venerdì, Giugno 20, 2025
Home Blog Pagina 49

Storie di ex fumatori: oggi vi raccontiamo di Benji, idolo degli adolescenti

0

Continua il nostro appuntamento con le storie di ex fumatori. Quella di oggi è la storia di Benji, idolo degli adolescenti, parte duo musicale Benji & Fede che negli ultimi anni ha conquistato le classifiche con i suoi brani, e che ora si è sciolto. In una serie di interviste rilasciate a diversi giornali, Benji ha parlato così della sua storia di ex fumatore.

Di seguito il suo racconto: “Esattamente sei anni fa, uno stile di vita sbagliato e il troppo fumo (sigarette e non solo) mi spedirono per due interminabili settimane intubato in terapia intensiva con una rara malattia chiamata istiocitosi polmonare, la presenza cioè nei polmoni di noduli che tendono a formare cisti. Non mi sono mai sentito così vicino dal perdere tutto quello che stavo inseguendo. Una volta dismesso pesavo 10 kg in meno, non riuscivo a camminare e parlare contemporaneamente e il parere dei medici era chiaro: “Se smetterai di fumare recupererai una vita normale ma dovrai comunque rinunciare all’idea di praticare sport.

(Avevo solo 21 anni). Da quel giorno scattò qualcosa nella mia testa. Cambiai radicalmente stile di vita, adottai abitudini sane e feci una promessa a me stesso: NON AVREI FUMATO MAI PIÙ.

Per me, per la mia famiglia e per tutte le persone che credevano nei mille traguardi che volevo raggiungere. Viviamo in una società che tende a metterci continuamente in competizione, gli uni contro gli altri. A scuola, nel lavoro, nei rapporti. Sempre a sbatterti in faccia chi è più bravo di te. Ma se posso darvi un consiglio (io che di cose da imparare ne ho ancora tantissime): sfidate voi stessi, i vostri limiti, le vostre abitudini e nessun altro. Solo così raggiungerete i risultati più importanti .

Oggi ho corso 25 km (15.5 miglia) e tra poco andrò a farmi una nuotata con la mia ragazza. Ascoltate la vostra testa e lottate per i vostri sogni, non c’è niente che vi farà sentire più vivi.

Piante di tabacco per il nuovo vaccino contro il Covid-19

0
pianta di tabacco

Le piante di tabacco, secondo alcuni studi, forniscono validi metodi per produrre i vaccini più rapidamente. I produttori di tabacco, i cui prodotti sono collegati al danno polmonare, hanno iniziato a correre per sviluppare un vaccino contro il Coronavirus.

Medicago Inc., una società di biotecnologia in parte di proprietà del produttore di sigarette rivale Philip Morris International Inc., sta anche sviluppando un vaccino a base vegetale che potrebbe essere disponibile nella prima metà del 2021, se avesse successo. L’idea della sussidiaria di BAT Kentucky BioProcessing è quella di utilizzare piante di tabacco per produrre il vaccino sperimentale, derivato dalla sequenza genetica di Sars-CoV-2. Gli elementi del vaccino si accumulano nelle piante di tabacco entro sei settimane, mentre altri metodi richiedono mesi, secondo la BAT.

Se così fosse, le ipotesi fino ad ora addotte da numerosi studi scientifici sarebbero ancora più confutate. Ciò che importa è trovare un “freno” all’epidemia che sta cambiando le sorti del mondo intero.

Al momento ciò che è opportuno ricordare sempre è che seguire linee guida di comportamento è essenziale per il contenimento del virus. Il miglior modo che abbiamo per confrontarci con questa epidemia rimane sempre quello di fornire linee guida contenitive e terapeutiche che informino sull’evoluzione della malattia.

Fumare per alleviare lo stress, ma la tua salute sessuale è a rischio

0
salute sessuale

Secondo le stime, le patologie non trasmissibili quali malattie cardiovascolari, metaboliche oncologiche e respiratorie causano oltre 15 milioni di morti. Per tali patologie, uno dei fattori di rischio più diffusi è il fumo, che nei soggetti maschili è una dipendenza associata a disfunzioni erettili e parametri spermatici alterati.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Endocrinological Investigation, il tabagismo è considerato un fattore di rischio dei disturbi dell’apparato sessuale nei soggetti maschili, come la disfunzione erettile, che affligge circa 100 milioni di persone nel modo, con previsioni che innalzano la cifra a 300 milioni di casi entro il 2025.

