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Il team dell’Institute of Tecnology ha ideato mattoni di argilla contenenti mozziconi di sigaretta

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Il nostro ecosistema è messo a dura prova da tanti tipi di inquinamento come quello dei mozziconi di sigaretta, il primo passo è quello di informare i fumatori della composizione del filtro e sensibilizzarli a smaltirle correttamente, poiché spesso si pensa siano biodegradabili e invece non è così.

La degradazione dei mozziconi è rapida nei primi mesi ma poi si arresta del tutto rimanendo nell’ambiente, dando vita a sostanze tossiche.

Tutto ciò ha un forte impatto ambientale dimostrato da varie ricerche.

Purtroppo l’abbandono di mozziconi è una pratica molto diffusa, basti pensare che ogni giorno in Italia, ne vengono gettati oltre 195mila, anche se diversi progetti sperimentali dimostrano come si possano riciclare fornendo energia e materiali industriali. I filtri spesso contengono metalli pesanti come arsenico, cromo, nichel e cadmio.

Tante sono le soluzioni per riciclare questo rifiuto, una in particolare:

Il team dell’Institute of Tecnology ha ideato dei mattoni di argilla contenenti mozziconi di sigaretta all’1%, i quali hanno le stesse caratteristiche dei laterizi tradizionali ma utilizzando meno energia e costi per la produzione. Oltretutto pare che questi mattoni risulterebbero più leggeri e che potrebbero garantire un migliore isolamento termico offrendo un notevole risparmio su riscaldamento e raffreddamento nelle case. Ci vogliono fino a trenta ore per riscaldare e cuocere i mattoni, con un notevole risparmio finanziario. I mozziconi possono impiegare anni prima di decomporsi, ma durante la cottura del coccio le sostanze inquinanti vengono intrappolate e rese innocue dal mattone stesso. Quindi da un lato si ridurrebbe l’inquinamento, dall’altro si abbasserebbero i costi dei materiali di costruzione, ricordando che le sigarette inquinano fortemente l’ambiente, oltre a danneggiare la salute dei fumatori e di chi li circonda.

GTFN 2020: sostenibilità e innovazione sono fondamentali per il futuro della riduzione del danno da tabacco

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Quali sono le migliori pratiche che l’industria del tabacco dovrebbe seguire per realizzare un cambiamento sostenibile attraverso l’innovazione e la regolamentazione? Questa è stata la domanda su cui si è concentrato il Global Tobacco and Nicotine Forum di quest’anno, GTFN 2020. Le risposte sono state presentate da esperti di aziende innovative del settore, organizzazioni non governative, mondo accademico e governi.

Il GTFN ebbe inizio nel 2008 a Rio de Janeiro e quest’anno giunge all’undicesima edizione. Da allora si è sviluppato attraverso uno scambio globale di opinioni e idee tra esperti di salute pubblica, funzionari governativi, investitori e l’industria della nicotina. A causa dell’epidemia COVID-19, l’incontro di quest’anno si è tenuto online e con grande successo. I relatori provenivano da 23 paesi diversi e hanno attirato oltre 1.400 partecipanti.

L’edizione di quest’anno ha visto la partecipazione dello scrittore e membro della Camera dei Lord del Parlamento britannico Matt Ridley; l’eurodeputato, vicepresidente della Commissione per il commercio internazionale del Parlamento europeo, Juliu Winkler; Derek Yach, Presidente della Fondazione Smoke Free World; il direttore del Tobacco Products Center (FDA) della Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti e Ian Paisley, deputato per North Antrim, Regno Unito. Altri partecipanti degni di nota furono Clive Bates, direttore di Controfattuale; Konstantinos Farsalinos, ricercatore presso Onassis Cardiac Surgery Center; David Levy, professore di oncologia alla Georgetown University; Sally Satel, studiosa residente presso l’American Enterprise Institute e docente di psichiatria all’Università di Yale; Marewa Glover, direttore del Centro di eccellenza della ricerca sulla sovranità e il fumo indigeni; e Karl Fagerstrom, psicologo clinico presso il Smokers Information Center in Svezia.

Tra le presentazioni Kingsley Wheaton, Chief Marketing Officer di BAT Group (CMO), che ha tenuto un discorso evidenziando un cambiamento significativo nella direzione dello sviluppo delle politiche legate al tabacco. Ha introdotto cambiamenti commerciali promuovendone l’innovazione e la sostenibilità.

Sono state presentate diverse linee guida. In primo piano: il ruolo positivo della scienza, le prospettive basate su delle prove, la libertà di innovazione, la comunicazione e il marketing responsabile.

“Il GTFN è ora un evento globale” ha dichiarato il Prof. Riccardo Polosa, Fondatore del CoEHAR. “I dati mostrano che se è disponibile un’alternativa meno dannosa valida, le sigarette convenzionali possono essere gradualmente eliminate. Per accelerare questo processo, è fondamentale garantire la massima qualità della ricerca per portare alla giusta strada l’innovazione dei prodotti. Milioni di fumatori dovrebbero avere il diritto di scegliere di passare a prodotti meno nocivi e ridurre così il rischio per la loro salute”.

