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Catania Conversation: il CoEHAR promuove una Master Class online

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Catania 22 Maggio 2020 Catania Conversation CC è il nuovo progetto portato avanti dal Centre of Excellence for the acceleration of Harm Reduction (CoEHAR) che mette insieme Giornalisti, Scienziati e Opinion Leaders di tutte le parti del mondo esperti nella riduzione dei danni del fumo e nella comunicazione scientifica.

“CC” è l’acronimo del progetto che ha sviluppato una piattaforma online dedicata ad una rete internazionale di specialisti in tabagismo, ricerca, salute e comunicazione. L’obiettivo è rendere la piattaforma gestita dal team catanese un luogo di condivisione e selezioni di notizie inerenti la ricerca sulla riduzione del danno da fumo.

Numerose ricerche hanno dimostrato che per smettere di fumare sono disponibili alternative meno dannose alle sigarette convenzionali, ma i quadri normativi e l’opinione pubblica hanno spesso forti dubbi a riguardo. In alcuni casi, le lobby deliberatamente diffondono informazioni sbagliate e non scientifiche ad un pubblico ignaro di ciò.

La scena stessa del controllo del tabacco è multiforme, questa comprende coltivatori, commercianti, lavoratori, industrie e, naturalmente, i settori più visibili del prodotto stesso. Ognuno ha una storia da raccontare.

In tutti i casi queste storie sono specchio dello sviluppo e dell’economia dei paesi. Dalle vistose sigarette elettroniche, allo snus, passando anche per i cerotti, la storia del tabacco raramente delude i media.

In un momento così complesso per la comunità scientifica internazionale, peraltro, impegnata su più fronti a trovare cure e soluzioni per combattere la diffusione del COVID, Catania Conversation vuole essere un supporto concreto per trovare e selezionare le notizie basate su evidenze scientifiche validate da autorevoli esperti del mondo della scienza e della salute pubblica.

Catania Conversation ha le stesse funzionalità di una agenzia di selezione di notizie, con la produzione di lanci e la diffusione di comunicati stampa. Al suo interno, uno staff di giornalisti di tutto il mondo. 

Per presentare la piattaforma, in occasione della Giornata Mondiale Antifumo 2020, il 29 Maggio dalle ore 15 alle 18, il CoEHAR promuove una Master class online con ospiti d’eccellenza e partecipanti selezionati dalle più influenti testate giornalistiche al mondo.

Sia la salute pubblica che il giornalismo sono beni pubblici. Devono essere verificati pubblicamente e accettati. L’unico modo per contrastare la disinformazione è iniettare la responsabilità nelle informazioni raccolte e diffuse ad ogni livello: dalla ricerca di giornalisti alle redazioni, agli editori e infine ai lettori e ai consumatori di notizie.

Clicca qui per entrare a far parte della community!

Giovanni Li Volti presenta il CoEHAR alla Scuola Superiore di Catania

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Giovanni Li Volti

All’interno di “pillole di ricerca” aula virtuale dell’Università degli Studi di Catania, Giovedì 28 maggio 2020 ore 18:00, il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR e delegato del Rettore all’ambito bio-medico della ricerca, presenterà il CoEHAR agli studenti della Scuola Superiore di Catania.

Il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo, lavora insieme ad un team di scienziati provenienti da tutto il mondo per studiare gli effetti e i danni da malattie fumo correlate e in particolare per identificare le strategie più efficaci e più innovative per combattere il fumo con la scienza.

L’innovazione scientifica e tecnologica aiuta a valutare e promuovere soluzioni efficaci e meno dannose dovute ai danni di sigaretta.

Ma è soprattutto nell’internazionalizzazione che il CoEHAR trova le basi per lo sviluppo delle sue ricerche, la possibilità di condividere la conoscenza e le progressioni scientifiche con più di 40 Paesi del mondo, consente al team di ricerca del CoEHAR di creare opportunità concrete per il futuro delle eccellenze siciliane.