I dispositivi a rischio ridotto, come la sigaretta elettronica, sono attualmente oggetto di studio per verificare che il loro utilizzo possa diminuire il danno associato all’apparato riproduttivo. Sebbene per quest’ultimo non siano ancora disponibili i risultati di studi specifici, ricerche preliminari indicano come le ecig provochino minori danni vascolari se paragonate alle sigarette tradizionali.

Il Massachusetts Male Aging Study, il primo studio su larga scala compiuto sulla popolazione riporta che il fumo di sigaretta raddoppia il rischio di sviluppare forme di disfunzione erettile. Nel 2001 una systematic review di 19 studi ha evidenziato come i soggetti maschi fumatori incorrano in disfunzioni erettili più dei soggetti non fumatori di circa il 12.4%.  

La Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità è la prima società scientifica nel mondo” ci spiega Emmanuele A. Jannini, Professore di Endocrinologia e Sessuologia Medica all’Università di Roma Tor Vergata e uno degli autori dello studio “tra quelle dedicate alla salute sessuale e riproduttiva dell’individuo e della coppia, ad aver preso posizione sul tema della riduzione del rischio del fumatore inveterato“.

Ad oggi, non esistono ricerche che ci forniscano dati incontrovertibili sui benefici della sigaretta elettronica nella diminuzione dei disturbi legati alla sessualità o alla fertilità. Se però consideriamo che sia per patologie cardiovascolari e respiratorie sia per l’infertilità o la disfunzione erettile il fumo rappresenta un fattore di rischio rilevante, l’utilizzo di strumenti a rischio ridotto come le ecig, riconosciute come strumenti utili di riduzione del danno, potrebbero diminuire i sintomi legati alla disfunzione erettile.

L’applicazione dei concetti di harm reduction può dunque fornire un valido supporto nel trattamento di queste condizioni cliniche: il tabacco e la nicotina assunte attraverso la sigaretta convenzionale sono riconosciute essere nemici della salute sessuale e riproduttiva. Promuovere percorsi di smoking cessation attraverso dispositivi che possano mantenere intatte le abitudini del fumatore riduce enormemente il danno provocato dalla combustione della sigaretta convenzionale.

Da sottolineare come molto spesso nella lotta la tabagismo la salute sessuale venga relegata in secondo piano: gli operatori che si muovono nelle maglie del tessuto sanitario dovrebbero ricevere informazioni più accurate e godere di una preparazione maggiore in materia di salute sessuale per fornire informazioni più precise a chi si rivolge loro per un aiuto.

Educazioni medica e ricerca scientifica: fornire ai fumatori informazioni precise e dettagliate e convogliarle sui mezzi di informazioni rappresenta ad oggi una grandissima possibilità per aiutare coloro che faticano a smettere di fumare, diminuendo il danno provocato dalla dipendenza da tabacco.

La confusione globale dell’impatto della nicotina sulla salute rende vani gli sforzi per smettere di fumare

0

New York, 22 luglio 2020 – Un nuovo studio pubblicato su Drugs and Alcohol Today ha evidenziato quali siano le lotte pubbliche per analizzare gli impatti della nicotina e del tabacco sulla salute. La confusione globale dell’impatto della nicotina sulla salute rende vani gli sforzi per smettere di fumare.

“Perceptions of Nicotine in Current and Former Users of Tobacco and Tobacco Harm Reduction Products from Seven Countries ha analizzato le percezioni di oltre 55.000 consumatori di nicotina in sette paesi diversi.

La pubblicazione “Perceptions of Nicotine” afferma che esistono notevoli divari tra la scienza e la percezione pubblica riguardo al ruolo che la nicotina può svolgere nell’influenzare il comportamento e la salute delle persone. Questo avviene anche se la maggior parte dei ricercatori e dei medici pensano che la nicotina non sia cancerogena e che il danno delle sigarette proviene principalmente da altri componenti trovati nel tabacco, come il catrame.