In uno dei panel, Derek Yach, Presidente della Fondazione Smoke Free World, ha annunciato la pubblicazione del Tobacco Transformation Index, che mira ad accelerare la riduzione dei danni causati dal consumo di tabacco. Gli obiettivi principali dell’indice sono promuovere l’eliminazione graduale dei prodotti del tabacco ad alto rischio e accelerare lo sviluppo di alternative a rischio ridotto per i consumatori. L’indice mira a garantire la coerenza delle attività di riduzione del danno nei mercati mondiali con linee guida condivise.

Ciò che è diventato più chiaro durante le discussioni al GTNF 2020 è l’importanza di sottolineare che la nicotina non è la causa del danno, ma la combustione. Pertanto, gli investitori, i responsabili delle politiche, le parti interessate e i fumatori dovrebbero agire di conseguenza per porre fine all’uso dei prodotti a combustione ed evitare milioni di morti. Gli sforzi devono concentrarsi sulla transizione alla consegna di nicotina non a combustione.

Ecigs: in Italia è boom di vendite

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Il boom di vendite di ecigs ha fatto sì che l’Italia si classificasse al quinto posto tra i paesi che più utilizzano le sigarette elettroniche. Diversi, infatti, i trend positivi registrati nel nostro paese.

Le campagne sugli effetti nocivi del fumo si portano avanti ormai da molto tempo ma non si era mai assistito a una diminuzione di sigarette convenzionali, soprattutto in termini di consumo.

Ma qual è la motivazione di questo risultato? Sicuramente il merito è di tutti quei nuovi prodotti che erogano nicotina senza combustione e che risultano essere meno dannosi: le ecigs.

Lo scorso 11 settembre, anche il Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha confermato il trend positivo sul calo delle vendite di sigarette convenzionali, e per la prima volta il dato ha segnato la diminuzione delle vendite dovute proprio all’aumento dei consumatori di prodotti senza combustione.

Diversi anche gli studi che hanno dimostrato e confermato che la maggior parte degli utilizzatori di sigarette elettroniche sono quasi tutti ex fumatori, questo perché le sigarette elettroniche sono considerate un valido strumento nei percorsi di smoking cessation. Le ecigs sono utilizzate prevalentemente per smettere di fumare, per abbandonare del tutto la sigaretta convenzionale.

Che il boom di vendite di ecigs sia scoppiato per moda anche in Italia? Quello che sappiamo e che è ormai certo è che lo svapo sia più sicuro del fumo e la percentuale del 95% lo conferma.

Sono e continuano a essere molti gli esperti del settore e i centri antifumo che in Italia appoggiano le tecniche di smoking cessation, tra questi il CoEHAR di Catania che da anni mette a disposizione un team di accademici sempre pronto a rivoluzionare la scienza e l’innovazione. Le nuove linee guida dei centro antifumo rappresentano ogni giorno un passo fondamentale nella lotta contro il fumo e l’efficacia delle ecigs contribuisce a far salire i trend di vendita del nostro paese.

Il 63% degli italiani ha ridotto l’utilizzo di tabacco e sigarette tradizionali e ha affermato che grazie all’utilizzo delle ecigs è possibile smettere di fumare.

Le 15 più grandi aziende di tabacco non progrediscono nella riduzione del danno

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New York, 23 Settembre 2020Tobacco Transformation Index, è l’indice che rileva come la maggior parte delle 15 maggiori aziende produttrici di tabacco non sta compiendo progressi sostanziali nell’eliminazione graduale delle sigarette e di altri prodotti di tabacco ad alto rischio.

Solo poche aziende hanno assunto impegni pubblici per la riduzione del danno sostenendo investimenti significativi. La maggior parte delle aziende non lo ha ancora fatto.

Con 1,3 miliardi di consumatori di tabacco nel mondo, di cui 8 milioni muoiono ogni anno per malattie legate al fumo, la posta in gioco per la salute globale è molto alta.

Tobacco Transformation Index è il primo indice a classificare le 15 più grandi aziende produttrici di tabacco del mondo (che rappresentano quasi il 90% del volume globale di sigarette) in base alle loro prestazioni relative all’impegno nel fornire progressi e nel sostenere la riduzione del danno da tabacco. L’indice 2020 valuta tutte le attività delle aziende produttrici di tabacco dal 2017 al 2019 relative a: strategia e gestione, vendita di prodotti, allocazione del capitale, offerta di prodotti, marketing, attività di lobbying e difesa.

Tobacco Transformation Index 2020 classifica al primo posto Swedish Match, che ha ceduto la sua attività di sigarette nel 1999. Seguono: Phillip Morris International, British American Tobacco, Altria, Imperial Brands, Japan Tobacco, KT&G, ITC Ltd., Swisher International, Tobacco Authority of Thailand, Vietnam National Tobacco, Gudang Garam, Djarum, Eastern Co. e China National Tobacco Corp.

