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Opportunità di lavoro: CoEHAR seleziona Ambassador per un nuovo progetto di ricerca

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Il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo, con la collaborazione di LIAF e ECLAT, sta cercando Ambassador nel mondo per un nuovo progetto di ricerca. Si tratta di una buona opportunità lavorativa che consentirà a centinaia di “ambasciatori” in diversi Paesi di creare un collegamento diretto tra i vapers (che non hanno mai fumato) e la ricerca scientifica.

L’ambizioso obiettivo del CoEHAR è rispondere definitivamente alla domanda che tutta l’opinione pubblica si pone su questi strumenti: ci sono rischi nel lungo periodo per chi utilizza le sigarette elettroniche? Secondo il CoEHAR no, ma a dimostrarlo dovrà essere la scienza. 

Per candidarsi alla posizione basta cliccare a questo link. 

Per il progetto “Veritas Cohort“, coordinato dal Carl Phillips e Riccardo Polosa, si cercano Ambassadors in grado da organizzare network di “vapers nevers smokers” che possano condividere informazioni sui loro stili di vita, sulle abitudini e sullo stato di salute.

IL PROGETTO

Veritas Cohort è uno studio osservazionale della durata di 6 anni condotto a livello internazionale che coinvolge più di 800 partecipanti in più di 20 Paesi diversi.

L’obiettivo di Veritas è di confrontare i cambiamenti che intercorrono nel tempo in specifici indicatori sulla salute (es. analisi della funzione polmonare tramite tomografia computerizzata ad alta risoluzione dei polmoni) tra gli svapatori regolari, quindi che fanno uso quotidiano di sigarette elettroniche, e soggetti che non hanno mai fumato e non hanno mai fatto uso di sigarette elettroniche.

Chi stiamo cercando?

I requisiti richiesti sono: conoscenza della gestione di social network, del settore del vaping e di quello relativo al contesto sanitario del proprio paese. Grandi abilità linguistiche con ottima conoscenza dell’inglese (lingua principale del progetto) e una buona capacità di gestione email e report di progetto.

Per verificare la retribuzione prevista, le skills richieste e le modalità di accesso alla call, basta cliccare qui

Figure retoriche e campagne antifumo: una tesi di laurea ne spiega i retroscena

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nicole bizzotto antifumo retorica

Le campagne antifumo devono avere contenuti forti e diretti, che possano colpire immediatamente il target di riferimento. Accanto a testi incisivi, brevi ed efficaci, si utilizzano immagini particolari, molte volte ricche di figure retoriche visive.

Ne abbiamo parlato con una studentessa, Nicole Bizzotto, che ha riflettuto sull’argomento nella stesura della sua tesi di laurea.

Siamo partiti assieme a Nicole da una figura retorica per arrivare alle campagne anti fumo. Un po’ umanista e un po’ “scienziata”, Nicole vuole contribuire con la sua ricerca alla lotta contro il tabagismo.

Su cosa si basa la tesi?

Come ci spiega lei stessa, le campagne antifumo in cui sono presenti figure retoriche visive fanno riflettere di più, attraverso un’elaborazione cognitiva più alta, e producono in chi le guarda emozioni più forti.

Lo studio, quindi, suggerirebbe agli esperti di comunicazione antifumo di utilizzare campagne di questo tipo poiché le emozioni, si sa, hanno effetti secondari molto utili: aumentano la capacità mnemonica, attirano l’attenzione, ecc.

Se pesiamo in un’ottica di salute pubblica, la memoria e l’attenzione verso informazioni di questo tipo sono fondamentali. Inoltre, più le figure retoriche risultano essere complesse a livello visivo, più il ritorno emotivo è forte.

SIGARETTE COME PROIETTILI – Analisi Retorica e Cognitiva delle Differenze di Struttura Visiva di Tropi Multimodali in Campagne contro il Tabagismo, è il titolo che Nicole ha scelto per il suo studio.

Nicole e noi di Liaf ci siamo trovati d’accordo quando ci ha rivelato l’intenzione di divulgare la sua ricerca, non solo da un punto di vista scientifico ma anche di informazione.

“CIGARETTES AS BULLETS: Sigarette come proiettili. Volevo che il mio titolo contenesse una metafora. Inoltre, nella mia analisi retorica ho trovato molto spesso l’utilizzo dei proiettili accostati alle sigarette per spiegare come il fumo uccida: i proiettili però uccidono in modo veloce, le sigarette in modo lento”.