Per seguire la presentazione del prof. Giovanni Li Volti è necessario collegarsi alla piattaforma di Microsoft Teams – codice: lwsguim

Scuola Superiore di Catania: http://www.scuolasuperiorecatania.it/

Immunità di Gregge: non facile da raggiungere per uno studio francese

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immunità di gregge

Una nuova ricerca condotta su allievi, insegnanti e staff di una scuola superiore in Francia ha preso in esame i casi di infezione da coronavirus e conseguente quadro clinico da COVID-19, per chiarire le tempistiche necessarie per poter parlare di immunità di gregge.

Il dilagare della diffusione del coronavirus ha reso necessarie rigide misure di contenimento in molti stati europei: capire le modalità e i tassi di trasmissione del coronavirus si è rivelato essere determinante per coadiuvare gli sforzi di tali misure, per meglio indirizzare gli sforzi degli organi di salute pubblica.

Lo studio in oggetto, condotto su un campione di allievi, inseganti, staff e familiari dei ragazzi di una scuola superiore a Oise (Francia), una delle aree maggiormente colpite a nord di Parigi, ha rilevato che dei 661 partecipanti, solo il 26% (172 casi) è risultato positivo per anticorpi anti SARS-CoV-2.

A tutti i partecipanti è stato chiesto di completare un questionario che indagava le condizioni mediche preesistenti, lo stato di salute generale, nonché le informazioni sociodemografiche più rilevanti a partire dal 13 gennaio 2020, includendo eventuali diagnosi per COVID-19.

In totale, 452 partecipanti hanno riportato sintomatologia da COVID-19 tra il 13 gennaio fino a una settimana prima dell’indagine, condotta tra il 30 Marzo e il 4 Aprile 2020. I sintomi più comuni sono stati riniti (38.3%), seguite da tosse (35.4%), mal di testa (30.9%), mal di gola, febbre, astenia e mialgia.

Tra i 172 partecipanti risultati positivi al test sierologico, il tasso di ospedalizzazione è stato del 5.3% (9 casi).

Curiosità: i fumatori hanno presentato un tasso di infezione quasi 4 volte inferiore rispetto ai soggetti non fumatori (7.2% contro il 28%). 

L’analisi di tale studio, il primo a studiare il tasso di infezione da coronavirus rilevando la presenza di anticorpi nel sangue, è fondamentale per meglio valutare la cosiddetta immunità di gregge.

L’immunità di gregge è una forma di protezione indiretta al contagio che si verifica quando una certa percentuale della popolazione (stimata nell’ordine del 60% per il SARS-CoV-2) ha prodotto anticorpi specifici contro il virus rendendola immune da quella infezione e interrompendo la catena di trasmissione del contagio. Così la restante porzione della popolazione che ancora non è venuta a contatto con il virus viene di fatto dotata una misura di protezione dal contagio.

Un tasso di pregressa infezione pari al 26% e in una zona dove il virus è circolato liberamente per settimane prima del lockdown francese, indica che il raggiungimento del 60% (indicativo per il raggiungimento della immunità di gregge) richiederà più tempo del previsto.

Chiamato a esprimere un breve commento il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da fumo dell’Università di Catania, ha così commentato: “Le osservazioni dello studio francese sono fondamentali per guidare correttamente le prossime mosse dei decisori politici e avviare strategie di uscita più o meno rapide dai lockdown”.

La conseguenza del lockdown in Francia? Più sigarette per i fumatori

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Francia lockdown

Secondo uno studio pubblicato dalla Sanità pubblica francese (Santé publique France), i cittadini francesi hanno fumato di più durante il lockdown.

Per scoprirlo, lo studio in oggetto, avviato già nelle prime fasi del lockdown, ha seguito la popolazione francese per monitorarne i comportamenti.

L’aumento medio del numero di sigarette fumate dai fumatori quotidianamente (94% dei fumatori intervistati) è di 5 sigarette al giorno, l’aumento del consumo di tabacco è più frequente nei fumatori tra i 25 e i 34 anni (41%), e infine i lavoratori che lavorano a casa e che hanno subito lo stress da lockdown (37%).

