

Chelsea Boyd ha affermato in un articolo per Filter: “L’incapacità del CDC di distinguere tra le sigarette elettroniche che rilasciano nicotina e quelle che forniscono composti di cannabis, insieme all’insistenza sul fatto che siano coinvolti prodotti legali a base di nicotina, nonostante la mancanza di prove convincenti pubblicamente disponibili, rende difficile credere che le sue azioni non siano motivate politicamente”. Boyd ha ragione. L’HIV era originariamente chiamato “deficit immunitario correlato ai gay” (GRID). Ora ci sono appelli per rinominare “monkeypox” per evitare qualsiasi insinuazione razzista.

La disinformazione sui vaporizzatori danneggia le persone che fumano. Uno studio ha suggerito che la legislazione derivante da dichiarazioni errate su EVALI e sui vaporizzatori in Massachusetts ha portato a un aumento del consumo di sigarette. Un altro studio ha concluso che i messaggi dei CDC su EVALI hanno contribuito a far si che “una parte sostanziale dei consumatori crede che le sigarette elettroniche siano più dannose delle sigarette“. Quante volte bisogna dirlo? Non lo sono. Una revisione ufficiale del Regno Unito delle prove pubblicate quest’anno ha affermato ancora una volta: “A breve e medio termine, lo svapo rappresenta una piccola parte dei rischi del fumo“.

Un importante esempio dell’utilizzo di una serie di terminologie chiare può essere trovato nel rapporto Burning Issues: The Global State of Tobacco Harm Reduction 2020 , pubblicato da Knowledge-Action-Change (KAC). Gli autori non descrivono più i dispositivi per lo svapo della nicotina come “sigarette elettroniche”, scrivendo: “Il termine è fuorviante per gli operatori sanitari, i politici e il pubblico in generale, poiché associa strettamente questi nuovi prodotti alle sigarette”. Invece, il rapporto usa il termine “prodotti a base di nicotina più sicuri. Abbandonando il termine EVALI, gli autori ne hanno creato uno nuovo: “danno polmonare correlato alla vitamina E” (VITERLI).

Un altro nuovo giornale propone intanto di abbandonare la parola “fumatore”. La creazione di un’ontologia che classifichi in modo accurato e inequivocabile l’ampia gamma di prodotti a base di nicotina più sicuri è di vitale importanza e attesa da tempo. Questo consentirà alle persone di scegliere alternative più sicure, prevenendo le malattie legate al fumo e la morte prematura.

Maxi review UK su 400 studi internazionali: ecig meno dannose 

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uk review 400 ecig

Una review indipendente condotta dai ricercatori inglesi del King’s College di Londra su oltre 400 studi internazionali conferma che i prodotti privi di combustione, come le ecig, sono meno dannosi rispetto alle sigarette convenzionali

La domanda “le ecig sono meno dannose delle sigarette convenzionali?” non ha più margine di interpretazione: numerose review internazionali dimostrano che i prodotti a rischio modificato presentano una minor percentuale di rischio rispetto alle sigarette tradizionali.

Ultima in ordine di tempo a confermare l’asserzione, una review indipendente dei ricercatori del King’s College di Londra, che hanno portato a termine una delle più vaste e, fino ad ora, più approfondite review in materia di fumo elettronico.

I ricercatori inglesi hanno incluso nel report, commissionato dall’Office for Health Improvement and Disparities del Dipartimento della salute e dell’assistenza sociale, oltre 400 studi condotti a livello mondiale. 

I risultati?

Sebbene il vaping non sia totalmente privo di rischi, soprattutto per chi non ha mai fumato, comporta una piccola percentuale di rischio nel breve e medio termine se paragonato al ben più tossico fumo di sigaretta.

La review ha indagato diversi aspetti legati al vaping, compresi tipologie diversi di soggetti e di prodotti utilizzati, gli effetti sulla salute (sia in termini assoluti che quando paragonati al fumo convenzionale) e la percezione dei consumatori in merito ai rischi relativi.

Secondo i ricercatori, i fumatori che decidono di passare al vaping sperimentano una “riduzione sostanziale” nell’esposizione alle sostanze tossiche causa di cancro, patologie polmonari e cardiovascolari, ma avvertono comunque chi non ha mai fumato di non iniziare con nessuna delle alternative del consumo di tabacco.

Uno tra i maggior volumi di ricerca evidenziati dalla review, e dove quindi vi erano più prove a sostegno, riguarda i biomarcatori di esposizione: i livelli di nitrosammine specifiche del tabacco, composti organici volatili e altri componenti tossici implicati nelle principali malattie causate dal fumo sono stati trovati a livelli significativamente più bassi tra i vapers.

Tra chi svapa, i livelli complessivi di nicotina erano inferiori o simili a quelli dei fumatori.

Un dato interessante emerso dal report è sicuramente quello relativo alla percezione da parte dei consumatori dei rischi connessi allo svapo: nel 2021, solo il 34% degli adulti che fumavano percepiva che lo svapo era meno dannoso del fumo, mentre solo l’11% dei fumatori adulti sapeva che la nicotina non era la causa principale dei rischi per la salute legati al fumo di tabacco.

Per quanto riguarda l’abitudine tabagica in Inghilterra tra gli adulti, si evidenzia come i tassi del fumo siano diminuiti con l’aumento del vaping, ma la stessa tendenza non si sta verificando tra i più giovani.

Secondo il rapporto, il fumo tra gli 11 e i 18 anni di età è passato dal 6,3% nel 2019 al 6% nel 2022, mentre lo svapo è passato dal 4,8% all’8,6%.

Nell’ultimo anno, i tassi di svapo sono raddoppiati tra i giovani tra i 16 e i 18 anni, ma l’aumento più sorprendente riguarda l’uso dei nuovi dispositivi per il vaping usa e getta, che ora sono utilizzati da più della metà dei giovani vapers, rispetto al 7,8% dell’anno scorso.

La pubblicità, il packaging e la commercializzazione di prodotti usa e getta per i giovani dovrebbero essere attentamente valutati e, laddove sia necessario, si devono adottare misure proporzionate per ridurre l’attrattiva verso i giovani“, dichiarano gli autori dello studio, che mettono in guardia dell’aumento nell’uso di questi dispositivi tra le fasce più giovani della popolazione. 

Dovremmo garantire ai fumatori adulti il giusto supporto, che includa informazioni accurate sul minor rischio del vaping rispetto al fumo e su come i dispositivi privi di combustione possano aiutarli a smettere di fumare, offrendo al contempo il giusto supporto educativo ai giovani che non avrebbero mai fumato, per scoraggiarli dall’iniziare a svapare, oltre che migliorare le norme sull’età di vendita e sulle restrizioni pubblicitarie”, ha affermato Lion Shahab, professore di psicologia della salute e co-direttore del Tobacco and Alcohol Research Group, presso l’University College di Londra

Se questo equilibrio può essere raggiunto, le sigarette elettroniche possono svolgere un ruolo importante nel relegare le sigarette convenzionali ai libri di storia nel Regno Unito“.

Polosa a GTFN: “Adesso il Governo si occupi di riduzione del rischio”

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Fonte: Adnkronos

“Un confronto aperto, qualificato, maturo, e non pregiudiziale non può che essere un vantaggio per i fumatori e per la società. Bisogna andare oltre la circolazione di notizie sensazionalistiche, che molto spesso non rispecchiano alcuna solidità scientifica”. Non ha dubbi Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, intervistato dall’Adnkronos in occasione della dodicesima edizione del Global Tobacco and Nicotine Forum, il meeting più importante al mondo dedicato alla discussione delle politiche e del futuro delle industrie del tabacco e della nicotina, in programma a Washington del 27 al 29 settembre.

“Il dato Istat a Maggio 2022 – ricorda Polosa – ci ha detto che i fumatori in Italia sono circa 10 milioni, ovvero quasi il 19% della popolazione. I dati sembrano inoltre indicare un lieve aumento rispetto al 2019, che probabilmente dipende dal difficile periodo legato alla pandemia, che ha inciso pesantemente nelle abitudini di fumatori ed ex-fumatori”. A fonte di questo dato allarmante, però, non si registrano risultati incisivi nella lotta al tabagismo e anzi, sebbene smettere di fumare rimane la migliore scelta possibile che non tutti i fumatori vogliono o riescono a perseguire, Polosa osserva come “si tende a snobbare l’unica vera innovazione nel campo del controllo del tabagismo: il vapagismo e l’uso di prodotti combustion-free a tabacco riscaldato”.

“In Inghilterra – spiega l’esperto – una politica liberale nei confronti della sigaretta elettronica ha determinato un crollo nel numero di fumatori in quel Paese. Cosa stiamo aspettando in Italia? Bisogna ripartire da una cultura della salute consapevole, che includa la riduzione del rischio come soluzione integrante del problema tabagismo. In tempi di nuovi riassetti politici, credo proprio che al prossimo governo sia dato il compito di ristabilire le linee guida delle politiche di salute pubblica e determinare finalmente la strada verso la corretta prevenzione e l’adozione di politiche della riduzione del rischio”, aggiunge.

“Le politiche di riduzione del danno non riguardano solamente il mondo del tabagismo, ma le vediamo applicate con successo in altri settori, anche nella vita di tutti i giorni”, ricorda Polosa citando alcuni esempi concreti: “L’uso del casco in motorino, o della cintura in macchina, sono un esempio comune di situazione di vita reale dove si cerca di mitigare il rischio derivante da una situazione”.

“Parliamo quindi di un approccio multisettoriale, che permette di mitigare le conseguenze dannose a livello sociale, di salute ed economico di un’azione. Strategie che da anni vengono impiegate per quanto riguarda il consumo e la dipendenza da sostanze stupefacenti”, aggiunge.

“Purtroppo, per quanto riguarda il mondo del tabagismo e del controllo del tabacco, esistono differenze abissali a livello mondiale: ci sono paesi, come l’Inghilterra, dove le sigarette elettroniche sono parte integrante dell’attività promossa dagli organi di salute pubblica e vengono consigliate dal personale sanitario, e paesi meno tolleranti, dove vige tutt’ora un approccio “o smetti o muori”, che ormai sappiamo non portare ai risultati sperati”, puntualizza l’esperto.

Anche sul fronte della ricerca scientifica ci sono risultati significativi e l’Italia è pioniera in questo campo, come spiega Polosa: “Ormai le evidenze scientifiche che dimostrano la ridotta tossicità dei dispositivi elettronici rispetto al fumo combusto sono solide e ciò dipende da diversi fattori: in primis, il progresso tecnologico ha portato alla creazione e alla commercializzazione di prodotti più efficaci, con un impatto sicuramente diverso in termini di salute rispetto ai primi prototipi. In secondo luogo, abbiamo a disposizione dati nel lungo periodo che dimostrano il potenziale di questi strumenti anche nella diminuzione nelle comorbidità di determinate patologie, come ad esempio malattie polmonari, quali la Bpco o l’asma o malattie cardiovascolari”.

“Inoltre, le metodologie della ricerca di settore sono cambiate- aggiunge l’esperto -. Al Coehar abbiamo portato avanti un progetto che conta la partecipazione di svariati laboratori internazionali che hanno replicato in maniera indipendente e standardizzata alcuni tra i più noti studi del settore, per ovviare a uno dei principali punti deboli della ricerca di settore: la mancanza di replicabilità”.

“Siamo i primi al mondo ad aver valutato scientificamente i prodotti a rischio ridotto stabilendo imprescindibilmente alcuni criteri di efficacia che sono ormai ripetuti in tutti i Paesi”, continua Polosa: “Al Coehar siamo quasi a quota 100 pubblicazioni sul tema. L’Italia, con Catania in testa, ha scritto la storia di questo settore di ricerca e che le ecig siano molto meno dannose delle sigarette convenzionali è ormai un dato scientifico consolidato. Quello su cui adesso dobbiamo è l’azione sanitaria. Servono urgentemente interventi di salute pubblica che mirino a promuovere i prodotti a rischio ridotto come strumenti efficaci nella lotta al fumo”, conclude.

A Catania, anche “Sharper” sarà contro il fumo

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Il 30 Settembre l’Europa festeggia la ricerca. Si terrà infatti come ogni anno in molte città d’Europa la “Notte dei Ricercatori”, un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei.

In Italia le città coinvolte sono: Ancona, Cagliari, Camerino, Catania, Genova, L’Aquila, Macerata, Nuoro, Palermo, Pavia, Perugia, Sassari, Terni e Trieste.

SHARPER è coordinato dalla società di comunicazione scientifica Psiquadro, in collaborazione con un consorzio che comprende l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – INFN, cinque Università: l’Università Politecnica della Marche, l’Università di Cagliari, l’Università di Catania, l’Università di Palermo, l’Università di Perugia, il museo Immaginario Scientifico di Trieste, l’associazione Observa Science in Society. Partecipano inoltre come partner associati l’Università di Camerino, l’Università di Genova, l‘Università di Macerata e l’Università di Sassari.

L’obiettivo è di creare occasioni di incontro tra ricercatori e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante

L’Università di Catania ha preparato un programma che spazia dai temi di frontiera della ricerca di base alle applicazioni tecnologiche nei campi più disparati. Interdisciplinarietà e sfide per il futuro sono il filo conduttore del programma.

Come ogni anno, anche il CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, in collaborazione con la Lega Italiana Anti Fumo LIAF, saranno partner ufficiali dell’evento.

Nello specifico, a Piazza Università – Palazzo San Giuliano – LIAF accoglierà i fumatori che vogliono ricevere informazioni per smettere di fumare con i consulenti dedicati.

Alle ore 18.30 a Palazzo San Giuliano si terrà il CoEHAR Talk, un momento dedicato alla scienza e alla ricerca da condividere con gruppi di ricercatori e famiglie. A condurre il talk ci saranno il prof. Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT Centro di Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico di Catania, ed il prof. Massimo Caruso, co-project leader del CoEHAR.

In UK è vaping revolution: obiettivo paese senza fumo entro il 2030

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Lo svapo è aumentato rapidamente negli ultimi dieci anni fino a raggiungere livelli record in Gran Bretagna con circa 4,3 milioni di persone che sono vapers regolari. A dimostrarlo è il report pubblicato da Action on Smoking and Health (Ash) che spiega come l’8,3% degli adulti in Inghilterra, Galles e Scozia svapa, rispetto all’1,7% di dieci anni fa, che equivaleva a circa 800.000 persone.

Dei 4,3 milioni di vapers attualmente presenti in Gran Bretagna, circa 2,4 milioni sono ex fumatori, 1,5 milioni sono fumatori attuali e 350.000 non hanno mai fumato una sigaretta.

Le cifre mostrano anche che la percentuale degli attuali vapers che non hanno mai fumato è aumentata dal 4,9% dello scorso anno all’8,1% di quest’anno.

Nel 2022, anche il 35% degli attuali vapers fumava. Ma in questo gruppo, coloro che svapano quotidianamente fumano meno sigarette rispetto ai dual user che svapano meno frequentemente.

Il rapporto ha mostrato che le sigarette elettroniche stanno diventando particolarmente popolari tra i giovani, con i giovani tra i 18 ei 24 anni i maggiori consumatori nel 2022, con l’11%. Un dato preoccupante che si riferisce alla commercializzazione illegale tra i minori.

Hazel Cheeseman, vice amministratore delegato di Ash, ha affermato che l’aumento dei fumatori che passa allo svapo è una notizia epocale: “Le ecig – si legge in una nota – sono strumenti salvavita per coloro che lottano contro il fumo di sigaretta convenzionale“.

Allo stesso tempo, spiega Cheeseman: “Dobbiamo affrontare il recente aumento dello svapo giovanile e mettere in atto tutti gli sforzi più ampi per affrontare il problema. Il momento per l’azione del governo è ora“.

Oggi in Inghilterra ci sono cinque volte più vapers rispetto al 2012, con milioni di persone che hanno avuto accesso allo strumento per smettere di fumare con facilità e su consiglio regolare degli operatori sanitari.

Secondo gli autori, la rivoluzione dello svapo che si sta attuando in Gran Bretagna aiuterà il paese a raggiungere l’obiettivo di un “paese senza fumo entro il 2030”.

Ricerca ecig: Polosa e Goniewicz sono gli autori più influenti al mondo

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Una nuova analisi bibliometrica ha sancito che nella top ten degli studiosi più autorevoli nel campo della ricerca sulle sigarette elettroniche rientra a pieno titolo il lavoro svolto dal prof. Riccardo Polosa, eletto tra gli scienziati più influenti e prolifici del settore. Un riconoscimento della carriera professionale, ma anche una testimonianza dell’incredibile lavoro svolto dal CoEHAR e dall’Università di Catania.

La ricerca nel campo delle sigarette elettroniche è cambiata radicalmente nel corso di questo decennio, complice l’innovazione tecnologica e la necessità di fornire risposte chiare ed esaustive agli interrogativi che circondano questi prodotti.

Un trend che rispecchia l’animato dibattito sulle alternative a rischio ridotto al fumo tradizionale, che divide l’opinione pubblica e quella istituzionale tra chi ritiene sia giusto vietare in toto questi strumenti e chi invece li vede come un’alternativa efficace e salvavita per milioni di fumatori.

Nel 2013, il progetto ECLAT, condotto da un team di scienziati guidati dalla lungimiranza del prof. Riccardo Polosa, è stato il primo studio al mondo a valutare l’efficacia delle sigarette elettroniche come metodo alternativo per smettere di fumare

Da allora, la rete di collaborazioni tra l’Università di Catania e il CoEHAR, il Centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla riduzione del danno da fumo, ha contribuito ad alimentare il panorama scientifico con studi all’avanguardia che hanno aiutato sia i fumatori a smettere, sia le autorità di salute pubblica internazionali a decidere “secondo scienza”.

Una recente analisi “The Mapping of Global Research on Electronic Cigarettes: A Bibliometric Analysis”, ha cercato di fornire una panoramica completa del mondo della ricerca delle sigarette elettroniche tra il 2000 e il 2021.

Analizzando un totale di 7,979 risultati nel database, si è notato che il numero di ricerche è aumentato incredibilmente a partire dal 2010, raggiungendo il picco nel 2020.

Prese nel loro insieme, le pubblicazioni coinvolgono un totale di 19.837 ricercatori, e gli studiosi nella top ten della ricerca di settore contribuiscono da soli all’8.71% di tutta la produzione scientifica

Secondo la “Mapping of Global Research on electronic cigarettes”, il prof. Riccardo Polosa (CoEHAR, Centro di Eccellenza Internazionale per la Ricerca sulla Riduzione del Danno da Fumo, Università di Catania) e il prof. Maciej L. Goniewicz (Roswell Park Comprehensive Cancer Center, USA) sono gli autori più influenti e autorevoli nel campo della ricerca sulle sigarette elettroniche

Per il prof. Polosa: “L’emergere di prodotti alternativi a rischio ridotto, come le sigarette elettroniche, sta portando nuova speranza per milioni di fumatori in tutto il mondo. È ormai imperativo accelerare gli sforzi per ridurre la morbilità e la mortalità dovute al fumo di sigaretta, sovvenzionando i farmaci approvati per i percorsi di smoking cessation e promuovendo tecnologie innovative per la sostituzione dei prodotti da fumo“.

Nella top ten deli autori co-citati rientrano Konstantinos Farsalinos, in testa con 2281 citazioni, seguito da Maciej L. Goniewicz (2070, 1.88%), Jean-François Etter (1738, 1.60%), Peter Hajek (996, 0.90%), Riccardo Polosa (949, 0.86%), Christopher Bullen (936,0.85%), Jessica K. Pepper (886,0.81%), Neal Benowitz (823,0.74%). 

Anafe: “Allarme contrabbando ecig monouso. Tuteliamo gli adolescenti”

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L’estate 2022 si sta caratterizzando per il preoccupante aumento della diffusione tra i giovani di sigarette elettroniche monouso di contrabbando, commercializzate illegalmente sia tramite i social media sia attraverso alcune attività di distribuzione e rivendita all’ingrosso e al dettaglio. Si tratta di dispositivi non conformi alla normativa vigente in quanto presentano un serbatoio contenente un volume di prodotto liquido superiore a 2 ml e con una concentrazione nicotinica maggiore al livello massimo consentito dalla legge (fissato dalla normativa in 20 mg/ml, ovvero 2%), oltre a non avere affrontato le rigide analisi tecniche, tossicologiche e sulle emissioni a cui sono sottoposti i prodotti legali. È quanto avvertono con preoccupazione i produttori riuniti in Anafe Confindustria, l’Associazione Nazionale dei produttori di Fumo Elettronico.

“Siamo di fronte ad un fenomeno nuovo e allarmante. Per questo motivo stiamo segnalando costantemente da giorni alle autorità di Polizia tutti i casi di contrabbando di sigarette elettroniche, in particolare monouso. Questi prodotti illegali sono potenzialmente dannosi per la salute perché non corrispondono ai rigidi standard di qualità e alle verifiche di sicurezza previsti dalla normativa, in particolare per il contenuto di nicotina spesso ben oltre i limiti di legge. Un fenomeno pericoloso su cui è urgente porre l’attenzione soprattutto perché il target principale di questo commercio è rappresentato dai giovani, che vengono raggiunti anche tramite canali difficili da controllare come i social media”, dichiara Umberto Roccatti, presidente di Anafe.

Anafe Confindustria si pone come presidio di legalità e di lotta al consumo minorile e lavora al fianco delle forze dell’ordine per contrastare il contrabbando e prevenire situazioni che possano nuocere alla salute pubblica. “Oltre alla costante attività di segnalazione dei casi di contrabbando, l’Associazione ha pubblicato sul proprio sito un vademecum normativo che rappresenta un’indicazione chiara a tutti quegli operatori seri che vogliono continuare a operare nella legalità”, prosegue Roccatti.

Il vademecum descrive le principali violazioni di legge che si possono riscontrare sui prodotti liquidi da inalazione e rammenta che possono essere compravenduti solo e soltanto per il tramite di: rivendite di generi di monopolio (Tabaccai), esercizi autorizzati (negozi di sigarette elettroniche, farmacie e parafarmacie debitamente autorizzati), e-commerce da parte di depositari autorizzati nel territorio italiano.

“Pur essendo stato ampiamente dimostrato che l’utilizzo delle e-cig rappresenta un’alternativa preferibile per i 12 milioni di fumatori che non riescono o non vogliono smettere di fumare, in ogni caso non vogliamo che i giovani inizino a fumare, neanche le e-cig. La legislazione è molto restrittiva e parla chiaro: la vendita di e-cig ai minori di 18 anni è assolutamente vietata e va impedita con ogni mezzo”, conclude Roccatti.

Il CoEHAR pubblica il primo studio al mondo che valuta l’efficacia e la sicurezza della vareniclina tra i fumatori con diabete 

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Un trial clinico randomizzato ha valutato l’utilizzo della vareniclina (Chantix), in combinazione con supporto psicologico professionale, tra i fumatori affetti da diabete: il farmaco ha aumentato in maniera significativa le possibilità di riuscita nei percorsi di smoking cessation per 300 fumatori affetti da diabete mellito di tipo 2 

LINK ALLO STUDIO 

Il fumo può avere ripercussioni rilevanti tra le persone affette da diabete mellito di tipo 2. L’interazione tra l’iperglicemia tipica della condizione patologica e delle sostanze tossiche inalabili prodotte dal fumo di sigaretta può accelerare il decorso delle complicazioni relative al diabete (ad esempio, malattie coronariche, infarto, malattie arteriose periferiche, retinopatia e nefropatia).

Inoltre, nei percorsi di cessazione per pazienti di questo tipo, bisogna considerare risvolti unici e tipici a livello metabolico e comportamentale: ad esempio, i fumatori con diabete potrebbero dimostrare una bassa motivazione a smettere, dovuta al timore di incorrere in uno degli effetti più tipici del dire addio alla sigaretta, ovvero l’aumento di peso, con un conseguente aumento del rischio di ricadute.

Tuttavia, molti studi hanno dimostrato come smettere di fumare si traduca in un miglior controllo glicemico e un ridotto rischio cardiometabolico: aiutare i fumatori affetti da diabete mellito di tipo 2 è una priorità assoluta.

Le terapie comportamentali e i farmaci per la cessazione spesso sono utilizzati in combinazione per aumentare l’efficacia dei trattamenti antifumo, ma i dati in merito a questi interventi tra i fumatori affetti da diabete sono limitati. Nello specifico, non è stata valutata attentamente l’efficacia e la relativa sicurezza della vareniclina (Chantix) tra i fumatori affetti da diabete.

Una lacuna colmata dal trial clinico randomizzato condotto dai ricercatori del CoEHAR, Centro di Eccellenza internazionale per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania in collaborazione con il Mossakowski Medical Research Institute (Polonia), che ha indagato l’utilizzo della vareniclina tra i fumatori con diabete che avevano intenzione di smettere di fumare.

Lo studio “Efficacy and safety of varenicline for smoking cessation in patients with type 2 diabetes: A multicenter double-blind randomized placebo-controlled trial”, primo nel suo genere, ha dimostrato che l’utilizzo della vareniclina è particolarmente efficace durante tutto il percorso di cessazione, con dati interessanti attestati alla settimana 12, 24 e 52 del trattamento.

“L’obiettivo che dovrebbero avere tutti i fumatori è quello di raggiungere l’astinenza da fumo e di mantenerla, in particolare i fumatori affetti da diabete “ ha dichiarato la dott.ssa Cristina Russo, prima autrice dello studio “I fumatori con diabete sono a conoscenza che il fumo di sigaretta aumenta il rischio di danni al sistema cardiovascolare e vascolare, oltre che il rischio di insufficienza renale, ma molto spesso non riescono a smettere da soli. È nostro dovere aiutare questi fumatori a smettere sia attraverso la consulenza professionale sia grazie a trattamenti più efficaci. Siamo lieti nel dimostrare come la vareniclina, combinata al supporto psicologico, abbia aiutato un numero significativo di pazienti affetti da diabete a dire addio al fumo”.

LO STUDIO

Lo studio è stato condotto tra una popolazione di fumatori affetti da diabete con un media di 10 sigarette fumate al giorno: sono stati reclutati 300 partecipanti da cinque differenti ospedali dall’area di Catania.

Scopo dello studio era valutare l’efficacia e la relativa sicurezza della vareniclina, paragonata a un placebo, nei percorsi di smoking cessation. 

Una volta attestata la storia clinica dei pazienti e la loro abitudine tabagica, i partecipanti hanno ricevuto un supporto professionale per indirizzarli nel percorso. Divisi in seguito in due gruppi differenti, è stata loro fornita una scorta sufficiente sia di vareniclina sia del placebo.

Dopo la prima visita, tutti pazienti sono stati rivisti su base settimanale per le successive 12 settimane. Al termine della fase di trattamento, gli incontri sono stati programmati alle settimane 13, 24 e 52 per rilevare i dati in merito all’astinenza da fumo e all’uso dei farmaci.

La prima fase è stata completata da un totale di 215 partecipanti (il 73.3% nel gruppo della vareniclina e il 70% nel gruppo del placebo). Durante la fase successiva, 201 partecipanti hanno completato la visita alla settimana 24 ( 66.6% nel gruppo vareniclina e 67.3% nel gruppo placebo) e alla settimana 52 hanno completato il percorso 195 pazienti (66.6% e 63.3% rispettivamente nei due gruppi).

In tutte le fasi, le percentuali di astinenza da fumo erano più alte tra il gruppo di utilizzatori di vareniclina rispetto al gruppo placebo. Secondo i dati rilevati, i fumatori affetti di diabete mellito di tipo 2 inseriti nel gruppo della vareniclina avevano circa 3 volte più possibilità di smettere rispetto al gruppo placebo durante tutto lo studio.

Per quanti riguarda gli esiti avversi del trattemnto a base di vareniclina, in generale sono stati rilevati sintomi lievi o moderati. I più comuni che hanno portato all’interruzione del trattamento sono stati ansia e depressione. Se compariamo i dati presi dai due gruppi, quello che ha utilizzato la vareniclina e quello che invece ha utilizzato il placebo, i sintomi più comuni sono stati nausea (27.3% nel gruppo vareniclina e 11.4% nel gruppo placebo ), insonnia (19.4% vs. 12.7%), sogni anormali (12.7% vs. 3.4%), ansia (11.4% vs. 7.3%) e irritabilità (9.4% vs. 5.4%).

Per quanto riguarda la relativa sicurezza dell’uso di vareniclina tra i pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2, i dati sono simili a quanto già rilevato in precedenti studi condotti su campioni di fumatori tra la popolazione. Per quanto riguarda i parametri metabolici e cardiovascolari non state attestate differenze significative tra o all’interno dei due gruppi. In particolare, non è stato rilevato aumento di peso durante lo studio tra i partecipanti.

I fumatori affetti da diabete dovrebbero avere accesso a metodi di cessazione efficaci e sicuri. Più lunga è l’abitudine al fumo e la pregressa condizione di fumatori, più basse saranno le possibilità di raggiungere l’astinenza nel lungo periodo. L’utilizzo combinato della vareniclina e del supporto psicologico abbassano il rischio connesso al diabete e aumentano le possibilità di cessazione” – così conclude il prof. Riccardo Polosa.

Diasmoke: la letteratura su fumo e diabete ha ancora grandi lacune

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Smettere di fumare riduce il rischio di problemi cardiovascolari e di insufficienza renale. Allo stesso tempo, però, comporta una serie di effetti secondari per i pazienti affetti da diabete, tra cui l’aumento di peso. Sebbene la cessazione per i pazienti affetti da diabete che fumano siano perentoria, molti di loro hanno grandi difficoltà a smettere da soli, senza supporti o strumenti terapeutici.

Una review condotta da un team di ricercatori europei facenti parte del progetto di ricerca DIASMOKE (coordinato dal CoEHAR dell’Università di Catania) ha rivelato lacune nella letteratura scientifica di settore, soprattutto in merito agli effetti a livello metabolico del fumo e dello smettere di fumare sulla patologia.

È ormai noto come il fumo rappresenti un fattore di rischio per diverse patologie e aumenti anche il rischio di morte per i fumatori. Le persone affette da diabete potrebbero però incorrere in un rischio ancora maggiore, dovuto non solo all’effetto sinergico del fumo e della patologia stessa sul sistema cardiovascolare e i possibili danni vascolari, ma anche agli esiti avversi che il fumo comporta in termini di controllo glicemico e livelli lipidici.

A livello internazionale, i ricercatori concordano sul fatto che smettere di fumare riduca il rischio di effetti avversi sul sistema cardiovascolare. Allo stesso tempo, smettere può comportare anche effetti collaterali, come l’aumento del peso, che potrebbe a sua volta indurre effetti metabolici imprevisti tra chi soffre di diabete.

La mancanza di dati e di ricerche in merito, ha spinto un gruppo internazionale di ricercatori, appartenenti all’Università di Catania, al Mossakowski Medical Research Institute di Varsavia e all’Ashford and Saint Peter’s Hospitals (Inghilterra), a condurre una review per descrivere lo stato dell’arte e i dati certi in merito ai percorsi di cessazione tra i pazienti affetti da diabete e ai risvolti in termini di controllo glicemico, resistenza all’insulina, secrezione di insulina, anomalie lipidiche e parametri biochimici della nefropatia.

Lo studio Impact of stopping smoking on metabolic parameters in diabetes mellitus: A scoping reviewafferisce al progetto Diasmoke, il primo studio internazionale a valutare e attestare l’impatto in termini di salute generale delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato nei pazienti affetti da diabete.

Smettere di fumare si traduce in benefici immediati per chi soffre di questa patologia, riducendo il rischio di mortalità e di problematiche cardiovascolari. Ma i ricercatori hanno notato delle lacune nelle ricerche scientifiche sugli effetti metabolici dello smettere di fumare: i risultati attesi non sono stati uniformemente dimostrati. Le ricerche hanno infatti dimostrato sia dei miglioramenti sia dei peggioramenti temporanei nel controllo glicemico dopo che il soggetti avevano deciso di smettere di fumare. 

“Nel valutare la quesitone dei possibili effetti metabolici della cessazione del fumo sui pazienti affetti da diabete, abbiamo notato lacune sorprendenti per quanto riguarda i dati scientifici a disposizione” ha dichiarato la prima autrice dello studio, Magdalena WalickaSolo pochissimi studi a livello internazionale hanno valutato l’impatto dei percorsi di cessazione sui parametri metabolici di persone con il diabete. Studi che riportano risultati incoerenti. È necessario che venga studiato e attestato l’impatto dei percorsi di cessazione tra i fumatori affetti da diabete, per creare e adottare percorsi su misura di cessazione dal fumo”.

Leggi il comunicato stampa completo sul sito CoEHAR

Online la consultazione europea su fumo ed ecig: come partecipare?

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consultazione europea fumo ecig

La Commissione Europea apre ai cittadini e alle organizzazioni di settore la valutazione del quadro legislativo per la lotta al tabagismo. L’obiettivo è conoscere la situazione relativa al consumo di tabacco, all’efficacia o meno delle strategie antifumo e soprattutto valutare in che contesto si collocano i prodotti privi combustione, sia in termini di produzione e commercializzazione che per quanto riguarda la comunicazione e la diffusione online.

Le politiche tradizionali di lotta al tabagismo devono essere aggiornate: la scarsità di informazioni a livello istituzionale, la difficoltà nel cercare una linea d’azione comune, gli esempi agli antipodi di paesi europei e la necessità di creare una regolamentazione comune per i nuovi prodotti del tabacco richiede che i cittadini e le organizzazioni condividano i propri pareri e le proprie opinioni. 

Secondo la commissione europea “il consumo di tabacco è il principale rischio evitabile per la salute e nell’UE rappresenta ancora la principale causa di morte prematura, responsabile di quasi 700 000 decessi ogni anno. Circa il 50 % dei fumatori muore prematuramente (in media 14 anni prima dei non fumatori). Allo stesso tempo, il consumo di tabacco, determinato, insieme ad altri fattori, dalle disuguaglianze socioeconomiche, continua a essere la principale causa di cancro prevenibile: il 27 % di tutti i tumori è infatti riconducibile al tabagismo, la cui eliminazione permetterebbe di evitare nove casi su dieci di cancro ai polmoni”.

La confusione normativa e ideologica nei confronti del apporto rischio-beneficio tra sigarette convenzionali e sigarette elettroniche e l’urgenza di limitare l’accesso delle fasce più a rischio ai nuovi prodotti del tabacco, richiede, ormai da tempo, che Bruxelles intraprenda una linea di azione diversificata.

Le evidenze scientifiche puntano ormai da anni verso una direzione ben precisa: le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato sono una valido sostituto del sigarette convenzionali, sono il 95% meno dannose e la capacità di replicare l’azione del fumo crea le condizioni per aiutare tutti quei tabagisti resistenti alla cessazione, che non trovano beneficio con i metodi convenzionali.

Metodi che, anche osservando i dati recentemente pubblicati che confermano l’aumento nel numero di fumatori in Italia, sembrano attestare un trend che necessita di un’ulteriore spinta, di un’innovazione per poter frenare la dipendenza da sigaretta.

A causa di fattori quali il rapido aumento dei prodotti emergenti e i recenti sviluppi tecnologici nel mondo del consumo di tabacco, la Commissione ha aperto a cittadini e organizzazioni la consultazione per la valutazione del quadro legislativo per la lotta al tabagismo.

La valutazione riguarderà la regolamentazione dei prodotti, la pubblicità, la promozione e la sponsorizzazione, nel più ampio contesto delle relative politiche di lotta al tabagismo.

Una consultazione nata anche sulla scia del parere del Piano europeo per la lotta contro il cancro, che si è soffermato particolarmente sui rischi connessi al fumo di sigaretta: la strategia d’azione prevede di ridurre il tasso di fumatori in Europa al 5% entro il 2040, creando cosi “una generazione senza fumo”. 

Un progetto ambizioso che deve valutare qualsiasi strategia a disposizione, comprese quelle di riduzione del danno, considerando che gli attuali tassi di fumatori all’interno del territorio comunitario si attestano intorno al 25%.

cio sul mercato europeo e i servizi online sorti contestualmente che promuovono i prodotti dal tabacco, dai negozi virtuali e alle strategie di comunicazione attraverso i social media.

Per inviare un commento, basta semplicemente registrarsi e seguire le indicazioni per la consultazione a questo link: https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/13481-Valutazione-del-quadro-legislativo-per-la-lotta-al-tabagismo_it

Un murales contro il fumo: LIAF e CoEHAR colorano Catania

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É stato svelato oggi il murales realizzato grazie alla collaborazione di LIAF, CoEHAR, Comune di Catania, BCC Banca di Credito cooperativo di Regalbuto, gruppo PPG Italia e riprodotto dal collettivo artistico MaleTinte.

Perché tutte le immagini portano scritto più in la”: una suggestione di Montale che racconta il  potere che un’immagine, un’istantanea sul mondo reale sanno evocare in maniera molto più rapida di un intero scritto.

La città di Catania, da anni riconosciuta come la capitale mondiale della ricerca antifumo, sede del CoEHAR e della LIAF, impegnate nel creare un network di relazioni sul territorio e a livello internazionale attraverso al promozione di una sana cultura della cessazione basata sui dati della ricerca scientifica, da oggi annovera tra le sue opere un murales realizzato per promuovere la cultura antifumo.

CoEHAR e LIAF, grazie al sostegno del Comune di Catania, della BCC di Regalbuto e del gruppo PPG Italia, hanno voluto regalare a una città che gli ha dato tanto un segno tangibile, che sia una cassa di risonanza per lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile: a Catania, quando si parla di salute, non si scherza.

Erano presenti: Francesco Priolo, Rettore dell’Università di Catania; Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR; Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR; Pippo Arcidiacono, assessore alla salute del Comune di Catania; Sara Pettinato, presidente della Commissione Sanità del Comune di Catania; Giuseppe Ferraro, capo di gabinetto del sindaco; Claudia Corona e le artiste del collettivo “MaleTinte”; Ezio Campagna, presidente LIAF Lega Italiana Anti Fumo; Arturo La Vignera e Giuseppe Calabrese, rispettivamente presidente e direttore della BCC Banca di Credito Coo-perativo di Regalbuto (sponsor del murales); Alfio Platania, responsabile PPG Italia.

“La ricerca scientifica, in cui il nostro Ateneo primeggia, va sempre abbinata ad un’intensa e corretta attività di comunicazione, relativa sia al trasferimento tecnologico verso il tessuto economico e imprenditoriale sia all’indicazione di comportamenti, stili di vita e strategie terapeutiche per i cittadini – così il rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo – Un’iniziativa come il murales sicuramente fa leva su dei linguaggi che più facilmente raggiungono i giovani, mettendo in loro quella pulce nell’orecchio che può mostrare la strada per smettere di fumare o ridurre i danni correlati al fumo. Ed è molto importante che questo progetto sia stato ispirato dai suggerimenti creativi degli stessi ragazzi delle scuole superiori, in maniera tale da essere ancora più efficace.”

Lasciamo alla nostra città una eredità unica e preziosa, una tangibile testimonianza del nostro impegno nella lotta contro il fumo e nella promozione della riduzione del rischio. Celebriamo il No Tobacco Day con un murales che auspica al cambiamento e che invita ad intraprendere uno stile di vita più sano” – ha dichiarato il prof. Polosa. 

L’idea che abbiamo sposato con piacere è quella di abbellire la città con opere artistiche in grado di promuovere messaggi positivi per invogliare i cittadini ad intraprendere stili di vita più sani. Un murales che nasce grazie alla proficua collaborazione tra Comune, Università e associazioni” – così Pippo Arcidiacono, assessore alla salute del Comune di Catania. 

Il disegno racconta graficamente il percorso verso un mondo libero dal fumo. Natura, colori, sorrisi e persone cambiano radicalmente. “Un mondo mortifero, severo, greve, triste di solitudini grigie e alberi scheletrici, fabbriche e fumo da un lato. Dall’altro un mondo nuovo, di sensi liberi di afferrare i dettagli e i colori dell’esistente, trasposizioni possibili di una collettività rinata. La visione di un futuro e di una realtà, del verosimile e del possibile, in un murales che sembra disegnato da artiste, bambini e scienziati insieme.” – ha spiegato Lydia Giordano, portavoce delle “MaleTinte”. 

In questo contesto, in occasione del No Tobacco Day promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, Martedì 31 Maggio dalle ore 9 alle ore 17 nell’Aula Magna del Palazzo Centrale dell’Università si svolgerà la “Conferenza nazionale CoEHAR sulla riduzione del danno: rischi e benefici dei prodotti senza combustione”. Al convegno parteciperanno tutti i più importanti ricercatori italiani nel campo della ricerca sulla riduzione del danno da fumo e tutti gli esponenti delle associazioni di settore. Moderano i giornalisti nazionali: Irma D’Aria e Stefano Caliciuri. Per i saluti istituzionali, saranno presenti anche il Rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo e l’Assessore della Salute della Regione Siciliana, Ruggero Razza.

In questo contesto, in occasione del No Tobacco Day promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, Martedì 31 Maggio dalle ore 9 alle ore 17 nell’Aula Magna del Palazzo Centrale dell’Università si svolgerà la “Conferenza nazionale CoEHAR sulla riduzione del danno: rischi e benefici dei prodotti senza combustione”.

No Tobacco Day 2022: a Catania due eventi che segnano la storia dell’Harm Reduction (27 e 31 Maggio)

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Inizia la settimana più movimentata dell’anno per la Lega Italiana Anti Fumo. Eventi, ospiti importanti, novità e tante news per il No Tobacco Day 2022 che si appresta a scrivere una pagina importante per la storia della ricerca sulla riduzione del danno.

Questi gli appuntamenti in calendario:

VENERDI’ 27 MAGGIO ore 10 INAUGURAZIONE “COEHAR MURALES”

viale A. Doria (circonvallazione di Catania – altezza accesso via S. Sofia)

Il “COEHAR MURALES” è stato realizzato dal collettivo artistico MaleTinte con il patrocinio del Comune di Catania, della BCC Roma – Banca di Credito Cooperativo di Regalbuto e della Liaf Lega Italiana Antifumo. L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività previste dal progetto “Catania: capitale mondiale della ricerca contro il fumo

MARTEDI’ 31 MAGGIO 2022 ore 9 CONFERENZA NAZIONALE COEHAR

Palazzo Centrale dell’Università di Catania – Piazza Università

Convegno nazionale sulla ricerca per la riduzione del danno promosso dall’ateneo di Catania in collaborazione con LIAF.

Programma disponibile qui.

Interverranno gli esponenti più illustri del panorama scientifico italiano.

Moderano: Irma D’Aria e Stefano Caliciuri.

Ospite internazionale: Hiroya Kumamaru, vice direttore di AOI International Hospital in Kawasaki che discuterà dell’incredibile diminuzione del numero dei fumatori in Giappone dopo l’ingresso nel Paese dei prodotti senza combustione.

Durante il convegno si terrà un talk dedicato alle associazioni italiane a tutela del settore dell’Harm Reduction. Saranno, inoltre, premiati gli studenti che hanno realizzato i progetti creativi nell’ambito dell’iniziativa “Catania capitale della ricerca antifumo”.

Conduce i lavori del convegno: il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa.

Catania capitale mondiale della ricerca antifumo: un murales contro il fumo

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Secondo un recente articolo pubblicato su BMC Public Health, l’Università degli Studi di Catania è considerata l’ateneo più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata agli strumenti utili per ridurre i danni da fumo. 

Un riconoscimento ottenuto grazie ai ricercatori dell’Università di Catania e del CoEHAR, il Centro di Eccellenza internazionale per la Riduzione dei danni da fumo fondato dal prof. Riccardo Polosa nel 2018, la cui attività ha attirato a Catania centinaia di ricercatori da tutto il mondo, avviando numerosi progetti di ricerca che hanno reso il centro catanese un punto di riferimento internazionale.

Per questi motivi, Catania, una delle città più belle in Italia, nata sul mare all’ombra dell’Etna, può essere definita a pieno titolo la “capitale mondiale della ricerca antifumo”.

Come sappiamo, però, nonostante esistano linee guide che aiutano i fumatori a intraprendere un percorso di abbandono del fumo, dire addio alla sigaretta non è facile e, molto spesso, gli sforzi non portano a risultati tangibili. È necessario che, accanto all’attività di centri come il CoEHAR dove vengono studiati strumenti alternativi che riducono il danno da fumo e, allo stesso tempo, rappresentano un metodo alternativo per smettere, si diffonda una sana cultura antifumo a livello sociale, che prevenga, soprattutto tra i più giovani, il desiderio di iniziare a fumare.

Il CoEHAR, in collaborazione con la Città Metropolitana di Catania e LIAF Lega Italiana Anti Fumo, ha deciso dunque di lanciare un contest tra gli studenti delle scuole di Catania per realizzare una sorta di manifesto visivo al fine di tradurre in linguaggio creativo una sana cultura antifumo, da condividere a scuola o in qualsiasi altro contesto sociale.

I ragazzi delle classi coinvolte hanno realizzato un bozza grafica del progetto seguendo le indicazioni richieste dal centro di ricerca, ma non hanno avuto limiti alle idee da presentare.

I progetti pervenuti sono tutti disponibili qui.

Le scuole che hanno partecipato al contest sono: il liceo artistico Emilio Greco di Catania e il liceo F. De Sanctis di Paternò. Gli studenti presenteranno e racconteranno l’elaborazione delle loro idee durante il convegno annuale dedicato al No Tobacco Day 2022 che si terrà presso Palazzo dell’Università martedì 31 Maggio 2022 alla presenza di scienziati, medici e giornalisti di tutta Italia.

Nel frattempo, lungo il viale A. Doria, l’arteria di collegamento principale della provincia etnea, è appena stato allestito il ponteggio nell’area in cui da domani inizieranno i lavori per la realizzazione del murales della cultura antifumo. Si tratta di un nuovo manifesto del cambiamento internazionale che prenderà vita grazie al genio e alla collaborazione artistica del collettivo siciliano delle “Maletinte“, un gruppo di 13 donne impegnate da anni nell’arte e nella cultura ed unite dalla comune passione per il colore.

Maletinte: “Aria rovente, il mare, le pietre e il fuoco. Tinteggi acrobatici di donne sognatrici e volitive. Contaminazioni fluttuanti di stili e percorsi diversi; un unico comune obiettivo: colorare il mondo.

Smettere di fumare in gravidanza: anche le ecig aiutano

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Durante la gravidanza, le donne che fumano non sempre riescono nell’ardua impresa di smettere del tutto. Solitamente, alcune riescono a dire addio al fumo durante la fase dell’allattamento, ma sarebbe più indicato smettere molto prima. Il fumo, nemico per eccellenza della salute di tutti, lo è anche per il feto e per la fertilità.

Sono diverse le ragioni per cui si dovrebbe evitare questa cattiva abitudine, ma quando si tratta di una vita che sta venire la mondo, smettere di fumare è un obbligo. Quando davvero non si riesce a smettere, passare a soluzioni meno dannose come i cosiddetti prodotti a rischio ridotto, risulta essere una valida alternativa.

Tra le alternative a disposizione per quelle donne che durante la gestazione fumano gli esperti hanno preso in considerazione l’utilizzo dei cerotti alla nicotina, anche se in maniera notevolmente ridotta.

Questo perché in passato è emerso, da diversi studi, che i cerotti alla nicotina potevano aiutare le donne a ridurre il fumo durante la gravidanza senza danneggiare lo sviluppo del bambino.

Secondo uno studio condotto dai ricercatori della Queen Mary University di Londra, le donne che hanno scelto come alternativa le sigarette elettroniche, hanno mostrato tassi di abbandono migliori alla fine della gravidanza rispetto al gruppo delle donne che hanno scelto i cerotti alla nicotina (6,8% contro 4,4%).

Lo studio consisteva nel dividere casualmente 1.140 fumatrici in gravidanza in due gruppi, al primo sono state somministrate sigarette elettroniche, mentre al secondo sono stati somministrati cerotti alla nicotina. Alcune delle donne partecipanti al gruppo dei cerotti alla nicotina hanno utilizzato anche le sigarette elettroniche.

Ma perché non bisogna fumare durante la gravidanza? Quali sono i rischi che si corrono? Tra i rischi più comuni c’è quello dell’aborto, della gravidanza extrauterina e la morte prematura, ma anche una lenta e scorretta crescita del feto. Il fumo in gravidanza è alla base di problematiche molto serie.

Intraprendere un percorso di smoking cessation può essere molto lungo e difficile, ma dal momento che i rischi sono diversi e molto gravi, è il primo passo da compiere per affrontare serenamente la gravidanza anche quando non è ancora arrivata.

Il nuovo studio ha dimostrato che, come per le fumatrici non incinte, le sigarette elettroniche possono essere più efficaci dei cerotti alla nicotina e non rappresentano rischi maggiori per le madri o i bambini durante la gravidanza.

Leggi anche: Non ci sono più dubbi: le sigarette elettroniche sono meno tossiche delle convenzionali

Un liquido nobile che sostiene la ricerca contro il fumo

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“Il nuovo liquido dell’azienda Tstar, denominato Nobile, nasce con l’obiettivo di sostenere concretamente la ricerca contro il fumo in Italia” – così Ivan Cernetti, responsabile dell’azienda, ha presentato questa mattina a Vapitaly 2022 il nuovo progetto frutto della collaborazione tra l’azienda di liquidi italiani e LIAF – Lega Italiana Anti Fumo.

Da anni, LIAF si batte per sconfiggere i danni collegati all’abitudine al tabagismo. “Sappiamo – ha spiegato il presidente LIAF, Ezio Campagna – che per chi non riesce a smettere definitivamente di fumare da solo, soprattutto se affetto da particolari patologie, scegliere di passare a prodotti senza combustione consente di ridurre i danni fumo correlati. Per questo, ogni iniziativa volta a sostenere la ricerca in questo campo è per LIAF di grande importanza“.

Grazie al nuovo progetto targato “LIAF – Tstar” parte del ricavato della vendita del “nobile liquido” potrà essere devoluto direttamente a LIAF con l’obiettivo di sostenere tutte le sue attività di ricerca collegate alla promozione di stili di vita più sani.

In foto: Ivan Cernetti, Marco Cernetti, Alessandro Genovese, Francesco Butera

Vogliamo dare il nostro contributo per sostenere la promozione di questo settore come ambito di ricerca innovativa per la riduzione del danno collegato al fumo di sigaretta convenzionale – ha aggiunto Cernetti – Realizzare un prodotto ideale per POD e MTL indirizzato all’Entry Level in grado anche di soddisfare i Vapers più esperti alla ricerca di un gusto fedele e raffinato, ci è sembrata la soluzione più idonea. Il Nobile è il risultato di un’estesa ricerca, durata oltre un’anno, volta a trovare la giusta composizione in grado di equilibrare aromi e mixture di tabacchi“.

Anche LIAF partecipa a Vapitaly 2022

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Dal 14 al 16 maggio, imprenditori e rivenditori, ma anche vape lovers si ritroveranno a Verona per l’atteso appuntamento con Vapitaly 2022, la sesta edizione della fiera del vaping dedicata alle novità di mercato e agli ultimissimi trend di settore. Nel padiglione 12 di Veronafiere sono attese migliaia di persone, tra operatori ed appassionati delle e-cig e dei liquidi da svapare, in una superficie espositiva di 8.000 metri quadri.

Tra i partecipanti, come ogni anno, anche i ricercatori della LIAF – Lega Italiana Anti Fumo, con la speciale partecipazione per questa nuova edizione anche della redazione di LIAF Magazine.

Presso lo stand di LIAF sarà possibile scoprire tutte le novità nel campo della ricerca applicata agli strumenti a rischio ridotto e tutte le soluzioni utili per aiutare i fumatori a smettere definitivamente di fumare. LIAF presenterà diversi progetti che consentono ai vapers italiani di partecipare attivamente alla ricerca sulla riduzione del danno da fumo. Occasione unica per sostenere la ricerca e combattere una delle piaghe mortali più diffuse nel mondo.

Siamo davvero emozionati per questa rinnovata presenza a Vapitaly – ha detto il presidente LIAF, Ezio Campagna – ancora una volta mostreremo agli svapatori italiani che raccontare la propria storia è di fondamentale importanza per tutti i fumatori. L’esempio di chi ha cambiato vita, passando a strumenti a rischio ridotto può aiutare milioni di fumatori a smettere, soprattutto se affetti da malattie fumo correlate, a gestire meglio la propria vita e a condurre uno stile di vita più sano“.

Vapitaly, per il 2022, conferma il format delle precedenti edizioni: sabato 14 e domenica 15, l’accesso è pensato per far conoscere a vapers, imprenditori e appassionati (ingresso consentito solo ai maggiorenni) le novità proposte al mercato dalle aziende, mentre lunedì 16 la fiera è riservata agli operatori del settore. Una manifestazione, quindi, che affianca opportunità concrete di business ad eventi dedicati agli appassionati del vaping, con un’area esterna coperta, riservata al relax e al food&drink.

“Finalmente si torna alla normalità – afferma Mosè Giacomello, presidente di Vapitaly –. Dopo questi due anni a distanza, siamo pronti a ripartire, con tanti espositori italiani e molti provenienti dall’estero. Torna la più importante fiera italiana del settore e noi siamo orgogliosi di essere la manifestazione di riferimento per un comparto che si dimostra vitale e in crescita. Da Verona, siamo pronti a guardare al futuro. Questa tre giorni sarà l’occasione per fare il punto sulle novità del mercato, sugli ultimi trend così come sulle normative e gli aspetti medico-giuridici che riguardano il vaping. Un’opportunità non solo per gli operatori del settore, ma anche per vaper e appassionati”.

GFN 2022: a Varsavia anche il prof. Polosa

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Come ogni anno, dal 16 al 18 giugno, si terrà l’incontro annuale del Forum Globale della Nicotina (GFN). Il Summit mette insieme esperti del tabacco e del vaping per discutere della Riduzione del Danno da Tabacco, del futuro riguardante i rispettivi settori e delle sue implicazioni sulle politiche di salute pubblica. Un appuntamento annuale atteso ed importante per il settore delle politiche contro il fumo.

L’evento che si terrà presso il Marriott di Varsavia metterà insieme il successo dell’evento ibrido dello scorso 2021 e offrirà una ricca esperienza online utilizzando la nuova piattaforma GFN•TV per lo streaming di apposite sezioni. 

Il tema di quest’anno avrà come focus “Tobacco Harm Reduction – here for good”, perché ancora una volta bisogna puntare sul giusto messaggio, ovvero come attraverso prodotti a base di nicotina più sicuri, la Riduzione del Danno può accelerare la fine del fumo e dei rischi legati al tabacco. Gli esperti si ritroveranno ad esplorare ed analizzare la scienza che c’è dietro l’approccio alla Riduzione del danno, le politiche e i cambiamenti normativi necessari per massimizzare il suo potenziale e gli ostacoli alla sua attuazione in tutto il mondo. 

La Michael Russell Oration (MRO) onorerà il lavoro e la memoria del professor Michael Russell, un pioniere nello studio del comportamento dei fumatori, degli interventi clinici e delle azioni di politica pubblica, morto nel 2009.

Tra i relatori di questa edizione, come sempre una lunga lista di esperti del settore provenienti da tutto il mondo, anche il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR).

Gli organizzatori del Summit offriranno l’opportunità di presentare anche quest’anno i GFN Five (brevi presentazioni multimediali della durata massima di cinque minuti come presentazioni video PowerPoint, video descrittivi che dimostrano nuove tecnologie e brevi interviste), per contribuire alla conferenza.

Lo scopo è quello di promuovere una regolamentazione efficace e proporzionata dei prodotti di nicotina più sicuri e del loro uso. Il Summit esamina, infatti, la scienza in rapido sviluppo in relazione alla Riduzione del Danno e al suo approccio, comprese le risposte politiche e normative.

I partecipanti possono registrarsi ora e iniziare a seguire tutti gli aggiornamenti sul Forum Globale della Nicotina.

Per registrarti clicca qui https://gfn.events/register-now

Studio CoEHAR su liquidi italiani: totale assenza di contaminanti da plastiche

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Catania, 21 Aprile 2022 – Il dibattito scientifico sull’efficacia e la sicurezza dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina ha richiesto alla comunità scientifica di produrre informazioni sempre più accurate sulla relativa sicurezza di questi mezzi. Dibattito che si è esteso non solo allo strumento e alle differenze rispetto alle normali sigarette a combustione, ma anche ai liquidi utilizzati dagli svapatori di tutto il mondo, differenti per quantità di nicotina contenute all’interno, per tipologia e per gli aromi utilizzati. 

Come sappiamo, infatti, i liquidi in commercio sono composti da glicole propilenico e glicerina vegetale, aromi e, non sempre, nicotina. Queste sostanze sono contenute e miscelate in quantità e composti diversi in base alla qualità o alla specifica commercializzazione del liquido venduto.  

Il rischio correlato all’utilizzo dei liquidi è dato dalla presenza o meno di residui metallici o microplastiche che potrebbero creare effetti nocivi sulla salute e che spesso sono dovuti ad un mancato o inefficace controllo nel processo di produzione.

Mettendo alla prova alcuni liquidi commercializzati in Italia e abbastanza presenti anche nei mercati esteri, i ricercatori del CoEHAR hanno di recente analizzato i liquidi (aromatizzati con diverse varietà di tabacco) della società Dreamods

I risultati dello studio pubblicati dalla rivista scientifica “Drug Testing & Analysis” dimostrano la totale assenza di contaminanti da plastiche (micro e nano-plastiche) e un contenuto di metalli al di sotto dei livelli consentiti dall’OMS per le acque minerali. 

Gli autori dello studio ritengono che, una volta accertata la riduzione del danno dei prodotti senza combustione, il miglior modo per tutelare la salute degli svapatori sia quello di prediligere prodotti di alto profilo qualitativo. 

Durante lo studio condotto nei laboratori del CoEHAR di Catania, grazie alla collaborazione dello spin off ECLAT e all’utilizzo dei sistemi di valutazione più innovativi al mondo, i ricercatori, oltre a escludere la presenza di contaminanti derivati dai metalli e dalle micro- e nano-plastiche, hanno indagato l’effetto tossico sul metabolismo cellulare dei vapori di questi liquidi su cellule epiteliali bronchiali umane, confrontandolo con il fumo di una sigaretta convenzionale. Il sistema di esposizione al fumo di sigaretta ed al vapore di e-cig utilizzato nei laboratori catanesi consente di riprodurre l’esposizione umana delle cellule polmonari all’utilizzo quotidiano di sigaretta e sigaretta elettronica, riportando dunque risultati certi e inconfutabili. 

Per generare il fumo di sigaretta e l’aerosol delle ecig, sono state utilizzate rispettivamente una smoking machine e una vaping machine. L’esposizione delle cellule bronchiali al fumo di sigaretta ed al vapore delle e-cig è stata effettuata utilizzando una camera di esposizione biologica contenete le cellule e collegato alle macchine in modo da simulare una esposizione fisiologicamente rilevante per un fumatore o uno svapatore. 

In seguito, è stata valutata la citotossicità utilizzando due tecnologie differenti: la tecnologia Real-Time Cell-based Assay (strumento xCELLigence) e la tecnologia High Content Screening (strumento Operetta). Quest’ultima è stata utilizzata anche per la valutazione del danno mitocondriale (ricordiamo che i mitocondri sono le centrali energetiche della cellula).

In seguito, i ricercatori hanno valutato l’effetto dell’aerosol sullo stress ossidativo, misurando la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) direttamente nei vapori di e-cig prodotti dai 4 liquidi analizzati (“Dolce Bacco”, “Red Bacco”, “Deciso” e “Otello”) e da una sigaretta tradizionale. 

Il Prof. Massimo Caruso dell’Università di Catania e autore dello studio si è detto: “soddisfatto del significativamente ridotto (circa l’80% in meno) effetto citotossico dell’aerosol di tutti e quattro i liquidi rispetto al fumo di sigaretta” .

Dato confermato anche dal prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR che ha aggiunto: “Le cellule esposte ai vapori di e-cig mantenevano anche un’ottima integrità dei mitocondri, evidenziando un effetto irrisorio, non significativo anche sul metabolismo cellulare. Inoltre, non è stata rilevata alcuna produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e dunque di stress ossidativo nell’aerosol di sigaretta elettronica”. 

Risultati che supportano sempre di più i dati internazionali che confermano la ridotta tossicità delle sigarette elettroniche rispetto al fumo convenzionale e i benefici, in termini di salute, per quei fumatori che decidono di utilizzarle per smettere di fumare.

Smettere dopo un infarto fa guadagnare 4 anni di vita

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giovanni li volti ecig

ANSA – Anche dopo aver avuto un infarto, smettere di fumare può salvarti la vita. Secondo una ricerca coordinata dall’Amsterdam University Medical Centre e presentata al congresso scientifico dell’Esc (Società Europea di Cardiologia), smettere di fumare dopo un infarto fa guadagnare oltre 4 anni di vita senza malattie cardiache senza neanche ricorrere all’assunzione di una terapia preventiva.

Lo studio ha utilizzato i dati di 989 pazienti dai 45 anni in su che avevano continuato a fumare nei sei mesi successivi ad un infarto o a un intervento per l’impianto di stent o bypass.

I pazienti etrano generalmente trattati con farmaci per prevenire altri eventi cardiaci, in particolare con antiaggreganti, statine e farmaci per abbassare la pressione. “Questo gruppo è particolarmente a rischio di avere un altro infarto o un ictus. Per loro smettere di fumare è potenzialmente l’azione preventiva più efficace”, ha affermato Tinka Van Trier, tra gli autori dello studio.

Nel dettaglio, i ricercatori hanno utilizzato un modello in grado di stimare il guadagno in anni di vita passati in salute, cioè senza infarto o ictus, per i pazienti che smettono di fumare. Ne è emerso che il beneficio derivante dall’abbandono del fumo era sovrapponibile a quello derivante dalla terapia con tutti e tre le classi di farmaci. In particolare smettere di fumare avrebbe comportato ai pazienti un guadagno di 4,81 anni senza infarto o ictus, mentre l’assunzione dei tre farmaci insieme avrebbe fornito un guadagno di 4,83 anni.

“Questo indica che smettere di fumare è molto importante per aggiungere anni in salute alla propria vita”, ha commentato Van Trier. “È importante sottolineare che la nostra analisi non ha tenuto conto degli altri vantaggi sulla salute derivanti dalla rinuncia al fumo, ad esempio sulle malattie respiratorie e il rischio di cancro. Sappiamo che il fumo di sigaretta è responsabile del 50% di tutti i decessi evitabili tra i fumatori, di cui la metà è dovuta a malattie cardiovascolari”. 

“Se non si riesce a smettere di fumare – ha concluso il dottor Fabio Bandini, direttore dell’unità operativa complessa di neurologia dell’ospedale Villa Scassi di Genova – le alternative al fumo di sigaretta possono non portare al rischio zero ma sicuramente ad una riduzione del rischio perché i prodotti nocivi della combustione sono quelli più dannosi in generale per l’organismo. D’accordo che la nicotina ha un effetto di dipendenza ma quantomeno gli aspetti più tossici, più nocivi per le arterie e per il resto dell’organismo vengono sicuramente ridotti in maniera significativa. Quindi non rischio zero ma rischio diminuito”. 

Giornata Mondiale della Salute, si inizia cambiando stile di vita

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Oggi, 7 Aprile, si celebra la Giornata Mondiale della Salute, un evento internazionale istituito dall’OMS, il cui scopo è sensibilizzare l’umanità su argomenti riguardanti la salute pubblica e il bene comune. Slogan di quest’anno è “Il nostro pianeta, la nostra salute”. Un claim scelto per mettere in luce le problematiche legate all’inquinamento atmosferico che ogni anno, come afferma l’OMS, causa più di 13 milioni di vittime.

L’inquinamento atmosferico, infatti, è responsabile di tumori ai polmoni, malattie cardiache, asma e ictus. Oltre all’inquinamento da rifiuti, traffico, impianti per la produzione di energia e attività industriali, anche la cattiva abitudine al fumo contribuisce all’inquinamento atmosferico.

I nostri mari e l’intero suolo terrestre, ogni anno, vengono inquinati da numerosissimi mozziconi di sigaretta che vengono incivilmente gettati con estrema indifferenza.

Anche il fumo di sigaretta è dannoso per l’ambiente, poichè rilascia biossido di azoto, anidride carbonica e metano, inquinando, così, l’atmosfera terrestre.

Inoltre, esso libera residui che, depositandosi sulle superfici, possono nuocere a bambini e animali.

La produzione di sigarette è anche una delle tante cause di deforestazione: ogni anno, infatti, milioni di alberi vengono abbattuti, ricavando così terreno per la realizzazione di piantagioni di tabacco.

La coltivazione del tabacco richiede anche l’utilizzo di pesticidi, fertilizzanti e sostanze chimiche che alimentano l’inquinamento ambientale.

Smettere di fumare contribuisce a migliorare in modo significativo sia le condizioni ambientali marittime e terrestri che la speranza di vita di chi li abita, garantendo una migliore qualità dell’aria.

Meno fumo nell’aria ridurrebbe il rischio dell’insorgere di malattie cardiovascolari e tumori.

Non è mai troppo tardi per intraprendere uno stile di vita sano, soprattutto smettendo di fumare, per migliorare le problematiche legate all’ambiente e alla nostra salute.

Articolo scritto dalle studentesse dell’Università di Catania, Alessia Cali e Irene Campisano

Terapie tramite app e sostegno psicologico online: la lotta al fumo in digitale risulta sempre più efficace 

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Catania, 5 aprile 2022 – Lo sviluppo di algoritmi sempre più complessi, interfacce grafiche elaborate e applicazioni evolute dell’intelligenza artificiale, hanno permesso di compiere progressi molto rapidi nell’individuazione e nel trattamento delle dipendenze e delle patologie mentali, anche a distanza. Applicazioni per smartphone, videogiochi e Realtà Virtuale sono oggi strumenti su cui poter contare nella gestione di determinate condizioni cliniche, laddove non sia possibile intervenire a causa della distanza, di costi elevati o di indisponibilità del paziente. 

Interventi terapeutici la cui applicazione è stata valutata dallo studio “Update on Cyber Health Psychology: Virtual Reality and Mobile Health Tools in Psychotherapy, Clinical Rehabilitation, and Addiction Treatment”, coordinato dal professore Pasquale Caponnetto, docente a contratto di psicologia clinica delle dipendenze dell’Università di Catania e membro del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania. 

Scopo della ricerca è stato valutare quanto, nel corso degli ultimi anni, le nuove tecnologie hanno influenzato l’approccio alla psicoterapia, alla riabilitazione clinica e al trattamento delle dipendenze. A differenza di quanto si possa pensare, infatti, l’impiego di strumenti digitali avanzati non si basa semplicemente sull’evoluzione dei software impiegati, ma richiede studi scientifici che valutano risposte e risultati delle moderne tecnologie utilizzate, soprattutto nei casi in cui i metodi tradizionali sembrano non sortire effetto.

Tra i vari metodi analizzati, la Realtà Virtuale sembra essere quello di maggior impatto perché consente di creare un’esperienza immersiva complessa e totale, in cui l’interazione con l’ambiente circostante avviene anche attraverso controller o tastiere, rivelandosi particolarmente utile, ad esempio, con pazienti affetti da disturbi dello spettro schizofrenico o affetti dal morbo di Parkinson.

Ma è soprattutto con lo smartphone e le applicazioni in esso contenute che emergono dati interessanti: considerato che circa il 92% degli italiani possiede un telefono cellulare, le app vengono usate sempre più spesso in trattamenti riabilitativi specifici, in particolare se rivolti alla dipendenza da fumo o da alcol.

Su un totale di oltre 3556 articoli in materia, lo studio dei ricercatori del CoEHAR ha incluso nella revisione un totale di 28 ricerche. Quello che è emerso è un quadro scientifico in rapida evoluzione: software sempre più avanzati permettono di ricreare ambienti dettagliati e avatar realistici, garantendo al paziente un’esperienza completa e facendolo interagire con simulazioni di esperienze di vita reale, stimolando comportamenti o abitudini diverse. Inoltre, la drastica riduzione dei costi e la mancanza di ricorso ai farmaci rappresenta un valido motivo per arrivare prima al risultato. 

I ricercatori consigliano sempre di affiancare l’uso degli strumenti digitali ad un percorso di psicoterapia, sfruttando dunque un approccio clinico integrato e mettendo in risalto il fatto che l’uso di tali strumenti permette di creare percorsi terapeutici focalizzati sui bisogni dei singoli pazienti, intervenendo anche nei casi di condizioni cliniche non trattabili con farmaci.

Prof. Pasquale Caponnetto

Permettere ai pazienti di entrare digitalmente in esperienze di vita reale con il sostegno di un terapeuta significa aumentare le possibilità di riuscita” spiega Pasquale Caponnetto, autore dello studio “Non solo, ma l’accesso immediato a sostegni di supporto online o su telefono rompe gli schemi classici della terapia, garantendo una supporto costante nella lotta alle dipendenza, soprattutto quando il paziente si trova a gestire fattori di stress o situazioni che innescano il bisogno di fumare. Costi bassi, elevata replicabilità e accesso internazionale: la lotta al fumo deve passare anche dal mondo digitale”.

Con un’applicazione si mette letteralmente nelle mani del paziente un percorso di guarigione, con accesso a un supporto immediato e costante, aumentando le possibilità di monitoraggio delle abitudini, riducendo lo stigma connesso alla terapia e rendendo il percorso molto più personalizzabile. Sorprendentemente, ciò che è emerso dalla review è che non esistono, al momento, app studiate per il supporto al trattamento di dipendenza da droghe o sostanze stupefacenti: molto probabilmente, una volta che i risultati nel trattamento del tabagismo saranno standardizzati, la ricerca e lo sviluppo si rivolgeranno anche a questo settore. 

Continua “LIAF nelle scuole”, stamane incontro al Liceo Artistico “Emilio Greco”

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articolo di Alessia Calì e Irene Campisano, studentesse dell’Università di Catania

Catania 30 Marzo 2022 – Si è tenuto questa mattina presso il Liceo Artistico Statale “Emilio Greco” di Catania un altro appuntamento con “LIAF nelle scuole“, il progetto che nelle prossime settimane vedrà la realizzazione di un murales in una delle vie più trafficate del territorio etneo.

A scuola, con i 200 ragazzi del liceo (alcuni di loro collegati in remoto) erano presenti gli esponenti del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, e i rappresentanti di LIAF, Lega Italiana Anti Fumo.

Tra loro il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR; il prof. Marco Palumbo, ordinario di ginecologia e ostetricia dell’Università di Catania; il dott. Toti Urso, project manager del progetto “Smile Study” del CoEHAR; la dr.ssa Marilena Maglia, psicologa del CPCT Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e la dr.ssa Valeria Nicolosi, responsabile comunicazione del consorzio CoEHAR.

All’inizio dell’incontro il prof. Li Volti ha presentato ai discenti i singoli progetti in corso e gli obiettivi dell’attività di ricerca del centro universitario e si è poi soffermato sui danni provocati dalle sigarette convenzionali: “Il fumo di sigaretta causa problemi gravissimi – ha detto Li Volti – il CoEHAR studia soluzioni alternative per chi non riesce a smettere di fumare da solo. Si muore per la combustione delle sostanze tossiche e non per la nicotina”.

Come hanno ricordato i rappresentanti ed esperti delle due organizzazioni, i danni provocati dal fumo sono molti. Oltre alle patologie più comuni come quelle cardiovascolari e polmonari, come ha spiegato il prof. Palumbo: “Il fumo incide negativamente sulla sessualità maschile e femminile ed è una delle maggiori cause di impotenza e infertilità. Peraltro, studi dimostrano che il fumo in gravidanza provoca enormi rischi per la salute del feto“.

Fumare inoltre è un fattore di rischio anche per la salute della bocca. Baci e sorrisi sono messi a dura prova. Per questo il progetto “Smile Study”, coordinato dal CoEHAR in collaborazione con 5 Paesi diversi nel mondo, intende studiare l’utilizzo di strumenti meno dannosi per la salute dentale al fine di produrre dati scientifici rilevanti in uno dei settori meno studiati in ambito HArm Reduction. A presentare Smile, il project manager dello stesso progetto, dr. Toti Urso.

Ricordiamo che il progetto “LIAF nelle scuole” nasce con l’obiettivo di diffondere tra gli adolescenti la cultura antifumo, informandoli sui danni causati dall’abitudine al tabagismo sulla salute del corpo e anche sulle relazioni interpersonali.

Il tour di LIAF e CoEHAR nelle scuole continua anche nei prossimi mesi.

Per maggiori informazioni su questo progetto o per fissare un incontro anche nella tua scuola, invia email a: [email protected]

Smettere di fumare può migliorare la sopravvivenza anche quando è già stato diagnosticato un tumore del polmone

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Un caso di cancro su tre è dovuto al fumo. In questi ultimi due anni la paura di contrarre il Covid-19 ha spostato l’attenzione per la prevenzione e la cura di malattie spesso più letali come il cancro ed i tumori fumo correlati.

Il tumore del polmone continua a rimanere una delle neoplasie più letali. Oggi nel mondo si registrano ogni anno oltre 2,2 milioni di casi di questa malattia, mentre in Italia le nuove diagnosi annue sono circa 41.000 (27.550 negli uomini e 13.300 nelle donne), con una sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 16% circa negli uomini e 23% nelle donne. Per quel che riguarda uno dei tumori più aggressivi e in rapida crescita come quello al polmone la prevenzione è fondamentale.

Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Journal of Thoracic Oncology dai ricercatori guidati da Saverio Caini dell’Istituto per la ricerca sul cancro di Firenze, afferma che smettere di fumare può migliorare la sopravvivenza anche quando è già stato diagnosticato un tumore del polmone. Anche nel caso in cui si sia smesso poco prima della diagnosi. 

I tumori del polmone causati dal fumo di sigaretta possono essere trattati con cure meno invasive se presi per tempo, ma evitare di fumare sarebbe significativo per prevenire questo tipo di cancro. 

Ciò che emerge dallo studio e dai 21 articoli pubblicati sulla ricerca è che la sopravvivenza generale aumenta del 29% in chi ha smesso di fumare appena prima o dopo la diagnosi di tumore del polmone rispetto a chi invece ha proseguito.

Questa specifica osservazione riguarda tutti i tipi di tumore del polmone, i tumori non a piccole cellule e anche i tumori a piccole cellule. A spiegarlo, Saverio Caini, che mette in evidenza come il fumo di sigaretta possa sostenere crescita, progressione e disseminazione della malattia. Da non sottovalutare anche la riduzione dell’efficacia della chemioterapia e della radioterapia se si continua a fumare durante le cure. 

Non fumare, fare movimento, seguire una corretta alimentazione sono fondamentali nella lotta ai tumori perché rappresentano l’arma più potente per sconfiggerli.

Spiegare ai pazienti l’importanza di smettere di fumare e dare loro consigli su come fare sono momenti di fondamentale importanza e condivisione, soprattutto durante gli screening medici.

Difetti metodologici e dati non affidabili: molti studi su ecig non all’altezza

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difetti errori ecig

I risultati dei più noti studi nel campo delle ecig sono necessari per impostare le linee guida delle principali politiche di salute pubblica.

Notando una crescente disinformazione nel campo delle sigarette elettroniche e della riduzione del danno e accorgendosi che molti organizzazioni internazionali, in prima l’OMS, non recepiscono correttamente i messaggi lanciati dagli esperti di settore, un gruppo di ricercatori internazionali, guidati dal CoEHAR, ha voluto valutare se alcuni tra i principali studi del settore fossero condotti nella giusta maniera.

Il risultato?

Gran parte delle ricerche nel campo del vaping contengono errori metodologici importanti, da cui discende un flusso di informazioni fuorvianti che alimenta il caos e la disinformazione soprattutto tra coloro che sono timorosi nell’approcciare il vaping per smettere di fumare.

