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Il New York Times dedica un articolo allo studio LIAF su sigarette elettroniche

Sigarette elettroniche e le improbabili critiche a uno strumento utile per ridurre il rischio da fumo

Se siete in cerca di un lavoro davvero frustrante nel campo della sanità pubblica, provate a convincere la gente a smettere di fumare. Vedrete che anche combinando le più sofisticate tecniche di disassuefazione dal fumo di sigaretta (es. consulenza antifumo integrata con terapia farmacologica), in pochi smettono di fumare.
Recentemente però un gruppo di ricercatori italiani ha elaborato una strategia vincente grazie all’utilizzo della sigaretta elettronica. Il team diretto dal Prof. Riccardo Polosa dell’Università di Catania ha reclutato 40 forti fumatori – che avevano rifiutato l’accesso gratuito a un programma di disassuefazione dal fumo e non erano intenzionati a smettere – a cui è stato chiesto di utilizzare a titolo gratuito una sigaretta elettronica (offerta per gentile concessione di Categoria, Arbi Group Srl, Milano n.d.r.). Questo prodotto innovativo contiene un piccolo serbatoio di nicotina in soluzione liquida che viene poi erogata in forma nebulizzata come un aerosol.
L’utilizzatore “vaporizza” una boccata di vapore di nicotina ottenendo contestualmente la sensazione familiare di portare la sigaretta alla bocca, senza però esporre il proprio organismo alle sostanze nocive contenute nel fumo di una sigaretta accesa.
Dopo sei mesi, più della metà dei partecipanti allo studio del Prof. Polosa avevano ridotto il loro regolare consumo di sigarette di almeno il 50% e circa un quarto aveva smesso del tutto. Sebbene si tratti di un piccolo studio pilota, i risultati sono incoraggianti e tengono viva la speranza che le sigarette elettroniche possano essere lo strumento ad oggi più efficace per ridurre mortalità e rischi da fumo di sigaretta per la salute.
Eppure c’è un potente gruppo che lavora contro tale innovazione – e non sono solo le multinazionali del tabacco! Paradossalmente si tratta di società medico-scientifiche (soprattutto quelle impegnate nella lotta al tabagismo), di enti regolatori farmaceutici, e delle istituzioni governative che ripetutamente mettono in guardia sui pericoli delle sigarette elettroniche e cercano di vietarne la vendita, ma senza averne prova.
La polemica fa parte di un annoso dibattito sulle linee di condotta in tema di salute pubblica, ma con un ironico capovolgimento di ruoli. Siamo già stati testimoni di polemiche simili in ambito di salute pubblica, quando per esempio si è dovuto affrontare il problema delle gravidanze adolescenziali e della dipendenza da eroina con i conservatori che tendevano verso una politica di “sola astinenza”, mentre i liberali si mostravano aperti a strategie di “contenimento del danno” quali il controllo delle nascite e la distribuzione di metadone.
Quando si tratta di nicotina però, i conservatori a favore dell’astinenza tendono ad essere più liberali, compresi i funzionari governativi che invece di bandire la vendita e il commercio di sigarette si sono limitati semplicemente ad emanare leggi di tutela della salute dei non fumatori. Inoltre i conservatori si sono affrettati a bandire le sigarette elettroniche e a far sapere che se i fumatori sono in cerca di una fonte alternativa di nicotina, questi dovrebbero usare solo e soltanto prodotti approvati dagli enti regolatori farmaceutici (es. gomme e cerotti alla nicotina) e solo dietro prescrizione medica.
La Food and Drug Administration (FDA), potente ente regolatore per la commercializzazione dei farmaci negli Stati Uniti, ha tentato di limitare la diffusione delle sigarette elettroniche cercando di assoggettarle alle stesse complesse e costose regolamentazioni dei farmaci e dei dispositivi farmaceutici. Pertanto, secondo l’FDA, la sigaretta elettronica non potrebbe essere immessa in commercio prima che vengano dimostrate efficacia e sicurezza in studi clinici adeguatamente strutturati. In questa disfida, l’FDA è stata anche spalleggiata da due importanti società medico-scientifiche (American Cancer Society e American Heart Association) e persino da organizzazioni antifumo no-profit quali Action for Smoking and Health e Center for Tobacco-Free Kids.