Volevo dare vita scientifica a dei concetti considerati magari meno scientifici ma che secondo me lo sono. Come in questo caso, le metafore. Ho scelto l’argomento per due motivi sostanzialmente: il primo è che volevo creare un ponte tra le due discipline – retorica e comunicazione della salute – poiché benché molto diverse, possono dare un grande contributo alla lotta contro il tabagismo e alle campagne di salute pubblica in generale. La seconda motivazione è perché credo profondamente nel potere delle metafore come strumento didattico e comunicativo.

Come hai sviluppato la tua tesi?

Ho lavorato con due professori. La prof.ssa Chiara Pollaroli (Università della Svizzera Italiana) esperta in argomentazioni e retorica e il prof. Simone Sulpizio (Università degli Studi di Milano-Bicocca). Ho iniziato analizzando le campagne anti fumo, dal punto di vista della retorica, ma utilizzando le metafore. La ricerca è composta da due studi, distinti ma correlati. Ho cominciato dall’analisi retorica delle campagne e successivamente ho testato le seguenti campagne da un punto di vista sperimentale. La prima parte verte sull’analisi delle campagne e i rispettivi risultati, la seconda parte è invece più sperimentale.

nicole bizzotto antifumo retorica 2

Lo studio sperimentale si basa su una popolazione di studenti fumatori e non (in totale 62); l’esperimento mira a studiare l’impatto dei diversi livelli di complessità precedentemente stabiliti su: reazione affettiva, elaborazione cognitiva, memoria ed efficacia percepita.

Secondo i risultati ottenuti nello studio sperimentale, differenze significative sono emerse in termini di valenza, suggerendo una preferenza per le campagne anti fumo contenenti metafore.

Lo studio di Nicole ci permette di trarre alcune conclusioni: una campagna antifumo contenente figure retoriche (come metafore o metonimie) rende le persone più tristi rispetto a una che si basa su campagne letterali (senza figure retoriche) come ad esempio la campagna che mostra immagini di denti.

nicole bizzotto antifumo retorica 3

Nicole si è laureata il 18 marzo e la sua tesi di laurea verrà presentata alla RaAM, una delle più grandi conferenze sulle metafore che si terrà a giugno in Norvegia.

Non ci resta che augurare a Nicole buona fortuna!

 

Netflix e lo svapo: Broken, il racconto di una tendenza mainstream

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broken netflix ecig

Una quarantena obbligata ci ha costretto a rimanere all’interno delle nostre abitazioni, facendoci riscoprire il gusto del tempo per noi stessi. E tra i tanti escamotages non poteva mancare il mettersi in pari con le serie TV su Netflix. Tra le tante ne abbiamo trovato una interamente dedicata allo svapo.

Agli addicted delle serie tv, sarà sicuramente capitato di seguire la propria serie preferita e vedere i personaggi con una sigaretta elettronica in mano. Che lo svapo sia ormai una tendenza è chiaro anche al mondo delle serie televisive: e così Netflix decide di dedicare un documentario all’argomento.

La serie televisiva in questione è Broken, che raccoglie quattro diversi documentari investigativi sui meccanismi del consumo di massa di prodotti molto diffusi. Dalla produzione  alla commercializzazione, per informare su normative e regolamentazioni attuali, con ovviamente un focus sulla situazione USA.

Si investigano sia la catena produttiva che quella di vendita, riflettendo sui pro e i contro di determinate scelte di marketing.

Nel secondo episodio, Broken scende nello specifico e analizza l’industria delle sigarette elettroniche e il rapporto degli adolescenti con lo svapo.

Broken mostra come i social media hanno contribuito ad incrementare la dipendenza da svapo da parte degli adolescenti. Focus dell’intera puntata è l’epidemia connessa alle ecig, andata in onda solo un mese prima dell’ondata di patologie che sembravano essere connesse allo svapo negli USA.

Si sa, la situazione negli USA è piuttosto particolare: la differente e più blanda regolamentazione sulle percentuali delle sostanze da poter inserire all’interno delle sigarette elettroniche e la rapida diffusione di liquidi fai da te tra le strade, ha portato molti svapatori ad ammalarsi della cosiddetta EVALI, tra i quali molti giovani.

Nel corso della puntata sono dunque diversi gli interventi di funzionari e i legislatori, che auspicano e incentivano tattiche proibizioniste per combattere l’ubiquità dei prodotti da svapo aromatizzati.

Broken è una serie sulle promesse non mantenute e sugli effetti negativi della cultura delle materie prime: ci saranno sicuramente altre forme di intrattenimento che approfondiranno la storia della JUUL, dai programmi televisivi ai film biografici, fino ad arrivare ai podcast.

