venerdì, Aprile 26, 2024
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Fumo e diabete: a Catania il potenziale dell’harm reduction

Un paziente diabetico che fumo ha il doppio delle possibilità di aggravare le condizioni della sua malattia. Fumare per i diabetici significa aggravare per certo la propria condizione di salute. Un diabetico che fuma deve smettere. Se non ci riesce proprio da solo, allora in ultima ipotesi, passare a prodotti senza combustione rappresenta comunque una soluzione meno dannosa rispetto alla scelta di continuare a fumare. Per questo i più noti esperti del settore si sono riuniti in questi giorni a Catania, al fine di identificare nuove linee di trattamento utili al contrasto al tabagismo.

Il fumo di sigaretta è uno dei principali fattori di rischio per i pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2, una forma diffusa che rappresenta circa il 90% di tutte le diagnosi del nostro paese e caratterizzata da un’alterazione della quantità o del funzionamento dell’insulina nel corpo.Secondo i dati del Ministero della Salute, ad oggi, l’incidenza del diabete mellito di tipo 2 riguarda circa il 65% della popolazione, ovvero 4 milioni di italiani.

Intercettare i comportamenti scorretti che possono influire sul decorso patologico significa non solo migliorare la qualità della vita del paziente, ma anche allungarne le prospettive di vita. 

La combinazione fumo-diabete hanno infatti effetti deleteri sull’organismo, specialmente sull’apparato cardiocircolatorio. L’azione combinata di questi fattori comporta un danneggiamento delle arterie, aumentando il rischio di ictus, infarto e patologie renali.

Non tutti sanno però, che il fumo di sigaretta influisce anche sulla possibilità di sviluppare il diabete: chi fuma ha il 44% di rischio in più di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi non fuma, sopratutto in presenza di fattori come sedentarietà, sovrappeso o predisposizione genetica.

Intercettare e modificare il connubio tra fumo di sigaretta e diabete è uno dei target di un progetto di ricerca sviluppato dal CoEHAR dell’Università di Catania, il progetto Diasmoke, creato per determinare se i fumatori di sigarette convenzionali che passano a strumenti senza combustione sperimentano un miglioramento misurabile dei parametri di rischio cardiovascolare come conseguenza della mancata esposizione alle sostanze tossiche del fumo.

Ad oggi, le linee guida internazionali per affrontare la dipendenza tabagica nei soggetti diabetici necessitano di un’integrazione, alla luce della diminuita efficacia desoli metodi convenzionali per smettere. Per questo motivo, dieci tra i massimi esperti al mondo di patologie diabetologiche si sono riuniti a Catania dal 30 al 31 Marzo in occasione del meeting internazionale promosso dal CoEHAR dell’Università di Catania nell’ambito del progetto Diasmoke e dedicato alla riduzione del danno da fumo. Il pool ha affrontato il tema dei danni da fumo sui pazienti diabetici sotto ogni aspetto clinico, medico e sociologico al fine di costituire un documento condiviso utile all’applicazione dei principi della riduzione del danno anche nella pratica clinica.

Il meeting è servito per elaborare una strategia che tenga conto del principio della riduzione del danno e dell’uso di dispositivi privi di combustione nell’aiutare i pazienti diabetici ad uscire dalla dipendenza da fumo di sigaretta. 

Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.

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