“Il fatto che la maggior parte dei fumatori non conosca la differenza tra la nicotina e le sigarette è preoccupante per chiunque si impegni nella lotta contro il tabacco”, ha dichiarato la Dott.ssa Sarah Rajkumar, direttrice della Foundation For a Smoke-Free World. “Vorremmo lavorare con gli esperti dei media e della comunicazione per aiutarli a fornire informazioni più chiare sullo stato dell’impatto della nicotina sulla salute. L’obiettivo è quello di educare i responsabili politici sull’importanza dell’affrontare i prodotti di riduzione del danno in modo diverso rispetto al tabacco combustibile”.

Confusione sui rischi per la salute

Un’indagine del 2017 ha rilevato che in molti paesi la maggior parte dei fumatori usa i termini “nicotina” e “sigarette” come se fossero la stessa cosa: ciò suggerisce una mancanza di consapevolezza che il consumo di nicotina che segue l’approccio della riduzione del danno da tabacco (THR) non comporta gli stessi rischi per la salute.

Lo studio esamina anche il Global State of Smoking Poll 2019 di oltre 50.000 consumatori di tabacco attuali ed ex negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in India, Grecia, Norvegia, Giappone e Sud Africa. L’indagine ha rivelato che il 65,7% dei partecipanti adulti ritiene che la nicotina provochi il cancro. Questa percezione errata persiste anche tra le persone che avevano smesso di fumare con successo. La maggior parte ritiene che la nicotina fosse dannosa, mentre la percentuale di chi ha smesso perché che credeva che la nicotina fosse la causa primaria del cancro era leggermente superiore a quella degli attuali utilizzatori.

I media contribuiscono alla disinformazione

Per comprendere meglio la fonte dell’affermazione errata la pubblicazione “Perceptions of Nicotine ha anche esaminato il rapporto tra i media e le relazioni pubbliche riguardanti la nicotina nei punti vendita negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in India e in Sud Africa tra gennaio 2019 e marzo 2020.

I risultati hanno indicato un punto di vista coerente di copertura mediatica negativa che menziona la nicotina, con quasi un terzo delle storie che fanno riferimento alla natura di dipendenza della nicotina e ai pericoli della dipendenza. Gran parte della pubblicazione includeva un’argomentazione molto limitata sull’efficacia delle sigarette elettroniche come strumento valido per smettere di fumare, mentre mancava qualsiasi accenno invece sui potenziali usi terapeutici della nicotina. La pubblicazione non menziona, ad esempio, l’uso della nicotina contro il morbo di Parkinson o l’Alzheimer.

Invito alla trasparenza nel dialogo pubblico

Lo studio della Dott.ssa. Rajkumar si conclude con un invito all’azione per migliorare le informazioni sulla nicotina sui prodotti THR (Tobacco Harm Reduction) per garantire che la popolazione globale dei fumatori abbia accesso alle risorse di cui ha bisogno per smettere.

“I dati sul fatto che le percezioni pubbliche della nicotina spesso sia in conflitto con le ricerche scientifiche sono molto chiari “, ha dichiarato il Dr. Derek Yach, presidente della Foundation For a Smoke-Free World. “La disinformazione ostacola l’adozione di strategie valide per smettere di fumare”.

L’articolo “Perceptions of Nicotine” è stato pubblicato come parte di una più ampia edizione speciale di Drugs and Alcohol Today. Le parti aggiuntive coprono una serie di questioni relative al controllo del tabacco e alle strategie di riduzione del danno.

San Raffaele di Milano: fra i malati di Covid-19 ci sono pochi fumatori

0

Le continue ricerche dei medici del San Raffaele di Milano confermano che il Sars-cov2 colpisce con meno frequenza i fumatori.

Già lo scorso aprile, grazie alle ricerche di medici come Riccardo Polosa, Konstantinos Farsalinos e Raymond Niaura, i dati scientifici non segnalavano molti fumatori tra i malati di Covid.

Oggi, i medici del San Raffaele, tra cui Giovanni Landoni, Giulia Veronesi e Alberto Zangrillo, confermano che tra i pazienti ricoverati in ospedale a causa del Covid-19, il tasso dei fumatori è molto ridotto.

Questo è quello che emerge dal testo intitolato Recent Exposure to smoking and covid-19 e pubblicato sul Critical Care and Resuscitation. Diverse istituzioni sanitarie ma stessi risultati, anche in Italia.

I ricercatori hanno condotto inoltre un’analisi degli studi disponibili su diverse riviste scientifiche e il risultato è lo stesso:

nei pazienti che hanno sviluppato il Covid-19 e che hanno richiesto terapia intensiva o ricovero in ospedale rispetto alla popolazione generale il tasso di fumo è basso.

