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Il COP10 di Panama rinviato al 2024

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La decima sessione del COP, la Conferenza delle Parti della Convenzione quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul controllo del tabacco (FCTC), e la Terza sessione della Riunione delle Parti (MOP3) del Protocollo per l’eliminazione del commercio illecito dei prodotti del tabacco, sono state rinviate a 2024.

La conferenza internazionale in programma dal 20 al 25 Novembre a Panama è stata posticipata al 2024, come si legge sul sito della FCTC: “A seguito della comunicazione ricevuta da Panama non è più possibile condurre COP10 e MOP3 nel novembre 2023, come previsto”. Si prevede che le sessioni si terranno a Panama il prima possibile ma in date da confermare.

Le motivazioni dell’annullamento di quella che sarebbe stata la riunione più importante per le sorti della regolamentazione dei prodotti da tabacco in tutto il mondo sono ufficialmente legate all’attuale situazione di sicurezza a Panama, in questi giorni scenario di proteste di massa che hanno portato in piazza più di 30mila persone. Per la COP10, Panama aspettava più di 1500 persone tutti tra i massimi esperti di salute pubblica dei governi di tutto il mondo.

Le motivazioni dell’annullamento, secondo le affermazioni ufficiali, sono da ritenersi conseguenza delle proteste che si stanno tenendo nell’autostrada Panamericana e per le quali sono già state arrestate più di 65 persone tra i manifestanti che chiedono la revoca del contratto con cui il governo ha prorogato la concessione per 20 anni alla Minera Panamá, filiale della canadese First Quantum Minerals. La miniera che, secondo i dimostranti, si trova in una zona considerata un santuario ambientale.

Tuttavia, indiscrezioni dicono che le polemiche sulla possibilità che il COP10 si tenesse realmente erano già in atto ben prima. Infatti, secondo indiscrezioni, pare che ad agosto il governo di Panama avesse assegnato quasi 5 milioni di dollari ad un consorzio incaricato di organizzare la conferenza. Una cifra esorbitante che, secondo molti, poteva essere assegnata meglio al sistema sanitario locale già in forte difficoltà per la mancanza di strumenti idonei alla cura dei suoi pazienti.

La successiva notizia dell’annullamento del contratto per ulteriore richieste di denaro da parte del consorzio (2 milioni in più rispetto ai 5 già stanziati) ha ulteriormente aggravato la situazione. Il risultato è che, già prima della notizia della revoca del COP10, l’OMS aveva prenotato un centro congressi ma senza nessun ente che potesse organizzare e soprattutto senza nessuna garanzia di sicurezza per i partecipanti dei diversi governi.

Insomma, la notizia dell’annullamento della Conferenza delle Parti era già nell’aria da qualche settimana, per poi essere confermata da oggettivi motivi di ordine pubblico ma che di fatto arriva dopo altri episodi di sfortuna che per la conferenza.

Ecig: studio Replica conferma effetti citotossici, mutageni e genotossici nulli

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L’ultimo lavoro del team di ricerca del progetto Replica, pubblicato su Scientific Reports, parte della prestigiosa Springer Nature, conferma che gli effetti citotossici, mutageni e genotossici dell’aerosol delle sigarette elettroniche sono lievi se non nulli, rispetto all’alta citotossicità, mutagenicità e genotossicità indotta dal fumo di sigaretta utilizzato come riferimento. 

Catania, 31 ottobre 2023 – Negli ultimi anni, in diversi settori scientifici, è emerso il problema della cosiddetta “reproducibility crisis“: l’uso di metodologie diverse e l’impossibilità di replicare i risultati di alcuni studi scientifici, hanno sollevato dubbi sull’integrità e sulla validità dei dati ottenuti, causando una maggiore disinformazione tra i fumatori che hanno intenzione di smettere e incertezza sulle politiche sanitarie da adottare da parte delle organizzazione di salute pubblica.