Un problema che determina una diffusione capillare di notizie cosiddette “acchiappaclick”, basate su studi che contengono rilevazioni errate o soggetti di studio di cui non si considera la pregressa storia clinica o il precedente status di fumatori: insomma, un guazzabuglio metodologico che non facilita il compito di chi invece conduce seriamente le ricerche nel campo del vaping.

Sotto la supervisione della dott.ssa Cother Hajat, dell’Università degli Emirati Arabi Uniti, i ricercatori hanno analizzato i 24 studi più popolari sul vaping e pubblicati sulle più autorevoli riviste internazionali di medicina.

Gli scienziati hanno notato una pletora di errori disastrosi: ogni lacuna è stata identificata, categorizzata e accuratamente studiata.

Lo studio “Analysis of common methodological flaws in the highest cited e-cigarette epidemiology research” non lascia spazi a fraintendimenti: la quasi totalità delle ricerche più note del settore ha rilevato difetti metodologici, mancando di una chiara ipotesi, utilizzando un metodo inadeguato, non rilevando dati essenziali e non correggendo i risultati considerando ovvi fattori di confondimento. 

Molti degli studi analizzati contenevano informazioni soggettive e, analizzando nel dettaglio i lavori che valutavano la possibilità che lo svapo fosse o meno uno strumento valido nei percorsi di harm reduction o cessazione, sono emerse problematiche legate a metriche valutative poco idonee.

La maggior parte degli studi inclusi nella ricerca non ha beneficiato di una appropriata progettazione e non ha dato risposta alle ipotesi e alle domande iniziali presentate. Nel nostro lavoro offriamo delle raccomandazioni pratiche che possono migliorare enormemente la qualità e il rigore della ricerca futura nel campo della riduzione del danno” spiega la dott.ssa Hajat.

Gli autori concludono che molte delle ricerche più influenti sulle sigarette elettroniche sono di scarsa qualità e inadeguate a indirizzare le scelte di salute pubblica e offrire raccomandazioni  pratiche per migliorare al ricerca in questo campo.

“Siamo orgogliosi di annunciare l’analisi più completa mai pubblicata sui difetti metodologici comuni nella ricerca sulla sigaretta elettronica!” dichiara il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

“Invitiamo ricercatori, revisori, redattori scientifici e responsabili politici di tutto il mondo a leggere questo articolo e imparare come prevenire la propagazione di errori comuni che generano una distorsione della verità scientifica.

La reiterazione sistematica degli stessi errori che conducono a una scienza priva di informazioni utili è la nuova pandemia! Sono sbalordito che studi di così bassa qualità abbiano passato la revisione editoriale di prestigiose riviste scientifiche. È in gioco la credibilità degli scienziati nel campo del controllo del tabacco e della loro attività di ricerca!”

Emoji su Whatsapp: perchè l’app potrebbe essere contro il fumo?

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Secondo un’interessante teoria, l’associazione tra gruppi di emoji sul famoso servizio di messaggistica istantanea potrebbe non essere del tutto casuale.

Tra i disagi causati dal fumo di sigaretta, ce n’è uno che riguarda in maniera particolare le persone che ci stanno vicino. La puzza di sigaretta, che precede il tabagista, è tra i principali fastidi che chi non fuma può subire.

E se anche lo smartphone, il braccio armato della comunicazione e delle relazioni sociali odierne, avesse qualcosa da ridire in merito?

Sì, stiamo parlando di tecnologia. Sappiamo che tra i tanti aiuti per avviare la propria crociata contro il fumo, se ne trovano diversi anche sul versante tecnologico, in particolare se parliamo di cellulari.

Esistono infatti varie applicazioni per smartphone che si propongono come validi strumenti per aiutare i fumatori a smettere definitivamente di fumare.

Ma i telefonini potrebbero essere portatori di una valida, quanto inaspettata, campagna antifumo, soprattutto per i più giovani.

La teoria che Whatsapp sia contro le sigarette, e il fumo in generale, nasce dall’osservazione della disposizione delle emoji all’interno dell’applicazione di messaggistica. Avete mai notato che la maggior parte delle emoji sono disposte in modo da mettere vicine quelle che hanno una particolare correlazione? Questa impostazione nasce per facilitare il più possibile la persona nella ricerca quando scrive un messaggio.

La teoria è interessante perché alla base di questa osservazione c’è la vicinanza tra due emoji correlate sulla base di un principio di correlazione concettuale: nel caso della sigaretta, l’emoji è associata a quella della bara, che richiama a sua volta il concetto di morte.

Altro fattore interessante è che, dopo l’ultimo aggiornamento dell’applicazione, si è aggiunta un’altra icona ad arricchire il tutto: una lapide. Sembrerebbe non esserci alcun dubbio sul messaggio che si vuole veicolare.

Messaggi ironici e leggeri come questi veicolati da app ormai famosissime come Whatsapp potrebbero riuscire ad accendere una sana riflessione sui danni fumo correlati?

Denti meno bianchi causa fumo? Smettere può invertire il trend

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odon denti

Se fosse proprio quella sigaretta in più ad aver rovinato l’aspetto di un semplice sorriso? Secondo uno studio dei ricercatori del CoEHAR, i denti dei fumatori sono molto meno bianchi rispetto a chi non ha mai fumato. Ma smettere può invertire la tendenza

Sin dall’antichità, la necessità di prendersi cura del proprio sorriso ha richiesto capacità di inventiva e di adattamento: sono giunti fino a noi reperti risalenti all’epoca egizia, e anche precedenti, che ritraggono antiche tecniche odontoiatriche.

Basilari, chiaramente, ma che denotano la volontà di prendersi cura dei propri denti con miscele di erbe e spezie, per contrastare l’alito cattivo e limitare la diffusione di batteri nel cavo orale.

Sebbene esistano testimonianze storiche di precursori dello spazzolino in Cina già attorno al 1500, per ottenere un prodotto più resistente dobbiamo saltare direttamente al XIX secolo.

Eppure, nonostante la lotta per avere denti più bianchi sia stata una vera e propria conquista del genere umano, ad oggi esistono cattive abitudini che ne pregiudicano la salute e il colore.

Quali? Il fumo in primis.

Secondo una ricerca condotta dai ricercatori del CoEHAR, intitolata “Repeatability of dental shade by digital spectrophotometry in current, former, and never smokers“, condotta in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Bologna coordinati dal prof. Giovanni Zucchelli, docente di Paradontologia, i denti dei fumatori sono significativamente meno bianchi di quelli dei non fumatori.

Tuttavia, l’aspetto del sorriso migliora dopo aver smesso di fumare.

L’obiettivo finale di migliorare il colore dei denti può diventare un motivo molto più convincente per smettere di fumare, soprattutto tra coloro che ritengono che la questione dell’aspetto dei loro denti sia di fondamentale importanza (aspetto generale rovinato a causa dello scolorimento dei denti e delle macchie di catrame o di tabacco).

In genere, la valutazione del colore dei denti viene eseguita “ad occhio”, mediante il confronto visivo con scale di colore predefinite: un metodo soggettivo ed impreciso.

Durante lo fase di ricerca è stata invece utilizzata la tecnica della spettrofotometria digitale di ultima generazione è stata utilizzata per misurare con grande precisione gli indici di tonalità del bianco dei denti, al fine di confrontarli tra fumatori, ex-fumatori e non fumatori.

Siamo orgogliosi dei risultati della nostra ricerca che dimostrano che i denti dei fumatori sono molto meno bianchi di quelli dei non fumatori. Inoltre, l’indice di tonalità del bianco dentale degli ex-fumatori si è collocato in una posizione intermedia tra fumatori e non fumatori” – spiega il prof. Giovanni Zucchelli, docente di Paradontologia dell’Università di Bologna.

Le discromie dentali causate dal fumo di sigaretta non sono permanenti e il processo può essere invertito smettendo di fumare.

Secondo la ricerca, la spettrofotometria digitale potrebbe risultare vantaggiosa anche per altre valutazioni, in quanto può misurare con precisione le alterazioni nelle tonalità del bianco dei denti.

In termini di salute pubblica, questi studi potrebbero avere un impatto enorme, secondo Riccardo Polosa, professore di Medicina e fondatore del CoEHAR dell’Università di Catania. Le persone che ritengono che problemi quali l’alito cattivo o l’aspetto del proprio sorriso siano questioni importanti, potrebbero essere fortemente influenzate da considerazioni estetiche nella loro decisione di smettere di fumare.

Per esempio, che differenze esistono nel sorriso di chi passa dalle sigarette convenzionali ai prodotti senza combustione? Passando a strumenti a rilascio di nicotina prive di catrame (come sigarette elettroniche o prodotti a tabacco riscaldato) è possibile migliorare la salute orale e il bianco dei denti dei fumatori?

Per dare risposta a queste domande, i ricercatori del CoEHAR stanno conducendo uno studio internazionale che mira a valutare l’impatto dell’utilizzo delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato sulla salute orale e sull’estetica del sorriso su un campione di oltre 600 persone.

Associazione SCOHRE: rischio norme europee troppo stringenti

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Al centro dell’ultimo incontro online promosso nei giorni scorsi da Scohre, l’Associazione Internazionale per il Controllo del Fumo e la Riduzione del Danno, “Un nuovo sguardo sulla salute pubblica” (A new gaze of public health), temi come la tassazione o il divieto dei prodotti tradizionali del fumo.

Fonte: adnkronos.com (link)

La sessione prevista per il 2 marzo e promossa in forma mista sia in presenza che online, era inserita all’interno del PANHELLENIC CONGRESS OF PUBLIC HEALTH 2022, evento durante il quale è stata messa in risalto la necessità di un approccio più ampio e meno frammentato alle politiche di riduzione del danno anche in Europa, dove il fumo di nuova generazione rischia di andare incontro a norme europee più stringenti.

A coordinare l’evento la prof.ssa Anastasia Barbouni, docente di salute pubblica e prevenzione delle malattie all’Università “West Attica” di Atene e il prof. Ignatios Ikonomidis, docente di cardiologia presso la National and Kapodistrian University di Atene.

Tra gli ospiti, alcuni tra i maggiori esperti di salute pubblica a livello internazionale: Dimitri Richter, capo del dipartimento di cardiologia presso l’Euroclinic Hospital di Atene, Karl Fagerström, professore emerito e membro fondatore di SCOHRE, e Andrzej Fal, presidente della Polish Society of Public Health.

Cosa ne sarà dell’utilità dei prodotti a basso rischio?

Ad emergere è la questione del ruolo dei dispositivi alternativi al fumo tradizionale nelle politiche di controllo del fumo come le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato, che hanno un diverso profilo di rischio, indubbiamente più basso.

Andrej Fal, Presidente della Polish Society of Public Health e membro di Scohre, ha affermato: “Garantire a questi prodotti una tassazione inferiore rispetto a quella delle sigarette tradizionali può aiutare nel percorso di abbandono del fumo tradizionale”.

Secondo gli esperti, si pensa che possa risultare vincente seguire l’esempio della FDA (Food and Drug Administration) americana, che adotta già un riferimento alla riduzione del danno, ovvero un approccio che considera i prodotti alternativi alle sigarette tradizionali come mezzo meno tossico e nocivo per affrontare il problema della dipendenza dal fumo.

L’Europa dovrebbe fare lo stesso e non mantenere un approccio così frammentato.

Questo risulta essere un limite per i prodotti a rischio ridotto perché secondo gli esperti della Riduzione del Danno, tanti approcci tutti diversi risultano molto limitanti.

Richter riporta come validi esempi da seguire i casi del Regno Unito e della Svezia, dove nel primo caso le sigarette elettroniche vengono offerte come strumento complementare alle terapie sostitutive con la nicotina per smettere di fumare e nel secondo perché si parla del primo Paese europeo che ha raggiunto l’obiettivo di abbassare il tasso di fumatori sotto la soglia del 5 per cento, proprio grazie all’utilizzo dei prodotti da fumo alternativi.

Quello che si evince da quest’ultimo confronto è che mantenere una pressione fiscale elevata sui dispositivi alternativi al fumo tradizionale può disincentivare chi vuole smettere di fumare.

Fumo all’Università, un questionario della Statale di Milano racconta l’andamento dopo il Covid

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L’Università Statale di Milano ha pubblicato i risultati del questionario sulle abitudini al fumo in università somministrato agli studenti dell’ateneo milanese nei mesi scorsi.

Lo studio rientra nell’ambito del progetto “La Statale smoke-free per stili di vita liberi dal fumo” condotto dalla prof.ssa Silvia Fustinoni, docente di Medicina del Lavoro dell’Ateneo, e dalla ricercatrice Laura Campo. Si tratta di una campagna per diffondere conoscenza e consapevolezza sull’abitudine al fumo da parte della sua comunità studentesca.

Il questionario, che ha avuto più di 7mila risposte è solo il primo step di questa campagna e i risultati sono stati di grande impatto.

Ecco come hanno risposto gli studenti:

Il 64% dei partecipanti si è dichiarato non fumatore, il 19% fumatore di sigarette tradizionali, il 10% ex-fumatore, il 3% utilizzatore di sigaretta elettronica o prodotti a base di tabacco riscaldato e il 4% utilizzatore duale.

Si sono osservate notevoli differenze tra le facoltà: si fuma di più a Scienze Politiche Economiche e Sociali (SPES) (35%) e Giurisprudenza (33,6%) e di meno a Medicina e Chirurgia (19%) e Scienze del Farmaco (20,2%).

La pandemia da Covid-19 ha cambiato le abitudini al fumo del 18% degli studenti: tra questi, il 58% ha smesso di fumare o ha diminuito il numero di sigarette convenzionali o elettroniche al giorno, mentre il 33% ha iniziato a fumare o ha aumentato il numero giornaliero di sigarette tradizionali o elettroniche.

Le sigarette elettroniche o i prodotti base di tabacco riscaldato sono utilizzate principalmente perché ritenute dai più giovani un’alternativa alla sigaretta tradizionale (43 e 46%), perché sono di moda o per curiosità (35 e 29%) e perché sono ritenute meno pericolose per la salute rispetto alla sigaretta tradizionale (43%).

Il 41% dei partecipanti ha dichiarato di essere stato esposto a fumo passivo nell’ultima settimana. Il fumo passivo di sigaretta tradizionale è ritenuto dannoso per la salute dal 94% dei rispondenti.

Altrettanto importante, oltre questi dati, è quello che emerge dal questionario riguardo le normative nazionali. Gli studenti sono a conoscenza delle normative nazionali sul fumo, ma risultano invece poco conosciute le normative che riguardano la scuola. Interessante, però, che partecipanti si sono dimostrati favorevoli ad accogliere nuove iniziative dell’Ateneo per proteggere la salute dei non fumatori e per aiutare chi vuole smettere di fumare.

No Tobacco Day 2022, iniziano i lavori

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Il World No Tobacco Day 2022 si avvicina. Il 31 Maggio, come ormai i nostri lettori sanno bene, si celebra la Giornata mondiale contro il fumo organizzata dall’Oms con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo sugli effetti che il fumo di sigaretta convenzionale ha sulla salute.

Oltre all’impatto devastante che ha sulla nostra salute, il consumo di tabacco ha conseguenze estremamente gravi anche dal punto di vista ambientale e sociale. 

Lo slogan della campagna globale di quest’anno: “Il tabacco: una minaccia per il nostro ambiente”, ha lo scopo di sensibilizzare i fumatori sull’impatto ambientale del tabacco, dalla coltivazione, dalla produzione, dalla distribuzione e dai rifiuti. L’obiettivo sarà quello di dare ai consumatori di tabacco un motivo in più per smettere.

Con un contributo annuale di gas serra di 84 megatoni equivalenti di anidride carbonica, l’industria del tabacco contribuisce al cambiamento climatico e riduce la resilienza climatica, sprecando risorse e danneggiando gli ecosistemi.

Ogni anno vengono distrutti circa 3,5 milioni di ettari di terreno per la coltivazione del tabacco. La coltivazione del tabacco contribuisce alla deforestazione, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

“L’impatto ambientale dell’uso del tabacco aggiunge una pressione non necessaria alle già scarse risorse e agli ecosistemi fragili del nostro pianeta. Questo è particolarmente pericoloso per i paesi in via di sviluppo, poiché è lì che avviene la maggior parte della produzione di tabacco”, ha affermato il dottor Ruediger Krech, Direttore della promozione della salute. “Ogni sigaretta che fumi, sta letteralmente bruciando risorse, risorse da cui dipende la nostra stessa esistenza”.

L’industria del tabacco ha investito molto per “pulire” le loro pratiche dannose per l’ambiente segnalando l’impatto ambientale e finanziando progetti e organizzazioni di responsabilità sociale delle imprese ambientali. Per questo la riduzione del consumo di tabacco deve essere identificata come una leva fondamentale per il raggiungimento di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile, non solo quelli direttamente correlati alla salute.

Il CoEHAR e LIAF quest’anno torneranno in aula con un evento che metterà insieme esperti di ogni settore e di ogni ambito accademico. Ma non solo: novità in arrivo.

Presto su www.coehar.it

Riparte “LIAF nelle scuole”, ieri il primo incontro con gli studenti

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Catania 2 Marzo 2022 – Riparte il progetto LIAF nelle scuole. Dopo i due anni di pandemia che hanno impedito l’organizzazione di seminari in presenza, finalmente anche la promozione della salute torna tra gli adolescenti. Ieri mattina, infatti, alcuni rappresentanti della LIAF, insieme agli esperti del CoEHAR hanno tenuto il primo seminario post-pandemia presso il Liceo Linguistico e delle Scienze umane “F. de Sanctis” di Paternò, in provincia di Catania.

Presenti all’incontro il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR; il dott. Toti Urso, project manager dell’Università di Catania; il prof. Massimo Caruso, ricercatore del CoEHAR; il prof. Pasquale Caponnetto, del CPCT del Policlinico di Catania e la ginecologa dr.ssa Elisa Caruso. Con loro, a moderare la giornalista, Valeria Nicolosi.

Obiettivo del ciclo di seminari “LIAF nelle scuole” è illustrare ai ragazzi i danni tangibili causati dal fumo su tutto il corpo e l’incidenza delle patologie fumo correlate sulla qualità della vita.

Vogliamo invitare i ragazzi a non iniziare a fumare e a smettere se hanno già iniziato. Ma vogliamo anche illustrare loro le possibilità che il mondo della ricerca può aprire per il futuro. Si tratta di un mondo in continua evoluzione che può condurre a percorsi accademici di successo su ogni ambito della conoscenza scientifica” – così il presidente LIAF, Ezio Campagna.

I vari lockdown, l’ansia e gli stati d’animo contrastanti provocati dal diffondersi della pandemia hanno riacceso le luci sull’allarme tabagismo sia per gli adulti, sia per i giovani.

La sigaretta convenzionale sprigiona una enorme quantità di sostanze tossiche che sono responsabili di molte gravi patologie” ha spiegato il prof. Li Volti. “Fare ricerca significa trovare risposte efficaci per debellare una delle piaghe peggiori dell’ultimo secolo e per trovare soluzioni alternative utili a far smettere di fumare milioni di persone” ha aggiunto.

Test e giochi di società condotti dal prof. Caponnetto hanno permesso ai ragazzi di partecipare al seminario in maniera attiva e coinvolgente.

Per partecipare al progetto “Liaf nelle scuole”: scrivere a [email protected]

Fumare compromette le tue relazioni sociali e sentimentali. Ecco perché

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Articolo di Irene Campisano e Alessia Calì, studentesse dell’Università di Catania

L’abitudine al fumo incide molto sulle relazioni sentimentali tra individui, per via dei suoi effetti negativi relativi all’alitosi, all’impotenza maschile e all’infertilità sia maschile che femminile. Viene in questo modo compromessa non solo la sfera fisica della vita di un individuo, ma anche la sfera sociale e relazionale e smettere di fumare non è che l’unica soluzione.

Il fumo è una delle principali cause dell’alito cattivo questo perché esso provoca cambiamenti all’interno della cavità orale, come la riduzione di produzione di saliva da parte delle ghiandole salivari che rende la bocca più secca, luogo ideale per la moltiplicazione di batteri.

Per questa ragione l’alitosi potrebbe influire sulla possibilità di baciare e la vita di coppia potrebbe esserne compromessa, soprattutto quando si tratta di una relazione tra un fumatore e un non fumatore. Il non fumatore potrebbe essere infastidito dall’alito del proprio partner, e la possibilità di conflitti di coppia potrebbe indurre il fumatore a smettere di fumare o passare all’uso di sigarette elettroniche.

Il fumo, oltre agli effetti già noti come il tumore ai polmoni, problemi cardiovascolari e invecchiamento precoce della pelle, incide anche sulle prestazioni sessuali soprattutto per gli uomini perché può causare impotenza e infertilità. 

Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Catania, il fumo blocca la mobilità e altera il DNA  degli spermatozoi. Per constatare questa tesi i ricercatori hanno esposto per 24 ore degli spermatozoi prelevati da non fumatori al condensato di fumo di sigaretta, arrivando in questo modo a notare la non mobilità degli spermatozoi e l’alterazione del loro DNA. 

Quest’alterazione non compromette solo i processi di fecondazione ma può provocare anche ripercussioni negative sulla vitalità dell’embrione, come l’arresto dello sviluppo e la conseguente interruzione spontanea di gravidanza.

Come detto in precedenza, il fumo è anche una delle principali cause d’impotenza. 

Esso peggiora la qualità dell’erezione, danneggia la fase di mantenimento dell’erezione e allunga il periodo refrattario.

Secondo il Massachusetts Male Aging Study, che è stato il primo studio effettuato su scala globale sulla popolazione, il fumo di sigaretta aumenta il rischio di disfunzione erettile a causa di danni ai vasi sanguigni che comportano un ridotto afflusso di sangue. 

In particolare l’impotenza è uno dei problemi maggiormente riscontrati in Cina essendo il paese con più fumatori a livello mondiale. Questo quanto emerse mesi fa dopo l’incontro in Cina tra il prof. Polosa, il prof. Jannini ed un gruppo di sessuologi e andrologo dell’Università cinese.

L’impotenza potrebbe essere la causa della carenza d’intesa sessuale all’interno di una coppia che, molte volte, viene considerata uno dei pilastri più importanti in una relazione.

Le sostanze tossiche che sono contenute all’interno della sigaretta incidono anche sulla fertilità femminile, perché provocano una riduzione degli ovociti; di conseguenza una donna che fuma impiega più tempo a rimanere incinta rispetto ad una donna non fumatrice.

Inoltre, il fumo danneggia il DNA degli ovociti maturi ed è in grado di invecchiare le ovaie anche di 10 anni.

Nelle donne incinte, poi, il vizio del fumo aumenta il rischio di aborti, di nascite e morti premature, di riduzione del latte materno con presenza di nicotina in esso.

Una donna incinta che fuma, infatti, mette fortemente a rischio la salute del suo bambino; questo perchè fumando sottrae ossigeno al feto, facendogli giungere monossido di carbonio e impedendogli un’assunzione adeguata di nutrienti.

Data l’infertilità che il fumo causa sia negli uomini che nelle donne e le problematiche provocate dal fumo durante la gravidanza, nel caso in cui si desideri formare una famiglia le possibilità si riducono di molto.

Le relazioni sociali sono alla base della vita di individuo, ma il fumo potrebbe compromettere relazioni stabili e durature allontanando chi si ama. L’invito che si dà è sempre quello di smettere di fumare per salvaguardare non solo sè stessi ma anche le persone che si hanno vicino e che si amano.

Anafe: evitata la catastrofe ma il settore resta colpito

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La rimodulazione della tassa sui prodotti liquidi da inalazione, dal 1° aprile al 31 dicembre 2022, approvata con un emendamento al DL Milleproroghe, soddisfa solo in parte ANAFE, l’Associazione Italiana Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria. Il decreto, infatti, pur disinnescando per soli 9 mesi gli aumenti entrati in vigore dal 1° gennaio 2022 (+ 200% sui liquidi senza nicotina e +100% sui liquidi con nicotina), dispone comunque un raddoppio del carico fiscale rispetto al 2021. Le accise infatti aumenteranno in ogni caso del +100% sui liquidi senza nicotina e del +50% sui liquidi con nicotina. Il tutto mentre le sigarette tradizionali, la principale causa di morte al mondo, restano ancora una volta esenti da qualsiasi rincaro.

“Come fa un’Associazione di imprese a esprimere soddisfazione rispetto a un raddoppio delle tasse sui propri prodotti? Senz’altro sentiamo il dovere di ringraziare il Senatore Matteo Salvini, il Sottosegretario Federico Freni e l’On. Massimo Bitonci, per aver capito la gravità della situazione: un aumento del 200% della tassazione è in grado di distruggere qualunque filiera. Forse l’intenzione di alcuni è proprio questa. Sicuramente abbiamo evitato una catastrofe, ma restiamo sconfortati e perplessi da vari elementi. In primis, dal fatto che i prodotti liquidi da inalazione – cioè prodotti innovativi a rischio ridotto che ormai anche l’Unione europea ha riconosciuto come validi strumenti per smettere di fumare – siano ancora puniti dalle scelte di politica fiscale di questo Paese che, in questo modo, potrebbe indurre 1.5 milioni di utilizzatori di e-cig a preferire le sigarette tradizionali, prodotti che al contrario sono senza alcun dubbio dannosi per la salute”. Ha dichiarato Umberto Roccatti, il Presidente di ANAFE Confindustria.

“L’altro elemento che desta preoccupazione” – ha proseguito Roccatti – “è l’impianto normativo generale: tra dieci mesi infatti, senza un ulteriore intervento del legislatore, scatteranno nuovi aumenti per il settore che raddoppieranno ulteriormente il carico fiscale (circa +100%). Tale contesto obbliga tutti gli operatori e l’intera filiera – composta da oltre 45.000 persone –a vivere nella più completa incertezza, senza aver modo di poter pianificare attività e investimenti”.

“In tutto questo contesto, continuiamo a leggere sui vari giornali notizie completamente errate sull’entità degli aumenti fiscali, che sarebbero solo del 5%. Ebbene, non tutti hanno ancora capito che questa percentuale rappresenta l’aumento dell’aliquota, che – nonostante l’emendamento di rimodulazione – passa dal 10% al 15% sui prodotti con nicotina (ovvero un aumento in termini assoluti di tassazione del +50%) e sui prodotti senza nicotina – cosa ancor più assurda – passa dall’aliquota del 5% al 10% (ovvero un aumento in termini di tassazione del +100%). C’è una differenza colossale!”. “Infine – ha concluso Roccatti – siamo stanchi di essere utilizzati dalle multinazionali del tabacco come veicolo per portare avanti i loro obiettivi commerciali, cosa accaduta anche in quest’ultimo provvedimento in cui nottetempo sono spuntate in coda all’emendamento sulle sigarette elettroniche norme che nulla avevano a che vedere con il nostro settore”.

Quanto costa fumare?

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Che le sigarette facciano male alla salute è cosa risaputa ma quanto fanno male esattamente al portafoglio?

Secondo un recente sondaggio, il 55% dei fumatori non sa effettivamente quanto potrebbe risparmiare se smettesse di fumare. Un dettaglio, quello economico, che spesso viene sottovalutato ma che a conti fatti riserva un notevole risparmio specie se in famiglia ci sono più persone con questa cattiva abitudine.

Si calcola che acquistando un pacchetto al giorno, in un anno un fumatore spende circa 2000 euro (in base alla marca delle sigarette). Se invece in una settimana si consumano 2 pacchetti di sigarette, la spesa annuale è di circa 576 euro mentre 4 pacchetti a settimana, circa 10 sigarette al giorno, corrispondono ad una spesa mensile di circa 96 euro, e annuale di quasi 1200 euro.  

Insomma, smettendo di fumare ci si paga più di metà di un affitto medio. Si può un bel viaggio all’anno, si possono scegliere due bellissime borse costose, si possono pagare serenamente le bollette … e potremmo continuare ancora per molto.

Ricordiamo infatti che proprio LIAF insieme a Skyscanner nel 2016 ha pubblicato una ricerca che dimostra come dopo solo un mese senza fumare si risparmia l’equivalente di un volo in Ungheria o a Malta, e con due mesi ci si può andare in Grecia, Spagna, Regno Unito e moltissime altre destinazioni europee. Ma con un anno di risparmi da fumo, si può volare in Thailandia!

Ci siamo chiesti anche: ma quanto costa in media svapare in Italia?

Per iniziare è sufficiente una spesa di 50 euro, un kit e-cig base ha dei costi che si aggirano tra 33 e 84 euro a seconda del modello e per i liquidi il prezzo sfiora i 6 euro con la durata della ricarica di circa una settimana.

Il costo al mese per svapare è mediamente di 40 euro, ovvero meno di 500 euro l’anno. Sostituendo scomposti ed aromi ai liquidi pronti si ottiene questo conteggio: scomposti 36 euro al mese ovvero 431 € all’anno. Aromi concentrati 21,6 € al mese ovvero 259 € all’anno.

In conclusione, passare a prodotti meno dannosi, riduce il danno in innumerevoli modi.

Il giorno cruciale delle ecig: attesa per il report BECA

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Il prossimo 15 febbraio, a Bruxelles, la commissione BECA presenterà il report contenente le direttive per il piano europeo di lotta al cancro. Il fronte del vaping europeo trattiene il fiato, in attesa di scoprire la posizione ufficiale sul fumo elettronico in materia di tassazione e produzione

Lo stigma che circonda le sigarette elettroniche sembra essere incredibilmente radicato all’interno delle scelte sanitarie comunitari, anche quelle non direttamente correlate alle politiche antifumo, come nel caso del Beating Cancer Plan, un insieme di direttive comunitarie da sviluppare per combattere una delle patologie più aggressive dei nostri tempi, il cancro.

La Commissione speciale denominata BECA ha lavorato sulle linee guida per arginare una malattia che nel corso del 2022 si prevede causerà la morte di circa 1 milione e 300 mila europei: per farlo, si stanzieranno circa 4 miliardi di euro da destinare a prevenzione, trattamento e cura.

Proprio riguardo la prevenzione, l’idea è intervenire su quei comportamenti e su quelle abitudini, alimentari e di salute in generale, che concorrono nello sviluppo di diverse forme di cancro, in primis il fumo, con l’obiettivo di raggiungere la percentuale del 5% di consumatori di tabacco entro il 2040.

In una bozza presentata a nel corso degli ultimi mesi del 2021, il fumo di sigaretta è stato equiparato al vaping e all’utilizzo di prodotti a rischio ridotto, alimentando il coacervo di fraintendimenti che regna nel settore del consumo di tabacco.

E proprio questa errata concezione aveva sollevato le critiche degli esperti di harm reduction che sostenevano la necessità di regolamentare non l’uso del tabacco in generale, quanto insistere sul danno causato dal fumo combusto a differenza di quello elettronico. La commissione ha dovuto così ammettere la necessità di valutare attentamente le sigarette elettroniche alla luce delle ricerche ne dimostrano la relativa sicurezza rispetto al fumo di sigarette.

Un chiaro tentativo di non riconoscere formalmente le sigarette elettroniche e i dispositivi elettronici a rilascio di nicotina, nonché le altre forme di consumo del tabacco alternative al fumo, come strumenti utili nella lotta al tabagismo.

Le direttive contenute nel documento saranno necessarie per sviluppare ulteriori aggiornamenti all’interno di due documenti principali, la TPD (Tobacco Products Directive), incentrata sulla vendita dei prodotti legati al tabacco, e la TED ( Tobacco Excise Directive), relativa alla tassazione dei prodotti da fumo.

Relativamente al dato produttivo, il settore alternativo al fumo combusto è stato oggetto di una crescita costante nell’ultimo decennio, complice l’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica. Una limitazione dei meccanismi produttivi comporterebbe non solo la contrazione del mercato, ma, come dimostrato da precedenti storici, alimenterebbe i canali sottobanco illegali, con conseguenti ripercussioni in termini di salute.

Se da un lato la prevenzione e le politiche di cessazione debbano essere mantenute come cardine dell’azione della lotta alla piaga del fumo, di fronte a percentuali stabili di fumatori negli ultimi decenni, ci si dovrebbe interrogare quali possano essere le strade da battere per combattere lo zoccolo duro di tabagisti che non riescono a smettere per conto proprio o grazie ai metodi tradizionali.

Il lato più amaro della situazione è il trattamento riservato agli svapatori e a coloro che con fatica cercano di smettere di fumare” ha dichiarato il Prof. Riccardo Polosa, Fondatore del CoEHAR “Essere trattati come cittadini di serie B crea disinformazione e disillusione, a fronte di una montagna di evidenze scientifiche che puntano in tutt’altra direzione. Non solo, ma subito al di la del canale della Manica, non così distante da Bruxelles, l’esempio inglese ci potrebbe insegnare molto sul fumo elettronico e sulla cessazione e invece preferiamo rimanere nella sicurezza delle politiche fallimentari degli ultimi dieci anni“.

Clive Bates: la disinformazione sulle ecig come una scena del crimine americana

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Le percezioni legate al rischio delle sigarette elettroniche sembrano quasi una “scena del crimine americana– questo è il titolo di uno degli ultimi articoli firmati dall’esperto internazionale di Harm Reduction, Clive Bates che sul suo blog “The Counterfactual” ha pubblicato una interessante disamina della disinformazione dilagante sulla questione “riduzione del danno”.

La maggior parte degli americani oggi crede erroneamente che le sigarette elettroniche siano altrettanto o più dannose delle sigarette convenzionali. Le organizzazioni sanitarie statunitensi hanno coltivato in modo immorale questo equivoco e si sono confrontate sfavorevolmente con gli equivalenti britannici“.

Questo è quanto emerge da un sondaggio del National Cancer Institute degli Stati Uniti con cui sono state confrontate le comunicazioni sui rischi del vaping di quattro importanti organizzazioni sanitarie americane e quattro organizzazioni simili del Regno Unito. Il risultato del confronto è schiacciante.

Ma cosa emerge esattamente dal grafico?

  • Il 27,7% degli americani pensa che le e-cig siano più dannose o molto più dannose delle sigarette, e il 62% pensa che siano altrettanto o più dannose anche su questo non c’è alcuna base sostanziale;
  • Solo il 2,6% ha una percezione approssimativamente accurata di “molto meno dannosa”;
  • “Meno dannoso” si trova solo all’8,6%;
  • “Non so” in questo contesto è probabilmente una barriera significativa al cambiamento. Date le informazioni contrastanti e confuse che circolano, non sapere sarebbe una risposta ragionevole e una ragione per non rischiare di cambiare.
  • L’epidemia di lesioni polmonari del 2019 negli Stati Uniti, ufficialmente nota come EVALI, ha indubbiamente influenzato i risultati del 2020.

Come sono nate queste percezioni errate?

Le ragioni immediate del disallineamento tra le percezioni pubbliche sul rischio e le valutazioni degli esperti non sono difficili da capire. Alcuni fattori importanti come EVALI e forse le affermazioni relative alla pandemia COVID-19, il modo in cui queste sono state giocate nelle campagne anti-vaping. Ma anche gli infiniti spaventi mediatici e comunicazioni di rischio che sono stati falsi (come il vaping che provoca attacchi di cuore o ossa rotte) o, più comunemente, tecnicamente corretti ma fuorvianti – vedi le varie forme di narrazione “non è un’alternativa sicura”, “si presume che sia più sicuro”, “commercializzato come più sicuro”, “non sappiamo effetti a lungo termine” (come se non sapessimo nulla), e naturalmente sempre lo spettro dell’industria del tabacco.

Da non sottovalutare anche l’enorme proliferazione di studi scientifici spesso condotti con metodi ortodossi e lontani da standard condivisi, gli studi infatti spesso non ripetono le normali condizioni d’uso delle sigarette elettroniche e portano a risultati e dati discordanti. Il progetto Replica, uno dei progetti di ricerca del CoEHAR, ha invece confermato in questi due anni i risultati ottenuti dai maggiori studi internazionali, validandoli con tecniche innovative e testandoli in diversi laboratori internazionali, in condizioni indipendenti, confermando la minor tossicità dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina

Si tratta di una comunicazione dannosa come quella delle Big Tobacco degli anni 70?

Quello che sta succedendo non è etico e non eliminerà il fumo, anzi porterà più morti e malattie.

Qual è la posizione del Regno Unito?

La percentuale di britannici che crede che le sigarette elettroniche siano più o ugualmente dannose delle sigarette era del 37% nel 2020 e del 32% nel 2021. Per gli Stati Uniti nel 2020, quella cifra è del 62%. Quindi molto più sbagliato negli Stati Uniti, ma un livello comunque allarmante nel Regno Unito. Solo l’11-12% degli inglesi crede (correttamente) che le sigarette elettroniche siano molto meno dannose, ma questo si confronta con solo il 2,6% negli Stati Uniti nel 2020.

Una delle sfide che la comunicazione scientifica deve affrontare è equilibrare la necessità di dare informazioni chiare e precise con lo scopo di rassicurare le persone.

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Mal di testa da svapo, tutto quello che c’è da sapere

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La ricerca sugli effetti a lungo termine del vaping mette in evidenza che uno dei possibili effetti collaterali dello svapo è il mal di testa. Ma cosa si intende con il mal di testa da vaping?

Il mal di testa da svapo è un effetto collaterale del vaping abbastanza comune e di solito poco rilevante che viene riscontrato da alcuni neo vapers come effetto collaterale. I mal di testa accusati dagli svapatori, infatti, in genere passano da lievi a moderati ma senza quasi mai diventare acuti.

Come si manifesta il mal di testa da vaping?

La maggior parte delle persone che sperimentano il mal di testa da vaping hanno un dolore sordo, ma i sintomi possono variare.

In alcuni casi, il mal di testa è l’unico effetto collaterale sgradevole che si prova dopo aver svapato, ma in altre occasioni si possono manifestare altri effetti collaterali insieme ad esso. Tra questi:

  • bocca secca
  • aumento dell’ansia
  • insonnia
  • tosse
  • irritazione della gola
  • stordimento
  • respiro corto

Perché alcune persone hanno mal di testa quando svapano?

Ci sono diverse ragioni per cui il vaping può causare mal di testa in alcune persone. Una delle cause più probabili è il contenuto di nicotina. La nicotina colpisce i vasi sanguigni del cervello, facendoli restringere. Questo riduce il flusso di sangue al cervello e può causare mal di testa in alcune persone. Poiché la nicotina è uno stimolante, può anche rendere i nervi di alcune persone più sensibili al dolore. Anche se i prodotti da vaping possono contenere meno nicotina di altri prodotti del tabacco, è ancora più che sufficiente per dare ad alcune persone un mal di testa. Inoltre, il contenuto di nicotina varia ampiamente tra le diverse marche di vaping e di sigarette elettroniche. La nicotina, però, non è l’unica causa. Due degli ingredienti principali del liquido da vaping, possono portare alla disidratazione e questo può dare una sensazione di bocca secca e, in molti casi, un mal di testa. Gli aromi e gli altri ingredienti, proprio come alcuni profumi o spezie, variano a seconda della marca e potrebbero essere la causa del mal di testa.

Si può prevenire il mal di testa da vaping?

Certo che si e comunque quando la causa è il vaping, e quindi il mal di testa è moderato, non c’è da allarmarsi. Nei casi in cui questo diventa acuto, ovviamente, è meglio rivolgersi al proprio medico e fare le valutazioni per cercarne la causa scatenante.

Quali rimedi?

  • Svapare con moderazione. Più nicotina si immette nel corpo, più è probabile che si abbiano effetti collaterali, compreso il mal di testa.
  • Bere molta acqua. Dato che disidratarsi è una preoccupazione, avere acqua a portata di mano è una buona idea.
  • Leggere le indicazioni dell’e-liquido. Usare un e-liquid con meno nicotina o meno glicole propilenico potrebbe ridurre le possibilità di avere un mal di testa.
  • Controllare i gusti degli aromi. Gli aromi fanno parte del fascino del vaping, ma possono anche causare mal di testa. Se un gusto ha provocato il mal di testa, si può provare a cambiare e sceglierne un altro.

USA: uno studio del National Institutes of Health accetta le e-cig come strumento per smettere di fumare

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Un nuovo studio americano promosso dal NIH, il National Institutes of Health, ha valutato l’impatto delle sigarette elettroniche sui fumatori che non hanno intenzione di smettere e ammette finalmente che le probabilità di successo sono più alte tra coloro che usano le elettroniche.

Si tratta di una ricerca innovativa che apre uno spiraglio verso l’accettazione in suolo americano (da sempre restio alle nuove forme di consumo di tabacco elettronico) alla possibilità che le elettroniche possano coadiuvare i percorsi di smoking cessation” – così il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR ha commentato lo studio.

Forse che si stia riconoscendo sempre di più che le politiche tradizionali non siano efficaci per raggiungere efficacemente il gruppo di fumatori che non hanno intenzione di smettere?

In America, la pubblicazione e la vendita di sigarette elettroniche è legata a doppio filo al cosiddetto Premarket Tobacco Product Application: tra le centinaia di richieste arrivate, solo tre produttori di ecig hanno ottenuto il consenso alla commercializzazione dei propri prodotti ad ottobre 2021.

La decisione basata essenzialmente sugli studi di settore, molto spesso incentrati quasi esclusivamente su campioni di fumatori già disposti a dire addio al tabagismo.

Un team di ricercatori del Roswell Park Comprehensive Cancer Center ha analizzato i dati raccolti tra il 2014 e il 2019 dallo studio PATH, una ricerca di lungo decorso che ha valutato l’impatto degli schemi di consumo del tabacco e dei possibili risvolti in termini di salute, dichiarando che i fumatori abituali di sigarette avevano più probabilità di smettere con le sigarette elettorniche.

Nel loro nuovo studio, condotto su oltre 1600 fumatori adulti che non avevano pianificato di smettere e che non avevano utilizzato sigarette elettroniche, hanno voluto indagare le possibilità che le ecig rivestono per i tabagismi più incalliti.

Circa il 6% di soggetti ha abbandonato le sigarette del tutto durante lo studio. Il 4.5% ha ridotto il numero di sigarette fumate a meno di una al giorno.

Chi aveva usato le sigarette elettroniche quotidianamente alla fine dello studio aveva una probabilità 8 volte maggiore di smettere completamente. Avevano anche aumentato di 10 volte le probabilità di smettere di fumare ogni giorno.

La comunicazione in pandemia: come riconquistare la fiducia?

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Fake news, incertezze, statistiche, provvedimenti: la comunicazione in epoca pandemica non è qualcosa da prendere sotto gamba. Una delle sfide che la comunicazione scientifica in epoca covid ha dovuto affrontare sin dal primo lockdown è stata quella di bilanciare la necessità di fornire indicazioni chiare e precise con la volontà di rassicurare le persone.

In articolo pubblicato dal Centro per la ricerca e la politica sulle malattie infettive (CIDRAP) del Minnesota, il ricercatore Peter Sandman spiega quali sono stati gli errori in campo nella comunicazione scientifica della pandemia e quali le strategie da utilizzare in questo particolare periodo storico per ripristinare la fiducia nella scienza.

Tralasciando il dibattito su quanto il metodo scientifico abbia bisogno di una temporalità che non coincide né con gli interessi umani né tantomeno con quelli politici, quello a cui assistiamo oggi è una sorta di cultura fai da te, dove l’utente medio preferisce raggranellare informazioni e formarsi una propria opinione basandosi su contenuti provenienti da fonti diverse e uniformandosi al comportamento di massa.

Stiamo assistendo dunque alla nascita di fenomeni di scetticismo e disinformazione tra la popolazione, alimentati da una informazione scientifica confusionaria.

Molti degli errori comunicativi in epoca pandemica a cui si può porre rimedio, per riconquistare la fiducia di chi legge e si informa, sono questi.

1. Estrema fiducia

L’errore più scontato: ci siamo trovati ad affrontare una situazione senza precedenti, di cui era chiaro non si sarebbero potute avere informazioni precise. Un errore manifestatosi soprattutto quando si iniziava a parlare di vaccini.

Si è preferito indicare il vaccino come soluzione, identificarla come il traguardo finale, invece di scoprire il fianco e ammettere che avremmo dovuto aspettare e monitorare quali sarebbero stati i primi risultati su larga scala. Ad oggi, la crescente sfiducia nelle soluzioni vaccinali dipende anche dai limiti degli stessi, non comunicati efficacemente.

Nel comunicare bisogna saper dosare la relativa sicurezza nel possedere e maneggiare le informazioni con la possibilità di ammettere una relativa ignoranza o non-conoscenza.

2. Mancata prevenzione

Nella comunicazione in periodi di crisi, anticipare quello che potrebbe venire significa preparare psicologicamente ed emotivamente le persone ai momenti più difficili.

Anche fornire algoritmi comportamentali può aiutare le persone a comprendere, ad esempio fornendo indicazioni chiare: “se il tasso di positività risale a una data soglia, sarà necessario rimettere le mascherine”. Spiegare alle persone il perché di una norma e quando attuarla è meglio che introdurre un obbligo di punto in bianco.

3. Falso consenso

Come spesso accade, l’opinione che ci viene comunicata è quella che mette d’accordo almeno l’80% degli esponenti di una data categoria. E  generalmente l’opinione di minoranza non è indagata o non le si presta particolare attenzione.

Certo è importante riuscire a trovare una linea comune, ma questo non significa calpestare prove o fornire dati rassicuranti quando la situazione non è chiara.

Il falso consenso è alimentato almeno inizialmente da una posizione scientifica condivisa. 

Dopodiché quando si vira sul “cosa fare”, si iniziano a manifestare delle crepe. Come ad esempio nel caso del richiamo del vaccino: le posizioni scientifiche si sono intersecate con opinioni transcientifiche, come ad esempio che atteggiamento adottare nei confronti dei non vaccinati o se attendere prove più solide prima di richiedere l’obbligo vaccinale.

4. Dare priorità alla salute rispetto ad altri valori

Questo è un punto molto importante: la crisi pandemica ha posto le basi per rendere l’interesse sanitario quello principale. Ma ciò non significa che esistano valori alternativi.

Per guadagnarsi di nuovo la fiducia delle persone, si devono prendere in considerazione altri criteri, oppure accettare che la comunità scientifica debba semplicemente essere portatrice di consigli e rimandare le decisioni agli organi politici o di governo, trattenendosi dal rendere l’opinione scientifica un qualcosa da sensazionalizzare.

5. Dare priorità ala salute rispetto alla verità 

Ci sono casi in cui la salute pubblica decide chiaramente di omettere informazioni per tutelare la salute sopra ogni altra cosa. Come nel caso della poliomielite e delle possibili controindicazioni associate al vaccino per via orale.

Molte volte si ha la convinzione sbagliata che la menzogna o l’omissione possano di fatto produrre un effetto positivo, come quello di salvare vite. Ma in realtà ciò che si ottiene è una costante e progressiva erosione della fiducia.

6. Incapacità nel gestire gli errori

Esiste una sistema per riconquistare la fiducia: ammettere i propri errori. Ma il più delle volte la linea di comportamento prevede altre soluzioni, ad esempio quella di non correggere l’errore. Altre volte invece si corregge l’errore in maniera tale che non sia dia risonanza alla notizia, come avviene su molti siti web di salute pubblica, dove vengono pubblicate nuove raccomandazioni in orari serali o notturni.

Altre volte si ammette di aver cambiato posizione, ma non si danno notizie sul perchè la decisione venga cambiata.

Spesso viene negata la posizione precedente adducendo motivazioni esterne, come una citazione sbaglia o un fraintendimento,

7. Sbagliare nel trattare la disinformazione

Bisogna saper trattare la disinformazione, con credibilità ed empatia. Esiste un solo tipo di vera disinformazione, ovvero quella delle falsità dimostrabili. 

Il resto può essere frutto degli stessi strumenti e delle stesse modalità che si sono usate per comunicare un dato messaggio. E allora bisogna porsi l’obiettivo di confutare le informazioni sbagliate mettendosi nell’ottica che si potrebbe anche non raggiungere l’obiettivo, ovvero quello di convincere le persone della validità di una linea di azione.

È fondamentale sopra ogni cosa dimostrare empatia nei confronti delle opinioni diametralmente opposte, senza eccedere nell’identificare gli altri come soggetti che sbagliano per ignoranza o per mancata informazione.

Nel frattempo, si deve avviare un processo di raccolta e disseminazione di dati veritieri e credibili per ricostruire la fiducia e la base di consenso. 

8. Politicizzazione

Uno dei rischi intrinsechi della comunicazione in un periodo così particolare, risiede nel fatto che la politica possa trasformare le informazioni in maniera tale da ottenere consensi da parte dell’elettorato. 

Ma se la comunità scientifica fosse davvero allineata su una comunicazione veritiera più che rassicurante, si diminuirebbe la possibilità da parte della componente politica di riutilizzare le informazioni con secondi scopi.

In conclusione, comunicare in epoca pandemica significa accettare di sottoporsi a un processo di continuo adattamento, imparando e ammettendo i propri errori. Alla base, rimane la necessità di voler comunicare la verità nel modo più trasparente possibile, portando alla luce dati decontestualizzati e significativi.

Vaccini Covid-19: fumo accelera la caduta degli anticorpi

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covid19 vaccini anticorpi

Secondo uno studio condotto da un team di epidemiologi italiani, coordinati dal CESP di Milano Bicocca e con la supervisione del CoEHAR, il numero di anticorpi indotti dal vaccino per il COVID-19 diminuisce in maniera più rapida nei non fumatori

L’avvento dei vaccini ha permesso di arginare, almeno parzialmente, la crisi scatenatasi al seguito della diffusione pandemica del Covid-19. Ma la risposta immunitaria a questi preparati varia a seconda di diversi fattori, abitudini comprese.

Un team di ricercatori italiani ha dunque voluto studiare la possibile correlazione tra fumo di sigaretta e la velocità di decremento del numero di anticorpi: considerato un campione di 162 operatori sanitari volontari, si è scoperto che il loro livello inizia a diminuire già dal secondo mese dopo la vaccinazione in maniera molto più rapida dei fumatori.

«I vaccini si sono dimostrati un’arma efficace contro il Covid-19. Sappiamo che la risposta immunologica è influenzata dai diversi fattori, come una precedente infezione da SARS-CoV-2, ma anche i nostri comportamenti e stili di vita. Abbiamo bisogno di ulteriori conferme dalla ricerca, ma questo studio suggerisce che il fumo contribuisce a indebolire la risposta delle immunoglobuline e con possibili implicazioni sull’efficacia stessa della vaccinazione. E questo può riguardare anche gli altri vaccini oltre a quelli anti-Covid-19» spiega Pietro Ferrara, medico epidemiologo del CESP di Bicocca.

Lo Studio

Lo studio è parte di un più ampio progetto di ricerca, denominato VASCO (Monitoraggio della risposta al Vaccino Anti-SARS-CoV-2/COVID-19 in operatori sanitari) e coordinato dal CESP dell’Università Bicocca diretto dal Prof. Lorenzo Mantovani.

L’obiettivo è stato quello di valutare la risposta al vaccino Pfizer in un campione generale di oltre 400 soggetti, confermando sicurezza ed efficacia della vaccinazione anti-COVID-19.

L’ultima pubblicazione è la terza di una serie di ricerche parte del progetto VASCO, frutto della collaborazione attiva con il CoEHAR.

Nello specifico, questa analisi si è concentrata su 162 soggetti con un’età media di 43 anni e, dei quali, 28 avevano avuto precedente infezione da SARS-CoV-2, in cui sono stati valutati il livello di anticorpi indotti dal vaccino e il suo andamento nel breve-medio termine dopo la vaccinazione.

Tutti i soggetti erano stati precedentemente vaccinati con vaccino a mRNA BNT162b2 di Pfizer-BioNTech.

Per esaminare la risposta anticorpale al vaccino, i volontari sono stati sottoposti a test sierologici seriati per valutare il livello degli anticorpi e come questi cambiano nel tempo.

I risultati sono stati analizzati in funzione di età, sesso e precedente infezione da Covid-19.

Successivamente, i ricercatori si sono chiesti se il fumo avesse potuto giocare un ruolo nel tipo e nella durata della risposta anticorpale, analizzando i dati mensili degli anticorpi.

Le analisi sierologiche hanno dimostrato che il loro livello inizia a diminuire già dal secondo mese dopo la vaccinazione in maniera molto più rapida dei fumatori.

Il Prof. Riccardo Polosa, Fondatore del CoEHAR, guarda alle implicazioni dirette ai fumatori: «La ricerca scientifica in questo particolare periodo storico sta facendo sforzi enormi per trovare le risposte più efficaci per combattere il Covid-19, ma non possiamo dimenticare che ci sono tantissime altre malattie che portano alla morte e che dobbiamo considerare di risolvere i fattori di rischio modificabili, attraverso la corretta prevenzione o il passaggio a soluzioni meno dannose. Tra questi c’è l’abitudine al fumo. I nostri ricercatori stanno valutando quanto il fumo incida sulla progressione del Covid-19 e sull’impatto che Sars-Cov-2 ha sui soggetti fumatori: è evidente che si tratta di una relazione significativa che non possiamo sottovalutare».

Per confermare e rafforzare questa scoperta, gli studiosi sono attualmente impegnati a condurre una revisione della letteratura disponibile sulla risposta ai vaccini contro il Covid-19.

I ricercatori del CoEHAR sono convinti che i risultati saranno indispensabili per aumentare la conoscenza sui meccanismi di risposta alla vaccinazione Covid-19, ma soprattutto per sensibilizzare i fumatori a smettere.

In Inghilterra i fumatori costano 17 miliardi di sterline

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Scary Death Makes Cloud Of Smoke. The Concept "Smoking Kills".

Il fumo costa alla società 17 miliardi di sterline all’anno, quasi 5 miliardi di sterline in più di quanto precedentemente stimato. Ad affermarlo e sostenerlo è oggi è il gruppo inglese Action on Smoking and Health che ha calcolato i costi dell’assistenza sanitaria causati dall’abitudine al fumo.

L’Inghilterra ogni anno spende 17,04 miliardi di sterline rispetto ai 12,5 miliardi di sterline degli anni precedenti.

L’enorme aumento proviene da una rivalutazione dell’impatto del fumo sulla produttività.

Gli esperti di Action on Smoking and Health (ASH) hanno affermato che: “I fumatori hanno più probabilità dei non fumatori di ammalarsi in età lavorativa, aumentando così la probabilità di rimanere senza lavoro e riducendo il salario medio dei fumatori, creando un’ulteriore perdita per l’economia”.

Secondo ASH i costi di produttività per l’economia dovuti al fumo hanno raggiunto i 13,2 miliardi di sterline.

ASH ha anche affermato che i costi sanitari ammontano ad altri 2,4 miliardi di sterline, mentre l’assistenza sociale che include il costo dell’assistenza fornita a casa e, per la prima volta, i costi dell’assistenza residenziale, ammonta a 1,19 miliardi di sterline. A questi si aggiungono i costi legati agli incendi causati dal fumo che ammontano a quasi 283 milioni di sterline.

ASH ha inoltre dichiarato che 6,1 milioni di persone fumano in Inghilterra, spendendo un totale di 11,95 miliardi di sterline all’anno, o poco meno di 2.000 sterline ciascuna.

L’amministratore delegato di Action on Smoking and Health, Deborah Arnott, ha detto: “Il fumo è un drenaggio per la società”.“È un costo per gli individui in termini di salute e ricchezza, ed è un costo per tutti noi perché mina la produttività della nostra economia e pone oneri aggiuntivi sul nostro servizio sanitario nazionale e sui servizi di assistenza”.

MASTER Universitario su SMOKING CESSATION e Harm Reduction: scadenza 14 Febbraio

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L’Università degli Studi di Catania e il CoEHAR hanno aperto le iscrizioni per il Master universitario di primo livello dedicato allo studio e approfondimento delle più efficaci tecniche di trattamento del tabagismo. Il termine per la presentazione delle domande scade il 14 Febbraio 2022. 

Visita il sito: https://www.unict.it/it/didattica/master-universitari/2021-2022/smoking-cessation-e-harm-reduction 

Le nuove frontiere nel trattamento e nella prevenzione del tabagismo, in Italia e nel Mondo, rendono necessario creare e formare professionisti del settore sanitario che sappiano valutare e comprendere il grave problema medico e sociale rappresentato dal fumo. Un settore in grande fermento con ottimi sbocchi professionali e scientifici. 

Approcciarsi a un fumatore che intende smettere richiede conoscenze e competenze a 360°. Entrano infatti in scena principi medici come il decorso patologico delle malattie fumo correlate, l’assistenza psicologica e psicoterapica, gli approcci farmacologici e terapeutici, oltre alle innovazioni del mondo della ricerca e della tecnologia.

Per questi motivi, l’Università di Catania e il CoEHAR, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dello stesso ateneo, hanno la selezione per il Master universitario di primo livello in “Smoking Cessation e Harm reduction”, il primo al mondo nel suo genere

Il professionista formato in questo settore avrà la possibilità di accedere a svariati contesti lavorativi: centri medici e riabilitativi, cliniche, scuole, ospedali, centri di ricerca, ovvero tutti i settori che sempre più frequentemente necessitano di figure specializzate che impostino un percorso specifico nel trattamento di questa abitudine, con i relativi benefici che smettere comporta in termini di salute.

Il CoEHAR rappresenta un’eccellenza internazionale nel settore, grazie all’implementazione di approcci metodologici innovativi per contrastare la piaga del tabagismo. Grazie a un team di ricercatori multidisciplinare, alla collaborazione con partner internazionali e l’avvio di numerosi progetti di ricerca, agli studenti verrà data la possibilità di essere parte di un network globale e altamente specializzato.

A livello internazionale vi è una sempre maggior richiesta di figure competenti che possano affrontare i problemi correlati al tabagismo – dice il prof. Riccardo Polosa, fondatore del COEHAR e coordinatore del master – Assistere e aiutare i fumatori a smettere significa saper valutare attentamente tutte le componenti che influiscono sulla dipendenza tabagica e le conseguenze che questa abitudine comporta. Abbiamo bisogno di professionisti formati e competenti”

Il master avrà una durata complessiva di 12 mesi per 30 posti disponibili e prevede un percorso di stage di 300 ore presso diverse strutture. Oltre al CoEHAR, infatti, sarà possibile svolgere periodi di formazione pratica presso: il Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’AOU Policlinico “G. Rodolico-S. Marco”; la struttura di riabilitazione psichiatrica CTA Villa Chiara; l’associazione no-profit Lega Italiana Anti Fumo; ed ECLAT srl, lo spin off dell’Ateneo dedicato alla ricerca e sviluppo nel settore della riduzione del danno da fumo.

 

Non ci sono più dubbi: le sigarette elettroniche sono meno tossiche delle convenzionali 

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5 laboratori diversi in tutto il mondo confermano lo stesso dato: una bassa/nessuna citotossicità in cellule esposte ad aerosol di sigarette elettroniche o prodotti a base di tabacco riscaldato.

“Un successo storico – dice il prof. Riccardo Polosa – ottenuto grazie al lavoro svolto dai ricercatori del CoEHAR e tutti i partner stranieri coinvolti nel progetto REPLICA”.

Link: https://www.nature.com/articles/s41598-021-03310-y

Tra migliaia di studi con risultati diversi come trovare la verità? Come quantificare la tossicità relativa delle sigarette elettroniche? Una domanda che ha influenzato i dibattiti delle politiche di Harm Reduction in tutto il mondo e che ha spinto il team del CoEHAR dell’Università di Catania ad intraprendere una delle valutazioni più innovative e complicate al mondo: la ripetizione controllata e validata degli studi condotti in questo campo basata su standard specifici e di alta qualità

Il progetto Replica, uno dei progetti di ricerca del CoEHAR, fondato dal prof. Riccardo Polosa e diretto oggi dal prof. Giovanni Li Volti, ha confermato in questi due anni i risultati ottenuti dai maggiori studi internazionali, validandoli con tecniche innovative e testandoli in diversi laboratori internazionali, in condizioni indipendenti. 

Lo studio “Electronic nicotine delivery systems exhibit reduced bronchial epithelial cells toxicity compared to cigarette: the Replica Project” – appena pubblicato su una rivista del gruppo Nature – stabilisce un primato internazionale nel percorso di valutazione della relativa tossicità delle cellule epiteliali bronchiali umane, esposte sia al fumo di sigaretta sia all’aerosol dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina.

Dopo aver garantito il maggior grado di standardizzazione ottenibile, il progetto Replica ha confermato la ridotta tossicità dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina rispetto alle sigarette convenzionali.

“I dati in nostro possesso validano molti degli studi internazionali del settore – spiega il Prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR e project leader del progetto Replica – siamo adesso in grado di fornire dati chiari e omogenei per contribuire a diffondere una corretta informazione nel campo della riduzione del danno. Possiamo aprire la nuova strada verso per percorsi efficaci e sicuri di cessazione”. 

Lo studio

I ricercatori del team internazionale del progetto Replica (che, ricordiamo, comprende i laboratori dell’Università di Catania, del CoEHAR, della Grecia, dell’Oman, degli USA e della Serbia), hanno voluto replicare tre dei maggiori studi internazionali, testandoli in maniera indipendente. Tutti i protocolli di esposizione sono conformi agli standard internazionali (ISO, CORESTA e HCI) e le condizioni sperimentali utilizzate in vitro sono compatibili con quelle del fumatore.

Il primo passo è stato quello di studiare la differente tossicità del fumo delle sigarette convenzionali e della sola componente volatile, privata della nicotina. In questo step è stato dimostrato che la tossicità acuta è prevalentemente indotta (circa l’80%) dalle componenti volatili contenute nel fumo di sigaretta piuttosto che dalla nicotina stessa. Dopo, i ricercatori hanno esposto le differenti culture cellulari alle medesime quantità di nicotina proveniente dai diversi prodotti (sigaretta classica e sigaretta elettronica), dimostrando l’assenza di tossicità connessa all’aerosol delle sigarette elettroniche rispetto alla sigaretta classica.

Inoltre, rispetto agli studi originali, i ricercatori hanno condotto un ulteriore paragone tra gli effetti dell’aerosol dalle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato. Risultato: nessun effetto citotossico sulle cellule bronchiali da entrambe le tipologie di prodotti.

“Un passo fondamentale per la ricerca nel settore delle sigarette elettroniche – ha spiegato il prof. Massimo Caruso, ricercatore del CoEHAR impegnato nel progetto Replica – Abbiamo acquisito e condiviso standard di ricerca che potranno essere replicati in futuro per evitare la proliferazione di studi scientifici in questo campo con metodologie sbagliate ed inefficaci”. 

A Dubai, Polosa unico esperto mondiale su Harm Reduction

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Si è tenuta nei giorni scorsi a Dubai la seconda conferenza internazionale sull’otorinolaringoiatria. Tra gli scienziati presenti, il prof. Riccardo Polosa (fondatore del CoEHAR) è intervenuto per la prima volta come l’unico esperto al mondo nel campo dell’Harm Reduction.

Con un intervento dal titolo: “Impact of e-cigarettes and heatedtobaccoproducts on saccharin test: Evidence for harmreversal“, lo scienziato catanese ha ricordato che i danni provocati dal fumo, anche al sistema otorino, non sono dovuti all’assunzione di nicotina ma alla combustione.

Semplici osservazioni cliniche sui fumatori hanno dimostrato che smettere di fumare provoca benefici quasi immediati sulla salute: ad esempio il recupero del gusto ed un miglioramento evidente nella qualità dell’olfatto.

A Dubai, Polosa ha presentato i risultati di uno degli ultimi studi condotto dai ricercatori del CoEHAR e pubblicato ad Agosto di quest’anno. Impact of exclusive e-cigarettes and heated tobacco products use on muco-ciliary clearance ha comparato i risultati del test sul tempo di transito della saccarina di fumatori esclusivi di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato, con quelli di fumatori, ex-fumatori e soggetti che non hanno mai fumato.

Il risultato ha tangibilmente dimostrato che il passaggio a strumenti a rischio ridotto (come sigarette elettroniche e tabacco riscaldato) non comporta comporti effetti dannosi sul sistema mucociliare.

L’esposizione cronica al fumo, infatti, è causa anche di un progressivo deterioramento delle ciglia polmonari, uno dei meccanismi di difesa del sistema respiratorio. Il danneggiamento della clearance mucociliare può contribuire a causare stati infiammatori delle piccole via aeree e può incrementare la suscettibilità dei fumatori alle infezioni respiratorie. Passare a prodotti senza combustione, può però ridurre i danni in maniera vertiginosa.

Accolto da una platea di scienziati ottimisti verso le nuove osservazioni sulla riduzione del danno da fumo, Polosa ha ricordato che la scienza deve seguire il suo percorso ma implementare la ricerca in questo settore specifico potrebbe davvero salvare milioni di vite in tutto il mondo.

Leggi anche: un nuovo studio del CoEHAR attesta l’harm reversal sulle ciglia del sistema polmonare

Unghie gialle? Smetti di fumare

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white spots on toenails after removing nail polish

Le donne ma ultimamente sempre più, anche gli uomini, sono premurosi nella cura delle mani, in modo particolare all’attenzione alla bellezza delle unghie. Una manicure perfetta è indice di dettagli non solo estetici ma anche salutari, infatti delle mani con delle unghie curate, rappresentano  un ideale estetico ma non solo.

Dal punto di vista pratico, le unghie, danno alle dita una maggiore sensibilità e protezione. Tra le varie patologie che colpiscono questa parte del corpo, sia mani che piedi, ci soffermiamo sulla Xantonichia, un inestetismo che origina l’alterazione cromatica delle unghie, assumendo il colore giallo.

Le cause sono molteplici, ma primeggia il fumo, che provoca appunto un ingiallimento delle unghie, colpendo attraverso la nicotina la lamina ungueale, con strisce lineari singole e multiple o eritema giallastro.

Fumare indebolisce le unghie delle mani con sfaldamenti e disidratazione e un netto cambio di colore. Le cosiddette unghie gialle, infatti, sono tipici del fumatore con la caratteristica di fragilità e poco belle da vedere.

Ci sono dei rimedi della nonna per togliere quel colore giallastro, come ad esempio:

Il succo di limone che è in grado di sbiancarle in poco tempo, basta passarlo con  un batuffolo di cotone.

L’olio extravergine di oliva rinforza ed elimina le macchie gialle, soprattutto se usato in combinazione con il limone.

Il bicarbonato di sodio usato come scrub o impacco per le unghie, riesce a dare notevoli risultati, il tutto abbinato anche a l’acqua ossigenata. 7

Tanti trucchi e terapie insomma, ma la parola d’ordine principale rimane quella di spegnere la sigaretta una volta per tutte, per ritrovarsi più sani e belli, soprattutto esponendo delle mani e unghie perfette.

Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti

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La Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR) fu istituita nel 2009 ed è un’iniziativa volta a promuovere la realizzazione di azioni di sensibilizzazione sulla sostenibilità e sulla corretta gestione dei rifiuti nel corso di una sola settimana nel mese di novembre.

In che cosa consiste?

La SERR consiste in una campagna di comunicazione ambientale che intende promuovere, tra i cittadini, una maggiore consapevolezza sulle eccessive quantità di rifiuti prodotti e sulla necessità di ridurli drasticamente. L’accento è quindi sulla prevenzione dei rifiuti e ogni azione della  Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti mostra come ogni attore della società – compresi i singoli cittadini – possa, in modo creativo, contribuire a ridurre i rifiuti in prima persona e a comunicare questo messaggio d’azione agli altri.

Le azioni attuate durante la SERR sono impostate secondo la regola “3R” (ovvero: riduzioneriuso e riciclo) in base alla quale la riduzione dei rifiuti dovrebbe essere sempre la prima opzione, attraverso una rigorosa prevenzione e riduzione alla fonte. La seconda opzione, in ordine, è il riutilizzo dei prodotti, che comprende anche la preparazione per il riutilizzo, e la terza è il riciclo dei materiali.

Considerato che il numero medio di sigarette fumate da ciascun fumatore è di 15 sigarette al giorno, possiamo affermare che ogni giorno vengono immesse nell’ambiente circa 165 milioni di cicche di sigarette. Senza contare il numero elevatissimo di cicche che ogni anno si accumula nelle nostre città e che rappresentano da sole, circa la metà dei rifiuti mondiali raccolti nelle aree urbane.

LIAF ritiene che il fumo di sigaretta sia un grave danno per la salute delle persone e per il rispetto dell’ambiente. Partendo dal danno da fumo diretto, passando per il fumo passivo fino al fumo di terza mano, LIAF si batte da diversi anni per sensibilizzare l’opinione pubblica anche sul danno causato dal tabagismo all’ambiente e indirettamente sull’uomo.

Ridurre l’inquinamento dovuto ai mozziconi di sigaretta, sensibilizzando chi fuma a cambiare una cattiva abitudine è l’obiettivo. Nel frattempo, usare posaceneri e gettare i mozziconi nell’indifferenziata è un modo per arrivarci.

Disturbo da uso di sostanze, alcol e fumo in gravidanza. Che fare?

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Da non perdere assolutamente il prossimo 17 novembre, il Webinar dal titolo “Disturbo da uso di sostanze, alcol e fumo in gravidanza. Che fare?”, dal taglio prettamente pratico e con esperti di alto valore ed esperienza, affronterà il tema della gravidanza e degli eventi perinatali nel Disturbo da Uso di Sostanze (DUS).

Il Webinar rientra tra le iniziative di formazione gratuita promosse dall’Unità di Medicina delle Dipendenze di Verona rivolte agli operatori del settore.

Il Servizio di Medicina delle Dipendenze è un servizio pubblico dell’Azienda Ospedaliera di Verona che si occupa di dipendenze da sostanze e dipendenze comportamentali. Il programma terapeutico può essere di tipo ambulatoriale o di ricovero a seconda della specifica situazione. Il Servizio esegue solo ricoveri in regime di elezione: i ricoveri devono pertanto essere adeguatamente programmati.

L’Unità Operativa di Medicina delle Dipendenze è stata fondata nel 2000 dal Prof. Paolo Mezzelani ed attualmente diretta dal Dott. Fabio Lugoboni. Inserita nel Policlinico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona è pienamente operativa dal gennaio 2002 ed è l’unica in Italia ad avere posti letto interamente dedicati alla cura di qualsiasi tipo di dipendenza sia lecita che illecita. 

Informazioni sull’evento:

Moderatori: Fabio Lugoboni Angelo Pietrobelli

  • 14.15: Introduzione
  • 14.30: Disturbo da Uso di Sostanze in gravidanza. Ina Hinnenthal.
  • 14.50: La gestione dell’uso di oppioidi e benzodiazepine in gravidanza e neonatologia. Alessandra Pistelli.
  • 16.10: Uso di alcol in gravidanza e di Disturbo dello Spettro Fetale Alcolico. Patrizia Riscica.
  • 16.30: Il fumo in gravidanza. Biagio Tinghino.
  • 16.50: La gestione di cocaina e cannabinoidi. Brunella Occupati.
  • 17.10: La Depressione Post-Partum. Giuseppe Imperadore.
  • 17.30: Discussione. Discussant: Guido Mannaioni.

Mai pensato di smettere mangiando una mela?

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mela e fumo

Una mela al giorno aiuta a togliere il fumo di torno“: sebbene non sia questa la versione originale del famoso detto popolare, esiste un fondo di verità.

Le proprietà di questo comunissimo frutto, infatti, aiuterebbero i tabagisti a perseverare nella scelta di smettere, riparando allo stesso tempo alcuni danni provocati dal fumo.

Scoperta che emerge da uno studio pubblicato sulla rivista European Respiratory Journal, nell’ambito di un progetto finanziato dalla Commissione Europea, riguardante le proprietà di frutta e verdura nei percorsi di smoking cessation.

Secondo questa ricerca, il consumo ortaggi e frutta, in particolare delle mele, contribuisce alla riparazione dei danni polmonari causati dal fumo e interviene nel ritardare il normale invecchiamento di questi organi.

Le origini del frutto

La maturazione avviene tra fine agosto e metà ottobre, nella sua forma perfetta, dolce, succosa e soprattutto ricca di tante proprietà.

Nonostante siano presenti in natura oltre 7000 tipi, se ne possono consumare solo 250.

Ben più sicura la sua origine, identificabile con le zone dell’Asia Occidentale.

La coltivazione delle mele è diffusa in particolare in Cina, dove viene coltivata da oltre 4000 anni, e in Kazakistan, dove non a caso esiste la città di Almaty, letteralmente “il posto delle mele“.

Le sue proprietà

Oltre a polifenoli antiossidanti come il betacarotene e licopene, la mela è ricca di vitamine tra le quali spiccano la vitamina C, la A ed la E, oltre quelle del gruppo B, dalle proprietà idratanti e protettive.

Nella polpa, nella buccia e nei semi si trovano potenti principi attivi dall’azione antiche.

Un valido aiuto soprattutto per chi decide di smettere: questo prezioso frutto contiene sostanze antiossidanti che riescono a disintossicare il corpo rapidamente, attenuando gli effetti dell’astinenza e della dipendenza dalla nicotina.

È ormai noto che chi inizia una dieta a base di frutta e verdura ha più possibilità di smettere di fumare, rispetto agli altri. E allora perchè non farsi tentare da questo frutto?

Del resto, si sa, chi mangia una mela al giorno …

Faccia da fumatore, così il fumo rovina la pelle

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“Faccia da fumatore” con questo termine, in inglese smoker’s face, si identificano tutti coloro che sigaretta in bocca portano i segni evidenti di chi per anni ha fumato.
Tutta la pelle del nostro corpo ne risente, ma il viso in modo particolare, dimostrando dieci anni in più per colpa di un enzima prodotto dal fumo che ne degrada il collagene.

Secondo numerosi studi le polveri sottili e le impurità presenti nell’aria si depositano nell’epidermide penetrando in profondità, valorizzando i segni caratteristici dell’invecchiamento con discromie, colorito spento, rughe e secchezza, messe ancor di più in risalto in chi fuma.

Il cosiddetto stress ossidativo viene combattuto da uno stile di vita sano, sostanze antiossidanti come frutta e verdura di stagione, un’attività fisica costante, una buona qualità del sonno e soprattutto dire stop alla sigaretta.
Uno step fondamentale è la pulizia profonda del viso, la sera prima di andare a dormire, quella beauty routine serale che non va mai trascurata, per eliminare le micro particelle e impurità che si depositano durante l’arco della giornata.

Alcuni componenti del fumo di sigaretta vengono assorbiti così da causare danni al tessuto connettivo e anche di tipo vascolare.

Diminuendo il flusso delle arterie e dei capillari nella pelle c’è il rischio di ischemia cronica del derma. La pelle del viso va protetta tutto l’anno con filtri solari ad alto SPF.

Molte donne che fumano hanno in viso, un acne particolare con pori dilatati e accumuli di grasso, ma il segno più evidente è la bocca dei fumatori con il codice a barre particolarmente evidenziato.

Le fumatrici sembrano più vecchie eppure basta solo smettere per riprendere colorito, risanare occhiaie e rughe, ritrovare un viso più giovane e bello da vedere. I risultati della cessation antifumo regalano la possibilità di motivarsi, dicendo “grazie” allo specchio.

Il fumo danneggia l’udito?

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La correlazione tra il fumo e l’udito è confermata da diversi studi, infatti anche l’apparato uditivo ne risente con diverse patologie e l’esposizione al fumo di sigaretta è uno dei maggiori fattori di rischio per perdere l’udito.

Abbiamo approfondito l’argomento con il prof. Gaetano Paludetti, primario del Dipartimento di Otorinolaringoiatra dell’Università Cattolica di Roma.

Il fumo apporta dei danni al sistema uditivo? Quali e come.

Soltanto nella metà degli anni ottanta l’Organizzazione mondiale della Sanità stimava una prevalenza delle ipoacusie pari a circa 42 milioni di casi nel mondo. Da allora, questo valore si è più che decuplicato e sembrerebbe destinato a superare la soglia dei 900 milioni nelle prossime due o tre decadi.