Secondo i medici, negli ultimi mesi, il numero delle pubblicazioni delle riviste scientifiche è aumentato e le ipotesi sono tante e varie. Tra queste, la possibilità che la nicotina eserciti un ruolo “protettivo” nei confronti del virus.

Ma come ha sottolineato il prof. Riccardo Polosa durante il GFN 2020, è sulla qualità degli studi scientifici condotti in questi ultimi mesi che bisogna concentrarsi, fornendo dati chiari e ricerche aggiornate.

Da sottolineare però è che anche se tra i pazienti ospedalizzati risultano esserci meno fumatori, non bisogna mai abbassare la guardia, nonostante la necessità e l’impellenza di trovare delle risposte.

Sai davvero cos’è la riduzione del danno da tabacco?

0
the

Nell’ultimo decennio, i dispositivi a basso rischio per sostenere i programmi di riduzione del danno da tabacco hanno sollevato sia opinioni positive sull’efficacia di questi prodotti sia reazioni fortemente contrarie.

Le false dichiarazioni dei media sugli studi delle sigarette elettroniche inducono il pubblico a non credere ai rischi relativi più bassi dei prodotti utilizzati nella tobacco harm reduction. La politica ostruzionista della salute pubblica impedisce ai fumatori che vogliono smettere di avvicinarsi a nuovi metodi che portano benefici in termini di salute.

Ma parlare di riduzione del danno del tabacco significa abbracciare una pluralità di comportamenti, scelte e prodotti che possono confondere. Ma per comprendere appieno l’innovazione dobbiamo considerare un assioma funzionale di base: smettere di fumare non è facile.

Secondo un paper recentemente pubblicato ed elaborato dal Dr. Renée O’Leary e dal Dr. Riccardo Polosa, la tassazione pesante, i divieti normativi, i titoli sensazionali dei media e le percezioni errate sulla nicotina sono le barriere che impediscono alle persone di utilizzare prodotti a basso rischio.

Basta pensare che i tassi di ricaduta sono elevati, dal 75%-80% nei primi sei mesi e dal 30% al 40% anche dopo un anno di astinenza. Raggiungere alti livelli di cessazione nella popolazione del fumo di tabacco è un obiettivo irrealistico perché i tassi di abbandono riusciti sono molto bassi, i tassi di ricaduta sono alti e, inoltre, un certo numero di persone desidera fumare.

Abbiamo approfondito l’argomento con la Dott.ssa Renée O’Leary, autrice del paper e ricercatrice anche del Coehar.

Benvenuta Renée, può dirci qualcosa sull’obiettivo del paper?

Lo scopo di questo paper è quello di rivolgersi a medici e ricercatori argomentando e fornendo una overview generale sulla riduzione del danno da tabacco. Perché pensiamo che sia importante parlare dei benefici e delle barriere che affrontiamo.

Può spiegarci cos’è la riduzione del danno da fumo?

La riduzione del danno da fumo è un modo per sostituire i prodotti a basso rischio, i prodotti a minore esposizione per il fumo. Anche con un basso rischio, fumare è rischioso. Questi prodotti possono ridurre il rischio causato dal fumo da tabacco. La gente trova molto difficile smettere di fumare e anche le persone che hanno smesso, hanno delle ricadute e molto spesso ricominciano a fumare, come abbiamo detto sul paper. È del tutto irragionevole pensare che le persone smettano o che non ricomincino a fumare: è qualcosa che accade difficilmente nella vita reale.

C’è un modo per combattere la recidiva?

Sfortunatamente, come menzionato sul paper, una revisione sistematica dei metodi comportamentali per smettere di fumare ha dimostrato che quest’ultimi non funzionano. Ed è per questo che torniamo a sostituire i prodotti. L’idea è che si può avere una ricaduta, forse a causa di un periodo stressante della tua vita (divorzio, morti, ecc) e sicuramente ci auspichiamo che voi smetteste di nuovo ma fino ad allora possiamo consigliare un prodotto che comporta un rischio minore.

Pensi che questi prodotti e dispositivi saranno più accettati dalla società in futuro?

Vorremmo davvero che diventino più accessibili e accettabili per le persone. Molte persone hanno una percezione errata sulla riduzione del danno e prodotti a basso rischio come le sigarette elettroniche. Quindi combattiamo costantemente la disinformazione.