Ricordiamo però che la posizione di JUUL è sempre stata chiara e il suo scopo rimane quello di fornire prodotti alternativi alle sigarette convenzionali.

In un recente comunicato stampa dell’azienda si legge infatti:

“JUUL Labs ha adottato una serie di misure globali per contrastare la vendita non regolamentata dei suoi prodotti, inclusa la promozione delle leggi sul tabacco, che innalzano l’eta minima per l’acquisto di tabacco e prodotti per lo svapo a 21 anni, e hanno dimostrato di ridurre le possibilità di accesso ai minorenni a tali categorie di prodotti”

Il prodotto di Netflix non vuole comunque essere un attacco né ai produttori di sigarette elettroniche (almeno sembra) né al mondo dello svapo. Vengono mostrate, accanto a immagini dei corridoi delle scuole americane, scene di adolescenti nel Regno Unito o altre parti di Europa, luoghi dove la sigaretta elettronica è considerato uno strumento fondamentale per smettere di fumare.

 

Negozi di ecig aperti. Polosa: “Stiamo scongiurando il rischio di riempire ulteriormente gli ospedali”

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Con una faq esplicativa del Governo, dopo il primo blocco, da oggi i negozi di sigarette elettroniche sono di nuovo aperti in Italia.

Il prof. Riccardo Polosa commenta così la notizia: <<I negozi di ecig sono di nuovo aperti. Stiamo scongiurando il rischio di far ricadere nel vizio del fumo migliaia di utilizzatori di sigarette elettroniche. E’ sacrosanto garantire l’accesso a strumenti alternativi per smettere di fumare come opportunità di miglioramento della salute pubblica, soprattutto in questi giorni in cui il confinamento obbligato in spazi limitati espone molte persone al fumo passivo. Inoltre è noto che passando dal tabagismo al vapagismo si migliorano i sintomi e la qualità di vita dei pazienti affetti da malattie respiratorie. Questo tende a limitare il carico di accessi agli ospedali in un momento critico per il sistema sanitario nazionale. Un plauso quindi a questa apertura del Governo che pone l’Italia quale esempio positivo alla lotta al tabagismo anche in tempi difficili di emergenza pandemica.>>

I fumatori con BPCO non corrono rischi maggiori di contagio per il COVID-19

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I fumatori con BPCO non corrono rischi maggiori di contagio per il COVID-19

Per l’emergenza bisogna convertire velocemente posti letto ordinari in posti da terapia intensiva

Catania, 12 Marzo – Nadine Dorries, la sottosegretaria britannica per la Salute, è risultata positiva al Coronavirus. L’Italia è completamente bloccata. I paesi dell’Unione Europea stanno valutando i loro piani. La Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato ufficialmente la pandemia COVID-19. Ma il punto è chiaro: nessuno è immune al virus e le autorità di salute pubblica devono attivare strategie impopolari per circoscrivere i contagi e ridurre i decessi.

“Non è il momento della speculazione e delle fake news, ma dei fatti” – ha detto il prof. Riccardo Polosa docente di Medicina Interna e fondatore del CoEHAR dell’Università di Catania. 

Uno studio su 144 casi ricoverati in China ha mostrato che – spiega Polosa: “I fumatori con BPCO non corrono rischi maggiori di contagio per il COVID-19. I pazienti anziani e con importanti comorbidità sono quelli più a rischio per elevata mortalità”. 

In Italia, il coronavirus sta mietendo molto vittime, e il dato anzianità e comorbidità da soli non spiegano tassi di mortalità così elevati. “La Lombardia, che vanta il sistema sanitario più moderno ed efficiente in Italia, conta oggi il tasso di mortalità pù alto al mondo. Perché? – aggiunge lo scienziato – Nel giro di sole due settimane non si è più riusciti a garantire la necessarie assistenza ai casi più gravi. Cosa fare? Bisogna convertire velocemente posti letto ordinari in posti da terapia intensiva e semiintensiva oltre a mobilitare personale specializzato formato per fronteggiare questo tipo di emergenza verso le zone dove c’è più esigenza“. 

Coronavirus – Polosa: “Aprire i negozi di sigarette elettroniche per tutelare la salute pubblica di tutti noi”

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E’ di oggi la notizia che oltre a supermarket, farmacie ed edicole, rimarranno aperti i tabaccai. Chiusi i vapeshop. In un comunicato stampa di ieri sera, Umberto Roccatti (ANAFE), ha lanciato un appello alle istituzioni. Stamane anche il prof. Riccardo Polosa, docente di Medicina Interna dell’Università di Catania e fondatore del CoEHAR, il Centro per la Riduzione del Danno da Fumo, commenta così:
“Non condivido questa scelta del Governo in un momento in cui milioni di fumatori sono costretti a casa con i loro cari, per di più esposti al fumo passivo. 
 