“Ispirato dal successo dimostrato dagli indici focalizzati su altri settori, l’obiettivo del Tobacco Transformation Index è quello di stimolare la pressione esterna e la concorrenza del settore necessaria per eliminare la combustione dal mercato delle sigarette, accelerare il cambiamento e ridurre le malattie”, ha affermato il dott. Derek Yach, presidente della Foundation for a Smoke-Free World. “La società e i grandi investitori istituzionali come banche e fondi pensione, che rappresentano l’85% degli investimenti nelle società di tabacco quotate in borsa, hanno la possibilità per spingere la gestione delle società del tabacco a prendere misure che migliorano notevolmente la salute”.

I progressi dell’industria nella riduzione del danno da tabacco non sono sufficienti

Nel 2019, 13 delle 15 società produttrici di Tobacco Transformation Index hanno generato almeno il 95% del valore netto delle vendite attraverso prodotti del tabacco ad alto rischio, comprese le sigarette. Nel 2019, le vendite di prodotti a rischio ridotto di Swedish Match hanno rappresentato il 44% delle sue vendite nette, seguite da Philip Morris International al 19% e British American Tobacco e KT&G al 5% ciascuna. Nel periodo 2017-2019, otto delle 15 società hanno assegnato il 10% o meno delle spese di ricerca e sviluppo in prodotti a rischio ridotto rispetto a prodotti ad alto rischio. Durante il periodo di revisione dell’Indice del 2017-2019, diverse società tra cui British American Tobacco, Japan Tobacco, Philip Morris International e KT&G Corp, hanno effettuato acquisizioni principalmente di aziende di sigarette. Queste acquisizioni erano spesso concentrate sui paesi a reddito medio-basso (LMIC), dove i tassi di fumo sono più alti. Tra le sei aziende che si sono impegnate pubblicamente per la riduzione del danno, tra il 30% e il 55% del budget di marketing era ancora destinato a prodotti ad alto rischio, comprese le sigarette.

“Le aziende produttrici di tabacco stanno ancora spendendo una quantità significativa dei loro budget di marketing per prodotti ad alto rischio e, sebbene una manciata abbia aumentato la propria attenzione sulla prevenzione dell’accesso dei giovani, l’impatto di queste politiche non è ancora chiaro”, ha affermato il dott. Yach.

I progressi complessivi nella riduzione del fumo rimangono frustranti e procedono lentamente. Per accelerare il progresso, sono necessarie nuove strategie e strumenti per integrare gli sforzi in corso per il controllo del tabacco. Uno sforzo che trasformi l’industria globale del tabacco attraverso una strategia di riduzione del danno potrebbe ridurre gli attuali rischi per la salute degli utenti e alla fine aiutarli a smettere definitivamente di fumare.

Tabacco di proprietà statale incentrato sulla vendita di sigarette

È stato riscontrato che nove delle 15 maggiori aziende produttrici di tabacco del mondo non hanno alcun impegno attivo per la riduzione del danno da tabacco e/o hanno annunciato obiettivi per aumentare la produzione e le vendite di prodotti del tabacco ad alto rischio. In questo gruppo, China National Tobacco Corp. (CNTC), Vietnam National Tobacco Corp. e Tobacco Authority of Thailand sono imprese di proprietà del governo al 100%. Altre società come Eastern Tobacco Co. (51%), Japan Tobacco (33%) e ITC Ltd. (24%) hanno partecipazioni pubbliche parziali. CNTC, il più grande produttore e distributore di sigarette al mondo, controlla circa il 44% della quota di mercato globale delle sigarette. Un nuovo studio di ricerca, “Contradictions and Conflicts“, dell’esperto di Business e Corporate Governance Internazionale Daniel Malan, rileva che quasi il 50% del mercato globale delle sigarette combustibili è controllato dai governi firmatari della Convenzione e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Controllo del Tabacco (FCTC).

FCTC è progettato per ridurre l’offerta e la domanda di tabacco e principalmente per migliorare la salute pubblica. Delle sei società con un certo grado di proprietà statale nell’Indice, cinque si trovano nella metà inferiore della classifica. Se le aziende produttrici di tabacco di proprietà statale dovessero abbracciare la riduzione del danno da tabacco, potrebbero avere un impatto significativo sulla salute dei loro cittadini, affrontando al contempo le esigenze fiduciarie in modo sano.

Le aziende del tabacco concentrano gli sforzi sui prodotti a rischio ridotto sui paesi a reddito più alto

Le aziende che offrono prodotti a rischio ridotto stanno concentrando i loro sforzi principalmente su paesi selezionati a reddito medio-alto, dove i tassi di fumo complessivi sono inferiori e le vendite di sigarette sono già in calo.

Tre grandi multinazionali – British American Tobacco, Japan Tobacco e Philip Morris International – offrono collettivamente prodotti a rischio ridotto in 15 dei paesi a reddito medio-alto nell’ambito dell’indice 2020 di 36 paesi.