Parliamo di ciò che conta davvero: la percezione errata della nicotina. Cosa è vero e cosa invece no?

Come abbiamo riportato sul paper, la nicotina in sé crea dipendenza. Ci sono altri componenti del tabacco che creano dipendenza. Ma ritornando alla nicotina, i medici non sono adeguatamente informati su quali sono i rischi reali della nicotina. La nicotina non causa il cancro. Quello che è successo negli ultimi anni è che la nicotina è stata demonizzata e questo accade perché le persone non sono informate correttamente. Ora sappiamo che la nicotina ha degli effetti sullo sviluppo del bambino o induce un basso tasso di natalità. Allo stesso tempo sappiamo che la nicotina non causa cancro o ictus. Il problema è che le persone usano le sigarette per altri scopi: calmarsi, ridurre l’ansia o per noia. Penso che molti adolescenti inizino a fare uso di nicotina perché sono annoiati. C’è stato uno studio in Canada che ha dimostrato che la percentuale più bassa di adolescenti che fumano sono in scuole con i migliori corsi extrascolatistici.

Parliamo di svapo e adolescenti: abbiamo dati sul perché gli adolescenti iniziano a svapare?

No, ma c’è una teoria: il tipo di adolescente che inizia a svapare è il teenager che fuma cannabis, o fuma sigarette o va sullo skate senza casco. Continuo a pensare che la noia sia un fattore determinante per iniziare a svapare.

E l’approccio mediatico?

All’interno del paper citiamo un documento del 2018 dell’Inghilterra che dice che la disinformazione dei media è enorme. Le persone tendono a ignorare gli studi che non si rispecchiano la loro posizione. Non vogliamo uno studio che supporti una singola prova o posizione. Se si sceglie l’approccio THR è necessario sapere quali sono i rischi residui .

ISPM: aperto il bando per la selezione dei partecipanti alla seconda edizione

0

Catania, 20 luglio 2020 – La condivisione di esperienze, idee e competenze specifiche crea nuove opportunità concrete di lavoro, amplia le nostre conoscenze e ci rende competitivi nel mondo. Questo è l’obiettivo principale della ISPM – International Summer School on Project Management, la prima scuola al mondo con un focus specifico sulla gestione di progetti in ambito di ricerca antifumo. Organizzata in iniziativa congiunta da ECLAT, spin off dell’Università degli studi di Catania, e dal CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dello stesso Ateneo, la Summer School, come promesso, ha assicurato due contratti di collaborazione per gli studenti che si sono distinti per merito e competenze durante la prima edizione della Summer School. 

L’edizione 2019 ha visto la partecipazione di 15 giovani project manager provenienti da più di 20 Paesi nel mondo e selezionati tramite avviso pubblico da una commissione di esperti del settore. La seconda edizione, ancora una volta totalmente gratuita, offre più opportunità, consentendo a ben 30 giovani professionisti/laureati provenienti da tutto il mondo, selezionati in base a criteri di merito, di partecipare al corso.

La Summer School ha il patrocinio gratuito dell’Università degli Studi di Catania e, come novità della nuova edizione, anche del PMI-SIC, sezione sud Italia del Project Management Institute, la più importante istituzione di Project Manager a livello mondiale, fondata nel 1969 a Philadelphia (USA), con circa 600.000 membri in tutto il mondo.

La scuola estiva internazionale sulla gestione dei progetti applicati alla riduzione del danno da fumo, si terrà anche quest’anno a Giardini Naxos (Taormina, Messina) dal 5 all’11 ottobre 2020.

Il percorso formativo costituisce un’esperienza di formazione unica per affrontare al meglio le sfide del project management, si articolerà in 7 giornate durante le quali si svolgeranno lezioni teoriche, attività pratiche e simulazioni di progetti. Grazie a questo corso, che prevede la partecipazione anche di docenti internazionali esperti del settore, gli studenti saranno in grado di sviluppare, pianificare e coordinare progetti di ricerca soprattutto nel settore medico scientifico della Riduzione del Danno da Fumo, un ambito ancora poco esplorato e che rappresenta una grande opportunità di ricerca e di lavoro.