Era il momento giusto per chiudere i tabaccai e costringere migliaia di fumatori a dire addio alle bionde o, alternativamente, per promuovere la possibilità di passare a prodotti meno dannosi. E invece ci ritroveremo con fumatori che fumeranno di più per gestire le ansie e le paure creata dalla diffusione del Coronavirus e di migliaia di utilizzatori di sigarette elettroniche che rischiano di ricadere nel vizio del fumo. 
 
Penso sia ingiusto privare i fumatori della possibilità di passare a prodotti meno dannosi e ancora più ingiusto lasciare che migliaia di svapatori possano tornare a fumare. Dobbiamo garantire l’accesso agli strumenti alternativi per smettere di fumare come regola di tutela della salute pubblica, soprattutto in questi giorni in cui c’è in gioco la salute di tutti i cittadini italiani.
Ci sono persone affette da patologie respirarorie che hanno visto un miglioramento sostanziale delle loro condizioni di salute passando dal tabagismo al vapagismo. Farli ritornare a fumare, potrebbe causare un rapido deterioramento dei loro sintomi respiratori con ulteriore sovraccarico per il sistema sanitario nazionale – che è già al limite”

Coronavirus: via alle donazioni per il Policlinico di Catania

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In questo momento di emergenza dovuta al coronavirus tante sono le iniziative volontarie di associazioni e non per dare un contributo alla sanità italiana.

A  Catania, nello specifico, l’associazione composta da giovani medici della provincia etnea, “MetaMedica”, ha lanciato una campagna di donazioni per sostenere ed implementare l’attività svolta dall’ospedale Policlinico Vittorio Emanuele di Catania.

MetaMedica nasce agli inizi del 2019 dall’idea di un gruppo di medici, amici e colleghi, che amando la loro professione, hanno deciso di dare vita ad una organizzazione no profit che possa veicolare la cultura della salute. MetaMedica rivolge il proprio lavoro all’intera comunità, con lo scopo di rendere fruibili a tutti le competenze medico scientifiche che caratterizzano la professionalità dei propri soci, impegnati attivamente ed a vario titolo nella nostra realtà territoriale.

Ora più che mai nel pieno di una delle più grandi emergenze sanitarie della storia, determinata, come tutti sappiamo, dalla diffusione del COVID-19, abbiamo deciso, ci dicono il presidente, Antonio Fusco e il vice presidente di MetaMedica, Carlo Bellanca (che è anche uno dei ricercatori della Lega Italiana Anti Fumo): “Che vista da una parte la mission della nostra associazione e dall’altra la nostra professione, è giusto dare un contributo al nostro sistema sanitario nella gestione di tale emergenza rivolgendo un appello a tutta la popolazione”.

Allo scopo di supportare la nostra terra in questo momento di difficoltà, Metamedica ha lanciato una raccolta fondi per sostenere il Policlinico di Catania ad incrementare la disponibilità di tutte le risorse utili a fronteggiare l’emergenza, lasciando all’azienda ospedaliera, la possibilità di decidere cosa acquistare (DPI, Ventilatori, Farmaci, Posti Letto, etc…).

È possibile partecipare alla raccolta fondi andando su questo link e compilando i campi richiesti. http://gf.me/u/xqgcn4 

Ricordiamo inoltre, che in questo momento sono tante le piattaforme disponibili on line che hanno avviato iniziative a sostegno delle strutture ospedaliere del territorio.

Se stiamo a casa, occupiamo un pò del nostro tempo per il sostegno di tutti.

 

Fumo e svapo non hanno correlazione con l’aumento del rischio di contagio da Coronavirus

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Fumo e svapo non hanno correlazione con l’aumento del rischio di contagio da Coronavirus 
A dirlo il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR dell’Università di Catania che in un un tweet di risposta al sindaco di New York, Bill de Blasio, ha così commentato: 
“Indagini cliniche dettagliate dei casi ospedalizzati per COVID-19 evidenziano linfopenia (la presenza di un diminuito numero di linfociti nel sangue) e eosinopenia (un valore di eosinofili più basso del normale). Malattie allergiche, asma, BPCO e abitudine al fumo non sono fattori di rischio per Coronavirus, mentre non sorprende che lo siano l’etá avanzata e le comorbiditá. Smettere di fumare resta una regola ferrea per tutti, ma le preoccupazioni per il dilagare del COVID-19 non possono giustificare dichiarazioni improvvisate e prive di evidenze scientifiche. Dico basta a politici – riferendosi al primo cittadino di New York – che si improvvisano cultori della materia medico scientifica”. 