Tuttavia, le loro alternative a rischio ridotto raggiungono solo tre paesi a reddito medio-basso (LMIC). “Questo primo indice di trasformazione del tabacco conferma il fatto che questo settore sia solo all’inizio di un lungo viaggio. Il vero progresso arriverà quando vedremo tutte le aziende del tabacco eliminare gradualmente le loro attività di sigarette combustibili. Ma affinché ciò sia possibile, i governi devono implementare regolamenti più intelligenti che supportano la transizione e l’OMS dovrebbe sostenere attivamente la riduzione del danno da tabacco. I divieti, come l’appello dell’Unione a vietare la vendita di sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldati negli LMIC, non sono la risposta e ostacolano solo il progresso”, ha affermato il dott. Yach.

Il Tobacco Transformation Index è stato sviluppato dal 2019-2020 attraverso una revisione della ricerca quantitativa e qualitativa condotta con le sovvenzioni ricevute dalla Fondazione dai consulenti Euromonitor International, con la guida di un comitato consultivo indipendente e un programma globale di coinvolgimento degli stakeholder organizzato dalla società di consulenza SustainAbility. L’indice 2020 si basa su una valutazione di 35 indicatori chiave nel periodo 2017-2019.

L’analisi verrà aggiornata ogni due anni.

Per ulteriori informazioni, visitare www.tobaccotransformationindex.org.

3rd Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction: Novel products, Research & Policy

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Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction, evento che si tiene ogni anno ad Atene, è una conferenza in cui vengono discussi i benefici e i rischi associati all’uso alternativo di prodotti del tabacco.

Quest’anno, giunto alla sua terza edizione, si terrà online dal 24 al 25 settembre 2020: https://www.nosmokesummit.org/

L’obiettivo del summit scientifico è quello di offrire a scienziati provenienti da diversi paesi l’opportunità di presentare le loro ricerche e di sottoporle ai medici. Un momento importante e che dà, allo stesso tempo, la possibilità di condividere con ospiti illustri le ultime innovazioni riguardo i prodotti alternativi al tabacco.

Tra i temi in programma: le politiche del controllo del tabacco, le pratiche di smoking cessation, le sigarette elettroniche come valide alternative per smettere di fumare, comunicazione del rischio per la salute pubblica.

Ospite di questa edizione anche il professore Massimo Caruso, ricercatore del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo) del Policlino di Catania, che ha presentato il progetto Replica presentando gli strumenti per la ricerca utilizzati all’interno dei laboratori del CoEHAR e tra i più innovativi al mondo.

Ricordiamo che, tramite la conduzione dei “Replication studies” nei laboratori di Catania e dei partner internazionali, il CoEHAR mira a replicare e confermare le più rilevanti ricerche pubblicate riguardanti studi in vitro.

Di questo e molto altro si parlerà anche durante la giornata di domani, per conoscere il programma completo dell’evento virtuale: https://www.nosmokesummit.org/programme/


Proibizionismo vs. liberalismo nella lotta al tabagismo

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proibizionismo

I ruggenti anni ’20: una definizione che ci rimanda immediatamente all’epoca degli speak easy newyorkesi, alla nascita del gangsterismo e al contrabbando di liquori. Un periodo storico vicino abbastanza da poter essere delineato nella nostra testa, ma lontano quanto basta per assumere i contorni di un storia, come spesso succede con i grandi avvenimenti del nostro passato.

Le decisione del governo USA di limitare l’abuso di alcol fu causa, all’epoca, di disordini e problematiche sociali. Il divieto di acquistare alcolici aveva incentivato la popolazione a ricercare un bene che, da un giorno all’altro, non era più accessibile, contribuendo alla produzione e al commercio illegali.

Facciamo un salto avanti di circa 90 anni: oggi, se parliamo di sigaretta elettronica, pensiamo a un mondo i cui contorni svaniscono avvolti una nuvola di vapore, tenuti saldamente legati da titoli sensazionalistici dei media che avvertono dei pericoli di questi strumenti. 

Più di dieci anni fa, mentre la lotta al tabagismo raggiungeva il suo apice e la sigaretta diventava oggetto di una campagna di demonizzazione, causa di malattie e morti, iniziava a prendere piede una tecnologia il cui funzionamento si basava su un’idea completamente diversa, combustion-free. L’abbattimento delle sostanze tossiche generate dalla combustione per via della sostituzione della sigaretta classica in favore delle nuove tecnologie “combustion-free” per la erogazione di nicotina rappresenta la nuova frontiera per la salute dei fumatori che non vogliono o non riescono a smettere. Tutti coloro che per anni si sono battuti contro il fumo di sigaretta dovrebbero celebrare questi nuovi strumenti.

E invece, anni di lotta al fumo di sigaretta hanno dato vita alle basi ideologiche per puntare il dito anche contro le elettroniche. Ogni scusa e’ buona per demonizzare le sigarette elettroniche. Particolarmente negli USA.

L’approccio americano al fumo è equiparato a quello che si ha con una malattia: trovata la causa, proponiamo una cura. Alla base, la concezione semplicistica che l’essere umano non sia in grado di controllare l’impulso verso una dipendenza.

Notate qualche analogia con i ruggenti anni 20?

Un atteggiamento che contrasta però apertamente con l’esperienza europea, dove le sigarette elettroniche non vengono considerate l’ennesima tentazione della lobby dell’industria del tabacco, bensì un valido strumento nei percorsi di smoking cessation, plasmando un nuovo approccio all’universo tabacco.