“Nel riproporre l’opportunità della nostra Summer School, – ha dichiarato il leader di progetto, Daniela Saitta – dopo la prima fortunata edizione, intendiamo contribuire ad allineare la formazione con le richieste del mondo del lavoro. Il percorso che abbiamo messo a punto consente di acquisire strumenti pratici e competenze su un tema cruciale come quello della gestione dei progetti che sta diventando sempre più importante per eseguire attività in modo controllato, ottenendo tutti i risultati attesi nel modo più efficace possibile. Capacità di pianificazione del lavoro, budgeting, gestione delle scadenze, collaborazione con team multidisciplinari, consapevolezza dei punti di forza e di debolezza, sono tutte sfide che un project manager deve affrontare”.

Il bando per candidarsi scade il 9 Agosto 2020. Per maggiori informazioni link al sito web: https://www.ispm-coehar.org/ispm-2020/ispm-2020-apply-today/

LIAF dona mascherine per i passeggeri dell’aeroporto di Catania e test sierologici gratuiti per i medici siciliani

0

Catania, 17 Luglio 2020 – LIAF – Lega Italiana Anti Fumo, da anni impegnata nella lotta contro il tabagismo, ha avviato due importanti iniziative mirate a contrastare la diffusione del coronavirus.

La prima iniziativa, in collaborazione con la governance dell’Aeroporto Internazionale di Catania prevede la distribuzione gratuita di 20 mila mascherine a tutti i passeggeri dell’aeroporto Fontanarossa. La LIAF riconosce l’importanza delle misure di protezione personale come baluardo contro la diffusione del virus e le mascherine sono il primo vero scudo di difesa individuale. 

La seconda iniziativa, in collaborazione con Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Catania, prevede l’offerta gratuita di 500 test sierologici per i medici e i dentisti catanesi. Lo stretto contatto con malati e pazienti di ogni tipologia espone gli operatori sanitari a un rischio di contagio più elevato rispetto alla gente comune. Grazie al test, si potrà capire a quali rischi si espongono gli operatori sanitari nello svolgimento del loro dovere. 

Ezio Campagna, Presidente di LIAF, si è detto fiero di queste importanti iniziative filantropiche targate LIAF. “La campagna di raccolta delle donazioni anti-COVID è stata generosa con la LIAF. Siamo dunque felici e orgogliosi di investire quanto raccolto in questi mesi per la Sicilia e i Siciliani”. 

Il Prof. Riccardo Polosa, già responsabile scientifico di LIAF ed immunologo di fama internazionale dell’Università degli studi di Catania, ha affermato “Siamo orgogliosi di poter offrire a medici e dentisti una valutazione seria del loro grado di protezione contro il coronavirus per metterli in condizione di poter continuare a lavorare con maggiore serenità. Siamo anche fieri – ha aggiunto Polosa – di poter dotare tanti viaggiatori di mascherine protettive, che servono a dare sicurezza, oltre a essere un modo per riaffermare il diritto a una maggiore libertà di circolazione”.

Questa nuova iniziativa LIAF segue la recente attività di sostegno alla lotta contro il coronavirus iniziata già nel mese di Aprile con l’attivazione della helpline telefonica “LIAF Call Me” che ha fornito assistenza psicologica gratuita a centinaia e centinaia di italiani costretti alla reclusione domiciliare imposta dal lockdown nazionale. In quell’occasione, peraltro, i ricercatori di LIAF hanno avuto modo di valutare le risposte da 1825 partecipanti e tradurle in risultati che sono già stati pubblicati sulla rivista internazionale Health Psychology Research. 

“Siamo davvero grati alla LIAF per l’iniziativa che denota particolare sensibilità – ha dichiarato il presidente SAC, Sandro Gambuzza – e rappresenta un segnale di attenzione verso sé stessi e verso il prossimo e di responsabilità collettiva”.

U di attenzione nei confronti dei passeggeri ha parlato anche l’amministratore delegato SAC, Nico Torrisi. “Il Paese, fortunatamente, ha ricominciato a muoversi e i turisti a viaggiare – ha detto – ed è quindi quanto mai importante fornire ai passeggeri i dispositivi indispensabili che permettano di farlo in tutta sicurezza.

