mercoledì, Dicembre 11, 2024
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A “Stare bene senza fumo” parlano i pediatri: “Un colpo di tosse di una mamma che fuma è una vera impallinata”

Le nuove norme previste dal Decreto Lorenzin fanno particolare attenzione al fumo passivo ed alla tutela dei minori. Cosa ne pensano i pediatri della nuova normativa? Va bene o si poteva fare di più? Come si combatte il fumo passivo per i bambini? A rispondere oggi alle nostre domande per la seconda puntata di “Stare bene senza fumo” è il presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, il dott. Giampietro Chiamenti

Rispetto alla nuova normativa contro il fumo: “C’è da considerare – ci spiega il presidente Chiamenti – che le restrizioni delle abitudini voluttuarie (vedi anche l’alcol) hanno più effetto se sono graduali, se creano un ambiente di riprovazione sociale più che se introducono veri e propri divieti  assoluti. Siamo quindi su una strada da fare a piccoli passi,  in cui ogni provvedimento aggiunge, in modo poco avvertibile, delle restrizioni progressive, dimostratesi più efficaci di quelle totali e assolute”.

  • Quali sono i danni causati dal fumo passivo di sigarette convenzionali sulla salute dei bambini ?

SMOKING AS POLLUTION“Il fumatore è certamente un portatore di irritazione cronica delle vie respiratorie – spiega il pediatra –  questo vuol dire che nelle sue vie aeree vive, in simbiosi con lui, una miriade di germi patogeni che mantengono un’infiammazione cronica (che di tanto in tanto si riacutizza). Il suo respiro è un continuo diffondere di questi germi attraverso goccioline microscopiche che vengono emesse a ogni espirazione. Un suo colpo di tosse è una vera e propria impallinata. È ovvio che un bambino che conviva con un fumatore, abbia molte più occasioni di contagiarsi per un’infezione respiratoria. Gli effetti del fumo passivo sui bambini sono pericolosi. Si può avere riduzione della crescita dei polmoni con problemi non indifferenti, aumento del il rischio di bronchite, tosse, catarro, asma, impatto sull’apprendimento dei bambini, cancro e leucemia, infezioni meningococciche, basso peso alla nascita.

In Italia è stimato che ogni anno muoiono circa 1000 persone a causa del fumo passivo. È stato dimostrato che i non fumatori che vivono con i fumatori aumentano la possibilità del 20% – 30% di avere tumore o cancro ai polmoni. Inoltre, solo 30 minuti di esposizione a fumo passivo inizia a creare danni all’apparato cardiocircolatorio a causa dell’immediata aggregazione piastrinica causa di un particolare addensamento del sangue: la reazione delle cellule endoteliali (rivestimento delle arterei coronariche) provoca difficoltà nel normale deflusso del sangue. Secondo la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia tutti i bambini hanno un diritto assoluto alla salute e allo sviluppo. Di conseguenza, l’uso e l’esposizione dei bambini ai noti rischi da tabacco costituisce una violazione di diritti dell’infanzia”.

  • E i danni causati dal fumo di sigaretta convenzionale sulla salute degli adolescenti?Purtroppo i dati dimostrano un aumento del numero di ragazzini che fumano. Si inizia solitamente tra i 13 e i 17 anni e spesso le scuole sono i luoghi privilegiati. In che modo può incidere la figura del pediatra nell’aiutare questi adolescenti a non attraversare la porta del fumo?

Bambini-che-fumanoIniziare a fumare quando si è adolescenti può diluire la materia grigia nel cervello. Alcuni scienziati infatti hanno dimostrato che prima un uomo o una donna iniziano a fumare, meno materia grigia rimane nella parte del cervello che serve a prendere decisioni. La cosa che però li ha più scioccati è stato il notare come questi cambiamenti risulterebbero molto più evidenti per chi, appunto, inizia a fumare da adolescente e questa sarebbe anche una delle ragioni perché risulterebbe poi difficile smettere da adulti.