Molto spesso ci dimentichiamo che il fumatore, e in generale l’essere umano, tenda verso la ricerca del piacere: non siamo semplicemente schiavi di istinti, ma ricerchiamo qualcosa che ci appaghi, seppur brevemente e chi allontani da ansie e stress.

Concederci una scelta, invece che privarci di un’alternativa, aumenta le nostre chances di approcciare il problema in maniera più rilassata, disponendoci al cambiamento. 

Ovvio che se parliamo di tabagismo, un eventuale percorso di abbandono deve essere sostenuto da un aiuto più concreto, che scavi e smantelli i meccanismi psicologici e comportamentali creatisi. Ma se consideriamo le scelte americane, gli effetti quei sono stati?

La nascita di un mercato illegale di vendita di prodotti da svapo negli Stati Uniti, figlio di una regolamentazione meno rigida, insieme all’impossibilità per le piccole aziende del settore di poter accedere alla produzione regolamentata, è stata una delle cause nello scoppio dell’EVALI, la malattia polmonare associata all’utilizzo di liquidi contraffatti. E non solo: il timore che gli aromi dei liquidi potessero attirare i più giovani, senza considerare le statiche reali sul fumo adolescenziale nel paese, ha portato diversi stati a limitare o addirittura vietare il commercio di prodotti da svapo.

Qui ci scontriamo con il paradosso della scelta: le energie che si dovrebbero impiegare per contrastare il fenomeno del tabagismo, investendo su una maggior formazione non solo del pubblico ma anche degli operatori del sistema sanitario, vengono utilizzate per combattere uno strumento di cui ad oggi abbiamo prove che dimostrano sia meno dannoso.

Come tragica conseguenza, mentre vengono vietate le sigarette elettroniche, le sigarette tradizionali continuano ad essere vendute senza grossi cambiamenti.

Il fallimento del modello proibizionista dovrebbe far comprendere la necessità di un approccio più liberale, olistico quasi: il mondo si sta muovendo verso una concezione del benessere a 360°, più healthy, per usare un inglesismo. Dunque perché non immaginare un futuro dove il percorso di advocacy di questi anni nel campo della riduzione del danno, rileghi la sigaretta a prodotto di nicchia e favorisca la nascita e lo sviluppo di dispositivi meno dannosi?

Non toccare il fumo! Il senso del tatto nella smoking cessation

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tatto e fumo

Tondo, quadrato, ruvido, liscio: molto spesso ci dimentichiamo come le immagini mentali del mondo in cui viviamo siano in realtà plasmate dal tatto molto prima che dalla vista. Sin dai primi mesi di vita, toccare diventa una necessità primaria, un modo per imparare cosa possiamo o non possiamo fare.

Un meccanismo di difesa atavico: allungare il braccio significa creare una distanza di sicurezza tra noi e un ostacolo, lontani quanto basta per poter fare dietrofront. Di fronte allo sconosciuto, vista e tatto ci permettono di inquadrare la situazione.

“Il termine tatto deriva direttamente dal latino tactus, – us der, di tangere (toccare). Una parola che indica la funzione psichica dell’esperire le consistenze, le temperature e quanto ad esse collegabili. Il tatto riceve forte interesse ed assorbe intensamente il soggetto durante l’infanzia; mentre rimane come ambito conoscitivo fondamentale nelle persone adulte” – ci spiega Pasquale Caponnetto, docente di Clinica della Dipendenze DISFOR dell’Università degli studi di Catania oltre che coordinatore del Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele – Il tatto corrisponde a specifiche modalità dell’esperienza ed in particolare alla consistenza, alla temperature ed ad altre proprietà oggettuali costituendo uno dei canali per l’informazione ed un ambito peculiare per i processi di strutturazione conoscitiva. Esso consente conoscenze ai livelli di realtà della percezione e del pensiero, percezione tattile ed immaginazione tattile”.

Non a caso, nei soggetti con problemi alla vista, il tatto diventa un sostituto eccezionale per orientarsi nell’ambiente, permettendo di riconoscere forme e materiali. Non solo, le sensazioni piacevoli derivano proprio dal nostro “toccare”: un letto ci sembra comodo non perchè vediamo le coperte o i cuscini, ma perché sappiamo che una volta stesi verremmo avvolti da sensazioni piacevoli, dalla morbidezza delle lenzuola o dalla sofficità dei cuscini.

Ma ancora più importante rimane la creazione del legame affettivo attraverso il tatto: esperienze positive o negative ci rimangono impresse maggiormente se connesse a un “toccare”. La sberla data da un madre ci ricorda indelebilmente un comportamento che dobbiamo evitare, così come una carezza o un abbraccio li associamo immediatamente a un senso di protezione, all’affetto e al conforto.

Creare legami duraturi e stabili è impossibile senza il contatto: fisicamente concediamo l’ingresso nel nostro spazio personale ad una altra persona, ci esponiamo, gli garantiamo di fatto che può stare con noi. Una stretta di mano per salutarsi quando non ci si conosce, un abbraccio per congedarsi quando si è diventati intimi.