In compenso, un quarto dei cittadini in Francia ha diminuito il consumo di alcol.

L’aumento del consumo di alcol è menzionato da persone di età inferiore ai 50 anni (tra il 14% e il 17% a seconda della fascia di età), individui che vivono in una città di oltre 100.000 abitanti (13% contro 9% degli abitanti di agglomerati con meno di 100.000 abitanti) e genitori di bambini di età inferiore ai 16 anni (18% rispetto all’8% degli intervistati senza bambini di età inferiore ai 16 anni).

Note Viêt Nguyen Thanh, coordinatore dell’unità dipendenze nel dipartimento di prevenzione e promozione della salute di Public Health France, ha dichiarato:

La noia, la mancanza di attività, lo stress e il piacere sono i motivi principali citati dai fumatori o dai consumatori di alcolici che ne hanno aumentato il consumo. Si noti inoltre che l’aumento sia del tabacco che dell’alcool è correlato al rischio di ansia e depressione.

Sin dall’inizio del lockdown, la Sanità pubblica della Francia ha messo a disposizione diversi sistemi di assistenza sanitaria per fornire informazioni e supporto legati al tabagismo e all’alcolismo per tutti coloro che ne avesse bisogno, ma lo stress generato dalla situazione ha fatto sì che la necessità di ricorrere a tali servizi si avvertisse meno.

Tra le conseguenze delle misure restrittive di contenimento del virus, i cittadini francesi si sono diretti verso Perthus, città francese sul confine con la Spagna, per acquistare prodotti a base di tabacco presso i rivenditori spagnoli, che vendono a un prezzo inferiore rispetto le tabaccherie francesi.

Quello che sappiamo è che purtroppo il lockdown da Covid-19 ha portato molti fumatori ad aumentare il consumo quotidiano di tabacco. Il fine dei tanti sondaggi svolti in questo periodo è quello di carpire più dati possibili per valutare il comportamento dei tab agisti e impostare programmi di smoking cessation validi anche in situazioni critiche.

Liberati dal fumo. Seminario di promozione per la salute

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ISCRIVITI AL WEBINAR DI LIAF

Nonostante il Covid-19, attraverso un webinar online, parte il progetto “Liberati dal Fumo. Seminario di promozione per la salute”, organizzato da Liaf Lega Italiana Anti Fumo in collaborazione con il CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, rivolgendosi a un pubblico di fumatori e non, per promuovere la cultura anti fumo e le numerose alternative per la riduzione del danno da tabacco.

L’appuntamento è previsto per martedì 26 maggio, dalle 10:00 alle 12:00, comodamente da casa con un panel scientifico di esperti LIAF e CoEHAR (medici, scienziati, psicologi, giornalisti ed esperti di promozione sociale).

Durante l’incontro online verranno esposti i rischi per la salute ai quali si può andare incontro a causa dell’abitudine al fumo di sigaretta, e saranno descritte le principali metodologie di smoking cessation e l’approccio clinico adottato nel Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Policlinico-Vittorio Emanuele” di Catania diretto dal Prof. Riccardo Polosa.

Scopo della sessione educativa e informativa, soprattutto in un periodo come questo, è quello di sensibilizzare famiglie, promotori di salute, docenti, scienziati, associazioni e professionisti del settore.

Il programma del webinar prevede i saluti iniziali del dott. Ezio Campagna (presidente LIAF), l’introduzione a cura del prof. Riccardo Polosa che illustrerà le nuove frontiere della ricerca sulla riduzione del danno da fumo insieme alla giornalista Elisa Monacorda. Seguiranno gli interventi del prof. Pasquale Caponnetto   e della dott.ssa Marilena Maglia che elencheranno i 10 metodi più efficaci per smettere di fumare. L’esperimento pratico in diretta streaming del dott. Carlo Maria Bellanca stupirà i giovani in collegamento ed, infine, le presentazioni del prof. Giovanni Li Volti , del prof. Sebastiano Battiato, del prof. Massimo Caruso e del dott. Antonio Pacino, si concentreranno sugli strumenti tecnologici per smettere di fumare, sulle nuove frontiere della ricerca di laboratorio, sulla possibilità di usare il cibo come supporto per smettere di fumare e sulle patologie dentali legate all’abitudine al fumo.