Per colmare questo gap, i ricercatori del progetto Replica del CoEHAR hanno replicato alcuni tra gli studi in vitro più importanti sulla relativa tossicità del fumo di sigaretta e dell’aerosol delle sigarette elettroniche, attraverso un approccio indipendente e multicentrico, al fine di verificare la solidità e la replicabilità dei dati. L’ultima ricerca riprodotta è stato lo studio di Rudd e colleghi del 2020: il lavoro aveva come scopo quello di valutare la citotossicità, la mutagenesi e genotossicità indotte dall’aerosol di una sigaretta elettronica sulle cellule rispetto al fumo di una sigaretta convenzionale usata come riferimento. Con lo studio dal titolo “Cytotoxicity, Mutagenicity, and Genotoxicity of Electronic Cigarettes Emission Aerosols Compared to Cigarette Smoke: the REPLICA project,” i ricercatori di REPLICA hanno condotto una batteria standard di test tossicologici utilizzati sia per la valutazione del prodotto sia per le valutazione in materia di regolamentazione. I risultati hanno indicato che l’aerosol delle sigarette elettroniche presenta una bassa citotossicità e non mostrava attività mutagena o genotossica, a differenza del fumo delle sigarette, che ha mostrato un’alta citotossicità e attività mutagena e genotossica. Inoltre, lo studio REPLICA ha colmato alcune lacune e limitazioni metodologiche del lavoro originale, studiando condizioni aggiuntive con l’obiettivo di indagare tutti i possibili modi di induzione della genotossicità e della mutagenesi nelle cellule. 

“I risultati di questo studio non solo confermano i risultati ottenuti dai colleghi nel 2020, ma chiariscono al tempo stesso alcune limitazioni del lavoro originale – ha dichiarato la dott.ssa Rosalia Emma, prima autrice dello studio – L’aspetto più importante è che, nonostante l’utilizzo di macchinari diversi e variazioni nella metodica di esposizione, nel caso della citotossicità (NRU assay), la tossicità della e-cig myblu è nettamente inferiore a quella della sigaretta classica”.

Nello studio di Replica, i ricercatori hanno utilizzato una batteria di test diversi: il test AMES, utilizzato per valutare la mutagenicità, il test IVM per valutare la genotossicità, combinati con il Neutral Red Uptake, per la valutazione della citotossicità. Nonostante alcuni diversi aspetti metodologici, i ricercatori hanno ottenuto risultati simili a quelli ottenuti da Rudd e colleghi.

Nonostante abbiamo aggiunto condizioni sperimentali trascurate dagli autori del primo articolo, i risultati ottenuti in precedenza sono stati confermati e addirittura rafforzati, confermando i dati in merito al ruolo della sigaretta elettronica come strumento utile per ridurre i danni del fumo nei soggetti fumatori sani” ha spiegato il prof. Massimo Caruso, co-project leader del progetto Replica.

Fonte: CoEHAR

DIASMOKE WORKING GROUP VS ASSOCIAZIONE AMERICANA DIABETE: BATTAGLIA DI SCIENZA TRA LE RIGHE

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Il DiaSmoke Free Working Group ha inviato una lettera all’American Diabetes Association (ADA) esprimendo preoccupazione e chiedendo la correzione di una dichiarazione contenuta nelle linee guida ADA riguardante l’uso delle sigarette elettroniche tra le persone con diabete.

Catania, 30 ottobre 2023 – La cessazione del fumo nel diabete è in gran parte trascurata ed è importante rafforzare la fiducia nei programmi di educazione sul diabete in tutto il mondo per aiutare gli operatori sanitari a massimizzare le possibilità che i loro pazienti smettano di fumare. Un pool di diabetologi internazionali, denominato “Diasmoke Free Working Group” e coordinato dal CoEHAR, ha affrontato il tema del fumo di sigaretta tra i pazienti diabetici e ha inviato all’American Diabetes Association ADA una lettera per suggerire una correzione delle linee guida riguardanti l’uso di sigarette elettroniche tra i pazienti con diabete.

“… Alla luce delle recenti prove dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie di decessi legati all’uso di sigarette elettroniche, a nessun individuo dovrebbe essere consigliato l’uso delle sigarette elettroniche, né come modo per smettere di fumare tabacco né come droga ricreativa“. 

Questa affermazione, secondo il Diasmoke Free Working Group, è ritenuta errata e incoerente con le prove presentate dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, nonché da molte altre fonti attendibili. Il Gruppo ha sottolineato la necessità di allineamento tra le linee guida ADA e le prove attuali. Nella loro lettera, il pool di scienziati ha esortato l’ADA a riconsiderare la dichiarazione, proponendo una correzione da “nessun individuo dovrebbe essere consigliato di usare le sigarette elettroniche, né come un modo per smettere di fumare tabacco o come droga ricreativa” a “attualmente non ci sono prove sufficienti per raccomandare l’uso delle sigarette elettroniche come sostituti delle sigarette di tabacco tra le persone con diabete che fumano, e sono necessarie ulteriori ricerche”.

