venerdì, Ottobre 11, 2024
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Il Covid19 ha ridotto l’attenzione sul cancro e sui tumori fumo correlati

C’è una tragedia nella tragedia causata dal Covid-19 il cui conto sarà salatissimo nei prossimi anni.

La paura di contrarre il virus ha spostato l’attenzione per la prevenzione e la cura di malattie spesso più letali come il cancro ed i tumori fumo correlati.

Una ricerca condotta tra i pazienti di paesi membri dell’Unione Europea (tra cui circa 900 affetti da varie forme di tumore) ha evidenziato come la situazione attuale stia influenzando negativamente l’assistenza medica, con circa il 70% di pazienti che rinvia o annulla i trattamenti sanitari.

Circa 1/5 tra i pazienti oncologici ha optato per una terapia alternativa a causa del COVID-19, mentre quasi la metà ha considerato la possibilità di modificare le terapie per evitare di contrarre il virus durante le visite ospedaliere.

L’annullamento e il rallentamento nei trattamenti salvavita contro il cancro – al fine di ridurre al minimo il rischio di contagio – hanno generato un enorme arretrato nella cura e nella ricerca provocando un ritardo nelle diagnosi e un burnout tra i professionisti.

A causa di questi ritardi nella diagnosi e cura, è atteso un aumento sostanziale del numero di decessi per cancro nei prossimi anni. Un dramma nel dramma” – cosi il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, ha commentato rifacendosi al suo intervento in seno alla consultazione pubblica europea sul cancro.

Secondo modelli statistici, si stima un aumento significativo della mortalità per i tumori più comuni e spesso legati a stili di vita poco sani – come ad esempio quelli polmonari – con un incremento di 3500 decessi nei prossimi 5-6 anni rispetto ai dati pre-pandemici.

Sebbene la situazione odierna causata dalla diffusione incontrollata a livello mondiale del SARS-CoV-2 abbia creato una crisi sanitaria senza precedenti, molti esperti avvertono come questa possa non essere l’ultima. La vulnerabilità dei sistemi sanitari nazionali è stata evidenziata impietosamente e, senza miglioramenti e potenziamenti sistemici, qualsiasi futura pandemia potrebbe nuovamente causare crisi generalizzate come quella attuale.

In futuro dovremmo rafforzare la prevenzione primaria per ridurre il carico sui sistemi sanitari e gestire i fattori di rischio. Gli sforzi finanziari e programmatici dovrebbero essere dedicati alla prevenzione: aumentando l’immunizzazione, promuovendo diete e attività fisica più sane, riducendo la prevalenza del fumo” – ha spiegato Polosa.

In particolar modo, per quel che riguarda uno dei tumori più aggressivi e in rapida crescita come quello al polmone la prevenzione è fondamentale.

Nell’aprile 2020 è stato ideato un questionario online anonimo con il fine di comprendere gli effetti del lockdown sulle abitudini di fumo degli italiani. Ed è stata osservata una diminuzione della prevalenza di fumatori durante la prima fase del lockdown con una leggera contrazione dell’1,4%, che corrisponde a una stima di 630.000 fumatori in meno (circa 334.000 uomini e 295.000 donne).

Durante il lockdown però il numero di sigarette fumate ogni giorno è cresciuto dell’8,55%. L’assunzione media giornaliera di sigarette è passata dal 10,9% al 12,7%, corrispondente a un aumento percentuale del 9,1.

In parole povere, lo stress e l’ansia causate dall’attuale pandemia hanno causato un incremento nel consumo di sigarette tradizionali. Una situazione che ha nuovamente evidenziato l’assoluto bisogno di una chiara e coerente politica finalizzata alla riduzione del fumo e alla creazione di alternative meno dannose.

Il fumo rappresenta ancora la principale causa di cancro, oltre ad essere un importante contributo alle malattie cardiovascolari e respiratorie.

Dobbiamo accelerare la fine delle sigarette tradizionali prevenendo l’inizio della dipendenza, rafforzando gli strumenti e i servizi di cessazione statali, promuovere una regolamentazione sul controllo del tabacco basata sulla scienza, aiutando i fumatori che non riescono a smettere di fumare da soli ad utilizzare alternative meno dannose” – cosi ha concluso il Prof. Polosa.

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