Negli ultimi anni, la ricerca sperimentale di base e quella clinica hanno permesso non solo di caratterizzare sempre meglio quei fattori di rischio da tempo noti, quali il trauma acustico, l’ototossicità da farmaci, solventi organici volatili o metalli pesanti,  ma anche individuare numerose altre condizioni di rischio legate allo stile di vita generale e/o ai comportamenti individuali voluttuari, come il consumo di alcool, tipo di alimentazione, sedentarietà, fumo di tabacco.

Per quanto attiene alla abitudine tabagica, molti studi hanno dimostrato che in tutte le fasce di età ma in modo particolare in età medio-adulta (48/79 anni), il rischio di ipoacusia neurosensoriale risulta essere da 1,3 a 2,1 superiore nella popolazione dei fumatori rispetto ai non fumatori ed appare correlato alla quantità e durata negli anni dell’abitudine tabagica. Recentemente inoltre, stanno emergendo dati interessanti anche sulla possibilità che l’abitudine tabagica influisca negativamente sull’entità di un danno acustico legato primitivamente ad “altri” fattori di rischio. Ciò sembra particolarmente vero per le ipoacusie indotte da esposizione a trauma acustico.

I dati infatti suggeriscono che nei pazienti con storia di esposizione professionale a rumore, il fumo di sigaretta si associa ad un rischio di ipoacusia da 1.7 a 2,4 volte maggiore rispetto ai non fumatori. Inoltre, la relazione tra questi due fattori di rischio sembra essere di tipo sinergico. Ciò significa che l’azione di uno dei fattori considerati, non solo apporta direttamente una quota di danno al sistema uditivo, ma determina anche una particolare “vulnerabilità” di questo alla simultanea azione dell’altro. Altri Autori hanno studiato l’impatto peggiorativo del fumo di sigaretta sulla più importante causa di ipoacusia neurosensoriale acquisita nell’adulto, la ”presbiacusia”, termine con il quale si indica quella condizione di danno uditivo progressivo legato al fisiologico invecchiamento del sistema uditivo.

Il fumo di sigaretta sembra svolgere un ruolo peggiorativo anche su questa condizione, aggravandone significativamente l’entità del deficit uditivo correlato, in particolar modo quando siano contemporaneamente presenti altri fattori concausali peggiorativi come le patologie del sistema cardiovascolare, le dislipidemie, diabete, obesità, esposizione a sostanze ototossiche o il già citato trauma acustico. I meccanismi alla base del danno cocleare indotto dal fumo di sigaretta non sono ancora definitivamente caratterizzati. La combustione del tabacco comporta la produzione di molteplici molecole organiche reattive e specie radicaliche libere, rapidamente inalate. È verosimile che molte di queste sostanze, una volta assorbite nel torrente ematico, raggiungano il distretto cocleare ove produrrebbero un ampio spettro di danno citolitico su base infiammatoria, ossidativa ed apoptotica. Infatti lo studio dei modelli animali ci ha indicato che il fumo di tabacco induce una condizione disenergetica endococleare comunemente indicata come condizione di “Stress Ossidativo” o ”Squilibrio Ossidoriduttivo”, espressione con cui si indica l’insieme di tutte quelle alterazioni metaboliche che si verificano nelle cellule dei tessuti esposti ad una produzione  eccessiva di agenti ossidanti, come i radicali liberi dell’ossigeno (ROS) o dell’azoto (RNS). Gli effetti che ne conseguono sono costituiti da numerose alterazioni e fenomeni di morte cellulare a carico di tutte le principali strutture cocleari necessarie per l’udito, tra cui le cellule ciliate, i neuroni del Ganglio Spirale e la Stria Vascularis. È inoltre ipotizzato che l’assorbimento cronico di nicotina possa direttamente turbare la fisiologia cocleare a causa di una alterata sovra-espressione del recettore nicotinico. Infine, altri meccanismi di danno colcare sembrano legati agli effetti ipossiemici e al vasospasmo prodotti dagli elevati livelli di carbossiemoglobina.

A rischio di sordità sono anche i fumatori passivi?

Sembrerebbe proprio di sì. Anche riguardo il rischio di ipoacusia legato all’esposizione passiva al fumo di tabacco abbiamo già numerosi riscontri epidemiologici importanti, in particolar modo per la popolazione in età pediatrica ed adolescenziale, spesso esposta al fumo genitoriale. Nel 2011 nell’Università di New York vennero pubblicati i primi dati relativi ad una possibile associazione tra ipoacusia neurosensoriale e fumo passivo negli adolescenti. Dallo studio di una popolazione in età compresa tra i 12 e i 19 anni, emerse chiaramente che il fumo passivo aumenta l’incidenza di ipoacusia neurosensoriale monolaterale, rispetto a quanto osservato nei soggetti non esposti (11,82% vs 7.53%). Altri studi hanno poi confermato una associazione piuttosto simile anche nella popolazione adulta. In epoca più recente diversi Autori hanno invece focalizzato l’attenzione sul rischio da esposizione a fumo passivo in epoca prenatale e neonatale. Un recente studio condotto nella città di Kobe in Giappone (2018) su 50734 neonati, ha indicato che il rischio di ipoacusia neurosensoriale aumenta di 1,3 volte nei bambini esposti a fumo passivo in epoca post natale (fino ai 4 mesi di vita), di 1,7 volte in quelli esposti in epoca prenatale e di ben 2,4 volte nei bambini esposti in entrambi i periodi.  Riguardo il rischio fetale, non conosciamo ancora in dettaglio il modo in cui l’esposizione passiva interferisce con l’anatomo-fisiologia del sistema acustico. Si presume comunque che il danno uditivo derivi dalla condizione ipossica fetale e da alterazioni della fisiologica architettura placentare indotte dalle molteplici sostanze contenute nel fumo di tabacco.

Alcuni consigli per tutelare l’apparato auricolare.

Questo è un argomento molto complesso. È sempre importante, quando possibile, identificare specifici fattori di rischio individuali, in modo da poter adottare efficaci misure preventive o terapeutiche. Il tema della prevenzione, è da sempre caro all’Otologia sperimentale e clinica e sta trovando pieno supporto nelle recenti stime fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (2018) secondo cui almeno il 50% dei pazienti ipoacusici nel mondo “avrebbe potuto” giovarsi di una adeguata prevenzione. Esiste una prevenzione cosiddetta primaria, il cui scopo è quello di prevenire il deficit uditivo prima che questo si manifesti. Nella prevenzione secondaria l’obiettivo è invece quello di identificare il deficit uditivo quanto prima possibile, in modo da minimizzarne i possibili effetti. La prevenzione terziaria ha lo scopo di riabilitare adeguatamente un paziente affetto da ipoacusia permanente.

In ambito preventivo primario, un adeguato counselling genetico in età fertile, lo screening in gravidanza per le infezioni del complesso TORCH, le vaccinazioni obbligatorie e quella anti meningococcica (per la prevenzione delle meningiti), rappresentano per il bambino uno strumento di prevenzione importante. Ridurre le fonti di rumore ambientale, e proteggersi adeguatamente da queste, sono principi validi “sempre” e per “chiunque”.

È bene infine tener conto anche di altri “consigli” generali che, sulla base di quanto abbiamo appreso negli ultimi decenni riguardo la fisiopatologia del sistema uditivo, è importante ribadire. Molti micronutrienti e composti vitamici fra i quali vitamina A, B2, B9, B12, C, D ed E, acidi grassi omega-3, magnesio, selenio e potassio sembrano svolgere un ruolo importante nella preservazione dell’udito. Al contrario, ridotti livelli di HDL, ipercolesterolemia, elevata trigliceridemia e diete alimentari ipercaloriche o eccessivamente ricche di carboidrati e zuccheri semplici si associano ad aumentato rischio di danno uditivo. In generale quindi, è auspicabile controllare periodicamente lo stato di salute generale con particolare riguardo all’assetto cardio-metabolico e alle dislipiedemie.

Favorire uno stile di vita e una dieta sani, evitando regimi dietetici ipercalorici, prediligere l’assunzione di alimenti ricchi di sostanze antiossidanti (frutta, verdure) e minerali (magnesio, potassio, ferro), moderare il consumo di alcolici ed astenersi dal fumo di sigaretta certamente contribuiscono a garantire un elisir di lunga vita dell’udito.

SHARPER 2021: la Notte dei Ricercatori anche per il CoEHAR

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SHARPER (SHAring Researchers’ Passions for Evidences and Resilience), è uno dei sette progetti sostenuti dalla Commissione Europea e coordinato dalla società Psiquadro, che ha l’obiettivo di coinvolgere i cittadini nella scoperta del mestiere di ricercatore e del ruolo che i ricercatori hanno nel costruire il futuro della società attraverso l’indagine.

L’appuntamento annuale, promosso dalla Commissione Europea, quest’anno si svolgerà venerdì 24 settembre 2021 e ancora una volta il CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania e la LIAF Lega Italiana Anti Fumo saranno tra i protagonisti dell’evento.

In linea con le tematiche dell’edizione 2020, SHARPER rinnova l’attenzione verso il rapporto tra ricercatori e le sfide dei Sustainable Development Goals. All’indomani della crisi globale innescata dalla pandemia, emerge con sempre maggiore evidenza il ruolo dei ricercatori come mediatori consapevoli tra le comunità di cittadini e le sfide imposte dalla contemporaneità, tradotte dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in prospettive per il futuro: dal diritto alla salute a un’educazione di qualità per tutti, dall’urgenza delle questioni climatiche alle tematiche legate al gender gap. Approfondire la riflessione sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresenterà anche l’occasione per proiettare il progetto nell’orizzonte temporale a lungo termine dell’Agenda 2050.

L’edizione 2021 segna il tanto atteso ritorno degli eventi dal vivo, per recuperare quel dialogo informale e immediato, ma sempre rigoroso, che caratterizza l’evento, conservando e implementando i formati digitali che nel 2020 hanno aperto nuove prospettive di interazione con il pubblico. In particolare, dopo il successo dello scorso anno, si arricchisce la maratona online, evento corale che ha visto le città coinvolte dare vita a un vero e proprio palinsesto della comunicazione scientifica; quest’anno SHARPER rafforzerà la dimensione europea del format, includendo nella maratona dei collegamenti con le Notti organizzate in altre nazioni.

Tra gli eventi online, l’intervista della giornalista Valeria Nicolosi che discuterà con Giovanni Li Volti, Massimo Caruso e Pasquale Caponnetto delle frontiere della ricerca antifumo in Italia e nel mondo. Lo stesso Caponnetto, inoltre, condurrà alle ore 19:00 un mini talk dal titolo “Harm Reduction: dalla dipendenza verso l’indipendenza” che si terrà presso le aule del Rettorato dell’Università di Catania.

I ricercatori del CoEHAR invece saranno presenti presso il Cortile Platamone (Palazzo della Cultura), in via Via Vittorio Emanuele II, a partire dalle 16:00, per darvi informazioni su come smettere di fumare e partecipare alle nostre ricerche.

Per ulteriori informazioni clicca qui.

Taormina – dal 20 al 25 Settembre al via la seconda edizione di ISPM

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Catania, 16 Settembre 2021 – Al via la seconda edizione di ISPM, la scuola internazionale sul project managament organizzata da ECLAT, spin off dell’Università di Catania, in collaborazione con CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dello stesso Ateneo). Partner ufficiale di questa nuova edizione anche il prestigioso PMI-SIC, il Project Management Institute, sezione Sud-Italia. 

Da Lunedì 20 Settembre a Sabato 25, presso l’UNA Beach Hotel di Giardini Naxos (Taormina), 30 studenti provenienti da oltre 20 Paesi diversi parteciperanno ad una full immersion di alta formazione sulle tecniche avanzate del project management e con un focus specifico sulla gestione di progetti in ambito di ricerca antifumo.  

“ISPM, ancora una volta totalmente gratuita – ha spiegato il project leader, Daniela Saitta – offre ai partecipanti un’opportunità concreta per apprendere e mettere in pratica conoscenze e competenze specifiche acquisite durante il corso. Esperti internazionali e project manager selezionati tra i miglior profili al mondo condurranno in aula lezioni interattive e dinamiche con specifiche soluzioni di best practices”.  

I 30 giovani, già selezionati nel 2020 tramite procedura di evidenza pubblica, sono stati scelti dalla commissione di valutazione secondo criteri di alto livello scientifico. Al termine del corso, infatti, gli studenti saranno in grado di sviluppare, pianificare e coordinare progetti di ricerca soprattutto nel settore medico scientifico della Riduzione del Danno da Fumo. “Un ambito ancora poco esplorato e che rappresenta una grande opportunità di ricerca ed una occasione unica per entrare nel mondo del lavoro con competenze sempre più specifiche” – così il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR.

A garanzia di un’offerta formativa specialistica e avanzata, inoltre, da quest’anno ISPM gode della partnership con il prestigioso PMI-SIC, il Project Management Institute sezione Sud-Italia, la più importante associazione al mondo di settore. A presiedere la commissione che sceglierà il miglior progetto realizzato in aula quest’anno, il presidente di PMI sud Italia, Paola Mosca, che sarà affiancata dallo stesso prof. Li Volti e dalla dott.ssa Saitta, esperta in progettazione e gestione in ambito di ricerca clinica presso l’Ateneo. 

Ricordiamo che la lezione inaugurale di ISPM 2020 si è tenuta online già lo scorso Ottobre, alla presenza dei rappresentanti istituzionali dell’Ateneo, per via delle restrizioni dovute all’emergenza COVID-19. Solo adesso, grazie alla diffusione di misure di sicurezza standardizzate, ISPM può di nuovo accogliere in Sicilia gli studenti provenienti da tutto il mondo al fine di condividere esperienze, idee e cultura, in uno scambio reciproco e continuo di conoscenza.  

NO al fumo: la testimonianza del regista Daniele Gangemi

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Daniele Gangemi

Ai microfoni di LIAF, il regista Daniele Gangemi ci racconta della sua lotta contro il fumo.

Lavori stressanti, scadenze impellenti e una stile di vita frenetico sono elementi che influenzano le abitudini dei fumatori.

Un’esperienza di cui si fa portavoce il regista, sceneggiatore e direttore del fotografia Daniele Gangemi, che ha raccontato a LIAF la sua vittoria contro il fumo.

La testimonianza di Daniele, ex fumatore che è arrivato a fumare anche 4 pacchetti di sigarette al giorno, è una fonte di ispirazione per tutti coloro che fanno fatica ad abbandonare le cattive abitudini.

Donare il sangue: chi fuma può farlo?

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Anche se siamo in agosto in vacanza e il Covid ha rallentato le donazioni di sangue, ricordiamo che ogni due secondi nel mondo, qualcuno ha bisogno di sangue, soprattutto nel periodo estivo per il maggior flusso di turisti presenti.

Incidenti stradali, trapianti e interventi chirurgici rappresentano alcune delle circostanze più comuni dove una trasfusione può rendersi necessaria, nei servizi di primo soccorso e di emergenza, nelle cure di malattie oncologiche ed ematologiche, in forme di anemia cronica, immunodeficienze e emofilia.

Ogni ricerca, ogni cura, sarebbe vana senza il contributo fondamentale dei donatori di sangue.

Per offrire il proprio contributo bisogna avere: età minima 18 anni e massima 65 per sangue intero, 60 per donazioni in aferesi, un peso di almeno 50 kg, buone condizioni generali di salute con abitudini e stili di vita corretti, 6 ore minimo senza aver consumato pasti pesanti. La donazione è una pratica clinica sicura: tutto il materiale impiegato (aghi, tubicini e sacche) sono sterili e monouso, per cui non esiste il rischio di contrarre infezioni. La cadenza è calcolata in modo da non creare squilibri all’organismo, tra l’altro alcuni studi suggeriscono che stimolando questo ricambio, si favorisce la riduzione degli zuccheri e dei grassi nel sangue, prevenendo il rischio di diabete e malattie cardiovascolari. Il sangue è uguale per tutti, anche se i gruppi sanguigni sono distribuiti in modo differente nelle varie etnie e popolazioni. Per questo possono donare le persone di ogni comunità.

Ma i fumatori possono donare il sangue?

Sì, il fumo di sigaretta non è una controindicazione. L’unica accortezza sarebbe quella di astenersi, dal fumare, nelle ore precedenti alla donazione. Alla lunga, però, il fumo può incidere su alcune caratteristiche generali del potenziale donatore, per esempio alterando pressione arteriosa e frequenza cardiaca. Infatti, se i valori vanno troppo fuori norma, si rischia di avvertire qualche disturbo nel recupero successivo alla donazione. Insomma, conviene smettere di fumare e avere l’opportunità di salvare una vita.

Perchè si guarda il dito e non la luna: il ruolo della nicotina

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Demonizzare la nicotina senza evidenze scientifiche è un ostacolo al miglioramento delle politiche di riduzione del danno da tabacco in tutto il mondo. La nostra missione è salvare milioni di vite dalle sigarette convenzionali e dal catrame, quindi dovremmo fornire le migliori informazioni disponibili su questo argomento. Riccardo Polosa, fondatore CoEHAR

La sigaretta uccide: una evidenza scientifica ed inconfutabile. Così come inconfutabile è lo sforzo che governi e istituzioni internazionali compiono ogni giorno al fine di eradicare questa terribile piaga.

Guardiamo i numeri: a livello globale ci sono circa 1.3 miliardi di persone che fumano e otto milioni che muoiono ogni anno per malattie collegate al fumo di sigaretta. Il costo sociale e pecuniario per gli Stati è altissimo sia per l’assistenza sanitaria che per le conseguenze intrinseche al consumo di tabacco per i cittadini.

Tuttavia, se da una parte il vizio del fumo continua a mietere vittime per l’esposizione diretta e indiretta alla sigaretta dall’altra esistono alternative che potrebbero alleviare ed, in parte, risolvere la questione.

La sigaretta tradizionale contiene nicotina, un componente naturale del tabacco, ma anche e soprattutto numerose sostanze chimiche che una volta entrate nel processo di combustione diventano nocive per il corpo umano. Come evidenziato da studi scientifici internazionali è infatti il processo di combustione – e non la nicotina – ad essere la causa principale delle patologie legate al consumo di sigarette. In particolar modo, per quanto riguarda le conseguenze cliniche a livello cardio-circolatorio e tutte quelle patologie respiratorie acute.

Secondo esperti internazionali la lotta al fumo dovrebbe essere focalizzata verso la combustione piuttosto che la nicotina che – di per sè – non ha particolari controindicazioni sulla salute. La demonizzazione della nicotina da parte dei governi, istituzioni internazionali, e istituti filantropici ha infatti acuito il problema piuttosto che risolverlo.

Il decennale scontro tra le aziende produttrici di tabacco e chi lotta contro il fumo di sigaretta ha pesantemente influenzato la ricerca scientifica producendo conclusioni contrastanti riguardo la tossicità dei loro prodotti. Una situazione che ha aiutato la creazione di una narrativa che ha demonizzato l’uso della nicotina” ha dichiarato Charles Gardner, esperto di comunicazione istituzionale e amministratore delegato dell’International Network of Nicotine Consumer Organizations (INNCO), ONG internazionale che sostiene e rappresenta i diritti di oltre novanta milioni di consumatori in trentacinque paesi.

La scarsa conoscenza scientifica dei sostituti delle sigarette e le false credenze, prive di fondamento scientifico, che la nicotina sia la causa del cancro e delle malattie polmonari ha poi minato qualsiasi possibilità per gli utenti di fare una scelta informata, mentre milioni di fumatori vedono negata la possibilità di smettere a causa di questa falsa credenza” ha poi aggiunto.

La guerra globale contro i prodotti alternativi a base di nicotina, come ad esempio le sigarette elettroniche, continua però senza sosta con ulteriori restrizioni, divieti, e tasse su tutti i prodotti che contengono nicotina.

Le varie agenzie a protezione della salute pubblica continuano a sostenere come tutte queste misure abbiano il solo scopo di eradicare l’epidemia di svapo tra i giovani, mentre gli attivisti a sostegno della Riduzione del Fumo da Tabacco affermano come la demonizzazione della nicotina porti ad un unico risultato: quello di eliminare la possibilità per molti svapatori di smettere di fumare e riportare milioni di persone al fumo di sigaretta tradizionale

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of General Internal Medicine, che ha esaminato più di 1.000 medici tra settembre 2018 e febbraio 2019 riguardo la loro conoscenza sul tabagismo e l’uso del tabacco, l’80% degli intervistati riteneva che fosse la nicotina a causare direttamente il cancro. Di questi, l’83% dei medici credeva fermamente che la nicotina contribuisse direttamente alle malattie cardiache mentre l’81% pensava che contribuisse alla malattia polmonare ostruttiva cronica (BPCO).

Convinzione che ha quindi negli anni portato al rifiuto categorico di qualsiasi prodotto contenente nicotina, tra cui tutti quei prodotti smoke-free alternativi alla sigaretta convenzionale.
Come evidenziato dal Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR)

Dal nostro punto di vista, l’errata percezione della nicotina è il principale ostacolo alla creazione di un ambiente più sicuro per tutti i fumatori che intendano smettere. Demonizzare la nicotina senza evidenze scientifiche è un ostacolo al miglioramento delle politiche di riduzione del danno da tabacco in tutto il mondo. La nostra missione è salvare milioni di vite dalle sigarette convenzionali e dal catrame, quindi dovremmo fornire le migliori informazioni disponibili su questo argomento“.

Tossicità delle sigarette elettroniche: un nuovo studio del CoEHAR confronta diversi test di laboratorio per valutarne eventuali rischi

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Una ricerca del CoEHAR ha confrontato diversi metodi che permettono di valutare la potenziale tossicità dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina. Secondo i ricercatori italiani, al metodo più comunemente utilizzato, il cosiddetto neutral red uptake, è meglio associare altri strumenti (indicati nello studio) che definiscono meglio il profilo di tossicità dei dispositivi e consentono di evitare una valutazione approssimativa ed a volte errata.

Catania, 28 luglio 2021 – Valutare la potenziale tossicità dell’aerosol delle sigarette elettroniche per poterle effettivamente comparare al fumo di quelle tradizionali rappresenta una delle sfide più importanti nel campo della ricerca sulla Riduzione del danno da fumo. Attualmente, per valutare questo aspetto vengono utilizzati gli standard validi per i prodotti tradizionali a base di tabacco ma la rapida evoluzione tecnologica in questo campo, e la rapida ascesa sul mercato di nuovi prodotti, rende difficile l’adozione di protocolli standard e sempre efficaci per valutarne la tossicità.

Secondo i ricercatori del CoEHAR: “Sono necessari standard specifici per i test di laboratorio in modo che l’eventuale tossicità di tali strumenti possa esser valutata in maniera precisa ed ottenere prodotti sempre più sicuri”. 

Il nuovo studio condotto dai ricercatori CoEHAR e pubblicato su Regulatory Toxicology and Pharmacology, intitolato “Screening of different cytotoxicity methods for the assessment of ENDS toxicity relative tobacco cigarettes”, ha  paragonato il Neutral red uptake, un test comunemente utilizzato per la valutazione della tossicità dei prodotti contenenti nicotina, con altri test di citotossicità. 

Il punto fondamentale è capire quanto l’aerosol delle sigarette elettroniche si differenzi dal fumo tradizionale, per farlo occorre avere a disposizione parametri di ricerca definiti che ovvino alla naturale evoluzione tecnologica nel campo delle ecig” – ha spiegato il direttore del CoEHAR, prof. Giovanni Li Volti.  Nel paper sono stati indagati diversi metodi di valutazione della potenziale tossicità dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina. E paragonando diversi metodi per la valutazione delle tossicità, continua il direttore: “E’ stato confermato che le elettroniche sono più sicure rispetto ad altri dispositivi in commercio”. 

LO STUDIO

Per la ricerca, sono stati messi a confronto, in diversi regimi di esposizione, una sigaretta tradizionale, due tipologie di sigarette elettroniche e due diverse tipologie di prodotti a tabacco riscaldato.

La nicotina, per le sue proprietà chimiche, tende ad aumentare il pH intracellulare potendo così inficiare la valutazione effettiva della tossicità con i metodi di laboratorio routinari.

I ricercatori hanno deciso di abbinare al test neutral red uptake, altri test di citotossicità che non risentirebbero della variazione di pH.

Il primo test permette di valutare oltre alla tossicità cellulare anche la morte per apoptosi, ovvero la morte cellulare programmata, che il neutral red non riesce a misurare. Il secondo test si basa invece sulla capacità delle cellule sane a restare adese sul fondo dei dispositivi utilizzati per la coltura cellulare. 

Quest’ultimo test ha il grosso vantaggio di poter effettuare sullo stesso campione più misurazioni risolte nel tempo e quindi poter identificare eventuali tossicità a tempi brevi o più lunghi rispetto alle 24 ore, tempistica che viene invece utilizzata come standard anche per prodotti di cui non si conosce il comportamento una volta entrata nell’organismo. 

I risultati dello studio – ha aggiunto Li Volti – hanno confermato che il neutral red uptake è un ottimo test per la valutazione della tossicità dando risultati sovrapponibili a quelli citofluorimetrici. La tecnologia xCELLIGENCE ha invece permesso di definire la tempistica con cui si osserva tossicità ed ha mostrato profili diversi per i dispositivi testati”. 

In conclusione, lo studio suggerisce di associare al classico neutral red uptake anche altri profili risolti nel tempo in modo tale da poter definire con maggiore dettaglio il profilo di tossicità ed evitare di sovra o sottostimare la tossicità del prodotto testato.

Un bicchiere di Borgogna, una bagno caldo, i sassi… i nuovi consigli per smettere dal The Guardian

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Qualche anno fa, nel numero della rivista “For Men”, veniva pubblicata la lista completa dei 30 metodi efficaci per smettere subito di fumare. In quattro pagine interamente dedicate al fumo, la giornalista Roberta Maresci, con il supporto dei ricercatori della Lega Italiana Anti Fumo, elencava gli strumenti più e meno noti che consentono di uscire dalla porta del tabagismo.

La lista con i 30 metodi consigliati da “For Men” e commentati dai ricercatori dell’Università di Catania e della Lega Italiana Anti Fumo prevedeva metodi noti come l’action plan, che consente di stabilire una data di cessazione da fumo e di essere più motivati ad abbandonare; l’alimentazione perché esistono alimenti che aiutano a smettere e altri viceversa che fanno fumare di più; le app che grazie al monitoraggio attraverso lo smartphone dell’abitudine possono aiutare a smettere; il counselling antifumo in quanto metodo più sicuro dal punto di vista motivazionale con una percentuale di successo che si attesta tra il 20 e il 35%; i farmaci perché il parere di un medico per questo metodo è indispensabile.

Senza mai sottovalutare l’importanza di uno strumento come la sigaretta elettronica che, a detta del massimo esperto in smoking cessation, il prof. Riccardo Polosa, è 96 volte meno dannosa rispetto alla sigaretta convenzionale. Da considerare, quindi, il primo tra i metodi più efficaci.

Quest’anno vorremo però condividere con voi una lista un po’ insolita che arriva da alcuni ex fumatori. Secondo le loro testimonianze, raccontate al The Guardian, esisterebbero dei metodi più alternativi. Se i cerotti, l’ipnosi e i libri di auto-aiuto non funzionano, forse è il momento di pensare lateralmente.

Di seguito l’elenco delle testimonianze, a partire dal cambiamento delle abitudini più personali:

Quando ti viene voglia di fumare una sigaretta, prendi un bicchiere d’acqua

Fumavo dalle 10 alle 20 sigarette al giorno, ma alla fine ho smesso 11 anni fa. Ho scoperto che prendere un bicchiere d’acqua quando sentivo la voglia di fumare funzionava davvero bene. Quando andavo in cucina e lo bevevo, il picco del desiderio di solito passava. Mi ha anche aiutato a capire che puoi superare un desiderio. Le prime tre settimane sono state le più difficili. Michael, artista ed educatore, Scozia

Fare una doccia

Avevo l’abitudine di fumare 40 sigarette al giorno e ho iniziato a 15 anni. Ecco i miei consigli per smettere. 1) Riconosci i fattori scatenanti che ti fanno venire voglia di fumare e sappi che passeranno entro due minuti. (Uno dei miei più grandi fattori scatenanti è stato aprire il finestrino della macchina, poiché lo aprivo per far uscire la cenere.) 2) Se stai davvero pensando di accendere una sigaretta, fai una doccia – non ci sarà nessun grilletto lì, poiché è impossibile fumare sotto la doccia. 3) I massaggi rilassanti aiutano. Sono riuscito a smettere di fumare al mio primo tentativo, a 46 anni. Andrew, graphic designer, Peak District

Una bottiglia di Romanée-Conti come premio se smetteste per un anno

Era da tempo che desideravo assaggiare il raro e leggendario borgogna Romanée-Conti. Nel 1991 mio marito disse che mi avrebbe comprato una bottiglia se avessi smesso di fumare per un anno. Dopo sei mesi, ho trovato una bottiglia all’aeroporto Charles de Gaulle. All’epoca costava più o meno quanto spenderei in sigarette in un anno. Mio marito ha detto che se avessi fumato adesso, l’avrebbe bevuta davanti a me – e poi sarebbe scappato! Alla fine dell’anno, l’abbiamo bevuto ed è stato favoloso. Negli anni successivi mangiammo una volta all’anno in un ristorante tre stelle Michelin con i soldi che avrei speso in sigarette. Trova qualcosa che desideri più delle sigarette: non ho mai più fumato. Lynne, ingegnere in pensione, Folkestone

Inzuppare le sigarette in acqua e sapone

Butta via le sigarette o il tabacco: io ho messo a bagno le mie in acqua e sapone. Se tu buttassi le sigarette nel cestino, ancora nella loro confezione, le riprenderesti subito. Per le prime due settimane, ho scritto il numero di giorni trascorsi dalla mia ultima sigaretta sulla mano con quale fumavo ed è stato un promemoria visivo davvero utile dei miei progressi. Anonimo, Surrey

Tenere in mano una molletta del bucato può risultare soddisfacente

Sono stato un forte fumatore per più di 20 anni e ho smesso quasi un anno fa. Ho sempre scoperto che era più il rituale che la voglia vera di accendere una sigaretta. Ho trovato che le mollette di legno del bucato hanno aiutato. Ne tenevo una sola quando sentivo di aver bisogno di una sigaretta; è stato sorprendentemente soddisfacente. Puoi anche masticarle e farle schioccare sotto il pollice, il che è stato molto utile. Di solito ne tenevo qualcuna in tasca. Anonimo, Londra

Lavare i denti dopo i pasti aiuta a non sentire la voglia di fumare

Ho sempre sentito la voglia di fumare dopo ogni pasto, fino a quando mi sono reso conto che lavare i denti e usare subito il collutorio poteva aiutare. Di solito non fumo mai dopo aver lavato i denti di notte, quindi questo è stato qualcosa che mi ha davvero aiutato dopo aver mangiato. Un altro consiglio più ovvio è l’esercizio, che mi ha aiutato molto. Javier, ricercatore, Swansea

Iniziare a dipingere sassi

Dopo decenni di tentativi infruttuosi di smettere di fumare fino a 20 al giorno, ho iniziato a dipingere i sassi. L’idea era che, se avessi avuto un pennello in mano, non avrei potuto tenere una sigaretta. Si è rivelato un successo fenomenale e molto terapeutico. Ci sono voluti circa tre giorni prima che il desiderio di nicotina si placasse e non fumo una singola sigaretta da più di tre anni. Mi concedo spesso i soldi che risparmio non comprando sigarette – e il mio hobby di pittura è passato anche alla pittura su tela. Elaine, in pensione, Grecia

Scegliere un amico con il quale smettere di fumare

Controlla che non ci siano pacchi dimenticati nascosti in casa o in macchina e pensa a cosa potrai fare o divertirti quando avrai smesso. Per me è stato salire la Jacob’s Ladder nel Derbyshire senza fermarmi a riprendere fiato ogni 10 gradini. Quindi, fai un patto con un amico per smettere insieme e fissa una data non negoziabile. Inoltre, usa un’app che conta le tue sigarette non fumate e calcola i tuoi risparmi. Anonimo, Germania

Tutto il fumo vien per nuocere ma sicuramente i benefici di alternative così promettenti per smettere di fumare iniziano da subito e acquistano oggi un efficacia maggiore.

Leggi anche: LIAF e “For Men”: ecco i 30 modi per smettere di fumare

Kate Winslet e Rosamund Pike, due protagoniste che svapano a confronto nel cinema

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Agli appassionati di cinema e serie televisive sarà già capitato di “divorare” intere stagioni di film e serie tv con protagonisti che svapano invece di fumare. Anche il cinema infatti, come racconta la storia dell’abitudine al tabagismo, si adatta alle nuove convenzioni, e agli stili di vita più comuni. È per questo che ormai molte serie tv scelgono di raccontare i protagonisti attraverso stereotipi meno comuni che aiutano però nella nuova narrazione dei vari personaggi.

Oggi vogliamo parlarvi di quello che succede quando questi strumenti alternativi ormai molto diffusi, arrivano sugli schermi e di conseguenza entrano nella bolla mediatica di fumatori, non fumatori ed ex fumatori.

Uno dei primi esempi sullo schermo dell’uso della sigaretta elettronica è tratto dal film del 2010, The Tourist, che presenta il personaggio di Johnny Depp che usa una sigaretta elettronica su un treno.

Quello che ci siamo chiesti è: come si approcciano media come il cinema e le serie tv allo “svapo”? La scelta di fare svapare un personaggio piuttosto che un altro, è una strategia di marketing?

A prima vista sembra che l’industria dello svapo stia semplicemente ripetendo le strategie di marketing del tabacco di grande successo del passato.

Per rispondere a queste domande metteremo a confronto due medium televisivi ben riusciti e che hanno riscontrato molto successo: I Care A Lot (Amazon Prime Video) e Mare Of Easttown (distribuita da HBO negli USA e da Sky Atlantic in Italia).

In I Care A Lot, la protagonista (Rosamund Pike) è una truffatrice che si guadagna da vivere approfittando di anziani rimasti da soli a cui sottrae ogni bene. L’uso della sigaretta elettronica per lei è un tratto caratterizzante. L’attrice, infatti, ha spiegato che il suo personaggio utilizza l’elettronica proprio per assumere un atteggiamento più duro ma allo stesso tempo sofisticato. Svapare dava al mio personaggio l’aria di un drago che sputava fumo”, ha dichiarato. La sigaretta elettronica diventa così uno strumento che ricorda a chi la usa, quantomeno nella fiction, di non arrendersi e che bisogna sempre aspirare al meglio.

In Mare Of Easttown Kate Winslet è Mare Sheehan, una detective bravissima e la miniserie è uno studio sul dolore e sulla difficoltà di elaborarlo realizzato all’interno di una storia che si apre e si chiude in maniera perfetta, come un cerchio ricostruito attraverso tutti quei dettagli e indizi che vengono disseminati nel corso delle 7 puntate della serie. Anche in questo caso vediamo la protagonista che fuma di continuo una sigaretta elettronica. La serie è stata molto apprezzata per la minuziosa cura dei dettagli e ha tra questi proprio quella dell’attenzione verso le azioni minime, come quella di svapare. Mare Sheehan fuma la sua sigaretta elettronica durante i momenti di tensione o come direbbero gli addetti ai lavori, nei momenti di suspense. Più che tratto caratterizzante del personaggio, in questo caso la sigaretta elettronica viene utilizzata come alternativa alle sigarette convenzionali ed è la stessa Mare che racconta ad un’amica di essere stata una fumatrice. L’uso della sigaretta elettronica come metodo per aver smesso di fumare quelle convenzionali è abbastanza esplicito quando Mare chiede alla sua amica di farsi offrire una bionda, ma maledicendosi allo stesso tempo per aver ceduto ancora una volta.

Non sappiamo se quando gli autori decidono di scrivere sul copione di un atto come quello di svapare sia una strategia di marketing o se si tratta semplicemente di prendere questo nuovo elemento come una moda, visto che utilizzare prodotti alternativi alle sigarette convenzionali oggi è sempre più diffuso. Non ci sono prove o suggerimenti che lo svapo in Mare of Easttown o I Care a Lot sia direttamente sponsorizzato dall’industria dello svapo o del tabacco. Queste particolari rappresentazioni però ci fanno riflettere accuratamente sulla realtà e sulla diffusione dello svapo come stereotipo della vita quotidiana. Mettere in scena i benefici dell’Harm Reduction e fare utilizzare questi prodotti ad attrici ed attori rinomati, potrebbe aiutare e dare l’esempio ad un attuale fumatore che si ritrova a guardare proprio quella serie tv e che magari vuole smettere definitivamente di fumare.

Leggi anche: Netflix e lo svapo: Broken, il racconto di una tendenza mainstream

Perché la scelta di Biden a favore dell’Harm Reduction per i tossicodipendenti apre nuovi scenari nella lotta al tabagismo?

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Che un cambio di rotta fosse già nell’aria si era intuito fin dalle prime dichiarazioni del neo-presidente Joe Biden. Adesso, però, è realtà. Per la prima volta nella storia del Paese il Congresso statunitense ha stanziato fondi specifici per programmi di Harm Reduction tesi alla protezione dei tossicodipendenti. Un risultato storico accelerato dalla pandemia, che negli Stati Uniti ha visto un aumento esponenziale dei casi di morte per overdose.

Programmi di assistenza ai tossicodipendenti sono da sempre sotto attacco da differenti fronti interni alla società americana, e hanno limitato negli ultimi decenni qualsiasi tentativo di implementazioni di tali politiche.

Il Presidente statunitense Joe Biden è stato il primo inquilino della Casa Bianca ad aver fatto delle politiche di riduzione del danno una priorità sul fronte delle droghe e tossicodipendenze.

L’American Rescue Act include 30 milioni di dollari specificatamente per la Riduzione del Danno e sebbene sia una somma limitata di denaro, racchiude un significato altamente simbolico per il futuro. Ma soprattutto è un cambio di mentalità che modifica le basi su cui fino ad ora si è affrontato il problema.

Da un approccio repressivo si passa ad uno di supporto: chi fa uso di droghe non viene criminalizzato a priori ma aiutato e supportato per un percorso di riabilitazione.

Una linea di pensiero che si rispecchia in maniera più ampia per tutta una serie di dipendenze tra cui quella dalla nicotina e, in particolare, per i tabagisti affetti da disturbi mentali.

Un contesto nella quale si inserisce il progetto Genesis, coordinato dal prof. Pasquale Caponnetto dell’Università degli Studi di Catania, che cercherà di aiutare i fumatori affetti da schizofrenia a smettere di fumare dando loro supporto con alternative meno dannose rispetto alla sigaretta convenzionale.

Le sigarette elettroniche negli ultimi anni hanno continuato ad aumentare in popolarità e consenso tra tutti quei fumatori che cercano alternative più sicure alla sigaretta tradizionale.

Mentre la sicurezza di questi dispositivi è migliorata notevolmente dalla loro introduzione sul mercato più di 10 anni fa, anche il numero di studi che esaminano l’efficacia di questi prodotti come alternative meno dannose alla sigaretta convenzionale è corposo.

In differenti studi, il prof. Pasquale Caponnetto ha evidenziato come le persone affette da schizofrenia sono maggiormente dipendenti dall’assunzione di nicotina e dall’abitudine al fumo (arrivano a fumare fino a 60 sigarette al giorno) e riscontrano conseguenze molto più gravi.

Nonostante la difficoltà ad inquadrare le motivazioni sottointese alla maggiore incidenza, Caponnetto ha più volte evidenziato come il passaggio a strumenti alternativi, come le sigarette elettroniche, rappresenti per questi pazienti una soluzione meno dannosa per ridurre i danni fumo correlati e per migliorare la loro qualità di vita.

I progressi nella riduzione della prevalenza del fumo nelle persone con diagnosi di salute mentale sono state negli anni molto più lenti rispetto a quelle della popolazione generale.

In primo luogo, perché nelle persone con schizofrenia le conseguenze psicosociali derivanti dalla cessazione del fumo sono molto più accentuate, sfociando in una recidività maggiore. Ma anche e soprattutto perché le strategie di sanità pubblica tese a limitare l’incidenza del fumo tra la popolazione non sono altrettanto efficaci tra le persone con disturbi mentali.

La decisione del Presidente Joe Biden, seppur simbolica, apre nuovi scenari a livello internazionale che possono apportare benefici non solo a chi soffre di dipendenze da droghe, ma anche per i centinaia di milioni di fumatori in tutto il mondo che cercano di smettere di fumare non trovando adeguate politiche di supporto.

Genitori italiani a LIAF: dire “smetto quando voglio” non è realistico

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AGe giovani

Sentirsi parte di un gruppo, avere un assaggio di qualcosa di proibito: il vizio del fumo è subdolo e, nel corso dell’ultimo decennio, ha trovato sempre più adepti tra i giovanissimi.

Soprattutto negli anni ’80 e ’90, la simbologia ricorrente associata alla sigaretta identificava il fumo come tipico del mondo degli adulti, un atteggiamento che immediatamente garantiva il raggiungimento di uno status symbol.

Un trend che, negli ultimi anni, ha portato l’età media dei ragazzi che provano per la prima volta a fumare ad abbassarsi ulteriormente: secondo i dati della rilevazione HBSC-Italia del 2018, promossa dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS, circa uno studente su cinque tra i 13 e i 15 anni di età ha fumato più di una sigaretta nel corso del mese precedente l’indagine.

A 15 anni si rileva una spiccata differenza di genere, con il 31,9% delle ragazze intervistate che fuma rispetto al 24,8% dei ragazzi.

Le motivazioni che spingono i ragazzi a provare sono riconducibili alla necessità, in fasi delicate come la preadolescenza e l’adolescenza, di superare quel senso di non appartenenza, quella difficoltà di relazione e interazione che molto spesso si sperimenta nel periodo transitorio di passaggio all’età adulta.

E per quanto riguarda l’acquisto di un pacchetto, il limite di età minimo consentito dalla legge non sembra essere un problema: circa il 15% degli intervistati è riuscito ad acquistare le sigarette al distributori automatici, mentre il 68% degli stessi ammette di aver comprato le sigarette presso i tabaccai.

Non serve uscire di casa per trovare una sigaretta: molti giovani vengono esposti al fumo passivo anche all’interno delle mura domestiche. L’abitudine al fumo degli adulti di casa, inoltre, garantisce che i ragazzi abbiano accesso alle sigarette facilmente: e pensare che nel nostro apparato normativo l’istigazione viene sanzionata o punita.

Ma come approcciarsi nei confronti di un figlio che fuma?

Sicuramente non attraverso il divieto: meglio un approccio più fondato sul dialogo e sulla percezione dei rischi connessi al fumo, magari sfruttando attività come il gaming e la realtà virtuale per aumentare l’impatto dialogico.

Per meglio comprendere che relazione intercorre tra giovani e fumo anche all’interno del contesto famigliare, abbiamo intervistato Rosaria D’Anna, Presidente Nazionale AGe, Associazione Genitori italiani.

Rosaria D’Anna, Presidente Nazionale AGe

Che dati possediamo in merito alla diffusione del fumo tra i giovani italiani?

Dai dati in nostro possesso, recepiti durante la Giornata Mondiale contro il tabacco, l’approccio alla prima sigaretta è sceso ulteriormente in termini di età , ben al di sotto dei 18 anni. È un dato preoccupante perché l’approccio medio in molti casi avviene a partire dai 12 anni.

Quali sono i fattori di rischio che aumentano le probabilità di approccio?

Innanzitutto, credo che in generale si sia abbassata la guardia: nelle scuole si avviavano progetti di prevenzione che informavano sui pericoli connessi al tabagismo. Adesso percepisco una vera e propria mancanza di campagne educative all’interno delle scuole. Noi privilegiamo l’approccio educativo rispetto al mero divieto: inutile vietare senza instillare nei ragazzi la consapevolezza che stanno approcciando un atteggiamento molto dannoso. Grazie al confronto con pediatri e medici, abbiamo rilevato che il fumo è strettamente connesso a problematiche relative allo sviluppo, se si accende la prima sigaretta troppo presto.

Quali azioni si potrebbero implementare per evitare che i ragazzi inizino a fumare, anche all’interno del contesto famigliare?

La famiglia dovrebbe essere il primo esempio, cercando di sviluppare un dialogo costruttivo per evitare le problematiche che abbiamo individuato. Dal nostro punto di vista, inoltre, non basta mettere semplici foto sui pacchetti di sigaretta: servono campagne preventive serie, iniziando sin dalle scuole medie. Gli adolescenti provano per sentirsi grandi, ma più vanno avanti più si ritrovano ad essere prigionieri di un vizio. Dovremmo iniziare con campagna preventive e di sensibilizzazione: senza un’opportuna consapevolezza dei pericoli della dipendenza non possiamo creare un cambiamento significativo. Non sarebbe quindi meglio educare prima piuttosto che trovarci con un problema più grande dopo?

Che invito si sente di rivolgere ai ragazzi?

Credo, per quanto mi riguarda, che i ragazzi prima di approcciare le sigarette dovrebbero essere più consapevoli delle conseguenze a lungo termine e della difficoltà di smettere. Molti pensano di poter smettere quando vogliono, in realtà quando si fuma si sviluppa sin da subito una dipendenza con gravi conseguenze a livello di salute.

Come mamma e come Presidente posso dire questo: non approcciate, nemmeno per scherzo, pensando di riuscire a smettere quando volete, perché non è cosi”.

Covid-19 ed ecig: studio USA prova la non correlazione

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La comunità scientifica che, durante quest’anno, ha dibattuto molto sulla correlazione tra fumo e Covid-19, si è esposta con diversi studi anche sulla possibile correlazione tra l’uso di sigarette elettroniche e infezione SARS-CoV-2.

A fare ulteriore chiarezza ci pensa uno studio americano pubblicato su SAGE Journal: “Electronic Cigarette Use Is Not Associated with COVID-19 Diagnosis”. Da questo studio, durato quasi un anno, si evince che i fumatori di sigarette elettroniche non sono più esposti al virus Covid-19.

Lo scopo di questo studio è stato testare l’ipotesi se l’uso di sigarette elettroniche fosse associato a un rischio maggiore di contrarre il COVID-19. A sottoporsi allo studio i pazienti che durante l’anno 2019/2020 hanno cercato cure mediche presso la Mayo Clinic di Rochester, negli Stati Uniti.

Soggetti di studio

A partire dal 15 settembre 2019, i pazienti che si sono sottoposti allo screening di routine dello studio, appartenevano alla categoria dei fumatori e degli svapatori. Durante ogni visita medica di routine, il paziente è stato interrogato sull’uso presente o passato di sigarette elettroniche durante gli ultimi 30 giorni.

Dal 15 settembre 2019 al 30 novembre 2020, i pazienti che si sono sottoposti allo studio hanno rappresentato un totale di quasi 70 mila di età superiore ai 12 anni, tra di loro fumatori e svapatori. Lo studio si è basato sul periodo di osservazione, mentre i medici registravano il possibile uso attuale o passato delle ecig. L’età media dei soggetti di studio era di 51,5 anni e per più della metà, il 62,1%, era composto da donne. L’11,1% era un fumatore o uno svapatore e il 5,1% è risultato positivo al Sars-cov-2.


Conclusioni dello studio

Considerato lo scarso numero di prove sull’associazione ecig e COVID-19, si evince dallo studio americano che i fumatori che utilizzano solo la sigaretta elettronica non hanno una maggiore possibilità di contrarre il virus e che dunque non rischiano maggiormente. Questo dato viene sicuramente confermato anche dagli studi che sono stati condotti durante l’anno 2020, quando in piena pandemia, i fumatori duali (sigarette convenzionali ed elettroniche) rischiavano a metà tra i due gruppi.

In conclusione, lo studio ha messo in evidenza come l’uso di ecig non sembri aumentare la predisposizione all’infezione da SARS-CoV-2. Questo risultato suggerisce l’ipotesi che qualsiasi effetto di fumo di sigaretta convenzionale sulla suscettibilità e predisposizione al virus non sia mediato dalla nicotina. Il futuro lavoro dei ricercatori della Mayo Clinic di Rochester, dovrebbe continuare a fare chiarezza sul vaping e, nello specifico, di come l’uso della sigaretta elettronica potrebbe moderare i risultati del COVID-19.

Negli scorsi mesi anche il CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, ha valutato se le particelle emesse durante lo svapo possano aumentare il rischio di contagio da coronavirus.

Studiare e comprendere quali sia il ruolo delle diverse attività respiratorie nella trasmissione del virus, è di fondamentale importanza per migliorare le strategie dirette al contrasto della diffusione dell’infezione e per informare correttamente la popolazione”, ha spiegato il prof. Riccardo Polosa, autore dello studio.

Leggi anche: Che ruolo ha la nicotina nella possibilità di contrarre il Covid-19?

Global Burden of Disease 2019: gap regolamentativi da colmare

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global burden of disease 2019

Negli ultimi 30 anni, le morti connesse al fumo di sigaretta sono più di 200 milioni. Un numero esorbitante che, dagli anni 90 ad oggi, ha posto la piaga del tabagismo sotto i riflettori delle politiche sanitarie e regolamentative di molti paesi. 

Oltre all’evidente costo sociale del tabagismo, con effetti diretti sulla salute e sull’ambiente, il fumo di sigarette ha rappresentato dagli anni ’90 una spesa non indifferente per i sistemi sanitari mondiali, che supera il trilione di dollari. 

Nello studio Spatial, temporal, and demographic patterns in prevalence of smoking tobacco use and attributable disease burden in 204 countries and territories, 1990–2019” pubblicato sulla rivista The Lancet, si sono incrociati i dati del Global Burden of Disease del 2019 con quelli del 2015, tracciando l’andamento delle epidemia tabagica negli ultimi trent’anni.

Sebbene molto sia stato fatto, e sebbene l’ampliamento della politiche di controllo le tabacco abbia avuto un impatto significativo riducendo la prevalenza del fumo sia tra gli uomini (27.5%) sia tra le donne (37.7%), l’aumento della popolazione mondiale ha innalzato il numero di fumatori.

Globalmente, nel 2019, l’uso di tabacco è responsabile di circa 7.69 milioni di morti e rappresenta il fattore di rischio di morte principale per gli uomini (20.2%). Sul totale di oltre 7 milioni di morti, circa 6.6 milioni avvengono tra i fumatori attuali.

LO STUDIO

I dati ottenuti da questionari e analisi nazionali sui tassi di fumo e sulle politiche di cessazione di 204 paesi sono stati selezionati e analizzati per comprendere l’evoluzione del fenomeno tabagico dal 1990 al 2019.

Oltre 3625 questionari nazionali sono stati presi in considerazione: l’86% dei paesi (171 su 200) considerati ha avuto almeno cinque questionari relativi al consumo di tabacco dal 1980 al 2019, mentre il 71% ha dati che coprono un arco temporale limitato, dal 2015 ad oggi. I criteri considerati nello studio riguardano, tra glia altri, età,sesso, distribuzione gegografica e completano quelli relativi alle abitudini di fumo tra l popolazione (come quantità di sigarette fumate, status di fumatori).

RISULTATI

Ad oggi, si stima ci siano oltre 1.4 miliardi di fumatori nel mondo. Valutando l’uso di tabacco tra uomini e donne di età maggiore di 15 anni, l’incidenza è del 32.7% tra i maschi e del 6.62% tra le femmine. 

Il tasso di incidenza del fumo tra il sesso maschile ha superato il 20% in oltre 151 paesi e in 42 paesi per le donne.

A sorprendere, e preoccupare, l’aumento del tasso di fumatrici donne, sopratutto in Serbia, Cile, Croazia, Bulgaria e Grecia. Mentre per gli uomini di età superiore ai 15 ani, si osservano tassi di fumo elevati in Indonesia, Armenia, Giordania e Georgia.

Questi dati rappresentano purtroppo un nostro insuccesso” commenta Giovanni Li Volti, Direttore del CoEHAR “A causa dell’aumento demografico mondiale, aumenta il numero di fumatori globali. Anche se, parallelamente, va osservato che il numero di persone che smettono di fumare fortunatamente sta aumentando. Da una parte, i dati sono legati a una mancanza da parte di molti governi di norme severe per la regolamentazione sul tabacco. Dall’altra, esiste una scarsa campagna di informazione e prevenzione tra la popolazione.

Credo che si dovrebbe fare chiarezza e parlare con chi si occupa di comunicare i dati relativi alla dipendenza tabagica per capire come riportare in maniera efficace i dati e i risultati della ricerca, per aumentare il grado di consapevolezza su uno stile di vita che causa di milioni di morti”.

Il primato negativo, però, spetta a 10 paesi che presentano tra i più alti tassi di fumo tra popolazione osservati: Cina, India, Indonesia, USA, Russia, Bangladesh, Giappone, Turchia, Vietnam e Filippine.

Dal 1990, si osserva una diminuzione del fumo tra gli uomini in 135 paesi (66%), mentre tra le donne osserviamo un dato significativo solo in 68 paesi (33%). La diminuzione più importante si è manifestata in Brasile, dove i tassi sono scesi di oltre il 70% sia per gli uomini che per le donne.

Nel 2019, si contano oltre 8 milioni di morti attribuibili al fumo. Il fumo è responsabile di circa il 20.2% di tutte le morti tra gli uomini e del 5.8% tra le donne. 

Le politiche di controllo del tabacco hanno ridotto la prevalenza del fumo del 27.5% per il sesso maschile e del 37.7% per quello femminile.

COME INVERTIRE LA ROTTA?

Innanzitutto, prima di analizzare le possibili soluzioni, bisogna osservare che, negli ultimi 30 anni, è aumentata la popolazione globale, il che influisce anche sulle percentuali di fumatori. 

Dall’altro lato, pero, è necessario che le politiche di prevenzione e di sensibilizzazione, procedano di apri passo con le scelte e le strategie di salute pubblica dli paesi, garantendo non solo l’accesso ai trattamenti sanitari ma anche ad alternative che possano efficacemente contrastare il fumo di sigaretta.

A livello mondiale, il calo del fumo tra i pesi più sviluppati è stato compensato dall’aumento nei paesi in via di sviluppo, come l’India o i paesi africani” ci spiega Costanza Nicolosi, esperta di regolamentazione “Esistono gap regolamentativi in molti paesi, che vanno di pari passo con gap nella percezione dei danni del fumo: le sigarette vengono ancora viste come rito di passaggio per i giovani e la dannosità di questa scelta non viene compresa. Trovo allarmante che i tassi di fumo tra le donne siano aumentati.

La tassazione da sola non può fare miracoli. Contro comportamenti socioculturali di queso tipo, fortemente addictive, ci devono essere misure più efficaci, che agiscano sulle prevenzione, laddove possibile, e sul sostegno ai fumatori che non riescono a smettere. La tassazione, come viene provato anche in teorie puramente economiche,  alla lunga comporta effetti controproducenti”.

Cliff Douglas: “Il mio consiglio all’OMS è quello di dire la verità”

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In un comunicato stampa dal titolo “Smetti di fumare per essere un vincitore”, l’OMS ha ribadito la propria posizione anti-svapo in vista del No Tobacco Day 2021. Ha inoltre denunciato come l’industria del tabacco – che promuove le sigarette elettroniche come valida alternativa per smettere di fumare – utilizzi strategie di marketing per catturare l’attenzione dei più giovani.

“Dobbiamo essere guidati dalla scienza e dagli studi scientifici, non dalle campagne di marketing dell’industria del tabacco, la stessa industria che si è impegnata per vendere prodotti che hanno ucciso centinaia di milioni di persone”, ha affermato il direttore generale dell’OMS, il Dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus“Le sigarette elettroniche generano sostanze chimiche tossiche, che sono state collegate a effetti nocivi sulla salute come malattie cardiovascolari e disturbi polmonari”.

Più di 8 milioni di persone nel mondo muoiono ogni anno per cause legate al fumo. In questo contesto, dovrebbe essere impensabile che la principale organizzazione mondiale per la sanità pubblica abbia un approccio così ostile. 

Soprattutto quando i paesi che hanno assistito ad alcune delle maggiori riduzioni dei tassi di fumo hanno abbracciato strategie di riduzione del danno con successi già ampiamente dimostrati.

Il Giappone, ad esempio, ha registrato un calo di oltre il 40% nelle vendite di sigarette negli ultimi anni, in gran parte a causa dell’adozione su larga scala da parte della popolazione di prodotti che riducono l’esposizione a sostanze chimiche dannose rispetto alle sigarette. Altri esempi degni di nota includono i bassi tassi di cancro ai polmoni della Svezia che ha approvato l’uso dello snus e l’incoraggiamento del Regno Unito a svapare invece di fumare. Il servizio sanitario nazionale del Regno Unito è arrivato al punto di distribuire vaporizzatori gratuiti ai fumatori, una nuova sperimentazione che mira ad aiutare il maggior numero di fumatori possibili, distribuendo negli ospedali uno starter pack per il vaping.

Nel frattempo negli Stati Uniti, dove i tassi di svapo giovanile sono diminuiti, gli studi continuano a contrastare l’idea di un’epidemia di svapo adolescenziale.

“Lo svapo ha già funzionato per molti milioni di fumatori e molti esperti dell’Harm Reduction concordano sul fatto che un approccio sistemico alla riduzione del danno da tabacco potrebbe salvare la vita di centinaia di milioni di fumatori”, Clive Bates, esperto di controllo del tabacco ed ex direttore di Action on Smoking and Health (UK), ha dichiarato a Filter“Invece, i burocrati sanitari dell’OMS ignorano questa enorme opportunità”.

Man mano che la letteratura scientifica sui prodotti a rischio ridotto si rafforza, l’OMS sembra assumere una posizione sempre più insistente contro di loro, invece di accettare le opzioni che sembrano funzionare in diversi paesi in tutto il mondo.

“L’OMS afferma del tutto erroneamente, che il passaggio dal fumo di sigaretta, di gran lunga la principale causa di morte prematura e disabilità, a sigarette elettroniche molto meno dannose – non significa smettere di fumare”. Questo il commento di Cliff Douglas, direttore della University of Michigan Tobacco Research Network e ex vice presidente per il controllo del tabacco dell’American Cancer Society, che ha dichiarato al giornale internazionale Filter.

“La demonizzazione della nicotina da parte dell’OMS in questo modo sembra essere un tentativo di caratterizzare tutti i prodotti del tabacco come più o meno ugualmente dannosi, il che non potrebbe essere più sbagliato”, ha detto Douglas. “Il mio consiglio all’OMS è solo quello di dire la verità.

No Tobacco Day 2021: a Catania l’evento per i medici italiani

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Torna, come ogni anno ma di nuovo in presenza, l’evento promosso dal CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania in occasione del World No Tobacco Day. L’appuntamento è per Lunedì 31 Maggio 2021 dalle ore 9.30 alle 13.30 presso il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania (comparto 8, aula conferenze) per un convegno formativo che sarà visibile anche dalla piattaforma zoom e dai nostri canali social in diretta streaming.

Per l’edizione 2021 il titolo del convegno è “Covid e Fumo: strategie innovative per ridurre i danni correlati al fumo, un momento di riflessione che sarà occasione anche per informare e formare gli operatori sanitari italiani sulle strategie e gli strumenti utili per smettere di fumare.

Si può partecipare al convegno sia online, sia in presenza iscrivendosi dalla piattaforma ECMpa, con la possibilità di richiedere i crediti necessari per la formazione e l’aggiornamento su alcune tematiche specifiche in ambito sanitario.

Un evento speciale che vedrà la partecipazione anche del giornalista de “Le Iene” Matteo Viviani, impegnato in una lunga intervista con il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

L’edizione 2021 del No Tobacco Day del CoEHAR è realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Catania, il Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele e, naturalmente come sempre, con Lega Italiana Anti Fumo e LIAF Magazine che racconterà in diretta tutti i contenuti del convegno con interviste a approfondimenti.

Tra gli speaker del convegno, gli scienziati più noti del Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo. Tra loro cardiologi, epidemiologi, oncologi, oculisti, dentisti, farmacologi, diabetologi, informatici e avvocati, tutti pronti ad affrontare il tema della riduzione del danno da ogni ambito di ricerca analizzato.

Interventi già confermati:

  • Sindaco della Città Metropolitana di Catania, Salvo Pogliese
  • Direttore Generale AOU Policlinico “G.Rodolico-S.Marco”, Gaetano Sirna
  • Presidente dell’Ordine dei Farmacisti , Giovanni Puglisi
  • Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurgi e Odontoiatri, Ignazio La Mantia
  • Presidente UNICEF Italia, Carmela Pace
  • Responsabile dell’U.O. Formazione e Aggiornamento AOU Policlinico “G. Rodolico – San Marco”, Angelo Gambera

INTRODURRANNO I LAVORI

  • Fondatore CoEHAR, Riccardo Polosa
  • Direttore CoEHAR, Giovanni Li Volti
  • Presidente LIAF Lega Italiana Anti Fumo, Ezio Campagna

Matteo Viviani, giornalista de “Le Iene” intervista il prof. Riccardo Polosa

INTERVENTI

  • Aldo Calogero – Strategie per ridurre i danni sulla salute sessuale legati al fumo 
  • Davide Capodanno – Fumo e malattie cardiovascolari
  • Antonio Longo – Patologie oculistiche e fumo
  • Filippo Caraci – Effetti neurobiologici e farmacologici della nicotina
  • Gaetano Bertino – Policlinico Smoke Free (le nuove frontiere)
  • Giancarlo Ferro – Regolamentazione italiana sul vaping
  • Margherita Ferrante – Tossicologia del fumo e dello svapo 
  • Nando Rapisarda – Policy aziendali per far smettere di fumare nei luoghi di lavoro
  • Nello Cimino – Vie urinarie e patologie correlate al fumo
  • Pasquale Caponnetto – Incentivi e motivazioni psicologiche per far smettere di fumare
  • Eugenio Pedullà – Smile Study: gli strumenti utili a ridurre i danni da fumo sulla salute dentale 
  • Gaetano Isola  Gli effetti del danno da fumo sulla salute orale
  • Sebastiano Battiato – Innovazioni tecnologiche per la smoking cessation 
  • Venera Tomaselli – Troina, il case study sul contenimento della pandemia 

Per iscriverti all’evento clicca qui: http://formazione.csmct.it/EcmPA/

FOOD Rec: l’app sviluppata dai ricercatori del CoEHAR premiata da IMPROVE

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food, culinary, technology and people concept - woman hands with smartphone photographing panini sandwich at restaurant

Un altro meritato riconoscimento internazionale per i ricercatori del CoEHAR: l’APP sviluppata per il progetto di ricerca FOOD Rec è stata premiata nell’area Application di IMPROVE, la conferenza internazionale di image processing e vision engineering

Catania, 5 Maggio 2021 – I progetti di ricerca del CoEHAR, Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, ottengono un altro prestigioso riconoscimento internazionale: l’APP sviluppata per il progetto Food Rec, che analizza le abitudini alimentari dei fumatori, ha vinto il premio nella categoria Applications di IMPROVE, conferenza internazionale dedicata all’elaborazione delle immagini e alle applicazioni pratiche in ambito digitale.

A ricevere il premio il team del CoEHAR guidato dal prof. Sebastiano Battiato, project leader di FOOD Rec e professore ordinario di informatica dell’Università di Catania:

Sono orgoglioso che il progetto Food Rec abbia ottenuto un così importante traguardo internazionale. Il settore dell’applicazione digitale del rilevamento immagini è in continua crescita: sempre più spesso usare le app per analizzare ciò che vediamo e tradurlo in numeri permette di ricavare dati necessari per la comprensione di abitudini e atteggiamenti dannosi come il fumo.

Sviluppare applicazioni che possano aiutare nel quotidiano i tabagisti, ci aiuterà ad implementare le strategie e i percorsi di smoking cessation, contribuendo alla lotta contro il fumo”. 

Lo studio “Food Recognition for Dietary Monitoring during Smoke Quitting” ha fornito il punto di partenza del lavoro ed è stato utilizzato per il premio conquistato dal team etneo già capitanato da Riccardo Polosa e composto da: Alessandro Ortis, Pasquale Caponnetto, Oliver Giudice, Mazhar Hussainn e Roberto Leotta. 

FOOD RECOGNITION      

Il progetto di ricerca nasce con l’intento di sviluppare un sistema digitale di riconoscimento e analisi delle abitudini alimentari di soggetti fumatori, analizzando eventuali correlazioni con i processi di smoking cessation.

Le tecniche di computer vision aiutano nel riconoscimento delle tipologie di cibo e delle quantità assunte, correlando questi dati con l’analisi del numero e della frequenza dei pasti, le quantità di tempo che si trascorre a mangiare e, nel complesso, tutti i comportamenti ritualistici connessi a fumo e cibo.

IMPROVE

IMPROVE è una conferenza incentrata sulle tecniche di elaborazione delle immagini, sulla visione artificiale e le loro applicazioni pratiche. La conferenza riunisce scienziati e professionisti che lavorano allo sviluppo di nuove tecnologie e soluzioni innovative nel campo dell’elaborazione delle immagini e della visione artificiale in diversi contesti applicativi.

GTNF/Polosa: “Un rigoroso approccio scientifico nei confronti dell’Harm Reduction è una risorsa”

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GTNF in focus the 2021

Quali sono i dati scientifici a disposizione riguardo i principali prodotti di erogazione di nicotina a rischio ridotto e, in particolare, per le sigarette elettroniche?

Un gruppo di esperti in Harm Reduction e di scienziati ne ha discusso martedì scorso, durante il meeting virtuale In Focus:Tobacco Harm Reduction organizzato dal World Forum on Tobacco and Nicotine (GTNF).

Il panel è stato anche un’opportunità ed una finestra aperta per il pubblico al fine di evidenziare il ruolo fondamentale della scienza nel fornire dati neutri e scevri da pregiudizi, con l’obiettivo di aiutare i consumatori a scelte consapevoli in grado di migliorare la propria salute.

All’evento hanno partecipato alcuni dei nomi più illustri del panorama internazionale, tra cui l’Ambasciatore James K. Glassman, intervenuto a favore della tutela delle scelte dei consumatori: “I consumatori vogliono prodotti che possano migliorare le loro vite, indipendentemente da tutti gli ostacoli che i governi possono creare. Le scelte dei consumatori semplicemente non possono essere negate“, sottolineando al contempo la necessità di combattere la disinformazione e la circolazione di informazioni errate o distorte sulle strategie di Harm Reduction.

Il Dott. Neil Mckeganey, direttore del Centre for Substance Use Research all’Università di Glasgow, ha annunciato il lancio dello studio “The Big Vape Survey“, che verrà condotto nel Regno Unito su un campione di 30.000 fumatori di età pari o maggiore di 30 anni: “Lo scopo dello studio è valutare l’efficacia comparata di diversi dispositivi a rischio ridotto in merito alla capacità di cambiare le abitudini di fumatori adulti, valutando quanto velocemente avviene lo switch dal fumo a questi dispositivi, quando avviene la riduzione nel numero di sigarette fumate e qualsiasi cambiamento in merito alla voglia di smettere di fumare“.

Ad intervenire a nome del CoEHAR, il fondatore Riccardo Polosa, Professore di Medicina Interna presso l’Università di Catania, a testimonianza dell’attenzione che la ricerca del centro catanese sta ricevendo a livello internazionale.

Il professore ha messo in dubbio tutte quelle ricerche scientifiche che stabiliscono un legame certo tra sigarette elettroniche e l’incidenza delle malattie polmonari ostruttive croniche e dell’asma, specificando che l’uso intermittente non è l’ideale modo per valutare un presunto effetto dannoso delle sigarette elettroniche, soprattutto perché tali studi escludono la storia del fumo della coorte studiata. Questi risultati, secondo lo scienziato, lascerebbero perplessi i consumatori sul continuare ad utilizzare questi prodotti o abbandonarli del tutto.

Penso che un rigoroso approccio scientifico nei confronti dell’Harm Reduction non bisogna essere considerato un ostacolo ma una risorsa. Una risorsa che può generare una scienza credibile, che possa rompere le barriere e diminuire le divisioni tra i ricercatori” ha aggiunto il Prof. Polosa

Tra gli interventi dei panelist, importante sottolineare la necessità, secondo molti, che le scelte dei consumatori siano supportate dai risultati e dai dati di studi standardizzati: “Il punto di fondo è che non siamo creature razionali” ha dichiarato David M. Abrams, Professore presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Comportamentali della New York University “convinzioni forti e di matrice emotiva possono prevalere sulle raccomandazioni ed sulle evidenze scientifiche, ma dobbiamo essere precisi e scientifici perché in palio ci sono ile vite di circa un miliardo di fumatori nel mondo“.

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Kate Wang, imprenditrice nel settore del vaping, per Forbes è tra le donne più ricche al mondo

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Kate Wang è una delle 57 miliardarie self-made cinesi. La sua è una storia di successo che riguarda l’Harm Reduction. Kate, infatti, in pochi mesi ha trasformato una semplice idea nata nel 2017 in un colosso di sigarette elettroniche nel mercato cinese.

La notizia è stata riportata di recente su un articolo di Forbes, dal quale apprendiamo che secondo la China Insights Consultancy, kate Wang ha saputo far diventare RLX il colosso che ha conquistato oltre il 60% del fiorente mercato cinese delle sigarette elettroniche.

Tutto questo accade, tra l’altro, in un momento storico come quello attuale, un periodo di sfiducia dovuto alla pandemia globale che espone a un rischio maggiore fumatori e svapatori, ma nonostante ciò, si è verificato ugualmente un aumento di ricavi, dal 2018 (primo anno di attività) al 2020, grazie ai cinesi che hanno iniziato o continuato a fumare le sigarette elettroniche.

“Nel 2017 le sigarette elettroniche erano ovunque negli Stati Uniti: Juul Labs con sede a San Francisco aveva ottenuto più di 100 milioni di finanziamenti nella fase iniziale e stava guadagnando terreno. Ma era ancora un fenomeno raro in Cina, dove meno dello 0,5% degli oltre 300 milioni di fumatori del Paese usavano i vaper”, spiega la Wang.

Ma qual è la storia di Kate Wang? La storia della Wang, madre e lavoratrice, ha inizio a Pechino, quando per aiutare il padre che fumava due pacchetti di sigarette al giorno, capì che bisognava trovare un alternativa meno dannosa e cosi iniziò ad interessarsi di sigarette elettroniche. Brillante e intuitiva, la Wang rilanciò un mercato di vaporizzatori diverso dagli altri concorrenti, che attirava anche le persone più anziane e difficile da convincere a smettere, esattamente come suo padre.

Tuttavia, le autorità di regolamentazione cinesi hanno classificato le ecig come prodotti appartenenti alla categoria tabacco e questo le porterebbe potenzialmente sotto il controllo del monopolio di stato, China Tobacco. La quota di mercato duramente conquistata da RLX potrebbe sfumare se le autorità decidessero di regolare i vaper allo stesso modo delle sigarette, piuttosto che come dispositivi tecnologici ibridi.

Una storia che si ripete in Cina come in altre parti del mondo e che non si basa su evidenze scientifiche ma su quote di mercato e calcoli sistemici.

Il CoEHAR tra i contributor del Beating Cancer Plan

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Il CoEHAR di Catania raggiunge un altro importante traguardo internazionale, grazie all’apporto fornito nella stesura del report BECA, il Beating Cancer Report della Commissione Speciale sul cancro del Parlamento Europeo.

Il Parlamento Europeo ha deciso di istituire una commissione speciale per sviluppare il nuovo Eurpean Beating Cancer Plan, un piano per combattere efficacemente il cancro, una piaga che solo nel 2020 ha mietuto oltre 1.3 milioni di persone in tutta Europa.

Il report – recentemente pubblicato – è stato redatto tenendo conto delle difficoltà emerse con il dilagare dell’epidemia da Covid-19 che ha determinato un sovraccarico del sistema sanitario europeo causando uno slittamento nei percorsi di prevenzione e di trattamento di molte patologie. 

Alla luce di questa situazione, la strategia del piano europeo prevede di sviluppare una linea d’azione che si muova lungo quattro direttrici: prevenzione, diagnosi precoce, diagnosi e trattamento e miglioramento della qualità della vita.

Tra le raccomandazioni del report, contrastare i comportamenti o le abitudini che possono aggravare il decorso patologico significa aumentare le probabilità di sconfiggere la malattia.

Il fumo di sigaretta rappresenta un fattore di rischio per il cancro e la possibilità insorgenza di tumori fumo correlati. 

 “È un privilegio e un grande riconoscimento poter contribuire alla pianificazione di politiche pubbliche volte a contrastare e ridurre e l’abitudine al fumo. Il cancro è una malattia che si può combattere solo grazie a diagnosi precoci e trattamenti innovativi. Una patologia il cui decorso è aggravato da comportamenti dannosi, come il fumo di sigaretta. Auspichiamo – ha spiegato il fondatore del CoEHAR Riccardo Polosa – che questo possa essere un altro passo in avanti per il riconoscimento e l’applicazione definitiva delle strategie di riduzione del danno nella battaglia contro il fumo. E non siamo in pochi a dirlo”. 

BECA

Un progetto ambizioso, che si propone non solo di creare un network che permetta di facilitare la condivisione di conoscenze e di dati in merito alla ricerca sul cancro, ma anche promuovere iniziative mediche e sanitarie transnazionali.

L’epidemia da Covid-19 ha enfatizzato il profondo squilibrio sanitario europeo e le difficoltà di continuare la normale attività di prevenzione e diagnosi legata ad altre patologie in un sistema compromesso.

Lo stress causato dalla situazione, la diffidenza, e l’incapacità di accedere ai plessi ospedalieri hanno impedito a migliaia di persone di compiere i normali controlli di routine e i dati in merito alla mortalità del cancro dei prossimi anni ci diranno se la situazione è peggiorata.

Ma un dato positivo è emerso anche durante questo periodo così drammatico: la necessità di proporre soluzioni alternative, ha facilitato l’implementazione di procedure e sistemi sanitari tecnologici che negli anni a venire contribuiranno alla ricerca e alla cura di una patologia che rappresenta una delle principali cause di morte nel mondo.

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Giornata Mondiale senza Tabacco 2021: impegnati a smettere!

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Il World No Tobacco Day 2021 si avvicina. Il 31 Maggio, come ormai i nostri lettori sanno bene, si celebra la Giornata mondiale contro il fumo organizzata dall’Oms con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo sugli effetti che il fumo di sigaretta convenzionale ha sulla salute.

Se il focus dell’edizione dell’anno scorso erano i più giovani, in quanto fascia di popolazione sensibile e suscettibile alla manipolazione da parte dell’industria del settore, quest’anno il tema della giornata è l’aumento del numero di fumatori costretti a condizioni psicologiche destabilizzanti a causa della pandemia e la determinazione di alcuni di loro che intendono proprio adesso intraprendere un percorso di uscita dal tabagismo.

L’OMS infatti si pone l’obiettivo di supportare tutti i fumatori che durante la pandemia hanno promesso a se stessi di smettere di fumare di fornire supporto e sostegno per accompagnarli nel percorso di uscita.

Smettere di fumare o passare a prodotti meno dannosi è difficile, ma con il supporto e gli strumenti giusti puoi farlo! Stai perdendo molto più di quanto pensi continuando a fumare: la tua salute, la salute della tua famiglia e dei tuoi cari, i soldi che spendi, il tuo aspetto e molto altro ancora. Coloro che riescono a smettere sono veramente i vincenti“, questo il messaggio promozionale scelto per la campagna di sensibilizzazione 2021.

Più di 100 motivi per smettere di fumare

Smettere di fumare può essere difficile, soprattutto con l’ulteriore stress sociale ed economico derivante dalla pandemia, ma ci sono molte ragioni per smettere. I vantaggi di smettere di fumare sono quasi immediati:

  • Dopo soli 20 minuti di smettere di fumare, la frequenza cardiaca diminuisce.
  • Entro 12 ore, il livello di monossido di carbonio nel sangue scende alla normalità.
  • Entro 2-12 settimane, la circolazione migliora e la funzione polmonare aumenta.
  • Entro 1-9 mesi, la tosse e la mancanza di respiro diminuiscono.
  • Entro 5-15 anni, il rischio di ictus si riduce a quello di un non fumatore.
  • Entro 10 anni, il tasso di mortalità per cancro ai polmoni è circa la metà di quello di un fumatore.
  • Entro 15 anni, il rischio di malattie cardiache è quello di un non fumatore.