La revisione di questa affermazione è fondamentale per riflettere accuratamente l’insieme delle prove esistenti riguardanti l’uso della sigaretta elettronica tra gli individui con e senza diabete” ha sottolineato il Prof. Davide Campagna del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania. 

Alle persone con diabete che fumano dovrebbe essere offerta consulenza per smettere di fumare e un trattamento per la dipendenza come componente di routine della cura del diabete. Tuttavia, è stato dimostrato scarso successo con gli interventi standard di cessazione nei fumatori con diabete e per questo motivo per i pazienti diabetici che hanno difficoltà a smettere, l’alternativa è ridurre gli effetti negativi passando a tecnologie senza combustione. Secondo il gruppo di lavoro DiaSmokeFree, un approccio basato sull’evidenza è fondamentale per fornire raccomandazioni accurate per le persone che gestiscono il diabete e l’abitudine al fumo.

Elena Granata è il nuovo presidente LIAF

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La dott.ssa Elena Granata, già dirigente del Comune di Catania con una ventennale esperienza nella direzione di progetti e attività inerenti le politiche pubbliche, con particolare riferimento a Politiche Giovanili, Istruzione, Salute e Benessere e attività di disseminazione e promozione territoriali e nazionale è da oggi il nuovo presidente della Lega Italiana Anti Fumo.

Eletta all’unanimità dall’assemblea dei soci LIAF per la sua lunga e incisiva esperienza nel campo delle politiche pubbliche, della gestione di progetti per le comunità scolastiche e per pubblici differenti e soprattutto per una particolare sensibilità ai temi inerenti l’ambiente, la società, la salute ed il benessere, la dott.ssa Granata ha dichiarato:

La sensibilizzazione e la promozione di progetti, idee e giuste pratiche è l’elemento fondante della nostra  attività quotidiana. E’ e sarà un onore ed un privilegio per i prossimi 5 anni mettere la mia esperienza al servizio di tutti i soci, sostenitori e amici della Lega Italiana Anti Fumo. La battaglia per la salute si gioca sul terreno della cultura ed è sulla diffusione di conoscenza che  si concentrerà il mio mandato da presidente”.

70000 svapatori americani testimoniano che gli aromi per e-cig più dolci aiutano a smettere e impediscono le ricadute nel vizio del fumo

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Un sondaggio, condotto su circa 70000 svapatori adulti americani esclusivi e non, ha evidenziato che gli aromi più utilizzati per smettere di fumare sono quelli alla frutta, ai prodotti da forno e al cioccolato. Gusti considerati utili anche per prevenire e diminuire il rischio di ricadute, ma il timore per la dipendenza giovanile incoraggia regolamentazione statali rigide. 

Quali aromi siano in grado di aiutare i fumatori a smettere rappresenta una domanda al centro del dibattito scientifico e politico sui dispositivi elettronici a rilascio di nicotina. A frenarne in molti casi una capillare commercializzazione, il timore che questi possano diventare un incentivo per i più giovani a provare le elettroniche e, di conseguenza, a condurli al fumo tradizionale. Ad oggi, la quantità di aromi presente sul mercato, che secondo un’analisi del 2014 erano oltre 7700, spinge a domandarsi quali siano gli schemi comportamentali dei fumatori che approcciano le sigarette elettroniche. Una valutazione che potrebbe fornire ulteriori strumenti decisionali per la classe dirigente, soprattutto per evitare che un’eccessiva preoccupazione rivolta alla tutela di gruppi specifici di popolazione, possa diminuire le possibilità di riuscita di chi ha difficoltà ad abbandonare la sigaretta. 