Per capire quanto sia importante per un fumatore fare a meno delle piacevoli sensazioni offerte dal tatto, basta riflettere un attimo a quanto l’ormai famoso distanziamento sociale ci ha fatto perdere la stupenda sensazione che solo un abbraccio ci può offrire – commenta Marilena Maglia, ricercatrice del CoEHAR.

La forza del tatto amplificano risiede nell’amplificare le sensazioni e le emozioni che proviamo, rafforzando un esperienza tanto in positivo che in negativo. 

E questo purtroppo può succedere anche quando parliamo di smoking cessation. Le prime strategie per portare la gente fuori dal vizio del fumo si basavano molto sull’apporto dato da cerotti o gomme alla nicotina, tralasciando l’apporto che può essere fornito da dispostivi alternativi e dalla consulenza psicologica.

Con l’avvento sul mercato dei dispositivi a rischio ridotto e il diffondersi del concetto di riduzione del danno e relative strategie, si è capito come il fumare in se e per sè sia un’esperienza emozionale e sensoriale molto più complessa da eradicare. Non una semplice dipendenza dall’atto, ma un legame emotivo profondo che si instaura con un’abitudine che ci accompagna in momenti della vita particolari.

Si lega al piacere di stare a tavola, si lega alla necessità di evadere dallo stress e di alleviare l’ansia. Diventa un rito a cui è difficile rinunciare.

E proprio dal tatto inizia tutto: il cercare il pacchetto, l’aprirlo e il toccare la sigaretta, liscia e morbida, diventa un piacere. Dall’accendino alla sigaretta, tutto è studiato per essere immediato, veloce e sopratutto piacevole.

Ecco perché nella riduzione del danno molto spesso si consiglia l’utilizzo di dispositivi a rischio ridotto come le sigarette elettroniche: le forme simili alla sigaretta convenzionale e i meccanismi comportamentali abbastanza uguali, permettono di mantenere intatte le abitudini, ma attraverso uno strumento che, dati alla mano, risulta essere il 95% meno dannoso della normali sigarette.

Molto spesso pensiamo che il danno maggiore delle sigarette derivi sia dall’assunzione diretta sia dal fumo passivo: l’abolizione delle possibilità di fumare sui mezzi di trasporto o nei luoghi pubblici ha sensibilizzato l’opinione pubblica sulle potenzialità dannose del fumo di seconda mano. 

Ma tanti ignorano che esiste anche una terza forma, il cosiddetto fumo di terza mano: residui di nicotina e altri agenti chimici, combinati, permangono sulle superfici interne che, reagendo con le sostanza nell’aria e nell’ambiente, creando mix potenzialmente dannosi per la salute umana, specialmente per quella dei più piccoli.

Un branca dello studio sul danno da fumo che ancora deve essere approfondita: ma secondo uno studio del 2011 di George Matt, tracce di fumo rimangono presenti in un appartamento anche due mesi dopo l’abbandono dell’immobile da parte dei proprietari e una leggera ristrutturazione.

Non solo, ma il fumo di terza mano non è semplicemente un residuato presente nell’aria ma può anche assumere una forma solida, una sorta di deposito negli oggetti con cui veniamo in contatto.

Lara Gundel, ricercatrice sul fumo di terza mano all’Università della California di Los Angeles, definisce il fumo di terza mano “anche quello che si deposita sulla nostra pelle quando sfioriamo un muro, una superficie e quando visitiamo la casa di gente che fuma”.

Va da sè, che il problema maggiore si presenta quando in casa sono presenti bambini piccoli o neonati. Come dicevamo all’inizio, la necessità di toccare per scoprire ed imparare risulta potenzialmente pericoloso in presenza di fumo sulle superfici. Sebbene ad oggi le ricerche siano in fase iniziale e dunque non sappiamo quale siano i parametri di studio sul danno da fumo di terza mano, sappiamo che un neonato o un infante sono più suscettibili ad agenti patogeni esterni. 

Aprire le finestre, areare l’ambiente, utilizzare i ventilatori o relegare i fumatori in alcune parti della casa non è abbastanza. Solo una pulizia approfondita può rimuovere le tracce e i depositi di fumo dalle superfici. Con ciò non vogliamo scatenare una caccia alla streghe. Come ribadito in precedenza, non si hanno ad oggi dati certi che indicano le statistiche relative al fumo di terza mano. Come sempre nell’ambito della riduzione del rischio, è bene conoscere le diverse possibilità per potersi regolare e garantire una maggiore sicurezza a quelle categorie che ne necessitano.

Ma i benefici in termini tattili sono evidenti anche per i soggetti fumatori: la pelle è un organo potente e delicato insieme. Le sostanze cancerogene derivanti dal fumo di sigaretta aumentano al produzione di radicali liberi, alterando la produzione di collagene, sinonimo di una pelle fresca ed elastica.

Le cosiddette rughe da fumo sono un esempio di quanto la pelle, filtro naturale del nostro organismo e prima barriera protettiva, accusi gli anni di fumo intenso. Smettere di fumare è una scelta che permette alla pelle di rigenerarsi e, perchè no, ringiovanire.