La pandemia ha alimentato un’ingiustizia sanitaria?

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La pandemia non solo ha impedito a molte persone di smettere di fumare ma ha forzato chi aveva smesso a ricominciare. Ad affermarlo diversi studi che sottolineano come i fumatori siano più a rischio di sviluppare condizioni cliniche gravi e addirittura la morte.

La pandemia ha alimentato un’ingiustizia sanitaria?

Diverse le provocazioni lanciate dalla rivista scientifica The Lancet – Respiratory Medicine.

Le vendite di sigarette negli Stati Uniti sono aumentate per la prima volta dopo decenni durante il 2020, e i dati hanno dimostrato che sono invece diminuiti gli svapatori.

Nel Regno Unito, 86 (25%) dei 329 fumatori attuali ha riferito in un sondaggio nazionale di aver fumato più del solito. Un sondaggio del CDC ha rilevato che il 40,9% degli intervistati ha riportato almeno una condizione di salute mentale o comportamentale avversa, inclusi sintomi di ansia o depressione, e il 13,3% ha iniziato ad assumere psicofarmaci per far fronte allo stress e alle emozioni causate dalla pandemia.

Senza il supporto appropriato per smettere, è probabile che le persone siano state meno motivate a smettere di fumare. La mancanza di un sostegno concreto come un supporto telefonico di assistenza psicologica, l’incremento dell’ansia dovuto all’isolamento sociale, sono tutti fattori che hanno alimentato il tentativo di smettere. Il tempo trascorso a casa, ha spinto molti ex fumatori a ricominciare.

Spesso gli individui che fumano provengono da contesti difficili, come i contesti a basso reddito o sono persone con problemi di salute mentale, tutti fattori che aumentano i rischi per la salute posti dal Covid-19. È necessario fare di più per superare questo tipo di ostacoli e per facilitare l’accesso alle risorse per smettere di fumare. Specialmente in queste comunità a rischio è fondamentale fornire un supporto adatto e accessibile a tutti, per incoraggiare coloro che vorrebbero smettere di fumare.

Tuttavia, questi problemi hanno riguardato solo alcuni paesi. Ad esempio l’India, ha vietato la vendita di tabacco durante il lockdown di aprile 2020, mentre altri miravano a ridurre l’uso del tabacco attraverso misure come il divieto dell’uso delle pipe ad acqua nei luoghi pubblici.

Sebbene queste azioni siano state applicate su base temporanea, hanno evidenziato il potenziale per rafforzare le politiche per ridurre il consumo di tabacco in tutto il mondo. Le persone che fumano tabacco hanno avuto la priorità nell’elenco dei vaccini rispetto alle persone che potrebbero essere a più alto rischio di infezione da SARS-CoV-2 (ad esempio gli insegnanti) in uno stato degli Stati Uniti (NJ, USA).

Analogamente a molti altri problemi di salute, la prevenzione e la cessazione da fumo e il trattamento per le malattie legate al fumo sono passati in secondo piano nell’elenco delle priorità dell’ultimo anno.

Negli ultimi 5 anni sono state implementate molte misure innovative per smettere di fumare, ad esempio app per smartphone. La pandemia ha offerto l’opportunità di elaborare dei metodi di smoking cessation basati sulla tecnologia come parte del passaggio alla telemedicina e con un supporto fornito a distanza. Molti di questi interventi possono essere adattati alle esigenze dell’individuo, consentendo una portata più ampia possibile.

La pandemia Covid-19 ha causato maggiori danni ai gruppi più vulnerabili della nostra società. Dare la priorità alla smoking cessation e all’harm reduction, supportando i gruppi di pazienti ad alto rischio, è essenziale per aumentare la probabilità di smettere di fumare con successo e per arrivare ad avere un mondo libero dal fumo.

Gastrite e fumo: quanto ne sappiamo?

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gastrite

La maggior parte delle cause che provocano la gastrite sono da ricercare nel nostro stile di vita quotidiano. Se dovessimo stilare una lista delle cause principali, al primo posto ci sarebbero sicuramente le cattive abitudini. Tra queste, troviamo quella del fumo, tra le più dure a morire.

Il presidente SIGE, Federazione Italiana delle Società delle Malattie dell’Apparato Digerente, prof. Antonio Benedetti ci spiega quali sono i fattori di rischio che aumentano la correlazione tra la comparsa o l’aggravarsi della gastrite e l’abitudine al fumo.

Il fumo può causare la comparsa della gastrite? Esiste una correlazione?

Sì, sicuramente il fumo rientra tra le cattive abitudini che possono facilitare la comparsa di gastrite. La correlazione si basa sull’azione della nicotina, il principale componente farmacologicamente attivo del fumo di sigaretta. La nicotina va da una parte a potenziare i fattori che aggrediscono la mucosa gastrica, come la secrezione acida o il reflusso biliare duodeno-gastrico, e dall’altra a ridurre l’azione dei fattori protettivi nei confronti di stimoli pro-infiammatori. Ciò non fa che facilitare la comparsa ed il perpetuarsi di infiammazione della mucosa gastrica ed un possibile danno che può anche arrivare al danno ulcerativo della mucosa. Inoltre, il fumo e la nicotina possono aumentare il rischio di infezione da H. pylori, un patogeno che può colonizzare la mucosa gastrica, predisponendo esso stesso all’insorgenza di gastrite, di ulcera peptica e nel lungo termine anche del cancro gastrico.

Spesso si pensa che fumare faccia male solo a cuore e polmoni. Quali sono gli effetti del fumo sull’apparato digerente?

Abbiamo già parlato dell’aumentata secrezione acida gastrica nei pazienti fumatori. A questa si aggiunge il ridotto tono dello sfintere esofageo inferiore, sempre causato dal fumo di sigaretta, che facilita il passaggio del contenuto acido gastrico a livello esofageo, causando sintomi come bruciore retrosternale e rigurgito acido, tipici della malattia da reflusso.

Anche a livello intestinale il fumo sembrerebbe determinare uno stato pro -infiammatorio attraverso la riduzione delle difese della parete intestinale.

Ciò può portare, in alcuni soggetti predisposti geneticamente, allo sviluppo di malattie infiammatorie corniche intestinali, come il Morbo di Crohn, nella cui storia naturale l’esposizione al fumo di sigaretta aumenta sia il rischio di riacutizzazione di malattia, sia il ricorso alla chirurgia.

Non dobbiamo infine dimenticare come il fumo di sigaretta sia uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del cancro del colon-retto, del cancro gastrico e del cancro esofageo, delle neoplasie del tratto digerente la cui incidenza, prevalenza e mortalità nella popolazione è al giorno d’oggi ancora elevata.

Dispositivi a rischio ridotto: possono aiutare chi soffre di gastrite o ulcera e non riesce a smettere di fumare?

Nella categoria “dispositivi a rischio ridotto” rientrano una grande varietà di prodotti, diversi per composizione e caratteristiche, per cui risulta difficile fare una generalizzazione. Solitamente contengono nicotina, il cui rilascio e concentrazione dipendono sia dalle caratteristiche del prodotto, sia dalla composizione del liquido utilizzato. Sebbene sembri che con tali dispositivi nel lungo periodo il rilascio di nicotina risulti comparabile a quello delle sigarette standard, la produzione ed il rilascio di numerose sostanze tossiche o potenzialmente tali rispetto a quelle prodotte con le tradizionali sigarette, risulta ridotto. Tutto questo può significare che il fumatore che abbandona completamente il fumo tradizionale per l’e-cig può trarre un beneficio per la riduzione dello stato pro-infiammatorio causato dalla fumo convenzionale, ma gli effetti dati dalla nicotina a livello gastrico potrebbero rimanere i medesimi.

Quindi, i dispositivi a rischio ridotto, contenendo nicotina, possono giocare un ruolo importante nell’aiutare il fumatore tradizionale ad abbandonare il fumo di sigaretta, tuttavia gli effetti globali sul sistema gastro-intestinale devono ancora essere approfonditi.

I danni legati al fumo di sigaretta sono molti e ben noti, ma nonostante ciò sono molti gli italiani che continuano a fumare o che hanno tentato di smettere e non ci sono riusciti. Quali sono i consigli da seguire per mantenere un apparato digerente sano?

Uno stile di vita sano, una adeguata idratazione ed una dieta bilanciata sono sicuramente fondamentali per mantenere in salute il nostro apparato digerente.

Il nostro intestino, infatti, è il nostro “secondo cervello” e risente di tutti gli stimoli, sia positivi che negativi, che provengono dall’ambiente esterno. Una dieta ricca di grassi, un regime di vita stressante o agenti come il fumo, possono alterare l’equilibrio del nostro microbiota e la sensibilità del nostro intestino, portando ad uno stato pro-infiammatorio che può determinare la comparsa di sintomi come gonfiore, dolore addominale, alterazione della peristalsi e del tono dell’umore. Tutto questo deriva dalla stretta connessione e costante comunicazione presente tra il nostro intestino ed il nostro sistema nervoso centrale.

Smettere di fumare riduce il rischio di tumore alla vescica fino al 70%

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Frequente stimolo a urinare quando non ce n’è bisogno, dolore o bruciore durante la minzione ma anche fastidi intimi e prurito: i disturbi urinari non sono per nulla rari, specie nelle donne possono manifestarsi con maggiore intensità proprio con i primi caldi primaverili, con un impatto notevole sulla qualità della vita.

Ai microfoni di LIAF, è intervenuto sul tema il prof. Sebastiano Cimino, Professore Associato e Direttore della Clinica Urologica dell’Università degli Studi di Catania.

Le infezioni delle vie urinarie nelle donne fumatrici possono essere causate dall’abitudine al tabagismo?

Secondo il mio parere e secondo gli attuali studi presenti in letteratura scientifica non è possibile parlare di un nesso di causalità tra fumo ed infezione delle vie urinarie nella donna. Tuttavia il fumo di sigaretta può interferire con svariati meccanismi fisiologici del nostro organismo e quindi in maniera indiretta far aumentare la suscettibilità a contrarre infezioni.

Prof. Sebastiano Cimino

Il fumo, e nello specifico alcune sostanze in esso contenute, possono anche alterale la normale flora batterica vaginale predisponendo così allo sviluppo di vaginosi batterica, patologia spesso asintomatica, ma che può causare importanti discomfort (è dimostrato che le vaginosi sono due volte più comuni nelle donne fumatrici rispetto che nelle non fumatrici, e soprattutto nelle giovani donne).

Tornando invece all’argomento infezioni delle vie urinarie possiamo menzionare alcuni studi che hanno analizzato lo sviluppo di resistenza batterica agli antibiotici: questa si è dimostrata essere più frequente nelle donne fumatrici e con infezioni delle vie urinarie ricorrenti. Quest’ultimo aspetto può sicuramente influire negativamente sull’efficacia della terapia farmacologica in pazienti affette appunto da infezioni delle vie urinarie.

Quali sono i rischi maggiormente correlati al fumo?

In ambito urologico il fumo rappresenta il principale fattore di rischio nel tumore della vescica e delle alte vie urinarie. Lo si riscontra infatti approssimativamente nel 50% dei casi di tumori vescicali e nel 20-30% dei tumori a cellule renali.

I soggetti fumatori presentano un rischio di sviluppare tali neoplasie triplicato rispetto ai soggetti non fumatori.  Questo elevato rischio si viene a determinare in quanto attraverso i reni, e quindi attraverso la produzione di urine, si effettua l’escrezione (eliminazione) di numerose sostanze cancerogene contenute nel fumo di sigaretta, come ad esempio idrocarburi ed amine aromatiche. Il contatto cronico di queste sostanze con le cellule che rivestono le vie escretrici determina alterazioni e danni al DNA delle cellule e il modificarsi delle stesse in senso neoplastico.

Se si smette di fumare, in quanto tempo si possono osservare i primi risultati?

Ricollegandoci alle patologie tumorali, che per ordine di importanza sono quelle più studiate, possiamo affermare che il rischio di tumore alla vescica e di recidiva di malattia dopo trattamento chirurgico aumentano di pari passo al numero di sigarette fumate al giorno e agli anni di fumo.

Ovviamente anche l’età alla prima esposizione al fumo si associa negativamente al rischio di tumore alla vescica. Per i fumatori che non hanno sviluppato un tumore vescicale, lo smettere di fumare determina una riduzione del rischio di avere un tumore primario alla vescica del 30% dopo 1-4 anni e del 60 -70% dopo 25 o più anni.

Molti fumatori credono che smettendo di fumare possano “ritornare” alle stesse percentuali di rischio di un non fumatore in tempi brevi, ma in realtà questo processo richiede molto tempo e comunque, anche dopo molti anni, non si potrà tornare al pari di un soggetto non fumatore.

Già dopo 10 anni dalla sospensione si osserva una riduzione degli effetti nocivi sugli out come clinici dei pazienti con tumore della vescica non muscolo invasivo primario o recidivante. Si è tuttavia osservato che i principali  effetti benefici correlati alla cessazione dell’abitudine tabagica si osservano quando questa si realizza 20 anni prima della diagnosi. Possiamo quindi concludere dicendo che, anche se il processo richiede molto tempo, lo smettere di fumare riduce il rischio di tumore alla vescica e può anche ridurre il tasso di recidive dei tumori vescicali superficiali. In tale prospettiva anche l’urologo ha dunque il dovere di scoraggiare l’abitudine tabagica e promuovere programmi di prevenzione soprattutto a partire dalla giovane età.

Si possono riscontrare danni alle vie urinarie anche tra i giovani fumatori?

Oltre alle patologie tumorali, che interessano in maggiore percentuale una fascia di età più alta, è stato dimostrato come il fumo possa influenzare altre patologie urologiche riscontrate anche in pazienti più giovani. Lo stress ossidativo ed il danno vascolare indotti dal fumo possono contribuire, assieme ad altri fattori, alla patogenesi della disfunzione erettile.

Il fumo può interferire con i normali processi di ovogenesi e spermio genesi conducendo quindi a quadri di infertilità sia nell’uomo che nella donna; determina condizioni di tosse cronica che peggiorano le perdite urinarie in pazienti affetti da incontinenza da sforzo; influisce negativamente sulla sintomatologia nelle cistiti interstiziali e aumenta il rischio di formazione di calcoli urinari.

È stata inoltre osservata una correlazione tra fumo e sintomi delle basse vie urinarie: il rischio relativo di vescica iperattiva, nicturia, aumentata frequenza urinaria giornaliera risulta essere maggiore tra la popolazione di fumatori ed ex fumatori rispetto ai non fumatori e nello specifico, tra i fumatori si presentano maggiormente nei gruppi più giovani. Tutti questi sintomi inoltre aumentano contestualmente all’incremento del numero medio di sigarette fumate giornalmente.

GUARDA L’INTERVISTA AL PROF. CIMINO IN OCCASIONE DEL NO TOBACCO DAY 2021

Hai smesso ma sogni ancora di fumare? Ecco perché

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C’è chi afferma che i sogni siano desideri nascosti, per riprendere la visione psicoanalitica Freudiana e chi invece afferma siano l’elaborazione di qualcosa che ci è accaduto, un trauma o un evento significativo, per riprendere la visione Jungana.

Da uno studio americano si apprende che esiste una correlazione tra il fumo e il sonno e che mette in evidenza la difficoltà degli ex fumatori ad addormentarsi. Dunque, tra i danni del fumo, anche quello di peggiorare la qualità del sonno.

Ma esiste anche una correlazione tra il fumare e il sognare?

Ne abbiamo parlato con il prof. Pasquale Caponnetto, ricercatore del CoEHAR e docente di Psicologia Clinica e delle Dipendenze Disfor dell’Università degli Studi di Catania: “Quando una persona prova a smettere di fumare accusa come primo sintomo, dovuto all’astinenza, l’insonnia ed ecco perché la qualità del sonno peggiora”.

Molti fumatori – ha aggiunto Caponnetto – tendono a concludere la propria giornata di lavoro fumando un’ultima sigaretta, altri fumano per conciliare il sonno, o perché la sigaretta rappresenta spesso nella routine di quella persona ciò che favorisce il passaggio tra lo stato di veglia e lo stato del sonno, un po’ come l’orsacchiotto per i bambini“.

Kamil Pulino è uno studente della facoltà di psicologia dell’ateneo di Catania e ci racconta: “Ho smesso di fumare tre anni fa ma sin da subito ho cominciato a sognare di fumare una sigaretta. Durante la notte mi svegliavo perché sentivo il peso dei sensi di colpa, avevo paura di ricadere nel vizio. Non riuscivo a credere di potercela fare. Evitare di fumare proprio in quei momenti mi ha aiutato molto“.

Ma perché il sonno coincide con la voglia di fumare? E perché molti fumatori quando smettono di fumare continuano a sognare di farlo?

Una delle cose che abbiamo osservato – aggiunge il prof. Caponnetto – è che gli ex fumatori che hanno iniziato un percorso di cessazione dal fumo, sognano spesso di ritornare a fumare e arrivano a provare anche dei sentimenti di timore. Il timore di ricadere in quella cattiva abitudine. In realtà, è come se l’inconscio continuasse a lavorare per farli smettere di fumare. Molti di loro immaginano quella sensazione di ricaduta ma non sanno che è una sorta di incoraggiamento per non riprendere. Si dice inoltre che smettere di fumare non sia un’attività superficiale ma che sia un’attività così importante e profonda che rappresenta una forma di cambiamento che coinvolge anche i processi psicologici più profondi.

Il sognare di fumare – conclude Caponnetto – non è in se un elemento di preoccupazione, anzi, se ben gestito, può rappresentare un elemento di prevenzione per la ricaduta.

Giornata della Ricerca italiana nel mondo: i numeri di CoEHAR

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Oggi 15 aprile – data di nascita di Leonardo Da Vinci – si celebra la quarta edizione della Giornata della ricerca italiana nel mondo. Una iniziativa che nasce dalla collaborazione tra la Farnesina e il MUR per sostenere e ringraziare tutti i ricercatori e gli accademici italiani impegnati all’estero e non solo.

I ricercatori italiani nel mondo rappresentano una grande eccellenza internazionale ma anche una risorsa fondamentale per il futuro del pianeta. L’Italia è oggi al 7° posto nelle classifiche mondiali per numero di pubblicazioni scientifiche e di ricerca, nonché all’8° posto per la qualità di queste pubblicazioni. 

Ma quanto ha influito la scienza della Riduzione del danno da fumo in questo sviluppo della scienza italiana nel mondo?

Per comprendere fino in fondo il clamoroso sviluppo di questo settore, basta pensare che le prime sigarette elettroniche sono entrate in commercio solo nel 2003 ed è solo nel 2013 che si sono iniziati a studiare gli effetti dello strumento. ECLAT, firmato dal prof. Riccardo Polosa, è stato il primo studio al mondo che ha valutato l’efficacia e la sicurezza della sigaretta elettronica come strumento per smettere di fumare.

Sono passati meno di 10 anni e PubMed (il motore di ricerca di letteratura scientifica più usato al mondo) alla voce “ecigarettes” conta più di 5000 pubblicazioni.

Un ambito di studio completamente nuovo che continua ad espandersi coinvolgendo centinaia di ricercatori italiani di differenti atenei impegnati a trovare risposte efficaci, non solo sulla riduzione del danno da fumo, ma anche sull’utilizzo degli strumenti a rischio ridotto in settori diversi per la cura e la prevenzione della salute.

Ed è in questo scenario che si inserisce l’attività dei ricercatori italiani del CoEHAR e della LIAF che ormai da anni lavorano alla creazione e standardizzazione di un network di elevato spessore scientifico internazionale che collabora insieme per lo scambio di scienza e conoscenza.

Una rete globale di enti e ricercatori che vanta oggi più di 100 ricercatori impegnati in tutto il mondo, più di 300 pubblicazioni scientifiche sulla riduzione del danno, migliaia di fumatori che hanno smesso definitivamente di fumare e centinaia di pazienti coinvolti in numerosi progetti di ricerca.

Un network internazionale, quello del consorzio CoEHAR che, partendo da Catania (ormai capitale della ricerca sulle sigarette elettroniche), ha segnato e guidato il percorso storico e rivoluzionario della scienza della Riduzione del danno da fumo nel mondo.

Una posizione di prestigio ottenuta grazie all’attività di migliaia di ricercatori che non si sono mai fermati nemmeno durante questo difficile e ormai lungo lockdown generalizzato.

L’Università degli Studi di Catania, ricordiamo, è considerata ancora oggi, nonostante la proliferazione di studi in materia, l’ente più autorevole al mondo nel campo della ricerca applicata alla riduzione del danno da fumo ed il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, è lo scienziato più produttivo al mondo in questo settore. Nato nel 2018, il CoEHAR ingloba al suo interno più di 80 ricercatori dell’ateneo di Catania tra medici, professori e operatori tecnici afferenti a diversi dipartimenti che collaborano insieme per avviare progetti di internazionalizzazione che consentono di creare scienza e innovazione.

Questa però è la giornata di tutti i ricercatori impegnati nel mondo su temi e ambiti diversi ed è a tutti loro che va il nostro più sincero GRAZIE.

Al via al CoEHAR il progetto “Smile Study”

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Il CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania) presenta “Smile Study”, il nuovo progetto di ricerca dedicato alla riduzione dei danni provocati dal fumo alla salute dentale.

Giovedì 22 Aprile dalle ore 9,30 alle 16,00 sulla piattaforma zoom, il CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania) organizza il kick off meeting del progetto di ricerca internazionale Smile Study.

Smile Study” è uno studio randomizzato controllato internazionale progettato per determinare se i fumatori di sigarette convenzionali che passano a sistemi a rischio ridotto (i.e. sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato) hanno un miglioramento misurabile dei parametri di salute orale e aspetto dentale, come conseguenza della mancata esposizione alle sostanze tossiche del fumo di sigaretta.  

L’evento è dedicato alla presentazione ufficiale di tutte le attività previste dal primo studio al mondo sugli effetti dei prodotti a rischio ridotto su denti e cavo orale, coinvolgendo sei partner internazionali.

Tra i partecipanti al meeting internazionale saranno presenti i delegati di: Università di Bologna, Università di Modena Reggio Emilia, Addendo Dental Clinic (Italia), Universitas Padjajaran (Indonesia),University Hospital of Warsaw (Polonia), Fala Dental Clinic (Moldavia).

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Fare jogging all’aperto: mascherina si oppure no?

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jogging mascherine photo Unsplash by @gemilang

Secondo le linee guida del Ministero, per fare jogging all’aperto da soli, non è necessario indossare la mascherina. Ma la comunità scientifica e l’opinione pubblica si dividono sul tema. La mascherina influisce sulla prestazione? Correre da soli causa un aumento del rischio di contagio?

È passato circa un anno da quando le restrizioni imposte a causa della diffusione coronavirus hanno modificato radicalmente le nostre abitudini. Tra le prime norme di prevenzione, la mascherina si è rivelata essere uno tra gli strumenti più efficaci per limitare il contagio.  

Un misura preventiva fondamentale sia per il personale impiegato in prima linea nel combattere l’epidemia sia per la popolazione.

Da quando però è stato possibile riprendere l’attività motoria, la necessità di impedire il contagio e le fattibilità di praticare sport con o senza mascherina hanno alimentato un dibattito che non solo ha diviso l’opinione pubblica, ma anche la stessa comunità scientifica.

Indossare la mascherina durante una corsa influenzerebbe la prestazione? Non indossarla comporterebbe un aumento del rischio di contrarre l’infezione? 

Uno studio pubblicato sull’European Respiratory Journal ha monitorato lo sforzo fisico di 6 uomini e 6 donne attraverso una batteria di test respiratori in diverse condizioni: senza mascherina, con mascherina chirurgica e con mascherina FFP2.

I risultati confermano un lieve effetto della mascherina sull’attività respiratoria, non tale però da creare un affaticamento considerevole o una limitazione importante alla ventilazione cardiopolmonare.

Uno studio che mostra però alcune limitazioni importanti: al di là del campione abbastanza ristretto, i normali test da sforzo eseguiti al chiuso non tengono conto delle condizioni di esecuzione che aumentano l’affaticamento durante lo sforzo.

La mascherina è uno strumento che ancora oggi permette di limitare la diffusione dell’infezione e va sempre indossata, insieme al mantenimento della distanza di sicurezza.

Considerando, dunque, una normale attività di jogging all’aperto, in solitaria, con una andatura di circa 10km/h per un tempo di 20-30 minuti, quanto si amplifica il rischio diffusione del virus?

Non esistono ad oggi studi specifici che possono fornirci valori numerici significativi. D’altronde troppe sono le condizioni che possono intervenire a modificare i parametri.

Il nostro ragionamento dunque deve orientarsi su altre valutazioni: in primis, indossare la mascherina durante l’esercizio all’aperto è fastidioso. La mascherina dopo poco si impregna dell’umidità del respiro, si bagna, aumentando effetti come il naso che cola e compromettendo gravemente l’efficacia della mascherina già dopo pochissimo tempo.

Esiste anche una forte componente psicologica: l’imposizione forzata durante lo sport, in condizioni di relativa sicurezza, potrebbe causare un effetto opposto. Le difficoltà del periodo, sommate all’ansia e allo stress, generano un senso di rifiuto che porta a non voler indossare la mascherina anche in situazioni dove è necessario.

È chiaro che il discorso cambia se consideriamo luoghi chiusi come le palestre, dove però già alcune misure avevano dimostrato di funzionare, tra le quali una maggior ventilazione, l’obbligo di ridurre la capienza e di presentarsi con appuntamento

La mascherina è senza dubbio uno degli strumenti più efficaci per contenere la diffusione del virus – dichiara il Prof. Riccardo PolosaEd e’ sacrosanto utilizzarle a tappeto in luoghi affollati o a rischio. E’ ridicolo pensare che una corsetta all’aperto possa rientrare in una di queste due categorie. Inoltre, sfido chiunque a fare del jogging indossando la mascherina. Nel giro di 10-15 diventa così satura di condensato respiratorio che diventa difficile anche respirare! Bene quindi pensare ad altre precauzioni, correre all’ aria aperta, respirando dal naso, e rispettare le distanze di sicurezza quando incrociamo altre persone. Il buon senso e il rispetto devono essere alla base delle nostre azioni“.

Praticità e buon senso devono dunque essere le direttive che guidano le nostre azioni, per non rischiare di compromettere il lavoro compiuto fino ad oggi.

Vista l’attuale situazione è bene prendere tutte le precauzioni necessarie, nel rispetto degli altri: si all’attività fisica all’aperto, meglio se da soli. Teniamo sempre una mascherina a portata di mano da indossare all’evenienza o se attraversiamo zone densamente frequentate, e scegliamo orari o zone in cui l’affluenza non è al massimo.

E consideriamo sempre di mantenere la distanza tra chi corre e le persone sul marciapiede o nelle aree pedonali.

In ultimo, potrebbe essere utile scegliere fasce della giornata non densamente frequentate.

Non sottovalutiamo il potere dell’aiuto reciproco e del rispetto: grazie alla collaborazione siamo riusciti a superare fasi delicate, e tutt’ora il rispetto rappresenta la nostra arma più efficace per combattere l’epidemia.

In Malesia, l’88% dei fumatori ha smesso grazie al vaping

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Un recente sondaggio commissionato dalla Malaysian Vape Industry Advocacy (MVIA) riporta che tra gli intervistati, l’88% ha smesso di fumare grazie al vaping.

Risultati ottimi in un paese, la Malesia, vicina geograficamente a stati dove la percentuale di fumatori è altissima e l’utilizzo del vaping nella politiche di cessazione è osteggiato o ignorato.

Evidenze in linea con i risultati dei centri di ricerca sul tabagismo e sulla cessazione che promuovono il vaping come strumento utile per abbandonare il fumo tradizionale, ottenendo benefici in termini di salute nel giro di poco tempo.

Ottimi anche i dati relativi agli utilizzatori duali: il 79% degli intervistati dichiara che ha diminuito il numero di sigarette fumate.

Questi risultati hanno spinto molti governi in tutto il mondo a lanciare campagne di sensibilizzazione a livello nazionale per incoraggiare i fumatori a smettere passando allo svapo” – ha dichiarato Rizani Zakaria, presidente MVIAC’è una reale necessità per il governo malese di riconoscere i benefici dello svapo, in particolare il potenziale che ha per aiutare i fumatori a smettere di fumare passando a un prodotto meno dannoso“.

Il questionario Malaysian Insights & Perspectives on Vape survey, e condotto dalla società di ricerche di mercato Green Zebras, indica anche che il 56% dei malesi in generale, afferma che lo svapo è aumentato negli ultimi anni e il motivo principale che contribuisce a questo è perché lo svapo è percepito come meno dannoso del fumo di sigaretta.

Il governo dovrebbe espandere la struttura fiscale per includere e-liquid da svapo contenenti nicotina e introdurre regole chiare per questo prodotto. In questo modo, il governo può massimizzare la riscossione delle entrate e, allo stesso tempo, garantire che i consumatori utilizzino prodotti regolamentati in Malesia“, dichiara Rizani.

UNICEF e LIAF: milioni di bambini a rischio nelle piantagioni di tabacco

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Fumare una sigaretta regala una piacevole, ma effimera, sensazione di piacere. Quando fumi di certo non pensi a come quel prodotto è stato creato. Ma dietro ad un pacchetto di sigarette convenzionali esiste un’industria che mette a rischio le categorie più vulnerabili, anche i minori.

L’articolo 32 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza recita: “Gli stati parte riconoscono il diritto di ciascun bambino, bambina, ragazzo e ragazza ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e non essere costretto ad alcun lavoro che rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo…

Indonesia, Malawi, Zimbabwe, Filippine sono Paesi in cui crescere significa iniziare a lavorare sin da piccoli per collaborare al mantenimento economico della famiglia. Nel mondo, sono 152 i milioni di bambini vittime di sfruttamento, di cui circa 73 milioni sono costretti a lavori pericolosi e dannosi per lo sviluppo e la salute. Una piaga, quella del lavoro minorile, che affonda le sue radici nella necessità, nella fame e nel bisogno: domanda e offerta, in una logica dura da spezzare.

Spesso si tratta di lavori massacranti, in alcuni settori più di altri. E tra questi, ad esempio, i lavori svolti nelle piantagioni di tabacco da migliaia di ragazzini, e il cui ricavato alimenta un’industria da miliardi di dollari l’anno.

Qualche anno fa, Human Rights Watch denunciava l’impiego di lavoratori adolescenti nelle piantagioni di tabacco in USA (North Carolina, Tennesse, Virginia e Kentucky). Ragazzi di 16 e 17 anni che venivano assunti senza sapere quale fosse il prezzo che pagavano in termini di salute. 

Ma spostiamoci verso aree più lontane da noi, come l’Indonesia. In una intervista pubblicata sempre da Human Rights Watch a parlare è Ayu, una ragazzina di 13 anni. Ora, l’Indonesia è uno stato con una regolamentazione tra le più importanti per quanto riguarda il lavoro minorile nel sud-est asiatico. Sappiamo che la logica stringete della domanda e dell’offerta purtroppo sfugge alle maglie legali nelle aree più lontane e rurali, dove la fame e il bisogno sono una realtà quotidiana. Ma le condizioni di lavoro che Ayu racconta testimoniamo una vita dove la necessità rende prigionieri ragazzi che molto spesso abbandonano lo studio per aiutare le proprie famiglie. 

Paesi lontani tra loro, alcuni più sviluppati altri meno. Ma ciò che colpisce è un fattore comune: tutte le storie, da quella americane a quelle indonesiane o brasiliane, parlano di sofferenza e dolore. 

I ragazzi costretti a lavorare nelle piantagioni, senza dispositvi di sicurezza adeguati, sperimentano nausea, vomito, vertigini. Senza parlare dello stato di intossicazione prodotto da pesticidi e agenti chimici utilizzati per massimizzare la produzione.

L’esposizione a sostanze tossiche ha sia effetti immediati sul corpo, che risvolti più subdoli sullo sviluppo fisico e cognitivo di questi ragazzi. A ciò, si somma la stanchezza e il pericolo di lavorare ore ed ore in condizioni di umidità e caldo insopportabili.

E se questo era lo scenario qualche anno fa, la situazione attuale potrebbe essere peggiorata: secondo un report di UNICEF e ILO, la pandemia e la conseguente estrema povertà potrebbero aver aumentato i numeri riguardanti lo sfruttamento minorile.

Ma come possiamo tutelare i bambini e i ragazzi che crescono in contesti simili? E come possiamo proteggerli se cresciuti in contesti a rischio dipendenza?

Abbiamo intervistato la Presidente Nazionale UNICEF Italia, Carmela Pace, prima donna a ricoprire questa carica nella storia dell’organizzazione in Italia.

1) Quali dati esistono in merito allo sfruttamento del lavoro minorile in Italia e negli altri paesi del Mondo?

A livello globale, 152 milioni di bambini – 64 milioni di bambine e 88 milioni di bambini – sono coinvolti nel lavoro minorile, vale a dire 1 su 10; questa proporzione aumenta nei paesi più poveri del mondo, dove poco più di 1 bambino su 4 è coinvolto nel lavoro minorile. Secondo un recente studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e dell’UNICEF, a causa della pandemia da COVID-19 milioni di bambini in più rischiano di essere spinti verso il lavoro minorile.

Per quanto riguarda l’Italia non ci sono dati aggiornati su questo fenomeno e sarebbe necessario avviare un’indagine a livello nazionale per inquadrare il fenomeno nel nostro paese. 

Come UNICEF Italia riteniamo opportuno ricordare che quando un bambino viene sfruttato perde l’istruzione, le famiglie, talvolta anche la vita. Il lavoro minorile interferisce con l’istruzione ed è pericoloso per lo sviluppo fisico, mentale, sociale e/o morale di un bambino. Sono ancora troppi i bambini privati della loro infanzia, vittime, loro malgrado, di una realtà spietata che li costringe a diventare improvvisamente adulti e li espone a pericoli inimmaginabili. 

2) Qual è la politica di UNICEF nel tutelare i bambini che provengo da situazioni famigliari a rischio (come per esempio contesti di dipendenza)?

I bambini sono bambini sempre a prescindere da dove provengano o si trovano e i loro diritti devono essere rispettati. I bambini dovrebbero vivere e crescere in contesti sicuri dove poter essere ascoltati, compresi e guidati al fine di sviluppare il proprio potenziale e diventare degli adulti consapevoli. 

Ciò che non dovrebbe mai succedere è che un bambino che vive in un contesto a rischio venga dimenticato, lasciato indietro. L’UNICEF lavora con le Istituzioni, le comunità, i governi in tutto il mondo affinchè nessun bambino venga lasciato solo, sia protetto e siano rispettati i suoi diritti. 

3) UNICEF ha mai attivato delle collaborazioni con organizzazioni internazionali che si occupano di controllo del tabacco?

Nelle sue partnership e collaborazioni l’UNICEF ha degli standard di selezione molto elevati, orientati al rispetto dei diritti dei bambini e dell’ambiente. Sulle aziende operanti nel settore del tabacco, l’UNICEF ha delle linee guida molto rigorose che escludono la possibilità di collaborazioni. 

La Convenzione dei diritti dell’infanzia sottolinea il diritto del bambino a godere del “più alto standard di salute raggiungibile” e include obblighi dettagliati per gli Stati, molti dei quali sono rilevanti per proteggere i bambini dagli effetti nocivi del tabacco.

4) Quale messaggio positivo la vostra Presidente vuole lanciare per promuovere la tutela e la salvaguardia dei bambini che crescono negli ambienti a rischio? 

Ci sono milioni di bambini che vivono in condizioni di forte insicurezza e a rischio in Siria, in Yemen, in Repubblica Democratica del Cogno, solo per fare alcuni esempi. I bambini sono quelli che spesso pagano il prezzo più alto di scelte che non hanno fatto, di violenze a cui non dovrebbero essere esposti o guerre che non hanno mai voluto. È nostro dovere essere presenti e vigili e assicurare ad ogni bambino la giusta opportunità di vita. Noi dell’UNICEF operiamo in oltre 190 paesi e territori in tutto il mondo. L’obiettivo della nostra organizzazione è di raggiungere fino all’ultimo bambino e non lasciare indietro nessuno. 

Mister Ranieri invita chi vuole smettere di fumare a rivolgersi ad un esperto

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“Per smettere di fumare chiedi aiuto ad un esperto”: è questo il messaggio della nuova campagna sulla disassuefazione dal fumo promossa in 11 Paesi da Pfizer attraverso il sito web Cigaretteless, che raccoglie informazioni e strumenti utili per smettere di fumare.

“Dire addio alla sigaretta è possibile: chi si rivolge ad un medico triplica la probabilità di riuscire a smettere di fumare rispetto a chi prova da solo” – si legge sul sito.

Il video con protagonista il coach Claudio Ranieri, invita chi vuole smettere di fumare a rivolgersi a un Centro antifumo, triplicando così le probabilità di riuscire a raggiungere l’obiettivo. Quello che tante persone decise a dire stop alle sigarette non sanno, infatti, è che possono contare sul supporto degli oltre 290 Centri antifumo attivi in Italia, dove un’équipe formata da medici, psicologi, personale infermieristico e altre figure specializzate può seguire passo dopo passo il fumatore nel percorso di abbandono del fumo.

USA: durante il lockdown più fumatori ma anche più svapatori

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lockdown usa ecig

Comprendere le abitudini di fumatori e svapatori durante i periodi acuti di stress, attraverso ricerche e questionari, permette di capire quali fattori esasperano il ricorso alle sigarette e quali soluzioni possono essere d’aiuto.

I ricercatori del CoEHAR sono stati tra i primi al mondo a realizzare una questionario online che ha tracciato le abitudini di fumatori e svapatori durante il lockdown italiano di Marzo 2020.

Un periodo di forte stress, coinciso con alcune decisioni, per fortuna temporanee, di chiusura di alcuni esercizi commerciali essenziali, come i vapeshops.

Ad oggi, anche in altre nazioni sono stati pubblicati i risultati di questionari simili.

Ad Agosto 2020, infatti, è stata condotta una ricerca simile dai ricercatori del Massachusetts General Hospital, in USA, per monitorare i cambiamenti nelle abitudini di fumatori e svapatori durante il lockdown.

È chiaro che questo studio va inserito nel contesto legato al tabagismo negli Stati Uniti: sappiamo che in questo paese vi è una forte opposizione a qualsiasi forma di assunzione del tabacco, sigarette elettroniche incluse, rifiutando le prove scientifiche che indicano invece la relativa pericolosità dei dispositivi elettronici rispetto alle sigarette tradizionali.

Lo studio “Smoking and Vaping Among a National Sample of U.S. Adults During the COVID-19 Pandemia” è stato condotto su un campione di 1024 adulti con una storia di più di sei mesi di fumo o di uso di ecig.

In USA molti correlavano fumo e svapo all’aumento del rischio di contrarre forme gravi di coronavirus: per questo motivo, il 26% di fumatori e ben il 41% di svapori ha dichiarato il tentativo di voler smettere di fumare.

Tra i fumatori, il 45% non ha riportato alcun cambiamento nelle proprie abitudini, mentre il 33% ammette di aver incrementato il consumo di sigarette a causa dello stress e dell’ansia dovuto alla situazione generale.

Tra gli svapatori, il 41% non ha avvertito alcun tipo di cambiamento nelle proprie abitudini, mentre il 23% ha riportato un aumento di consumo di ecig.

Mentre da un alto i ricercatori si auspicano un aumento dei servizi di assistenza per aiutare questi fumatori a smettere di fumare definitivamente, poco viene detto riguardo alla possibilità di consigliare ad un numero purtroppo alto di fumatori che non riesce a smettere di provare a switchare verso prodotti meno dannosi.

Purtroppo, la differente comunicazione e conseguente regolamentazione in materia di vaping tra stati crea un’alone di pregiudizi abbastanza difficile da scalfire, il che impedisce che gran parte dei fumatori possa passare alle ecig e, dunque, ridurre significativamente i rischi correlati alla lora abitudine.

Questionari di questo tipo, in ogni caso, rimangono un ottimo punto di osservazione per capire le abitudini di fumatori e svapatori nel mondo e creare programmi e percorsi ad hoc che possano aiutare tutti coloro che vogliono smettere di fumare .

Pensi ad una gravidanza? Ecco perché meglio smettere subito di fumare

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Nei confronti di una vita che sta per arrivare, come quella di un bambino, smettere di fumare è un obbligo. Smettere all’inizio di una gravidanza, è ancora meglio. Riuscirci seguendo il metodo migliore, come quelli naturali, sarebbe l’ideale.

Sapendo, ormai, quanto incida il fumo passivo, a smettere di fumare dovrebbero essere entrambi i genitori, ma la gravidanza, per una donna, significa andare incontro all’inizio di un periodo molto particolare. Anche per questo sarebbe un bene avere il parere dei medici e degli esperti della smoking cessation.

Fumare in gravidanza? No, grazie.

Ma perché non bisogna fumare durante la gravidanza? Il fumo, che è nemico per eccellenza della salute di tutti, lo è anche del feto e della fertilità. Secondo degli studi, le donne che fumano anche molto più degli uomini, non sempre riescono nell’ardua impresa di smettere del tutto. Ci sono delle donne che riescono a smettere solo durante il periodo dell’allattamento, ma sarebbe indicato smettere molto prima.

Quali sono i rischi che si corrono? Tra i rischi più comuni c’è quello dell’aborto, della gravidanza extrauterina e la morte prematura ma anche una lenta e scorretta crescita del feto.

Il percorso della smoking cessation è un percorso molto lungo e difficile, ma dal momento che i rischi sono diversi e molto gravi, è il primo passo da compiere per affrontare serenamente la gravidanza anche quando non è ancora arrivata.

Rinunciare al fumo immediatamente si può. Farlo naturalmente, pure. Come? Approfittando dell’arrivo della primavera per uscire a fare delle passeggiate all’aperto, praticando sport e cambiando in meglio la propria routine, traendo così dei benefici sia per la mamma che per il nascituro.

Leggi anche: Donne e fumo, prevenire si può

IEVA: che sfide attendono il mondo del vaping prima del COP9?

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ieva cop9

Ogni due anni, la Conferenza delle Parti (COP) si riunisce per modificare le linee guida della Framework Convention on Tobacco Control, un vero e proprio insieme di norme e suggerimenti per mitigare la diffusione del fumo e tentare di porre un freno al numero di morti per patologie fumo correlate.

Il COP9 previsto in Olanda è stato rimandato a Novembre e, sebbene non sia chiaro in che modo sarà organizzato per via delle restrizioni previste dalla pandemia, si sa che l’apertura o meno della Convenzione alle strategie di riduzione del danno influenzerà le decisioni in materia di regolamentazione a livello globale.

Per questo motivo la IEVA, la Independent European Vape Alliance, ha promosso lo scorso 30 Marzo un webinar che ha avuto come speakers tre esperti di politiche pubbliche internazionale sull’Harm Reduction. “Quali sfide attendono il mondo del vaping nei prossimi mesi?” – si sono chiesti.

A partecipare all’incontro, Harry Shapiro, autore del Global State of Tobacco Control, Atakan Befrits, membro di INNCO e Peter Beckett, esperto europeo di politiche di harm reduction.

“Il vaping viene accomunato al fumo tradizionale, con la conseguenza che i fumatori che decidono di smettere sono dubbiosi se approcciarsi o meno ai dispositivi a rischio ridotto, preoccupati dei possibili risvolti per la loro salute” – questo l’assunto di lancio del meeting.

Ad aggravare la situazione, in questi mesi, è stata la circolazione di notizie e studi relative alla diffusione della pandemia che citano tra i fattori di rischio di contrarre il Covid-19 anche il fumo ed il vaping. Notizie, però, basate – come spesso spiegato dai ricercatori del CoEHAR – su studi fatti senza seguire standard basilari di riferimento e che hanno avuto come esito negativo quello di dissuadere molti tabagismi dal passare a soluzioni meno dannose rispetto al fumo di sigarette convenzionali.

Il COP9 invita tutte le parti a considerare l’applicazione di misure normative come quelle a cui si fa riferimento nella Framework Convention on Tabacco Control per proibire o limitare l’uso dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina” – ha dichiarato Peter Beckett durante l’incontro promosso da IEVA.

Come sottolineato da Harry Shapiro durante il suo intervento, si assiste al fallimento della strategia di controllo della convenzione dell’OMS: “Nel mondo, 8 milioni di persone muoiono per patologie fumo correlate: più che per l’HIV, la tubercolosi e la malaria combinate“.

L’OMS ammette che il 70% dei fumatori nel mondo non ha accesso ai servizi, e i tassi di fallimento delle terapie sostitutive a base di nicotina e dei farmaci rimane alto. Questo perché approvare le leggi è economico, aiutare concretamente le persone lo è meno“, ha aggiunto Shapiro.

Un altro argomento trattato è stata la “guerra ai consumatori di nicotina da parte delle autorità“, negata ripetutamente in nome dei diritti dei consumatori. È un dato di fatto: “Durante i processi decisionali e legislativi i diritti dei consumatori e dunque i consumatori stessi sono poco rappresentati. Come INNCO, abbiamo il diritto di discutere il futuro dei consumatori e di partecipare ai processi decisionali”, ha dichiarato Atakan Befrits.

Il messaggio di cui si fa portavoce la IEVA è chiaro: il futuro della cessazione passa attraverso l’adozione di strategie alternative che possano fornire un aiuto concreto a tutti quei fumatori che non riescono o non vogliono smettere di fumare da soli.

I Centri Antifumo in Italia: cosa sono e perchè sono stati istituiti?

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La storia dei Centri Antifumo in Italia rappresenta indirettamente la storia delle politiche di Riduzione del Danno da fumo da Tabacco nel Belpaese.

Dalla loro istituzione alla fine degli anni ’80, questi centri si sono contraddistinti per il supporto dato a tutti quei fumatori che cercano di smettere.

Da allora e soprattutto dal 2005 – con l’introduzione della Legge Sirchia – l’Italia ha fatto importanti passi in avanti sia nella produzione di normative tese a regolamentare il fumo sia per la protezione di soggetti non fumatori. Ma non di certo nella valutazione dei risultati. Le carenze in questo settore non mancano. E se da un lato ci si è impegnati per tutelare la salute dei fumatori nei luoghi pubblici, dall’altro si è dimenticato di aiutare chi vuole smettere davvero di fumare definitivamente.

Perchè sono stati istituiti i Centri Antifumo?

I CA nascono nell’ambito degli interventi globali tesi a supportare la lotta contro il fumo di tabacco con una particolare attenzione nell’ambito del supporto ai fumatori che intendono smettere di fumare.

A livello internazionale, il quadro normativo di riferimento è dato dalla Convenzione per la lotta al tabagismo approvata nel Maggio 2003 a Ginevra sotto gli auspici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In particolare, l’art. 14 della Convenzione afferma il bisogno di “offrire misure che promuovano la cessazione dal fumo di tabacco e adeguati trattamenti per la dipendenza dal tabacco. Misure che dovranno includere diagnosi e trattamento della dipendenza dal tabacco e servizi di counselling per la cessazione.

Cosa fanno i CA?

In Italia, i CA sono attivi all’interno del Sistema Sanitario Nazionale coadiuvato da organizzazioni non governative. Essi forniscono servizi che offrono supporto specialistico per aiutare i tabagisti a smettere di fumare.

In linea generale, si accede previo pagamento di un Ticket sanitario o in modo gratuito. Tra i servizi offerti, interventi di tipo farmacologico, counselling individuale o di gruppo, terapie alternative con una prima valutazione del fumatore da un punto di vista medico e/o psicologico.

Ma quanti sono i centri antifumo attivi in questo momento in Italia?

Sul sito del Ministero è disponibile un elenco completo dei centri antifumo aggiornato a Maggio 2019.

Tra questi figura anche il Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, coordinato dal prof. Pasquale Caponnetto e considerato uno dei centri più attivi nell’ambito della ricerca internazionale in questo campo.

Che ruolo ha la nicotina nella possibilità di contrarre il Covid-19?

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Lo scorso maggio, veniva dimostrato da una pubblicazione dei ricercatori del CoEHAR che: l’assunzione di nicotina derivata dalla modalità di svapo, potrebbe – ma sono necessari ulteriori studi per confermarlo – avere un’azione protettiva in termini di possibilità di contrarre l’infezione da coronavirus.

Secondo l’articolo “Smoking and SARS-COV-2 Disease: Dangerous Liaisons or Confusing Relationships?” firmato dai massimi esperti del CoEHAR, ad oggi, non esistono dati o prove sperimentali che suggeriscano un impatto significativo del fumo nel complesso meccanismo di correlazione tra l’enzima ACE-2 e il virus SARS-COVID-2.

Il direttore del CoEHAR, Giovanni Li Volti, in una nuova intervista rilasciata ai microfoni di LIAF, spiega le novità introdotte da questo nuovo studio e ne sottolinea l’importanza scientifica per tutto il mondo della ricerca.

Resta confermato – spiega Li Volti – che per chi ha delle patologie già a rischio (come ad esempio la BPCO o altre malattie fumo correlate) e fa uso di sigarette il decorso della malattia contratta resta comunque più difficoltoso che per gli altri“.

Studio CoEHAR: una revisione sistematica di tutti le ricerche sugli effetti delle e-cig sulla salute

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La sigaretta elettronica influisce in maniera diversa sulla salute cardiovascolare e respiratoria rispetto alla sigaretta convenzionale?

I medici e i sostenitori della riduzione del danno da tabacco hanno opinioni contrastanti quando si tratta di quantificare gli effetti delle elettroniche sulla salute.

Questo è in parte dovuto ai dati riportati da studi effettuati con metodi di ricerca inadeguati e che deficitano nelle prove dirette degli effetti sulla salute. In parte perchè gli studi di settore diventano obsoleti non appena vengono pubblicati a causa della produzione, ogni anno, di oltre mille nuovi articoli sulle ecig.

E per questo che la Dott.ssa Renee O’Leary, in collaborazione con quattro ricercatori dell’Università di Catania, cerca di rispondere a questa domanda, come spiegato nel loro documento Respiratory and Cardiovascular Health Effects of E-Cigarette Substitution: Protocol for Two Living Systematic Reviews“.

L’obiettivo principale del protocollo è di esaminare le prove scientifiche sugli effetti delle sigarette elettroniche sugli esseri umani. Il progetto include la stesura di un documento per medici e operatori sanitari, una scheda informativa per le persone che usano le sigarette elettroniche e un documento per i legislatori.

A causa della mancanza di dati coerenti negli studi attuali sugli esiti respiratori e cardiovascolari della sostituzione delle sigarette elettroniche da parte dei fumatori, il documento valuterà e sintetizzerà criticamente anche tutti gli studi di settore.

Secondo i ricercatori CoEHAR “è necessario stabilire gli effetti delle sigarette elettroniche sulla salute respiratoria e cardiovascolare per fornire una revisione sistematica dei dati scientifici disponibili“.

Finora, le revisioni sistematiche si sono basate su test cellulari di citotossicità, misurazioni delle emissioni chimiche del vapore e studi sui bio-marcatori delle esposizioni chimiche, nessuno dei quali fornisce prove dirette degli effetti sulla salute dell’uso di Ecig.

Lo studio del CoEHAR, invece, riunirà tutti gli studi pubblicati sugli effetti respiratori e cardiovascolari delle sigarette elettroniche sull’uomo applicando la metodologia della living systematic review.

Come metodologia, la ricerca aggiornerà ogni tre mesi la revisione degli studi con eventuali nuove pubblicazioni. Ciò garantirà un approccio rigoroso che aiuterà a mantenere uno standard di altissima qualità e sempre aggiornato.

Il protocollo rappresenta un piano di ricerca unico nel suo genere per lo studio degli effetti dell’ecig sui fumatori. I risultati saranno di particolare interesse per i medici che cercano dati affidabili sugli effetti cardiovascolari e respiratori delle sigarette elettroniche. Questo, fornirà anche un database che per la prima volta catalogherà tutti gli studi precedenti in base alla qualità della ricerca” – ha dichiarato il capo del progetto, la Dott.ssa Renèe O’Leary.

Dreamods dona a LIAF parte del ricavato della vendita di liquidi certificati dall’Università di Catania

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Al cioccolato, al caffè, all’arancia, senza aromi o con aromi, con nicotina o senza nicotina. I liquidi utilizzati per le sigarette elettroniche sono così diffusi in commercio che ormai è possibile trovarne migliaia di varietà e tipologie diverse. Sebbene la regolamentazione per la vendita di questi prodotti, soprattutto in Europa, sia ormai molto rigida, l’attenzione alla qualità resta comunque una scelta del svapatore.

Uno studio, condotto all’interno dei laboratori dell’ateneo catanese, ha testato la presenza di metalli pesanti e di microplastiche nei liquidi Dreamods (grazie peraltro ad un brevetto dell’ateneo unico nel suo genere) e ne ha effettuato una valutazione tossicologica.

I risultati hanno dimostrato l’assenza di materiali pesanti ed un rischio tossicologico sotto la soglia: “I valori soglia contenuti all’interno dei liquidi di Dreamods sono quelli assolutamente tollerabili dalla salute umana secondo quando indicato dalle istituzioni sanitarie” – ha spiegato il prof. Giovanni Li Volti, Ordinario di biochimica presso l’Università degli Studi di Catania con una grandissima esperienza in analisi tossicologiche proprio sui liquidi utilizzati per lo svapo.

L’analisi condotta a microscopio elettronico, inoltre – ha aggiunto il prof. Li Volti – dice che il numero di materiali plastici presenti nei liquidi Dreamods è in alcuni casi inferiore a quello dell’acqua potabile acquistata al supermercato“.

“L’aspetto di certo più innovativo della ricerca è che i liquidi sono stati testati in condizioni di real life – ha spiegato il prof. Giovanni Li Volti – replicando esattamente gli effetti della cosiddetta svapata tramite l’utilizzo della smoking machine”.

Un traguardo importante per una delle aziende più importanti del settore dello svapo che ha sede proprio in Sicilia e che ha scelto di donare alla Lega Italiana Anti Fumo una parte del ricavato della vendita dei liquidi Dreamods certificati dall’Università degli Studi di Catania al fine di sostenere l’attività di sensibilizzazione e promozione della cultura antifumo in Italia e nel mondo.

La mission di Dreamods – hanno dichiarato i rappresentanti dell’azienda – è quella di garantire al fumatore che vuole smettere di fumare un prodotto di qualità, sicuro e certificato. Crediamo fortemente che i cambiamenti sociali del futuro spettino alle imprese ed a coloro i quali, per trovare benefici autentici e duraturi per la propria salute, hanno abbandonato le sigarette tradizionali per abbracciare un era senza fumo. Autentici pionieri in mezzo a voci contrastanti sui benefici delle sigarette elettroniche abbiamo creduto in un miglioramento di qualità della vita, oggi più che mai tangibile. Abbiamo lavorato e continueremo a farlo insieme all’Università di Catania ed alla LIAF, investendo risorse economiche dell’azienda, proprio perché siamo intenzionati a scrivere la nuova strada della cambiamento in favore di chi vuole smettere davvero di fumare”,

Combattere l’endometriosi grazie a uno stile di vita sano e senza fumo

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endometriosi

L’endometriosi è una malattia debilitante che, in Italia, colpisce circa 3 milioni di donne.

La molteplicità dei possibili sintomi, la diagnosi tardiva e la mancanza di una cura definitiva rendono difficile convivere con questa patologia che, per il 40% delle donne che ne è affetto, è sinonimo di infertilità o problemi nella procreazione.

È per questo che il mese di marzo è stato scelto come mese dell’endometriosi, per informare e sensibilizzare le donne sui metodi che ad oggi possono farci convivere con questa malattia.

L’endometriosi può infatti colpire già in età adolescenziale ed ha la massima incidenza sulla popolazione femminile tra i 30 e i 40 anni di età. È una patologia che determina la crescita delle cellule della parete uterina interna all’esterno dell’utero, spesso nell’area pelvica.

Ad oggi non esiste una cura definitiva e chi ne è affetto deve ricorrere ad un mix di integratori, terapie a base di ormoni e diete particolari, che rallentano la crescita della malattia. È dunque importantissimo che le donne sappiano della possibilità di sviluppare questa patologia, dove la diagnosi precoce gioca un ruolo fondamentale.

Il disagio psicologico spesso legato all’endometriosi, che tra gli altri sintomi provoca dolori durante il ciclo, perdite ematiche e dolori durante i rapporti sessuali, può spingere le donne a ricorre ad abitudini sbagliate che possono peggiorare la situazione.

È per questo che delle terapie utili a combattere questa malattie si basano sulla diminuzione del consumo di certe categorie di alimenti che introducono nell’organismo alte quantità di estrogeni, oltre che comportare un aumento dello stato infiammatorio generale.

Da un lato, è importante che le donne conoscano la malattia: i controlli regolari dal medico sono l’arma più efficace per impedire una diagnosi tardiva.

In secondo luogo, adottare uno stile di vita sano, dall’alimentazione all’abbandono delle cattive abitudini, riduce l’esacerbazione dell’endometriosi: smettere di fumare contribuisce significativamente al benessere psicofisico generale aumentando al qualità della vita.

Maggiori informazioni posso essere reperite sul sito della Fondazione Italiana Endometriosi.

Giornata mondiale salute orale: passare alle elettroniche potrebbe cambiare il sorriso dei fumatori?

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Image of pretty young woman sitting in dental chair at medical center while professional doctor fixing her teeth

Il fumo è uno dei più acerrimi nemici della salute dentale. Fumare sigarette convenzionali aumenta l’incidenza delle patologie paradontali severe non solo negli adulti ma anche sui fumatori più giovani. I fumatori sono più soggetti ad accumulare placca, a sviluppare gengiviti, ad avere denti gialli e macchiati e non solo. Tra le patologie dentali legate al fumo ci sono anche quelle più gravi, ad esempio legate a tumori del cavo orale, e che possono anche condurre alla morte. 

In occasione della giornata mondiale della salute orale voluta da FDI – World Dental Federation il 20 Marzo, la redazione di LIAF ha intervistato il prof. Giovanni Zucchelli, ordinario dell’Università di Bologna e referente di Smile Study, uno dei nuovi progetti di ricerca avviati dal CoEHAR. 

Il tema della giornata mondiale della salute orale è: “Sii fiero della tua bocca. In altre parole, valorizzala e prenditene cura”. Prendersi cura della bocca significa adottare tutta una serie di comportamenti che ci portano a condurre uno stile di vita sano: assumere meno zuccheri e meno bevande gassate, avere una igiene dentale corretta e dire no al fumo di sigarette convenzionali.

Prof. Giovanni Zucchelli, Università di Bologna

Le macchie da fumo si formano molto rapidamente. Il fumo sporca lo smalto, rendendolo di color bruno-giallastro – ha spiegato il prof. Zucchelli – anche nell’arco di pochi giorni. Queste pigmentazioni possono essere rimosse attraverso una seduta di igiene professionale, ma se l’abitudine al fumo  persiste per lunghi periodi le macchie diventano intrinseche, cioè penetrano all’interno dello smalto. In questo caso, la soluzione resta solo quella dello sbiancamento dentale”.  

Il fumo influisce negativamente sulla salute gengivale dei fumatori sia giovani che adulti rendendoli più deboli e demineralizzati: “Fumare inoltre aumenta l’incidenza delle patologie parodontali severe anche in soggetti giovani e incrementa il rischio di peri-implantite (una condizione patologica che si manifesta attorno agli impianti dentali) che purtroppo è molto diffusa nei fumatori, senza alcuna differenza di età”

Il fumatore affetto da patologie gengivali parodontali e che deve essere sottoposto a chirurgia ha alterati processi di guarigione della ferita: I pazienti fumatori perdono più frequentemente i denti e la loro sostituzione con protesi su impianti ha un rischio di fallimento maggiore rispetto ai pazienti non fumatori. Ecco perché è indispensabile smettere di fumare durante alcuni trattamenti dal dentista”. 

Tuttavia, smettere di fumare potrebbe non essere semplice. Non tutti i fumatori riescono a smettere di fumare definitivamente da soli e molti scelgono di passare a soluzioni alternative meno dannose come le sigarette elettroniche. Secondo recenti studi, passare a prodotti senza combustione potrebbe risultare essere meno dannoso, soprattutto per preservare lo smalto dei denti ed evitare il “sorriso a denti gialli” ma anche per evitare che alcuni interventi fatti dal dentista diminuiscano la loro efficacia. 

A tal proposito, l’innovativo progetto di ricerca avviato dal CoEHAR dell’Università di Catania, in collaborazione con numerosi partner internazionali, intende valutare se i fumatori di sigarette che passano a sistemi privi di combustione subiscono miglioramenti misurabili nei parametri di salute orale e nell’aspetto estetico dei denti. 

Come si svolgerà lo studio Smile Study?

Il progetto prevede una sperimentazione clinica multicentrica della durata di 2 anni. I soggetti che parteciperanno allo studio saranno suddivisi in tre gruppi: fumatori di sigarette convenzionali, fumatori che passano a prodotti senza combustione e soggetti che non hanno mai fumato. 

I ricercatori coinvolti valuteranno le differenze sulla salute dentale tra i fumatori che passano alle elettroniche, quelli che continuano a fumare sigarette convenzionali e soggetti che non hanno mai fumato, in particolare monitorando l’impatto del passaggio alle sigarette elettroniche dei fumatori abituali. 

Se i risultati saranno quelli sperati, i fumatori che passeranno alle elettroniche riscontreranno evidenti miglioramenti nel sorriso e nella salute dentale e avranno una motivazione in più per smettere definitivamente di fumare. E questo è quello che i ricercatori auspicano. 

Al CoEHAR il primo training internazionale del progetto “Diasmoke”, lo studio che fa smettere di fumare i pazienti diabetici

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Lunedì 22 Marzo dalle ore 9,30 alle 17,00 sulla piattaforma zoom, il CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania) ospita i partner internazionali del progetto dedicato ai pazienti fumatori affetti da diabete. A coordinare il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa e con lui anche il prof. Agostino Consoli e il prof. Paolo Di Bartolo, rispettivamente presidente della Società italiana di diabetologia e presidente dell’Associazione Italiana Diabetologi. 

“Diasmoke” (Assessing the impact of combustion free-nicotine delivery technologies in Diabetic Smokers) è uno studio randomizzato controllato internazionale progettato per determinare se i fumatori di sigarette convenzionali che passano a sistemi a rischio ridotto hanno un miglioramento misurabile dei parametri di rischio cardiovascolare, come conseguenza della mancata esposizione alle sostanze tossiche del fumo di sigaretta. Lo studio coinvolgerà circa 600 pazienti in diversi paesi del mondo che saranno invitati a smettere di fumare grazie al supporto di specialisti del settore e ad un innovativo sistema di monitoraggio tramite app personalizzata utilizzata da medici e pazienti. Diasmoke app sarà in grado di monitorare e valutare tempestivamente i risultati dello studio per un risultato preciso e tempestivo. 

Il kick off meeting è dedicato alla presentazione ufficiale di tutte le attività previste dall’innovativo progetto e che coinvolge numerosi partner internazionali. Oltre infatti ai team di ricerca dell’Università di Catania, saranno presenti i delegati di: Ashford and St Peter’s Hospital NHS di Londra (UK), Polish Academy of Sciences di Varsavia (Polonia), IMSP Republican Clinical Hospital di Chisinau (Moldavia), Metanoic Health di Londra (UK).

Il CoEHAR in questi mesi ha avviato accordi di collaborazione con le più prestigiose università del mondo con la mission, voluta dallo stesso fondatore, di promuovere un nuovo percorso della scienza aperta, i cui risultati siano condivisibili con il maggior numero di persone possibili.   

Alla prima sessione del meeting parteciperanno, la prof.ssa Vania Patanè – Vice Rettore dell’Università degli Studi di Catania; il prof. Salvatore Baglio, Delegato del Rettore per la Ricerca; il prof. Giovanni Li Volti – Direttore del CoEHAR; il prof. Francesco Purrello, Direttore del Dipartimento Medclin; il prof. Agostino Consoli, Presidente della Fondazione Italiana Diabete e Ricerca ed il Presidente della Società Italiana di Diabetologia ed il prof. Paolo Di Bartolo, presidente dell’Associazione Italiana Diabetologi. 

Parteciperanno inoltre tutti i referenti del progetto e i responsabili delle organizzazioni internazionali coinvolte. 

Scarica il programma del meeting

La paura di rimanere sconnessi: affette più le donne che gli uomini

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Link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33655815/

Gli italiani sono a rischio di sviluppare dipendenze patologiche da cellulare. La dipendenza da smarthphone è più diffusa tra le donne e i soggetti più giovani

Catania, 9 marzo 2021 – Il periodo di lockdown ha modificato intrinsecamente il nostro modo di relazionarci e di vivere. La tecnologia ha rivestito un ruolo fondamentale per il mantenimento delle attività lavorative e dei rapporti sociali, arginando al contempo la diffusione del virus. Ma se da un lato l’uso dei dispositivi elettronici è diventato imprescindibile, dall’altro la necessità di rimanere connessi il più possibile per vivere ha creato i presupposti per generare una vera e propria dipendenza da cellulare.

È per questo che un uovo studio, condotto dai ricercatori del CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania, in collaborazione con i ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, dal titolo: Smartphone addiction across the lifetime during Italian lockdown for COVID-19 ha voluto studiare il legame tra età e sesso e utilizzo dello smartphone, per valutare possibili correlazioni tra dipendenza e disturbi mentali.

Il risultato, sebbene tarato su un campione ristretto, ha evidenziato come una vera e propria dipendenza sia diffusa soprattutto tra i più giovani e tra i partecipanti di sesso femminile. 

LA NOMOFOBIA

La nomofobia è un termine relativamente nuovo, che deriva dal greco -ϕοβία e dall’inglese no-mobile e indica la paura di rimanere disconnessi, di non poter comunicare e di non avere accesso costante alle informazioni. Una pura che genera una vera e propria dipendenza che sfocia nel desiderio compulsivo di avere sempre con sé il cellulare.

Le vere e proprie manifestazioni sintomatiche di questa dipendenza sono: sudore, tremore, battiti cardiaci accelerati e difficoltà di respirazione.

Dipendenza allarmante per i più giovani, tra cui l’abuso del cellulare e dei dispositivi elettronici genera ansia, depressione, senso di fallimento e disordini del sonno. 

LO STUDIO

Il questionario del CoEHAR è stato sottoposto a 1264 partecipanti di età compresa tra i 15 e i 67 anni durante il mese di marzo 2020. Il 59,5% di questi era composto da donne. Il questionario è stato fatto circolare in tre città italiane, rappresentative del sud, del centro e del nord Italia: Catania, Siena e Ferrara.

Dallo studio è emerso che l’utilizzo erroneo dello smartphone e il relativo abuso sono più frequenti tra i giovani, specialmente se donne. Circa dopo i 40 anni, la curva di dipendenza si sposta maggiormente vero i partecipanti di sesso maschile.

Ad oggi non esistono molti studi con cui comparare i risultati del questionario. Sappiamo però, grazie ad alcune ricerche internazionali, che esistono differenze nell’uso dei cellulare tra uomini e donne: infatti, i soggetti maschili, sopratutto in giovane età, utilizzano lo smartphone per rilassarsi e svagare (ascoltare musica, giocare, ecc), mentre le femmine lo sfruttano per comunicare e rimanere connessi ai proprio account social.

Durante il lockdown, il bombardamento di stimoli a cui gli italiani sono stati sottoposti ha generato comportamenti identificabili come vere e proprie dipendenze. 

Secondo quanto emerso dal questionario, infatti, circostanze che impediscono le interazioni sociali convenzionali aumentano il rischio di incorrere in comportamenti patologici e dipendenze da dispositivi elettronici. Dati allarmanti che possono servire per studiare schemi e connessioni tra dipendenze e disturbi mentali. 

Secondo quanto sostenuto da Pasquale Caponnetto, docente di psicologia clinica presso il Dipartimento di Scienze delle Formazione dell’Università di Catania e coordinatore del Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania:

Lo smarthphone ci ha uniti in un momento delicato e ci ha ingaggiato (per usare un termine d’uso frequente) generando in sua assenza delle sintomatologie simil abbandoniche a cui la psicologia dovrà rispondere con soluzione terapeutiche più che innovative“. 

Autori dello studio: Pasquale Caponnetto, Lucio Inguscio, Sara Valeri, Marilena Maglia, Riccardo Polosa, Carlo Lai, Giuliana Mazzoni. 

Link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33655815/  

Donne che fumano più degli uomini. Perché smettere?

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Il fumo, in passato, era meno diffuso tra le donne ed era in voga soprattutto negli ambienti maschili.

Oggi, in Italia, il fumo è un’abitudine di sesso più femminile che maschile. Diversi, infatti, gli studi che lo confermano.

Le donne iniziano a fumare per svariati motivi, ma spesso lo fanno solo per sembrare più sicure di sé e più adulte. A volte iniziano per seguire una moda, magari per sentirsi appartenenti a un certo gruppo (si pensi alle adolescenti che iniziano a fumare a scuola). Spesso il fumo è utilizzato anche come strumento di controllo del peso e molte ragazze temono di aumentare di peso se smettono di fumare. Un notevole influsso è esercitato anche da fattori come l’abitudine al fumo dei genitori o il bisogno di opporsi a un loro divieto, dagli ideali di bellezza e dai trend comunicati dai media. Il fumo finisce così per diventare una parte costitutiva dell’identità.

Secondo delle ricerche, gli uomini sembrano allontanarsi dalle sigarette, mentre il dato femminile torna a salire. Diminuiscono i fumatori totali, diminuiscono costantemente gli uomini con la sigaretta, invece le donne no. Ricordiamo dai racconti delle nostre nonne o dai film, i tempi in cui era disdicevole che una donna fumasse. Negli ultimi anni, invece, il tabagismo femminile si sta diffondendo sempre di più.

Il fumo fa più male nell’uomo o nella donna?

Fumare fa male a tutti, ma le donne che fumano hanno diversi motivi in più per smettere e per fare particolare attenzione.

Quali sono i rischi per la salute femminile?

Il carcinoma polmonare, una delle principali patologie fumo-correlate, è in calo tra gli uomini ma in aumento tra le donne, per le quali questa patologia ha superato il tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per neoplasia, dopo il tumore al seno e al colon-retto.

Le fumatrici soffrono anche di disturbi del ciclo mestruale e rischiano una menopausa anticipata. Nelle fumatrici non vaccinate contro l’HPV (papillomavirus umano), il fumo è un co-fattore dell’evoluzione di un infezione verso una lesione pre-cancerosa, contribuendo ad aumentare il rischio di sviluppare un tumore della cervice uterina.

Chi fuma ha più difficoltà di avere una gravidanza, il fumo incide fortemente nella fertilità e, in gravidanza, può danneggiare la salute del feto.

Il fumo è un fattore di rischio anche per lo sviluppo dell’osteoporosi, una malattia caratterizzata dalla riduzione della massa ossea e dalla distruzione del tessuto che compone le ossa.

Fumare può creare danni enormi alla pelle e cambiare per sempre il tuo sorriso.

Oggi, con l’aiuto degli specialisti della smoking cessation, è possibile intraprendere percorsi efficaci per smettere definitivamente. Cercare soluzioni alternative è possibile grazie ai prodotti meno dannosi e senza combustione. Smettere di fumare conviene sempre: sia perché allunga la vita, sia perché ne migliora la qualità.

Leggi anche:

Perché le donne non devono fumare?

Danni del fumo sulla pelle

Il Covid19 ha ridotto l’attenzione sul cancro e sui tumori fumo correlati

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C’è una tragedia nella tragedia causata dal Covid-19 il cui conto sarà salatissimo nei prossimi anni.

La paura di contrarre il virus ha spostato l’attenzione per la prevenzione e la cura di malattie spesso più letali come il cancro ed i tumori fumo correlati.

Una ricerca condotta tra i pazienti di paesi membri dell’Unione Europea (tra cui circa 900 affetti da varie forme di tumore) ha evidenziato come la situazione attuale stia influenzando negativamente l’assistenza medica, con circa il 70% di pazienti che rinvia o annulla i trattamenti sanitari.

Circa 1/5 tra i pazienti oncologici ha optato per una terapia alternativa a causa del COVID-19, mentre quasi la metà ha considerato la possibilità di modificare le terapie per evitare di contrarre il virus durante le visite ospedaliere.

L’annullamento e il rallentamento nei trattamenti salvavita contro il cancro – al fine di ridurre al minimo il rischio di contagio – hanno generato un enorme arretrato nella cura e nella ricerca provocando un ritardo nelle diagnosi e un burnout tra i professionisti.

A causa di questi ritardi nella diagnosi e cura, è atteso un aumento sostanziale del numero di decessi per cancro nei prossimi anni. Un dramma nel dramma” – cosi il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, ha commentato rifacendosi al suo intervento in seno alla consultazione pubblica europea sul cancro.

Secondo modelli statistici, si stima un aumento significativo della mortalità per i tumori più comuni e spesso legati a stili di vita poco sani – come ad esempio quelli polmonari – con un incremento di 3500 decessi nei prossimi 5-6 anni rispetto ai dati pre-pandemici.

Sebbene la situazione odierna causata dalla diffusione incontrollata a livello mondiale del SARS-CoV-2 abbia creato una crisi sanitaria senza precedenti, molti esperti avvertono come questa possa non essere l’ultima. La vulnerabilità dei sistemi sanitari nazionali è stata evidenziata impietosamente e, senza miglioramenti e potenziamenti sistemici, qualsiasi futura pandemia potrebbe nuovamente causare crisi generalizzate come quella attuale.

In futuro dovremmo rafforzare la prevenzione primaria per ridurre il carico sui sistemi sanitari e gestire i fattori di rischio. Gli sforzi finanziari e programmatici dovrebbero essere dedicati alla prevenzione: aumentando l’immunizzazione, promuovendo diete e attività fisica più sane, riducendo la prevalenza del fumo” – ha spiegato Polosa.

In particolar modo, per quel che riguarda uno dei tumori più aggressivi e in rapida crescita come quello al polmone la prevenzione è fondamentale.

Nell’aprile 2020 è stato ideato un questionario online anonimo con il fine di comprendere gli effetti del lockdown sulle abitudini di fumo degli italiani. Ed è stata osservata una diminuzione della prevalenza di fumatori durante la prima fase del lockdown con una leggera contrazione dell’1,4%, che corrisponde a una stima di 630.000 fumatori in meno (circa 334.000 uomini e 295.000 donne).

Durante il lockdown però il numero di sigarette fumate ogni giorno è cresciuto dell’8,55%. L’assunzione media giornaliera di sigarette è passata dal 10,9% al 12,7%, corrispondente a un aumento percentuale del 9,1.

In parole povere, lo stress e l’ansia causate dall’attuale pandemia hanno causato un incremento nel consumo di sigarette tradizionali. Una situazione che ha nuovamente evidenziato l’assoluto bisogno di una chiara e coerente politica finalizzata alla riduzione del fumo e alla creazione di alternative meno dannose.

Il fumo rappresenta ancora la principale causa di cancro, oltre ad essere un importante contributo alle malattie cardiovascolari e respiratorie.

Dobbiamo accelerare la fine delle sigarette tradizionali prevenendo l’inizio della dipendenza, rafforzando gli strumenti e i servizi di cessazione statali, promuovere una regolamentazione sul controllo del tabacco basata sulla scienza, aiutando i fumatori che non riescono a smettere di fumare da soli ad utilizzare alternative meno dannose” – cosi ha concluso il Prof. Polosa.