Un team di ricercatori europei, afferenti al CoEHAR, alla University of West Attica e all’Università di Patrasso, in Grecia, ha condotto un sondaggio online su un campione di circa 70000 svapatori adulti residenti negli Stati Uniti, per valutarne sia le scelte che l’utilizzo delle diverse tipologie di aromi e per comparare i dati sull’utilizzo delle e-cig tra gli utilizzatori duali e gli svapori esclusivi, e delle loro preferenze al momento del passaggio alle elettroniche. I gusti più popolari per la prima esperienza con la sigaretta elettronica sono risultati essere gli aromi alla frutta (82,8%), seguiti da quelli al dessert e prodotti da forno e di pasticceria (68,6%) e, infine, gli aromi al sapore di caramelle e cioccolato (52,2%). È stata osservata una prevalenza leggermente più elevata dell’uso di gusti alla frutta e aromi di dessert/pasticceria/prodotti da forno in coloro che non avevano mai fumato rispetto a chi fumava al momento del sondaggio o in passato. Gli aromi del tabacco sono stati individuati, invece, dal 20,8% dei partecipanti ed erano di gran lunga i meno diffusi tra i partecipanti che non avevano mai fumato. Il sapore più diffuso per chi decideva di smettere con la sigaretta tradizionale era ancora una volta laroma alla frutta (83,3%), seguito da dessert/pasticceria/prodotti da forno (68,0%) e caramelle/cioccolato/dolce (44,5%). Questi aromi erano considerati anche come i più utili per smettere di fumare. L’uso dell’aroma del tabacco è stato segnalato solo dal 15,0%, mentre il 9,3% lo ha ritenuto utile per smettere di fumare.

Si tratta del questionario più vasto in termini di partecipanti mai condotto sullutilizzo di sigarette elettroniche – spiega il dott. Konstantinos Farsalinos, autore dello studio – La scoperta più interessante è che quando un fumatore decide di abbandonare la sigaretta utilizzando gli strumenti elettronici a rischio modificato, si orienta verso gusti diversi dal tabacco, con una netta preferenza per quelli alla frutta, al dessert e al cioccolato. Possiamo dedurre, quindi, che questi specifici aromi siano più utili per chi vuole smettere o per evitare ricadute”.

Ad oggi, non esiste un numero consistente di prove sulle scelte che compiono i fumatori quando si orientano sulle sigarette elettroniche come strumento di cessazione: da questo studio è merso che gli aromi non a base di tabacco sono la scelta preferita tra coloro che vogliono smettere.

Per quanto riguarda la possibile correlazione tra i tassi di ricaduta e le diverse tipologie di aromi, questo sondaggio evidenzia come la stragrande maggioranza dei partecipanti considera gli aromi più dolci importanti per evitare ricadute. 

Una delle preoccupazioni maggiori della commercializzazione e delluso degli aromi riguarda la dipendenza giovanile – spiega il prof Polosa, fondatore del CoEHAR – Che lo svapo rappresenti una porta di accesso privilegiata al mondo del tabagismo non è la tesi più corretta. Tuttavia, qualsiasi regolamentazione sulle sigarette elettroniche dovrebbe bilanciarsi tra la necessità di tutelare i più giovani e la necessità di poter aiutare i fumatori adulti resistenti a smettere”.

Considerando il potenziale di riduzione del danno dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina una regolamentazione restrittiva potrebbe scoraggiare i fumatori a passare a tali prodotti e rallentare la lotta al fumo di tabacco. 