Ma quando desideriamo “toccare”, tenere una sigaretta tra le mani, cosa dobbiamo fare?

Rivolgersi agli specialisti della smoking cessation significa ricevere un sostegno costante tarato sulle proprie necessità.

E se ci prende la voglia di una sigaretta al mare o in un prato di montagna che possiamo fare? Perchè non optare per un buon libro?

Il nostro consiglio di lettura a tema udito è La Meccanica Del Cuore di Mathias Malzieu. Il romanzo racconta la storia del piccolo Jack, che in un fredda notte del 1874 nasce ad Edimburgo con il cuore ghiacciato. La levatrice lo salverà donandogli un orologio a cucù al posto del cuore. Ma la meccanica dell’orologio è tanto fragile quanto delicata e l’emozioni possono distruggerla, l’amore in primis. Ma quando Jack sentirà la voce di una piccola cantante andalusa non potrà fare a meno di scoprire di chi sia quella voce che fa perder di colpi al suo orologio.

CoEHAR: Nuove linee guida per il dosaggio della nicotina nei liquidi

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Per i ricercatori del COEHAR, la standardizzazione delle metodologie di ricerca sulle sigarette elettroniche è garanzia per l’efficacia delle tecniche di smoking cessation

Catania, 16 settembre 2020 – Un nuovo studio del CoEHAR sottolinea l’importanza di sviluppare parametri di ricerca standardizzati, allineando così le attività della ricerca sulla sigaretta elettronica a livello internazionale. Nello specifico, sono state impostate nuove linee guide per il dosaggio della nicotina nei liquidi e nuovi parametri per i laboratori: mantenere i campioni ad una temperatura stabile di -80°C fino a 30 giorni prima dell’impiego permette di ridurre gli effetti della degradazione ossidativa e termica della nicotina.

Una delle problematiche principali legate allo studio dei dispositivi impiegati nelle strategie di riduzione del danno, sigaretta elettronica in primis, si rispecchia nella difficoltà di garantire metodi standardizzati di ricerca applicabili in ambito internazionale in maniera omogenea. Questo impedisce ai ricercatori del settore di ottenere risultati uniformi a livello internazionale e godere di una forza argomentativa maggiore. Non a caso, il prof. Riccardo Polosa, ricordiamo anche presidente del gruppo di lavoro europeo sullo sviluppo di requisiti e test per le emissioni provenienti dalle sigarette elettroniche ha spesso sostenuto l’esigenza immediata di registrare standard internazionali per un rilancio del rigore nel campo della ricerca applicata alle nuove tecnologie per la riduzione del rischio.

La nuova pubblicazione del CoEHAR, “Nicotine  and stability in Cambridge Filter pads (CFPs) following different smoking regimen protocols and condition storage”, si pone l’obiettivo, sulla stessa linea di principio, di quantificare e misurare il dosaggio di nicotina dei liquidi, valutando la conservazione dei campioni a condizioni standard.

Lo studio permette di stabilire delle nuove linee guida per il dosaggio della nicotina nei liquidi – spiega il Prof. Giovanni Li Volti, tra i ricercatori che hanno condotto lo studio e Direttore del CoEHAR – le formule saranno utili alla valutazione della tossicità di tutti i prodotti a rischio ridotto. Solo lavorando applicando condizioni standard elevati si possono confrontare i risultati delle migliaia di pubblicazioni internazionali proliferate in questi anni sull’utilizzo delle sigarette elettroniche e di tutti i prodotti senza combustione”

Cosa è la nicotina?

La nicotina è un alcaloide ottenuto dalla pianta del tabacco che, se esposto alla luce o all’aria, si degrada facilmente diventando di colore marrone. Inoltre, l’eventuale riscaldamento crea le condizioni per sviluppare gas di natura diversa, tra cui il monossido di carbonio.

Lo studio 

Per valutare le differenti condizioni alle quali la nicotina si degrada e quali siano invece gli standard da raggiungere per la conservazione e il successivo impiego negli studi, i ricercatori del CoEHAR hanno utilizzato tre diversi prodotti, la Vape ePen 3, la Vape Stick Maxx e le sigarette. Obiettivo primario è stato quello di normalizzare la concentrazione di nicotina assorbita nelle Cambridge Filter Pads.

Una volta che i campioni sono stati normalizzati, il software di ultima generazione utilizzato all’interno dei laboratori del CoEHAR ha effettuato un’analisi statistica per valutare la degradazione della nicotina in diversi modalità di conservazione.

Analizzati i risultati, è emerso che la concentrazione di nicotina stoccata a temperatura della stanza all’interno dei Cambridge Filter Pads era inferiore a quella degli altri gruppi: ciò dimostra una degradazione della sostanza anche a temperature inferiori di 30°C. La temperatura di conservazione di -80°C è risultata essere, al contrario, efficace.

Gli strumenti utilizzati nei laboratori del CoEHAR

Per poter garantire un futuro omogeneo alla ricerca, è infatti necessario che i vari dispositivi a rischio ridotto e le stesse sigarette convenzionali siano testate utilizzando strumenti altamente innovativi, secondo uno standard affidabile e unico nel suo genere. 