L’inizio della abitudine al fumo spesso precede anche i 13 anni ed è favorito dal vivere in un ambiente sociale in cui il fumo è visto come un segno di emancipazione. Nei ragazzi più giovani spesso è un sistema per appartenere al gruppo o per manifestare la trasgressione. E’ dimostrato che le campagne di dissuasione dal fumo basate su aspetti razionali o scientifici hanno poca presa sugli adolescenti, così come gli interventi da parte di un adulto.  Nei ragazzi più piccoli, già dagli otto anni, è possibile  invece fare opera di prevenzione attraverso  attività di gioco  miranti a fare acquisire la consapevolezza  dell’ effettivo ruolo del fumo come promotore sociale, oltre a riconoscere le spinte “inconsce” esercitate da pubblicità e aziende. Il pediatra sa che è importante comprendere perché gli adolescenti si avvicinano al fumo e come parlare con loro delle sigarette. Bisogna aiutare gli adolescenti a non fare il primo tiro. La sua azione deve essere basata su un dialogo con i genitori e con i ragazzi.  I genitori devono dare il buon esempio. Il fumo in adolescenza è più comune nei figli di genitori fumatori che dovrebbero cercare di capire l’attrazione che crea nel figlio adolescente vedere fumare i propri genitori. L’adolescente può fumare per ribellarsi o per sentirsi più inserito nel gruppo degli amici. Devono chiedere al loro figlio come si sente riguardo al fumo e se alcuni dei suoi amici fumano. Lodate le buone scelte di vostro figlio e parlate delle conseguenze di quelle cattive. Potrebbe sembrare che l’adolescente non senta una parola di quello che gli si dice, ma bisogna dirlo comunque. Provare a fare i conti e spiegare che fumare costa e potrebbero paragonare  il costo del fumo a oggetti elettronici, vestiti o altre cose essenziali per gli adolescenti. Il pediatra deve sapere che gli amici che fumano possono essere convincenti, quindi bisogna dare all’adolescente  gli strumenti che servono per rifiutare le sigarette. Deve spiegare cosa è la dipendenza perché la maggior parte degli adolescenti crede che fumare occasionalmente non causerà loro dipendenza e anche se diventeranno fumatori regolari, possano comunque cessare  quando vogliono. Gli adolescenti, però, possono diventare dipendenti anche con il fumo intermittente e con livelli relativamente bassi di fumo. Non ultimo il ruolo del pediatra è quello di dare una giusta informazione sugli effetti dannosi del fumo per il nostro organismo, a cominciare dai polmoni, alla pelle che invecchia prima, alle prestazioni fisiche che diminuiscono etc. Prendere una posizione rispetto al fumo negli adolescenti vuol dire anche partecipare alle campagne anti fumo a livello locale e nelle scuole.

  • In America è scoppiata la polemica per la diffusione della sigaretta elettronica tra i minori. Lei considera che questo possa rappresentare un reale pericolo anche in Italia?

ecig_opener“La diffusione di questi dispositivi potrebbe portare a una riduzione del senso di riprovazione che sta, invece, alla base delle norme restrittive finora entrate in vigore. Potremmo quasi dire che tendono a ridare legittimità all’atto del fumare, anche in presenza di soggetti suscettibili. Da anni la ricerca medica cerca di rispondere a questi quesiti, ma la tecnologia delle e-cig, ancora troppo giovane, rende difficile effettuare studi sui rischi a lungo termine che derivano dal loro utilizzo. Dai dati disponibili risulta che nel nostro Paese solo il 10 per cento di chi è diventato habitué della e-cig (da non più di qualche mese) ha effettivamente detto addio alle sigarette tradizionali. Sei su dieci tra i consumatori abituali, invece, stanno riducendo il fumo mentre c’è uno “zoccolo duro”, circa il 22 per cento, che non ha cambiato le sue abitudini e fuma le une e le altre peraltro aumentando la quantità di nicotina assunta”.

 

 

Valeria Nicolosi è giornalista, esperta in progettazione e comunicazione pubblica (sociale e istituzionale). Laureata in Programmazione delle Politiche Pubbliche nell’Università degli Studi di Catania, è anche masterizzata in Comunicazione Pubblica nell’Università IULM di Milano. L'amore e l'interesse nei confronti della formazione dell'opinione pubblica l’hanno portata a collaborare come consulente per LIAF con l’obiettivo di aiutarli a definire azioni utili per la diffusione e la sensibilizzazione della cultura antifumo. Valeria è oggi press office di LIAF e collabora anche con istituzioni ed enti pubblici diversi.

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