I proibizionisti della sigaretta elettronica hanno perso la battaglia quando l’anno scorso la FDA è stata richiamata dall’alta corte degli USA che ha decretato che le sigarette elettroniche non possono essere regolamentate come farmaci. Nonostante ciò, il potente schieramento anti sigaretta elettronica ha continuato a screditare il prodotto diffondendo notizie sui presunti rischi derivanti dal loro uso. Si afferma, ad esempio, che la sigaretta elettronica possa disincentivare alla disassuefazione dal fumo di tabacco e che potrebbe persino rappresentare una “via di accesso” alternativa alla dipendenza da nicotina per giovani e non fumatori. I proibizionisti citano anche un avvertimento dell’FDA riguardo pericolosità e tossicità delle varie sostanze chimiche contenute nel vapore delle sigarette elettroniche, anche se l’FDA non ha mai provato che le sostanze contenute nelle sigarette elettroniche possano rappresentare un reale pericolo per la salute ed ha tralasciato di menzionare che simili quantità di sostanze ritenute nocive si trovano comunque anche in altri prodotti già approvati dall’FDA stessa, compresi cerotti e gomme alla nicotina. I metodi poco ortodossi dell’FDA sono stati oggetto di critica accesa sui giornali scientifici da parte del Prof. Polosa e di altri studiosi tra cui il Dott. Brad Rodu, professore di medicina all’Università di Louisville nel Kentucky.
In un articolo pubblicato di recente sulla rivista “Harm Reduction Journal”, il Dott. Rodu scrive testualmente che è molto improbabile che i risultati tossicologici dell’FDA possano avere rilevanza clinica per gli utilizzatori dato che quando sono state rilevate sostanze chimiche, queste erano solo presenti in tracce con concentrazioni milioni di volte inferiori a quelle plausibilmente correlate a danni per la salute. La sua conclusione è condivisa da un altro noto cultore della materia, il Dott. Michael Siegel, professore di salute pubblica alla Boston University: <<È sconcertante il fatto che esista un preconcetto contro la sigaretta elettronica proprio tra i sostenitori della lotta al tabagismo >>. Egli aggiunge anche che non ha senso agitarsi in merito agli ipotetici rischi derivanti da livelli minimi di svariate sostanze chimiche contenute nelle sigarette elettroniche quando è risaputo che l’alternativa è letale: infatti le sigarette contengono migliaia di sostanze chimiche, comprese dozzine di agenti cancerogeni e centinaia di tossine a dosaggi centinaia di volte superiori.
Certo è che entrambi i contendenti di questa polemica sono d’accordo sul fatto che le sigarette elettroniche vadano studiate più approfonditamente e vadano assoggettate a regole più severe, compresi standard di controllo di qualità e il divieto di vendita ai minori.
Lo schieramento a favore della sigaretta, che comprende l’Associazione dei Medici Americani e il Consiglio Americano di Scienza e Salute, non vede alcun ostacolo all’utilizzo della sigaretta elettronica da parte di adulti maggiorenni. In Gran Bretagna, il Royal College of Chest Physicians (ente professionale dei medici che si occupano della salute del sistema respiratorio) ha etichettato come “irrazionali e immorali” le norme che si oppongono all’introduzione di strumenti per il rilascio di nicotina a basso rischio per la salute come le sigarette elettroniche.
<<La nicotina in sé non è particolarmente dannosa – concludeva in un suo importante documento del 2007 la società medica inglese – se la nicotina potesse essere erogata in forma accettabile, efficace e sicura in sostituzione della sigaretta tradizionale, si potrebbero salvare milioni di vite>>.
Il numero di utilizzatori americani di sigarette elettroniche si è quadruplicato dal 2009 al 2010, secondo il Centers for Disease Control. Il sondaggio condotto l’anno scorso ha evidenziato che l’1.2% degli adulti, cioè quasi tre milioni di persone, le avevano usate nel mese precedente all’indagine.