Dunque, un interessante webinar che vi consigliamo di non perdere il 26 maggio, con la possibilità di interagire con un comitato tecnico-scientifico a vostra disposizione, il tutto per non sottovalutare i rischi dalle malattie da fumo correlate, prevenzione e indicazioni per smettere di fumare, ricordandovi di aderire anche alla giornata mondiale senza tabacco del 31 maggio.

L’evento “Liberati dal Fumo. Seminario di promozione per la salute” è patrocinato dalla Banca di Credito Cooperativo BBC – La Riscossa di Regalbuto.

Per maggiori informazione sull’evento, visitate il sito di Liaf Magazine

o seguite la pagina Facebook: https://www.facebook.com/liaf.legaitalianaantifumo/

Covid-19 e Regno Unito: provare a smettere di fumare per paura del virus?

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Un nuovo studio riportato dal quotidiano The Sun ha rivelato che una piccola parte dei cittadini britannici, ha abbandonato il vizio del fumo per proteggersi dal covid-19.

Questo nuovo sondaggio nasce dalla collaborazione di YouGov e Action on Smoking Healt (ASH): la preoccupazione di un possibile contagio ha fatto sì che molti cittadini inglesi smettessero di fumare e, in generale, che optassero per uno stile di vita più sano.

550.000 britannici hanno provato a smettere di fumare, 2,4 milioni hanno ridotto il numero di sigarette giornaliere, il 2% su 1.004 persone, secondo il sondaggio, ha smesso per la preoccupazione di contrarre il virus, l’8% ha dichiarato di voler smettere, il 36% ha dichiarato di aver smesso, il 27% di sentirsi, oggi, più motivato a smettere.

Considerati gli ultimi avvenimenti, sappiamo bene che di recente diversi studi (dagli Stati Uniti alla Francia) hanno rivelato la possibile correlazione tra il covid-19 e il fumo, ma allo stesso tempo non esiste una validazione scientifica che confermino ciò. Nonostante le notizie sulle probabilità di contrarre più facilmente il virus per i fumatori non siano veritiere, il numero dei tabagisti nel Regno Unito in questo preciso periodo storico è diminuito.

In una recente dichiarazione, Nick Hopkinson, presidente dell’ASH, ha spiegato come il fumo danneggia il sistema immunitario e di come quest’ultimo può indebolirsi al momento di combattere un’infezione: smettere di fumare significherebbe evitare problemi di salute come infarti e ictus, soprattutto in un momento del genere durante il quale è assolutamente consigliato stare lontani dagli ambienti ospedalieri.

#QuitforCOVID è la campagna nata su Twitter che ha incoraggiato a smettere di fumare, anche grazie all’aiuto del fondatore Charlie Kenward che afferma:

Smettere di fumare è la prima cosa che le persone dovrebbero fare per migliorare lo stato della propria salute e non c’è momento migliore di questo per farlo.

Il Governo inglese mira a eliminare il fumo nel Regno Unito entro il 2030 e spiega come questa sia tra le prime misure da adottare per raggiungere quel livello di salute pubblica che abbia come scopo primario il bene di tutti i cittadini.

Affinché questo accada, è molto importante sviluppare servizi di assistenza per tutti i fumatori, regolare le norme di controllo del tabacco e di tutti i prodotti per tabagisti, senza tralasciare, naturalmente, una certezza finanziaria a lungo termine.

Luciano Prandini: un manuale ironico per smettere di fumare

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La redazione di Liaf ha avuto il piacere di intervistare Luciano Prandini.

Ciò che ha destato la nostra curiosità è che Luciano oltre ad appartenere alla categoria eletta degli scrittori, appartiene anche alla categoria degli ex fumatori, motivo per cui ci è sembrato utile raccontare e condividere la sua storia.