Al via la campagna di tesseramento Liaf 2021

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L’epidemia globale non ha reso meno gravi le conseguenze legate all’abitudine al tabagismo. Sebbene il Covid abbia cambiato le nostre vite, non ha reso meno dannose le cattivi abitudini. Il lockdown e i cambiamenti sociali hanno creato tantissime difficoltà anche per l’emergere e l’intensificarsi di molte delle più diffuse dipendenze.

Rafforzare la battaglia contro il fumo significa anche lavorare per ridurre gli accessi al sistema sanitario nazionale e prevenire tutta una serie di malattie fumo correlate che spesso possono condurre alla morte.

La LIAF (Lega Italiana Anti Fumo) è una organizzazione complessa che si batte da anni per far smettere di fumare milioni di persone in Italia e nel mondo. Presieduta dal dott. Ezio Campagna, è composta al suo interno da un gruppo di ricercatori esperti di Harm Reduction che promuovono, in collaborazione con l’Università di Catania ed il CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo, studi e progetti di ricerca con rilevanza internazionale.

Dal 2020, LIAF è anche informazione. LIAF Magazine infatti nasce con l’obiettivo di diffondere in Italia e nel mondo tutte le notizie e gli aggiornamenti che riguardano la ricerca antifumo, gli strumenti per combatterlo e quelli per ridurre i danni correlati.

Come passare ad uno stile di vita più sano? La risposta è nella scienza.

Mai come oggi la battaglia contro il fumo ha bisogno del sostegno di tutti. Diffondere la cultura antifumo in tutti i contesti sociali, nelle nostre famiglie, a scuola, a pranzo fuori, al bar, in ufficio o semplicemente nel nostro balcone di casa è importante oggi più che mai.

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Dal 24 al 27 Febbraio online il meeting annuale SRNT

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Dal prossimo 24 al 27 Febbraio si terrà, come ogni anno, il meeting annuale della prestigiosa Society for Research On Nicotine and Tobacco, durante il quale scienziati di caratura mondiale nel campo si alterneranno in una tre-giorni all’insegna della scienza.

SRNT è una società scientifica la cui missione è quella di creare e diffondere conoscenza riguardo la nicotina ed il tabacco, con l’obiettivo finale di ridurre i danni provocati da quest’ultimi.

Tema di quest’anno sarà la “giustizia sociale”. Si discuterà sui problemi di disuguaglianza sanitaria e delle azioni da conseguire al fine di correggere le disparità di trattamento riguardanti gli strumenti per combattere il fumo di sigaretta convenzionale.

Durante il dibattito sarà presente il Direttore del CoEHAR – Giovanni Li Volti – che presenterà alla prestigiosa platea lo studio “The Role of cigarette smoke on ACE-2 protein-membrane expression in bronchial epithelial cells using an air-liquid interface model“.

La pioneristica ricerca – condotta nei laboratori del CoEHAR – ha per prima evidenziato il potenziale ruolo della nicotina come protezione nei confronti del CoVID-19, e potrebbe aprire nuovi scenari nel suo uso farmaceutico come trattamento anti-Covid.

Essere selezionati da SRNT per questo studio significa avere riconosciuto il ruolo del CoEHAR nella ricerca scientifica internazionale” ha spiegato il Prof. Li Volti raggiunto da Liaf Magazine.

Il CoEHAR è stato infatti il primo istituto di ricerca a concentrarsi sul processo che coinvolge il ruolo del recettore ACE-2 nell’infezione da SARS-CoV-2 come passaggio critico per l’ingresso del virus nel corpo umano” ha poi aggiunto.

All’interno delle giornate, accettati due abstract inviati da team di ricerca del CoEHAR. Oltre quello del direttore Li Volti, ci sarà spazio anche per parlare del ruolo della nicotina in ambito scientifico con il Dr. Pietro Zuccarello, ricercatore del CoEHAR.


Vaping e Covid-19: un misto di fake news e giornalismo ingannevole

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Può un aumento dell’1% riportato da uno studio ottenere un titolo drammatico su famosi quotidiani internazionali?

La risposta è si quando si tratta di demonizzare qualsiasi cosa relativa alle sigarette elettroniche.

La percentuale incriminata appare in uno studio di cui vi abbiamo dato ampiamente notizia nei giorni scorsi: “Aerial Transmission of the SARS-COV-2 Virus through Environmental E-Cigarette Aerosol: Implications for Public Policies” del Dr. Roberto Sussman, Prof. Riccardo Polosa, Eliana Golberstein.

Lo scopo dello studio era di quantificare quanto i vapers esalino rispetto ai chi non utilizza la sigaretta elettronica e se ciò avesse conseguenze sulla diffusione del Covid-19. La ricerca inoltre “contribuisce alla definizione di linee guida per le politiche pubbliche sullo svapo e sul fumo nel contesto delle strategie di contenimento, prevenzione e mitigazione della pandemia COVID-19“.

Il risultato ha dimostrato come per la maggior parte degli utenti nell’atto di svapare il rischio sia aumentato solo dell’1% in ambienti interni. In alcuni casi, il rischio è salito al 17% per i dispositivi ad alta potenza. Ma tali dispositivi vengono utilizzati solo dal 10% dei vapers.

Come comparazione, lo studio ha spiegato come il rischio aumenti del 176% quando si parla e del 260% quando si tossisce ogni due minuti in un’ora.

Come sottolineato dallo studio, le esalazioni tramite svapo producono una nuvola visibile facilmente evitata da altri. Ciò implica che al di fuori di questa particolare area il rischio di infezione è trascurabile.

La conclusione dei ricercatori è che lo svapo non necessita di interventi particolari se non la distanza sociale e l’utilizzo di maschere protettive.

Questo avviene mentre i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) hanno fatto un passo indietro rispetto alla precedente dichiarazione, in cui indicavano le sigarette elettroniche come un fattore di incremento del rischio. Nella nuova valutazione, non vi è infatti nessuna raccomandazione generale riguardo la cessazione dello svapo.

La ricerca ha come scopo quello di implementare le politiche per contrastare la pandemia ed evitare qualsiasi panico irragionevole tra la popolazione“, ha detto il Prof. Riccardo Polosa, uno degli autori dello studio.

Tuttavia, il The Telegraph ha deciso di pubblicare un articolo con il titolo “Vapers with Covid-19 up to 20 per cent more likely to transmit it than infected non-smoker, study finds” citando erroneamente lo studio e diffondendo paure irragionevoli.

L’articolo del The Telegrapgh:” Secondo uno studio i vapers con Covid-19 hanno fino al 20% in più di probabilità di trasmetter il virus rispetto ai non fumatori infetti”

Interpretare male il lavoro scientifico in modo dannoso è controproducente. Distrugge e mette a repentaglio il duro lavoro che molti scienziati devono fare ogni giorno per scoprire verità universali. Diffondere una mezza verità nella tua narrativa è brutto come mentire o diffondere teorie del complotto” ha affermato Eliana Golberstein, una delle ricercatrici dello studio.

Il tabloid britannico “The Daily Mail” ha scelto il titolo: “Vapers up to 17% more likely to spread coronavirus because it gets blown around when they breathe out, study says” affermando anche – in maniera ingannevole- come lo studio sostenesse il divieto in ristoranti e stazioni ferroviarie.

Il titolo del Daily Mail: “I vapers hanno fino al 17% in più di probabilità di diffondere il coronavirus perché viene espulso quando si espira, afferma lo studio”

In risposta il Dott. Roberto Sussman, ricercatore principale dello studio, su Twitter:

“Citazione sbagliata del nostro articolo. Il 17% in piu’ di rischio solo nello svapo estremo, mentre l’1% di rischio in più nello svapo fatto dal 90% dei vapers. Emettere 80 goccioline per sbuffo, NON “migliaia di virus”. Non abbiamo mai consigliato divieti nei ristoranti e nelle stazioni ferroviarie”

Anche Chris Snowdon, dell’Institute of Economic Affairs in Gran Bretagna, nel suo blog Velvet Glove ha duramente criticato gli articoli del The Telegraph e del Daily Mail.

“Nei miei quindici anni leggendo e scrivendo di scienza spazzatura, mi sono chiesto occasionalmente se sarebbe arrivato il giorno in cui un rischio relativo dell’1% sarebbe stato considerato degno di nota. Quel giorno è finalmente arrivato grazie al Telegraph”

Il Regno Unito è da sempre in prima linea per quanto riguarda la riduzione del danno da tabacco e alternative più sicure alle sigarette tradizionali. Con sette milioni di persone che utilizzano sigarette elettroniche, il Regno Unito è anche il paese leader in Europa per numero di svapatori, sebbene ogni anno ci siano ancora 73.000 morti e 480.000 ricoveri ospedalieri.

Informazioni accurate basate su prove scientifiche sono un diritto innegabile per tutti i fumatori disposti a smettere o a passare ad alternative più sicure.

Diffondere paura con il giornalismo sensazionalistico causa molti danni, limitando l’efficacia delle politiche di Sanità Pubblica in grado di ridurre il carico dovuto dal fumo sui vari Sistemi Sanitari Nazionali.

L’articolo di The Telegraph mira solo a diffondere disinformazione e non è basato sulla scienza. Ancora una volta, stiamo assistendo a pregiudizi da parte dei media nei confronti del mondo dello svapo” – si esprime così commentando il titolo il Prof. Riccardo Polosa, principale scienziato in ambito mondiale sulla riduzione del danno al tabacco e fondatore del CoEHAR.

Liaf: raccontaci la tua storia

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storia

Liaf da anni combatte per aiutare i fumatori a smettere e per trovare soluzioni alternative e meno dannose per chi non riesce a smettere di fumare da solo. Ma a volte, si può smettere anche da soli. L’importante è conoscere le conseguenze alle quali si può andare incontro.

Liaf – raccontaci la tua storia nasce con lo scopo di condividere con voi lettori la storia di chi è riuscito a vincere la battaglia contro il fumo.

Oggi vi presentiamo la storia di Florinda. Una donna di 48 anni a cui è stato riscontrato un tumore al polmone dopo anni di fumo di sigaretta convenzionale.

Sarei molto lieta di poter raccontare la mia esperienza” – ci scrive in una lunga email arrivata alla redazione di LIAF Magazine.

Oggi posso dire di aver vinto la battaglia contro il tumore al polmone, faccio chemioterapia adiuvante per le recidive e tutta questa esperienza mi ha portata ad avere e poi affrontare la mia più grande paura, ma questa paura mi ha permesso di sconfiggere anche la battaglia contro il fumo. Anche se sono passati solo 5 mesi, la mia decisione è quella di vivere“.

Testimonianze come quella di Florinda possono essere d’aiuto, soprattutto quando la forza di volontà non basta e sarebbe opportuno un confronto con medici specialisti e ricercatori dei centri antifumo.

“Le mie priorità oggi sono altre, come affrontare una chemioterapia e tornare a riprendere la vita in mano, il mio lavoro e i miei affetti”.

Chi smette di fumare non è mai un “non fumatore” ma un “ex fumatore” e questo perché uscire definitivamente dalla porta del tabagismo e non rientrarci mai più è una battaglia costante che solo con grande determinazione e forza di volontà può essere vinta.

Sono convinta e consapevole che la battaglia contro il fumo non è ancora del tutto vinta perché sono passati solo 5 mesi ed il pensiero di sconfiggere il mio mostro più grande è ben più importante

Forse nel caso di Florinda, la sua esperienza sfortunata è stata determinante.

Ma la domanda che vi poniamo è: siete davvero consapevoli delle conseguenze, spesso gravi, alle quali si può andare incontro fumando?

Cosa cambia per il mondo del vaping con la nuova amministrazione Biden?

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Lo scontro politico tra i favorevoli alla sigaretta elettronica e quelli contrari entra in una nuova fase.

Negli Stati Uniti è una lotta che si rinnova ad ogni cambio d’inquilino alla Casa Bianca quella tra svapatori e chi vorrebbe un divieto totale di vendita dei prodotti da svapo. Un braccio di ferro che va avanti da anni, e che vede nell’equilibrio tra diritto dei fumatori ad una alternativa meno dannosa ed il contrasto al boom di vapers tra i teenagers la sua ragione d’essere.

Vaping si, vaping no: un problema politico.

Negli Stati Uniti il vaping è oggetto di dibattito feroce da anni. A partire dall’Agosto del 2016, la US Food and Drug Admistration, l’ente federale che regola le politiche di salute pubblica nel paese, ha dichiarato le sigarette elettroniche come prodotti da tabacco e quindi soggette allo stesso tipo di regolamentazione delle sigarette tradizionali. Un giro di vite che ha prodotto non solo una ulteriore tassazione sui prodotti ma anche una demonizzazione della sigaretta elettronica in-toto. Questo approccio, tuttavia, ha provocato delle conseguenze non previste come l’aumento della compravendita di prodotti non regolamentati e la creazione di un mercato al di fuori del controllo statale. Tutto a discapito dell’implementazione di alternative più sicure per la salute rispetto alla sigaretta tradizionale.

Nonostante il governo statunitense abbia a disposizione tutti gli strumenti necessari al fine di mettere in campo una regolamentazione e una tassazione dei prodotti da svapo accuratamente calibrata ed equilibrata, le conseguenze politiche di uno sdoganamento della sigaretta elettronica pesano come un macigno sull’intero settore. Soprattutto per la scottante questione del crescente uso di svapo tra giovani e giovanissimi, che rallenta ogni passo in avanti verso questa direzione.

La tassazione negli Stati Uniti cambia da stato a stato. (Taxfoundation.org)


Secondo una recente ricerca dell’Università di San Diego in California, il numero di adolescenti che iniziano a fumare sigarette è costantemente diminuito negli anni parallelamente al crescente utilizzo delle e-cig. Dal 2016 al 2019, il numero di fumatori di sigarette tra i ragazzi delle scuole superiori statunitensi è sceso dal 28% al 22%, mentre l’uso di sigarette elettroniche è aumentato dal 39% al 46%.

La distribuzione di svapatori negli Stati Uniti per fascia d’età (Statista.com)


Un fenomeno da non sottovalutare, ma che non può oscurare i molti studi scientifici che da anni ormai sottolineano i benefici apportati dalle sigarette elettroniche rispetto alle tradizionali, e che considerano questi strumenti come efficaci mezzi alternativi per una progressiva riduzione del danno causato dal fumo combustibile ed una successiva eliminazione della dipendenza da nicotina.

La retromarcia di Trump

Lo scorso Gennaio, con una mossa a sorpresa il Presidente Donald J. Trump dopo una iniziale chiusura a qualsiasi tipo di prodotto da svapo riformulava la sua proposta di legge, proibendo solo quegli aromi preferiti dai giovani e mantenendo quelli più utilizzati tra gli adulti. Una mossa che ha causato molto scalpore e che non è piaciuta affatto ad entrambi gli schieramenti.

Non avrei mai dovuto fare quella cosa dello svapo” avrebbe detto Trump durante una telefonata con Alex Azar, segretario del Health and Human Services. Trump probabilmente si riferiva al fatto di aver pubblicamente dichiarato il proprio sostegno al divieto delle sigarette elettroniche aromatizzate piuttosto che lasciare la questione alla Food and Drug Administration.

Trump/Azar (Tom Brenner/Reuters, FILE)


Una frase che evidenzia inequivocabilmente il fatto che nessun legislatore statunitense voglia essere considerato dall’opinione pubblica come “tollerante” nei confronti del mondo dello svapo, e che ha riproposto ancora una volta l’estrema necessità di un bilanciamento tra la protezione dei minori sull’uso della sigaretta elettronica e l’offerta di una valida alternativa alla sigaretta tradizionale per i fumatori.

Il nuovo approccio del neo-presidente Joe Biden

Nonostante siano passate poco piu’ di due settimane dall’insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti siamo già in una nuova fase per il mondo dello svapo.
La scelta della US Food and Drug Administration di alzare i requisiti minimi per l’accesso al mercato dei prodotti di tabacco il giorno prima dell’insediamento di Biden, non è infatti passata inosservata. Come inosservata non è stata la scelta di undici senatori democratici, appena una settimana dopo il giuramento di Biden, di scrivere una lettera aperta alla FDA “sollecitando la rimozione dal mercato di tutti i nuovi prodotti da tabacco non autorizzati”.

(Somodevilla/Getty)

Il pugno duro del Partito Democratico statunitense rispecchia senza dubbio un atteggiamento di sospetto nei confronti della Big industry in generale e del Big Tobacco in particolare. Questo approccio potrebbe però rivelarsi un boomerang. Innalzare i requisiti e stringere le maglie aumenterebbe infatti i costi di entrata nel mercato e quindi tagliare fuori le piccole compagnie indipendenti che sono alla base del business delle e-cigarettes. In ultima istanza, i vincitori di questo nuova politica sarebbero proprio le grandi compagnie del tabacco.

Polosa ancora in testa tra gli scienziati più citati al mondo

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riccardo polosa

Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, anche nel 2020 risulta tra gli scienziati più citati al mondo secondo la classifica di Plos Biology del 2020.

Updated science-wide author databases of standardized citation indicators è l’articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista Plos Biology che ogni anno rende pubblici i dati relativi all’impatto delle pubblicazioni scientifiche di 1.000.000 di ricercatori nel mondo, in termini di rapporto tra citazioni, ricerche e impatto sulla carriera.

Secondo questo studio, Il prof. Polosa anche per il 2020 è tra gli scienziati più citati e si attesta il primato tra gli atenei più produttivi di Palermo, Messina e Catania

Gli scienziati vengono rigorosamente classificati in 22 campi scientifici e 126 sottocampi.  

Un autorevole riconoscimento che voglio condividere con tutti i membri del CoEHAR e con i numerosi ricercatori dell’ateneo. Nonostante le limitazioni dovute alla pandemia, i nostri ricercatori anche nel 2020 hanno continuato a condurre gli studi senza mai perdersi d’animo, con coraggio e fiducia e adottando le più idonee misure di protezione hanno continuato a lavoro con entusiasmo e determinazione” – così Riccardo Polosa ha commentato la notizia.

Da una epidemia ad una pandemia, adesso pensiamo al futuro

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Carissimi amici, 

Per il mondo della Riduzione del danno da Fumo questo 2020 è stato il passaggio da una epidemia ad una pandemia. 

Abbiamo lasciato il 2019 con la gestione dell’epidemia di “EVALI” che negli Stati Uniti ha diffuso paura e confusione a causa anche degli sforzi intenzionali e fuorvianti delle organizzazioni internazionali come FDA e CDC che hanno volutamente disinformato i vapers sui danni dello svapo di nicotina quando invece sin dall’inizio era chiaro che la causa dell’EVALI era legata all’uso di cartucce di THC contaminate con vitamina e acetato. 

In realtà, proprio con l’arrivo della pandemia di COVID-19 il mondo ha capito che l’ideologia non deve mai essere usata per guidare la scienza. 

I principi fondamentali dell’etica della salute pubblica derivano da una comunicazione chiara e dall’analisi certa delle cause che sono alla radice del problema e che potrebbero prevenire migliaia di morti. 

Le notizie delle ultime ore che arrivano dal Governo italiano, con l’approvazione dell’emendamento che introduce un aumento sproporzionato della tassazione sui liquidi per sigaretta elettronica mi riportano ancora a questa domanda: quando impareranno i politici ad ascoltare la scienza e non le ideologie o gli interessi di mercato? 

Ci sono centinaia di studi che dimostrano che lo svapo è meno dannoso del fumo di sigaretta convenzionale. Portare i commercianti ad aumentare inevitabilmente il prezzo di questi prodotti sul mercato significa proibire a milioni di italiani di passare ad una soluzione meno dannosa per la propria salute. E per il sistema sanitario italiano, già sotto pressione per l’epidemia di COVID-19, questo significa aumentare gli accessi alle strutture sanitarie e allentare la diffusione di uno strumento di prevenzione utile ed efficace contro le malattie fumo correlate. Lo svapo, in maniera storica e rivoluzionaria, ha dimostrato di essere lo strumento più efficace per l’abbandono definitivo delle bionde. 

Anche in ambito internazionale, le agenzie di sanità pubblica devono fermare l’intensificazione delle politiche proibizioniste e riguadagnare rapidamente la fiducia del pubblico che stanno inevitabilmente perdendo. Per farlo, devono dimostrare un approccio imparziale alle prove, comunicando chiaramente con i fatti i modi migliori per prevenire le malattie

Il Global State of Tobacco Harm Reduction (GSTHR) 2020 è stato l’ultimo di una serie di rapporti storici dell’agenzia di sanità pubblica Knowledge Action Change (KAC). Gli autori di Burning Issues hanno rivelato una stima per il numero globale di svapatori e fumatori dimostrando che c’è una urgente necessità di aumentare la riduzione del danno da fumo se si vuole realizzare il pieno potenziale di salute pubblica. 

La sfida del 2021 è accelerare al massimo la transizione globale verso i prodotti meno dannosi. Tuttavia, la portata della diffusione del vaping dimostra la loro grande accettazione da parte dei consumatori di tabacco come alternativa per smettere di fumare. 

Proprio di recente insieme ai ricercatori del CoEHAR abbiamo pubblicato un documento che indaga sul futuro della riduzione del danno: uno studio che punta al futuro. Vuole essere un ponte tra l’attivismo anti-tabacco che vuole eliminare definitivamente il fumo e il contributo che possono dare i prodotti dello svapo. L’obiettivo comune deve essere quello di un approccio volto a ridurre i danni che derivano dai prodotti della combustione, con l’obiettivo finale di eliminare ogni dipendenza dal fumo. 

Il COVID-19 non ha mai fermato l’attività scientifica del CoEHAR che anche in questi mesi ha condotto importanti studi sul tema delle riduzione del danno.

I nostri ricercatori in tutto il mondo stanno compiendo grandi sforzi per garantire al mondo le risposte che si aspetta dalla scienza. Non ci siamo fermati e non ci fermeremo.

A tutti i ricercatori, e a chi combatte la pandemia dentro e fuori gli ospedali, il nostro Grazie più grande. Il 2020 ha cambiato il mondo, ha rivoluzionato il nostro stile di vita e ci lascerà di certo grandi cambiamenti storici. 

Adesso pensiamo a scrivere una nuova storia insieme.

A tutti voi, i miei più sinceri Auguri di Buon Natale 

Prof. Riccardo Polosa

Gerry Stimson: a che punto è la riduzione del danno da fumo?

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Un’interessante intervista pubblicata sulla rivista FILTER ci riporta all’anno 1986, quando Margaret Thatcher era il primo ministro nel Regno Unito, e i ministri venivano informati su una significativa minaccia che gravava sulla salute pubblica: l’HIV.

Diversi gli scienziati e i medici che da allora, dedicano la propria carriera alle persone che fanno uso di eroina e altre sostanze stupefacenti. “Grazie alla mia esperienza, mi sono ritrovato a sviluppare e valutare l’approccio alla riduzione del danno, prima ancora che fosse conosciuto come tale nel Regno Unito. Il mio lavoro si è sempre concentrato sulle persone che si iniettavano droghe e rischiavano di contrarre l’infezione da HIV”, racconta Gerry Stimson, professore all’Imperial College di Londra e direttore della Fondazione britannica sanitaria Knowledge Action Chance.

Sin dal 1987, il Dipartimento di Salute Pubblica inglese sviluppa programmi sperimentali e lancia campagne di ricerca sull’HIV.

La premessa che guidava le campagne era che il rischio di infezione da HIV fosse maggiore dei rischi derivanti dall’uso di droghe. Oggi non si intende questo quando si parla di harm reduction? La risposta del Regno Unito all’HIV è stato un successo per la salute pubblica.

“Dopo più di 20 anni, fino alla fine degli anni 2000, mentre ancora si lavorava per la prevenzione dell’HIV e nella riduzione dei danni causati dalla droga, ho conosciuto persone che fumavano per la nicotina, ma morivano per il catrame”, aggiunge.

Fino a quando poi qualcuno non ha parlato dello svapo ed è stato subito chiaro che quest’innovazione potesse offrire una soluzione per la riduzione del danno da fumo, essendo le sigarette elettroniche prodotti più sicuri, che consentono un comportamento più sicuro.

A poco a poco, lo svapo ha iniziato a crescere in popolarità, nel Regno Unito e altrove. In seguito, anche insieme ai prodotti a tabacco riscaldato, si stava aprendo un fronte completamente nuovo nella riduzione del danno. Anche se ancora, molte delle grandi aziende produttrici di tabacco, si oppongono al vaping.

Un rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England ha dimostrato che lo svapo sia per il 95% meno dannoso rispetto al fumo di sigarette convenzionali. E questo è sicuramente uno dei motivi fondamentali per cui stiamo assistendo al calo delle vendite di sigarette a cui non si era mai assistito prima.

“Da quando ho iniziato a lavorare in questo campo, concependo e sviluppando il progetto Global State of Tobacco Reduction, ci sono state drastiche diminuzioni nel Regno Unito grazie dell’uso delle sigarette elettroniche”, dichiara Stimson.

Nel frattempo, la Svezia ha il più basso livello di fumatori a causa della popolarità dello snus e il più basso livello di decessi correlati al tabacco. In Norvegia, il fumo è praticamente scomparso; tra le giovani donne, l’1% fuma mentre il 14% usa lo snus. Dal 2016, quando i prodotti del tabacco riscaldato (HTP) sono stati introdotti nel mercato giapponese, le vendite di sigarette sono crollate di un incredibile 33%.

Il lavoro svolto durante l’ultima presentazione, Burning Issues: The Global State of Tobacco Harm Reduction 2020, mostra che a livello globale 98 milioni di persone assumono nicotina da prodotti più sicuri invece che da tabacco combustibile. Di questi, 68 milioni sono vapers, 20 milioni sono utenti di HTP e 10 milioni sono consumatori di tabacco o snus.

I luoghi in cui questa rivoluzione è già in atto sono tutte nazioni ricche. Questo significa che quando hanno la possibilità di farlo, le persone smettono di fumare e passano a prodotti più sicuri. Le persone scelgono di migliorare la propria salute.

Questo potrebbe ritenersi un successo ma siamo ancora lontani dal definirlo veramente così. L’80% dei fumatori nel mondo vive in paesi a basso e medio reddito (LMIC), dove le misure di controllo del tabacco sono spesso attuate solo in modo insufficiente o parziale, i tassi di fumo sono alti o in fase di stallo, la crescita della popolazione aumenta il numero di fumatori e i sistemi sanitari non sono in grado di trattare efficacemente le malattie legate al fumo o di offrire sostegno ai fumatori per smettere. Anche i produttori di prodotti più sicuri non servono bene questi paesi, mantenendo fasce di prezzo che sono fuori dalla portata della maggioranza.

1,1 miliardi di persone fumano in tutto il mondo. Quel totale è rimasto invariato per due decenni. L’OMS prevede un miliardo di decessi correlati al fumo e le stime suggeriscono che attualmente ci sono solo nove consumatori di prodotti sicuri per ogni 100 fumatori.

L’OMS, come per la prevenzione dell’HIV, deciderà di integrare la riduzione del danno come una questione di salute pubblica e individuale? La riduzione del danno è una delle tre strategie chiave per il controllo del tabacco, ma nel 2005, quando è stato redatta, nessuno immaginava le scelte che sarebbero state offerte ai consumatori di nicotina, solo 15 anni dopo.

Molte persone, in passato, hanno fatto delle scelte per migliorare la propria salute e il proprio benessere. Oggi, dovrebbero continuare a scegliere bene perché è in questo che risiede tutta l’importanza della riduzione del danno. Sarebbe una svolta contro ogni malattia.

Ricordiamo che anche il CoEHAR ha di recente pubblicato un interessante paper che analizza alcune “verità” sull’Harm Reduction. Firmato da Renèe O’Leary con la collaborazione del prof. Riccardo Polosa, il documento in queste settimane è stato ripreso da autorità governative ed organi di stampa.

L’importanza degli aromi per i vapers

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Da un recente sondaggio europeo, condotto a Bruxelles dall’associazione Independent European Vape Alliance (IEVA), si apprende che l’80% dei fumatori che sono passati alle ecig ha smesso completamente di fumare e che il 65% degli svapatori utilizza aromi fruttati o liquidi dolci. A partecipare al sondaggio, 3.300 vapers europei.

L’indagine mette in evidenza l’importanza di questo valido strumento alternativo rappresentato dalle sigarette elettroniche. L’81% degli svapatori ha completamente smesso di fumare tabacco e il 12% ha ridotto il fumo delle sigarette tradizionali grazie all’aiuto delle ecig. L’86% dei partecipanti al sondaggio pensa che le sigarette elettroniche siano meno dannose delle sigarette tradizionali e il 2% ritiene che le sigarette elettroniche siano uguali o più dannose rispetto alle sigarette combustibili.

Qual è l’importanza degli aromi?

La varietà degli aromi è sicuramente uno dei motivi più importanti per cui gli svapatori utilizzano le sigarette elettroniche. Il 40% usa liquidi aromatizzati alla frutta e il 25% preferisce, invece, sapori più dolci. Un terzo dei vapers sceglie liquidi aromatizzati al tabacco (35%).

L’associazione IEVA (European Independent Vape Alliance) ha chiesto ai partecipanti al sondaggio come reagirebbero se tutti gli aromi liquidi, eccetto quelli al tabacco, fossero vietati. Dai risultati appresi, solo il 20% degli svapatori passerebbe ai gusti del tabacco. Un divieto simile comporterebbe un effetto negativo, difatti il 31% ha affermato che avrebbe acquistato aromi liquidi sul mercato nero. Il 9% ricomincerebbe a fumare.

“Il nostro sondaggio conferma la ricerca precedente che sosteneva che i sapori delle sigarette elettroniche sono cruciali per i fumatori adulti. Un divieto di aromi deve essere evitato a tutti i costi, perché porterebbe molti vapers ad acquistare prodotti non regolamentati sul mercato nero o addirittura a ricominciare a fumare. Questo risultato metterebbe in pericolo la grande opportunità che hanno molti fumatori, ovvero quella di smettere di fumare con l’aiuto della sigaretta elettronica”, ha dichiarato Dustin Dahlmann, Presidente di IEVA.

Un rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England ha dimostrato che le e-cig sono per il 95% meno dannose rispetto alle sigarette convenzionali e possono contribuire a salvare migliaia di vite ogni anno.

SHARPER 2020: La Notte dei Ricercatori anche per il CoEHAR

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Anche la Notte Europea dei Ricercatori si adatta alla pandemia. L’appuntamento annuale, promosso dalla Commissione Europea, quest’anno si svolgerà online il 27 novembre 2020 e ancora una volta il CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania e la LIAF Lega Italiana Anti Fumo saranno tra i protagonisti dell’evento.

Lo sviluppo della ricerca scientifica e l’implementazione dei suoi risultati sono al centro della questione mondiale e mai come in questi mesi è stato così importante sostenere l’attività dei ricercatori di tutto il mondo.

SHARPER (SHAring Researchers’ Passions for Evidences and Resilience), è uno dei sette progetti sostenuti dalla Commissione Europea e coordinato dalla società Psiquadro, che ha l’obiettivo di coinvolgere i cittadini nella scoperta del mestiere di ricercatore e del ruolo che i ricercatori hanno nel costruire il futuro della società attraverso l’indagine.

L’edizione 2020 proporrà attività che legano le azioni della ricerca ai Sustainable Development Goals. A causa dell’emergenza della pandemia, troveremo in primo piano temi molto attuali come il diritto alla salute e un’educazione di qualità per tutti. Le 13 città italiane coinvolte all’interno del progetto SHARPER sono: Catania, Ancona, Cagliari, Camerino, L’Aquila, Macerata, Nuoro, Palermo, Pavia, Perugia, Terni, Torino e Trieste.

Le attività dell’edizione 2020 saranno promosse attraverso una serie di formati online, dal live streaming al webinar, dal virtual gaming alla citizen science a distanza, dai virtual tour alle performance artistiche, fino a nuove forme di dialogo tra ricercatori e mondo della scuola, coinvolgendo oltre 500 ricercatori. L’utilizzo di nuove tecnologie e linguaggi innovativi porteranno a un rinnovamento che sarà anche l’occasione per potenziare la dimensione di rete del progetto.

L’evento che negli ultimi anni ha coinvolto milioni di visitatori, quest’anno sarà a tutti gli effetti digitale e avrà una durata di 24 ore.

Il CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo ) dell’Università degli Studi di Catania, sarà presente con un talk dal titolo: “Tra indipendenza e dipendenza: Harm Reduction”.

Quali sono gli strumenti più efficaci per smettere di fumare secondo gli studi più recenti? E quali sono i progetti di internazionalizzazione che il CoEHAR sta conducendo insieme ad altri 100 ricercatori nel mondo?

Durante l’evento, la giornalista Valeria Nicolosi intervisterà il prof. Pasquale Caponnetto, coordinatore del Centro per la Cura e Prevenzione al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e ricercatore del CoEHAR.

Al termine della video intervista il CPCT rimarrà disponibile per info e consulenza gratuita dalle ore 10 alle ore 13. Gli utenti potranno contattare il numero 0953781537 e ricevere assistenza da parte dei ricercatori del CoEHAR. 

Oltre all’Università di Catania, tra gli organizzatori locali sono coinvolti cinque enti di ricerca: il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Centro Siciliano di Fisica Nucleare e di Struttura della Materia (CSFNSM), l’Istituto Nazionale di Astrofisica, con l’Osservatorio Astrofisico di Catania, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, presente con i Laboratori Nazionali del Sud e con la Sezione INFN di Catania, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, presente con la Sezione di Catania – Osservatorio Etneo. Tra i partner dell’edizione 2020, presente il Comune di Catania, che quest’anno si è unito agli organizzatore dell’iniziativa, la Ferrovia Circumetnea (FCE), l’associazione EPS-Young Mind Sezione di Catania e l’associazione Officine Culturali.

Per ulteriori informazioni clicca qui.

3rd Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction: Novel products, Research & Policy

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Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction, evento che si tiene ogni anno ad Atene, è una conferenza in cui vengono discussi i benefici e i rischi associati all’uso alternativo di prodotti del tabacco.

Quest’anno, giunto alla sua terza edizione, si terrà online dal 24 al 25 settembre 2020: https://www.nosmokesummit.org/

L’obiettivo del summit scientifico è quello di offrire a scienziati provenienti da diversi paesi l’opportunità di presentare le loro ricerche e di sottoporle ai medici. Un momento importante e che dà, allo stesso tempo, la possibilità di condividere con ospiti illustri le ultime innovazioni riguardo i prodotti alternativi al tabacco.

Tra i temi in programma: le politiche del controllo del tabacco, le pratiche di smoking cessation, le sigarette elettroniche come valide alternative per smettere di fumare, comunicazione del rischio per la salute pubblica.

Ospite di questa edizione anche il professore Massimo Caruso, ricercatore del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo) del Policlino di Catania, che ha presentato il progetto Replica presentando gli strumenti per la ricerca utilizzati all’interno dei laboratori del CoEHAR e tra i più innovativi al mondo.

Ricordiamo che, tramite la conduzione dei “Replication studies” nei laboratori di Catania e dei partner internazionali, il CoEHAR mira a replicare e confermare le più rilevanti ricerche pubblicate riguardanti studi in vitro.

Di questo e molto altro si parlerà anche durante la giornata di domani, per conoscere il programma completo dell’evento virtuale: https://www.nosmokesummit.org/programme/


ADM: drastico calo delle vendite di sigarette in Italia – Dal 2017 il consumo di sigarette è sceso del 6,80%

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Catania, 11 settembre 2020 – Il Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli conferma il trend positivi sul calo delle vendite di sigarette convenzionali, e per la prima volta il dato segna una diminuzione incredibile delle vendite dovute anche all’aumento dei consumatori di prodotti senza combustione. Dal 2017 il consumo di sigarette è sceso del 6,80%.

Presentato questa mattina, infatti, alla presenza anche del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Libro che contiene i risultati conseguiti lo scorso anno nei suoi vari ambiti di competenza dall’Agenzia delle Dogane. La riduzione di vendita delle bionde, dal 2017 ad oggi è del 6,80% con una diminuzione di tabacchi di 1,2 milioni di chilogrammi. L’importanza delle varie campagne di sensibilizzazione ha dato un valido contributo a questo dato, spingendo a modificare i comportamenti dei fumatori verso stili di vita più sani. Proprio per quanto riguarda il tabacco, il Libro Blu segnala come “parte della riduzione della domanda di tabacchi è stata dovuta anche alla progressiva sostituzione dei tabacchi da inalazione ma senza combustione”.

“Le campagne sugli effetti nocivi del fumo esistono da decenni ma mai si era assistito ad una contrazione cosi significativa in termini di consumo di sigarette convenzionali. La motivazione di questo incredibile risultato, in termini di salute, è dovuta al grande aumento di popolarità dei prodotti che erogano nicotina senza combustione e che risultano essere meno dannosi. Un risultato che deve iniziare a far riflettere le istituzioni sulla rivoluzione che è già in atto”. – così il fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, Riccardo Polosa.

Obesità e COVID-19: ricercatori italiani lanciano l’allarme

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Secondo una recente analisi dei ricercatori del CoEHAR, l’associazione tra ospedalizzazione per COVID-19 e obesità é forte e chiara.

Il meccanismo di questa associazione è ancora sconosciuto ma sono state avanzate diverse ipotesi che richiamano sia a meccanismi patobiologici che patofisiologici. I soggetti con alti indici di massa corporea, infatti, hanno una maggiore predisposizione a complicazioni anche mortali per via dell’infezione da SARS-CoV-2.

Ma quali sono effettivamente le complicazioni di malattia alle quali sono più di frequente esposti i pazienti obesi?

Quali i percorsi terapeutici dedicati? Quali sono le possibili ipotesi di lavoro che possiamo sviluppare partendo da queste analisi iniziali? Quali i consigli da dare alle persone obese nel contesto di questa pandemia?

Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato uno degli autori dell’analisi intitolata “COVID-19 and Obesity: Dangerous Liaisons” e pubblicata di recente sulla prestigiosa rivista Journal of Clinical Medicine.

La prof.ssa Adriana Albini, Responsabile del Laboratorio di Biologia Vascolare e Angiogenesi dell’IRCCS MultiMedica di Milano, e co-autrice del nuovo studio (insieme ad alcuni membri del CoEHAR tra cui il prof. Riccardo Polosa, Grazia Caci, Mario Malerba, Douglas Noonan e Patrizia Pochetti) ci aiuterà a comprendere meglio le implicazioni di questa ricerca.

Buongiorno Adriana, ci si poteva aspettare un alto numero di pazienti obesi tra gli ospedalizzati a causa del Covid-19 o è stata una sorpresa?

“All’inizio non si sapeva esattamente cosa avrebbe determinato la gravità della malattia e del suo decorso: è stato evidente fin quasi da subito i quadri piú infausti erano associati alla presenza di co-morbiditá come ipertensione, e diabete mellito, oltre ad altri disturbi cardiovascolari. Siamo rimasti sorpresi di vedere che anche l obesitá era costantemente e significativamente associata con COVID-19 e particolarmente cone le sue forme piú gravi“.

Quali sono le problematiche più rilevanti che un paziente obeso si trova ad affrontare qualora contragga il COVID-19?

“Vi sono molteplici aspetti. Quello più scientifico è basato sul fatto che il COVID-19 induce una cascata infiammatoria che nel paziente obeso, che di per sé presenta già una patologia con aspetti infiammatori, si aggrava. L’altro riguarda la difficile gestione della circolazione sanguigna e della respirazione, che vengono compromesse dall’infezione e in qualche modo peggiorano. Dobbiamo anche considerare aspetti meccanici: la persona obesa, ad esempio, è difficile da intubare. Si può aggiungere che proprio questa epidemia ha in qualche modo evidenziato il fatto che l’obesità deve essere considerata una vera e propria patologia e non una condizione di sovrappeso”.

Quali sono le raccomandazioni che questa categoria di pazienti deve tenere a mente per tutelare la propria salute?

“In generale bisogna sensibilizzare l opinione pubblica e i decisori del governo al contenimento del fenomeno del sovrappeso e dell’obesità sin dalla etá pediatrica con il contrasto alla alimentazione smodata. Un progressivo aumento deve essere contrastato con prontezza mettendo in campo tutte quelle misure, dietologiche, psicologiche e di attività fisica che possano porre un freno alla crescita ponderale”

Lo studio

La correlazione tra l’obesità e il Covid-19 é emersa recentemente, ma ancora oggi molte delle casistiche non tengono conto di eventuali altri fattori (ad esempio: età, dieta, diabete, etc).
Tuttavia, anche indipendentemente dal fattore etá, l’obesità appare essere un fattore di rischio indipendente per l’evoluzione dell’infezione da coronavirus.
Essa è spesso associata al funzionamento ridotto dei polmoni, oltre che a condurre verso complicazioni quali disfunzioni renali e cardiovascolari, ipertensione e danni vascolari generalizzati, cause che accentuano il decorso negativo dell’infezione. 

In uno studio condotto nello stato di New York, su un totale di 5700 pazienti, l’obesità rappresentava il 41.7% delle comorbidità. Durante l’ospedalizzazione, il 12.2% dei pazienti è stato sottoposto a ventilazione meccanica. Trattamento complesso in questa categoria di pazienti, poiché i depositi adiposi attorno alla laringe e alla faringe creano non poche difficoltà. Molti studi in materia si focalizzano sulla correlazione tra l’obesità e il sistema renina-angiotensina, che consiste in una serie di reazione enzimatiche che conducono alla formazione di differenti peptidi di angiotensina. Correlazione rilevante poiché, una volta entrato nelle cellule, il virus SARS induce una sistematica sottoregolazione di ACE2, l’enzima di conversione dell’angiotensina: la presenza dell’ACE2 nei tessuti adiposi sembra favorire infatti l’ingresso del virus all’interno dell’organismo. In aggiunta, i pazienti obesi sembrano avere una durata dell’infezione maggiore, ospedalizzazioni più lunghe e trattamenti di ossigeno più intensi.
A peggiorare il quadro clinico, interviene la predisposizione di tali pazienti a sviluppare infiammazioni croniche, aumentando la circolazione delle citochine proinfiammatorie, che giocano un ruolo fondamentale nella degenerazione dell’infezione da coronavirus. 

Queste scoperte potrebbero dunque portare alla formulazione dell’ipotesi che un percorso di dimagrimento diminuirebbe le possibilità di rischio per i soggetti obesi.

Ovviamente tale assunto rappresenta una provocazione: sebbene l’attività fisica è provato avere generali effetti benefici, un repentino stress fisico causato da un’attività motoria intensa e rapida potrebbe avere un effetto depressivo sul sistema immunitario. Si può consigliare un l’esercizio fisico ai pazienti obesi, ma solo se in presenza di un programma di riabilitazione polmonare, e certamente solo in seguito alla guarigione dall’infezione da Covid-19. 

Più semplicemente, i pazienti con elevati indici di massa corporea devono tutelarsi prestando molta attenzione alle norme di distanziamento sociale e utilizzando correttamente i dispositivi medici di protezione. COVID o meno, una volta passata la fase acuta, adottare uno stile di vita più sano, meno sedentario e controllare la dieta significa diminuire drasticamente i fattori di rischio per una serie di patologie legate al sovrappeso.

L’acqua di mare per un vero e proprio bagno di salute

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Chi sceglie il mare in questo periodo ha avuto un’ottima idea poiché in spiaggia ci si riposa, si prende la tintarella (senza esagerare) ma soprattutto è l’occasione ideale per fare un vero e proprio bagno di salute. La salsedine e l’acqua salata infatti, contengono una serie di sostanze naturali benefiche, oligoelementi e sali minerali che aiutano e prevengono malattie di varia natura.

Il fumatore in modo particolare trae maggior beneficio da questo aereosol marino, le onde dell’acqua salata, infatti, sprigionano nell’aria preziosi minerali che vengono assorbiti dai polmoni come il cloruro di sodio e di magnesio, lo iodio, il bromo e il silicio, che depurano le vie respiratorie e potenziano le difese immunitarie dell’organismo.

Tosse e forme asmatiche tipiche del fumatore incallito, vengono sottoposte ad un vero e proprio lifting marino, con un’azione antinfiammatoria e benefica per le vie respiratorie. L’acqua di mare ha un potere rivitalizzante, detergente e antibatterico e ci aiuta, non solo a respirare meglio ma ad avere una pelle sana e liscia, rinforza le ossa, combatte ritenzione idrica e cellulite, aiuta a dimagrire ed è un antidepressivo naturale.

Le passeggiate sul bagnasciuga, i tuffi e le nuotate in mare aumentano la serotonina, il cosiddetto “ormone della felicità”.

Con tutti questi fattori positivi al tabagista non resta altro che decidere di buttare via la sigaretta, per godersi questa estate libero dalla dipendenza, in buona salute e perché no…felice, poiché non si smette mai di fumare solo per se stessi, ma anche per gli altri.

Storie di ex fumatori: oggi vi raccontiamo di Benji, idolo degli adolescenti

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Continua il nostro appuntamento con le storie di ex fumatori. Quella di oggi è la storia di Benji, idolo degli adolescenti, parte duo musicale Benji & Fede che negli ultimi anni ha conquistato le classifiche con i suoi brani, e che ora si è sciolto. In una serie di interviste rilasciate a diversi giornali, Benji ha parlato così della sua storia di ex fumatore.

Di seguito il suo racconto: “Esattamente sei anni fa, uno stile di vita sbagliato e il troppo fumo (sigarette e non solo) mi spedirono per due interminabili settimane intubato in terapia intensiva con una rara malattia chiamata istiocitosi polmonare, la presenza cioè nei polmoni di noduli che tendono a formare cisti. Non mi sono mai sentito così vicino dal perdere tutto quello che stavo inseguendo. Una volta dismesso pesavo 10 kg in meno, non riuscivo a camminare e parlare contemporaneamente e il parere dei medici era chiaro: “Se smetterai di fumare recupererai una vita normale ma dovrai comunque rinunciare all’idea di praticare sport.

(Avevo solo 21 anni). Da quel giorno scattò qualcosa nella mia testa. Cambiai radicalmente stile di vita, adottai abitudini sane e feci una promessa a me stesso: NON AVREI FUMATO MAI PIÙ.

Per me, per la mia famiglia e per tutte le persone che credevano nei mille traguardi che volevo raggiungere. Viviamo in una società che tende a metterci continuamente in competizione, gli uni contro gli altri. A scuola, nel lavoro, nei rapporti. Sempre a sbatterti in faccia chi è più bravo di te. Ma se posso darvi un consiglio (io che di cose da imparare ne ho ancora tantissime): sfidate voi stessi, i vostri limiti, le vostre abitudini e nessun altro. Solo così raggiungerete i risultati più importanti .

Oggi ho corso 25 km (15.5 miglia) e tra poco andrò a farmi una nuotata con la mia ragazza. Ascoltate la vostra testa e lottate per i vostri sogni, non c’è niente che vi farà sentire più vivi.

LIAF dona mascherine per i passeggeri dell’aeroporto di Catania e test sierologici gratuiti per i medici siciliani

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Catania, 17 Luglio 2020 – LIAF – Lega Italiana Anti Fumo, da anni impegnata nella lotta contro il tabagismo, ha avviato due importanti iniziative mirate a contrastare la diffusione del coronavirus.

La prima iniziativa, in collaborazione con la governance dell’Aeroporto Internazionale di Catania prevede la distribuzione gratuita di 20 mila mascherine a tutti i passeggeri dell’aeroporto Fontanarossa. La LIAF riconosce l’importanza delle misure di protezione personale come baluardo contro la diffusione del virus e le mascherine sono il primo vero scudo di difesa individuale. 

La seconda iniziativa, in collaborazione con Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Catania, prevede l’offerta gratuita di 500 test sierologici per i medici e i dentisti catanesi. Lo stretto contatto con malati e pazienti di ogni tipologia espone gli operatori sanitari a un rischio di contagio più elevato rispetto alla gente comune. Grazie al test, si potrà capire a quali rischi si espongono gli operatori sanitari nello svolgimento del loro dovere. 

Ezio Campagna, Presidente di LIAF, si è detto fiero di queste importanti iniziative filantropiche targate LIAF. “La campagna di raccolta delle donazioni anti-COVID è stata generosa con la LIAF. Siamo dunque felici e orgogliosi di investire quanto raccolto in questi mesi per la Sicilia e i Siciliani”. 

Il Prof. Riccardo Polosa, già responsabile scientifico di LIAF ed immunologo di fama internazionale dell’Università degli studi di Catania, ha affermato “Siamo orgogliosi di poter offrire a medici e dentisti una valutazione seria del loro grado di protezione contro il coronavirus per metterli in condizione di poter continuare a lavorare con maggiore serenità. Siamo anche fieri – ha aggiunto Polosa – di poter dotare tanti viaggiatori di mascherine protettive, che servono a dare sicurezza, oltre a essere un modo per riaffermare il diritto a una maggiore libertà di circolazione”.

Questa nuova iniziativa LIAF segue la recente attività di sostegno alla lotta contro il coronavirus iniziata già nel mese di Aprile con l’attivazione della helpline telefonica “LIAF Call Me” che ha fornito assistenza psicologica gratuita a centinaia e centinaia di italiani costretti alla reclusione domiciliare imposta dal lockdown nazionale. In quell’occasione, peraltro, i ricercatori di LIAF hanno avuto modo di valutare le risposte da 1825 partecipanti e tradurle in risultati che sono già stati pubblicati sulla rivista internazionale Health Psychology Research. 

“Siamo davvero grati alla LIAF per l’iniziativa che denota particolare sensibilità – ha dichiarato il presidente SAC, Sandro Gambuzza – e rappresenta un segnale di attenzione verso sé stessi e verso il prossimo e di responsabilità collettiva”.

U di attenzione nei confronti dei passeggeri ha parlato anche l’amministratore delegato SAC, Nico Torrisi. “Il Paese, fortunatamente, ha ricominciato a muoversi e i turisti a viaggiare – ha detto – ed è quindi quanto mai importante fornire ai passeggeri i dispositivi indispensabili che permettano di farlo in tutta sicurezza.

Fa piacere la ventata di ottimismo, ma questo non vuol dire essere irresponsabili”. 

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FDA: le IQOS (dispositivi che non bruciano) sono a rischio modificato

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Anche secondo l’FDA i dispositivi a tabacco riscaldato sono a “rischio modificato”.

Catania, 8 Luglio 2020 – In un annuncio pubblicato proprio ieri, la Food and Drug Administration ha spiegato che IQOS riduce l’esposizione alle sostanze dannose rispetto al fumo di sigaretta convenzionale. Si tratta della prima volta che l’Agenzia statunitense si esprime favorevolmente nei confronti di questi prodotti, e per la prima volta cita IQOS. Lo fa però dopo un iter di valutazione durato oltre 3 anni. 

Secondo le nuove linee guida, l’IQOS è un “modified-risk tobacco product application” – MRTPA, ovvero un “dispositivo a rischio modificato“. Ciò significa che può essere commercializzato come un prodotto che non danneggia come le sigarette convenzionali avendo, come dimostrato da diversi studi, delle caratteristiche diverse. 

Nello specifico, dopo la valutazione di un dossier contenente evidenze scientifiche che sono frutto di studi indipendenti, di studi condotti dalla stessa PMI e di studi realizzati dalla stessa FDA, l’organizzazione internazionale specifica che: 

  • Il sistema IQOS riscalda il tabacco ma non lo brucia. 
  • Ciò riduce significativamente la produzione di sostanze chimiche dannose e potenzialmente dannose. 
  • Studi scientifici hanno dimostrato che il passaggio completo dalle sigarette convenzionali al sistema IQOS riduce significativamente l’esposizione del corpo a sostanze chimiche dannose o potenzialmente dannose. 

Ma attenzione, specifica l’FDA, il passaggio ad IQOS è meno dannoso se definitivo, se cioè il fumatore non continua ad usare contemporaneamente anche le sigarette convenzionali. E comunque resta intesa che i soggetti che non hanno mai fumato non devono accedere a questi prodotti per la tutela della loro salute, specie se si tratta di minorenni. 

Questo, secondo l’Agenzia, è il motivo per il quale saranno fatti dei controlli costanti e continui per assicurare una corretta informazione al consumatore e per far si che le innovazioni tecnologiche, e gli studi sulla tossicità continuino nella stessa direzione di positivo e continuo miglioramento. 

In particolare, precisa l’FDA nella sua nota, esistono due tipi di indicazioni che l’FDA può approvare rispetto a questi prodotti, può definirli infatti a “rischio modificato” o/e “esposizione modificata”. Per IQOS, considerate le prove sostenute, si tratta di un dispositivo che consente “esposizione modificata” che favorisce dunque la salute della popolazione dei fumatori riducendo il danno provocato da anni di fumo di sigarette convenzionali.

Rispetto al fumo di sigaretta, l’aerosol di IQOS contiene livelli considerevolmente più bassi di potenziali agenti cancerogeni e sostanze chimiche tossiche che possono danneggiare i sistemi respiratorio o riproduttivo. 

La decisione dell’FDA fornisce dunque un esempio molto importante e di certo segna il passo per le regolamentazioni future di altri governi e organizzazioni di salute pubblica che da oggi possono far riferimento a questo importante annuncio per la regolamentazione dei prodotti senza combustione come utili per ridurre il danno fumo correlato.

Ricordiamo, infine, che come avvenuto con altri enti regolamentari e sanitari in tutto il mondo, oltre alla FDA negli Stati Uniti, Philip Morris ha volontariamente sottoposto anche alle autorità sanitarie italiane una prima parte di studi ed evidenze scientifiche sul prodotto senza combustione IQOS. Le autorità italiane hanno ritenuto però che tali studi, condotti prima del 2017, allo stato attuale e sulla base delle evidenze fornite, non fossero sufficienti per etichettare il prodotto come “a ridotta tossicità” o “a potenziale rischio ridotto” rispetto ai prodotti a combustione.

Ho un piccolo nodulo al polmone. Posso svapare?

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Francesco ha 55 anni e svapa da 5. Ha scritto a noi dicendo che grazie alle sigarette elettroniche ha smesso completamente di fumare dopo 42 anni di fumo di sigaretta convenzionale.

Francesco ha anche un nodulo ai polmoni riscontrato qualche anno fa e tenuto sempre sotto controllo dal suo medico specialista. Purtroppo, di recente la tac di Francesco ha anche evidenziato la presenza di “bolle enfisematose”.

La domanda che oggi si rivolge al prof. Riccardo Polosa è: posso continuare a svapare anche in presenza di noduli polmonari?

Questi purtroppo sono i danni cumulativi dovuti a decenni di fumo. E la verità è che difficile poter recuperare quanto perso. Ciò che importa è tenere sempre sotto controllo, con esami periodici, le eventuali problematiche che possono emergere dalla presenza di queste patologie legate ai polmoni.

Il modo migliore per evitare la progressione del danno è di certo smettere definitivamente di fumare o, se non si riesce, passare a prodotti senza combustione e meno dannosi.

In questi casi però, aggiunge il prof. Riccardo Polosa: “sulla base delle mie conoscenze, credo sia meglio non svapare assolutamente di polmone. Meglio tirare di guancia, anche dovendo aumentare la concentrazione di nicotina“.

GFN 2020 – Polosa: “non è probabile che il vaping aumenti il rischio di infezione”

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Che il fumo svolga o meno una funzione protettiva nei confronti dell’infezione, ancora non si sa con certezza e la comunità scientifica non ha ancora preso una posizione univoca. Ma se dovessimo procedere per ipotesi sulla base dei dati che oggi abbiamo a disposizione, sicuramente possiamo affermare che non è probabile che il vaping aumenti il rischio di infezione” – così stamane il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR Centro di Ricerca Internazionale per la Riduzione del Danno da Fumo, ha introdotto l’edizione 2020 del Forum Globale sulla Nicotina che ogni anno si svolge a Varsavia ma che, in ottemperanza alle restrizioni previste dal Covid, per la prima volta si è tenuto online e sarà disponibile sulla piattaforma youtube anche nei prossimi giorni. 

L’evento, iniziato oggi, si concluderà domani e prevede gli interventi di un panel scientifico di elevato prestigio internazionale. Tra loro: Gerry Stimson, David Sweanor, Clive Bates, Marewa Glover, Louise Ross e Konstantinos Farsalinos, e molti altri. 

Segui il programma

In questi mesi si è parlato molto dello stato di salute di fumatori, ex fumatori e vapers e sulle correlazioni esistenti tra fumo e Covid19. Ma è proprio su questo tema e sulla qualità degli studi scientifici condotti in questi ultimi mesi che il prof. Riccardo Polosa ha concentrato il suo intervento di oggi. 

L’approccio di questi mesi ha tenuto conto della difficoltà di ottenere molto spesso dati certi e verificati. Diversi sono gli studi analizzati ma, nello specifico, secondo uno studio francese condotto su un campione di alunni, insegnanti e genitori di un liceo nel nord della Francia, i fumatori hanno probabilità minori di contrarre il COVID-19 o sviluppare forme gravi. Dati simili provengo da uno studio trasversale inglese condotto su un campione di 3802 individui, dei quali 587 risultati positivi al tampone per il COVID19. Paragonando i dati dei risultati positivi con i record elettronici sanitari, i risultati ottenuti sono simili a quelli francesi. Ancora più interessanti – ha aggiunto lo scienziato catanese – sono i dati che provengono da uno studio condotto in Israele, dove l’approccio è notoriamente anti tabagismo e anti vaping. Su 114.545 individui, il 4% è risultato positivo al COVID-19, ovvero 4537 individui. Analizzando i dati medici, i fumatori risultano meno suscettibili all’infezione di circa il 45% rispetto ai non fumatori e il 20% rispetto agli ex-fumatori”.

La necessità e l’urgenza di trovare risposte scientifiche alla pandemia che ha bloccato il mondo intero ha purtroppo, secondo il professore, accelerato il lavoro scientifico ma ha perso di vista il punto più importante: la qualità degli studi. 

Mi rendo conto – ha detto Polosa – che la difficoltà dei ricercatori e degli scienziati è notevole, spaziando dalla mancanza di un numero di studi condotto su un campione abbastanza grande di popolazione sino alla impossibilità di reperire tutti i dati clinici e medici. In soli sei mesi, le riviste scientifiche hanno gestito un numero di pubblicazioni scientifiche sul COVD-19 pari al triplo delle pubblicazioni sulla sigaretta elettronica rese pubbliche in 10 anni. Questo non è sempre sinonimo di qualità. Rispettare gli standard internazionali previsti per lo studio degli strumenti a rischio ridotto invece deve essere una priorità” 

Storie di ex fumatori: anche i politici smettono

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LIAF e CoEHAR da anni combattono per aiutare i fumatori a smettere e per trovare soluzioni alternative e meno dannose per chi non riesce a smettere di fumare da solo. Ma si può, si può riuscire a smettere anche da soli.

In questi giorni di lockdown c’è stata una polemica generale per le famose serie TV che su Netflix (soprattutto) ripropongono gli stereotipi di alcune figure professionali (come i giornalisti, i detective, le spie o gli eroi) che continuano a mostrarsi con una sigaretta in mano.

Ma il mondo è cambiato e anche lo stile di vita di alcune categorie professionali è cambiato.

Oggi LIAF, tra le storie di ex fumatori vi propone quella dell’On. Salvo Fleres, giornalista e già Senatore della Repubblica Italiana:

“Da giovane ho lavorato per 17 anni alla Manifattura Tabacchi di Catania ma, provenendo da una vita da atleta praticante, sono riuscito a non farmi prendere dalla tentazione neanche quando, alla fine di ogni mese, l’Azienda, a me come a tutti gli altri dipendenti, regalava 15 pacchetti di MS.

Insomma, fino all’età di quarant’anni, sapevo tutto delle sigarette, dei sigari, del tabacco da pipa, ma non ne facevo uso. Sì, fino a quarant’anni, perché fu proprio subito dopo il quarantesimo compleanno che ebbe inizio la mia esperienza di fumatore e non di banalissime sigarette, come accade alla maggior parte delle persone, bensì di sigari, preferibilmente toscani, ma anche cubani.

Il pretesto fu la mia rinite allergica che, non so bene per quale ragione scientifica, riduceva i suoi effetti grazie al fumo dei sigari. Ma si trattò solo di un pretesto, perché, quasi immediatamente, il sigaro cominciò a diventare il mio compagno preferito durante le lunghe riunioni politiche, le notti insonni, i momenti di riflessione, trasformandosi in una costosa, pericolosa e puzzolente abitudine, dei cui danni ero perfettamente consapevole, ma dai quali non riuscivo ad allontanarmi.

Il fumatore sa perfettamente che fumare fa male, ma non gliene importa nulla. La paura non è un deterrente sufficiente, così come non lo è il costo.  

Per quanto mi riguarda, le cose andarono avanti così per 20 anni esatti, durante i quali ero arrivato a consumare circa 10 mezzi toscani al giorno: fumavo senza soluzione di continuità in ogni luogo ed in ogni circostanza, rendendo irrespirabile l’aria del mio ufficio, della mia automobile, persino della mia camera da letto ed ammorbando qualsiasi cosa mi stesse addosso o intorno. 

Smisi pochi anni addietro, tutto ad un tratto, senza pensarci sù neanche un momento, spegnendo immediatamente il sigaro che stavo fumando quando, purtroppo, la mia più stretta collaboratrice, Gloria, 52 anni ancora non compiuti, una brillante e preparata funzionaria regionale, che lavorava con me da circa 20 anni, mi comunicò che le avevano diagnosticato un tumore al polmone e che le restavano pochi mesi di vita. 

Sì, anche lei fumava: sigarette al mentolo, meno puzzolenti dei mie sigari, ma altrettanto pericolose. In quel momento rimasi paralizzato dal dolore, ricordo che a stento seppi pronunziare poche parole, forse senza senso, come tutte quelle che ci capita di balbettare in circostanze come quelle. Nella vita, infatti, ci sono occasioni nelle quali le parole non bastano e soprattutto non servono.

No, non credo che smisi di fumare per paura che mi potesse accadere la stessa cosa che stava accadendo a Gloria, forse lo feci per rispettare il suo dolore, la sua giovinezza bruciata ed i suoi due ragazzi rimasti troppo presto senza madre. Credo che si possa smettere di fumare non tanto per sé, quanto per gli altri.”

“La nicotina allontana il virus”: il commento del prof. Polosa

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Oggi vogliamo partire da quel binomio caffè e sigaretta, il rito quotidiano per eccellenza, fonte di piacere e relax per la maggior parte dei fumatori, ma che in realtà dovrebbe essere un’abitudine da non prendere, per arrivare ad affrontare delle questioni molto attuali come la tossicità delle sigarette, causata dalla combustione e non dalla nicotina.

È risaputo che una sostanza psicoattiva come la nicotina causi dipendenza e che questo sia il motivo per cui molte persone trovino molto difficile smettere di fumare, ma anche la caffeina è una sostanza che crea dipendenza e che non bisogna sottovalutare.

Nulla di nuovo in questo, ma è utile sapere che la dipendenza causata dalla nicotina non è tanto inferiore rispetto a quella causata dalla caffeina.

Recentemente abbiamo letto di diversi studi che vedono una correlazione tra il COVID-19 e il tabagismo, ma anche di nuovi studi che non solo affermano la non correlazione tra il virus e il tabacco, ma precisano che il fumo potrebbe addirittura svolgere una funzione protettiva.

Il fumo allontanerebbe il contagio da COVID-19?

A tal proposito, il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoHEAR, è stato ospite della trasmissione televisiva regionale siciliana Insieme, per chiarire e specificare alcune questioni sull’argomento e tanto altro.

“Alcuni ricercatori si sono resi conto che prendendo in considerazione i primi pazienti ospedalizzati per malattia da COVID-19, si è notata una prevalenza di pazienti fumatori quattro volte inferiore a quello che normalmente si registra nella popolazione cinese” – ha spiegato Polosa in diretta.

Stiamo parlando di una riduzione del quattrocento per cento, di un dato veramente impressionante per uno scienziato che – come Polosa – ha sempre creduto che il fumo di sigaretta fosse un fattore di rischio per le malattie infettive polmonari e ne è ancora pienamente convinto.

Proprio in questi giorni, i ricercatori dell’Università di Catania stanno conducendo degli studi in laboratorio per cercare di capire cosa ci sia di vero in questo interessante fenomeno.

Quello che si chiedono è: la protezione della nicotina è un fatto reale?

In verità, una risposta certa non c’è ancora ma i dati lasciano pensare di si.

“Sicuramente quello che non dobbiamo dimenticare è che la nicotina è percepita dalla popolazione come uno psicostimolante al pari della caffeina. Dunque, stiamo parlando di una sostanza che al dosaggio comunemente utilizzato può risultare tranquilla” – ha aggiunto lo scienziato.

Sebbene la nicotina non sia particolarmente dannosa, sappiamo bene che i fumatori attraverso la combustione delle sigarette convenzionali assumono migliaia di sostanza tossiche che causano le più gravi malattie fumo correlate. Ma usare metodi alternativi, non solo potrebbe ridurre il danno da fumo ma, in questo caso – secondo i primi dati – potrebbe addirittura influire come fattore protettivo nei confronti del virus.

Sesso e fumo: quanto influisce il COVID sulle coppie?

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Se qualche mese fa ci avessero detto che avremmo passato i successivi 50 giorni chiusi in casa, forse avremmo per tempo provveduto a organizzarci meglio. C’è chi avrebbe comprato libri, chi set per la pittura o chi avrebbe anticipato tutti ordinando su Amazon gli ormai introvabili set da palestra. Quello su cui proprio non potevamo lavorare era smussare i lati più spigolosi del nostro carattere: eh si, perché siamo chiusi in casa con uno dei nostri peggiori nemici, noi stessi. Ansie, paure, stress, comportamenti ritualistici, abitudini, il pregresso: abbiamo imbottigliato tutto all’interno di quattro mura. E per quanto la maggior parte del popolo italiano viva in case più o meno comode e funzionali, ci siamo dovuti adattare e confrontarci H24 con le persone con cui conviviamo, molto spesso il/la partner. 

Per alcuni la quarantena si è trasformata in una riscoperta dell’altro e delle gioie della vita insieme, influenzando positivamente il rapporto sessuale, quell’intimità che ci lega alla persona che abbiamo scelto. Per altri invece, esser confinati in casa e gestire un carico sempre maggiore di stress emotivo si è tradotto in un progressivo allontanamento dalle lenzuola.

Cosa ha influito veramente sull’approccio al sesso delle coppie? Tra 9 mesi avremo un boom di nascite o sarà il contrario??

Per rispondere a questa serie di domande ci siamo rivolti al Prof. Emmanuele Jannini, ordinario di Endocrinologia e Sessuologia Medica all’Università di Roma Tor Vergata. Il Prof. Jannini ha reso disponibile online un survey in forma anonima, ad oggi già compilato da oltre 8000 persone, dove i comportamenti sessuali e sentimentali vengono messi in relazione con la personalità.

Prof. Emmanuele Jannini

“Lo studio vuole spiegare per quale motivo molti sperimentano un calo di desiderio mentre per altri vale esattamente l’opposto. Non siamo tutti uguali: gli stili di attaccamento, ovvero le modalità con cui la nostra personalità si è formata, le nostre esperienze pregresse, influenza in maniere estremamente precisa quali saranno i nostri comportamenti da adulti, soprattutto in condizioni di crisi. Uno studio che alla fine regala anche una piccola sorpresa: un profilo di personalità psicosessuologica per meglio capire quale carattere conferisce una sorta di immunità, per utilizzare un termine che va per la maggior in questo periodo, nei confronti dell’obbligo di essere tutti i giorni accanto al nostro compagno o compagna, spiegando il motivo per cui per alcuni tale situazione è frustrante, trasformandosi in noia e insofferenza, mentre per altri vale l’opposto”.

I questionari sono tutti psicometrici validati: invece di rispondere semplicemente alla domanda “quante volte fai sesso?”, con scarsa rilevanza scientifica, si misurano lo stato di ansia, depressione, la capacità erettile, l’orgasmo o la mancanza di desiderio, cioè tutti quei parametri che sono oggetto si crisi durante la quarantena. 

L’obiettivo è superare quota 10.000 questionari compilati per poter procedere sulla base di un dato statisticamente rilevante e correlare le abitudini sessuali della quarantena alle caratteristiche indogene della personalità, elaborando un modello che aiuti a superare le situazioni di crisi.

“Non c’è animale più plastico dell’uomo: le nostre capacità di adattamento sono straordinarie. Ci lamentiamo tanto di essere confinati in una casa più o meno confortevole mentre ci sono popolazioni che da millenni resistono in condizioni più estreme come gli inuit negli igloo.

Uno dei trucchi dell’adattamento è non borbottare o lamentarsi. E resistere al desiderio infantile di trovare un colpevole a tutti i costi. L’idea della personalità è una cifra di ognuno di noi: iniziare a valutare le scelte considerando che sono dettate da una spettro predominante nel nostro carattere può aiutarci a modificare le nostre risposte future”.

Stress e ansia che giocano un ruolo fondamentale anche nelle dipendenze, come quelle da fumo: la quarantena potrebbe aver fatto ricadere nel vizio molti ex fumatori, oppure averli dissuasi dall’intraprendere un percorso di smoking cessation grazie all’ausilio di strumenti a rischio ridotto, come le e-cig. E il fumo è un fattore che incide sulla vita sessuale in quarantena?

“Difficile immaginare un nemico peggiore della sessualità del fumo si sigarette bruciata.

L’associazione diabolica dei veleni che esso contiene e della nicotina sono dimostrati essere feroci nemici del sesso. Abbiamo anche in mente di allargare il survey a questi comportamenti mal adattativi, quali il fumo. Pensiamo ad atteggiamenti autolesionisti: di fronte alla scelta di metterci a dieta, alcuni riescono mentre altri desistono. Di fronte a tali situazioni stressanti, la nostra reazione dipende dal carattere, dalla personalità. Ci sono persone che approfittano di questa situazione per fare sacrifici, ci sono invece altri che rimangono totalmente schiacciati dalla situazione. Anzi avendo magari pianificato di cambiare stile o smettere di fumare, sdraiati o schiacciati dall’epidemia non lo fanno e falliscono. E questo è uno degli effetti collaterali del COVID-19: lo dovremo documentare, ma potremo inserire anche la relazione con il fumo da sigaretta”

Una messa a punto del CoEHAR sulle nuove APP per far smettere di fumare: “Sono efficaci”

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Catania, 20 Aprile – Un nuovo articolo dei ricercatori del CoEHAR conferma che le APP per smartphone e gli strumenti di rilevazione e monitoraggio della ritualità legata al tabagismo attraverso nuove smart-tecnologie (i.e. smart-band, smart-watch) sono utili per aiutare le persone a smettere di fumare o a ridurre il consumo di sigarette.  

https://www.mdpi.com/1660-4601/17/7/2614

I ricercatori del CoEHAR Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo – guidati dal prof. Sebastiano Battiato, delegato ai Sistemi Informativi e alla Programmazione Strategica dell’Università degli Studi di Catania – hanno valutato ben 32 nuove tecnologie di monitoraggio e tracking atte a contrastare la dipendenza tabagica (12 sistemi di rilevamento e monitoraggio del consumo quotidiano di sigarette e 20 app per smartphone).

La selezione degli strumenti da valutare è avvenuta tra quelle già analizzate in studi pubblicati su PubMed, Scopus e Google Schoolar. E’ così emerso che APP come MyQuitCoach, Quit Smoking, Craving to Quit!, QuitNow!, Quit, Smoke Free e altre possono essere utili a contrastare e ridurre il rischio associato al fumo di sigaretta.  

“Seppur con metodologie di monitoraggio diverse – commenta Battiato – le APP risultano strumenti molto utili per monitorare l’abitudine tabagica e per motivare a smettere. Gli studi scientifici analizzati dimostrano che questi strumenti possono vantare risultati promettenti. Tuttavia va considerato che la loro applicazione nella vita quotidiana non è priva di difficoltà. Per questi motivi – aggiunge Battiato – sono necessari maggiori investimenti per la ricerca scientifica applicata agli strumenti tecnologici per far smettere di fumare, con l’obiettivo di definire sistemi affidabili in grado di garantire elevate prestazioni nell’utilizzo reale della vita di tutti i giorni”.

L’uso quotidiano di queste tecnologie implica, infatti, la rilevazione da parte dell’APP di un’ampia varietà di azioni, abitudini e gesti eseguiti dall’utente che possono essere complicate dalla sovrapposizione di altre azioni. Per esempio, alcune persone sono abituate a fumare mentre guidano o quando fanno lavori manuali. La bontà della valutazione e del monitoraggio di questi strumenti oltre che in condizioni di base va validata anche in condizioni d’uso realistiche, con tutte le complicazioni che esso comporta.  

Ciononostante, bisogna sottolineare che, mentre la maggior parte delle APP si basa sull’auto-report dei partecipanti (ed esempio l’annotazione su un diario), alcune soluzioni più innovative, come SmokeBeat, che sfruttano sensori indossabili (come gli smartwatch o smartband) ed hanno un approccio più diretto (fornendo un feedback automatico e una verifica obiettiva dell’abitudine al fumo) potrebbero risultare di maggiore impatto grazie alla tecnica cognitivo-comportamentale data dall’auto-monitoraggio. Potersi autovalutare infatti determina un incremento del livello di consapevolezza e un maggior controllo del proprio comportamento da fumo compulsivo di sigarette convenzionali.  

Per il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa: “Diventa sempre più chiaro come l’innovazione tecnologica stia guadagnando un ruolo centrale nella gestione della nostra quotidianità. La scienza della salute non è una eccezione e deve – attraverso nuovi percorsi creativi e innovativi – evolversi dialogando con le altre discipline scientifiche quali ad esempio l’informatica e l’elettronica. Solo così si potranno trovare soluzioni utili per diffondere stili di vita più sani”. Non a caso il team di ricerca di questo lavoro ha visto la partecipazione di diverse professionalità scientifiche: Alessandro Ortis del Dipartimento di Matematica e Informatica; Pasquale Caponnetto, docente a contratto di Clinica delle Dipendenze presso il corso di laurea in Psicologia, e Toti Urso, Project manager dell’ateneo catanese.  

“Mi vergogno quando fumo”

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Ho visto un film, I Tenenbaum di Wes Anderson, con Gwyneth Paltrow chiusa in bagno e con una sigaretta nella mano, una boccetta di profumo nell’altra e il ventilatore acceso per non farsi scoprire. Il marito, interpretato da Billy Murray, la fa pedinare da un investigatore privato e scopre la sua doppia vita fatta di eccessi.

Ma a scioccarlo non è il tradimento che scopre all’improvviso, il vero tradimento è un altro: “sua moglie fuma”. Il tradimento consiste nella vergogna per averlo scoperto, per pensare a sua moglie mentre commette un atto che fa male alla sua vita ed alla sua salute. Ecco, penso a questa scena ogni volta che mia nipote viene a trovarmi a casa, sapendo che mi dà fastidio il fumo, lei confessa ogni volta: “Ho fumato una sigaretta”.

Vergogna? Senso di colpa? Tantissimo, sempre, ammette. Soprattutto nei miei confronti.

Parto dalla visione di un film, dall’esperienza di mia nipote Clara ma credo che questo sia il periodo storico e il momento più facile per dire basta. Oggi, se ci pensiamo bene, serve anche meno forza di volontà, perché i mezzi per farcela li abbiamo tutti, dai divieti, alle sigarette elettroniche sino ai riscaldatori di tabacco. Fumare è rimasto solo un ricordo intellettuale.

Sappiamo che in molte città, se fumi in pubblico ti senti un mostro, le famiglie ti fissano con disgusto e ci metti un po’ a capire che ti snobbano perché stai fumando.

La vera trasformazione è questa: la sigaretta (e per fortuna, direi) non è più cool, anzi accendersela è quasi un gesto da esibizionisti. Conosco gente che ha smesso facendo un fioretto in chiesa, altri ce l’hanno fatta con la forza di volontà.

La mia amica del cuore, Agata, lotta da anni con la vergogna e il senso di colpa, nascondendosi con sotterfugi in luoghi isolati per poter fumare in santa pace, in posti affollati invece, si sentirebbe inadeguata, fuori luogo. In molti tendono a nascondersi, in terrazza, in bagno, nelle scale, tutto pur di non farsi vedere con l’amata e odiata sigaretta.

