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Sigarette elettroniche: Umberto Roccatti rieletto Presidente di Anafe Confindustria

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Roma, 1 ott. (askanews) - L`assemblea generale di Ieva - Independent European Vape Alliance - nel corso dell`assemblea generale tenutasi ieri a Bruxelles ha nominato Vicepresidente Umberto Roccatti, attuale Presidente di Anafe Confindustria, l`Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico. Ieva rappresenta in ambito comunitario le imprese attive nel settore del vaping, dai produttori ai distributori fino ai rivenditori al dettaglio. L`associazione ha l`obiettivo di sostenere e tutelare gli interessi del settore presso le istituzioni e gli stakeholder dell`Unione Europea, con un particolare focus sulle azioni di promozione della cultura del rischio ridotto, strategia di tutela della salute per quei fumatori adulti di sigarette tradizionali che non riescono o non vogliono smettere di fumare. La nomina di Roccatti ai vertici di Ieva testimonia come, anche in ambito internazionale, venga apprezzato e condiviso l`approccio di Anafe, soprattutto nel dialogo istituzionale, e come sia di preminente importanza il mercato italiano, che nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento anche sotto il profilo regolatorio per tutta l`Unione europea. "Sono davvero lieto di poter rappresentare il settore del fumo elettronico a livello europeo e di poter contribuire a promuovere proposte che da un lato tutelino i consumatori e dall`altro favoriscano lo sviluppo di prodotti a rischio ridotto. Inoltre, in questa mia nuova veste, porterò con me tutta l`esperienza che Anafe ha maturato a livello nazionale negli ultimi anni nonché i punti di forza della normativa italiana, che oggi può essere definita all`avanguardia sia da un punto di vista fiscale sia per la regolazione del mercato", ha commentato con entusiasmo Roccatti, che poi ha aggiunto: "Nei prossimi ossimi mesi si scriverà la nuova direttiva Europea che ridefinirà la normativa relativa alle sigarette elettroniche e ai liquidi da inalazione. È dunque importantissimo per Ieva, di cui Anafe è membro fondatore, intervenire e confrontarsi con gli attori istituzionali europei affinché possa essere definito un nuovo e migliore quadro legislativo in cui operare, che possa auspicabilmente guardare all`esperienza regolatoria italiana come punto di riferimento"

Sigarette elettroniche, Umberto Roccatti rieletto Presidente di Anafe Confindustria

Nel Direttivo Giorgetti (Vaporart), Mazzoletti (Juul Labs), Esposito (Vapeitalia) e Cirincione (TNT Vape)

Roma, 14 giugno 2021. L’assemblea generale di ANAFE – l’Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria – ha riconfermato Umberto Roccatti Presidente per il prossimo triennio. Un segnale di continuità con quanto fatto finora dall’AD di Puff che comincia il suo secondo mandato con obiettivi precisi, in particolare in ambito salute, proseguendo nell’azione di persuasione per il riconoscimento del principio del rischio ridotto delle sigarette elettroniche da parte della comunità medico-scientifica e degli stakeholder istituzionali. Proprio su questo tema, l’Associazione, insieme a Liaf (Lega Italiana Anti Fumo) ha recentemente lanciato una petizione su Change.org in cui si chiede al Ministero della Salute italiano di farsi portavoce a livello europeo di promuovere un’analisi comparata tra gli effetti sanitari dello svapo e quelli delle tradizionali sigarette, con l’obiettivo di superare l’attuale approccio di massima precauzione e di fornire informazioni chiare e complete ai consumatori europei.