Tali metodi – ha aggiunto Polosa – permetteranno di garantire lo sviluppo di dispositivi a rischio ridotto il più possibili simili, in termini di rilascio di nicotina, alla sigaretta convenzionale, favorendo lo switch nei percorsi di smoking cessation”.

ADM: drastico calo delle vendite di sigarette in Italia – Dal 2017 il consumo di sigarette è sceso del 6,80%

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Catania, 11 settembre 2020 – Il Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli conferma il trend positivi sul calo delle vendite di sigarette convenzionali, e per la prima volta il dato segna una diminuzione incredibile delle vendite dovute anche all’aumento dei consumatori di prodotti senza combustione. Dal 2017 il consumo di sigarette è sceso del 6,80%.

Presentato questa mattina, infatti, alla presenza anche del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Libro che contiene i risultati conseguiti lo scorso anno nei suoi vari ambiti di competenza dall’Agenzia delle Dogane. La riduzione di vendita delle bionde, dal 2017 ad oggi è del 6,80% con una diminuzione di tabacchi di 1,2 milioni di chilogrammi. L’importanza delle varie campagne di sensibilizzazione ha dato un valido contributo a questo dato, spingendo a modificare i comportamenti dei fumatori verso stili di vita più sani. Proprio per quanto riguarda il tabacco, il Libro Blu segnala come “parte della riduzione della domanda di tabacchi è stata dovuta anche alla progressiva sostituzione dei tabacchi da inalazione ma senza combustione”.

“Le campagne sugli effetti nocivi del fumo esistono da decenni ma mai si era assistito ad una contrazione cosi significativa in termini di consumo di sigarette convenzionali. La motivazione di questo incredibile risultato, in termini di salute, è dovuta al grande aumento di popolarità dei prodotti che erogano nicotina senza combustione e che risultano essere meno dannosi. Un risultato che deve iniziare a far riflettere le istituzioni sulla rivoluzione che è già in atto”. – così il fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, Riccardo Polosa.

Al via “RIDE 4 VAPE” il bike tour lanciato da ANAFE per raccontare la verità sulle e-cig

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Il Presidente Roccatti pedalerà da Torino a Roma per consegnare 50 studi indipendenti sul rischio ridotto all’Istituto Superiore di Sanità.

Roma, 09 settembre 2020. Partirà domenica 13 settembre da Torino la “Ride4Vape”, il tour lanciato da ANAFE (Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria), con il supporto di LIAF (Lega Italiana Anti Fumo), nato per sensibilizzare consumatori e istituzioni sui rischi della sigaretta tradizionale e consegnare all’Istituto Superiore di Sanità gli studi indipendenti sul rischio ridotto derivante dall’utilizzo di quelle elettroniche. Protagonista della pedalata – di quasi 700 km – il Presidente Umberto Roccatti, che lascerà il capoluogo piemontese alla volta di Rapallo (Ge) e che, prima di approdare nella Capitale, lo vedrà fare tappa a Cecina (LI) e a Tarquinia (VT). Durante il tour, il Presidente di Anafe, tramite un live Facebook, racconterà nel dettaglio l’iniziativa e i suoi retroscena. Sempre su Facebook, verrà, inoltre, attivata una raccolta fondi volta a supportare l’attività dei ricercatori della Lega Italiana Anti Fumo, impegnati da anni nella lotta alle sigarette e nello studio di strumenti utili per ridurre i danni legati al loro consumo.

Le donazioni potranno essere effettuate al seguente link: https://www.liaf-italia.it/dona-ora/.

“Ride4Vape è una iniziativa che nasce per sensibilizzare pubblico e istituzioni sul minor rischio della sigaretta elettronica, i cui danni vengono spesso incautamente paragonati a quelli della sigaretta tradizionale, che miete ogni anno in Italia 80 mila vittime”– dichiara Roccatti. “Il settore è ormai maturo per dimostrare a opinion e decision maker – in questo caso soprattutto all’ISS – la qualità della propria missione: la necessità di dare un’alternativa a tutti quei fumatori adulti che non riescono o non vogliono smettere di fumare e che sono circa il 75% dei 12 milioni di fumatori in Italia, fornendo, in massima sicurezza, prodotti a rischio ridotto certificati e made in Italy.”

“Accogliamo e sosteniamo con grande entusiasmo l’impresa di Umberto Roccatti, ha dichiarato il presidente della LIAF, Ezio Campagna. Da anni LIAF, insieme ai suoi tanti ricercatori, si batte per sensibilizzare i fumatori a smettere ma anche per sostenere il principio che per chi non riesce a smettere da solo di fumare, passare all’utilizzo di prodotti meno dannosi è efficace proprio per la riduzione del danno fumo correlato. Diffondere un informazione corretta sulla ricerca applicata alle sigarette elettroniche ci spinge ad andare sempre con forza nel tentativo di fornire un aiuto concreto a coloro che decidono di smettere di fumare e di cambiare stile di vita”.