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L’approccio “una soluzione per tutti i problemi” applicato alle ecig è fallimentare

Il Prof. Riccardo Polosa ha alcuni consigli per la professoressa danese Charlotta Pisinger

Catania, giovedì 23 gennaio – La politica deve fare pace con la scienza. Il dibattito pubblico deve basarsi sui risultati ottenuti dalla ricerca scientifica. È fondamentale che i dati provenienti da centinaia di studi siano considerati come fonte principale per lo sviluppo e l’applicazione di politiche pubbliche internazionali.

L’ultima in termini di tempo a chiedere il bando delle sigarette elettroniche, ignorando le prove scientifiche a loro sostegno, è la professoressa Charlotta Pisinger dalla Danimarca che in settimana ha appunto richiesto un bando totale citando come esempio 43 altre nazioni durante un programma televisivo molto seguito in Islanda.

Partendo dal presupposto che agisca con buone intenzioni, la Pisinger è inconsapevole delle conseguenze di un possibile bando e delle misure durissime che sta proponendo” ha dichiarato il Prof. Riccardo Polosa direttore del Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo (COEHAR, Università di Catania). 

Esiste anche una distinzione fondamentale da fare tra un bando relativo alla commercializzazione e un bando relativo all’utilizzo. Esistono infatti paesi dove tecnicamente la commercializzazione dei tali strumenti è illegale, ma non c’è alcun tipo di ritorsione legale per l’utilizzo. I bandi tendono a focalizzarsi sulle vendite più che sul possesso o l’utilizzo privato, che sono di loro natura meno passibili di divenire illegali (anche se ovviamente l’uso può essere limitato in aree determinate ed esiste sempre il pericolo che il possesso personale possa essere male interpretato o rappresentato come possesso con lo scopo di vendita” ha aggiunto Polosa.

Il rischio delle sigarette rispetto alle ecig generalmente è rappresentato nel range dal 90 al 95%. L’innovazione nel mondo del vaping probabilmente ridurrà ancora questa percentuale grazie ai progressi tecnologici. Non basarsi sulle prove scientifiche significa oggi non aiutare i giovani, che sfortunatamente hanno iniziato a fumare troppo presto, a smettere completamente.

Il consiglio del Dott. Polosa arriva in un momento in cui le voci più autorevoli si chiedono se le politiche decisionali in materia di sigaretta elettronica siano genuinamente o intenzionalmente ingenue. Una nuova ricerca pubblicata in Nuova Zelanda dalla famosa ricercatrice in materia di controllo delle politiche sul tabacco, il Dott. Marewa Glover, ha chiesto che la Danimarca smetta di impedire al Governo della Groenlandia (il governo Kalaallit Nunaat) di adottare un approccio basato sulla riduzione del danno per ridurre le percentuali sul fumo, oltre a permettere un accesso maggiore ai prodotti da svapo o allo snus. Come territorio autonomo danese, la Groenlandia è l’isola più vasta al mondo e con un’autonomia legislativa limitata.

Sottolineando che la popolazione Kalaalliat sperimenta una percentuale di danno maggiore proveniente la fumo, la Dottoressa Glover ha aggiunto “Kalaallit Nunaat non vede applicarsi modelli simili a Danimarca, Svezia, Islanda o Norvegia. La sua storia è unica, la popolazione ha una cultura propria e diversa da tutte le altre e il suo popolo ha ottenuto il diritto all’auto determinazione e sicuramente non necessitano di essere regolati dalle popolazioni scandinave che pensano di avere un approccio migliore”.

Gli studi del CoEHAR hanno dimostrato che anche i fumatori incalliti possono smettere grazie alle ecig. Soggetti con patologie particolari come diabete, pressione sanguigna elevata e schizofrenia sono riusciti a ridurre il danno causato da decenni di fumo grazie all’utilizzo di strumenti a basso rischio.

Per molti anni, il prof. Polosa e il suo team hanno chiesto a gran voce che le politiche sul vaping si basassero su prove scientifiche, specialmente concentrandosi sul concetto di riduzione del danno come passo necessario e primario per smettere di fumare.

Il silenzio sulle presunte morti collegate alle ecig negli USA e l’attenzione dei media che hanno attirato, comporta ulteriori considerazioni: le politiche decisionali non possono oscillare con la varietà degli orientamenti e delle decisioni della politica, specialmente nel campo della salute pubblica.

È ovvio che tutti debbano essere incoraggiati a smettere o switchare su una combinazione di prodotti che riduce il rischio- la frenesia mediatica e il bullismo politico non possono più essere un’alternativa” ha concluso Polosa.

Valeria Nicolosi è giornalista, esperta in progettazione e comunicazione pubblica (sociale e istituzionale). Laureata in Programmazione delle Politiche Pubbliche nell’Università degli Studi di Catania, è anche masterizzata in Comunicazione Pubblica nell’Università IULM di Milano. L'amore e l'interesse nei confronti della formazione dell'opinione pubblica l’hanno portata a collaborare come consulente per LIAF con l’obiettivo di aiutarli a definire azioni utili per la diffusione e la sensibilizzazione della cultura antifumo. Valeria è oggi press office di LIAF e collabora anche con istituzioni ed enti pubblici diversi.

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