Da CoEHAR lettera a Ue per una ridefinizione delle politiche antifumo

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CATANIA (ITALPRESS) – Dal 20 al 25 novembre, i delegati che rappresentano i paesi che hanno firmato la Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC) si riuniranno a Panama per discutere le politiche sul tabacco e sulla nicotina in occasione della decima Conferenza delle Parti (COP10). Come avviene ogni due anni, la FCTC dell’OMS deciderà gli indirizzi di salute pubblica dei Paesi aderenti, compresa l’UE. 
La posizione della FCTC a Panama sarà quella di equiparare i prodotti senza combustione alle sigarette “e ciò in netto contrasto con i risultati di tutta la letteratura scientifica che dimostrano l’efficacia del principio della riduzione del rischio nella lotta al fumo”, afferma in una nota il CoEHAR. 
“E’ necessario comprendere che molti fumatori, se non la maggior parte, non riescono o non inten-dono smettere di fumare – spiega il professore Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR -. E per questi soggetti, soprattutto se affetti da particolari patologie, il passaggio dalla sigaretta convenzionale a strumenti privi di combustione può significare un miglioramento significativo dello stato di salute”. 
“I Paesi virtuosi (come il Regno Unito, la Norvegia, il Giappone e la Nuova Zelanda) che hanno adottato il principio di riduzione del danno hanno tutti registrato una significativa riduzione della prevalenza del fumo. Anche sui giovani”, prosegue la nota. “Qualsiasi regolamentazione sui prodotti senza combustione dovrebbe bilanciarsi tra la necessità di tutelare i più giovani e quella di poter aiutare i fumatori adulti a smettere” – ha aggiunto Polosa. 
Il programma di ricerca del Centro di Eccellenza CoEHAR ha indagato gli effetti dei prodotti senza combustione e il loro impatto sulle condizioni di salute “dimostrando con dati certi che questi prodotti offrono una significativa riduzione del rischio rispetto alle sigarette convenzionali, aiutano i fumatori a smettere e assicurano miglioramenti clinicamente rilevanti in utilizzatori con patologie fumo correlate”, prosegue la nota.
Come richiesto dagli esperti nel testo della lettera: “Il nostro auspicio è quello che, alla luce delle evidenze scientifiche, l’FCTC e l’Unione Europea conducano una review attenta, bilanciata, e trasparente sulle evidenze scientifiche disponibili riguardi ai prodotti senza combustione, a para-gone con le sigarette convenzionali, tale da offrire informazioni indispensabili per poter prendere decisioni utili nell’interesse di milioni di fumatori”. 

Scarica la lettera dal sito CoEHAR

Meno fumatori equivale a 331 milioni di euro di risparmi

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Per ogni punto percentuale di fumatori in meno, si stimano 331 milioni di euro l’anno di risparmi per le casse pubbliche” questo quanto emerge dall’ultimo studio della rivista Research in Economics, condotto dal prof. Francesco Moscone dell’Università di Venezia.

Lo studio analizza le disparità regionali in termini di mortalità evitabile e dimissioni ospedaliere, influenzate da fattori associati a comportamenti ad alto rischio come il consumo eccessivo di alcol, il fumo e livelli inadeguati di attività fisica. Una maggiore prevalenza di fumatori è associata ad un aumento della mortalità evitabile e alle dimissioni ospedaliere e, in particolare, una diminuzione dell’1% della percentuale di fumatori comporta scientificamente una riduzione media di 12,76 dimissioni ospedaliere ogni 10.000 abitanti. Che, in termini economici, nel 2020 si è tradotto in un risparmio totale di circa 331 milioni di euro in tutte le regioni.

Analizzando anche le conseguenze associate all’abitudine al fumo, come tumori, cancro ai polmoni, disturbi respiratori e malattie cerebrovascolari, “Balancing Resource Relief and Critical Health Needs through Reduced-Risk Product Transition” ha identificato anche i benefici della transizione da prodotti ad alto rischio a prodotti a rischio ridotto.

I risultati suggeriscono che se il 50% dei fumatori passasse a prodotti a rischio ridotto come le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato, il servizio sanitario nazionale potrebbe potenzialmente risparmiare 722 milioni di euro in termini di malattie legate al fumo.

Mosconi si spinge oltre, analizzando anche quali potrebbero essere le regioni che risparmierebbero di più da questa transizione. Tra queste la Lombardia al primo posto seguita da Campania e Lazio con 70 milioni, Veneto e Sicilia a 56 milioni di euro di risparmi.

Già nel suo intervento in audizione in Commissione Sanità, anche il prof. Riccardo Polosa si era espresso sul tema precisando che l’applicazione del principio della riduzione del danno potrebbe salvare milioni di vite umane ma, considerate anche le esigenze del sistema sanitario e del contenimento della spesa pubblica: “ridurre il danno significa anche ridurre le spese“.

Il concetto si basa sul riconoscimento del principio che tutte le persone meritano sicurezza e dignità. Per raggiungere l’obiettivo previsto del 5% di fumatori entro il 2040 le attuali politiche di contrasto al tabagismo non sono sufficienti. E’ necessario un deciso cambio di passo integrando alle politiche esistenti il principio della riduzione del danno, prendendo esempio da paesi virtuosi come Gran Bretagna, Svezia e Giappone, dove sono evidenti epocali contrazioni nel consumo di sigarette”

Il fumo accorcia i telomeri e fa invecchiare più velocemente

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Uno studio presentato in anteprima la scorsa settimana ha dimostrato che il fumo di sigaretta incide negativamente sulla “lunghezza” dei telomeri, “indicatori” della capacità dei tessuti di autoripararsi, rigenerarsi e dell’invecchiamento precoce

Gli effetti dannosi del fumo sono ben noti: invecchiamento della pelle, ingiallimento delle dita, alito e odori sgradevoli, senza contare la correlazione tra la sigaretta e un numero elevato di patologie.