De Blasio: fumo e svapo aumentano i rischi per chi contrae il coronavirus

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Anche a New York il primo cittadino Bill de Blasio dice la sua su svapo, fumo e coronavirus, ma il Prof. Riccardo Polosa interviene con un tweet infuocato.

Da oltreoceano, il sindaco di New York De Blasio ha infatti dichiarato durante una conferenza che i fumatori e gli svapatori sono più a rischio di incorrere in gravi decorsi patologici se contraggono il coronavirus.

“Se sei un fumatore o uno svapatore sei più a vulnerabile” ha dichiarato De Blasio, chiedendo ai newyorkesi di cercare aiuto per smettere. Se siete fumatori o svapatori questo è un ottimo momento per abbandonare il vizio e noi vi aiuteremo”.

Rischio maggiore sopratutto per quei soggetti che rientrano in determinate categorie: gli over 50 o le persone affette da particolari patologie cardiovascolari, ai polmoni, con diabete o con il sistema immunitario compromesso.

La dichiarazione non è però di certo passata inosservata e con un tweet infuocato, il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, ha appena affermato:

“Su quali prove scientifiche ci stiamo basando? Anche se è stato dimostrato che il fumo aumenta la suscettibilità alle infezioni respiratorie, ai batteri e ai patogeni virali e smettere di fumare sembra abbassare il rischio di infezioni respiratorie, lo stesso non si può applicare agli svapatori” 

“L’uso regolare di sigarette elettroniche può ridurre l’attività dei patogeni, probabilmente a causa della presenza di glicole propilenico nell’aerosol, che è riconosciuto abbia una funzione antibatterica e antivirale. L’attività antibatterica è stata recentemente mostrata nei liquidi per sigarette elettronica in commercio. Inoltre, un sondaggio online suggerisce che il vaping non aumenta i tassi di infezione e può infatti portare a un diminuzione delle infezioni virali delle vie superiori” – ha aggiunto Polosa.

Philip Morris International: gli esperti USA varano una politica proibizionista

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Quando si parla di salute pubblica, gli americani tendono ad adottare un approccio rigido e selettivo. A maggior ragione quando si tratta di valutare l’efficacia e la pericolosità di prodotti a danno ridotto, come le sigarette elettroniche.

Una diatriba quanto mai attuale, il cui punto focale ora sembra vertere sulla prevenzione in materia di fumo, soprattutto tra i giovani in età pre-adolescenziale e adolescenziale.
“Dovreste sviluppare prodotti più sicuri”
Così incomincia il comunicato della Philip Morris: l’industria vuole spiegare quale sia la direzione che il reparto ricerca e sviluppo sta prendendo.
Secondo il colosso statunitense, gruppi di esperti, finanziati prevalentemente dalla Bloomberg Philanthropies, starebbero impendendo a chi fuma di scegliere in libertà alternative che scientificamente sono meno dannose della sigaretta convenzionale, trincerandosi dietro l’egida della salute pubblica.
La risposta sembra essere semplice: questi esperti stanno portando avanti una campagna proibizionista, attaccando quella che, a detta del comunicato, è l’unica azienda pubblicamente esposta e impegnata nell’eliminare le sigarette.
Il timore rimane che di fronte alla negazione al pubblico di informazioni accurate e scientifiche, i fumatori, spaventati da possibili ritorsioni in termini di salute, possano semplicemente decidere di continuare a fumare, senza valutare le alternative.
I numeri del comunicato della Philip Morris
  • I prodotti smoke-free rappresentano un quinto del business dell’azienda, partendo da una base di zero cinque anni fa
  • Dal 2008, la Philip Morris ha investito 7.2 miliardi di dollari per sviluppare alternative scientificamente valide alle sigarette tradizionali
  • Quasi 10 milioni di adulti hanno completamente smesso di fumare passando a prodotti a tabacco riscaldato elettrici, presenti in almeno 52 mercati
  • Mentre smettere rimane l’opzione migliore, le ricerche di mercato in molti paesi mostrano che l’80% degli adulti che fumano vogliono alternative migliori.
  • Nel 2019, il 71% delle spese è stata dedicata ai prodotti smoke-free