Fa piacere la ventata di ottimismo, ma questo non vuol dire essere irresponsabili”. 

pastedGraphic.png

Sigarette elettroniche e malattie respiratorie: nessun collegamento

0

Lo scorso febbraio i medici Dharma Bhatta e Stanton Glantz hanno pubblicato uno studio sull’American Journal of Preventive Medicine sostenendo che l’uso delle e-cig è un fattore di rischio per le malattie respiratorie. In un comunicato stampa dell’Università della California (San Francisco), inoltre, il professor Glantz ha ribadito che le sigarette elettroniche hanno effetti negativi a lungo termine sulla salute.

Le polemiche però non si sono fatte attendere e nelle scorse ore i ricercatori della Cornell University, guidati dal professore di economia Don Kenkel, hanno pubblicato una analisi completa di quello studio affermando che:

“Non esiste alcuna prova che l’uso attuale o precedente di sigarette elettroniche sia associato a malattie respiratorie”.

Il prof. Kenkel e i suoi collaboratori spiegano perché le affermazioni di Bhatta e Glantz sarebbero false:

“Le associazioni statistiche che Bhatta e Glantz trovano tra l’uso di sigarette elettroniche e le malattie respiratorie sono guidate da utilizzatori di sigarette elettroniche che sono anche attuali o ex fumatori di tabacco combustibile. Quasi tutti gli utilizzatori di sigarette elettroniche erano fumatori attuali o ex di tabacco combustibile. Nel campione di analisi longitudinale con 17.601 osservazioni, c’erano solo 12 attuali utilizzatori di sigarette elettroniche che non avevano mai fumato tabacco combustibile. Nessuno dei 12 intervistati ha avuto malattie di tipo respiratorio”.

L’anno scorso, Bhatta e Glantz hanno affermato sul Journal of the American Heart Association che le sigarette elettroniche causano infarti. Ma molti degli infarti verificati sui vapers potevano essere riconducibili ad anni di fumo di sigaretta convenzionale. Motivo per cui i redattori sono stati costretti a ritirare clamorosamente lo studio.

È importante notare che Bhatta e Glantz hanno utilizzato le stesse sovvenzioni federali, per un totale di 13,6 milioni di dollari, per finanziare sia lo studio retratto dell’attacco cardiaco JAHA che lo studio falso delle malattie respiratorie AJPM. Tuttavia, è intollerabile che i fondi pubblici siano utilizzati nella produzione di ricerche scientificamente infondate.

Uno degli studi più importanti che si stanno conducendo all’interno del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania riguarda proprio la risposta all’efficacia e ai rischi dello svapo nel lungo periodo. Veritas Cohort, infatti, è il progetto che valuterà lo stato di salute di centinaia di svapatori nel mondo in un lasso di tempo molto lungo e significativo per elaborare dati certi e attendibili.

Il nuovo manuale del vaping tra scienza e reale utilizzo

0

I risultati dei test tossicologici, degli studi sulla popolazione e dei trial clinici dimostrano il potenziale rappresentato dalla politiche di riduzione del danno per i fumatori. Purtroppo, barriere socio-culturali ed economiche, tra cui tasse elevate, percezioni sbagliate sulla nicotina e timori sui tassi di dipendenza tra gli adolescenti,  impediscono che tali prodotti diventino accessibili a tutti e siano una valida scelta per coloro che vogliono smettere di fumare.

Catania, 15 luglio 2020 – Smettere di fumare non è una scelta facile e comporta un percorso e un impegno che molti fumatori non riescono ad affrontare da soli. Ad oggi, esistono alternative legate alle teorie sulla riduzione del danno che possono aiutare chi vuole smettere ad abbandonare la sigaretta. Ma rappresentazioni falsate, politiche esclusiviste e tassazioni elevate impediscono l’accesso ai prodotti a rischio ridotto.

Il paper “Tobacco Harm Reduction in the 21st century”, ad opera della Dott.ssa Renée O’Leary e del Prof. Riccardo Polosa, offre una visione a 360 gradi della dipendenza da tabacco e delle sfide che i ricercatori nel campo della THR sono impegnati a combattere quotidianamente.

Purtroppo, nei percorsi di smoking cession e relativi follow up, i tassi di abbandono si attestano tra il 3% e il 12%, mentre rimangono alti i tassi di ricaduta , tra il 75% e l’80% nei primi sei mesi e il 30% e 40% anche dopo un anno di astinenza.