Luciano Prandini è inoltre poeta, vignettista, disegnatore e illustratore. Scrive poesie, romanzi, racconti, filastrocche, satira e si occupa di editing in quanto presidente e direttore della casa editrice no profit ROSSOPIETRA di Castelfranco Emilia (MO).

Luciano ci racconta che ha iniziato a fumare da giovane, per imitazione, assieme agli amici di infanzia. Iniziando dai sigari fabbricati, è arrivato alle sigarette tradizionali.

Come ha fatto a smettere?

Grazie al supporto di un evento inaspettato: la tosse secca” ha risposto.

Per Luciano, ogni boccata di fumo era carta vetrata. La sua unica possibilità era fumare senza inspirare, continua. Ma per Luciano sarebbe stato come dire “masticare senza deglutire”.

Durante l’intervista, ci confida che la storia che ha raccontato a noi, è quella che da sempre racconta anche a sua moglie, attuale fumatrice, con la speranza e l’intenzione di farla smettere. Ma di questa esperienza, diventata una storia molto ironica, Luciano ci ha fatto un vero e proprio racconto.

Dagli ammonimenti che si trovano sul pacchetto di sigarette come, per esempio, “il fumo uccide”, Luciano inizia a scrivere dei post-it: “il fumo uccide, gli altri”. Dai post-it, inizia a disegnare delle vignette ironiche, fino ad arrivare al suo ultimo lavoro, un libro che si intitola “Fumus Persecutionis. Manuale di de-re-sistenza per fumatori im-peninenti”.

Il libro di Prandini, come spiega lo stesso autore, ha alla base della struttura narrativa, l’ironia. Quell’ironia che aiuta a stemperare i drammi della vita.

Luciano afferma che:

Forse il miglior modo per sopravvivere agli avvertimenti calamitosi riportati sui pacchetti di sigarette è utilizzare il metro dell’ironia, che non cancella il male ma aiuta a non affogare nella nebbia dell’assuefazione. Si sa che ogni fumatore adduce i suoi buoni motivi per perdurare nel proprio vizio, allora forse può aiutare lo sguardo disincantato di chi lo guardi da fuori, e un pochino lo irrida!

Il libro racchiude al suo interno i testi più famosi della nostra letteratura e delle canzonette più popolari, accompagnati da illustrazioni che danno un valore in più ai testi. Quei testi che tracciano la figura di un fumatore impenitente, come suggerisce lo stesso titolo, che magari avrà così modo di rivedersi o “ravvedersi”.

Ne nasce, sicuramente, un lavoro molto singolare, dai toni colti e anche un po’ pop.

Quando abbiamo chiesto a Luciano cosa volesse offrire con il suo ultimo lavoro, lui ci ha risposto così:

Volevo offrire attraverso una gentile comicità, se non miracolistiche redenzioni, almeno squarci di sereno… e di consapevolezza. Ossigeno di cui, con i tempi che corrono, abbiamo tutti un disperato bisogno.

Il libro di Luciano Prandini è stato pubblicato dalla casa editrice ROSSO PIETRA alla fine del mese di aprile.

Per maggiori informazioni sull’autore e la casa editrice:
https://www.lucianoprandiniautore.it/
https://www.rossopietra.it/

Alla sigaretta preferisco una partita a Burraco

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Abbiamo iniziato da qualche settima un appuntamento con le storie di ex fumatori. Un modo come altri di raccontarvi storie di vita vera, di chi è riuscito ad aprire la porta d’uscita dal tabagismo.

Francesco Sorbello

Ospite di Gabriella Finocchiaro oggi è Francesco Sorbello, vice Direttore Provinciale di Confcommercio Catania:

”Era la primavera del 75′ e studiavo insieme ad un compagno per gli esami di terza media. Fu proprio questo compagno che mi introdusse nel mondo del fumo. Ricordo che ognuno di noi  comprava un pacchetto di MS da 10 che riuscivamo a fumare in meno di un’ora, solitamente alla Villa Belvedere di Acireale.  Sapevo che era proibito, ed infatti cercavamo gli angoli più remoti per le nostre tirate restando sempre in allerta. Finita la terza media, con l’arrivo dell’estate e avendo poi frequentato licei diversi, ci siamo allontanati ed io smisi di fumare definitivamente.