Sul piano fiscale, invece, ANAFE continuerà a lavorare con l’obiettivo di un ribilanciamento dell’imposizione fiscale, aumentata in piena pandemia con l’ultima legge di bilancio, raggiungendo proporzioni insostenibili per il mercato. “È paradossale, oltre che irragionevole, che il nostro sia stato l’unico settore ad aver subito un innalzamento di tasse che tocca livelli che arrivano fino al +300%. Si tratta di un carico fiscale assolutamente non sostenibile dalle piccole e medie imprese del comparto e che rischia di eliminare dal mercato internazionale un segmento di eccellenza e qualità del Made in Italy” – ha commentato Roccatti. Sul piano degli impegni internazionali, prosegue Roccatti, “continueremo ad adottare un dialogo aperto, ma risoluto con le istituzioni nazionali ed Europee in vista degli importanti appuntamenti dei prossimi mesi che avranno un impatto significativo sul settore. Penso in particolare alla decisione del Consiglio europeo sulla TED (Tobacco Excise Directive), all’avvio del processo di revisione della TPD (Tobacco Products Directive) e alla cd. COP9, la Conferenza delle parti della Convenzione quadro per il controllo del tabacco (Fctc) dell’Organizzazione mondiale di sanità. Infine, tra gli obiettivi associativi, permane un’attenzione particolare alla filiera, per garantire insieme alla neocostituita Anafe Retail (il progetto nato per supportare e valorizzare i negozi di rivendita di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione), massima garanzia degli operatori economici di settore e la tutela dei consumatori finali.

Ricerca USA: ” gli studi non replicabili hanno maggiori probabilità di essere pubblicati su riviste scientifiche”

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Gli studi che non possono essere replicati e con scarsa attendibilità scientifica sono citati 153 volte in più rispetto ad altri grazie ai loro contenuti accattivanti per i media. Questi i sorprendenti risultati di un nuovo studio della Rady School of Management dell’Università della California di San Diego.

Lo studio afferma inoltre che i documenti con risultati non verificati da altre ricerche hanno un’influenza maggiore nel tempo.

Gli autori Marta Serra-Garcia, Professore di Economia e management alla Rady School e Uri Gneezy, professore di economia comportamentale affermano: “Sappiamo che gli esperti possono prevedere quali documenti verranno replicati. Quindi ci chiediamo perché queste ricerche non replicabili vengono accettate per la pubblicazione?

Se i risultati più eclatanti sono quelli più interessanti per i media e piattaforme social come Twitter, sempre alla ricerca di nuovi contenuti, questo comunque non li rende maggiormente veri o affidabili“, ha aggiunto il prof. Gneezy.

La riproducibilità dei risultati sperimentali è una parte essenziale del metodo scientifico. Molte teorie, seppur significative, non vengono validate dalla comunità internazionale a causa dell’assenza di replicazione dei risultati.

Sempre secondo lo studio californiano, le ragioni alla base di questa tendenza potrebbero essere la pressione esercitata su giornali e giornalisti nel pubblicare risultati interessanti, situazione che si ripercuote anche per gli accademici in cerca di fondi e prestigio.

Come suggeriscono i ricercatori citando il libro di S. Richie, Science Fictions: How Fraud, Bias, Negligence, and Hype Undermine the Search for Truth, alla base potrebbe esserci anche un compromesso da parte del team di revisione delle riviste scientifiche, “sotto pressione per ricevere sovvenzioni e favorire certe pubblicazioni”.

Quando si tratta di Tobacco Harm Reduction, la pubblicazione su riviste prestigiose di articoli scientifici con alla base dati empirici errati influisce sulla buona scienza e sull’affidabilità delle ricerche, con un impatto reale sulla vita di milioni di fumatori.

La confusione e le informazioni contrastanti sui rischi per la salute dei prodotti a rischio ridotto sono le cause principali dell’irragionevole pregiudizio da parte dei governi e delle fondazioni filantropiche.

Affidarsi allo “scandalo”, guidati da giornali che utilizzano titoli esagerati e imprecisi riguardo le loro scoperte nell’ambito della Riduzione del Fumo da Tabacco, è un atto criminale nei confronti di centinaia di milioni di fumatori che cercano di smettere per salvare le loro vite.

Le istituzioni pubbliche, sia a livello nazionale che internazionale, insistono nel distorcere il rapporto rischio/beneficio delle sigarette elettroniche e delle relative alternative senza combustione alle sigarette convenzionali”- ha sottolineato il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per l’Accelerazione of Harm Reduction (CoEHAR) nonchè lo scienziato più prolifico al mondo nel campo delle sigarette elettroniche.”

