giovedì, Aprile 18, 2024
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Stati Uniti: svolta alla Casa Bianca per le politiche di Harm Reduction?

Li chiamano “morti invisibili“: sono tutte quelle persone che terminano la loro esistenza a causa di overdose.

Nonostante sia ormai una piaga sociale che negli Stati Uniti uccide decine di migliaia di persone ogni anno, il problema non ha mai avuto una seria risposta da parte delle amministrazioni che si sono succedute nelle ultime decadi.

Harm Reduction a Stelle e Strisce

Quando si discute di Harm Reduction, si intende un insieme di pratiche tese a limitare i danni provocati da una specifica sostanza come il fumo da sigaretta, l’alcool, o tutto quello che potrebbe arrecare danno per il corpo umano.

Di particolare importanza, sotto questo punto di vista, rivestono tutte quelle politiche che riguardano l’utilizzo di sostanze stupefacenti e, in particolare, di tutte quelle droghe che creano un alto tasso di dipendenza e sono potenzialmente letali.

Negli Stati Uniti, casi di overdose e crisi di astinenza negli ultimi anni hanno registrato un aumento del 35% con un picco di 70.630 casi registrati nel 2019. Un incremento che non trova riscontri in nessuna altra causa di morte nel Paese.

Fino ad oggi, le amministrazioni avvicendatesi alla Casa Bianca si sono fermamente rifiutate di sostenere la Riduzione del Danno provocato dalle droghe non solo a livello nazionale ma anche internazionale.

Washington ha avuto negli ultimi anni una influenza piuttosto negativa verso la Commissione sugli stupefacenti in sede ONU. In particolare, sotto la pressione del Dipartimento di Stato americano, termini come “riduzione del danno” sono state cancellate dai vari report prodotti dall’istituzione internazionale.

Perchè tanta reticenza nei confronti dell’Harm Reduction?

La storia dell’Harm Reduction negli Stati Uniti è particolarmente complessa, con gli ultimi due decenni che hanno visto una feroce resistenza all’implementazione di qualsiasi politica nel Paese.

Questo ha origine soprattutto nella demonizzazione di particolare droghe psicoattive che sono associate a determinati gruppi etnici/razziali. Ma anche ad una lunga tradizione di condanna morale e religiosa nei confronti delle droghe, tanto che lo stesso codice civile ha incorporato tali codici comportamentali.

L’insieme di queste due dinamiche- tra moralismo intollerante e stigmatizzazione di determinati gruppi sociali– ha prodotto una criminalizzazione del consumo di droghe ed una risposta repressiva piuttosto che preventiva.

Cosa potrebbe cambiare con la nuova Presidenza di Joe Biden?

Il neo-presidente Biden ha da subito chiarito che limitare le morti per overdose e la dipendenza da droghe è una priorità. In uno dei primi provvedimenti della sua Amministrazione, sono stati infatti stanziati 4 miliardi di dollari per implementare quei servizi di prevenzione vitali per i tossicodipendenti.

In aggiunta, il Presidente statunitense ha messo fin da subito in chiaro che non dovrebbe esserci l’incarcerazione per possesso di droghe ma la riabilitazione attraverso terapie specifiche.

Tra le priorità dell’Amministrazione Biden-Harris per il primo anno- secondo il recente comunicato stampa della Casa Bianca– la copertura sanitaria totale che aiuti le persone con dipendenza ad ottenere il giusto supporto medico e psicologico, l’implementazione dell’uguaglianza etnica/razziale nell’approccio alle politiche di Harm Reduction, migliorare gli sforzi sull’Harm Reduction basandosi sulle evidenze scientifiche, mettere in atto politiche di prevenzione sull’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani, ridurre i canali di approvvigionamento internazionali di sostanze illecite.

Un approccio coraggioso e per certi versi rivoluzionario che potrebbe anche cambiare tutta l’impostazione delle politiche internazionali di Harm Reduction.

Gli Stati Uniti ed il resto del mondo

Senza ombra di dubbio, le scelte politiche a Washington influenzano in un verso o in un altro le istituzioni internazionali. Il nuovo approccio della nuova Amministrazione Biden cambia sicuramente le carte in tavola per un ripensamento di tutte le politiche di Harm Reduction a livello mondiale.

Tra gli esempi più eclatanti, le politiche di riduzione del danno da tabacco.

Secondo un rapporto del Global State of Tobacco Harm Reduction, le politiche di controllo dell’uso di tabacco presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono pesantemente influenzate dai miliardi di dollari provenienti dalle fondazioni statunitensi al fine di implementare le proprie campagne contro la riduzione del danno da tabacco, mentre la disinformazione scoraggia i fumatori dal passare a prodotti più sicuri.

Un cambio di direzione da parte di Washington, in questo senso, potrebbe sicuramente incoraggiare il perseguimento di politiche di Harm Reduction non solo contro il fumo, ma anche verso altre sostanze nocive, tra cui sicuramente le sostanze stupefacenti.

Antonino D'Orto, giornalista, laurea in Comunicazione e Relazioni internazionali è impegnato da anni nella comunicazione istituzionale ed Ufficio Stampa. Per LIAF Magazine si occupa di Esteri, Riduzione del Danno da Fumo, geopolitica sanitaria.

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