Ma tra successi e sconfitte, ci chiediamo perchè? perchè non provare a smettere e vivere in maniera più trasparente? Il come lo conosciaomo, adesso in voi stessi cercate la più giusta motivazione … l’importante è provarci!

Fumo: e-cig più efficaci per stop rispetto a solo counseling

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(ANSA) – ROMA, 9 APR – Per smettere di fumare l’utilizzo di prodotti alternativi contenenti nicotina uniti al counseling è più efficace rispetto al solo supporto psicologico. Lo afferma uno studio dell’American College of Cardiology, presentato durante il loro congresso nazionale.

I ricercatori hanno selezionato 376 fumatori assegnati in modo casuale a passare alle e-cig (divisi in 2 gruppi: e-cig con nicotina ed e-cig senza nicotina) e counseling oppure a ricevere il solo counseling per 12 settimane.

I soggetti venivano seguiti tramite 3 interviste telefoniche e 2 visite mediche, e, nel corso di queste ultime, venivano sottoposti a test del monossido di carbonio per verificare se avessero o meno fumato. Al termine del periodo di osservazione la percentuale di cessazione era del 21,9% per il gruppo che usava e-cig con nicotina, 16,5% per quelli con e-cig senza nicotina e 9,1% per quelli riceventi solo counseling, quindi i fumatori di e-cig con nicotina riuscivano a smettere di fumare SIGARETTE a combustione 2,4 volte in più rispetto a quelli riceventi il solo counseling.

“L’utilizzo di prodotti alternativi contenenti nicotina aumentano efficacemente l’astinenza completa da fumo convenzionale, almeno a 12 settimane – concludono gli autori -, e riducono, in coloro che raggiungono l’astinenza parziale, il numero di SIGARETTE fumate quotidianamente, rispetto al solo counseling. Anche se non si tratta di risultati su esiti clinici (come decessi o tassi di tumori polmonari), questi risultati sono comunque degni di nota. Se gli effetti sulla salute dei prodotti alternativi senza combustione non sono ancora completamente chiariti in questo studio sono stati osservati pochi eventi avversi e nessuno correlato al trattamento ricevuto”.

(ANSA)

Attivo numero nazionale di assistenza psicologica gratuita per le persone colpite dall’emergenza Coronavirus

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Paura, dolore, ansia e stress hanno inevitabilmente invaso le nostre vite. L’isolamento sociale, la perdita improvvisa di un parente o l’incertezza per il futuro costringono molti cittadini italiani a vivere in una condizione psicologica fortemente destabilizzata. Sono centinaia le richieste di aiuto e le domande che arrivano ai medici di tutta Italia tramite i mezzi di comunicazione.

LIAF Lega Italiana Antifumo, grazie al supporto tecnico ed alla collaborazione con Netith, azienda leader di mercato nella Costumer Experience, ha deciso di rispondere a queste richieste attivando

un servizio telefonico di assistenza psicologica gratuita disponibile tutti i giorni dalle 8 alle 20 al numero: 0952292444.

Forte della decennale esperienza nella lotta al tabagismo, LIAF intende offrire un servizio di assistenza specifico anche sui problemi legati alle più diffuse dipendenze. Lo stato di isolamento e la costante paura per la propria salute, non aiutano di certo coloro che, prima dello scoppio dell’epidemia di Coronavirus, avevano deciso di intraprendere un percorso virtuoso di uscita dal tabagismo o dall’abuso di alcol e droga. 

E’ importante controllare le dipendenze – ha detto il prof. Riccardo Polosa esperto scientifico di LIAF – per evitare che flussi ancora più importanti di pazienti affetti da ulteriori patologie affollino i nostri ospedali già sovraccarichi e operanti al massimo delle proprie possibilità”.

In un momento così drammatico ed emergenziale che coinvolge tutte le fasce sociali, l’azienda Netith si è resa disponibile a dare il suo contributo con il proprio sostegno tecnologico: “La tecnologia e l’innovazione – commenta l’Amministratore Delegato di Netith, Franz Di Bella – è al servizio degli utenti e deve dimostrare oggi un forte elemento di solidarietà e cooperazione”. 

Lavoriamo – conclude Polosa – per raggiungere un obiettivo comune: studiare e fornire soluzioni valide e sicure per ridurre il danno non solo da fumo ma anche in altri ambiti di salute pubblica

In questi giorni LIAF ha diffuso anche due importanti iniziative: un questionario utile a monitorare i cambiamenti degli stili di vita e delle abitudini al fumo e al vaping di migliaia di italiani e una campagna di donazioni internazionale volta a raccogliere fondi per l’acquisto di dispositivi di protezione utili per le strutture ospedaliere che sono più in difficoltà.  

Ci servono dati per trovare le risposte più efficaci a combattere questa epidemia su ogni fronte – commenta il presidente LIAF, Ezio Campagna – e per farlo noi stiamo mettendo insieme tutte le professionalità e i ricercatori che da anni ci sostengono”. 


Il Prof. Polosa fa chiarezza sul tempo di sopravvivenza del Coronavirus su pareti e superfici

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Quanto tempo sopravvive l’odioso Coronavirus sulle superfici?

Questo importante quesito è stato ampiamente dibattuto in questi giorni, ma le notizie che circolano in rete risultano fuorvianti oltre che allarmanti.

Il Prof. Riccardo Polosa fa chiarezza, e lo fa analizzando in modo critico un recente articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine

“Gli autori dell’articolo riportano che il virus possa rimanere vitale sulle superfici sino a un massimo di 3 giorni. Ma cerchiamo di capire bene quali sono le condizioni dello studio sperimentale e se queste siano rilevanti quando messe a confronto con le normali condizioni ambientali.

In laboratorio, il virus viene impiantato in un brodo di cultura – una specie di energy drink per microorganismi – e quindi trasferito su superfici di diversa tipologia (plastica, cartone, legno, rame) per verificarne modificazioni nel grado di stabilità e vitalità nel tempo. Ebbene, si tratta di condizioni sperimentali estreme che non tengono conto di tutte quelle condizioni ambientali  (temperatura, umidità, circolazione dell’aria, evaporazione) che notoriamente limitano la sopravvivenza delle particelle virali.

In generale, una persona infetta può contaminare le pareti o superfici attraverso goccioline emesse con la tosse o gli starnuti o veicolando le particelle virali con le mani. Ma questa forma di contaminazione ambientale non è assolutamente riconducibile allo scenario ricostruito in laboratorio dagli autori dell’articolo del New England Journal of Medicine.

Va da se – conclude Polosa – che quando un virus allevato in un brodo di coltura viene impiantato su superfici o pareti in un laboratorio la sua sopravvivenza risulterà di fatto prolungata artificialmente. Tre giorni? Mi sembrano un po troppi!

Questionario COVID per fumatori e non, svapatori e non

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Pochi minuti del vostro tempo saranno necessari per aiutare i ricercatori della Lega Italiana Anti Fumo a trovare le risposte per combattere il #COVID.

Il COVID è pandemia che colpisce tutto il mondo e che bisogna combattere valutando e analizzando ogni aspetto della salute pubblica internazionale.

A tal proposito, LIAF Italia ha appena pubblicato on-line un questionario rivolto a tutti (fumatori, ex fumatori, mai fumatori e svapatori) che si trovano in una situazione di isolamento sociale. Si tratta di poche domande sugli stili di vita di questi giorni e di qualche commento su quello che stiamo vivendo.

L’obiettivo del questionario è capire se esiste una eventuale correlazione tra fumo, svapo e COVID o no e indicati eventuali azioni da compiere per rispondere all’isolamento.

Compilarlo è davvero semplice. Il questionario è anonimo e la compilazione richiede pochissimi minuti.

Dinamiche comportamentali legate al fumo e al vaping durante le restrizioni conseguenti all’emergenza Corona Virus* Il nostro obiettivo è quello di documentare come cambiano i comportamenti dell’individuo in relazione all’uso di sigarette, prodotti da svapo e sistemi a tabacco riscaldato a se…

American Heart Association fa marcia indietro: ecig ed infarto non correlati

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Avevamo preparato questo articolo qualche giorno fa ma oggi più che mai ci torna utile condividerlo con voi.

Un interessante articolo pubblicato sulla rivista scientifica dell’American Heart Association ha di recente affermato che lo svapo può provocare attacchi di cuore. A causa di svariate pressioni però, l’American Heart Association ha deciso di ritirare lo studio già ampiamente diffuso in cui si afferma che l’uso delle sigarette elettroniche aumenta le probabilità di avere un infarto.

Autori come Stanton Glantz e Dharma Bhatta dell’Università della California (San Francisco) hanno dichiarato che sia lo svapo che il fumo di sigarette convenzionali possono provocare infarti e continuare a fare entrambe le cose è un’associazione ancora più pericolosa.

La dichiarazione non è per niente piaciuta alla rivista scientifica dell’American Heart Association che ha affermato che lo studio sia fondato su fonti non affidabili.

Brad Rodu, un esperto di controllo del tabacco dell’Università di Louisville, ha notato che molti degli svapatori che Glantz Bhatta hanno analizzato per lo studio erano ancora dei fumatoriRodu, infatti, sostiene che è proprio l’uso di sigarette convenzionali ciò che rende più probabile gli attacchi di cuore.

Glantz e Rodu si sono confrontati e, scambiandosi reciproche critiche, hanno attirato l’attenzione di diversi scienziati che, proprio in una lettera inviata di recente alla rivista, hanno chiesto l’immediato ritiro dello studio, sulla base del fatto che i dati esaminati non permettevano di stabilire se gli infarti erano avvenuti prima o dopo che i soggetti avevano iniziato ad usare le sigarette elettroniche.

La rivista a quel punto, si legge sul sito dello stesso Jaha, ha chiesto informazioni aggiuntive ai ricercatori, che però non sono state giudicate soddisfacenti soprattutto perchè gli autori non avevano più accesso al database da cui avevano ricavato i dati.

“A causa di questi problemi – conclude il sito della rivista – i revisori sono preoccupati che le conclusioni dello studio sono inaffidabili”.

Quello che emerge dai diversi studi e dalle molteplici analisi è che tutte le persone che hanno sofferto di attacchi di cuore e quindi di infarti, sono tutti degli ex fumatori di tabacco.

Approccio razionale ecig: i punti chiave contro Tobacco Control Committee

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Un gruppo di ricercatori diretto da John Britton ha recentemente pubblicato un articolo sull’European Respiratory Journal chiedendo a gran voce di recuperare un approccio razionale in materia di ecig.

Di seguito i punti chiave per approcciarsi razionalmente alle ecig:

Stop what you’re doing: il flash mob per smettere di fumare

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Il Coro Che Non C'è

17 febbraio 2020 – Il “Coro che non c’è” ha pubblicato oggi il video Stop what you’re doing, un vero e proprio flash mob organizzato dal Centro nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS, Istituto Superiore di Sanità.

Un coinvolgimento concreto dei ragazzi ed un messaggio diretto al loro stessi, alla possibilità di cambiare.

Di cosa si tratta?

100 ragazzi provenienti da diversi licei romani, tra questi l’istituto Albertelli, De Sanctis, Keplero e Visconti, hanno organizzato un flash mob per sensibilizzare le persone e i coetanei sui danni del fumo.

L’iniziativa degli studenti romani ha come scopo quello di far conoscere il Numero Verde 800 55 40 88 dell’ISS Istituto Superiore di Sanità, creato specificatamente per il fumo e i danni che ne conseguono.

E, secondo quanto riferito da molti dei nostri pazienti, anche non molto noto ai fumatori.

L’ambiente scelto per il video è l’interno del Liceo Cavour di Roma. I cento ragazzi, ripresi durante una lezione, interrompono le loro attività e danno inizio al flash mob. Cartelli alla mano, cercano di invitare chi guarda a rendersi conto di quanto il fumo possa creare una vera e propria dipendenza e quali danni conseguono da questa scelta.

La canzone Stop what you’re doing è stata composta da Gabriele D’Angelo e Massimo Fava, la regia è di Marco Signoretti, la direzione artistica è di Dodo Versino, la produzione esecutiva è stata affidata a Davide Dose e Lorenzo Monaci.

Obiettivo dell’Istituto Superiore di Sanità e del Coro che non c’è è quello di coniugare due elementi fondamentali: la tematica ambientalista e la salute individuale.

Noi di CoEHAR da anni promuoviamo iniziative simili nel territorio siciliano, coinvolgendo le scuole e le istituzioni di riferimento.

Il progetto “LIAF nelle scuole”, condiviso da pochi giorni, ed il progetto Ma il video dei 100 ragazzi merita proprio di essere condiviso!

L’understatement: perché non smettere di fumare in maniera ironica?

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Smiling senior academic professor smoking a pipe and reading a book

Un interessante articolo di Ricky Farina pubblicato di recente su Il Fatto Quotidiano spiega in che modo si può smettere di fumare attraverso l’understatement.

Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su sé stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute. Le altre hanno la loro importanza perché accendendole si protesta la propria libertà e il futuro di forza e di salute permane, ma va un po’ più lontano.

Così scriveva Italo Svevo su Zeno Cosini e la sua ultima sigaretta, nel romanzo La coscienza di Zeno. Così si può, forse, smettere di fumare, praticando l’understatement.

Understatement è un termine inglese che tradotto in italiano significa “minimizzare”, avere un atteggiamento ironico, di superficie ma non superficiale. Ma cosa significa nella pratica?

Significa, in generale, avere eleganza d’animo anche in situazioni negative. Nel caso specifico di nostro interesse, possiamo fare il seguente esempio: “non ho smesso di fumare, ho solamente rimandato la prossima sigaretta” (a proposito della Coscienza di Zeno Cosini).

Questo è understatement: non avere un’ottica radicale, ma ironica

Per Ricky Farina l’understatement è un atteggiamento che appartiene allo spirito. Non si tratta, spiega, di disconoscere l’importanza di un fatto bensì di minimizzarlo prendendone le distanze.

Com’è possibile applicare questo atteggiamento al vizio del fumo?

Ricky racconta diversi aneddoti, tra questi la storia dell’amico Gatto (ex dirigente della Philips), che si ammala di un male incurabile: ciò che gli dispiace maggiormente è non poter vedere crescere la propria bambina, invece del pensiero di morire. Questo è quello che lui stesso definisce understatement.

Così il filmaker decide di smettere di fumare. Per una questione di cortesia nei confronti delle proprie cellule. Perché continuare a danneggiarle? È ovvio che smettere di fumare non garantisce l’immortalità, ma perché “aiutare” la morte? Questo atteggiamento ironico e distaccato, lo ha aiutato a non fumare per oltre sei mesi.

Finiremo tutti dentro a un grande portacenere“, afferma Ricky. Ma quello che dovremmo augurarci è finire l’ultima sigaretta e non finire e basta.

Adesso che son qui, ad analizzarmi, sono colto da un dubbio: che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della mia incapacità? Chissà se cessando di fumare io sarei divenuto l’uomo ideale e forte che m’aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legò al mio vizio perché è un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente.

Ripensando allora al protagonista della Coscienza di Zeno che abbiamo citato prima: non era forse anche quella una forma ironica di understatement?

Diritti umani e politiche pubbliche al GFN 2020

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A Giugno l’edizione annuale del Forum Globale sulla Nicotina #GFN2020. Come i lettori di LIAF sanno bene, si tratta del principale evento mondiale di discussione sulla nicotina e anche quest’anno si terrà a Varsavia dall’11 al 13 Giugno.

Il tema dell’edizione 2020 è “Nicotina: scienza, etica e diritti umani“. Durante la conferenza, i maggiori esperti di antifumo al mondo esamineranno i progressi nella scienza sui nuovi dispositivi a rischio ridotto, gli argomenti etici e le questioni dei diritti umani rispetto alle politiche di salute pubblica.

La conferenza riguarderà settori come la scienza, tossicologia, test, studi clinici, dipendenza da nicotina, nuovi prodotti, sviluppi nella produzione e negli standard normativi e le numerose opportunità di networking promosse da centinaia di scienziati, giornalisti e consumatori diretti che parteciperanno alla kermesse.

Tra i relatori, anche numerosi protagonisti delle ricerche del CoEHAR e delle interviste della LIAF. Tra loro Kostantinos Farsalinos, Marewa Glover, Colin Mendelsohn, Jacques le Houezec e un intervento del neo direttore del CoEHAR, Giovanni Li Volti.

Al via il tour di LIAF nelle scuole

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Liaf nelle scuole! Parte il nuovo progetto promosso dalla Lega Italiana Anti Fumo in collaborazione con il CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania che coinvolgerà tutte le scuole italiane, a partire da quelle della provincia di Catania.

Il primo appuntamento è previsto per Venerdì 14 Febbraio alle ore 9 presso l’Istituto Comprensivo “Giuseppe Macherione”.        

Il progetto “Liaf nelle scuole” ha l’obiettivo di promuovere la cultura antifumo nei delicati ambienti scolastici, spesso luoghi prescelti dagli adolescenti per l’ingresso al tabagismo.

Grazie ad un calendario di incontri formativi, realizzato in collaborazione con la direzione scolastica, i referenti di LIAF illustreranno ai ragazzi i reali danni causati dal fumo di sigaretta convenzionale e le conseguenze negative su tutta la loro vita, cosi da distoglierli dall’approccio al tabagismo.

Gli incontri avranno una durata di quattro ore e prevedono sessioni di interventi da parte di medici, psicologi, istituzioni e operatori della comunicazione.

In occasione del World No Tobacco Day 2020, inoltre, LIAF e CoEHAR presentano il contest per il miglior video antifumo realizzato dai ragazzi. I partecipanti agli incontri formativi sono invitati a realizzare un video di pochi minuti per presentare la propria idea di “lotta al tabagismo” e “stili di vita sani”. Il 31 Maggio 2020 una giuria composta da esperti di politiche antifumo valuterà i video presentati e premierà il prodotto migliore, sulla base dell’originalità e dell’impegno proposto!

Per maggiori informazioni chiama il numero 095 4781472 o invia email a [email protected]

Instagram e Vaping: un’arma a doppio taglio

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vaping e instagram

Secondo un nuovo studio, primo nel suo genere, e pubblicato di recente su Frontiers in Communication, gli hashtag positivi sul vaping stanno in un rapporto di 10.000 a 1 rispetto a quelli dichiaratamente contro.

Per arrivare a questo risultato, gli studiosi hanno analizzato più di 200.000 post su Instagram rilevando una netta posizione positiva nei confronti dello strumento, sebbene le indicazioni che arrivano dalle testate giornalistiche di tutto il mondo siano nettamente contrarie. 

Nel frattempo, a discapito di quanto testimoniato da milioni di utilizzatori, Instagram e facebook in un comunicato societario di poche settimane fa, inquadrano le sigarette elettroniche al pari delle armi. “In quest’ottica – si leggeva già a dicembre – non saranno consentiti contenuti brandizzati che promuovono prodotti a base e per il consumo di tabacco e armi. Le normative pubblicitarie di Instagram vietano da tempo la pubblicità di questi prodotti, e verranno applicate nelle prossime settimane”. 

Insomma: le armi uccidono, le sigarette convenzionali uccidono, le sigarette elettroniche riducono i danni delle seconde e salvano vite ma vengono comunque considerate al pari delle prime. C’è qualcosa che non quadra. 

E ciononostante, per artisti, influencer e personaggi famosi la sigarette elettronica è considerata un arma. E sebbene essa sia ormai una vera tendenza che spopola sui canali social come instagram e youtube, non sarà più possibile farla vedere. 

La preoccupazione dei vertici di Facebook è di certo legata al pericolo reale di un utilizzo ingiustificato da parte dei minori. Il binomio infatti tra l’utilizzo della sigaretta elettronica e la popolarità dei personaggi famosi, crea una fascinazione sopratutto sui soggetti più giovani, in linea teorica la fascia di età che più dovrebbe essere salvaguardata e avvertita dei pericoli connessi all’utilizzo di prodotti contenenti nicotina. 

Una necessità che presenta una caratterizzazione duale: da una lato la diffusione della sigarette elettronica potrebbe essere uno dei metodi più efficaci per aiutare coloro che vogliono abbandonare del tutto la sigaretta convenzionale, dall’altra invece la pubblicizzazione di tali prodotti su canali dove il controllo dell’audience e il messaggio veicolato non sono facilmente impostabili crea il fenomeno opposto, ledendo le categorie più a rischio.

I ricercatori della UC Berkeley Center for Integrative Research on Childhood Leukemia and the Environment (CIRCLE) hanno analizzato i post su Instagram, identificato come il canale maggiormente utilizzato per sponsorizzare tali prodotti, intervistando 5 influencer legati al mondo del vaping e 8 ragazzi in età da college utilizzatori dei social media.

I post studiati sono stati messi a confronto con quelli della campagna lanciata nel 2018 dall’FDA THE REAL COST: i primi ricevono in media un numero di like tre volte maggiore rispetto a quelli della campagna di sensibilizzazione. I partecipanti del focus group hanno inoltre sottolineato come i post dell’FDA “spaventino” invece che offrire soluzioni su come abbandonare del tutto lo svapo. 

Speriamo che questi risultati informino gli enti di salute pubblica sui canali più popolari usati dagli influencer dello svapo per promuovere contenuti sui tali prodotti soprattutto tra i più giovani per cercare di contrastare il marketing delle ecig e fermarne la proliferazione”, ha dichiarato Julia Vassey, autrice dello studio.

A rinforzare la stretta ci pensa l’Autorità internazionale che regolamenta la pubblicità su instagram: una tirata d’orecchie ad alcune aziende del settore, quali la British American Tobacco, Ama Vape, Attitude Vapes e Global Vaping Group, accusate della promozione di prodotti contenenti nicotina e dell’utilizzo nelle loro campagne di modelli sotto il limite dei 25 anni di età.

Una denuncia, secondo loro, resa necessaria dai numerosi casi di ragazzi ammalatisi dopo aver svapato prodotti illegali, non da quelli commercializzati dalle aziende in questione. 

Polemica che evidenzia però una lacuna nel settore della sanità pubblica: le sigarette elettroniche devono essere vietate ai minori, e gli stessi devono essere tutelati da campagne di marketing aggressive nei loro confronti. 

Ma accanto alle campagne contro le ecig non sarebbe il caso che le organizzazioni internazionali iniziassero ad investire seriamente sulle campagne antifumo? In Italia, ricordiamo, che l’ultimo report del Ministero della Salute ha evidenziato che gli adolescenti iniziano a fumare già a 11 anni nelle scuole medie.

Chiara Nobis e Valeria Nicolosi

World Cancer Day: smetti di fumare!

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In occasione del World Cancer Day (giornata mondiale contro il cancro giunta oggi alla sua ventesima edizione), l’OMS ci tiene a ricordare che condurre uno stile di vita sano è fondamentale. L’unione internazionale contro il cancro (UICC) invita ogni anno, il 4 febbraio, a un importante momento di riflessione e sensibilizzazione ma soprattutto ad aiutare la ricerca. 

Combattere i tumori è possibile. Ma in che modo?

Il fumo è la causa principale del cancro. Smettere di fumare dovrebbe essere la prima regola da seguire.

L’oncologia nazionale, per esempio, ha più volte concentrato il proprio focus sull’utilizzo delle sigarette elettroniche. Le sigarette elettroniche vengono oggi considerate come uno strumento alternativo che limita i danni del fumo.

“Se il fumare è una delle cause del cancro, svapare no” – e questo lo ha più volte sostenuto anche il prof. Riccardo Polosa.

Le sigarette convenzionali vengono considerate come più nocive rispetto alle sigarette elettroniche, ma secondo le indagini effettuate durante l’anno 2019, non tutti i consumatori di sigarette elettroniche hanno abbandonato definitivamente le sigarette tradizionali.

Le terribili sostanze che si sprigionano durante la combustione delle bionde sono possono essere la causa primaria del cancro.

Riccardo Polosa, fondatore del Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania (Coehar), afferma che: “Le nuove tecnologie senza combustione a contenuto di nicotina aiutano i fumatori a smettere di fumare. Il 66% degli utilizzatori ha dichiarato di aver smesso di fumare completamente. Il fenomeno della doppia utilizzazione si rivela limitato solo al 6%. Ma anche su questo stiamo lavorando”.

Leggi anche: La sigaretta elettronica non fa venire il cancro


Smetti di fumare: rigenera le tue cellule.

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Peter Campbell ricercatore del Wellcome Trust Sanger ha condotto uno studio e ha dimostrato che le cellulare polmonari degli ex fumatori possono migliorare se si smette di fumare.

Lo studio pubblicato sulla rivista Nature ha dimostrato grazie a un gruppo di ricercatori qualificati che nei polmoni degli ex fumatori possono esserci (una volta persa l’abitudine del fumo) delle cellule sane.

Nello specifico in cosa consiste lo studio dell’Istituto Wellcome Trust Sanger ad Hinxton (Gran Bretagna)?

Peter Campbell, guidando il gruppo di ricercatori della sua indagine, ha messo a confronto le provette di DNA di: fumatori, ex fumatori e non fumatori. Il risultato è stato che i bronchi dei fumatori presentano dei difetti genetici ma in numero variabile (da mille a dieci mila per cellula), le cellule degli ex fumatori, invece, presentano solo una porzione di tali difetti genetici.

Questo cosa significa? E com’è possibile?

Quello che si verifica negli ex fumatori è la rigenerazione del tessuto polmonare. Un processo di rinascita delle cellule sane che sostituiscono quelle danneggiate dal fumo.

A tal proposito ricordiamo che numerosi studi che hanno dimostrato che smette di fumare, grazie all’utilizzo della sigaretta elettronica riduce il rischio di cancro ai polmoni di 50.000 volte.

Eurispes: il 66% dei fumatori smette con le ecig

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Il dato Eurispes rispecchia per grandi linee quanto giá accade da anni nei nostri centri antifumo. Nonostante l’allarmismo diffuso anche dalle organizzazioni sanitarie più blasonate, resta confermato il fatto che le nuove tecnologie senza combustione a contenuto di nicotina aiutano i fumatori a smettere di fumare– così il prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania (CoEHAR), ha appena commentato i dati diffusi dal Rapporto Eurispes “Fumo: nuovi prodotti e riduzione del danno” presentato oggi a Roma.

L’indagine, che ha coinvolto 1.135 fumatori italiani, ha sondato le abitudini e le opinioni dei tabagisti in relazione al fumo, al suo impatto sulla salute, allo sviluppo e alla diffusione dei prodotti alternativi a quelli tradizionali. Le persone intervistate sono nel 53,7% fumatori da più di 10 anni. Circa la metà consuma più di 10 sigarette al giorno, il 15,2% oltre 20, il 33% da 11 a 20. Interpellato rispetto al desiderio di smettere di fumare, solo il 9% afferma di volerlo fare entro sei mesi; il 18,3% non ha alcuna intenzione di abbandonare il ‘vizio’; il 26,6% “dovrebbe ma non vuole”; il 28,5% “dovrebbe ma non crede di riuscire”; il 17,6% “vorrebbe ma non in tempi brevi”. Tuttavia – sottolineano gli esperti Eurispes – dall’indagine emergono “una forte volontà e la necessità di essere informati sulle possibili conseguenze del fumo“.

Alla domanda: “Se fosse scientificamente provato che esistono prodotti del tabacco meno dannosi rispetto a quelli tradizionali, vorrebbe esserne a conoscenza?”, l’82,8% ha risposto positivamente. La maggioranza dei fumatori, inoltre, sarebbe disposta a cambiare prodotto abituale a favore di uno meno nocivo per la salute: il 17,8% lo farebbe “sicuramente”, il 43,9% “probabilmente”, mentre non sarebbe “sicuramente disposto” uno su dieci e non lo sarebbe “probabilmente” il 28,5%.

Eurispes ha inoltre sondato le opinioni degli italiani rispetto al ruolo che dovrebbe avere lo Stato. Gli intervistati affermano che, nel caso in cui fosse provato scientificamente che esistono prodotti meno dannosi rispetto a quelli tradizionali del tabacco, lo Stato “dovrebbe permettere che i cittadini siano informati” (86,7%), “mettere in atto direttamente specifiche campagne di informazione” (77,6%), “incentivare tali prodotti dal punto di vista fiscale” (71,1%), “incentivare tali prodotti dal punto di vista regolamentare” (59,8%).

Nel campione utilizzato, il 66% degli utilizzatori ha dichiarato di aver smesso di fumare completamente. Il fenomeno della doppia utilizzazione si rivela limitato solo al 6%. Sono dati confortanti che presumo siano la conseguenza dell’ottimale accoppiamento consumatore – prodotto, tipica della popolazione oggetto dell’intervista – ha aggiunto il prof. Polosa -. Molti degli svapatori inoltre dichiarano di affidarsi al proprio medico di base per i problemi legati al tabagismo ed è di ieri la notizia che anche l’Australia, adeguandosi alle politiche sanitarie del Regno Unito, nonostante una storica ostilità, ha inserito le ecig nell’elenco degli strumenti che i medici possono consigliare per aiutare coloro che non riescono a smettere. Non è mai troppo tardi. Questa potrebbe essere una buona occasione anche per le nostre autoritá sanitarie di guardare con rinnovato ottimismo a queste tecnologie per essere vincenti nel contrasto al tabagismo e per dare il via a una straordinaria opportunitá di salute pubblica

Ecig in Australia: cambio di rotta epocale

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Il Royal Australian College of General Practitioners, l’associazione di medici più importante, da il via libera alla sigaretta elettronica nei percorsi di smoking cessation. Come si legge nelle loro nuove linee guida “Supporting smoking cessation: A guide for health professionals“: da ora in poi, i medici di base sono invitati a consigliarla.

“Si tratta di un cambio di rotta epocale” – ha commentato il prof. Riccardo Polosa

La terapia per smettere di fumare non cambierà, l’approccio farmacologico combinato alla terapia psicologica e comportamentale saranno ancora le strade prioritarie ma se non funzionano, il medico ha il dovere di consigliare l’utilizzo di sigarette elettroniche prescrivendo anche liquidi che possono aiutare i fumatori a smettere.

Ciò che sorprende in tutta la vicenda è che questo passaggio straordinario sia avvenuto proprio in un Paese che sino ad Agosto 2019 vietava la vendita di alcuni prodotti sul web e proprio pochi giorni fa ha approvato un aumento del costo delle sigarette di enorme portata.

E non solo, ricordiamo che LIAF nel 2015 aveva inviato, tramite il prof. Riccardo Polosa, un commento ufficiale al Senato australiano per rispondere alla consultazione pubblica avviata per valutare “l’impatto delle sigarette elettroniche sulla salute, sulla soddisfazione e le finanze degli utenti e dei non utenti”. Proprio in quella occasione, Polosa aveva sottolineato l’esistenza di numerose evidenze scientifiche a sostegno dell’utilizzo del prodotto.

Questo dimostra che anche le organizzazioni che si sono sempre dimostrate più ostili – ha aggiunto il fondatore del CoEHAR – grazie alla condivisione e alla partecipazione dei cittadini possono proporre politiche pubbliche condivise e utili ad avviare percorsi virtuosi e rivoluzionari“.

La città di Milano vuole vietare il fumo all’aperto

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Il sindaco Beppe Sala avanza una proposta che sicuramente farà discutere. Nell’immediato, si intendono vietare le sigarette alle fermate dei mezzi pubblici. L’obiettivo comunque è di bandire il fumo nei luoghi aperti entro il 2030.

La lotta all’inquinamento non si basa solo su caldaie e traffico – ha spiegato Sala – non è giusto che altri debbano respirare il fumo di sigaretta, anche per strada. Sarà vietato fumare alle fermate di bus, tram, nelle file e presso gli uffici del comune. Dal 2030 invece stop alle sigarette in tutta la città.  La proposta andrà a marzo in consiglio comunale e vedremo se passerà”.

Il tutto inserito in un proposta di regolamento “aria-clima”, che pone il capoluogo lombardo in prima linea nella lotta al tabagismo.

In Italia è vietato fumare nei locali pubblici dal 2003 e sono tante le iniziative intraprese in molte città con lo scopo di tutelare bambini e anziani nello specifico.

Anche a Catania lo scorso Maggio, ricordiamo, insieme al CoEHAR e AMT (Azienda Metropolitana Trasporti) abbiamo lanciato la campagna di sensibilizzazione Io (sono) Astuto con cui abbiamo invitato tutti i cittadini a non fumare sotto le pensiline e nelle pertinenze delle fermate degli autobus. La campagna inoltre ha previsto anche la possibilità di richiedere una consulenza gratuita nel Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania.

Se guardiamo poi ad altri stati nel mondo, notiamo realtà concrete, come Svezia e Nuova Zelanda, che anticipano il progetto Milano Smoke Free e dove ai fumatori sono destinate aree apposite e spazi ristretti. Negli Stati Uniti esistono già da tempo divieti in strada, spiagge e balconi, mentre dal 2017 è proibito l’utilizzo di qualsiasi strumento per il fumo, tranne che per  la sigaretta elettronica. Ma non finisce qui: la Francia dice no nei parchi pubblici e nelle aree giochi dei bambini, multe salatissime invece vengono inflitte in Australia e Giappone.

Grande attenzione dunque alla lotta contro il fumo, iniziando dalla qualità della vita in città, dove è stato quantificato che una sigaretta inquina dieci volte più di un’auto diesel e tre più di un tir.

Anche se si tratta di baggianate – ha commentato il prof. Polosa – non si tutela l’ambiente vietando il fumo di sigaretta convenzionale ma cercando di applicare politiche pubbliche ambizione e virtuose di sostenibilità e tutela dell’ecosistema. I fumatori sono soggetti che vanno aiutati a smettere, non pazienti da tenere relegati con divieti e bandi

La presa di posizione dell’OMS e il commento di Polosa: “e-cig servono a far smettere di fumare”

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E’ una nota ANSA di ieri sera a riportare il commento del prof. Riccardo Polosa sull’ultima pagina pubblicata sul sito dell’OMS.

ROMA, 22 GEN – “Ci risiamo! La OMS conferma la sua allergia per la sigaretta elettronica, e produce uno dei report più scadenti mai letti nella storia della riduzione del rischio. Praticamente tutte le affermazioni fatte dalla OMS sono inesatte e fuorvianti. E’ noto a tutti che non è la nicotina a causare il cancro ma il mix di sostanze cancerogene che si sprigionano durante il processo di combustione delle sigarette. E’ veramente deprimente rendersi conto che i soldi dei contribuenti vengano spesi così male.
Ribadisco che, per chi non riesce o non vuole smettere, le sigarette elettroniche rappresentano la soluzione meno dannosa per ridurre i danni da fumo. A testimoniarlo sono gli studi indipendenti provenienti da ogni parte del mondo e le testimonianze di migliaia di pazienti che afferiscono ai centri antifumo.
Sulle dichiarazioni dell’OMS, si precisa che proprio ieri, anche il CDC Centers for Disease Control and Prevention, ha eliminato la raccomandazione di astenersi dall’uso di sigarette elettroniche come annunciato dopo lo scoppio del caso EVALI che, sottolineo, in Europa non ha registrato nessun caso.
“. Così Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, in merito all’avvertimento lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sui rischi legati alle e-cig.

La presa di posizione dell’OMS
Le e-cig, si legge in un documento di domande e risposte pubblicato sul portale e rilanciato su twitter, “aumentano il rischio di malattie cardiache e disturbi polmonari”. Espongono, di seconda mano, anche i non fumatori “alla nicotina e ad altre sostanze chimiche dannose”. Inoltre, il liquido in esse contenuto “può bruciare la pelle e causare avvelenamento da nicotina se ingerito o assorbito”. Sono “particolarmente rischiose se usate dagli adolescenti”, poiché la nicotina in esse presenti crea “dipendenza nel cervello in via di sviluppo”.
E, d’altronde, tra i 15.000 aromi ve ne sono “molti progettati per attirare i giovani, come gomma da masticare e zucchero filato”. Quanto al fatto che passare allo svapo sia più sicuro rispetto alle bionde tradizionali “dipende dalla quantità di nicotina e di altre sostanze tossiche nei liquidi riscaldati”.
Per i consumatori di tabacco che vogliono smettere di fumare, precisa, “esistono altri prodotti collaudati, più sicuri e autorizzati, come cerotti sostitutivi della nicotina”. Ad oggi, le e-cig sono “vietate in oltre 30 paesi in tutto il mondo” e l’Oms raccomanda agli Stati di attuare misure volte a “interromperne la promozione”.
“L’avvertimento conferma cose che sapevamo, ma ci fa piacere che l’Oms abbia preso una posizione chiara e forte”, spiega Rino Agostiniani vicepresidente della Società Italiana di Pediatria (Sip) e direttore della Pediatria dell’Asl Toscana Centro. Le E-cig, come abbiamo più volte denunciato, “sono uno strumento nato per dissuadere gli adulti dal fumo ma che sta diventano uno strumento che sempre più spesso avvicina i giovani anche di 11-13 anni a potenziali situazioni di dipendenza, magari suscitando meno timore nei genitori”. E non è questo l’unico rischio. “Spesso – prosegue – soprattutto nei liquidi che non passano per il commercio ufficiale non c’è chiarezza su quanta nicotina ci sia, e la nicotina, nelle donne in gravidanza danneggia il feto perché peggiora gli scambi a livello placentare”.
Ma a spezzare una lancia in favore delle e-cig, è Fabio Beatrice, direttore del Dipartimento di Otorinolaringoiatria e Responsabile del Centro Anti Fumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. “Per chi non riesce a smettere di fumare – spiega – lo switch al fumo digitale costituisce un vantaggio clinico a fronte delle assolute certezze sulla letale tossicità del fumo combusto”. E questo, afferma, è dimostrato da numerose evidenze scientifiche. “Andrebbero quindi separate – conclude- le politiche che tutelano i non fumatori e i giovani dalle politiche di aiuto ai fumatori”. (ANSA).

Riccardo Polosa il più citato secondo Plos Biology

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Un database di 100.000 scienziati viene reso pubblico, riportando le statistiche principali in ambito bibliometrico. Il prof. Polosa secondo questo nuovo studio è lo scienziato più degli citato degli atenei di Palermo, Messina e Catania.

L’articolo “A STANDARDIZED CITATION METRICS AUTHOR DATABASE ANNOTATED FOR SCIENTIFIC FIELD”, pubblicato dalla prestigiosa rivista Plos Biology rende pubblici i dati relativi all’impatto delle pubblicazioni scientifiche di 1.000.000 di ricercatori, in termini di rapporto tra citazioni, ricerche e impatto sulla carriera.

Ci scienziati vengono classificati in 22 campi scientifici e 126 sottocampi: questa classifica vanta ben 35 ricercatori e scienziati dell’Università di Catania, eccellenze che promuovono la scienza e la ricerca dell’Ateneo catanese in Europa e nel mondo.

Il Prof.Riccardo Polosa, direttore del COEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, non solo risulta essere lo scienziato più citato tra i ricercatori catanesi, ma anche tra quelli di Palermo e Messina.

Un riconoscimento non solo personale, sinonimo di una carriera dedicata alla ricerca scientifica, ma segno tangibile di un percorso di innovazione ed evoluzione che fa della ricerca nell’ambito della riduzione del rischio un punto di forza per il nostro Ateneo e che giustifica in pieno il ruolo del COEHAR e dei suoi ricercator” – così Riccardo Polosa ha commentato la notizia.

Questo articolo è presente anche in lingua inglese

Polosa a Regulator Watch: “La prova certa è nelle testimonianze dei nostri pazienti”

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Intervistato in diretta Live da Brent Stafford su Regulator Watch, il professor Riccardo Polosa ha risposto a tutte le domande in merito alle notizie che in questi giorni si stanno diffondendo sui possibili danni causati dalle Ecig

Come sapete, a partire dall’estate 2019, le ecig sono entrate nell’occhio del ciclone: la diffusione di una patologia polmonare negli USA, la cosiddetta EVALI, ha creato un’ondata di panico le cui ripercussioni sono arrivate fino in Europa. 

Per Polosa, bisogna risalire al 2013, quando un gruppo di pazienti che avevano switchato da sigaretta convenzionale ad elettronica ha espresso timori sulle ripercussioni a lungo termine della loro scelta. 

Già allora sapevo che sarebbe stato difficile rispondere – ha detto Polosa – ma ci siamo riusciti in parte. Grazie ad uno recente studio che ha analizzato un gruppo di svapatori che non aveva mai fumato, e dopo 3 anni di continui follow up, abbiamo dimostrato che non un singolo paziente ha riscontrato danni o alterazioni nella spirometria o variazioni riscontrabili con una TAC”.

  • E se invece parliamo di nicotina possiamo cosa possiamo affermare di certo? 

Non si muore per la nicotina ma per il catrame e non ci sono prove che sia la nicotina a causare il cancro. Noi sappiamo solo che svapare nicotina può creare una accelerazione del battito cardiaco, soprattutto se assunta in dosi elevate ma questo non ha mai ucciso nessuno”.

  • Come commenta il caso EVALI in USA?

Non un singolo caso è stato riscontrato quest’estate in Europa. La ragione è molto semplice: in USA, sostanze che normalmente non dovrebbero essere presenti nei liquidi hanno alterato l’equilibrio delle sostanze tensioattive che mantengono aperti gli alveoli polmonari. Il risultato? Un collasso immediato degli alveoli che non riescono più a scambiare gas e sostanze necessari per il corretto funzionamento dei polmoni”.

Una situazione, peraltro, degenerata a causa dell’atteggiamento sensazionalistico dei media americani e della autorità preposte.

Quello che mi sconcerta – ha continuato Polosa – è stato l’atteggiamento delle autorità di salute pubblica americana. Un esempio? Quando finalmente il CDC si è deciso a rilasciare le informazioni sulle reali cause della EVALI hanno aspettato il venerdì prima delle vacanze invernali per comunicarlo. Avrebbero dovuto rilasciare informazioni prima e con un target ben determinato”.

In Europa il caso EVALI ha generato un ritorno di immagine negativo: le persone hanno iniziato ad essere spaventate, traducendosi in una inflessione negativa nel mercato del vaping.

È stato curioso assistere ai tentativi di trovare casi simili in Europa, per alimentare una sorta di paura globale. Effettivamente l’unico caso di EVALI rilevata in Europa è stato un cittadino americano che volava sul continente”. 

Cosa possiamo concludere ad oggi?

La prova più forte la vediamo nei nostri pazienti che passano alle elettroniche e nelle loro testimonianze di una qualità di vita migliorata e di una riscoperta sensazione di benessere generale“.

Legge Sirchia: Italia primo paese a “delimitare” i fumatori

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Tra rivoluzioni conclamate ma anche dubbi e perplessità, di certo un pò di strada è stata fatta dall’introduzione della legge 3/2003 (art. 51: “tutela della salute dei non fumatori”).

Il dato certo è che l’Italia è stato il primo grande Paese europeo a regolamentare l’abitudine dei tabagisti, ponendo delle regole ben delimitate.

L’applicazione del divieto di fumo di sigaretta convenzionale nei locali pubblici oggi è stimata al 91,9% e per i luoghi di lavoro al 93,9%. Il controllo sugli esercizi commerciali è stato serrato e ha dato i suoi frutti.

Lo stesso non può dirsi per le strutture pubbliche dove sino a pochi mesi fa, ricordiamo, si fumava addirittura nelle aule del Parlamento, secondo quanto denunciato anche da noi della LIAF.

La sensibilizzazione  nei confronti del fumo passivo procede però velocemente. L’introduzione delle nuove normative volute dall’ex Ministro Beatrice Lorenzin, con il divieto di fumo nelle pertinenze di ospedali, luoghi di interesse sociale e in auto in presenza di minori, hanno rappresentato segnali positivi.

Dal 2005 ad oggi il numero di tabagisti è sceso drasticamente. Secondo l’ISS Istituto Superiore di Sanità la diminuzione è dovuta alla percentuale di cessazione femminile e alle campagne antifumo diffuse in questi ultimi anni.

Tuttavia, gli utilizzatori di sigaretta elettronica in Italia oggi sono più di 1 milione e mezzo. Un dato che non può essere ne sottovalutato ne commentato genericamente.

Quasi il 2% della popolazione (circa 900.000 persone) utilizza sigarette elettroniche. E a questi bisogna aggiungere gli utilizzatori di prodotti a tabacco riscaldato, che recenti stime, avrebbero raggiunto nel 2019 il 4% del mercato.

Nonostante la Legge Sirchia abbia un pò patito l’assenza di valide soluzione per l’applicabilità delle sue norme, il bilancio dell’abitudine al fumo tra il 2005 e il 2020 in Italia è positivo. Le vendite di prodotti da tabacco è sceso del 32% ed è cresciuto (tra alti e bassi) il mercato dei prodotti a rischio ridotto a dimostrazione del fatto che la possibilità di ridurre i danni, per chi non riesce a smettere da solo, è almeno stata riconosciuta come valida alternativa.

Salute polmonare e sigaretta elettronica: nessun danno

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Un nuovo studio pubblicato su PUBMED ha valutato gli effetti delle sigarette elettroniche sulla salute polmonare.

Lo studio, finanziato con un grant della Fondazione Umberto Veronesi e condotto presso l’Istituto Europeo di Oncologia, nasce in collaborazione con il programma COSMOS (I e II) dello IEO, finalizzato a realizzare un protocollo di diagnosi precoce del tumore al polmone.

Nei programmi COSMOS e COSMOS II vengono arruolati fumatori ed ex-fumatori con più di 50 anni di età e un lunga storia di fumo con lo scopo di individuare precocemente la presenza di un tumore al polmone in una popolazione particolarmente a rischio.

Per spiegare ancora meglio i risultati di questo nuovo studio, abbiamo chiesto direttamente al primo autore dello studio, il professor Claudio Lucchiari:

L’uso della sigaretta elettronica e dunque il vaping sono oggi oggetto di una necessaria valutazione rispetto alla sicurezza e alla salute polmonare. La recente diffusione di questi strumenti è stata così repentina da non permettere al momento di trarre conclusioni certe, soprattutto rispetto agli effetti a lungo termine o in particolari condizioni (per esempio, la gravidanza).

In effetti, durante lo studio e la successiva fase di osservazione, nessun partecipanti ha riportato problemi rilevanti correlati all’uso della sigaretta elettronica. Da ciò ne è derivato un effettivo beneficio rispetto alla salute polmonare in tutti i partecipanti che hanno smesso di fumare le tradizionali sigarette.

Tuttavia, è importante che l’utilizzatore di sigarette elettroniche sia informato circa i possibili effetti collaterali, così da potersi rivolgere al proprio medico in caso di necessità e verificare la correlazione tra sintomo e vaping”.

Basandosi sui dati di follow up a 3 e 6 mesi, è emerso che i soggetti studiati mostrano un miglioramento generale nelle condizioni polmonari, con una sostanziale riduzione di tosse e catarro.

E’ importante che l’utilizzatore sia a conoscenza dei rischi delle sigarette elettroniche e in particolare di alcune composizione e/o specifici ingredienti, così come i fumatori sono al corrente dei rischi del tabacco. Questo è un aspetto forse sottovalutato in relazione anche al fumo di prodotti diversi dal tabacco, spesso “comunicati” come sicuri sul piano polmonare e invece parimenti insidiosi. I dati di cui disponiamo non permettono di considerare il vaping (indipendente dai liquidi) un’attività del tutto estranea a potenziali rischi per salute polmonare in soggetti con particolare vulnerabilità”.

Nicotina: falsi miti e verità

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La nicotina è uno stimolante ed è il composto naturale principale della pianta del tabacco ed è presente soprattutto nelle foglie. Essa si trova in quasi tutti i prodotti a base di tabacco, ma anche in pesticidi e alcuni tipi di medicinali, come quelli utilizzati nei percorsi di smoking cessation (es. gomme, cerotti ed inalatori), e può avere effetti positivi per la stimolazione cognitiva e nella gestione di patologie depressive, disturbi appartenenti allo spettro schizofrenico e ADHD.

La nicotina può essere dannosa?

SI, ma non costituisce la causa principale dei danni provocati dal fumo di sigaretta tradizionale. Sebbene la comunità scientifica internazionale abbia spesso dibattuto sul tema, oggi è quasi unanime il pensiero che la nicotina non provoca danni ai polmoni, e – ai dosaggi normalmente assunti dai fumatori – non è un veleno. Inoltre, sebbene essa può provocare una accelerazione del battito cardiaco e un aumento della pressione, non è un fattore di rischio significativo per eventi cardiovascolari.

Insomma, la nicotina non è la causa principale del danno da fumo. Si muore per il catrame non per la nicotina.

Prof. Riccardo Polosa

Il danno da fumo proviene dall’inalazione delle migliaia di sostanze cancerogene sprigionate durante il processo di combustione.

Attenzione! La nicotina è velenosa se assunta in elevate concentrazioni e può aggravare problemi di salute preesistenti. E’ dannosa se assunta durante la gravidanza perché può causare danni al feto e negli adolescenti può incidere sullo sviluppo cerebrale e sulle dipendenze future.

La nicotina crea dipendenza?

Si. E questo purtroppo rende il percorso di uscita dal tabagismo molto più complesso. La velocità con cui la nicotina viene introdotta nel flusso sanguigno e raggiunge il cervello influisce sul grado di dipendenza. Dunque, nei soggetti fumatori l’assunzione di nicotina è molto più rapida ed è causa di dipendenza, mentre, al contrario, nelle terapie sostitutive come cerotti o gomme la nicotina è rilasciata in dosi minori e più lentamente. La dipendenza, inoltre, dipende anche da fattori genetici, personologici e sociali che possono incrementarne o diminuirne l’intensità.

Sigaretta elettronica. La nicotina è dannosa?

C’è un consenso nascente nel campo della scienza e della salute pubblica per la confermata sicurezza della nicotina e di altri prodotti non combustibili. Cerotti, gomme e inalatori contenenti nicotina non sono completamente esenti da rischi, ma a confronto dei prodotti combustibili la minaccia che possono rappresentare per la salute pubblica è irrilevante. Un recente studio internazionale del Drug Science (Comitato scientifico indipendente sulle droghe), confrontando i danni provocati dai vari prodotti contenenti nicotina, ha stimato che la sigaretta elettronica ha un indice di rischio pari a 4, dove quello delle bionde tradizionali è considerato 100. 

Ad esempio, in Inghilterra e Svezia il tasso di fumatori è tra i più bassi in Europa, a causa dei molti fumatori che decidono di passare rispettivamente alla sigaretta elettronica o allo snus (tabacco masticabile).

Le ricerche sulla sigaretta elettronica hanno aumentato la necessità di informazioni sulla nicotina. Anche se molti fumatori ne hanno già capito la rilevanza, purtroppo regna ancora il falso mito che la nicotina sia la causa dei problemi alla salute legati al fumo. Non è vero.

Robbie Williams: l’ho promesso e ho smesso l’1 Gennaio

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Un ottimo deterrente per smettere di fumare è “la paura di morire“.

Un brutto spavento, la paura di non essere più in tempo avendo fatto dei danni irreparabili può creare in un fumatore la ferma motivazione di buttare via il pacchetto di sigarette per sempre.

E questo può succedere anche se sei uno dei personaggi più noti e più amati del mondo, come Robbie Williams, che in una recente intervista ha raccontato della sua tremenda paura di morire prima del tempo.

Una paura terribile che lo ha portato a scegliere uno dei modi più consigliati dagli esperti per smettere di fumare: il count down.

Robbie infatti ha scelto una data per la sua personale “Smoking cessation” e l’ha fatto. L’1 Gennaio del 2019 ha buttato via le amate sigarette, preferendo uno stile di vita più sano, aiutato dallo sport, la boxe, e dall’amore per la sua famiglia.

A spingere Robbie verso la decisione è stata prima di tutto la paura di non esserci più.

Diverse ricerche affermano che bastano 10 sigarette al giorno per raddoppiare la probabilità di morte, con 25 si arriva addirittura a quintuplicarne il pericolo. Il fumo riduce di dieci anni l’aspettativa di vita, quindi si muore in media dieci anni prima di chi non ha mai fumato. I dati raccolti indicano che ben due fumatori su tre sono destinati a morire per patologie legate al fumo. Ogni sigaretta toglie 14 minuti di salute, chi fuma un pacchetto al giorno, muore in media a 69 anni e se il fumatore è fortunato supera i 70 anni , ha quattro anni in meno di durata, rispetto ad un suo coetaneo non fumatore.

Riuscire a smettere in tempo può impedire l’aggravarsi della dipendenza e ridurre i danni fumo correlati.

Smettere fa bene ad ogni età! Ma se lo fai prima è meglio!

I medici di medicina generale aprono alla riduzione del danno

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I medici italiani si sono dichiarati favorevoli alla diffusione di strumenti alternativi al fumo di sigaretta convenzionale ma si necessita una maggiore informazione in ambito terapeutico.

È quanto emerso durante un panel intitolato “La gestione del paziente fumatore”, in occasione del XXXVI Congresso della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) tenutosi a Firenze. 

Il paziente fumatore deve essere a conoscenza delle alternative che ad oggi permettono di lavorare nell’ambito della smoking cessation in un’ottica di riduzione del danno. Dispositivi alternativi a tabacco riscaldato e non combusto possono essere valide armi in un percorso di cessazione. Ma serve l’aiuto e il supporto del personale medico e sanitario a cui si rivolgono i fumatori intenzionati a smettere.

LA RICERCA DELLA SIMG

Da una ricerca condotta dalla Simg e presentata allo stesso congresso, emerge che su un campione di 400 medici, il 46% ha risposto di non conoscere nè le sigarette elettroniche nè i dispositivi a tabacco riscaldato.

Il 57% dei medici intervistati ritiene possibile il loro utilizzo nell’ottica della riduzione del danno e della smoking cessation. 

Il 91% dei medici intervistati ritiene giusto l’interessamento delle associazioni scientifiche e delle associazioni di pazienti a questa nuova metodica.

Letizia Rossi, medico di medicina generale a Perugia che ha condotto l’indagine, osserva:

Abbiamo condotto un survey da cui è emerso che vi è ancora una scarsa conoscenza su i prodotti a basso rischio ma i medici sono risultati disponibili ad apprendere e conoscere l’utilizzo di questi metodi e strumenti che andrebbero inseriti in un percorso medico strutturato con un medico che segue e consiglia sempre il paziente. Il rischio è che molti fumino sigaretta elettronica e convenzionale in maniera autonoma e dunque non vi siano benefici. E necessaria una formazione per i medici per capire il funzionamento e gli effetti positivi di questi strumenti e per fornire una corretta e continua attività di counselling”.

Damiano Parretti, Responsabile Nazionale Simg dell’Alta scuola e della macro-area Cronicità, ci spiega inoltre che:

Ci deve guidare la consapevolezza che il fumo determina danni importanti a livello cardiovascolare (perchè il fumo è un fattore di rischio preventivo per infarto e ictus), respiratorio (perchè può generare meccanismi infiammatori sulla mucosa polmonare) e oncologico”. 

L’attività di counselling personalizzato è alla base di un percorso di cessazione: “Ci vuole la sensibilità giusta per attuare una strategia di counselling individualizzato. Per la parte di popolazione che non riesce a smettere, possiamo spiegare di utilizzare dei sistemi a rischio ridotto che determinano una riduzione importantissima dell’introduzione nell’organismo di sostanze tossiche”.

Parretti ci precisa inoltre che i casi di broncopolmonite lipoidea in America sono stati causati: “Dalla deposizione di  vitamina E acetato utilizzata coma addensante per l’immissione nelle sigarette elettroniche di prima generazione (quindi dispositivi aperti) di sostanze varie quali tetracannabinoidi. Le sigarette elettroniche di seconda generazione sono a sistema aperto non chiuso, che non permette non permette l’immissione di altre sostanze o a dosaggi non consentiti. È una sicurezza perchè sappiamo cosa fumiamo con un dispositivo chiuso”.

Diabete negli over 60: quanto incide il fumo?

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diabete over 60 e fumo

Se parliamo di salute di un fumatore, a maggior ragione se affetto da diabete e over 60, due sono gli aspetti da tenere bene in mente: il fumo è ormai riconosciuto come causa di una serie di patologie a danno del sistema cardiorespiratorio, ma la sigaretta convenzionale aumenta anche il rischio di complicazioni legate ad altre patologie.

Negli ultimi vent’anni, il numero di persone affette da diabete è quadruplicato, diventando un serio problema di salute pubblica. 

Un paziente fumatore affetto da diabete incorre in un rischio di molto maggiore di complicanze cardiovascolari. 

A questo proposito, abbiamo parlato con il Dr. Davide Campagna, Specialista di medicina Interna al Policlinico Vittorio Emanuele di Catania :

“Ci siamo occupati di fumo e diabete in due recentissime pubblicazioni per metterne in luce i rapporti. Il fumo insieme al diabete aumenta esponenzialmente il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari, quindi il diabetico (già predisposto per la patologia di base) che fuma non fa altro che moltiplicare le proprie chances di ammalarsi di infarto, ictus, malattie renali, disturbi della vista e quindi alla lunga di ridurre la propria speranza di vita. 

Abbiamo dimostrato nel nostro recente articolo come la smoking cessation riduca il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari e soprattutto ne rallenti il deterioramento se già instauratesi. Quindi il messaggio che deve passare a tuti i diabetici che fumano è smettere il prima possibile per stare meglio e vivere di più”

Accanto al fumatore attivo, non dobbiamo dimenticarci di chi per anni gli è stato accanto, sviluppando una serie di problematiche di salute connesse al cosiddetto fumo passivo.

“Negli anziani che hanno fumato per anni o che hanno, loro malgrado, subito il fumo passivo dal proprio partner (spesso vediamo nonnine affette dalle stesse patologie dei mariti senza aver mai toccato una sigaretta attivamente) il fumo di sigaretta rappresenta una di quelle abitudini che portano a riacutizzare più frequentemente la malattia di base. Il classico esempio è la BPCO, malattia tipica dei fumatori.”

Le linee guida del COEHAR parlano chiaro: indipendentemente dall’età, rivolgersi a centri antifumo per una assistenza personalizzata e la conoscenza di dispotici alternativi , come la sigaretta elettronica o i dispositivi a tabacco riscaldato, diminuisce di molto il danno causato dalla sigaretta convenzionale.

Per chi ha già tentato qualsiasi metodo possibile, molto spesso la sigaretta elettronica rappresenta l’ultima valida alternativa e non dovrebbe essere messa da parte.

“Il fumo è nocivo a tutte le età, il tempo di esposizione è quello che da una stima dei danni perpetrati” ci ricorda Il prof Campagna.

A Roma un incontro con i giornalisti sulla riduzione del danno da fumo

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e cig roma

Roma, 14 Novembre – Si è tenuto ieri a Roma il corso di formazione per giornalisti e comunicatori “Ecig: alternative al fumo e riduzione del danno”, con l’intento di fornire ai partecipanti gli elementi utili per evitare la formazione di fake news e informazioni non corrette sul tema delle elettroniche.

L’evento è stato moderato dal giornalista Alessandro Cecchi Paone.

Atteso in diretta da Varsavia, dove sta lavorando ad importanti accordi internazionali per supportare la ricerca scientifica del CoEHAR, il prof. Riccardo Polosa, Direttore del CoEHAR, è intervenuto ricordando che proprio domani (14 novembre) ricorre la Giornata Mondiale del Diabete:

“Non c’è dubbio che ci sia una forte correlazione tra il fumo e lo sviluppo del diabete, il nesso di causalità è invece meno chiaro. Il problema del fumo lo vivono anche i soggetti diabetici che non riescono a smettere. Soggetti che però se fumano vedono aumentare il rischio di complicanze cardiovascolari. L’idea di fondo è che bisogna allontanare i diabetici fumatori dal fumo combusto e avvicinarli a tecnologie combustion free, in modo da ridurre lo sviluppo di malattia e di complicanze. Stiamo lanciando un progetto in collaborazione con centri di ricerca a livello internazionale che mira anche a chiarire se e quanto esistano correlazioni tra lo sviluppo del diabete e delle complicanze ad esso correlate ed il fumo della sigaretta tradizionale.

La nota definitiva è quella di tenere occhi e mente aperti e cercare di non essere guidati da ideologie e sentimentalismi. Se abbiamo un’opportunità straordinaria di rivoluzione per cambiare il pattern del tabagismo nel mondo io penso che l’uso delle nuove tecnologie combustion free siano un’opportunità da non perdere”.

Il programma della conferenza prevedeva gli interventi di Fabio Beatrice, direttore del centro antifumo Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, Mario Malerba, Professore Associato di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università del Piemonte Orientale, Umberto Tirelli, Direttore Tirelli Medical Group,  Johann Rossi Mason, autrice e giornalista medico scientifico, Stefano Caliciuri  Direttore di Sigmagazine, Alessandra Ghislieri, Direttore di Euromedia Reserch, Paolo Russo, Giornalista La Stampa, Gabriele Mazzoletti, Responsabile Relazioni Esterne JUUL Labs.

Grande importanza è stata data alla difficoltà di veicolare con precisione e attenzione le notizie sulla ecig. Facendo riferimento ai casi di malattie polmonari negli Usa, è emerso chiaramente come si sia rivelato complesso relazionare il flusso continuo di informazioni “strillate” dai giornali con le evidenze scientifiche e l’osservazione dei pazienti ricoverati negli ospedali americani.

Manca l’accesso ad informazioni easy e smart: il 92% delle persone ammette di farsi auto diagnosi sul web, temendo l’incontro con il medico e sfruttando di conseguenza la mole di informazioni reperibili sul web, oggetto di una continua e costante condivisione, che genera sempre maggior confusione in materia di ecig.

Il prof. Mario Malerba, del Comitato Scientifico LIAF, ha illustrato il decalogo per utilizzare le ecig in modo sicuro e ha spiegato ai giornalisti quali sono i metodi più sicuri per distinguere le fake news dalle notizie vere.

VAPITALYPRO 2019:LIAF presenta un workshop sul counseling antifumo

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L’edizione 2019 di VapitalyPRO, svoltasi a Roma Fiera il 9 e 10 novembre, si conferma l’evento B2B di riferimento per il settore del vaping, un momento di approfondimento dedicato agli aspetti burocratici, legislativi e di comunicazione del settore, oltre che di approfondimento sulla riduzione del danno.

Le presenze totali della due-giorni dedicata alle aziende operanti nel settore del vaping sono circa 2 mila, con oltre 80 espositori di 12 paesi diversi, una presenza di business stranieri che comprendono il 42% del totale.

E non sono mancate le occasioni di confronto e analisi delle novità del settore, dagli aspetti legali al counseling antifumo, con cinque workshop formativi, tra i quali l’intervento di Phil Busardo, uno dei volti più noti del vaping a livello internazionale, che insieme a Dimitris Agrafiotis (Vapingreek) ha fatto un punto sulla situazione del settore alla luce degli viluppi della situazione in USA.

“Siamo molto soddisfatti di questa edizione di VapitalyPRO, della partecipazione degli operatori e del livello degli eventi formativi – ha detto Mosè Giacomello, presidente di Vapitaly – che dimostrano come il format che abbiamo ideato, dedicato esclusivamente ai professionisti, sia molto richiesto. Si nota una grande volontà da parte di tutti gli operatori di lavorare, nonostante le notizie negative che arrivano, ad esempio dagli Stati Uniti, e che sono state ampiamente smentite”.

I seminari si sono aperti con un workshop della LIAF diretto da Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT, Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania, e da Marilena Maglia, ricercatrice del CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università di Catania.

L’evento LIAF ha trattato di counseling antifumo, dando un’idea generale delle necessità di un fumatore che decide di abbandonare la sigaretta tradizionale e di intraprendere un percorso di smoking cessation,  chiarendo le modalità di approccio degli operatori del mondo del vaping con tali soggetti.

“La cosa più importante per aiutare gli altri a smettere di fumare è creare un’alleanza con il fumatore – ha spiegato il prof. Caponnetto. La relazione counselor- fumatore non è il luogo di una battaglia per il potere ma un’alleanza che restituisce al fumatore la responsabilità delle proprie azioni”.

Marilena Maglia ha parlato invece dell’importanza dello stimolo e della necessità di seguirlo, per aprire la porta di un vero e proprio cambiamento in termini di abitudini: “Sono 4 le regolo d’oro per smettere di fumare e si riassumono nell’acronimo RIDE: Ritardare, Involarsi, Distrarsi ed Evitare”.

La sesta edizione di Vapoitaly si terrà a Milano a maggio 2020, mentre VapitalyPRO tornerà l’anno prossimo ad ottobre.

“Vapitaly – Pietro Piccinetti, amministratore unico e direttore generale di Fiera Roma – ha scelto ancora una volta Fiera Roma per il suo appuntamento B2B. Siamo molto orgogliosi di ospitare la terza edizione di una manifestazione internazionale che continua a crescere di anno in anno e racconta un settore, quello del vaping, che avanza sul mercato, nonostante la crisi, e ha il merito, riconosciuto dalla comunità scientifica, di ridurre concretamente il danno da fumo”.

vapitalypro 2019

Il fumo aggrava il diabete e il CoEHAR vaglia nuove soluzioni per smettere

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Nuovo report del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università di Catania) che affronta il problema del fumo e diabete a tutto tondo e pone le basi per delineare nuove e innovative soluzioni per la valutazione dell’impatto della sigaretta elettronica nel paziente diabetico fumatore. Il report “Smoking and Diabetes: Dangerous Liaisons and Confusing Relationships” è stato pubblicato in questi giorni sulla prestigiosa rivista scientifica Diabetology & Metabolic Syndrome. 

https://dmsjournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13098-019-0482-2

Catania, 4 Novembre 2019 – “Partendo da una attenta analisi della letteratura scientifica del settore, abbiamo cercato di approfondire il problema tabagismo e diabete mellito per illustrare come queste due condizioni agiscano sinergicamente nello sviluppo della malattia e nella progressione delle sue complicanze. La nostra analisi spiega che la disassuefazione dal fumo può ridurre l’incidenza di malattia o rallentare l’evoluzione delle complicanze cardiovascolari” – così ha spiegato il dott. Davide Campagna, ricercatore del CoEHAR.

Dal 1980, il numero di persone affette da diabete mellito si è quadruplicato, superando la barriera dei 400 milioni. Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dai 400 milioni si salirà ad oltre 650 milioni di pazienti con diabete nel 2040. 

“Se osserviamo gli effetti del fumo della sigaretta su pazienti affetti da diabete, otteniamo un quadro clinico complesso e preoccupante. Infatti la combinazione di glicemia elevata con alti livelli di sostanze tossiche presenti nel fumo determinano un aumento esponenziale del rischio cardiovascolare in questi pazienti, con complicanze quali ictus, infarto del miocardio, arteriopatia periferica, e retinopatia diabetica” – ha spiegato il Professore Francesco Purrello, direttore del Dipartimento di Medicina Clinica Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania e presidente della Società Italiana di Diabetologia. 

Questo stato delle cose richiede un cambio di mentalità. Dato che molti pazienti con diabete continuano a fumare nonostante i noti rischi per la salute, una possibilità è quella di sfruttare le nuove tecnologie per il rilascio di nicotina quali strumenti sostitutivi molto meno dannosi delle sigarette convenzionali” – ha prospettato il direttore del CoEHAR, lo scienziato Riccardo Polosa. 

Per questo CoEHAR si appresta a lanciare Diasmoke 2.0, un progetto di ricerca altamente innovativo che ha l’obiettivo di monitorare e valutare l’abitudine tabagica di quasi 1000 pazienti affetti da diabete e di valutare l’efficacia e la sicurezza dei nuovi trattamenti per smettere di fumare in diversi paesi (tra cui Inghilterra, Italia, Polonia e Pakistan).

PUÒ IL FUMO CAUSARE IL DIABETE? 

Una recente meta-analisi di 88 studi ha confermato un’associazione significativa tra il fumo e l’aumento del rischio (pari al 37%) di sviluppare diabete mellito. Si stima ora che almeno 25 milioni di casi di diabete in tutto il mondo possano essere attribuibili al solo fumo di sigaretta convenzionale. Uno studio trasversale condotto su 2142 europei (25-41 anni di età) ha dimostrato un aumento del rischio di diabete (quasi raddoppiato) in soggetti fumatori rispetto ai non fumatori. Questi dati, se comparati a studi analoghi condotti in altri paesi, possono condurre alla formulazione dell’ipotesi secondo cui “il fumo accelera la progressione dall’euglicemia verso uno stato di alterata tolleranza al glucosio, che porta ad un aumento del rischio di sviluppare il diabete nei soggetti fumatori” – ha aggiunto il dott. Campagna. 

SMETTERE DI FUMARE CREA RISCHI PER IL DIABETICO?  

Ogni medico ha il dovere di consigliare ai pazienti diabetici di smettere di fumare quanto prima, così come suggerito dalle Linee Guida internazionali sul diabete. “Inoltre – aggiunge Campagna – sarebbe più opportuno consigliare ai diabetici fumatori di rivolgersi ai centri antifumo di pertinenza delle ASL”. L’astinenza può provocare un aumento di peso che può essere gestito con una attenta attività di counselling antifumo. Il paziente non deve accettare l’aumento di peso come inevitabile effetto collaterale della cessazione. In tal senso, recenti studi hanno dimostrato che passare alla sigaretta elettronica può aiutare, anche se servono ancora ulteriori studi per affermarlo con certezza.

RUOLO DELLA SIGARETTA ELETTRONICA

Sebbene le ricerche siano ancora ad una fase iniziale – ha spiegato il professore Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR – è possibile dedurre che, a fronte di una riduzione di peso e del conseguente miglioramento del compenso diabetologico, i pazienti affetti da diabete che utilizzano la sigaretta elettronica possano trarre giovamento. I primi dati emersi dai lavori preliminari al progetto Diasmoke 2.0 – ha concluso – dimostrano che oltre ai vantaggi già noti, la sigaretta elettronica consente ai pazienti di smettere di fumare senza andare a registrare un aumento ponderale di peso, a differenza di altri metodi che comportano un aumento di circa 6/8 Kg, a cui consegue una maggior insulino – resistenza”.

I casi di malattie polmonari in USA: la parola al Public Health England

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Sono 1604 i casi di malattie polmonari sospette negli USA legate all’utilizzo di prodotti da svapo illegali. Di questi, 34 sono casi di pazienti deceduti. Il 70% sono uomini con un’età media di 24 anni, ma circa il 46% è sotto i 21. Questi sono i dati pubblicati da Public Health England, la massima autorità sanitaria inglese, che ha recentemente diffuso una nota ufficiale per spiegare quanto sta accadendo gli Stati Uniti.

CHE COSA HA CAUSATO L’EPIDEMIA?

Secondo il PHE, i prodotti chimici che hanno scatenato una tale reazione negli svapatori non sono stati ancora individuati con certezza. A tutt’oggi, non si può dichiarare in maniera incontrovertibile che tutti i sintomi riportati facciano capo alla stessa patologia.

L’epidemia non sembra essere associata all’uso prolungato di nicotina, già diffusa negli Stati Uniti da più di dieci anni. I casi che da Marzo si sono susseguiti sembrano essere invece correlati a una sostanza introdotta nel mercato recentemente.

Per il PHE, la risposta data in alcuni stati degli USA, come i bandi alla vendita di prodotti da svapo, potrebbe alimentare la confusione nel consumatore sulla sicurezza dei prodotti da svapo, dissuadendo al contempo molti fumatori a passare alla sigarette elettronica e convincendo molti svapatori a ritornare al fumo delle sigarette convenzionali.

Può succedere in Europa?

Molto difficilmente perché i comuni prodotti da svapo utilizzati dai fumatori per smettere di fumare non hanno nulla a che vedere con i prodotti presenti sul mercato nero statunitense.

Perché ne siamo sicuri? 

Il PHE ha spiegato che, visto l’alto numero di casi segnalati, è strano che una percentuale altissima sia nella fascia d’età under 24, se fosse stato il problema vaping avremmo dovuto avere un campione di pazienti con età diverse e soprattutto casi di avvelenamento di svapatori che da anni utilizzano questi prodotti.

In Inghilterra, così come in Europa, il commercio e la produzione di prodotti da svapo sono sottoposti a leggi molto più rigide e l’aggiunta di additivi o loro derivati come il  THC e l’acetato di vitamina E non sono permessi.

I CONSIGLI DEL PHE SULLA SIGARETTA ELETTRONICA

Nella nota diffusa da Public Health England si legge chiaramente che l’autorità sanitaria non ha modificato il proprio parere sulle sigarette elettroniche: i fumatori dovrebbero considerare di passare alla sigaretta elettronica e gli svapatori dovrebbero smettere completamente.

“Siamo sicuri più che mai che le sigarette elettroniche siano meno dannose di quelle convenzionali, che uccidono circa 220 persone in Inghilterra ogni giorno”.

Utilizzare sigarette elettroniche contenenti nicotina rende il percorso di abbandono della sigaretta convenzionale più semplice, ma rimane importante utilizzare prodotti regolamentati e non svapare prodotti prodotti in casa o liquidi illegali.

I CONSIGLI DEL PHE SUL FUMO E SULLE SIGARETTE ELETTRONICHE

  • PER I FUMATORI: smettete completamente. Combinare l’utilizzo di sigarette elettroniche con il supporto di un esperto raddoppia le vostre possibilità di abbandonare il fumo.
  • PER CHI SVAPA NICOTINA: se ancora utilizzate sigarette tradizionali, smettete completamente. Quando vi sentirete pronti e non avrete timore di una ricaduta, abbandonate il fumo di nicotina.
  • PER CHI NON HA MAI FUMATO: non svapate.
  • PER CHI SVAPA CBD: ancora questo tipo di prodotti non è sottoposto a una regolamentazione certa e sicura. Se manifestate qualsiasi sintomo o siete preoccupati, non continuate a svaparli. 
  • PER CHI SVAPA THC: potrebbe essere pericoloso svapare THC o liquidi dalla provenienza dubbia a base di THC. Questi sono tra i prodotti imputati nei casi di malattie polmonari sospette negli USA. Se manifestate difficoltà nel respiro o qualsiasi altro sintomo, recatevi in una struttura specializzata e dichiarate precisamente che prodotti avete utilizzato. 

Al Vapitaly di Roma il couseling antifumo di LIAF

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Il 9 e 10 novembre a Roma si svolgerà Vapitaly, l’appuntamento B2B dedicato al business, alla formazione e alle nuove opportunità del settore del vaping.

Accanto alla possibilità di creare opportunità di networking tra gli specialisti del settore, negozianti ed aziende, anche quest’anno si ripropone un percorso di workshop tematici riguardanti gestione fiscale, normative e comunicazione, tenuto da relatori ed esperti del settore.

Sabato 9 ottobre Pasquale Caponnetto, Coordinatore del CPCT – Centro Prevenzione e Cura del “Policlinico Vittorio Emanuele” di Catania e docente di Psicologia Clinica e Generale dell’Università di Catania e Marilena Maglia, ricercatrice del CoEHAR – Centro per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università, terranno un workshop sulle caratteristiche e sulle modalità del Counseling applicato alla lotta al tabagismo dedicato ai negozianti di sigarette elettroniche e a tutti gli esperti del settore.

Il Counselling, basato su un rapporto di fiducia reciproca tra il counsellor e il fumatore, permette al paziente di usufruire dell’assistenza e dell’aiuto di un professionista in merito alla decisione di abbandonare il fumo della sigaretta convenzionale.

Pasquale Caponnetto e Marilena Maglia analizzeranno gli aspetti fondamentali dell’attività di counseling, dal colloquio motivazionale sino alle strategie comunicative necessarie per incentivare la scelta personale e non ricadere della dipendenza da fumo. 

Sappiamo che i sintomi di astinenza da fumo sono numerosi e possono essere difficili da affrontare. Smettere con l’aiuto di personale specializzato aiuta ad affrontare la sfida in maniera più forte.