Prof. Riccardo Polosa fondatore del CoEHAR

Un problema che può essere facilmente risolto stabilendo solidi protocolli di ricerca che imitano le normali condizioni d’uso, e reti internazionali collaborative che condividono progetti di ricerca utilizzando gli stessi protocolli . Quando risultati identici sono riprodotti in modo coerente da differenti laboratori che utilizzano lo stesso protocollo, non si avrà nessun dubbio sulla qualità di tale ricerca. Questo è ciò di cui il mondo ha bisogno in questo momento” ha aggiunto lo scienziato catanese.

Per questo il Centro di Eccellenza per l’Accelerazione della Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR) dell’Università di Catania ha posto l’innovazione, la ricerca peer-review, e la globalizzazione delle idee sulla THR al centro delle sue azioni.

All’interno del consorzio CoEHAR, il progetto REPLICA intende replicare le ricerche più rilevanti disponibili a livello internazionale sulle sigarette elettroniche e fornire alla comunità scientifica studi basati su dati solidi e affidabili. Grazie a una rete di cinque laboratori accademici in Indonesia, Oman, Russia, Serbia, Grecia e Stati Uniti, il CoEHAR agisce da hub che coordina la ricerca sul campo.

Prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR e capo progetto Replica

Stiamo assistendo a una crisi della Replicazione degli studi scientifici perché questo tipo di ricerche non sono molto comuni. Non attraggono finanziamenti e non vi è ritorno in termini di prestigio per gli scienziati che svolgono la ricerca. Inoltre, gli studi di replicazione sono molto difficili da realizzare, soprattutto in termini di coordinamento dei protocolli e di armonizzazione della ricerca effettuata” ha affermato il Prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR e capo progetto di REPLICA.

Come progetto REPLICA, il nostro obiettivo principale è confermare o confutare gli studi prodotti dai laboratori delle industrie del tabacco che potrebbero avere pregiudizi o conflitti di interesse nei confronti delle sigarette elettroniche. Quindi forniamo – oltre ai nostri risultati – i dati grezzi delle nostre ricerche alla comunità scientifica internazionale al fine di condividere e migliorare le nostre conoscenze comuni su questo campo

Il Centro di Eccellenza per l’Accelerazione della Riduzione del Danno (CoEHAR) dell’Università degli Studi di Catania è da anni in prima linea per frenare la diffusione delle fake news, in particolare per quanto riguarda i dati scientifici disponibili sull’efficacia delle sigarette elettroniche come strumento per smettere di fumare.

Come per la crisi degli studi sulla replicazione, gli scienziati impegnati nella Riduzione del Danno da fumo soffrono di mancanza di comunicazione. L’intera comunità di scienziati dovrebbe uscire dalla loro torre d’avorio e iniziare a discutere i propri risultati con la società. Stiamo perdendo la battaglia contro il fumo da sigaretta perchè non riusciamo a spiegare le nostre ricerche” ha sottolineato Li Volti.

I ricercatori del CoEHAR si preparano per l’edizione 2021 del Global Forum of Nicotine

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Global Forum of Nicotine 2021

Il Global Forum of Nicotine, la conferenza internazionale sui prodotti a rischio ridotto giunta alla sua ottava edizione, si terrà a Liverpool il 17 e 18 giugno 2021.

Come ogni anno, il GFN sarà l’evento più importante per studiosi, ricercatori e scienziati che si occupano di strategie di riduzione del danno: la conferenza rappresenta un’opportunità imprescindibile per confrontarsi e presentare i risultati delle proprie ricerche, alimentando un sano dibattito sulle prospettive delle alternative al fumo di sigaretta.

Quest’anno, la formula dell’evento sarà mista: accanto a un programma in presenza al Crowne Plaza Hotel di Liverpool, i partecipanti potranno seguire l’evento da casa, interagendo durante le apposite sessioni di Q&A. 

Per privilegiare e favorire l’interattività dell’evento, quest’anno i poster che solitamente venivano mostrati durante la conferenza sono stati sostituiti da presentazioni e video interviste della durata di cinque minuti, i cosiddetti GFN Five, in modo da permettere anche a chi non presente di dare il proprio apporto tal conferenza.

I ricercatori del Coehar hanno accettato di mettersi in gioco, sottoponendosi a veloci interviste per presentare, in meno di cinque minuti, i risultati delle proprie ricerche.

Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, ha presentato i dati dello studio su pazienti fumatori affetti da BPCO, la broncopneumopatia cronico ostruttiva: l’innovativa ricerca ha voluto studiare gli effetti delle sigarette elettriche su pazienti che non volevano o non riuscivano a smettere fai fumare. I risultati hanno dimostrato un miglioramento sostanziale delle esacerbazioni della malattia e della qualità della vita generale.

Il Direttore del CoEHAR Giovani Li Volti, project leader del progetto Replica, e Massimo Caruso, co-project leader dello stesso progetto, hanno offerto una visione a 360° sui primi importanti traguardi ottenuti dal progetto di ricerca, già premiati alla conferenza internazionale dell’SRNT.

Intervistato anche il Professor Pasquale Caponnetto, con una presentazione sul trial clinico GENESIS, un’innovativo studio che valuterà l’effetto dei dispositivi a rischio ridotto su pazienti schizofrenici.

Al seguente link, il programma dell’evento.

Il caso San Francisco: divieto di liquidi per i minori

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san francisco

Quando si vogliono proteggere i minori vietando la vendita di prodotti come i liquidi per le sigarette elettroniche può anche accadere che il numero dei minori che inizia a fumare aumenti. Questo quanto accaduto con il caso di San Francisco.

Nel 2018, la stragrande maggioranza dei residenti della città vota per vietare la vendita di liquidi per sigarette elettroniche. A gennaio 2019, quando il divieto entra in vigore, anche i rivenditori si allineano alla decisione della comunità.

All’epoca, importanti organizzazioni di Sanità Pubblica hanno apprezzato il risultato. Secondo la dott.ssa Melissa Welch portavoce dell’American Heart Association, che per prima ha esortato gli elettori ad approvare il divieto, questo era il primo passo verso la fine della vendita di tabacco agli adolescenti.

Contro tutte le previsioni l’azione repressiva ha invece peggiorato – piuttosto che migliorare – la situazione.

Un nuovo studio pubblicato su JAMA Pediatrics ha rivelato come San Francisco sia diventata la prima città degli Stati Uniti a vietare la vendita di tutte le sigarette elettroniche ed ha, allo stesso tempo, aumentato le probabilità di fumare per gli studenti delle scuole superiori, rispetto agli altri distretti scolastici.

Abigail S. Friedman del Dipartimento di politica e management sanitario presso la Scuola di Salute Pubblica dell’Università di Yale e autrice dello studio, ha affermato che per questi individui così come per gli aspiranti vapers con preferenze simili, vietare gli aromi significherebbe privarli di scegliere lo svapo rispetto al fumo.

Oggi, stando ai principi sui quali si basa l’Harm Reduction, sappiamo quanto sia letale il fumo di sigaretta convenzionale. Solo negli Stati Uniti, l’uso di tabacco combustibile è responsabile di circa 480.000 decessi all’anno.

Il Royal College of Physicians del Regno Unito ha stimato che i danni delle sigarette elettroniche difficilmente superano il 5% di quelli associati al fumo convenzionale, e potrebbero essere sostanzialmente inferiori a questa cifra.

“Se il divieto di vendere liquidi e privare gli adolescenti dell’uso di prodotti alternativi come le sigarette elettroniche ha sicuramente uno scopo preventivo verso i giovani- ha dichiarato la dott.ssa Sheila Vakharia, vicedirettore del Dipartimento di ricerca e impegno accademico per la Drug Policy Alliance (DPA)- passare da una normativa flessibile ad una maggiormente rigorosa preclude drammaticamente l’accesso a tutte le categorie di persone che prima ne usufruivano”.

A San Francisco i giovani passano al fumo perché con il divieto totale non vi è più la possibilità di utilizzare le sigarette elettroniche.

Nessuna persona ragionevole incoraggerebbe gli adolescenti che non fumano sigarette convenzionali a provare lo svapo. Ma per quelli che hanno già iniziato a fumare, questa è sicuramente una soluzione meno dannosa.