Questa settimana, però, un gruppo di scienziati cinesi ha scientificamente correlato il fumo all’accorciamento dei telomeri, piccole porzioni di DNA presenti alla fine di ogni cromosoma e che possiedono un ruolo fondamentale nella durata della vita della cellula: la lunghezza del telomero è infatti un indicatore della velocità di invecchiamento della cellula e della sua capacità di rigenerarsi.

Una ricerca presentata allo European Respiratory Society International Congress a Milano, e condotta su un campione di quasi mezzo milione di partecipanti,  ha dimostrato che il fumo accorcia i frammenti finali dei cromosomi, i telomeri appunto, nei globuli bianchi del nostro sistema immunitario.

Secondo la dott.ssa Siyu Dai, assistente presso la Scuola di Medicina Clinica, Hangzhou Normal University, Cina: “Il nostro studio ha dimostrato che il fumo e la quantità di sigarette consumate possono provocare l’accorciamento dei telomeri dei leucociti, indicatori dell’autoriparazione e della rigenerazione dei tessuti e dell’invecchiamento. In altre parole, il fumo può accelerare il processo di invecchiamento, mentre smettere può ridurre considerevolmente il rischio correlato”.

I ricercatori hanno analizzato i dati sanitari e genetici di un campione di quasi 500mila partecipanti, contenuti all’interno della UK Biobank, un database biomedico su larga scala: se fossero o meno fumatori, se avessero smesso o se non avessero mai iniziato a fumare, il numero di sigarette consumate e la determinazione, attraverso analisi del sangue, della lunghezza dei telomeri.

Abbiamo scoperto che l’essere fumatori si traduceva in modo statisticamente significativo ad un accorciamento dei telomeri nei leucociti, a differenza di quanto rilevato per i fumatori che avevano smesso e per coloro che non avevano mai fumato, che non mostravano un accorciamento dei telomeri. Tra le persone che fumavano un numero elevato di sigarette, i telomeri si presentavano significativamente più corti. In sintesi, il fumo può causare l’accorciamento della lunghezza dei telomeri dei leucociti, e più sigarette vengono fumate, più forte sarà l’effetto accorciante”, ha affermato la dott.ssa Dai.

Un processo che può essere invertito fino a ripristinare condizioni di salute quasi ottimali, sempre che l’abitudine al fumo venga interrotta nel breve periodo.

Lo studio in questione, secondo i ricercatori, aggiunge ulteriori prove all’evidenza che il fumo causi un invecchiamento precoce: “Poiché ci sono chiari benefici per la salute derivanti dalla cessazione, è giunto il momento di includere il supporto per la cessazione e i trattamenti nella pratica clinica quotidiana per aiutarci a creare un mondo privo di fumo per la prossima generazione”.

Accordo riciclo e-cig: funzionerà?

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E’ notizia di pochi giorni fa che le e-cig e i dispositivi riscaldatori di tabacco esauriti verranno riutilizzati. Il progetto fa parte di un accordo di programma firmato da Logista Italia, Federazione Italiana Tabaccai e Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica volto ad incrementare il ritiro di dispositivi elettronici usati, gratuitamente e senza obbligo di acquistare un dispositivo nuovo.

La finalità, si legge nella nota, è quella di “perseguire un più elevato livello di protezione dell’ambiente mediante una gestione più efficace del ritiro e della raccolta di apparecchiature elettriche ed elettroniche generate da riscaldatori di tabacco“.

Logista, che si occupa della distribuzione di sigarette elettroniche, si impegnerà a collocare dei contenitori per la raccolta dei rifiuti elettronici nelle tabaccherie e negli altri punti vendita che aderiranno all’iniziativa. I rifiuti raccolti saranno trasportati in appositi luoghi di raggruppamento da dove saranno avviati agli impianti di trattamento. Logista e FIT provvederanno inoltre anche a sensibilizzare punti vendita e consumatori al fine sia di aumentare la quantità di rifiuti elettronici ritirati sia di mantenerne inalterate le caratteristiche per favorire il riutilizzo e il riciclaggio. 