Ricordiamo che le caratteristiche principali del counselling sono il tempoche al contrario di quanto si pensa non può essere precipitoso; l’accettazione perché il fumatore deve imparare ad accettarsi indipendentemente dal riuscire o meno a smettere di fumare e una buona alleanza tra counsellor e fumatore, impegnati ugualmente con lo stesso obiettivo. 

La sigaretta elettronica non provoca infarto

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L’uso della sigaretta elettronica può essere associato alle patologie cardiache croniche e all’infarto del miocardio?

Sono stati pubblicati su Sage Journals i risultati del National Health Interview Surveys condotto nel 2016 e nel 2017 dal titolo “Is E-cigarette use associated with coronary heart disease and myocardial infarction?”, a firma di Konstantinos Farsalinos e con lui anche Riccardo Polosa, Fabio Cibella e Raymond Niaura.

Il risultato

Dall’analisi dei dati non emerge alcuna associazione tra l’uso delle sigarette elettronica e un aumento del rischio di patologie cardiache croniche ed eventi infartuali a danno del miocardio.

Il metodo

I partecipanti allo studio, classificati in base ad età, genere ed etnia, sono stati divisi tra ex fumatori, in questo caso con una ulteriore distinzione tra ex fumatori da più o meno di sei anni, fumatori occasionali di sigarette elettroniche e fumatori abituali. In aggiunta, si è tenuto conto di condizioni patologiche preesistenti del sistema cardiovascolare e dell’esistenza di eventi infartuali, oltre a fattori di rischio quali ipertensione, ipercolesterolemia e diabete.

Il punto di Riccardo Polosa

Mentre sono state riscontrate associazioni tra i fattori di rischio analizzati e le patologie cardiache croniche, non emergono associazioni significative tra l’utilizzo della sigaretta elettronica e le patologie a danno del sistema cardiovascolare.

In sintesi, commenta il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR: “Come da previsione, le associazioni tra fumo ed eventi infartuali del miocardio o patologie croniche cardiache sono straordinariamente coerenti. Al contrario, non sono emerse associazioni tra l’utilizzo di sigarette elettroniche e patologie a danno del cuore”.

“Le associazioni incoerenti osservate durante le indagini durate un anno – ha continuato Polosa – non possono comprovare alcun collegamento tra l’uso di sigarette elettroniche e un rischio elevato di infarto del miocardio o di patologie cardiache croniche. Sono necessari ancora studi longitudinali per esplorare gli effetti della sigarette elettronica sulle patologie cardiovascolari”.

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I tuoi vestiti puzzano di fumo?

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Fumi e ti capita spesso di puzzare? Lo sapevi che i tuoi vestiti sono fonte primaria di “fumo di terza mano”?

Non tutti sanno, e molti non ci fanno caso, che gli abiti dei fumatori sono nocivi quanto le sigarette che inalano, essendo impregnati di nicotina e altre tossine e rappresentano un problema per la salute soprattutto per i più piccoli.

La dottoressa Manuela Martins-Green della University of California Riverside, ad esempio, ha spiegato che se un papà o una mamma fumano all’aperto ma poi tornano a casa e abbracciano i propri bambini, con i loro vestiti impregnati di nicotina potrebbero danneggiare la loro salute. Ecco perché è bene togliersi subito i vestiti “contaminati” e metterli a lavare non appena si rientra in casa.

I consigli della nonna

Esistono molti rimedi , come quelli della nonna, per eliminare l’odore di fumo. Oggi ve li elenchiamo in sintesi:

  • Basta lavare tutto in lavatrice con acqua calda, detersivo e bicarbonato o aceto bianco per avere dei risultati ottimali.
  • Se però il capo non può essere lavato con frequenza, l’ideale è lasciarlo all’aria aperta per qualche giorno e poi riporlo nell’armadio accanto ad un sacchetto di lavanda. 
  • Anche il sapone di Marsiglia è perfetto per eliminare i cattivi odori,  basta aggiungerne un paio di scaglie nel cestello della lavatrice per avere dei capi profumatissimi.
  • Purtroppo l’odore di tabacco supera le barriere fisiche di armadi e cassetti, andando così a rovinare il fresco profumo di pulito di vestiti e biancheria.
  • Per gli armadi, il rimedio della nonna è quello dei fogli da carta di quotidiano, bisogna foderare la base dell’armadio con uno strato di 3-4 centimetri di giornali impilati poiché si tratta di un tipo ti carta particolarmente assorbente. Man mano che le riviste ingialliscono, sarà necessario ripetere l’operazione.
  • Nei cassetti si può sempre foderare con la carta, ma si può ricorrere anche alle bustine di lavanda  per ridurre la contaminazione.
  • Ma il fenomeno non si ferma all’abbigliamento. Arredamento e tende possono conservare le sostanze nocive del fumo che, mischiandosi ad altri inquinanti presenti nell’aria, possono dare origine a dei composti pericolosi e potenzialmente cancerogeni . 
  • Così come per i tessuti, anche in questo caso vi invitiamo ad aumentare al massimo l’aerazione, uno degli aspetti inerenti all’igiene e alla salubrità di qualsiasi ambiente, camere e muri compresi, oppure spalancate porte e finestre e attivate un deumidificatore.

La Notte dei Ricercatori anche per il CoEHAR

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Torna venerdì 27 settembre l’appuntamento annuale con la Notte Europea dei Ricercatori, la manifestazione promossa dalla Commissione Europea nell’ambito delle azioni Marie Skłodowska–Curie volta ad avvicinare i cittadini di centinaia di città europee al vasto mondo della ricerca.

Motore della quattordicesima edizione della manifestazione saranno ancora una volta i “citizen scientist”, a sottolineare l’importanza della “scienza democratica” e del coinvolgimento dei cittadini stessi nella ricerca scientifica. 

La Notte Europea dei Ricercatori sarà l’evento centrale della Settimana della Scienza, in programma dal 21 al 28 settembre con un calendario ricco di iniziative di divulgazione scientifica per valorizzare il ruolo della ricerca e dei ricercatori nel dibattito sociale.

A Catania SHARPER è coordinato dai Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN in uno sforzo congiunto con l’Università degli Studi di Catania in collaborazione con tutte le principali istituzioni di ricerca della città e con le associazioni e realtà culturali del territorio.

Il 27 settembre 2019 il centro di Catania e i laboratori di ricerca della città, i luoghi storici e gli spazi di vita quotidiana torneranno ad ospitare laboratori, spettacoli, talk e attività pensate e realizzate per un pubblico di tutte le età.

Il CoEHAR sarà presente in Piazza Università, stand 17 dalle ore 18 con un talk su “Strategie per smettere di fumare” a cura del prof. Pasquale Caponnetto.

Il programma completo di tutti gli eventi che si svolgeranno a Catania  è scaricabile dal  sito: www.sharper-night.it/sharper-catania 

Dopo 38 anni di fumo diventa svapatore:”Pensavo a quanto mi sarebbe rimasto da vivere”

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450 casi di malattie polmonari e sei morti: si apre così il bilancio della settimana negli Stati Uniti, con Donald Trump sempre più intenzionato a ritirare dal commercio i prodotti aromatizzati per le sigarette elettroniche, seguendo l’esempio di città come San Francisco, dove la vendita è già stata vietata. E intanto sul The Times, ecco un articolo che riporta il commento del prof. Riccardo Polosa.

Anche in Europa cresce la tensione: è stata fortemente criticata la nota pubblicata da Public Health England che definiva le sigarette elettroniche 20 volte più sicure di quelle tradizionali.

Ed è in questo contesto che si inserisce la storia di Stephen Bleach, pubblicata sul Times: accanito fumatore di Marlboro rosse per 38 anni, grazie alla sigaretta elettronica ha migliorato il proprio stile di vita e le proprie condizioni di salute.

“Il tabacco mi faceva puzzare. Mi costringeva ad uscire dall’ufficio, rabbrividendo per il nevischio di febbraio. Mi ha invecchiato la pelle, rendendola piena di rughe e i miei denti sono diventati marroni. Mi faceva tossire e ansimavo ogni qualvolta accennavo una corsa. Mano a mano che gli anni passavano cominciavo a pensare a quanto mi restava da vivere”.

La storia di Stephen è simile a quella di molti altri fumatori nel mondo: è passato dalle gomme alla nicotina ai cerotti, senza risultato. Ha pensato di farsi le proprie sigarette, convincendosi che fossero meno cancerogene di quelle confezionate.

Nel 2017 compra la prima sigaretta elettronica non perché volesse provare un ultimo tentativo, ma solo perché sembrava “pulita e facile da usare”.  

“É stata una rivelazione. Mi forniva tutto quello di cui avevo bisogno senza la puzza e i danni da prodotti cancerogeni”.

Riguardo le morti sospette negli Stati Uniti, di cui ancora non si conosce il fattore comune, sempre ammesso che ci sia, il fatto di utilizzare prodotti con THC o acetato di vitamina E rende la situazione diversa rispetto a quella europea.

“A differenza dell’America, tutte le sigarette elettroniche prodotte da noi hanno standard di controllo e produzione molto severi, approvati dalla Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency”.

Intervenuto sulla questione, il prof. Riccardo Polosa del CoEHAR ha dichiarato “L’ago non è la causa di una overdose, dunque non incolpiamo lo strumento (la sigaretta elettronica, ndr) per la malattia. Non si dovrebbero confondere i pericolosi prodotti da svapo contenenti marijuana provenienti dal mercato illegale con le sigarette elettroniche a base di nicotina con licenza utilizzate per smettere di fumare da milioni di persone nel mondo”.

Secondo Clive Bates, ex direttore di ASH, Action on Smoking and HealthQueste morti sono da collegare a prodotti a base di marijuana illegali, ma vengono strumentalizzate per intensificare un panico morale già esistente. Il bando proposto da Trump significa semplicemente che meno persone passeranno dal tabacco alla sigaretta elettronica. Proteggerà il tabacco da un concorrente forte, portando a più fumatori e molte più morti. Non posso pensare a un modo di agire meno scientifico ed etico di questo”.

La questione rimane. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità parliamo di 8 milioni di morti fumo correlate all’anno.“Una volta disassociato dalla tossicità del fumo del tabacco, la nicotina non è più causa di gravi problematiche mediche” ha dichiarato Polosa “così contrastarne il consumo a vita diventa una posizione morale, non una scientifica.

Sigarette elettroniche abbinate a supporto psicologico e comportamentale

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Un nuovo studio condotto in Nuova Zelanda e pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale The Lancet Respiratory Medicine dimostra ancora una volta l’efficacia dell’utilizzo combinato di cerotti con nicotina e sigarette elettroniche (con e senza nicotina) per aiutare i fumatori a smettere di fumare.

Questo trial è stato condotto utilizzando sigarette elettroniche di seconda generazione e liquidi da svapo scelti sulla base delle indicazioni dei produttori stessi. I partecipanti, fumatori motivati a smettere di fumare, sono stati divisi in maniera randomizzata in tre gruppi: a) utilizzo esclusivo di soli cerotti contenenti 21 mg di nicotina; b) utilizzo combinato di cerotto e sigarette elettroniche contenenti nicotina ed infine utilizzo di cerotti con sigarette elettroniche nicotine free. Sia partecipanti che ricercatori non conoscevano il livello di nicotina contenuto nei liquidi delle sigarette elettroniche e per tutti i tre gruppi valeva la regola dell’utilizzo di un solo cerotto giornaliero abbinato all’utilizzo a piacere della sigaretta elettronica solo nei due gruppi in cui era previsto.

I partecipanti hanno inoltre ricevuto supporto comportamentale specialistico per un periodo di 6 mesi.

Dai risultati ottenuti tra il marzo 2016 e il novembre 2017, si evince che il 50% dei partecipanti nel gruppo che ha utilizzato soli cerotti contenenti nicotina ha mancato il controllo finale, con percentuali che scendono al 32% e 33% per gli altri due gruppi, evidenziando cosi l’importanza di uno strumento atto a saturare la dipendenza gestuale come la sigaretta elettronica, con o senza nicotina, ed in grado di favorire l’aderenza alle visite, elemento cruciale per stabilire qualsiasi cambiamento di lifestyle.

Questa informazione ha grande importanza per i professionisti della salute che si occupano di dipendenze dove uno dei principali problemi è l’abbandono delle terapie e dei controlli” – ha spiegato il prof. Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania.

I ricercatori della Nuova Zelanda hanno coinvolto e fornito aiuto e sostegno a più di 1000 fumatori di sigarette convenzionali dimostrando che a sei mesi dalla data concordata per smettere di fumare, la percentuale di astinenza dal fumo di sigarette era significativamente più alta nel gruppo che utilizzava la combinazione di cerotti e sigarette elettroniche. Inoltre, in quest’ultimo gruppo, il trial ha portato a una diminuzione del numero di sigarette fumate al giorno di oltre il 50%, proporzione nettamente maggiore che negli altri due gruppi, dove le percentuali si aggirano sul 20%.

L’implicazione clinica di questa scoperta – ha aggiunto Caponnetto – dovrebbe favorire l’introduzione definitiva della sigaretta elettronica, abbinata alle classiche terapie antifumo e al supporto comportamentale. Un trittico vincente nella sconfitta definitiva della dipendenza da fumo. A livello psicocomportamentale molti fumatori avvertono la mancanza della gestualità che nè i cerotti o gomme alla nicotina né il supporto comportamentale riescono a soddisfare”.

Entro i tre mesi dall’inizio dello studio neozelandese, solo il 50% dei partecipanti in tutti e tre i gruppi utilizzava ancora il cerotto, a differenza del 67% del totale che continuava ad utilizzare la sigaretta elettronica e al 56% utilizzante sigarette elettroniche prive di nicotina. Il tutto a rinforzare il fondamentale della sigaretta elettronica non solo quale strumento di cessazione ma anche di prevenzione delle ricadute.

Le percentuali sono ancora più interessanti se si considera un’analisi contestuale considerato che, all’inizio dello studio la Nuova Zelanda non aveva ancora approvato la vendita dei prodotti da svapo, costringendo pertanto i partecipanti ad utilizzare esclusivamente i prodotti forniti dai ricercatori e riducendo di molto la loro libertà nel reperire i liquidi desiderati.

Come dichiarato dal prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR: “L’utilizzo combinato di consulenza professionale e sigarette elettroniche produce ottimi risultati in termini di disassuefazione dal fumo. In questi giorni – ha concluso il direttore – abbiamo letto troppo spesso della mancanza di evidenze scientifiche sull’efficacia delle elettroniche, Bufale! ECLAT, che è il primo studio al mondo che ha affrontato questo campo di ricerca, ha confermato la bontà delle elettroniche per ridurre i danni da fumo già più di un decennio fa. Oggi, gli studi condotti in questo campo sono migliaia, pubblicati su riviste scientifiche di indiscutibile prestigio, condotti presso centri di ricerca indipendenti e di alto impatto scientifico e diversi aspetti sono stati ampiamente analizzati. L’unico passo in avanti che la ricerca deve fare è quello di seguire standard di riferimento condivisi da tutta la comunità scientifica e guidare la pratica clinica”. 

La FDA vieta l’utilizzo di oli con THC

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Comunicazione ufficiale della FDA americana

La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti rimane profondamente preoccupata per gli incidenti che hanno causato tre vittime in queste settimane. L’autorità sta lavorando a stretto contatto con i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), così come con le autorità sanitarie per indagare il più rapidamente possibile.

Mentre il lavoro dei funzionari sanitari federali e statali è in corso, la FDA sta fornendo ai consumatori alcune informazioni per proteggersi.

In particolare, molti dei campioni testati nell’ambito di questa indagine sono stati identificati come prodotti di svapo contenenti tetraidrocannabinolo (o THC, un componente psicoattivo della pianta di marijuana) e, inoltre, la maggior parte di quei campioni con THC testato conteneva anche quantità significative di acetato di vitamina E, una sostanza presente nei prodotti di consumo topici o negli integratori alimentari, ma i dati sono limitati sui suoi effetti dopo l’inalazione.

Sebbene la FDA non disponga di dati sufficienti per concludere che l’acetato di vitamina E è la causa della lesione polmonare di questi casi, l’agenzia ritiene che sia prudente evitare di inalare questa sostanza.

I consumatori sono invitati a evitare l’acquisto di prodotti da svapo per strada e ad astenersi dall’utilizzare olio di THC. E’ sconsigliata qualsiasi modifica o aggiunta di sostanze ai prodotti acquistati nei negozi.

Inoltre, si ricorda, che nessun giovane dovrebbe usare prodotti da svapo indipendentemente dalla sostanza.

Almeno uno dei decessi sembra essere correlato a prodotti illeciti di svapo di THC. In molti casi di malattia segnalati negli USA, i pazienti hanno riconosciuto l’uso recente di prodotti di svapo contenenti THC.

È importante notare che sono necessarie ulteriori informazioni per comprendere meglio se esiste una relazione tra prodotti o sostanze specifici e le malattie segnalate.

La FDA sta analizzando i campioni presentati da un certo numero di stati per la presenza di una vasta gamma di sostanze chimiche, tra cui nicotina, THC e altri cannabinoidi insieme a agenti di taglio / diluenti e altri additivi, pesticidi, oppioidi, veleni, metalli pesanti e tossine.

Nessuna sostanza è stata identificata in tutti i campioni testati.

È importante sottolineare che l’identificazione di eventuali composti presenti nei campioni sarà un pezzo del puzzle ma non risponderà completamente alle domande su ciò che sta causando queste malattie.

CDC e la FDA incoraggiano il pubblico a presentare alla FDA rapporti dettagliati di eventuali problemi imprevisti relativi alla salute o ai prodotti correlati al tabacco o alle sigarette elettroniche tramite il portale di segnalazione sulla sicurezza online.

Leggi la dichiarazione del prof. Riccardo Polosa

India: Riccardo Polosa sollecita il governo a riconsiderare il divieto sulle elettroniche

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New Delhi 27 Agosto 2019 – Dopo l’invito del Ministero della Salute indiano di bandire ogni forma di sigaretta elettronica in tutti gli stati, il prof. Riccardo Polosa è volato in queste ore a Nuova Delhi chiamato dalla Heart Care Foundation of India per un incontro con formale con il direttore generale della Indian Council Medical Research – ICMR.

Intervistato anche dalla televisione nazionale indiana, lo scienziato catanese sta sollecitando il Governo a riconsiderare la raccomandazione del divieto assoluto dei dispositivi a rischio ridotto proprio per il bene della salute pubblica nazionale.

Nella foto, con il prof. Riccardo Polosa, da sinistra, il prof. Ron Borland del Cancer Council Victoria, il prof. Bharat K. Bhargava direttore generale della Indian Council Medical Research ICMR e il prof. K K Aggarwal presidente della Heart Care Foundation of India

Lo scorso 12 Agosto, infatti, il direttore del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania), insieme ad un nutrito gruppo di esperti del settore (oltre sessanta scienziati provenienti dal mondo accademico internazionale), ha inviato al direttore generale dell’ICMR (in foto) una lettera ufficiale contenente una valutazione acritica dei dati sull’efficacia e la sicurezza della sigaretta elettronica pubblicati sul loro Libro Bianco sui sistemi di rilascio di nicotina, diffuso proprio negli scorsi mesi.

Scarica la lettera inviata al Governo indiano

Le prove raccolte su quel documento si basano su studi di scarsa qualità” – ha detto il prof. Polosa. 

Secondo gli esperti, il Libro Bianco indiano enuncia le preoccupazioni legate all’uso di e-cig e derivanti dai risultati di studi condotti senza seguire standard scientifici universalmente riconosciuti. Si sottolineano nel documento la poca conoscenza degli effetti negativi sulla salute, i rischi derivanti dallo svapo passivo, il rischio per i dual user, per l’utilizzo di e-cig tra i giovani e la mancanza di efficacia per far smettere definitivamente di fumare. 

Gli scienziati guidati dal prof. Polosa hanno invece ricordato ai membri del Ministero che studi autorevoli dimostrano l’efficacia di questi strumenti nella riduzione del danno causato dal fumo di sigaretta. Ad esempio:

  • Il Public Health England (PHE) ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che è improbabile che le sigarette elettroniche abbiano più del 5% del rischio di sigarette di tabacco.
  • Il National Health Service (NHS) del Regno Unito ha di recente condotto un sondaggio in 200 scuole dell’Inghilterra dimostrando che i tassi di fumo dei giovani diminuiscono a un ritmo incoraggiante.
  • Negli Stati Uniti un’analisi di un ampio sondaggio sulla popolazione statunitense ha indicato che il sostanziale aumento dell’uso di sigarette elettroniche tra il 2010 e il 2015 è stato significativamente associato a un aumento della cessazione del fumo.
  • La Food and Drug Administration americana e l’Agenzia dei regolatori dei medicinali e dei prodotti sanitari del Regno Unito (MHRA) raccomandano persino l’uso a lungo termine della nicotina sotto forma di alternative, se necessario, per mantenere la cessazione del fumo e prevenire le ricadute. 

Affrontare il problema del tabagismo con un approccio unilaterale, vietando l’utilizzo delle e-cig, sarebbe deleterio” – ha spiegato Polosa.

Attraverso una robusta valutazione dei dati del Ministero, il rapporto degli scienziati mira a fornire libero accesso alle informazioni per una più equilibrata alfabetizzazione della salute.

In un paese dove l’uso del tabacco uccide circa 1 milione di persone ogni anno e dove le sigarette vengono vendute liberamente nei negozi – ha concluso – diffondere alternative più sicure potrebbe aiutare a rafforzare le misure di controllo del tabacco. Spero che l’ICMR possa presto rivedere i contenuti del White Paper e di conseguenza cancellare la raccomandazione di mettere al bando le e-cig in India“.

È difficile capire perché il libro bianco dell’ICMR raccomanda un divieto assoluto di sigarette elettroniche per il “maggiore interesse di proteggere la salute pubblica“, mentre le sigarette convenzionali continuano a essere vendute liberamente.

Nuova Delhi ha l’opportunità di migliorare la salute pubblica integrando politiche di controllo del tabacco esistenti con la promozione di forme meno dannose di nicotina.

Negli USA 94 casi di malattia ai polmoni tra giovani svapatori. Per Polosa: “assenti dimostrazioni certe che colleghino questi casi alle e-cig”

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Secondo un comunicato dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) ci potrebbero essere 94 casi di grave malattia polmonare collegati alle sigarette elettroniche segnalati negli Stati Uniti dal 28 giugno al 15 agosto 2019.

I casi hanno riguardato principalmente adolescenti e giovani adulti che “avevano fatto uso di e-cig” e sono stati riportati in 14 diversi Stati, ma ben 30 si sono verificati nel solo Wisconsin. I pazienti hanno manifestato tosse, respiro corto, affaticamento e, in alcuni casi, gravi difficoltà respiratorie che hanno richiesto la ventilazione.

Secondo i medici statunitensi:

  • Sono necessarie ulteriori informazioni per determinarne la causa delle malattie”
  • anche se “sappiamo che le sigarette elettroniche sono generalmente ritenute più sicure delle tradizionali”.

Il commento del prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR

<<L’uso di e-cig è stato recentemente collegato a diverse, troppe, malattie dell’apparato respiratorio tra cui polmonite lipoide, emorragia alveolare diffusa, polmonite da ipersensibilità  polmonite eosinofila, asma bronchiale, BPCO e persino cancro polmonare. Quello che però da medico mi chiedo è come possa un singolo fattore essere causa di condizioni respiratorie così diverse tra loro. Il conto non quadra. E non esiste alcuna dimostrazione del nesso di causalità e tantomeno della plausibilità biologica dei fenomeni riportati. Mi spiace dirlo, ma la credibilità medico-scientifica sembra aver raggiunto il suo minimo storico. Non mi sorprende che il rapporto di fiducia tra medicina e società si sia così tanto deteriorato.>>

Necessarie ricerche di buona qualità e innovazione

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Questo è il tempo della ricerca sulle sigarette elettroniche. Ogni giorno il numero di pubblicazioni scientifiche in tutto il mondo sembra proliferare e, sebbene punti di vista opposti sull’efficacia di questi prodotti continuino ad alimentare il dibattito scientifico, l’interesse su questi temi è più alto che mai e i prodotti senza senza combustione continuano ad essere scelti da milioni di persone.

Ricerche di buona qualità – ha detto il direttore del CoEHAR, Riccardo Polosa, commentando il suo recente editoriale sulla più prestigiosa rivista di Medicina Interna al mondo – saranno sempre più importanti per stabilire la tollerabilità, la sicurezza e l’efficacia. E l’innovazione tecnologica consentirà miglioramenti qualitativi rivoluzionari“.

Internal and Emergency Medicine” ha infatti di recente pubblicato una speciale collana editoriale, in collaborazione con SIMI – Società Italiana di Medicina Interna, dal titolo: “Health impact of electronic cigarettes and heated tobacco systems” dedicata appunto all’impatto sulla salute dell’uso dei prodotti senza combustione.

Lanciata lo scorso 14 agosto, la collana presenta un editoriale firmato dal prof. Riccardo Polosa (direttore del CoEHAR), dal prof. Kostantinos Farsalinos (membro del Comitato Scientifico di LIAF) e dal prof. Domenico Prisco, ordinario di Medicina Interna nell’Università di Firenze.

Tra i sette studi evidenziati nella collana, vi sono anche due studi condotti dai ricercatori greci che sottolineano la crescente evidenza che i prodotti da svapo possono aiutare a smettere o ridurre il numero di sigarette fumate e che la motivazione più importante sta proprio nella possibilità di usare le e-cig come prodotti di consumo, e non come medicine.

Anzi, i tratti tipicamente ricreativi di questi prodotti li rendono una scelta più semplice. Utilizzando le ecig per “smettere di fumare” si avvia un processo ricreativo con cui il fumatore può godere, sostituendo l’abitudine dannosa del fumo con quella benefica dello svapo, degli stessi stimoli o delle stesse sensazioni del fumo della bionda. E’ bene ricordare, inoltre, che le elettroniche non rappresentano più del 5% dei rischi derivati dal fumo di una convenzionale bionda.

Dal punto di vista qualitativo, la continua evoluzione dello strumento può consentire anche un maggior rilascio di nicotina, che ricordiamo non rappresenta un problema. Di recente, ad esempio, i sali di nicotina hanno ampliato le proprietà sensoriali e aumentato la soddisfazione dello svapatore nell’utilizzo del prodotto. E sebbene siano necessarie ulteriori evidenze scientifiche, è importante lavorare sempre di più sull’appeal dei prodotti a rischio ridotto.

L’editoriale pone attenzione anche su un altro tema importante che riguarda la riduzione del rischio di cancro al polmone grazie all’utilizzo di e-cig: “Assessing the lung cancer risk reduction potential of candidate modified risk tobacco products“.

L’interesse di tutta la comunità scientifica su questi temi lascia ben sperare che nei prossimi anni l’attenzione sulle possibilità offerte da questi strumenti sarà sempre più crescente” – ha detto Riccardo Polosa.

Non a caso, nel tentativo di colmare le tante lacuna di conoscenza, alcuni scienziati hanno recentemente progettato e lanciato un ambizioso studio clinico randomizzato, multicentrico e controllato.

La ricerca in evoluzione nel corso degli ultimi anni ha ulteriormente supportato il minor danno delle sigarette elettroniche rispetto al fumo, cosa che abbiamo notato nella nostra prima revisione sistematica della letteratura scientifica nel 2014. L’aggiunta dei prodotti a tabacco riscaldato nell’arsenale della riduzione del danno può aiutare ancora di più i fumatori che vogliono smettere. Ma la ricerca dovrebbe essere intensificata, in particolare per questi prodotti che sono stati commercializzati più di recente e mancano quindi del livello di prove disponibili per le sigarette elettroniche” così chiude Kostantinos Farsalinos.

English versione

Una nuova revisione suggerisce che l’uso delle sigarette elettroniche non solleva preoccupazioni significative sulla salute

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La mancanza di informazioni chiare sulle sigarette elettroniche potrebbe far aumentare il numero di morti per malattie fumo correlate.

12 agosto 2019 (Catania, Italia) – I fumatori devono aver fiducia che svapare con le sigarette elettroniche è meno dannoso ai polmoni del fumare sigarette secondo una nuova revisione della scienza attinente. Un nuovo articolo pubblicato sulla rivista, Expert Review of Respiratory Medicine (Revisione di esperti della medicina respiratoria), afferma che ci sono prove crescenti che mostrano che le emissioni di aerosol delle sigarette elettroniche sono relativamente sicure rispetto al fumo di tabacco.

Condotto dal prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, il Center of Excellence for the Acceleration of Harm Reduction (Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo) presso l’Università degli Studi di Catania, The effect of e-cigarette aerosol emissions on respiratory health: a narrative review(L’effetto delle emissioni di aerosol delle sigarette elettroniche sulla salute respiratoria: una revisione dei fatti) fornisce una valutazione critica della ricerca pubblicata sugli effetti delle sigarette elettroniche sul sistema respiratorio. 

Riccardo Polosa

Per i fumatori che vogliono fare qualcosa per la loro salute, la nostra revisione mostra che passare alla sigaretta elettronica è un’opzione molto buona se non vogliono o non possono smettere completamente. Nessuno può provare che le sigarette elettroniche siano sicure al 100%, ma tutta la scienza mostra che le sigarette elettroniche sono molto più sicure del fumo” – ha affermato il prof. Polosa. 

Polosa ha aggiunto anche: “Concordiamo con il Public Health England e il Royal College of Physicians of London che sia ragionevole procedere sulla base che le sigarette elettroniche siano almeno il 95% meno rischiose del fumo”.

I risultati indicano che la mancanza di un resoconto chiaro e accurato degli studi sperimentali ha condotto ad affermazione confuse sui rischi delle sigarette elettroniche per la salute respiratoria. 

I milioni di morti risultanti dal fumo delle sigarette illustrano una tragedia continua, immediata e prevedibile di cui si deve tener conto completamente in un’analisi razionale dei rischi – benefici” – ha spiegato lo scienziato catanese.

“A nostro parere ci sono prove raccolte crescenti che suggeriscono che sostituire le sigarette con le sigarette elettroniche è un metodo efficace per contenere l’uso di sigarette a base di tabacco. Sfortunatamente la comprensione dei consumatori dei rischi relativi è falsata e, negli ultimi anni, meno fumatori adulti hanno percepito le sigarette elettroniche come meno dannose delle sigarette a base di tabacco. Queste percezioni sbagliate hanno conseguenze reali e richiedono correzioni.” 

L’articolo scritto da Polosa e il suo gruppo di ricerca è il primo tentativo di correggere la maggior parte di queste percezioni sbagliate e di fornire una fonte autorevole quando si comunica al pubblico come migliorare la salute personale e pubblica dei fumatori. Gli ex fumatori che usano attualmente le sigarette elettroniche e i fumatori che intendono usare le sigarette elettroniche al posto del fumo hanno il diritto di conoscere le informazioni reali sui rischi e benefici potenziali di questi prodotti. Il miglioramento della comunicazione dei rischi legati al fumo può promuovere più cambiamenti positivi tra i fumatori che non vogliono smettere o non possono smettere ed eventualmente può ridurre o prevenire alcune delle morti per malattie respiratorie causate dal fumo di tabacco.

Gli autori della revisione hanno scoperto anche che i fumatori che hanno sostituito le bionde con le sigarette elettroniche hanno riscontrato miglioramenti nei sintomi da fumo (tosse, catarro) e hanno manifestato livelli più bassi di monossido di carbonio emesso. Questi risultati sono stati ancora più benefici per i fumatori che sono passati definitivamente alle sigarette elettroniche. 

Per i fumatori con malattie quali l’asma e la malattia polmonare ostruttiva cronica (COPD), l’uso delle elettroniche ha un effetto benefico sui sintomi, sebbene i dati aggiuntivi siano necessari per determinare l’effetto completo che le sigarette elettroniche possono avere sulla funzionalità polmonare. 

Donald Tashkin

Il prof. Donald Tashkin, pneumologo e professore presso la David Geffen School of Medicine alla University of California, spiega: “Produrre risultati accurati per determinare i rischi e i benefici dell’uso delle sigarette elettroniche richiede un miglioramento sostanziale dei piani di ricerca attuali. Ovviamente, solo gli eventuali studi ampi e a lungo termine degli svapatori che non hanno mai fumato possono fornire i dati definitivi per mostrare qualsiasi impatto potenziale che l’uso di prodotti da svapare può avere sulla salute a lungo termine.” 

Il prof. Polosa conclude: “Non basta sfiduciare la ricerca non istruttiva o anche fuorviante dovuta a problemi con la metodologia e l’interpretazione di questi studi. È urgente affrontare gli errori comuni e sviluppare raccomandazioni metodologiche robuste e realistiche in modo da valutare adeguatamente l’impatto dell’uso di sigarette elettroniche sulla salute umana in condizioni d’uso normali. L’adozione di metodi standardizzati può rendere possibile una migliore scienza per la riduzione del danno da tabacco.”

Leggi il comunicato in inglese

Scarica il comunicato stampa

Dilaga la sfiducia degli americani nei confronti delle organizzazioni pubbliche

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La fiducia degli americani nei confronti delle istituzioni nazionali ed internazionali è oggi più bassa che mai. Se tale mancanza di fiducia si estende alle istituzioni sanitarie, può portare a tragiche conseguenze

Così la giornalista del Washington Examiner, Michelle Minton, ha commentato l’annuncio del piano per la riduzione del consumo di tabacco proposto dall’FDA Food and Drug Administration anche per contrastare il cosiddetto allarme “vaping” tra i minori.

L’uso da parte degli adolescenti di sigarette convenzionali, come sigarette e sigari, è ai minimi storici. Forse Scott Gottlieb (l’ex commissario della FDA) ha semplicemente sbagliato, confondendo accidentalmente le percentuali di svapo con quelle del fumo” – ha scritto Minton.

La capacità delle agenzie come la FDA e le altre organizzazioni di proteggere la cittadinanza da pericoli imminenti dipende soprattutto dalla fiducia che essi ripongono nella stessa istituzione.

Se provassimo, ad esempio, ad analizzare l’aumento del numero di malattie infettive dell’infanzia, si capirebbe che esso è determinato dallo scetticismo dilagante sui vaccini“.

Sebbene, dunque, le organizzazioni mondiali abbiano ormai riconosciuto il principio della riduzione del danno secondo il quale i prodotti senza combustione possono ridurre o addirittura prevenire l’aggravarsi di alcune patologie fumo correlate, è anche vero che la continua disamina negativa su questi prodotti, spesso non basata sulle evidenze scientifiche già note al pubblico, porterà l’opinione pubblica mondiale a diffidare sempre di più dalle più autorevoli agenzie.

Il calo di fumatori cambia anche l’economia mondiale

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Il calo del numero di fumatori sta cambiando anche la geografia economica mondiale. Secondo un articolo pubblicato di recente su Il Sole 24 Ore, le Big Tobacco avrebbero per la prima volta iniziato la loro discesa in borsa.

Da un anno a questa parte, infatti, per via della crescente perdita di fumatori in tutto il mondo, anche le grandi multinazionali starebbero affrontando i primi periodi di crisi.

La diffusione degli strumenti a rischio ridotto sta creando un esercito di consumatori consapevoli che pian piano si sta allontanando dal consumo di sigarette convenzionali verso soluzioni meno dannose. Ed il mercato delle e-cig è così frammentato da non assicurare le “gloriose” entrate del tabacco combustile, specie in alcuni paesi.

In questo grafico, il più noto quotidiano economico italiano, mostra come la percentuale di fumatori dal 2007 al 2016 si è drasticamente ridotta in tutto il mondo, tranne in Cina dove, ricordiamo, l’elevato tasso di tabagismo sta contribuendo anche alla riduzione della natalità.

Il cambiamento più radicale è quello però registrato in Russia. Con quasi il 10% di fumatori in meno, infatti, questo è il Paese dove, grazie ad una nuova e più incisiva legge antifumo, sono stati introdotti i divieti di fumo nei luoghi pubblici e multe salatissime per i trasgressori delle norme.

Ma il 2016 non è stato l’anno della svolta epocale. Come noto, il mercato delle elettroniche sta avendo in questi mesi una fortissima ascesa.

Sulla scia di questo successo è facile prevedere che i dati del 2019 mostreranno un calo del numero di fumatori ancora più alto in tutto il mondo.

L’opportunità data ai fumatori (specie a quelli affetti da particolari patologie che non riescono a smettere da soli) di scegliere consapevolmente un prodotto meno dannoso, seppur non redditizia per le casse delle multinazionali, è di certo rivoluzionario per la salute globale.

Salute del cavo orale: con le elettroniche miglioramenti sorprendenti

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Il fumo di sigaretta è certamente un elemento che impatta molto sulla fisiopatologia del cavo orale e soprattutto sulle gengive” – così Marco Tatullo, direttore Scientifico del Tecnologica Research Institute di Crotone, ha commentato uno dei suoi ultimi studi pubblicato sulla rivista Medicine sull’utilizzo di sigarette elettroniche per tutelare la salute parodontale.

  1. Quanto possiamo difendere i nostri denti utilizzando metodi alternativi? 

Il cavo orale è un sistema biologico tanto delicato quanto complesso, inoltre, è estremamente sensibile alle variabili chimico-fisiche indotte da quello che mangiamo e che respiriamo. Il fumo di sigaretta, per la sua composizione chimica e per la sua attività a livello cellulare, è certamente un elemento che impatta molto sulla fisiopatologia del cavo orale: in particolar modo, i cosiddetti “tessuti molli”, come le gengive, sono i primi a subire l’azione di quei fattori che stressano la risposta biologica locale. 

Lo studio pubblicato su Medicine era finalizzato a valutare le variazioni dello stato di salute orale in relazione allo stato di salute generale, in una popolazione di fumatori che hanno deciso di passare dalla sigaretta classica, a combustione, alla sigaretta elettronica.

I risultati ottenuti nel nostro studio hanno effettivamente verificato un miglioramento di quasi tutti gli indici osservati, e soprattutto, si è verificato un miglioramento della salute orale relativa agli indici clinicamente più rilevanti ed oggettivamente rilevabili. 

2. Le elettroniche aiutano davvero a smettere di fumare? 

Molti dei soggetti da noi analizzati hanno mostrato una netta riduzione della necessità di fumare,

anche se questo è stato solo uno studio-pilota, con un campione molto limitato che deve essere ampliato e confermato da altri più numerosi studi clinici di coorte. Va precisato che, sebbene la sigaretta elettronica rappresenti una valida e credibile alternativa alle sigarette tradizionali, tuttavia, vi sono molti studi estremamente rilevanti che hanno lanciato degli alert sui principali componenti liquidi contenuti in alcune tipologie di sigarette elettroniche: in effetti, l’epidemiologia ancora molto acerba rispetto a tali sostanze, obbliga ad una alta attenzione anche verso questa pur valida alternativa al fumo di sigaretta. 

3. Negli ultimi anni è aumentato l’utilizzo di prodotti senza combustione per ridurre i danni da fumo. Secondo lei qual è la percezione dei fumatori su questi prodotti? 

Negli ultimi 10 anni i pazienti hanno acquisito una nuova consapevolezza sulla propria salute in generale. Le campagne anti-fumo, insieme alle meritevoli iniziative divulgative-associative della L.I.A.F. hanno fornito importanti “strumenti di conoscenza” ai pazienti.

Anche nel nostro studio, abbiamo fornito ai pazienti arruolati un questionario di autovalutazione, al fine di valutare la consapevolezza di questi pazienti circa il loro stato di salute generale, e se essi sentissero variazioni sul loro stato psico-fisico a seguito del passaggio dalle sigarette a combustione, verso la sigaretta elettronica.

Questa “self-awareness” è il punto di svolta tra una scelta indotta ed una scelta consapevole: non è pensabile che un fumatore smetta di fumare se non è consapevole dei danni che possono derivare da tale pratica voluttuaria. 

4. A cosa state lavorando in questo momento? 

Il gruppo di ricerca da me diretto si trova ubicato presso il Marrelli Health, a Crotone: il mio team si occupa da anni di medicina rigenerativa e di cellule staminali applicate alla rigenerazione dei tessuti; lo studio sulle sigarette elettroniche è stato una interessante variazione rispetto alle nostre tematiche, anche per via della stretta collaborazione con il polo odontoiatrico Calabrodental di Crotone, dove la prevenzione delle patologie da fumo è una bella realtà, corroborata da manifestazioni di divulgazione della prevenzione delle patologie orali, come l’appuntamento denominato “Happy Smile” che ogni anno attrae centinaia di famiglie che, divertendosi, apprendono i potenziali rischi delle principali patologie del cavo orale. 

5. Ci saranno aggiornamenti sullo studio della salute orale?

Sono stato contattato da una rivista internazionale che mi ha chiesto un update sullo studio effettuato nel 2016 su “Medicine”: con molto piacere ho effettuato, insieme al mio team, una revisione critica della letteratura scientifica degli ultimi anni, che mostra profili di grande vitalità e serietà su questo specifico campo di interesse.

Ho potuto verificare come ci sia un trend di responsabile attenzione verso le patologie fumo-correlate:

la nota di grande interesse è che le stesse big-companies che gestiscono il market del tabacco stanno assumendo posizioni molto responsabili in merito alla prevenzione delle patologie da fumo, addirittura, promuovendo delle linee proprie di e-cigarettes, alternative alla sigaretta classica, pur ancora in commercio.

Se questo è il primo vagito di una nuova “consapevolezza”, occorre salutarla con grande entusiasmo e speranza, senza dimenticare che il primo passo lo dobbiamo volere noi

Nella foto: Il dott. Massimo Marrelli – fondatore del Gruppo Marrelli e del polo biomedico Marrelli Hospital – ed il dott. Marco Tatullo – Direttore Scientifico presso Tecnologica Research Institute – Marrelli Health – Crotone.

I primi 15 partecipanti alla summer school sul Project Management

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Il Comitato scientifico ha selezionato i nomi dei 15 partecipanti alla prima ISPM International Summer School on Project Management organizzata dal CoEHAR, il Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania diretto dal prof. Riccardo Polosa. 

Il comitato ha selezionato i curricula tra più di 70 domande pervenute da più di 20 paesi diversi. Il gruppo di lavoro che parteciperà alla prima edizione di ISPM riflette lo spirito di eccellenza, l’internazionalizzazione e la multidisciplinarità che il CoEHAR perseguirà negli anni successivi.

I partecipanti selezionati sono:

1-        Robert Gboluma (Liberia) 

2-        Jeremy Coats (USA) 

3-        Rachel Sadok (Spain) 

4-        Francie Patel (India) 

5-        Heshman Nasr (Netherlands)

6-        Charles Chawezi Ndlovu  (Malawi)

7-        Christopher Ugwuibe Onyemaechi  (Nigeria)

8-        Ashok Pandey (Nepal) 

9-        Lia Roque Assumpcao  (Brasile)

10-      Amr Saad (Egitto)

11-      Rawal Arif  (Pakistan)

12-      Muhammad Zubair Malik  (Pakistan) 

13-      Eliana Golberstein (New Zealand) 

14-      Marta Regolo (Italia)

15-      Carmen Escrig (Spain)

Secondo i criteri pubblicati sul sito ufficiale della ISPM, i primi 15 nomi in graduatoria parteciperanno gratuitamente alla Summer School che si terrà dall’1 al 6 Ottobre nella splendida location dell’Una Hotel Naxos beach di Giardini Naxos, a Taormina.

A New York nuovo limite per l’acceso a elettroniche e bionde

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A New York si potrà svapare a 21 anni. Il Governatore Andrew Cuomo ha firmato un provvedimento che innalza l’età minima per acquistare sigarette convenzionali, elettroniche e prodotti legati al tabacco da 18 a 21 anni.

La misura entrerà in vigore tra quattro mesi e corrisponde alle misure restrittive in vigore per l’acquisto di alcol e superalcolici.

New York sta intraprendendo azioni aggressive per eliminare il fumo tra adolescenti e bambini ma l’uso di prodotti da tabacco persiste grazie a irresponsabili campagne di marketing rivolte ai giovani – ha affermato Cuomo – Innalzando l’età per fumare dai 18 ai 21 anni, possiamo impedire che le sigarette convenzionali ed elettroniche finiscano nelle mani di un’intera generazione“.

Puntualmente stamattina è arrivato anche il commento del prof. Riccardo Polosa che, ancora una volta, ha evidenziato come l’America si stia allontanando dal punto centrale della questione: “svapare una sigaretta elettronica e fumare una sigaretta convenzionale sono due abitudini completamente diverse e con conseguenza nettamente opposte. La prima è quasi a zero rischi, la secondo può essere mortale” – ha detto il noto luminare.

Un giovane che si avvicina al vaping lo fa, solitamente, per smettere di fumare o per cambiare una terribile abitudine in una enormemente meno dannosa. Dunque, sebbene la notizia dell’innalzamento dell’età necessaria per acquistare sigarette convenzionali sia accolta positivamente da tutta la comunità scientifica internazionale: “paragonare le elettroniche alle bionde è errato. Si tratta di due abitudini che non hanno le stesse conseguenze – ha aggiunto Polosa – speriamo che un equilibrio tra gli adulti che ne hanno bisogno di smettere e i minori che non dovrebbero mai iniziare si possa trovare con un approccio più ragionevole“.

Netflix dice stop al fumo

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Netflix, il gigante della tv in streaming, ha appena annunciato che d’ora in poi le sue produzioni originali destinate a un pubblico giovane non avranno scene in cui gli attori fanno uso di tabacco.

Cinema e fumo sono stati da sempre un binomio utilizzato per creare personaggi non solo cinematografici ma anche televisivi e musicali. Le grandi compagnie del tabacco hanno investito più di quanto si immagina in questo tipo di marketing riuscendo a creare fenomeni televisivi che sono ancora oggi icone indissolubili dell’immaginario collettivo.

Come non ricordare Humprhey Bogart è la sua sigaretta in mano con posa da star? Marlene Dietrich con tanto di bocchino e Marilyn Monroe che preferiva le bionde di tabacco chiaro?

Ma erano altri tempi e per fortuna le cose stanno cambiando. Dal 1° gennaio 2021 la cittadina californiana di Beverly Hills diventerà la prima “cigarette free” d’America. Il consiglio comunale ha infatti appena votato il bando per abolire ogni forma di nicotina.

L’annuncio di Netflix, invece, arriva sulla scia di uno studio del gruppo anti-fumo Truth Initiative secondo cui le scene in cui appaiono sigarette nei più popolari programmi destinati alla fascia tra i 15 e i 24 anni sono più che triplicate nel corso del 2018.

Tre  anni fa un appello a tagliare il fumo da film e tv era arrivato anche dall’OMS che aveva chiesto il «vietato ai minori» per le produzioni in cui le «bionde» facevano da comparsa.

Ma oggi è un altra scena. Il messaggio che passare a strumenti meno dannosi rispetto al fumo delle bionde è ormai abbondantemente attecchito e anche numerose star di Hollywood hanno scelto di passare alle e-cig. Tra loro ci sono: Jack Nicholson, Leonardo Di Caprio, Lindsay Lohan, Sienna Miller, Benicio Del Toro, Ashton Kutcher e Colin Farrell. E in Italia tra tutti basta fare il nome del mitico Vasco Rossi, riuscito a diminuire il numero di sigarette fumate dopo decenni di dipendenza dal tabagismo.

Netflix purtroppo ha anche dichiarato che vieterà le immagini delle sigarette elettroniche nelle proprie produzioni. Un errore questo che parte da un principio di base già errato: fumare non è svapare.

Spiagge italiane: stop al fumo tra proposte di partito e nuove mappe

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Tempi duri per i fumatori in questa calda estate 2019 che ha visto protagoniste svariate ordinanze di sindaci che in molte spiaggia italiane hanno disposto il divieto di fumo. Ma da ieri anche la politica ha tentato di dare il colpo decisivo.

Una proposta di legge del Partito Democratico, a firma dell’onorevole Mario Morgoni (componente della commissione ambiente) sta cercando di dare una regolamentazione efficace e soprattutto uniforme in tutte le spiagge italiane comprese arenili e aree demaniali.

Nell’articolo della proposta di legge si dà facoltà ai Comuni di predisporre eventuali spazi da destinare ai fumatori. In questo modo, la materia viene trattata uniformemente sul territorio nazionale.

“Dal  punto di vista ambientale – afferma Morgoni – l’impatto dei mozziconi di sigarette sull’ambiente ed in particolar modo sull’ecosistema marino è devastante con ben 4.500 miliardi di mozziconi dispersi nell’ambiente, di questi due terzi finiscono in mare generando l’inquinamento delle acque e la contaminazione della catena alimentare della fauna ittica”.

Anche il Codacons , ha annunciato di voler inviare una diffida ai prefetti affinché si metta in atto il divieto di fumo sui litorali di tutta Italia, in caso contrario denuncerà i comuni per concorso in inquinamento e danneggiamento dell’ambiente.

Eppur qualcosa si muove“. Qualche settimana fa vi abbiamo proposta la “mappa italiana” delle spiagge senza fumo. Tra queste anche Lampedusa e diversi angoli di paradiso. Ma non è ancora abbastanza. Ed è per questo che vi invitiamo ancora una volta a segnalare via email ([email protected]) quali sono le vostre spiagge senza fumo.

Sullo stesso argomento una foto (in copertina) in questi giorni sta facendo il giro del web. L’immagine è stata immortalata da Karen Mason, volontaria della National Audubon Society, ed è stata scattata sulla spiaggia di Saint Pete Beach, in Florida. L’uccello stringe nel becco un mozzicone di sigaretta e lo offre al suo piccolo, per nutrirlo. 

Già l’anno scorso anche il CoEHAR aveva affrontato la delicata situazione con una iniziativa siciliana che ha riscosso particolare successo. “Switch on the Beach” è stato l’evento promosso al Lido Bellatrix di Catania che ha visto il coinvolgimento del CUS Catania e dei sommozzatori dell’Esa Diving School che hanno saputo coniugare sport e benessere offrendo la possibilità a tanti fumatori e non di provare l’emozionante esperienza del “Battesimo del mare”.

Il CoEHAR sbarca in Cina ed apre un nuovo fronte nella ricerca applicata alla riduzione del rischio: nel mirino impotenza e infertilità

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Non si ferma l’attività del Centro di Eccellenza per l’accelerazione della Riduzione del Rischio (CoEHAR) dell’Università degli Studi di Catania. Dopo il successo dell’evento di presentazione dei primi 9 progetti approvati la scorsa settimana a Catania, il prof. Riccardo Polosa è subito volato in Cina insieme con un altro noto scienziato italiano affiliato al CoEHAR. Si tratta del sessuologo Emmanuele A. Jannini, ordinario di Endocrinologia, Malattie Metaboliche e Andrologia dell’Università Tor Vergata di Roma. Scienziato di fama mondiale, è una eccellenza nel campo delle disfunzioni sessuali e di coppia.

La Cina è il paese con il maggior numero di fumatori al mondo; se ne stimano oltre 300 milioni. Quindi un fumatore su tre sulla terra è un cinese. E sono prevalentemente giovani; più della metà di questi fumatori ha tra i 20 e i 34 anni. Fumare, peraltro, riduce la fertilità e la potenza sessuale in maniera significativa. Infertilità e impotenza sono problemi molto sentiti in Cina e questo spiega la ampia diffusione di cliniche universitarie e private che trattano queste disfunzioni.

In questa ottica, Jannini e Polosa si sono confrontati con un gruppo di andrologi e sessuologi cinesi per valutare la possibilità di avviare programmi di riduzione del rischio dal fumo al fine di migliorare la qualità di vita sessuale tramite strategie basate sull’utilizzo delle nuove tecnologie a rischio ridotto tra pazienti con disfunzioni sessuali e con problemi di fertilità. 

I due scienziati hanno illustrato la proposta di progetto ai ricercatori facenti capo al prof. Gao Yong del Centro di Medicina Riproduttiva ed al prof. Yadong Zhang del Dipartimento di Urologia, entrambi afferenti al primo ospedale affiliato dell’Università Sun Yat-Sen di Guangzhou. 

La proposta CoEHAR – stilata anche insieme alla collaborazione del gruppo di ricerca andrologico diretto dal prof. Aldo Calogero dell’Università di Catania – è quella di poter documentare possibili miglioramenti nella qualità della vita sessuale dei fumatori maschi che passano a prodotti senza combustione rispetto a quelli che continuano a fumare sigarette convenzionali.

Sono molto soddisfatto di questa collaborazione con i colleghi dell’Università Sun Yat-Sen di Guangzhou e con il gruppo di ricerca del Prof. Jannini – ha detto Polosa – abbiamo gettato le basi per avviare un dialogo fattivo per sviluppare ricerche originali e innovative i cui risultati sono certo confermeranno la bontà del paradigma della riduzione del rischio anche nell’ambito della sfera sessuale. Questi temi non solo sono di grande attualità, ma rappresentano valori centrali per il singolo e per la coppia“. 

Incontrare la comunità andrologica della Sun Yat-sen University di Guangzhou è stato un grande traguardo per il CoEHAR. Stiamo lavorando ad nuova strategia per far fronte all’attuale epidemia di malattie croniche non trasmissibili legate al fumo in Cina, dove vive 1/3 dei fumatori di sigarette convenzionali del mondo – ha aggiunto Jannini -. La valutazione delle capacità sessuali e riproduttive sono un perfetto indicatore per valutare i risultati del passaggio dalla sigaretta convenzionale a quella elettronica. Un cambiamento che potrebbe ridurre drasticamente l’impatto del tabacco bruciato sulla sessualità e sulla fertilità, in perfetta sintonia con la teoria della riduzione del danno“.

English version

9 nuovi progetti di ricerca per smettere di fumare e ridurre il danno da fumo

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Lunedì, 24 giugno – Riccardo Polosa, direttore del Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania (CoEHAR) ha presentato nove nuovi progetti di ricerca per smettere di fumare e ridurre il danno da fumo. Con lui, il presidente della Foundation for a Smoke-Free World, Dr. Derek Yach, il direttore del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania, Francesco Purrello e l’assessore alla Salute della Regione Siciliana, Ruggero Razza.

I nove progetti di ricerca spaziano da progetti internazionali (tra cui nuovi sistemi di monitoraggio che valutano le abitudini dei fumatori, sia dal punto di vista dell’alimentazione che da quella della dipendenza, ed un innovativo sistema di monitoraggio della salute dei fumatori affetti da diabete che servirà per consentire loro di ridurre i danni da fumo grazie all’utilizzo di prodotti senza combustione) fino a quello nazionale che vede coinvolti tutti gli ospedali siciliani.

Gli ultimi dati in nostro possesso rivelano che in Sicilia, purtroppo, la neoplasia che ha fatto registrare il maggior numero di decessi è quella del polmone – ha spiegato Razza – che, ovviamente, ha fra le cause scatenanti anche la dipendenza da fumo. Abbiamo già avviato dei servizi antifumo in tutte le strutture ospedaliere del Sistema sanitario regionale con l’erogazione di consulenze dirette, ma con Smoke Free Sicily puntiamo ad implementare ulteriormente i percorsi per contrastare questa dipendenza che nel 2019 interessa ancora molti siciliani. La sperimentazione avverrà nella provincia di Catania per poi allargarsi a tutto il territorio dell’Isola”.

Smettere di fumare è la regola principale ma non sempre questo obiettivo è raggiungibile facilmente per tutti – ha spiegato Riccardo Polosa – grazie a questa nuova attività di ricerca monitoreremo e implementeremo tutti gli strumenti utili a ridurre il danno da fumo nel mondo. E’ una sfida che parte dall’ateneo di Catania perché considerato il più produttivo al mondo in tale ambito. I progetti finanziati e già in corso di realizzazione non solo coinvolgono centinaia di ricercatori impegnati in diversi settori ma consentono loro di confrontarsi con una rete scientifica internazionale di notevole spessore accademico”.

Milioni di persone continuano a morire in tutto il mondo per le malattie provocate dal fumo. E’ chiaro che c’è urgente bisogno di ampliare le nostre conoscenze scientifiche e tecnologiche sul tema della cessazione e della riduzione del danno da fumo – ha aggiunto Derek Yach – l’obiettivo dei nove progetti di ricerca è proprio quello di creare nuovi strumenti utili per ridurre la dipendenza tabagica”.

  • Per promuovere questa importante iniziativa il presidente della Foundation for a Smoke-Free World, insieme ad alcuni rappresentanti del CoEHAR, ha partecipato alla Traversata dello Stretto di Messina il 25 Giugno.
  • Foundation for a Smoke-Free World ha dato priorità alle ricerche per la riduzione del danno da fumo e ha concesso dei Grant in tutto il mondo per permettere a più di cento ricercatori di ampliare le proprie conoscenze scientifiche, inclusi studi tossicologici sui biomarcatori, sul microbioma e test clinici su terapie di cessazione innovative.

I nove progetti di CoEHAR hanno i seguenti obiettivi:

Smoke Free Sicily: Potenziare i servizi antifumo per tutta l’infrastruttura ospedaliera della Regione.

Food Recognition Tech: Permettere ai fumatori che desiderano smettere di fumare di monitorare la propria assunzione di cibo acquisendo immagini del cibo consumato.

Smile Study: Confrontare gli effetti prodotti dalle sigarette di tabacco e dai prodotti alternativi sulla salute dentale.

EU-PATH: Valutare le abitudini di consumo relative a prodotti a base di tabacco e nicotina in 16 Paesi europei ed extra-europei.

International Summer School on Project Management: Formare 15 giovani professionisti o laureati di tutto il mondo sui metodi di project management utilizzati nella ricerca relativa alla riduzione dei danni da fumo.

Replication Studies: Riprodurre per la prima volta gli studi di ricerca più noti sui prodotti a basso rischio utilizzando condizioni standard che rispecchiano le condizioni d’uso effettive.

Long-Term Health Effect Study: Osservare gli effetti sulla salute a lungo termine e i cambi che si verificano in fumatori di sigarette elettroniche che non avevano mai fumato in precedenza.

Diasmoke 2.0: Valutare la riduzione a lungo e breve termine dei rischi cardio-respiratori correlati all’uso di prodotti senza combustione in pazienti diabetici.

In Silico Science: Formare ricercatori sul metodo innovativo per revisioni sistematiche applicato alla ricerca sulla riduzione dei danni da tabacco, con particolare riferimento agli effetti a livello cardiovascolare, respiratorio e di gestione del peso corporeo.

English Press Release 

Intervista a Derek Yach

Intervista a Ruggero Razza

Rassegna stampa italiana

Lunedì 24 Giugno – attestato di partecipazione per i negozianti

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Come già avrete letto, Lunedì 24 Giugno alle ore 10.30, presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Catania, il prof. Riccardo Polosa presenterà i 9 progetti di ricerca scientifici appena avviati dal CoEHAR.

Si tratta di strumenti innovativi in grado di monitorare e controllare lo stile di vita e l’abitudine tabagica. Una rivoluzione scientifica che partirà dalla Sicilia per espandersi in tutto il mondo.

In occasione dell’evento, LIAF – Lega Italiana Anti Fumo, come sempre partner dell’evento, rilascerà ai negozianti di sigarette elettroniche che parteciperanno all’evento un attestato di partecipazione utile ai fini conoscitivi delle attività scientifiche.

Per informazioni e iscrizione, contattare il numero: 3491843563 oppure inviare email a [email protected]

2019: il Grande Fratello del vaping

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L’avvento delle e-cig ha sicuramente rivoluzionato l’universo delle classiche “bionde”, permettendo a molti fumatori di svapare in luoghi dove prima era assolutamente vietato.

In diversi video del programma “Grande Fratello 2019” in onda sulle reti Mediaset, arrivato ormai alla sua sedicesima edizione, si evidenzia come, anche quest’anno nella casa più spiata d’Italia i dispositivi a rischio ridotto hanno fatto la loro comparsa.

Sia che gli abitanti della casa siano personaggi dello spettacolo o completi sconosciuti hanno quotidianamente utilizzato dei dispositivi al posto delle sigarette tradizionali.

Svapare ha segnato le loro giornate all’interno della casa con un messaggio in più “se proprio devi fumare, allora passa alla sigaretta elettronica, è di moda e non fa male“.

Ecig e cancro ai polmoni: rischio 50 mila volte inferiore rispetto alle bionde

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Le sigarette elettroniche sono meno dannose rispetto alle bionde e il rischio di cancro ai polmoni è 50 mila volte inferiore. I dati arrivano dallo studio coordinato dal dott. Mauro Scungio del Dipartimento di di Ingegneria dell’Università di Cassino.

Il tema del World No Tobacco Day di quest’anno è proprio la tutela della salute dei polmoni.

Non si può a rigore dire che la sigaretta elettronica non è cancerogena ma queste sostanze sono presenti in quantità talmente piccole che sono davvero trascurabili” – ha detto il dott. Scungio.

Non si tratta di riduzione del danno ma di salvarsi la vita.

Mauro Scungio

“Il rischio di insorgenza di tumore per la sigaretta elettronica – ha continuato il coordinatore del gruppo di ricerca – così come calcolato dal modello matematico, è dovuto alla presenza di composti quali in cadmio, nickel e nitrosammine (NNN e NNK), sostanze classificate come cancerogene certe (appartenenti alle sostanze del Gruppo 1 definito dalla IARC). La presenza di tali sostanze nei vapori prodotti dalla sigaretta elettronica è stata riscontrata in diversi studi ed è riportata in diverse pubblicazioni scientifiche. In particolare, pare che la presenza di nickel e cadmio sia imputabile all’elettronica di tali dispositivi (in particolar modo all’interazione tra il liquido e l’elemento scaldante, per la presenza delle saldature tra i componenti). La presenza delle nitrosammine, invece, è stata riscontrata solo nei liquidi contenenti nicotina”.

Quali possono essere i possibili miglioramenti da apportare a questi strumenti in campo scientifico e tecnologico secondo lei?

“Non posso dare indicazioni in merito dal momento che l’obiettivo dei nostri lavori non riguarda le possibili evoluzioni dei dispositivi ma piuttosto la caratterizzazione delle loro emissioni in termini di sostanze emesse e loro impatto sull’ambiente e sulla salute”.

“Seppur si tratta di una stima da modello matematico – ha commentato il prof. Riccardo Polosa – si stabilisce un rischio per cancro al polmone circa 50.000 volte più basso rispetto all’uso di sigarette convenzionali!”.

AMT E CoEHAR ti aiutano a smettere di fumare

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Catania, 24 Maggio 2019 – Si avvicina l’appuntamento annuale della Giornata Mondiale Antifumo, promossa dall’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità. Per l’occasione il CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania presenta il nuovo progetto di sensibilizzazione che aiuterà tutti gli abbonati dell’AMT – Azienda Metropolitana Trasporti di Catania a smettere definitivamente di fumare.

Grazie alla collaborazione tra CoEHAR, AMT e LIAF – Lega Italiana Anti Fumo, nei prossimi giorni i mezzi pubblici di Catania saranno allestiti con una nuova veste grafica che invita tutti i fumatori a spegnere la bionda prendendo la scelta più sana e scendendo alla fermata giusta.

Gli abbonati di AMT, inoltre, potranno entrare a far parte di programmi di ricerca gratuiti, volti ad accompagnare i fumatori lungo percorsi di disassuefazione.

I dettagli della campagna “Io (sono) Astuto” saranno presentati in conferenza stampa Giovedì 30 Maggio alle ore 10.30 presso la fermata BRT (Parcheggio) Due Obelischi in via Lo Jacono Francesco a Catania. 

Saranno presenti: il sindaco del Comune di Catania, Salvo Pogliese; il direttore del CoEHAR, Riccardo Polosa; il presidente di AMT, Giacomo Bellavia ed il presidente LIAF, Ezio Campagna. 

Italia, la penisola delle spiagge smoke free

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Sarà un’estate 2019 difficile quella che si prospetta in spiaggia per i fumatori italiani. Dopo Sassari, Olbia e La Pelosaa Stintino, la famosa costa  che sorge davanti all’isola dell’Asinara, continuano ad arrivare da altre località notizie sempre più diffuse di divieto di fumo in spiaggia.

La Confcommercio di Lampedusa, proprio in questi giorni, si è detta favorevole all’ordinanza dell’amministrazione che ha emesso il divieto di fumare nelle spiagge delle isole Pelagie a partire dal 1 Giugno.

La meravigliosa Isola dei Conigli è salva dal fumo!

Ma non è tutto, anche la località marina di Bibione in Veneto, prima cittadina balneare italiana no smoking, ha bandito le sigarette con divieto assoluto aderendo al progetto “respira il mare”. Una lodevole iniziativa che ottenuto il sostegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di numerose istituzioni.

Da Bibione a Rimini, si aggiunge poi anche il divieto di fumo sulla spiaggia di Diano Marina, in provincia di Imperia; Bagni di Sant’Antonio delle Fornaci vicino Savona e in Liguria e su tutto il litorale genovese che va da Sturla a Nervi.

Per i fumatori sarà davvero difficile fumare al mare. Nelle località dove è previsto il divieto di fumo, le spiagge attrezzate indicheranno apposite aree stabilite dai titolari degli stabilimenti, nonché dalla vigilanza delle spiagge.

Ma se persiste il divieto di fumo di sigaretta convenzionale, nessuno si esprime sull’uso di dispositivi elettronici o a tabacco riscaldato che potrebbero rappresentare delle soluzioni meno inquinanti per la fauna e per l’aria.

Da parte del presidente LIAF, Ezio Campagna: “Va comunque un plauso ai responsabili di tutte queste iniziative che mirano non solo a tutelare la salute ma anche l’ambiente e la sua fauna e ricordando a tutti che i mozziconi di sigaretta non sono biodegradabili e hanno effetti tossici su microrganismi, insetti, animali acquatici e uccelli. Una spiaggia libera dal fumo è un buon biglietto da visita per turisti e cittadini“.

Se anche tu conosci una spiaggia italiana senza fumo, segnalalo alla LIAF! E aiutaci a costruire la mappa delle spiagge italiane smoke free! Invia email a [email protected]

World No Tobacco Day 2019

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Si avvicina il World No Tobacco Day 2019 e come ogni anno il 31 Maggio sarà Stop Smoking, la giornata che incoraggia i fumatori ad astenersi per almeno 24 ore dal fumo di sigarette convenzionali.

Se non saranno attuate efficaci politiche di contrasto, entro il 2030 moriranno ogni anno oltre 8 milioni di fumatori – hanno dichiarato i vertici dell’OMS – e più dell’80% dei decessi si verificherà tra le persone che vivono nei paesi a basso e medio reddito. Il controllo del tabacco deve rappresentare una priorità per i governi e le comunità di tutto il mondo“.

Il tema di quest’anno è la tutela dellasalute dei polmoni.

Il team del CoEHAR, diretto dal prof. Riccardo Polosa, ha già condotto numerosi studi sull’argomento e nello specifico ha pubblicato una ricerca sugli effetti dell’utilizzo di sigarette elettroniche sul polmone, analizzando sia fumatori in salute, sia quelli con preesistenti malattia polmonari. I risultati sono stati incoraggianti e hanno evidenziato un effetto benefico derivante dall’uso dell’e-cig in relazione agli esiti respiratori. Presi tutti insieme, gli studi condotti dal CoEHAR provano che l’uso della sigaretta elettronica come alternativa al fumo di sigaretta convenzionale può ridurre sostanzialmente il danno provocato dal fumo al sistema respiratorio.

Sulla scia delle numerose iniziative in programma per il 2019, Giovedì 30 Maggio alle ore 10.30 presso la Fermata AMT Due Obelischi di Catania, il direttore del CoEHAR, Riccardo Polosa, presenterà alla stampa l’ultimo progetto targato CoEHAR, AMT e Unict che coinvolgerà tutti gli abbonati al servizio di trasporto pubblico della città.

Una interessantissima iniziativa che permetterà a migliaia di fumatori catanesi di richiedere supporto e collaborazione per allontanarsi definitivamente dall’abitudine al tabagismo.

Parteciperanno alla conferenza stampa: il Rettore dell’Università degli Studi di Catania Francesco Basile; il sindaco di Catania Salvo Pogliese; il presidente di AMT Giacomo Bellavia ed il presidente della Lega Italiana Anti Fumo Ezio Campagna.


Sassari, stop al fumo in spiaggia

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Con l’arrivo dell’estate ci si prepara alla prova costume. In molti pensano già alle vacanze e soprattutto sognano un beato riposo accarezzati dal rumore del mare.

Attenzione però a scegliere la spiaggia giusta!!!

Il Comune di Sassari ha redatto un nuovo regolamento sulla gestione dei rifiuti. Il Consiglio ha dato il via libera, con una votazione all’unanimità, al dispositivo che regolerà, dal 1° gennaio 2020, l’intero sistema nell’ambito del territorio cittadino e udite udite:

una delle novità maggiori riguarda il divieto di fumo in tutti gli arenili che ricadono in area comunale di Sassari.

Per i fumatori, si legge nel dispositivo, saranno istituiti appositi spazi. Sono escluse dal provvedimento le sigarette elettroniche. Un divieto che certo fa discutere ma anche riflettere, perché ormai fumare,  è chiaro a tutti fa male!!! 

Anche a Parigi , si sta sperimentando il divieto di fumo nei parchi e nelle piazze con una interdizione temporanea che per ora non prevede alcuna sanzione.

In Italia, questa decisione del comune sassarese di istituire il divieto di fumo nelle spiagge rappresenta una svolta green all’avanguardia che non farà certo piacere ai fumatori più accaniti, emarginati ancora una volta in determinati spazi .

“Il provvedimento viene approvato seguendo la filosofia improntata al rispetto dell’ambiente – spiega il sindaco Nicola Sanna – che deve partire dalle buone pratiche anche in materia di rifiuti “. 

Quanto alle sanzioni amministrative: vanno da un minimo di 25 euro a un massimo di 500 euro a seconda dei casi e della gravità della violazione. 

La domanda è: saranno davvero fatte queste sanzioni?

Il fumo rallenta la guarigione delle fratture

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Il fumo rallenta anche la guarigione delle fratture! A dirlo la Società italiana di Ortopedia e Traumatologia che di recente ha deciso di lanciare un appello per mettere in evidenza gli effetti negativi del fumo in ambito ortopedico.

La nicotina e il monossido di carbonio sono sostanze che portano ad una minore ossigenazione del sangue con conseguenti danni anche sul sistema muscolo scheletrico. Tra le principali complicanze legate al fumo, la Siot evidenzia:

  • maggiore rischio di osteoporosi e un conseguente aumento del numero di fratture;
  • maggiore rischio di infezioni in tutti gli interventi chirurgici ortopedici;
  • più facilità di scollare la protesi dall’osso;
  • rallentamento dei processi riparativi nelle fratture e di guarigione.

L’abitudine al tabagismo può innalzarne significativamente le percentuali che, nei fumatori, possono arrivare sino al 30% – ha detto Francesco Falez, Presidente SIOT – queste complicanze possono manifestarsi nei fumatori, ma anche negli ex fumatori, con una percentuale tra il 40 e il 50% più alta rispetto ai non fumatori, percentuale che risulta molto più elevata nei forti fumatori”. 

Rallentare il processo di guarigione di un intervento ortopedico significa anche aumentare i costi per la Sanità pubblica. Degenze più lunghe equivalgono a costi più alti con l’aggiunta delle conseguenze sociali dovute alla riduzione delle giornate lavorative e della relativa produttività.

Per il prof. Giuseppe Sessa, Ordinario presso l’ Università degli studi di Catania, Direttore della Clinica Ortopedica del Policlinico Vittorio Emanuele past presidente della SIOT: “Un medico ha sempre il dovere di consigliare ad un paziente di smettere di fumare ma nei casi di traumi ortopedici, il consiglio deve diventare una prescrizione. E se il paziente non riesce da solo, dobbiamo consentirgli di accedere a tutte le opportunità offerte dal sistema sanitario per aiutarlo ad uscire dal tabagismo con successo. Risulta fondamentale aumentare la consapevolezza di come il fumo comporti un netto aumento di complicanze in caso di patologie delle ossa e di ricorso alla chirurgia ortopedica”.

Il fumo è anche associato ad un più alto rischio di mal di schiena e di artrite reumatoide, come abbiamo spiegato in un recente articolo.

Riccardo Polosa al congresso di FADOI

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“Le chiacchiere stanno a zero. Parliamo delle stesse strategie da decenni, oggi invece abbiamo strumenti innovativi per lo sdoganamento di stili di vita più sani. Il passaggio al fumo digitale è importante per ridurre il rischio. Questi prodotti non incidono sulle malattie fumo correlate proprio perché non hanno combustione. Non è la nicotina il problema per il cancro al polmone e per la malattie cardiovascolari, tranne che in casi specifici. Per incidere sui 12 milioni di fumatori che dobbiamo far smettere non possiamo più aspettare. Abbiamo già capito che la combustione è il vero problema e allora assicurare la possibilità di accedere a prodotti meno dannosi è il nostro vero dovere”.

Così questa mattina il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, è intervenuto a Firenze al Congresso FADOI della Federazione Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti.

“Smettere di fumare – ha aggiunto Polosa – è il consiglio primario che ogni medico deve dare ai suoi pazienti, siano essi in perfetta salute o affetti da particolari patologie. Questo è il dogma. Da qui però è importante considerare che molti pazienti non riescono a smettere da soli, anche se necessario. Dovere di ogni medico è dunque quello di assicurare l’accesso a tutte le possibilità che possono aiutarlo a smettere, e tra questi vi sono il counselling, la terapia sostitutiva della nicotina e anche l’uso di sigarette elettroniche o riscaldatori di tabacco. La comunità scientifica non è divisa sull’approccio al tabagismo ma su quello che riguarda la riduzione del danno da fumo. Io al CoEHAR ho scelto di applicare il principio della riduzione del danno su progetti di ricerca che afferiscono a 40 docenti di specialità diverse e che si basano su 6 diverse aree di azioni clinica e sociale. Si tratta di una linea di condotta etica che va applicata in ogni settore della medicina. Inoltre, pochi giorni fa nella Regione Marche il principio della riduzione del danno è stato inserito anche nel piano sanitario regionale. Credo proprio che si tratti di un esempio da seguire anche da tutte le altre regioni italiane. Le chiacchiere stanno a zero, procediamo con le azioni concrete”. 

Diabete e fumo: “dovere del medico è assicurare l’accesso a tutte le possibilità utili per smettere”

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Si conclude oggi la due giorni dell’undicesimo congresso regionale “Diabetna 2019” che si è svolto nell’hotel Villa Itria di Viagrande a Catania.

Obiettivo dell’evento è quello di aiutare sia i medici di medicina generale che gli specialisti a mettere in pratica le nozioni teoriche sulle problematiche relative al diabete. Sappiamo che l’abitudine al fumo può aggravare i sintomi della malattia.

Per questo tra i relatori del congresso è intervenuto anche il dott. Davide Campagna, medico di medicina interna del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e specialista esperto in diabete e fumo del CoEHAR dell’Università: “E’ dovere degli operatori sanitari consigliare a tutte le persone affette da diabete la sospensione del fumo di sigaretta convenzionale – ha spiegato il dott. Campagna – le prove dimostrano che il fumo è un importante fattore di rischio per la morbilità e la mortalità cardiovascolare nei pazienti diabetici. Riuscire nell’obiettivo di farli smettere è fondamentale ma è importante assicurare a chi non riesce a smettere da solo la possibilità di usufruire di terapie sostitutive come il counseling antifumo, la terapia sostitutiva della nicotina o l’utilizzo di strumenti alternativi senza combustione come le sigarette elettroniche o i riscaldatori di tabacco“.

Diabetna svolge ormai da anni un ruolo primario nella diffusione delle nuove frontiere scientifiche e cliniche per il riconoscimento diagnostico ed il corretto approccio clinico-terapeutico al diabete.