<<Le sigarette elettroniche potrebbero andar a sostituire una grande quota del consumo di sigarette negli U.S.A. nel prossimo decennio>> – riferisce William T. Godshall direttore esecutivo di Pennsylvania Smokefree, un associazione no-profit particolarmente attiva su tematiche antifumo che nel passato ha lanciato campagne per l’innalzamento delle tasse sulle sigarette, sul divieto di fumo in luoghi pubblici e sugli avvertimenti grafici sui pacchetti di sigarette, ma che si trova ora in disaccordo con molti dei suoi sostenitori storici riguardo la questione delle sigarette elettroniche.
<<Non ci sono prove che le sigarette elettroniche abbiano mai provocato danno o che abbiano creato le condizioni per nuove forme di dipendenza nei giovani o nei non fumatori – afferma Godshall – in una scala di rischio da 1 a 100, dove le gomme e i cerotti alla nicotina fanno punteggio 1 e le sigarette 100, le sigarette elettroniche probabilmente si attestano su un punteggio che non supera il valore di 2>>.
Se milioni di fumatori decidessero di convertirsi in massa al “vapore”, si otterrebbe un risultato senza precedenti in termini di riduzione della prevalenza del tabagismo. Un risultato positivo, ma difficile da digerire per gli enti e le associazioni impegnate nella lotta al tabagismo che sono solite attribuire alle politiche sociali paternalistiche e proibizioniste un ruolo primario per la riduzione della prevalenza dell’abitudine al fumo di sigaretta.
Va fatto osservare che il più netto declino della percentuale di fumatori negli Stati Uniti si è registrato nei decenni antecedenti gli anni ’90, quando si è fatto ricorso a semplici campagne informative riguardo i rischi del fumo di sigaretta. Questo declino ha subito un rallentamento nel ventennio appena trascorso, nonostante programmi antifumo sempre più elaborati e tattiche sempre più coercitive (es. tassazione elevata, limitazioni alla vendita e alla pubblicità, divieto di fumo nei luoghi pubblici.
Circa 50 milioni di americani continuano a fumare, e non perché sono troppo stupidi per capire che è pericoloso. Continuano a fumare per un particolare che i proibizionisti rifiutano di ammettere: la nicotina è una droga che procura benefici e la ritualità legata all’uso della sigaretta è una importante componente del benessere percepito dal fumatore. La nicotina è nota per la sua capacità di ridurre stress e ansia, di controllare il peso corporeo, di migliorare i tempi direazione e di migliorare la capacità di concentrazione.
<<È ora di essere onesti con i 50 milioni di americani e le centinaia di milioni di persone nel mondo che fumano – scrive il Dott. Rodu – i benefici derivanti dal fumo di tabacco sono molto reali, non immaginari ed è difficile per il fumatore rinunciarvi durante il tentativo di smettere>>.
È ora di sfatare il mito che la nicotina sia priva di vantaggi, e di concentrarsi sul modo in cui possiamo aiutare i fumatori nel continuare a godere dei benefici della nicotina senza però esporsi mix dannosi di sostanze tossiche e cancerogene per esempio promuovendo l’uso della sigaretta elettronica.
Da ex fumatore – sono stato un avido fumatore tempo fa, e sono stato schiavo delle gomme Nicorette per diversi anni – comprendo perfettamente le ragioni per cui i proibizionisti temono una qualsiasi accezione positiva della nicotina. In linea di massima sono d’accordo sul fatto che l’astinenza sia la migliore politica. Tuttavia, questo non significa che la strategia della deprivazione della nicotina sia una strategia che funzioni con tutti i fumatori. Nessuno sa esattamente quali benefici possano derivare da un uso regolare a lungo termine delle sigarette elettroniche, ma una cosa è certa: ogni volta che qualcuno accende una sigaretta farebbe invece molto meglio a usarneuna elettronica.

 

Valeria Nicolosi è giornalista, esperta in progettazione e comunicazione pubblica (sociale e istituzionale). Laureata in Programmazione delle Politiche Pubbliche nell’Università degli Studi di Catania, è anche masterizzata in Comunicazione Pubblica nell’Università IULM di Milano. L'amore e l'interesse nei confronti della formazione dell'opinione pubblica l’hanno portata a collaborare come consulente per LIAF con l’obiettivo di aiutarli a definire azioni utili per la diffusione e la sensibilizzazione della cultura antifumo. Valeria è oggi press office di LIAF e collabora anche con istituzioni ed enti pubblici diversi.

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