Vietare il fumo nei pub all’aperto: UK in corsa per il goal dello smokefree

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uk smoke free pub ristoranti

Da anni l’Inghilterra è una delle nazioni a cui ispirarsi quando si parla di lotta al tabagismo: l’approccio inglese combina strategie classiche, come divieti e aumento dei prezzi delle sigarette, all’uso di prodotti a rischio ridotto, consigliati da medici all’interno delle strutture pubbliche. Un approccio che ha permesso alla nazione di rendere il 2030 l’anno di riferimento in cui l’Inghilterra diventerà smoke free. O almeno di provarci.

Recentemente, infatti, diverse fonti, come il Cancer Research UK, individuano nel 2037 una data più realistica per il raggiungimento dei propri obiettivi antifumo.

Una tabella di marcia serrata, che punta a combattere il fumo sotto diversi aspetti: ultimo in ordine cronologico, il divieto di fumare in pub e ristoranti all’aperto.

Le recenti normative anti-covid infatti, che privilegiano la ristorazione e la consumazione esterna, hanno riacceso il dibattito tra fumatori e non fumatori al ristorante, anche se seduti  all’aria aperta.

Sono cinque a oggi le aree che hanno vietato il fumo nei tratti di marciapiede dove i ristoranti e i pub hanno la licenza per mettere i tavolini.

La contea di Oxfordshire è stata quella più ricettiva: nella recente presentazione del piano antifumo locale, ha indicato il 2025 come anno del raggiungimento dell’obiettivo nazionale, con cinque anni di anticipo rispetto alle tempistiche calcolate. Per farlo, si prendono in considerazione provvedimenti severi, come l’innalzamento del limite di età per l’acquisto di sigarette e norme che scoraggino il fumo in auto, ai cancelli delle scuole e nei parco giochi.

Secondo recenti sondaggi, il bando del fumo nelle zone all’aperto di pub e ristoranti riscuote successo: i 2/3 degli intervistati accoglie positivamente la proposta

Oxfordshire Tobacco Control Strategy

Come accennato, l’Oxfordshire ha deciso di accelerare la tabella di marcia nella lotta al fumo, con l’obiettivo di ridurre dal 12% al 5% le percentuali di fumatori tra la popolazione entro il 2025, diminuendo anche il numero di giovani fumatori sotto i 15 anni di età, abbassando il tasso a meno del 3%. 

I pilastri di azione su cui della regione ha investito sono 4: prevenzione, regolamentazione, creazione di ambienti liberi dal fumo e supporto per i fumatori.

Un approccio a 360°, che intende creare consapevolezza sulla sigaretta elettronica: dal report di presentazione del progetto emerge che il 30% dei fumatori nell’area cerca seriamente di smettere ogni anno. E solo il 5% di questi ci riesce

Ma la maggior parte di questo esigua percentuale di successo, circa il 41%, utilizza la sigaretta elettronica per abbandonare il vizio del fumo, al contrario del 14% che usa famarci da banco.

A differenza delle politiche nazionali, nel piano della contea non è prevista un’azione specifica che comprenda l’uso dei disattivi elettronici. Il menzionare questi strumenti, l’inserire un dato così importante alla cessazione, permette al fumatore che ha intenzione di smettere di valutare un’opzione che può fare la differenza tra il successo e il fallimento di un percorso antifumo.

Avena, il cereale che aiuta i fumatori

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Energizzante, riequilibrante e rivitalizzante. Sono queste solo alcune proprietà dell’avena, che favorisce la produzione di serotonina e melatonina, ormoni fondamentali per mantenere alto il livello di energia mentale e fisica.

Un cereale amato dagli sportivi, combatte la fame nervosa e regola i livelli della glicemia e del colesterolo nel sangue, ed è molto diffuso come integratore sotto forma di tintura madre ed estratto secco.

Combatte l’ansia essendo un antidepressivo naturale, depurativa e rilassante, l’avena aiuta i fumatori nel processo di abbandono delle sigarette, calmando anche la fame nervosa. La lisina contenuta nell’avena ha capacità stimolanti dell’intestino, aiuta il fegato e gli ormoni della tiroide.

È un cibo “spazzino”, che ci permette di eliminare le scorie, per chi è in sovrappeso. Un rimedio naturale che può essere considerato un valido alleato nella smoking cessation, diminuendo le crisi da astinenza dalla nicotina.