Legge sulla riduzione del danno: la Regione Marche non sarà l’unica

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Dopo un iter che ha visto scontrarsi le alte sfere del Ministero della Salute con quelle della Regione Marche, ieri il Consiglio dei Ministri ha finalmente detto Stop alle controversie. La cosiddetta Legge Carloni per il contrasto al tabagismo nelle Regione Marche andrà avanti. Il governo regionale dovrà adesso attuare in breve tempo un piano per la lotta al tabagismo secondo quanto previsto dalla norma.

All’articolo 1 del nuovo testo normativo si legge: “La Regione sostiene gli interventi di prevenzione, di assistenza e supporto alle disassuefazioni dal tabagismo di comprovata efficacia in accordo con le indicazioni delle linee guida internazionali e nazionali e con i metodi della medicina basata sulle evidenze, anche riconoscendo il principio di riduzione del danno“.

Stamane, commentando la notizia, il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, il primo centro di ricerca internazionale per la riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania ha affermato:

“Al Ministeroè arrivato l’uovo con la sorpresa del principio della riduzione del danno. Con la sua diffusione, in America la vendita di sigarette è scesa del 9%, in Inghilterra ci sono stati 1 milione di fumatori in meno e in Nuova Zelanda è stata addirittura avviata una campagna per incoraggiare i fumatori a passare al vaping. Insomma – ha continuato Polosa – è una scia rivoluzionaria che sta conquistando il globo e che riscontra, in tutti i paesi in cui è diffusa, un netto calo del numero di fumatori.

Per questo, sono convinto che la Regione Marche non sarà l’unica. Basterà vedere i primi dati di cessazione per far partire anche il resto delle altre regioni italiane.

I governi che fanno dello svapo un modello di salute pubblica innovativo (e liberale) riscontrano una accelerazione nella riduzione del tabagismo che non ha precedenti e il ricorso al principio di precauzione, o si smette o nulla, non è realisticamente da considerare.

La mente umana non è bianca o nera, agisce su impulsi e sfumature diverse che vanno considerate.

Public Health England, Royal College of Physicians e persino il National Academy of Science hanno pubblicato report ufficiali con i quali si evince chiaramente che le e-cig sono almeno il 95% meno dannose delle sigarette convenzionali.

 Adottare politiche di salute pubblica in grado di associare il counselling antifumo alla promozione di strumenti meno dannosi come le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato potrebbe davvero salvare milioni di vite nel mondo. E la rivoluzione è ormai in corso

“Il fumo mi inganna?”

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Papa Francesco incontrando i giovani ha detto: “Non siate schiavi del telefono”. Limitate l’uso di internet e anche l’uso di droga, alcol e fumo.

Il Vescovo di Acireale, S.E. Mons. Raspanti ha oggi incontrato Gabriella Finocchiaro e parlando di fumo ha spiegato: “Bisogna che i giovani inizino a chiedersi: mi rende felice o mi inganna?”.

Il fumo spiega il Vescovo è: “Una dipendenza che ti porta dentro un cerchio facendoti sentire soddisfatto rispetto alle delusioni del mondo che ti sta intorno. Ma chi sta intorno a te davvero? “

“Il fumo fa davvero il mio bene o mi inganna?” – questo dovrebbero chiedersi i giovani di oggi che iniziano a fumare già in tenera età.

L’appello di Papa Francesco richiama ad una maggiore attenzione alla realtà delle cose, alla vita vera ad una giusta visione del mondo e invita i nostri giovani a condurre una vita in totale pienezza ma senza farsi ingannare dalle dipendenze.

Il presidente di Vapitaly tra gli influenti dello svapo

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A poche settimane da Vapitaly 2019, il presidente del più importante evento del vaping nazionale interviene ai microfoni della Lega Italiana Anti Fumo intervistato dalla giornalista Gabriella Finocchiaro per la rubrica “Gli influenti dello svapo”.

Multe a chi fuma in ospedale

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Non si ferma la prevenzione antifumo da parte delle Forze dell’Ordine. L’ultimo episodio è avvenuto a Napoli dove sono state elevate multe ad alcuni pazienti, familiari e persino ad un medico, tutti sorpresi a fumare nei reparti e nei cortili degli ospedali.

Il blitz contro i trasgressori delle norme antifumo si è svolto  all’ospedale del Mare e Villa Betania, nel napoletano. Le multe,  nel complesso, ammontano a 15.000 euro sanzionati ai familiari dei degenti, ai ricoverati e persino a un medico napoletano sorpreso a fumare nel cortile prospiciente ai locali ospedalieri.

I blitz si sono concentrati nei reparti, lungo i corridoi e per le scale dei 7 piani in cui è strutturato il plesso principale dell’ospedale del Mare e nei locali ospedalieri di Villa Betania oltre alle aree esterne di entrambi i presidi.

Già da tempo anche a Catania, le iniziative “smoke free” avviate dal “Policlinico – Vittorio Emanuele”già dal 2017 , con la collaborazione della Lega Italiana Anti Fumo LIAF e dell’Università degli Studi di Catania hanno già ottenuto importanti risultati ma non abbastanza. I divieti esposti vicino al pronto soccorso e nei reparti di ginecologia e medicina interna hanno ridotto e limitato l’abitudine dei fumatori di fumare vicino le porte d’ingresso dei padiglioni.

Ma non ci siamo ancora – ha detto il responsabile del CPCT – Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico, Pasquale Caponnetto – diversi fumatori si posizionano ancora nelle pertinenze della struttura e i controlli saranno presto avviati

Sono stati posizionati negli scorsi mesi più di duecento cartelli informativi in tutti i reparti della struttura e nelle aree “no smoking” indicate dal Ministero della Salute. I cartelli “Spegnimi”, dedicati alla nota campagna di comunicazione LIAF al quale si ispira il progetto “Policlinico Smoke Free”, indicano per ciascuna patologia il danno causato dal fumo e invitano a rivolgersi al Centro Antifumo etneo diretto dal prof. Riccardo Polosa.

Abbiamo avviato una serie di progetti di ricerca innovativi in ambito di tabagismo e vapagismo che vedranno la massiccia partecipazione di centinaia di fumatori – ha detto il direttore del CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo, prof. Riccardo Polosa – per i quali è previsto un programma di assistenza e consulenza gratuita in tutto il percorso antifumo. Il fumo – ha concluso – è tra le peggiori piaghe al mondo e causa ogni anno più di settanta mila morti solo in Italia. Contrastarlo è dovere di tutti”.

Dunque, attenzione sempre maggiore al rispetto delle regole e soprattutto alla propria salute e a quella degli altri.

Che le sigarette elettroniche possano provocare attacchi epilettici è inverosimile

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Qualcuno ha addirittura citato Benjamin Franklin per commentare il nuovo paper pubblicato dalla FDA – Food and Drug Administration (l’Autorità statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici):

One of the greatest tragedies in life is the murder of a beautiful theory by a gang of brutal facts”. 

Le sigarette elettroniche potrebbero provocare attacchi epilettici”. E’ questo il nuovo allarme lanciato dalla FDA che purtroppo prevediamo troverà ampio spazio sulle testate giornalistiche di mezzo mondo.

Secondo la nota autorità statunitense, si sarebbero registrati casi di attacchi epilettici tra utilizzatori di sigarette elettroniche.

Le cause potrebbero essere riconducibili alla deglutizione, probabilmente accidentale, di liquidi contenenti nicotina.

La letteratura  scientifica, a tal proposito, ha più volte riportato una correlazione tra assunzione di nicotina e episodi di epilessia.

Quello che l’agenzia non precisa è che dal 2010 al 2019 i casi di epilessia registrati sono stati in totale 35 tra coloro che hanno dichiarato di aver fatto uso di sigaretta elettronica e che questo numero è ridicolmente basso se confrontato con i 3.5 milioni di casi di epilessia registrati nello stesso lasso di tempo negli US.

Pertanto, l’allarme lanciato dalle autorità americane non è comprovato dalle evidenze ed è semplicemente quello che l’FDA vuole che sia: un allarme” – secondo quanto sostiene stamane il prof. Riccardo Polosa .

Sebbene gli esperti dell’FDA ci tengano a precisare che i casi potrebbero essere di più di quelli registrati, è inammissibile che un’autorità sanitaria di così alto profilo possa lanciare un’allerta epilessia sulla base di una manciata di casi riportati da consumatori e per nulla verificati dagli operatori sanitari. A conti fatti stiamo parlando di 3 o 4 casi all’anno con i quali si vuole spaventare e confondere il pubblico. Quale è il dato di riferimento su cui rapportare una incidenza presunta di 3-4 casi all’anno? Qual è il dato di incidenza di attacchi epilettici nella popolazione generale e nei fumatori negli US?” – questo è quanto si è chiesto il direttore del CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania.

Anche se – ha spiegato lo scienziato catanese – il fumo di sigaretta è incluso nella lista dei sospetti per alcuni casi di epilessia, non è dato sapere quale sia la sostanza killer responsabile dello scatenamento e comunque ci sono pochi dati che associano il fumo di sigaretta all’attacco epilettico”. 

Inoltre, qualsiasi analisi che voglia chiarire un rapporto di causa-effetto tra fumo (o nicotina) ed epilessia necessita di una valutazione seria e approfondita degli altri più noti e comuni fattori scatenanti come stress emotivo, deprivazione del sonno, affaticamento, o persino la comparsa di febbre. 

E’ banale persino precisare che se l’FDA avesse ragione nell’affermare che la nicotina emessa dai prodotti da svapo dia epilessia, milioni di svapatori dovrebbero esserne affetti già da tempo. 

In oltre 10 anni di esperienza sul campo non mi è mai capitato un solo attacco epilettico tra gli utilizzatori di sigarette elettroniche che seguiamo al CPCT Centro di Prevenzione e Cura del Tabagismo di Catania” – ha concluso Polosa.

Centro Antifumo di Catania: “I minori iniziano fumando, non svapando”

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Troppi i giovani che fumano ed è ancora troppo facile comprare le sigarette per i minori. Questi i dati della terza indagine della sorveglianza Gyts (Global Youth Tobacco Survey), realizzata in oltre 180 Paesi del mondo e finalizzata al monitoraggio dei comportamenti legati all’uso dei prodotti del tabacco fra gli adolescenti, presentata stamane al ministero della Salute. 

I prodotti da fumo più utilizzati tra i giovani italiani di 13-15 anni sono le sigarette di tabacco (1 su 5 le fuma quotidianamente) e le sigarette elettroniche (18%). Riguardo la sigaretta elettronica, invece, i dati mostrano in soli 4 anni che la sua diffusione è diventata paragonabile a quella della sigaretta tradizionale.

Troppo facile ancora l’accesso all’acquisto di sigarette tradizionali presso le tabaccherie malgrado l’inasprimento della normativa.

L’accesso alla sigaretta elettronica è prettamente di comunità: 8 ragazzi su 10 la ottengono da un amico, il resto l’ha acquistata attraverso diversi canali (rivenditore, farmacia, Internet, ecc).

I dati sulla volontà di smettere di fumare non sembrano cambiare nel tempo. Risulta alta la percezione dei ragazzi di poter smettere quando vogliono (81%), però poco più della metà ha tentato realmente di farlo negli ultimi 12 mesi. Solo 1 intervistato su 2 ha ricevuto un aiuto per riuscire in questo intento.

Dati importanti che però non convincono completamente i ricercatori del CPCT entro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico “Vittorio Emanuele” di Catania:

Riceviamo ogni anno giovani fumatori tra i 17 e i 25 anni, sia uomini che donne, che hanno bisogno di curare il tabagismo. Abbiamo numerosi accessi e tutti arrivano per smettere di fumare le bionde“.

A confermarlo è la dott.ssa Marilena Maglia, una delle ricercatrici del CoEHAR che da anni collabora con il Centro Antifumo del Policlinico di Catania. In una recente intervista la dottoressa Maglia ha spiegato la difficoltà di trattare questo tipo di pazienti fumatori.

“L’importante – spiega Marilena Maglia – è creare un’alleanza sincera e duratura con loro. Per far smettere di fumare i giovani è impensabile far leva sulla paura. Il divieto di consentire loro di utilizzare le e-cig per ridurre i danni da fumo non è sempre la soluzione più efficace. Bisognerebbe invece valutare la situazione caso per caso“.

A proposito dei dati di Global Youth Tobacco, abbiamo chiesto alla dott.ssa Maglia quanti casi sono stati registrati nel Centro di ricerca catanese rispetto a giovani che hanno iniziato con la sigaretta elettronica senza prima passare dal fumo di sigaretta convenzionale:

“Nessuno” – ha detto.

In America ancora fumatori in calo

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Una buona notizia arriva dall’America dove si fuma sempre meno. Nelle prime quattro settimane del mese di marzo, le vendite di sigarette hanno subito un fortissimo calo.  

Secondo i dati di Nielsen, azienda leader mondiale nelle ricerche di mercato, rispetto a un anno fa il volume delle vendite è diminuito dell’8,8 per cento.

Questo calo, è dovuto ad un numero sempre crescente di fumatori che abbandona la sigaretta tradizionale per passare al vaping. 

La vendita di sigarette elettroniche, dunque, continua a crescere  guadagnando fette di mercato mese dopo mese. 

Questo calo rappresenta un’ulteriore conferma della crisi che l’industria del tabacco ha iniziato ad affrontare dalla seconda metà del 2018, momento in cui il mercato delle sigarette ha iniziato a registrare un calo nelle vendite consistente, mediamente superiore al 5%. 

L’impatto di questa crisi è di per sé significativo, poiché un calo annuo dell’1% nei volumi di sigarette vendute si traduce in circa 125 milioni di pacchetti di sigarette combustibili che scompaiono dal mercato statunitense.

Ma se in America diminuiscono i fumatori, in Italia qual è la situazione ?  

Sono 12,2 milioni i fumatori e rappresentano il 23,3% della popolazione (22,3% nel 2017). Diminuiscono le donne tabagiste: il 19,2% rispetto al 20,8 dello scorso anno contro il 27,7% degli uomini rispetto al 23,9% del 2017. Gli ex fumatori sono invece il 12,9% e i non fumatori il 63,8%. Tra i 25 e i 44 anni abbiamo la prevalenza più alta di fumatori tra i maschi (35,7). Mentre nella fascia d’età 45-64 anni la prevalenza più alta è tra le donne (26,2). Oltre i 65 anni troviamo le prevalenze più basse in entrambi i sessi. Si fumano in media 12,3 sigarette al giorno. Rispetto all’area geografica la prevalenza di uomini fumatori è uguale su tutto il territorio. La prevalenza delle donne invece è più alta al Nord (22,6%) rispetto al Sud (17,8) e al Centro (13,8). Si fumano principalmente sigarette confezionate (92,3%) sebbene continui costantemente a crescere il consumo prevalente di sigarette fatte a mano (16,9%), significativamente più diffuso tra i giovani. 

Inoltre, in Italia gli utilizzatori abituali e occasionali di e-cig sono circa 1,1 milioni. Di questi il 60,3% sono fumatori, il 32,3% sono ex-fumatori e il 7,4% non ha mai fumato. Per quanto riguarda l’uso dei prodotti del tabacco di nuova generazione (tabacco riscaldato), li ha provati il 2,7% della popolazione, circa 1,4 milioni di persone. Di questi il 54,5 sono fumatori, l’11,4 ex fumatori e il 34,1 non ha mai fumato. La notorietà di questi prodotti in tre anni è quasi triplicata passando dal 21,5% al 52,3%. 

Questi sono solo alcuni dati del rapporto nazionale italiano sul fumo 2018.

Che cosa ci riserverà in termini statistici il 2019? Lo scopriremo a breve …

Il Santone dello svapo: “Ho smesso senza avere voglia di farlo”

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Ai microfoni di Gabriella Finocchiaro per la rubrica Gli influenti dello svapo, uno dei youtuber più noti del settore: il Santone dello Svapo.

Un validissimo strumento per aiutare i fumatori a smettere. Io mi sono trovato a smettere senza avere voglia di farlo“.

Nel mondo resterà solo l’Etna a fumare

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Il CoEHAR, il Centro di Ricerca dell’Università degli Studi di Catania per la Riduzione del Danno da Fumo, ha premiato ieri un gruppo di studenti del Liceo Statale Francesco De Sanctis di Paternò con uno dei bonus cultura previsti dal progetto “Education for a smoke Free World“.

I ragazzi di Paternò hanno partecipato ad una intera giornata di escursione sull’Etna, guidata dall’associazione Maremonti. Con loro c’erano anche i docenti dell’istituto, i referenti del centro universitario e alcuni giornalisti del territorio.

“Nel mondo resterà solo l’Etna a fumare” ha detto il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, durante la cerimonia inaugurale svoltasi lo scorso Dicembre presso la Torre Biologica dell’Università degli Studi di Catania.

Ricordiamo che “Education for a smoke Free World” è il progetto che ha coinvolto gli studenti di tre scuole del comprensorio etneo che hanno realizzato video amatoriali per combattere il fumo. In palio, una serie di Bonus Cultura per gli studenti, ovvero giornate dedicate alla scoperta di luoghi e tradizioni del territorio siciliano.

Già nelle scorse settimane, gli studenti dell’Istituto Comprensivo Statale “Antonio Bruno” di Biancavilla e dell’Istituto Comprensivo Statale “Campanella/Sturzo” di Catania hanno partecipato alla mostra dedicata a Salvador D’Alì allestita al Castello Ursino.

Ieri, invece, è stata la volta del De Sanctis di Paternò, premiato appunto con una visita guidata tra i sentieri del vulcano, tra meraviglie della natura e panorami mozzafiato.

Danielino77 e il servizio di Striscia la Notizia

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Continua il nostro tour tra GLI INFLUENTI DELLO SVAPO ITALIANO.

Oggi Gabriella ha incontrato Danielino77, “l’influente vaper” che con i suoi 80 mila iscritti gestisce un canale you tube interamente dedicato al vaping.

A pochi giorni dalle polemiche suscitate dall’FDA sulla diffusione dell’uso di sigaretta elettronica anche tra i minorenni, Danielino dice la sua rispetto al caso italiano.

E continua con la sua personale analisi sulle tendenze del momento nel mondo del vaping. Cosa si svapa di più? A che punto siamo?

Stefano Caliciuri, la voce del vaping italiano

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Secondo appuntamento con la rubrica dedicata agli “influenti dello svapo“. Oggi, Valeria Nicolosi e Gabriella Finocchiaro incontrano Stefano Caliciuri, la voce più autorevole dell’informazione giornalistica italiana dedicata al mondo del vaping.

Giornalista, vaper e fondatore di SigMagazine, Caliciuri è considerato il guru dell’informazione di settore. Sempre attento alle novità, non lascia mai nulla al caso. Le sue battaglie giornalistiche sono state baluardo di numerosi traguardi raggiunti per una migliore regolamentazione delle sigarette elettroniche in Italia. Accanto a lui, Barbara Mennitti,colonna portante” del suo lavoro e della sua vita.

SigMagazine, la rivista di cui lei è direttore, è considerata la testata giornalistica più autorevole nel settore del vaping. Come è iniziato tutto? Come è nata l’idea del giornale?

Avevo da poco iniziato a utilizzare la sigaretta elettronica e volevo informarmi sui liquidi, sull’hardware e sulle aziende del settore. Non trovai nulla. Decisi quindi di unire la mia professione con la passione. Sigmagazine è nato così, per colmare un vuoto di informazione specialistica. Nel 2015 è stata registrata la testata online in Tribunale; nella primavera del 2017 è poi nato il giornale di carta, il bimestrale d’approfondimento rivolto agli operatori che ogni due mesi viene distribuito in tutti i negozi. Io sono il volto, l’immagine pubblica di Sigmagazine, ma non sarei onesto se non citassi la vera colonna portante della redazione: Barbara Mennitti, conosciuta diciassette anni fa al corso di preparazione all’esame di Stato per giornalisti, diventata poi mia moglie.

Lei oggi è uno svapatore ma ha mai fumato? E come è arrivato alle ecig? 

Ho fumato per quasi 25 anni una media di trenta sigarette al giorno. Fumare mi piaceva, non avevo mai preso in considerazione l’idea di smettere, cosa che invece aveva tentato di fare più volte mia moglie. La accompagnai in un negozio di sigarette elettroniche, lei accettò l’offerta della negoziante di acquistare un kit doppio di Ego, quelle con il phantom per intenderci. Passammo quasi due ore ad assaggiare i liquidi. La mia diffidenza iniziale rapidamente si trasformò in curiosità. Rimani estasiato: mi affascinava l’idea di avere in bocca un sapore sempre diverso pur continuando a soddisfare il mio bisogno di nicotina. Per qualche mese ridussi drasticamente le sigarette tradizionali sino al giorno in cui non sentii più la necessità di entrare dal tabaccaio. 

Il settore dello svapo ha vissuto grandi momenti altalenanti, dal boom iniziale, si è passati ad un netto declino per poi tornare pian piano a risalire. Secondo lei quale sarà il futuro dello vaping in Italia?

Inarrestabile certamente, più stabile quasi sicuramente; meno affollato probabilmente. Sino all’anno scorso le aziende erano vessate da una tassazione straordinaria e spropositata che ha creato disordine nel commercio, soprattutto dei liquidi. Da quest’anno credo che si sia trovata una giusta linea di compromesso: pagare meno, pagare tutto e tutti. In questo momento credo che l’offerta sia più alta della domanda; cioè il mercato mi sembra saturo di prodotti, ben più di quanti ne occorrerebbero. Sarà comunque il tempo e il mercato a decidere. In ogni caso la diffusione della sigaretta elettronica sarà forse lenta ma, come detto, certamente inarrestabile. Non solo in Italia ma in tutto il mondo. Le multinazionali del tabacco lo hanno ormai capito da tempo, tant’è che negli ultimi tempi stanno mettendo in campo politiche di comunicazione e marketing molto aggressive.

Usare le ecig per ridurre i danni da fumo. Lo hanno capito gli italiani o siamo ancora indietro rispetto agli altri Paesi? 

È sempre difficile far cambiare le abitudini. Spesso occorre un intervento esterno che ti costringa a farlo. Vedi ad esempio l’obbligo delle cinture di sicurezza in auto o del casco in moto. Oggi nessuno mette in discussione che questi due accessori riducano il danno a seguito di incidenti stradali. Eppure se non ci fosse stato un obbligo di legge, probabilmente saremmo ancora liberi di circolare in totale insicurezza. Dico questo perché anche per le sigarette elettroniche potrebbe esser condotta una analoga strategia da parte del legislatore, soprattutto sul fronte della comunicazione istituzionale. Non servono chissà quali campagne milionarie o leggi restrittive sul tabacco, basterebbe prendere esempio dal Regno Unito e utilizzare i medici di base così come i social, le conferenze stampa del Ministro così come le partecipazioni ad eventi pubblici per promuovere e instillare giorno dopo giorno messaggi di riduzione del danno.

E’ facile lavorare nel mondo della comunicazione della Salute in Italia?

Lavoro nell’ambito dell’informazione da venticinque anni. Sono giornalista professionista da diciassette. Tutto è facile se si possiedono gli strumenti e le competenze professionali adeguate. Le regole e la struttura per scrivere un articolo sulla caduta di un governo o su una partita di baseball o su una festa di laurea sono sempre le stesse. Purtroppo gli ultimi anni hanno visto il proliferare della cosiddetta “informazione del copia-incolla”. Le notizie non vengono più verificate, si rincorre la quantità e si sottovaluta la qualità degli articoli. Non si conoscono le differenze tra le notizie dirette, indirette, riportate, tra fonti e citazioni. Tutto a discapito dell’informazione e della verità. Un tema delicato come la salute delle persone dovrebbe essere verificato, sviscerato; una ricerca letta e riletta; uno studio analizzato e compreso. Purtroppo spesso vengono copiati i titoli dei comunicati stampa e rilanciati per avere un paio di clic o per creare sensazionalismo. Per rispondere alla sua domanda: potrebbe essere facile se non occorresse ogni giorno fare i conti con la disinformazione del web. Quando una banalità o una sciocchezza dilaga sul web non è mai facile contrastarla e smentirla. Diciamo però che la colpa è perlomeno da dividere con gli utenti dei social che spesso commentano e condividono articoli senza neppure averli letti. Una pessima abitudine purtroppo figlia del nostro tempo. Ma non bisogna mollare, l’informazione di qualità alla lunga premia sempre. E con Sigmagazine cerchiamo di dimostrarlo quotidianamente. 

Vaping e BPCO: il nuovo trend delle bufale scientifiche

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Se da un lato il vapagismo sembra rivivere un nuovo rinascimento, dall’altro c’è chi ancora tenta di remare contro senza esclusione di colpi. E’ un po’ quello che sta accadendo in queste ultime settimane in cui abbiamo assistito al trend delle bufale scientifiche con una proliferazione di notizie su nuovi studi riguardo i possibili danni respiratori derivanti dall’uso di sigarette elettroniche. 

Saranno vere? 

In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Drug and Alcohol Dependence condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università delle Hawaii si allude al rischio di contrarre malattia cronica ostruttiva del polmone (BPCO) e asma per gli utilizzatori di sigaretta elettronica.

Secondo gli autori, infatti, la comparsa di BPCO sarebbe tre volte più frequente in chi usa la e-cig rispetto a chi non la usa.

Ma la conclusione, probabilmente affrettata, alla quale sono arrivati gli autori non ha trovato accordo tra i più autorevoli scienziati del settore. 

Saranno vere? 

Lo scienziato Michael Siegel, docente della Boston University School of Public Health e membro del Comitato Scientifico Internazionale per la Ricerca sulle e-cig fondato dalla Lega Italiana Anti Fumo, in uno dei suoi recenti articoli su Tobacco Analysis, ha spiegato che la dimensione del campione usato per le analisi dello studio hawaiano è decisamente insoddisfacente: “Il dato shock di questo studio è che viene evidenziata un’associazione significativa di uso di sigaretta elettronica con BPCO tra i non fumatori,i ma non tra i fumatori”. E per Siegel “Questo ridicolo è ridicolo dato che è assodato che il fumo di sigaretta è un fattore di rischio primario per BPCO.” 

“Inoltre la dimensione su cui viene disegnata la conclusione – scrive – è talmente bassa che l’analisi è del tutto inaffidabile”. 

Peraltro, aggiunge oggi il prof. Riccardo Polosa direttore del CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania: “Anche ammettendo un simile grado di pericolosità tra e-cigarettes e sigarette convenzionali, è fantasioso pensare che si possa sviluppare una BPCO in una arco di tempo così breve. Per un fumatore devono trascorrere mediamente 30-40 anni prima di sviluppare una BPCO. Sono preoccupato per i colleghi epidemiologici dello studio perché sembra che non abbiano chiari i concetti più elementari della fisiopatologia respiratoria”.

Se lo studio capitanato dal dott. Wills fosse realistico, aggiunge Polosa: “Oggi dovremmo avere un piccolo esercito in più di pazienti affetti da BPCO e cosi non è”. 

Come interpretare correttamente questi risultati?

“È noto che i fumatori che passano dalle sigarette convenzionali alle elettroniche possono avvertire alcuni sintomi come irritazione della gola e tosse secca riferibili a irritazioni dell’apparato respiratorio – ha aggiunto Polosa – si tratta di sintomi che spariscono con l’utilizzo regolare di elettroniche proprio a testimoniare che il tratto respiratorio umano crea risposte difensive quando viene esposto a stimoli aspecifici. Quindi lo studio Hawaiano dimostra semplicemente la stranota associazione tra iniziazione allo svapo e tosse secca irritativa, ma non BPCO!

L’aspetto più inquietante della vicenda sta nel fatto che la diffusione di queste bufale serve solo ad allontanare potenziali fumatori dalla possibilità di provare soluzioni più sicure e meno dannose.

Salvador D’Alì: il premio per la miglior idea antifumo

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Education for a smoke free world” è il progetto realizzato in occasione della cerimonia inaugurale del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da fumo) che si è tenuta lo scorso 20 Dicembre presso l’Università degli Studi di Catania.

L’iniziativa, nata in collaborazione con l’Ateneo catanese e LIAF – Lega Italiana Anti Fumo, ha coinvolto tre istituti scolastici del territorio provinciale etneo per la presentazione delle migliori idee utili a combattere il fumo.

Grazie alla collaborazione dei dirigenti scolastici, è stato possibile selezionare tre gruppi di alunni che, dopo un intenso lavoro di gruppo, hanno realizzato tre diversi cortometraggi amatoriale di grande impatto comunicativo e sociale.

Protagonisti dei “video antifumo” sono stati gli stessi alunni, le famiglie e gli insegnanti, tutti intenti a presentare l’idea migliore per la sensibilizzazione contro il fumo di sigaretta convenzionale.

Riccardo Polosa insieme ai ragazzi delle scuole

Un progetto lodevole che è solo all’inizio. Coinvolgeremo tutti gli istituti scolastici italiani perché sono convinto che stimolando la creatività dei ragazzi possiamo ottenere dei grandi risultati. La naturalezza e l’entusiasmo che abbiamo riscontrato – ha detto il direttore del CoEHAR Riccardo Polosa – ci ha dimostrato che in realtà un cambiamento è possibile e la prevenzione è il primo passo da compiere“.

I ragazzi delle tre scuole coinvolte sono state premiati, al termine della cerimonia, con dei Bonus Cultura, ossia giornate dedicate alla scoperta di luoghi e tradizioni del territorio siciliano.

  • Mercoledì 30 Gennaio gli studenti dell’Istituto Comprensivo Statale “Antonio Bruno” di Biancavilla sono stati ospiti del CoEHAR per una giornata culturale nel centro storico di Catania che si è conclusa con la visita guidata alla mostra di Salvador D’Alì in scena al Castello Ursino di Catania. (Guarda il video)
  • Venerdì 8 Febbraio sarà invece la volta dell’Istituto Comprensivo Statale “Campanella/Sturzo” di Catania.
  • Ed infine, nel mese di Marzo gli studenti del Liceo Statale “F. De Sanctis” di Paternò trascorreranno una giornata sull’Etna alla scoperta dei percorsi naturali e paesaggistici del nostro vulcano grazie alla collaborazione con l’associazione Maremonti.
https://youtu.be/a5l7YQrhAaM
Premio CoEHAR – visita guidata alla mostra di Salvador D’Alì


Il fumo resta la causa primaria del cancro

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Aumentano i numeri del cancro e la causa primaria resta il fumo.

E’ stato presentato infatti il volume sui numeri del cancro. Secondo gli esperti, i numeri sono in linea con quelli del 2017 ma registrano un leggero aumento delle diagnosi tra le donne (5.800 contro le 5.750 nel 2017). Il fumo è il principale fattore di rischio. I cinque tumori più frequenti sono quelli del colon-retto (1.750), mammella (1.650), polmone (1.350), prostata (950) e vescica (900). In calo i decessi.

Lo studio presentato in Regione Liguria è denominato “I numeri del cancro in Italia 2018” ed è stato realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), da Fondazione AIOM e PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia).

Come ha spiegato Lucia Del Mastro, membro del Direttivo Nazionale AIOM: “Anche a livello nazionale si osserva un incremento delle diagnosi fra le donne, dovuto alla sempre maggiore diffusione dell’abitudine al fumo di sigaretta nella popolazione femminile. Il 23% delle liguri è tabagista. I dati contenuti nel libro permettono di impostare programmi efficaci di prevenzione: si deve fare di più per ridurre l’impatto di questa malattia perché oltre il 40% delle diagnosi, cioè più di 4.780 casi nella Regione ogni anno, è evitabile seguendo uno stile di vita sano (no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta)”. 

Tra i tabagisti, circa uno su quattro consuma più di un pacchetto al giorno. L’esposizione al fumo passivo in ambito domestico è ancora rilevante. Il 21% dei liguri dichiara che nella propria abitazione è ammesso fumare; questa percentuale scende a un non trascurabile 12% fra coloro che vivono in case in cui sono presenti minori di 14 anni. Purtroppo è ancora scarsa l’attenzione dei clinici nei confronti di queste pericolose abitudini: solo il 24% dei liguri ha ricevuto, da parte di un operatore sanitario, il consiglio di effettuare regolarmente attività fisica, al 46% dei cittadini in sovrappeso o obesi è stato suggerito di perdere peso e solo al 47% dei tabagisti di smettere di fumare.

Riccardo Polosa

Oggi arriva anche il commento del professore Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo: “Che il fumo abbia raggiunto una diffusione epidemica anche tra le donne, era un dato già noto, anche grazie ai report diramati annualmente dal Ministero della Salute. La domanda da porsi é se si stia facendo veramente qualcosa di concreto oltre al semplice monitoraggio del fenomeno.
Quali sono i dati che arrivano dai Centri Antifumo della Regione Liguria? Quanti pazienti vengono assistiti e quanti riescono a smettere? La porta di uscita dal tabagismo è difficile da varcare. La diffusione di strumenti tecnologici alternativi alla sigaretta convenzionale possono essere di aiuto a smettere e a prevenire i tumori.

Prof. Purrello: “Il fumo può causare il diabete”

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Il fumo può causare il diabete. Infatti i fumatori hanno un rischio del 30-40% maggiore di sviluppare la malattia rispetto ai non fumatori e, maggiore è il numero di sigarette fumate al dì, maggiore è il pericolo di divenire diabetici. Per di più i diabetici fumatori hanno una difficile gestione della malattia (minor controllo glicemico) e maggior rischio di complicanze come l’infarto miocardico, la retinopatia o problemi renali. E’ quanto riportato online dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi.

“Si tratta di un dato assolutamente solido – spiega Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia e ordinario di Medicina Interna all’Università di Catania -, di recente è stata condotta una vasta meta-analisi che associava il fumo proprio al rischio di diabete, con un effetto dose-dipendente, cioè con i fumatori pesanti (più di 25 sigarette al dì) che hanno più rischio-diabete dei ‘light smokers’ (non più di 10 ‘bionde’ al dì). Addirittura ci sono indizi tra fumo passivo e diabete”, continua Purrello.

Ci sono alcuni meccanismi che sono stati proposti per spiegare in che modo il vizio del fumo può portare al diabete, afferma l’esperto: la nicotina o qualche suo sottoprodotto sembra avere una azione sulle cellule del pancreas che producono insulina e naturalmente ha anche azione a livello vascolare, creando uno stato di infiammazione cronica che aumenta l’insulino-resistenza (cattivo funzionamento dell’insulina), alla base dell’esordio del diabete.

“Chi non ha il diabete e fuma ha il rischio che il diabete gli venga – ribadisce con forza Purrello. Il fumo è dunque uno di quei fattori modificabili, come la dieta e la sedentarietà, che possono davvero cambiare il corso della salute di una persona. Si può e si deve intervenire – sottolinea il diabetologo – perché è assodato che lo tsunami di casi di diabete sia prevenibile cambiando gli stili di vita”.

E non è tutto, il fumo nuoce anche a chi il diabete lo ha già: i diabetici, che già solo a causa della loro malattia hanno un rischio di infarto e ictus maggiore dei non diabetici, fumando impennano ancora di più il loro rischio cuore. Il paziente diabetico deve acquisire la consapevolezza che smettere di fumare è importante come cambiare alimentazione e fare attività fisica; deve far riferimento ove possibile ai centri antifumo e farsi aiutare anche su questo fronte, conclude Purrello.

Fonte ANSA

Il video shock su fumo e vaping

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Il Ministero della Salute inglese ha avviato una campagna di sensibilizzazione per dire stop al fumo. In un video shock sugli effetti del fumo di tabacco si dimostra come il vaping è per il 95% meno dannoso del fumo.

https://youtu.be/ZR_4PsYksfs

Sono questi i punti fondamentali della Health Harms campaign del Public Health England, un’agenzia governativa del Ministero della Salute inglese,  sui possibili metodi per smettere di fumare, tra cui quello di passare all’utilizzo delle sigarette elettroniche.

L’obiettivo dell’analisi è anche quello di sfatare i dubbi e lo scetticismo che si è diffuso sulla sicurezza delle sigarette elettroniche. Nel video emerge la quantità di catrame che si accumula nei polmoni di un fumatore di sigarette normali rispetto a quelli di un fumatore di e-cig e di un non fumatore. In tre barattoli di vetro sono stati inseriti dei batuffoli di cotone che simulano la reazione degli organi respiratori sottoposti ai differenti tipi di fumo. Nel caso del fumatore, il cotone risulta quasi totalmente annerito, mentre l’effetto della sigaretta elettronica provoca solo una velatura della parete di vetro.

La ricerca del PHE indica una diminuzione del 95% dei danni in caso di utilizzo di e-cig. Il professore Newton ha chiarito che l’obiettivo della campagna lanciata dal Public Health Center è “incoraggiare i fumatori a provare a smettere completamente con l’aiuto di una sigaretta elettronica, o usando altri sostituti della nicotina come cerotti o gomme, perché questi mezzi potrebbero aumentare significativamente le loro possibilità di successo”.

Mentre il dottor Lion Shahab, dell’università di Londra, che appare nel video, ha spiegato che l’esperimento “condotto da noi e altri ha dimostrato che le sigarette elettroniche sono molto meno dannose del fumo e il loro uso a lungo termine è relativamente sicuro”. 

Una delle critiche che è circolata sull’uso delle sigarette elettroniche è che provocherebbero tosse e difficoltà respiratorie nelle persone, a causa del diacetile. Questa sostanza chimica si troverebbe in quantità 100 volte maggiori nelle sigarette ordinarie. Sarebbe tragico se migliaia di fumatori che potrebbero smettere con l’e-cig, rinunciassero a causa di paure sulla sicurezza”. 

Giancarlo Antonio Ferro, il nuovo membro del Comitato Scientifico esperto di legislazione antitabacco

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Il prof. Giancarlo Antonio Ferro, docente di Diritto Costituzionale presso l’Università di Catania, è il nuovo membro del Comitato Scientifico Internazionale per la ricerca sulle sigarette elettroniche.

Prof. Giancarlo Antonio Ferro

 

Esperto di problematiche costituzionali e di diritto europeo legato alla protezione dei diritti umani e ad aspetti di umanizzazione della medicina intensiva, negli ultimi anni ha preso parte attiva al gruppo di ricerca “La sigaretta elettronica: aspetti clinici e prospettive di regolazione”, coordinato e diretto dal Prof. Riccardo Polosa presso l’Ateneo catanese e che vede il coinvolgimento di profili multidisciplinari da più parti del mondo.

In tale settore, segnaliamo alcune delle pubblicazioni scaturite da studi a cui il prof. Ferro ha preso parte come esperto di legislazione antitabacco e di regolamentazione di sigarette elettroniche e prodotti a basso rischio espositivo.

 

Saitta D, Chowdhury A, Ferro GA, Nalis FG, Polosa R. A Risk Assessment Matrix for Public Health Principles: The Case for E-Cigarettes. Int J Environ Res Public Health. 2017 Mar 31;14(4).

Ferro G.A. (2014). Note minime sulla regolamentazione della sigaretta elettronica in Italia: aspettando la pronuncia della Corte costituzionale. AMBIENTEDIRITTO.IT, p. 1-10.

Saitta D, Ferro GA, Polosa R. Achieving appropriate regulations for electronic cigarettes. Ther Adv Chronic Dis. 2014 Mar;5(2):50-61.

 

 

Royal College of Physicians: l’Ordine dei Medici inglesi incoraggia l’uso delle e-cig per ridurre i danni causati dal fumo

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Dopo l’agenzia di salute pubblica britannica (PHE), ora anche l’Ordine dei Medici del Regno Unito dice sì alla sigaretta elettronica, promuovendola come sostituto della sigaretta di tabacco. Proprio stamattina, il Royal College of Physicians (RCP) con sede a Londra ha infatti pubblicato un nuovo rapporto, intitolato “Nicotina senza fumo: riduzione dei danni del tabacco“, che conclude affermando il risvolto positivo per la salute pubblica inglese che deriverebbe dall’utilizzo massivo delle e-cig da parte dei fumatori. Non solo dunque l’RCP riconosce l’utilizzo di tali dispositivi come mezzo per cessare o ridurre il consumo di tabacco, ma incoraggia e rassicura i fumatori e i loro medici a usarli, poiché “molto più sicure del fumo”.

Fin dal 2007, anno di introduzione delle e-cig nel mercato inglese, il loro uso è stato circondato da polemiche da parte della comunità scientifica e dell’opinione pubblica. Nonostante da allora la prevalenza di fumatori si sia ridotta al 18%, 8,7 milioni di britannici ancora fumano. La riduzione del danno fornisce una strategia aggiuntiva per proteggere questo gruppo di fumatori da disabilità e morte prematura. Questo nuovo rapporto di 200 pagine esamina la scienza, le politiche pubbliche, la regolamentazione e l’etica circostanti il dibattito su e-cig e altri prodotti contenenti nicotina senza tabacco, e affronta dubbi e controversie con conclusioni basate sui più recenti dati disponibili, per affermare in 4 punti fondamentali che:

  1. Le e-cig non costituiscono una porta d’accesso al fumo per i non fumatori – il tanto temuto effetto gateway è stato screditato nel rapporto RCP. Nel Regno Unito, infatti, l’uso della sigaretta elettronica è limitato quasi esclusivamente a coloro che utilizzano, o hanno utilizzato, tabacco.
  2. Le e-cig non rinormalizzano il fumo – non vi è alcuna prova che la terapia sostitutiva della nicotina (NRT) o l’uso della e-cig abbia portato a una rinormalizzazione dell’idea del fumo. Nessuno di questi prodotti ha finora attirato un uso significativo tra adulti che non hanno mai fumato, o dimostrato evidenza di passaggio da e-cig a fumo tra i giovani.
  3. Le e-cig agiscono da porta d’uscita dal fumo –  l’uso dell’e-cig spinge molti fumatori a compiere tentativi di cessazione che non ci sarebbero mai stati probabilmente, e in una buona parte questi tentativi hanno successo.
  4. Le e-cig sono molto più sicure delle sigarette di tabacco  – la possibilità di un qualche danno causato dal consumo di e-cig a lungo termine non può essere esclusa del tutto, per via dell’inalazione di altri ingredienti diversi dalla nicotina, ma è di sicuro un rischio sostanzialmente inferiore a quello derivante dal fumo di tabacco. Con appropriate norme che regolino il prodotto per ridurre al minimo l’esposizione a questi altri ingredienti, sarà possibile ridurre ulteriormente i rischi per la salute. Anche se non è possibile stimarli, i dati disponibili suggeriscono comunque che è improbabile che tali rischi possano superare il 5% di quelli associati ai prodotti del tabacco, e potrebbero addirittura essere sostanzialmente inferiori a questa cifra.

Il rapporto riconosce inoltre la necessità di una regolamentazione proporzionata per le sigarette elettroniche, e suggerisce che essa non deve inibire lo sviluppo e l’uso di tali prodotti per la riduzione del danno fumo-correlato. Una buona strategia di regolamentazione dovrebbe adottare un approccio equilibrato al fine di garantire la sicurezza dei prodotti, di consentire e incoraggiare i fumatori a utilizzare la e-cig invece del tabacco, e di individuare e prevenire gli effetti che potrebbero contrastare gli obiettivi generali della politica di controllo del tabacco.

“Posta una altra pietra miliare nella storia del vapagismo. Il documento anglosassone ci cita ripetutamente sottolineando il ruolo primario di LIAF nella ricerca scientifica del settore – commenta a margine il prof. Riccardo Polosa, che più volte è stato convocato dalle massime autorità britanniche in tema di salute pubblica, per le sue competenze nel campo. – “Il risultato di oggi conferma che siamo stati dei precursori nel credere che il vapagismo potesse divenire la tomba del tabagismo”.

 

 

 

 

 

 

CoEHAR, UNICT: non è dimostrato collegamento tra svapo e insufficienza cardiaca

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Coehar svapo e insufficienza cardiaca

I numerosi studi condotti nel campo della riduzione del danno da fumo hanno riscontrato interesse da ogni parte del globo. L’eccellenza e l’indipendenza dei nostri ricercatori, l’attenzione a metodologie e conclusioni ed il forte impatto scientifico nella comunità internazionale ci consentono oggi di garantire l’autorevolezza dei nostri studi su ogni ambito di ricerca”  così il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, introduce l’ultimo dei numerosi meeting internazionali che si stanno svolgendo a Catania in queste settimane per la formulazione di nuovi ed importanti progetti di ricerca sulla riduzione del danno da fumo

Non a caso, grazie ai risultati di una recente revisione sistematica condotta nell’ambito del progetto “In Silico Science”, coordinato dalla dott.ssa Renée O’Leary, la ricercatrice canadese appartenente al CoEHAR, è stato dimostrato che le sigarette elettroniche non aumentano i rischi cardiovascolari. 

Rispondendo alle notizie che circolano in merito ad uno studio condotto dall’American College of Cardiology, che ha ipotizzato dei collegamenti tra ‘svapo’ ed insufficienza cardiaca, il prof. Riccardo Polosa ha spiegato

In primo luogo, questa notizia di rilevanza mondiale deriva da un riassunto presentato a una conferenza, e non da un articolo sottoposto a revisione peer-review. Nessuno ha potuto visionare i dettagli dello studio, il che rende la sua diffusione alla stampa non solo poco etica, ma anche cinica, sebbene tale pratica sia tipica delle organizzazioni sanitarie americane durante conferenze sponsorizzate dalle aziende farmaceutiche. Il comunicato stampa afferma: “Uno studio associa l’uso delle sigarette elettroniche a un maggior rischio di insufficienza cardiaca“.

Gli autori si sono presi notevoli libertà, affermando o insinuando che l’associazione rilevata sia di natura causale. Tuttavia, il loro stesso comunicato stampa ammette limiti importanti:

<<Sebbene il disegno osservazionale prospettico dello studio permetta di supporre un nesso di causalità’, non consente di determinare con certezza una relazione causale tra l’uso di sigarette elettroniche e l’insufficienza cardiaca>>.
 

Il disegno dello studio permette di speculare sulle possibili cause dell’associazione, ma non di stabilire un chiaro nesso di causalità.

Quando uno studio si basa sull’ “uso nel passato” delle sigarette elettroniche come variabile di esposizione, dovremmo essere particolarmente cauti. Inoltre, il paradosso e’ che quando si prende in considerazione l’ “uso corrente” delle sigarette elettroniche, l’associazione scompare completamente. Mi aspetterei l’esatto contrario.


Altro punto fondamentale: la maggior parte dei partecipanti erano ex-fumatori. Questo rende estremamente difficile distinguere l’effetto dello svapo da quello del fumo.

Pertanto, le spiegazioni più plausibili per questi risultati includono:

  • Un adeguamento incompleto per altri fattori di stile di vita (es. dieta, alcol, esercizio fisico, ecc.) che potrebbero essere correlati allo svapo.
  • Un adeguamento insufficiente per la loro storia di fumo (che non è una variabile semplice sì/no) e che potrebbe interagire con lo svapo in modo molto complesso.
  • Un adeguamento incompleto per altri fattori di rischio (es. grado di ipertensione, obesita’, presenza di diabete) che potrebbero essere correlati al rischio di insufficienza cardiaca.
  • Una causalita’ inversa, in cui la persona inizia a svapare per ridurre rischi per la salute reali o percepiti.
  • Gli autori sostengono di “aggiustare per il fumo ecc. ecc.” ma, in pratica, non dispongono delle informazioni necessarie per farlo adeguatamente.

A meno che non riescano a eliminare queste possibili spiegazioni, e al momento non possono, gli autori non dovrebbero nemmeno cominciare a parlare di nesso di causalità. Questi atteggiamenti poco seri minano la credibilità’ della comunità’ scientifica e spaventano inutilmente la popolazione.

UK, si del Parlamento sul Tobacco and Vapes Bill

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parlamento uk vaping

Il Parlamento inglese vota a favore del divieto generazionale di Rishi Sunak: vietata la vendita dei prodotti del tabacco ai nati dopo il 2009

Fonte: comunicato World Vapers Alliance

Il parlamento inglese ha votato a favore del Tobacco and Vapes Bill, che vieterà la vendita di tabacco a chiunque abbia meno di 15 anni.

Il disegno di legge implica che chiunque nato dopo il 2009, non potrà acquistare sigarette o prodotti a base di tabacco senza combustione. Il Parlamento ha anche espresso parare positivo su eventuali restrizioni sugli aromi delle sigarette elettroniche e sull’imballaggio dei prodotti.

Sebbene l’intenzione di contrastare la crescente epidemia di fumo tra la popolazione sia lodevole, il divieto sui prodotti privi di combustione sta sollevando preoccupazioni. È dimostrato che questi prodotti sono molto meno dannosi delle sigarette: insieme alle sigarette elettroniche, ai vari aromi e ad altri prodotti contenenti nicotina, come le bustine, sono stati cruciali nell’aiutare milioni di fumatori a smettere. Il disegno di legge sta creando un pericoloso precedente di disparità nella legislazione nei diversi gruppi sociali e rischia di essere applicato ad altri prodotti meno dannosi che sono stati cruciali nel combattere il fumo”, ha dichiarato Michael Landl, direttore della World Vapers Alliance.

Chiediamo ai membri del Parlamento che hanno votato a favore del disegno di legge di riconsiderare il loro voto. Approvare un tale disegno di legge comporta molte conseguenze non intenzionali come l’espansione del mercato nero delle sigarette o delle sigarette elettroniche e dei loro aromi e la possibilità di spingere i giovani verso il fumo”, ha aggiunto Landl.

Ci sono alcuni esempi in cui i legislatori hanno cercato di implementare divieti generazionali che non hanno avuto successo, come in Bhutan dove il divieto generazionale ha portato a una enorme crescita del mercato nero e ha dovuto essere alla fine revocato. Non mettiamo a rischio la salute della popolazione britannica e concentriamoci su approcci educativi e basati sul rischio“, ha concluso Landl.

Torino, divieto di fumo all’aperto: il provvedimento può funzionare?

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Torino divieto fumo

Il sindaco di Torino ha introdotto il divieto di fumo all’aperto (pipe, sigarette, sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato compresi) a una distanza inferiore a 5 metri da altre persone

L’ultima città in ordine cronologico a introdurre una norma restrittiva sul fumo è stata in questi giorni Torino: il sindaco ha infatti emanato un provvedimento che vieta di fumare all’aperto entro 5 metri da altre persone.

La norma riguarda indiscriminatamente tutti i prodotti del tabacco, dalle classiche sigarette, alle pipe, ai sigari, ai prodotti a tabacco riscaldato e include anche le sigarette elettroniche, prevedendo una sanzione di 100 euro per chi non la rispetta, salvo che la decisione di fumare non avvenga con il consenso dei vicini.

Per il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, si tratta di “una questione culturale e di rispetto”, che avvicina la città piemontese ad altre realtà italiane e internazionali, che hanno limitato fortemente le possibilità di fumo all’aperto e in luoghi pubblici. 

In Italia, ad esempio, la prima grande città a prendere una posizione netta nei confronti del fumo è stata Milano, dove addirittura lo “spazio antifumo” attorno alle persone è di dieci metri. Ma anche Modena e Bibione hanno introdotto provvedimenti simili, così come molte località balneari che hanno vietato il fumo in spiaggia.

Una maggior tutela sia verso la salute del cittadino sia per l’ambiente: il problema dei mozziconi abbandonati non è solo una questione di decoro pubblico e immondizia, ma impatta notevolmente sull’ambiente naturale, producendo una quantità di fibroplastiche talmente elevata da essere paragonata a quella prodotta dalle lavatrici domestiche di tutto il mondo.

Se ci spostiamo oltreoceano, da anni a New York e in Giappone vige il divieto di fumo per strada. In Messico, il divieto si estende ai parchi, alle spiagge e ai luoghi pubblici.

Ma questi provvedimenti locali, come quello di Torino, possono efficacemente contrastare il problema della dipendenza da fumo?

Negli ultimi anni, abbiamo assistito increduli a un’inversione di tendenza nel numero di fumatori in Italia e nel mondo: per la prima volta infatti, i numeri di fumatori adulti, invece che decrescere, sono sostanzialmente rimasti invariati, o, peggio, a seconda delle aree geografiche, sono aumentati.

I danni per la salute dovuti al fumo, sia diretto che passivo, dovrebbero invitare a riflettere sul danno enorme causato dalle sostanze prodotte dalla combustione delle sigarette: eppure molti continuano a farlo, complici anche le enormi difficoltà legate allo smettere.

Provvedimenti locali di questi genere spingono sicuramente a una maggiore attenzione verso il prossimo e verso la propria salute, ma queste norme a corto raggio poco possono fare contro una situazione il cui approccio andrebbe radicalmente modificato.

I provvedimenti restrittivi o fortemente limitanti, che all’inizio della cosiddetta epidemia da fumo, ai tempi della legge Sirchia per intenderci, sembravano effettivamente aver post un freno al dilagare di un’abitudine mortale, in realtà hanno lentamente perso la presa sulla popolazione. 

Ecco perché l’avvento dei prodotti elettronici ha fornito una valida alternativa per i fumatori, soprattutto quelli non intenzionati a smettere o che non riuscivano a farlo.  Le ricerche dimostrano infatti che, proprio in virtù della mancanza di combustione, le sostanze prodotte dai dispositivi di nuova generazione espongono a un rischio notevolmente inferiore per la salute.

Certo, bisogna ancor investire nella ricerca scientifica per investigare gli effetti a lungo termine dello svapo esclusivo in soggetti senza una pregressa storia di fumo. Ma le basi per un cambiamento ci sono.

Norme locali restrittive, come quella di Torino, dovrebbero però comprendere approcci più strutturati. 

In primis, riconoscere una differenza tra prodotti che sfruttano il principio della combustione e gli altri che invece sfruttano il riscaldamento del tabacco a temperature inferiori o il consumo sotto forma di vapore. Non per quanto i divieti di utilizzo in pubblico, ma nell’ottica di un cambiamento nei percorsi assistenziali dedicati alla cessazione.

In secondo luogo, investire in programmi di educazione e prevenzione che impediscano l’accesso a tali prodotti ai più giovani, la categoria più a rischio, e che permettano agli adulti fumatori resistenti una via di uscita, riducendo le conseguenze dannose del fumo di sigaretta.

La lotta di contrasto al fumo deve essere portata avanti in maniera unitaria, auspicandosi che quello di Torino non sia un esempio isolato, ma possa diventare parte di un progetto nazionale, che possa addirittura comprendere i principi della riduzione del danno, per raggiungere davvero l’obiettivo di una cessazione totale dal fumo.

Australia, Vaping Reform: Polosa scrive al governo

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australia vaping reform

Il prof. Riccardo Polosa, ad oggi riconosciuto essere tra i massimi esperti nel campo della ricerca applicata ai dispositivi elettronici, indirizza una lettera al governo dell’Australia nell’ambito della consultazione pubblica sulla proposta di legge che andrebbe a inasprire la regolamentazione sul vaping

In Australia, la stretta sui prodotti per il vaping non lascia dubbi sulla direzione che il governo ha deciso di perseguire: dopo le strette di gennaio e marzo 2024, arriva un ulteriore emendamento alla Therapeutic Goods and Other Legislation Amendment Bill 2024, la cosiddetta Riforma sul vaping che andrebbe a inasprire la commercializzazione, la produzione e l’importazione dei prodotti per lo svapo non terapeutici e monouso.

Tutti i prodotti per il vaping diventerebbero, secondo il testo pubblicato, prodotti medicinali, ottenibili solo attraverso una prescrizione da parte di un medico, di un farmacista o del personale sanitario autorizzato.

Oltre a ciò, si andrebbe a regolamentare ulteriormente sia l’importazione sia la pubblicità su questa specifica categoria di prodotti, rendendo di fatto molto difficile per un fumatore approcciarsi a questi prodotti.

Una mossa, quella del governo dell’Australia, che ha spinto il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR e una delle voci più autorevoli nel campo della ricerca applicata al danno da fumo, a scrivere una lettera al senato australiano includendo al suo interno i risultati della ricerca portata avanti negli ultimi 10 anni.

Il prof. Polosa ha pubblicato il primo trial clinico randomizzato sull’efficacia delle sigarette elettroniche nel 2013: da allora, sono stati pubblicati oltre 150 studi sul vaping, rendendo il CoEHAR uno dei centri più autorevoli nel campo della ricerca applicata al danno da fumo e strategie di riduzione del danno.

La lettera mira a chiarire i dati in merito a quattro diversi aspetti in materia di regolamentazione dei prodotti elettronici a rilascio di nicotina: efficacia, sicurezza, dipendenza giovanile e regolamentazione.

Secondo gli studi, “la ricerca del CoEHAR su pazienti affetti da BPCO, asma, ipertensione e schizofrenia mostra chiari benefici con prove oggettive di inversione del danno dopo il passaggio dal fumo… e ha anche dimostrato che la funzione polmonare e i sintomi respiratori e la clearance mucociliare migliorano dopo il passaggio dal fumo al vaping“.

Uno dei problemi più urgenti da affrontare riguarda la possibile dipendenza giovanile: secondo molte organizzazioni sanitarie, il vaping potrebbe fungere da sostituto del fumo combustibile, scatenando un potenziale effetto gateway che spingerebbe i giovani verso il fumo.

Nel 2022, una revisione del CoEHAR sui dati sul vaping giovanile negli Stati Uniti ha concluso che: “non si è rilevata alcuna evidenza che il vaping potesse spingere al fumo di sigaretta e vi è inoltre una carenza di dati sulle implicazioni per la salute a lungo termine dell’uso di EC negli adolescenti e nei giovani adulti“.

Inoltre: “dovrebbero esserci rigorosi controlli sull’età alla vendita e provvedimenti più severi, come la revoca della licenza, per la vendita ai minori. Tuttavia, il danno causato dal vaping sui giovani è probabile che sia limitato poiché la maggior parte dell’uso è sperimentale e a breve termine. Il vaping regolare è raro. Non ci sono prove valide che sostengano che il vaping induca i giovani a fumare“.

Questa è solo l’ultima di diverse iniziative che coinvolgono i ricercatori del CoEHAR, che spesso hanno cercato di promuovere la cultura e i principi della riduzione del danno con i governi di tutto il mondo, esprimendo solidarietà con le scelte della sanità pubblica e proponendo punti di vista alternativi basati sull’esperienza e sui risultati della ricerca scientifica condotta a Catania, come nel caso dei documenti inviati al governo del Sudafrica o della Malesia.

Una sfida che il Professor Polosa affronta anche nel territorio italiano, che ha deciso di adottare un approccio precauzionale verso la riduzione del danno da fumo: durante un’audizione nella Commissione Affari Sociali della Camera, nell’ambito dell’esame del “Piano europeo di lotta contro il cancro“, il prof. Polosa ha sottolineato la necessità di integrare il principio della riduzione del danno con le misure esistenti, prendendo ad esempio paesi virtuosi come Gran Bretagna, Svezia, Norvegia e Giappone.

Questi sono chiari esempi di come la scienza possa impegnarsi efficacemente con i governi per sostenere decisioni sulla salute pubblica: tuttavia, tali casi dovrebbero basarsi su dati reali e scientifici. Solo prendendo decisioni fondate su prove, si possono raggiungere cambiamenti rilevanti nella sanità pubblica.

In conclusione, il principio del minore rischio associato ai prodotti per il vaping dovrebbe condurre a una riconsiderazione di bandi e divieti su questi prodotti: un approccio troppo restrittivo potrebbe avere conseguenze negative sulla salute di tutti quei fumatori che non riescono a smettere.

VERITAS: lo studio sugli effetti dell’uso esclusivo del vaping

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veritas

È stato appena pubblicato il protocollo di ricerca del progetto VERITAS: uno studio unico nel suo genere che mira a valutare gli effetti dell’uso dei dispositivi per il vaping da parte di utilizzatori esclusivi

PROTOCOLO: https://www.researchprotocols.org/2024/1/e54236

Quali sono gli effetti del vaping? Una domanda a cui sembra facile poter rispondere attraverso studi mirati che comparano i dati sulla salute degli utilizzatori rispetto a quelli di fumatori di sigarette. Purtroppo esistono diversi fattori che impediscono o che rendono difficile un’esatta quantificazione del danno esclusivo derivante dai dispositivi elettronici. In primis, un passato da fumatori.

Un gruppo di ricerca internazionale ha avviato un progetto innovativo nel campo della riduzione del danno, lo studio VERITAS. 

I ricercatori del CoEHAR di Catania, insieme ai colleghi di sei diverse aree del mondo (Africa e Medio Oriente, Nord America, America Latina e Sud America, area Asia-Pacifico, Europa Occidentale ed Europa Orientale), hanno reclutato una coorte di 500 persone che svapano e che non presentano una pregressa storia di fumo di sigaretta, i cui dati verranno comparati con quelli di altri 260 partecipanti circa, il gruppo di controllo, per monitorare e valutare gli effetti respiratori del vaping.

Il Prof. Riccardo Polosa, Fondatore del CoEHAR, spiega: “In uno studio condotto su un piccolo gruppo di utilizzatori giornalieri di sigarette elettroniche che non avevano mai fumato, non sono stati riportati cambiamenti significativi in nessun parametro di salute considerato (pressione sanguigna, funzione polmonare o effetti respiratori negativi). Tuttavia, sono necessari studi strutturati condotti su un campione più ampio di svapori esclusivi per confermare o confutare questi risultati. Ecco perché il progetto VERITAS è un progetto ambizioso e unico, sia per quanto riguarda il suo design sia per il campione di studio incluso al suo interno. In questo modo, potremmo davvero aprire un dialogo costruttivo con le autorità sanitarie pubbliche basato sui dati provenienti da un uso reale“.

Jeffrey Zamora, Presidente di Asovape Costa Rica, Presidente di ARDT Iberoamerica e Project Leader di Veritas, spiega la fase di reclutamento: “Stiamo utilizzando una piattaforma innovativa con un processo di verifica a 2 fasi attraverso cui le persone si iscriveranno allo studio. Dopo essersi registrati sul sito web, ai partecipanti verrà chiesto di fornire informazioni in merito a dispositivi utilizzati, frequenza di utilizzo, età di inizio, preferenze in merito agli aromi, motivazioni e qualsiasi consumo o sperimentazione pregressa di sigarette. I partecipanti andranno poi a completare la Respiratory Symptom Experience Scale, una scala convalidata che chiede ai soggetti di valutare la frequenza con cui sperimentano o meno qualsiasi sintomo respiratorio“.

La forza innovativa del progetto VERITAS risiede nella creazione di una figura specifica, l’AMBASSADOR, che si occuperà del reclutamento dei partecipanti attraverso i social media, i gruppi WhatsApp, i gruppi di posta elettronica, poster nei negozi di sigarette elettroniche e nelle università, raccomandazioni da parte di altri partecipanti e collaborazione con i proprietari di negozi di sigarette elettroniche locali in ciascuna delle sei aree. Gli Ambassador raccoglieranno i dati e le informazioni e saranno il punto di contatto principale con il Project Leader, facilitando il coordinamento su larga scala.

VERITAS è un progetto in corso e i risultati saranno pubblicati questa estate. Lo studio può rappresentare un valido esempio per studi futuri e i risultati forniranno alcune delle risposte necessarie per implementare le politiche sanitarie pubbliche che ancora pongono domande sul potenziale danno dei prodotti per il vaping. Inoltre, il coinvolgimento di partecipanti da tutto il mondo fornirà dati preziosi per valutare i modelli di consumo in diverse aree geografiche. Questo studio aprirà una nuova frontiera nella ricerca applicata alla riduzione del danno grazie alle sue metodologie di reclutamento, raccolta e monitoraggio dei dati.

Come ridurre i danni del fumo di sigaretta su bocca e denti?  

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Il 20 Marzo ricorre la Giornata mondiale della salute orale. Ma quali sono le nuove frontiere sul tema? Sono molteplici i fattori che minano la salute di bocca e denti ed il fumo di sigaretta convenzionale rappresenta una delle cause principali di un’estetica scadente e di un peggioramento degli indici di salute orale.

Catania, 20 Marzo 2024 – La salute del cavo orale, e più nello specifico l’aspetto del nostro sorriso, rappresenta il biglietto da visita principale nella quotidianità, ed ha un notevole impatto sia nelle relazioni lavorative che in quelle interpersonali.

In occasione della giornata mondiale della salute orale, è necessario porre l’accento su quell’insieme di abitudini che danneggiano gravemente la salute generale della bocca, l’aspetto die denti e sulle strategie migliori per contrastarle.

Il fumo di sigaretta è una delle cause principali di parodontiti, alito cattivo e denti gialli. Sebbene gli effetti nocivi del fumo di sigaretta sul cavo orale siano ben noti, molti fumatori non riescono a smettere di fumare. In tale contesto, la scelta di dispositivi privi di combustione potrebbe aiutare i fumatori a ridurre il danno da fumo.

Secondo i ricercatori del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania, l’utilizzo di tali strumenti ha un impatto positivo anche sulla salute orale. 

I ricercatori del CoEHAR nei mesi scorsi hanno presentato i primi risultati dello studio SMILE, il progetto di ricerca che misura i cambiamenti nei parametri della salute orale e dell’estetica dentale di oltre 400 fumatori che passano dalle sigarette convenzionali ai prodotti privi di combustione. Il progetto internazionale, condotto grazie alla collaborazione di importanti centri in Italia, Polonia, Moldavia ed Indonesia, ha l’obiettivo di valutare se la diminuzione e l’assenza di esposizione ai componenti dannosi prodotti dalla combustione si traduce in un miglioramento della salute gengivale, dell’accumulo di placca dentale e dell’estetica dei denti. Le prime evidenze dimostrano già cambiamenti importanti.

I risultati pubblicati hanno evidenziato un significativo miglioramento nella colorazione dentale degli ex fumatori che hanno fatto il passaggio a sigarette elettroniche e prodotti a base di tabacco riscaldato, mostrando denti più bianchi rispetto agli attuali fumatori.

Ma la sigaretta non incide negativamente solo sull’aspetto dei denti, ma anche sull’insorgenza di patologie dentali tra cui carie e parodontiti, il cui sviluppo è favorito dall’accumulo della placca batterica.

Comunemente, la valutazione dell’accumulo della placca dentale si basa sull’utilizzo di indici clinici che possono essere soggetti ad un certo grado di soggettività durante la loro rilevazione e a variazioni nei protocolli utilizzati. Ostacoli che oggi possono essere facilmente superati utilizzando i nuovi sistemi digitali di rilevazione e monitoraggio della placca dentale.

Secondo una recente revisione della letteratura condotta dal CoEHAR, su un totale di 13 studi pubblicati tra il 2015 e il 2023, i sistemi digitali basati sull’acquisizione di immagini 2D e 3D, compresi quelli che utilizzano la tecnologia a fluorescenza, hanno rappresentato un valido metodo per valutare la placca dentale, risultando paragonabili agli indici clinici tradizionali.

I dati di questi lavori nel loro insieme potranno essere usati per valutare l’impatto in termini di rapporto rischi/benefici dell’uso regolare dei prodotti privi di combustione, coadiuvando gli sforzi della autorità di salute pubblica nell’invogliare i fumatori a smettere, soprattutto coloro che percepiscono il proprio sorriso danneggiato dal fumo come un ostacolo alla salute personale o all’esperienza lavorativa e alle relazioni sociali

Dire addio al vaping? La combo vareniclina e counseling efficace

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Smettere con il vaping, e dunque con la nicotina, è possibile: un traguardo raggiungibile, secondo uno studio recentemente pubblicato, grazie all’uso combinato della vareniclina e di un percorso di counseling studiato appositamente per il vaping. Ma cosa comporta?

Utilizzare i prodotti elettronici per smettere di fumare sta ormai diventato una scelta di salute consapevole tra molti fumatori che non riescono a dire addio alle sigarette.

La decisione di scegliere il vaping, sebbene non si tratti di uno switch da un prodotto all’altro, bensì di attuare una strategia che da un lato mitiga gli effetti collaterali del fumo combusto e dall’altro porta a una diminuzione del numero di sigarette, comporta comunque l’assunzione di nicotina e l’indulgere in un’abitudine i cui effetti a lungo termine devono ancora essere stabiliti con certezza.

Ma è possibile smettere anche con il vaping? Se si, può un farmaco, in questo caso la vareniclina, aiutare?

Secondo un gruppo di ricercatori di Catania, la risposta è positiva: in uno studio pioneristico, si è valutato l’utilizzo combinato della vareniclina, un farmaco presente anche nei percorsi di smoking cessation, abbinato a un percorso di consulenza per la cessazione da sigaretta elettronica. 

Lo studio ha rivelato che l’inclusione della vareniclina in un piano di consulenza personalizzato può aumentare le chance di successo in tutti quegli utilizzatori esclusivi di sigarette elettroniche che intendono dire addio anche la vaping. Una teoria confermata anche dai risultati dello studio: il tasso di astinenza dalla sigaretta elettronica nel gruppo che ha utilizzato questa combinazione si è attestato al 34,3%, significativamente superiore a quello del 17,2% rilevato nel gruppo di controllo.

Ma come funziona la vareniclina? Il farmaco aumenta i livelli tonici di dopamina, portando a diminuire la soddisfazione derivante dal vaping e al contempo attenuare o eliminare i sintomi dell’astinenza da sigaretta elettronica.

Una strategia che deve essere attentamente valutata da esperti della cessazione: i ricercatori del COEHAR si sono avvalsi dell’esperienza maturata in anni di studio sugli utilizzatori duali, esclusivi ed ex-fumatori, impostando un percorso studiato apposta per il vaping. 

Questa strategia integrata comporta un raddoppio delle possibilità di smettere anche con le sigarette elettroniche, rispetto a un campione della popolazione che non utilizza alcuna forma di intervento. 

Ma l’effetto secondario più rilevante di questo approccio riguarda la possibilità di rispondere ad alcune dei dubbi che impediscono alle linee di salute pubblica di abbandonare un atteggiamento precauzionale nei confronti del vaping: la vareniclina si è rivelata efficace e sicura grazie a decenni di ricerche sulla cessazione del fumo, risultati che si riflettono in questo studio focalizzato sulle persone che usano sigarette elettroniche e intendono smettere di svapare.

Nonostante siano necessari studi più lunghi per valutare gli effetti a lungo termine dell’uso esclusivo delle sigarette elettroniche, soprattutto su una popolazione che non hai mai fumato per poter valutare attentamente quale danno derivi dal vaping, questo studio rappresenta un punto di partenza ottimale per tutti gli svapori che hanno deciso di smettere con la nicotina.

Dalle sigarette alle ecig: cosa cambia per i denti?

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Il CoEHAR di Catania ha appena lanciato la fase esecutiva di un progetto innovativo: valutare i cambiamenti in termini di aspetto e salute dei denti in 400 fumatori che decidono di passare dalle sigarette tradizionali ai prodotti privi di combustione.

Sebbene gli effetti negativi del fumo di sigaretta sulla salute orale e sull’ingiallimento dei denti siano ben noti, vi sono solo dati limitati sull’impatto dei prodotti alternativi contenenti nicotina senza combustione, come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato.

I ricercatori del CoEHAR di Catania hanno deciso quindi di dare il via a un progetto innovativo, lo studio SMILE, per testare l’ipotesi per cui evitare l’esposizione ai componenti tossici della sigaretta possa tradursi in un miglioramento misurabile della salute gengivale, dell’accumulo di placca dei dentale, della decolorazione dello smalto e delle macchie sui denti in soggetti con gengivite lieve o moderata, confrontando i dati di soggetti che fumano sigarette convenzionali con quelli dei partecipanti che decidono di passare ai prodotti senza combustione o che non hanno mai fumato.

Lo studio, condotto nelle cliniche dentali di quattro diversi paesi (Italia, Polonia, Moldavia e Indonesia), valuterà i cambiamenti tra i fumatori nell’arco di 18 mesi, soprattutto per quanto riguarda le variazioni nelle macchie sui denti, nelle discromie dentali, nell’accumulo della placca e si considereranno i dati sulla qualità della vita rispetto ai miglioramenti o peggioramenti in termini di salute orale.

La nostra ricerca viene condotta in diverse località in tutto il mondo: la sfida riguarda il trovare un endpoint primario che possa essere misurato da diversi operatori in vari siti utilizzando un sistema di misurazione standardizzato già utilizzato in studi precedenti. L’Indice Gengivale Modificato (MGI) è stato scelto come indice primario perché è ampiamente utilizzato, semplice, non invasivo e riproducibile, consentendo il confronto dei risultati tra diversi siti e operatori – spiega il professore Eugenio Pedullà, Università di Catania, Co-leader del progetto Smile Study.

Lo studio SMILE è caratterizzato da soluzioni innovative, introducendo un approccio nuovo nel campo della cessazione da fumo, offrendo una gamma diversificata di alternative contenenti nicotina e prive di combustione e permettendo ai partecipanti di scegliere in base alle proprie preferenze personali, con l’obiettivo di ridurre il fumo di sigaretta. Un ulteriore progetto di ricerca portato avanti dal COEHAR, lo studio VERITAS, esaminerà l’impatto del passaggio alle alternative prive di combustione sulla salute orale, incluso la salute gengivale, il cattivo alito e l’aspetto dei denti, utilizzando tecnologie moderne all’avanguardia come la spettrofotometria digitale e la Fluorescenza Indotta dalla Luce Quantitativa (QLF) per la misurazione obiettiva. 

Per il prof. Iain Chapple, Responsabile del Dipartimento di Parodontologia della Scuola di Odontoiatria dell’Università di Birmingham: “Integrando una tecnologia innovativa e all’avanguardia per la quantificazione obiettiva e coerente dei parametri di salute orale, stiamo stabilendo un livello di alta qualità senza precedenti nella ricerca odontoiatrica. Questo progresso rafforzerà la fiducia nell’applicabilità e nel valore del nostro approccio in una vasta gamma di applicazioni. Questi includono la ricerca clinica incentrata sui prodotti a base di nicotina senza combustione e sui farmaci per smettere di fumare per aiutare le persone a smettere, nonché sui prodotti per la cura del consumatore mirati all’igiene orale e all’estetica dentale.”

I dati provenienti da questo studio serviranno per valutare l’impatto di questa nuova classe di prodotti in termini di potenziali benefici e/o rischi associati al loro uso regolare a lungo termine. Dati che potranno anche gettare una nuova prospettiva sulla riduzione della piaga del fumo a livello globale, specialmente per quei fumatori per i quali il cattivo alito e l’estetica dentale sono una preoccupazione significativa. Per queste persone, una narrativa incentrata sulla salute e sull’aspetto della bocca può costituire un motivo più convincente per smettere di fumare rispetto alla paura di di tumori polmonari o malattie cardiopolmonari.

Per la prof.ssa Gianna Maria Nardi, professore Associato Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali: “I risultati possono avere importanti implicazioni per ridurre il peso negativo del fumo a livello globale, soprattutto per quei fumatori irriducibili per i quali l’alitosi e/o le pigmentazioni dentali da uso di prodotti combusti rappresentano una preoccupazione significativa. Per queste persone assistite un approccio motivazionale incentrato sulla salute del cavo orale e sugli stili di vita che salvaguardino la luminosità e la salute del sorriso rappresenta una significativa motivazione che li può portare al cambiamento. Insomma, una narrazione dedicata incentrata sulla qualità del sorriso può aiutarli meglio a smettere o, se decidessero di non farlo, a passare a prodotti senza combustione con minor rischio di esposizione a sostanze tossiche.”

riccardo polosa

Secondo il prof. Riccardo Polosa, Fondatore del CoEHAR: “Importanti organizzazioni sanitarie nel Regno Unito supportano l’uso delle sigarette elettroniche, sottolineando che mancano prove a sostegno dell’ipotesi che questi prodotti causino carie o malattie gengivali. Recentemente, i ricercatori del CoEHAR hanno pubblicato dati in merito alla possibilità che i dispositivi di somministrazione di nicotina privi di catrame, come le sigarette elettroniche o i prodotti del tabacco riscaldato, possano migliorare l’aspetto estetico dei denti e ridurre la formazione di placca dentale. Lo studio SMILE mira a chiarire definitivamente false affermazioni riguardo al vaping e alla salute orale, apportando un contributo significativo nella lotta contro il fumo e coinvolgendo attivamente cliniche e studi dentistici in tutto il mondo.