Ma ridurre la mortalità e il tasso di patologie fumo-correlate si può, grazie agli strumenti a rischio ridotto e alle politiche di harm reduction. Anche se tali prodotti non sono esenti da rischi, rappresentano un valida alternativa: molto spesso i fumatori fumano proprio per gratificarsi, alleviare lo stress. Offrire un’opportunità che fornisca nicotina significa fornire la possibilità di non usare le sigarette convenzionali.

Gli ostacoli alla THR

L’accesso dei fumatori ai prodotti a rischio ridotto è ostacolato sia da false percezioni in materia di tobacco harm reductions sia da tassazioni elevate. I fumatori, spaventati dalla mole di informazioni contrastanti, respingono tali prodotti, molto spesso poco invogliati dai titoli sensazionalistici usati dai media, che tratteggiano con tinte fosche tali prodotti.

“C’è una tendenza a valutare gli studi come isolati, dunque se improvvisamente uno studio in vitro, cioè sulle cellule, mostra risultati preoccupanti, diventa un indicatore unico della situazione. Gli studi vanno selezionati, analizzati e contestualizzati”, spiega la Dott.ssa Renée O’Leary.

A rendere la situazione più difficoltosa contribuiscono i bandi di tali prodotti dal mercato, che non solo impediscono l’accesso a chi vuole smettere, ma incentivano la nascita del mercato nero, come ben si è notato con i casi di EVALI negli USA, dove molto spesso i malati hanno ammesso l’uso di prodotti per il vaping acquistati illegalmente.

La nicotina

Se consideriamo i fumatori adulti, è vero che la nicotina causa dipendenza, ma non è invece causa del cancro o di infarti. Un sondaggio condotto nelle scuola di medicina, infermieristica e odontoiatria dell’Università di Louisville su 826 membri delle facoltà ha dimostrato che il 38% degli intervistati  credeva che la nicotina fosse un fattore di rischio elevato per l’infarto e l’ictus e un ulteriore 50% la riteneva un fattore di rischio moderato. In Inghilterra, il 40% del pubblico crede che la nicotina sia la causa del cancro correlato al fumo.

“Negli ultimi anni la nicotina è stata demonizzata. Sappiamo per certo che la nicotina può influenzare lo sviluppo del feto o produrre tassi di natalità bassa. Ma la nicotina in un fumatore adulto di per sé non causa del cancro. Il problema risiede nel fatto che le persone utilizzano le sigarette per calmarsi, per alleviare lo stress e perché si annoiano.”

Dipendenza giovanile

Forse la più difficile barriera da abbattere. Molti ritengono che le sigarette elettroniche usate dai giovani possano portare alla dipendenza da nicotina. Ma in realtà, una ricerca condotta tra gli studenti del 12 grado in America riporta che il 26% svapa una o due volte al mese.

I ricercatori nel campo della sanità pubblica devono essere aperti e sinceri sull’efficacia dei trattamenti di cessazione così che tobacco harm reduction possa essere messa nella giusta prospettiva. Servono studi che possano analizzare gli effetti a lungo termini dell’utilizzo di tali prodotti, che ne dimostrino l’efficacia, informando sia sui possibili rischi per chi vuole smettere sia sui benefici di questa scelta.

Per il Prof. Riccardo Polosa: “Non vi è dubbio che i sistemi a rilascio di nicotina senza combustione siano un bene prezioso, realistico e molto meno dannoso nella lotta contro il fumo. Una ricerca di buona qualità diventerà sempre più importante per stabilire tollerabilità, sicurezza, efficacia e potenziale di riduzione del danno di queste nuove tecnologie e per aggiungere credibilità al paradigma di riduzione del danno da tabacco. L’innovazione tecnologica sta già apportando miglioramenti significativi non solo nella sfera della qualità, ma anche per quanto riguarda efficacia e sicurezza. Questa review è composta da lavori altamente qualificati e spero che godrà del riconoscimento tra tutti coloro che si occupano di sanità pubblica“.

Allo stesso tempo una cambiamento deve avvenire: i media e le autorità di salute pubblica devono accantonare i pregiudizi sulla tabacco harm reduction e verificare fonti e studi, fornendo notizie il più possibile adeguate e congrue.

Come si legge nel paper:“Per noi impegnati nella harm reduction non c’è un punto di ritorno- noi supportiamo i nostri pazienti, le famiglie, gli amici e i concittadini per il loro diritto di avvalersi di snus, dei prodotti a tabacco riscaldato e delle sigarette elettroniche”