Un idea che parte dalla volontà di accogliere la direttiva europea sul corretto riciclo dei dispositivi elettronici.

Tuttavia – come oggi spiega il prof. Davide Campagna, membro del CoEHAR ed esperto sul tema – l’Europa richiede che i dispositivi elettronici siano facilmente smontabili dal consumatore in modo da poter separare e smaltire correttamente tutta la componentistica elettronica (ricordiamo che batterie e circuiti elettrici possono essere riciclati correttamente solo se separati prima di essere smaltiti)“.

Considerato che alcuni dispositivi non sono così facilmente separabili, ci si chiede, l’iniziativa approvata dal Ministero può essere vincente se non pensata nel modo più efficace possibile?

“Con il progetto che prevedeva il riciclo delle pile – ricorda Campagna – nonostante la buona volontà non è stato facile raggiungere l’obiettivo, anche se nel 2018 si è arrivati ad un tasso di recupero vicino al 43%. Per raggiungere il più alto tasso di successo, bisogna incentivare l’utente finale a riciclare il dispositivo nel modo più corretto. Anziché riciclo 1 a 0, si potrebbe parlare di riciclo 1 a 0.5, con uno sconto da concordare tra produttori, FIT e Logista (e perché no, anche il Ministero per l’Ambiente) da applicare all’acquisto di un nuovo dispositivo“.

A tal proposito, ricordiamo che proprio il CoEHAR in questi mesi ha presentato diverse proposte progettuali al fine di implementare un sistema di riciclo efficace dei dispositivi elettronici.

Grazie al supporto del Ministero della Ricerca, proprio il prof. Campagna a breve illustrerà importanti novità.

Cochrane: smettere? e-cig, citisina e vareniclina i più efficaci

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Secondo un aggiornamento della review Cochrane, le sigarette elettroniche e i trattamenti farmacologici con citisina e vareniclina sono tra i metodi più efficaci per smettere di fumare. Riscontrato un numero molto basso di danni derivanti da questi prodotti

Su 100 persone, è probabile che tra le 10 a 19 smettano di fumare grazie alla sigaretta elettronica, da 12 a 16 utilizzando vareniclina e da 10 a 18 utilizzando la citisina: sono questi i risultati dell’ultima pubblicazione della revisione Cochrane.

La revisione Cochrane, che quest’anno festeggia il suo 30esimo anniversario, ha appena rilasciato un aggiornamento della pubblicazione in merito ai metodi più efficaci per smettere di fumare, comparando i dati ottenuti tra loro e individuando, eventualmente, i casi in cui tali metodi hanno provocato danni alla salute dei pazienti.

Gli studi validi per l’inclusione della review “How effective are medications and e-cigarettes for quitting smoking, and what works best?” sono stati 319, per un totale di di 157,179 fumatori adulti, la gran parte inclusi in studi effettuati in America o in Europa. Un volta individuati i trial randomizzati da inserire, è stata condotta una meta analisi per comparare i dati sui vari trattamenti.

È emerso che le sigarette elettroniche, la citisina e la vareniclina sono tra i metodi più efficaci per aiutare i fumatori a smettere. Inoltre, coloro che utilizzavano una combinazione di due forme di terapie sostitutive a base di nicotina, come, ad esempio, cerotti e gomme alla nicotina, sembravano avere tassi di abbandono simili a quelli di coloro che utilizzavano una delle tre forme elencate prima.

Al contrario, i cerotti alla nicotina e il buproprione danno risultati sicuramente migliori del placebo di alcun trattamento farmacologico, ma presentano tassi inferiori di cessazione.

Secondo la pubblicazione, il grado di certezza di tali risultati è abbastanza elevato e i ricercatori non ritengono che ulteriori prove che emergeranno possano in qualche modo modificare le prove in questione, nonostante servano studi che comparino i dati sui diversi trattamenti e sui potenziali danni avversi.

Nonostante servano ricerche nel lungo periodo per valutare i danni da sigarette elettroniche e da uso di medicinali nei percorsi di cessazione, la revisione ha evidenziato come i casi di danni conseguenti al loro utilizzo fossero molto pochi.