I nuovi compagni ed amici della vita non erano fumatori e non ci siamo condizionati negativamente. Eppure, a casa papà era un fumatore incallito, uno di quelli che faceva la scorta di sigarette per il week-end perchè allora i negozi la domenica ed i festivi restavano chiusi e lui non poteva rischiare di restare senza sigarette. Anche quando stava male fumava, di nascosto e nelle condizioni più impensabili per non sottoporsi ai miei rimproveri. 

A casa mia, insomma, ero io a richiamare papà per il fumo, solitamente è all’incontrario. 

La mia esperienza di fumatore si è ridotta quindi a meno di due mesi. Devo dire che sono stato fortunato!!! Purtroppo i miei figli qualche sigaretta se la fanno. Scherzando dico loro che fanno bene, così contribuiscono a foraggiare le casse dello Stato.  Purtroppo sottovalutano i danni, sapendo benissimo che il tabacco avvelena e provoca tumore al polmoni; eppure hanno conosciuto in tal senso il triste epilogo dei nonni fumatori.

Io alla sigaretta preferisco la barca, la pesca o una partita a Burraco, mi rilassano di più”.

E-cig: uno studio ne analizza l’effetto sui fumatori dei centri antifumo

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e-cig

Che effetto hanno le e-cig sui pazienti fumatori che si rivolgono ai centri antifumo per smettere di fumare?

Uno studio molto interessante, pubblicato di recente sulla celebre rivista Tumori Journal, ne ha spiegato l’impatto.

L’iniziativa è partita dal protocollo d’intesa che è stato siglato tra l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – Italian Thoracic Society (AIPO-ITS) e l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (IRFMN), e che ha come scopo sia l’ampliare le conoscenze legate alle abitudini dei tabagisti sia il contrastare le malattie fumo correlate.

Compito specifico dell’AIPO-IS è stato coinvolgere i centri antifumo italiani e aiutare l’IRFMN a creare una documentazione necessaria per avviare la ricerca.

In cosa consiste esattamente la ricerca?

Paola Martucci, Dirigente Medico dell’ospedale Cardarelli di Napoli e che risulta tra i firmatari dello studio, ha spiegato che sono stati coinvolti tra il 2016 e il 2018 esattamente 12 centri antifumo e che sono stati selezionati 395 fumatori di età superiore ai 18 e consumatori abituali, occasionali ed ex svapatori.

Aggiungendo inoltre che:

Dei 395 soggetti, il 12,4% erano regolari utilizzatori di sigarette elettroniche intendendo per regolare il consumo in 5 o più giorni negli ultimi 30 giorni, il 9,4% utilizzatori occasionali (meno di 5 giorni di utilizzo nell’ultimo mese) e il 78,2% utilizzatori pregressi di e-cig (non nell’ultimo mese).

Il 22% era invece formato da fumatori di sigarette tradizionali e utilizzatori di e-ecig, dunque dual users.

Il campione di fumatori che è stato preso in esame non ha riportato differenze di genere tra uomini e donne. Per quanto riguarda il periodo medio di consumo, invece, siamo attorno ai 3-4 mesi e il tipo di liquido utilizzato per la ricarica risulta essere quello a base di nicotina.

Il dato evidente che è emerso da questo studio riguarda gli ambienti destinati allo svapo: 3 su 4 fumatori (un numero abbastanza consistente) ha dichiarato di avere fumato la sigaretta elettronica in un ambiente in cui non era consentito fumare.

Le percentuali fanno principalmente riferimento all’ambiente di lavoro, secondariamente a bar e ristoranti, e infine agli aeroporti e alle stazioni di servizio. Tutti luoghi in cui la legge non consente di fumare sigarette tradizionali dove la normativa riguardante le e-cig è ancora poco chiara.

