venerdì, Aprile 26, 2024
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Il giorno cruciale delle ecig: attesa per il report BECA

Il prossimo 15 febbraio, a Bruxelles, la commissione BECA presenterà il report contenente le direttive per il piano europeo di lotta al cancro. Il fronte del vaping europeo trattiene il fiato, in attesa di scoprire la posizione ufficiale sul fumo elettronico in materia di tassazione e produzione

Lo stigma che circonda le sigarette elettroniche sembra essere incredibilmente radicato all’interno delle scelte sanitarie comunitari, anche quelle non direttamente correlate alle politiche antifumo, come nel caso del Beating Cancer Plan, un insieme di direttive comunitarie da sviluppare per combattere una delle patologie più aggressive dei nostri tempi, il cancro.

La Commissione speciale denominata BECA ha lavorato sulle linee guida per arginare una malattia che nel corso del 2022 si prevede causerà la morte di circa 1 milione e 300 mila europei: per farlo, si stanzieranno circa 4 miliardi di euro da destinare a prevenzione, trattamento e cura.

Proprio riguardo la prevenzione, l’idea è intervenire su quei comportamenti e su quelle abitudini, alimentari e di salute in generale, che concorrono nello sviluppo di diverse forme di cancro, in primis il fumo, con l’obiettivo di raggiungere la percentuale del 5% di consumatori di tabacco entro il 2040.

In una bozza presentata a nel corso degli ultimi mesi del 2021, il fumo di sigaretta è stato equiparato al vaping e all’utilizzo di prodotti a rischio ridotto, alimentando il coacervo di fraintendimenti che regna nel settore del consumo di tabacco.

E proprio questa errata concezione aveva sollevato le critiche degli esperti di harm reduction che sostenevano la necessità di regolamentare non l’uso del tabacco in generale, quanto insistere sul danno causato dal fumo combusto a differenza di quello elettronico. La commissione ha dovuto così ammettere la necessità di valutare attentamente le sigarette elettroniche alla luce delle ricerche ne dimostrano la relativa sicurezza rispetto al fumo di sigarette.

Un chiaro tentativo di non riconoscere formalmente le sigarette elettroniche e i dispositivi elettronici a rilascio di nicotina, nonché le altre forme di consumo del tabacco alternative al fumo, come strumenti utili nella lotta al tabagismo.

Le direttive contenute nel documento saranno necessarie per sviluppare ulteriori aggiornamenti all’interno di due documenti principali, la TPD (Tobacco Products Directive), incentrata sulla vendita dei prodotti legati al tabacco, e la TED ( Tobacco Excise Directive), relativa alla tassazione dei prodotti da fumo.

Relativamente al dato produttivo, il settore alternativo al fumo combusto è stato oggetto di una crescita costante nell’ultimo decennio, complice l’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica. Una limitazione dei meccanismi produttivi comporterebbe non solo la contrazione del mercato, ma, come dimostrato da precedenti storici, alimenterebbe i canali sottobanco illegali, con conseguenti ripercussioni in termini di salute.

Se da un lato la prevenzione e le politiche di cessazione debbano essere mantenute come cardine dell’azione della lotta alla piaga del fumo, di fronte a percentuali stabili di fumatori negli ultimi decenni, ci si dovrebbe interrogare quali possano essere le strade da battere per combattere lo zoccolo duro di tabagisti che non riescono a smettere per conto proprio o grazie ai metodi tradizionali.

“Il lato più amaro della situazione è il trattamento riservato agli svapatori e a coloro che con fatica cercano di smettere di fumare” ha dichiarato il Prof. Riccardo Polosa, Fondatore del CoEHAR “Essere trattati come cittadini di serie B crea disinformazione e disillusione, a fronte di una montagna di evidenze scientifiche che puntano in tutt’altra direzione. Non solo, ma subito al di la del canale della Manica, non così distante da Bruxelles, l’esempio inglese ci potrebbe insegnare molto sul fumo elettronico e sulla cessazione e invece preferiamo rimanere nella sicurezza delle politiche fallimentari degli ultimi dieci anni“.

Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.

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