Percentuali più alte si registrano invece tra chi fuma in auto e nell’abitazione propria o di amici.

La dott.ssa Martucci puntualizza che in Italia il numero di fumatori che utilizza la sigaretta elettronica in almeno uno degli ambienti in cui è vietato fumare è più alto rispetto ad altri paesi come il Giappone, Stati Uniti e Australia. Tenendo in considerazione, però, che il campione utilizzato è quello dei fumatori che si sono rivolti a un centro antifumo, dunque non la popolazione generale che ne fa uso regolarmente.

Secondo il prof. Pasquale Caponnetto, coordinatore del Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, il riferimento ai 395 fumatori dello studio non si può intendere come un numero realmente consistente.

E aggiunge che il dato realmente rilevante dovrebbe essere quello che fa capire quanto questi prodotti alternativi stiano aiutando i fumatori di sigarette tradizionali a smettere di fumare o a modificare le proprie abitudini legate al tabagismo.

Che dovrebbero esserci delle norme abbastanza chiare sui divieti delle e-cig, è vero. Ma è anche vero che chi fuma la sigaretta elettronica, alla fine, non ha un comportamento tanto diverso dal fumatore tradizionale. Gli ambienti risultano essere gli stessi, come le abitudini.

I dati dello studio, dovrebbero essere rapportati ai comportamenti dei fumatori di sigarette tradizionali e il ruolo dei centri antifumo dovrebbe assumere un’importanza diversa: il messaggio da fra passare è del tutto positivo, perché tali strumenti risultano essere di grande aiuto per chi vuole provare a smettere di fumare.

World No Tobacco Day 2020: proteggiamo i più giovani

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world no tobacco day

Come ogni anno, domenica 31 maggio ricorre il World No Tobacco Day 2020, giornata creata dall’ONU per richiamare l’attenzione sul tabagismo e sui danni che crea, soprattutto tra le nuove generazioni.

E sono proprio i più giovani il focus dell’edizione di quest’anno: una fascia di popolazione sensibile e suscettibile di manipolazione da parte dell’industria del settore. 

La campagna lanciata dall’OMS intende creare una nuova consapevolezza tra i ragazzi, dotandoli degli strumenti per riconoscere le tattiche manipolative e i tranelli nelle campagne di marketing dell’industria del tabacco, aiutandoli a non finire intrappolati in una dipendenza che causa 8 milioni di morti l’anno.

Aromi, linee grafiche accattivanti, contenuti sponsorizzati da influencer, punti vendita a ridosso di luoghi frequentati da adolescenti e pubblicità in tv sono solo alcuni dei meccanismi utilizzati dalle major del tabacco per vendere i loro prodotti: una strategia che attira, però, anche i più giovani.

Una chiamata quella dell’ONU per il World No Tobacco Day, che coinvolge gli stessi influencer, veicoli primari di informazioni e messaggi sui social: perché non collaborare per creare una nuova consapevolezza sul tabagismo e i suoi effetti nocivi?

I dati ad oggi parlano chiaro: in Italia ci sono 1,6 milioni di fumatori, con un aumento di fumatrici tra la popolazione femminile e sono circa 80 mila i morti ogni anno. È vero che le strategie fino ad ora attuate hanno portato a importati risultati, come il calo delle vendite di prodotti dal 9% al 4%, ma ancora siamo lontani dal raggiungere l’obiettivo. 

L’invito di questa giornata rimane quello di provare ad astenersi per 24 ore dal fumo di sigaretta e iniziare a pensare di rivolgersi a servizi di smoking cessation, durante i quali il fumatore è accompagnato in un percorso graduale di abbandono del vizio attraverso un counselling individuale , terapie di gruppo e prescrizione di prodotti sostitutivi della nicotina o di farmaci per la disassuefazione.

Percorso che, come dimostrano i dati dei centri antifumo di Catania, può avvenire grazie all’utilizzo di strumenti a rischio ridotto, come la sigaretta elettronica, ormai riconosciuta come un’alternativa valida e più sicura per smettere di fumare.

Quest’anno qual è la tua scelta?