Le sostanze contenute nell’avena sativa sono: Albumina, Amido, Glutine, Olio di gomma, Sali, Saponina, Sostanze proteiche, Zucchero, Vitamine A e B ,Grassi e Cellulosa.

La fitoterapia, l’utilizzo delle piante a scopo terapeutico, può aiutare il fumatore in questa fase difficile, è in questo caso l’avena, dà un notevole contributo essendo un ottimo ricostituente, usato contro catarro e tosse, ricca di zinco e magnesio, minerali che fortificano l’organismo nella fase più delicata di allontanamento dalla sigaretta.

Può essere assunta in tintura madre 30-40 gocce in mezzo bicchiere d’acqua, in genere due o tre volte al giorno. Si consuma lessa in fresche insalate e ha un sapore particolarmente gradevole e delicato. Secondo degli studi l’Avena riduce, anche, la tossicità del fumo sulle cellule polmonari, dando come abbiamo visto, innumerevoli benefici a chi vuole smettere di fumare.

Clive Bates: “Dobbiamo ripristinare la fiducia dei consumatori persa a causa della disinformazione”

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Esperto nella regolamentazione internazionale per il tabacco, Direttore di Counterfactual Consulting Limited
, con il suo blog The Counterfactual Clive Bates è un’autorità internazionale nella lotta contro la disinformazione sullo svapo e sulla Riduzione del Danno da Fumo.

LIAF Magazine lo ha contattato per discutere delle politiche di Riduzione del Danno da Fumo negli Stati Uniti, che ha recentemente visto una nuova impennata del numero di fumatori nel corso del 2020 dopo un periodo di crescente calo nel consumo di sigarette convenzionali. La regolamentazione restrittiva sui prodotti alternativi alle sigarette combustibili, una campagna mediatica aggressiva, insieme a pregiudizi irragionevoli da parte dei legislatori, hanno infatti inferto un duro colpo alle opportunità offerte da questi prodotti.

Nonostante il nuovo presidente Joe Biden abbia recentemente inaugurato un nuovo approccio alla riduzione del danno, il paese ha ancora molta strada da fare per raggiungere una strategia completa ed efficace.

Con l’elezione di Biden alla Casa Bianca l’approccio alle politiche di Riduzione del Danno ha recepito alcuni dei consigli da parte degli esperti. Potrebbe bastare per iniziare a vedere una reale differenza anche per la Riduzione del Danno da Tabacco negli USA?

Il principale cambiamento negli Stati Uniti arriverà quando la Food and Drug Administration riconoscerà la sigaretta elettronica, i prodotti a tabacco riscaldato, e tutti gli altri devices senza combustione come “appropriati per la protezione della salute pubblica“. Questo potrebbe controbilanciare tutte le pressioni contro le Ecig e ristabilire la fiducia dei consumatori persa a causa della disinformazione. L’amministrazione Biden sembra favorevole all’istituzione di regole che riducano il livello di nicotina contenuto nelle sigarette convenzionali. La teoria è che ciò indurrebbe i fumatori a smettere completamente o a passare ad alternative più sicure. Tuttavia, se questa regolamentazione sarà mai approvata è poco chiaro cosi come poco chiare sono le conseguenze. Secondo alcuni, questo potrebbe favorire la creazione di un enorme mercato nero o spingere le persone a passare ad altri prodotti combustibili. Qualunque cosa accada, è fondamentale avere a disposizione un’ampia gamma di alternative a basso rischio per tutti i 34 milioni di fumatori americani ben prima che qualsiasi regola entri in vigore. Le alternative più sicure alla sigaretta tradizionale sono essenziali per il successo di una legge che veda una riduzione della nicotina.

Secondo lei “i divieti sullo svapo potrebbero spingere le persone a passare a prodotti combustibili”. Delle stime recenti hanno evidenziato come vi sia stato un aumento del consumo di sigarette convenzionali negli Stati Uniti durante il 2020, delineando la fine di un periodo di declino del numero di fumatori nel paese. È questo il caso?

C’è stata una diminuzione nei fumatori durante il biennio 2017-2019 e poi nessun calo nel 2020. È probabile che ci siano tre motivazioni principali alla base di questo fenomeno. In primo luogo, l’impatto di una falsa narrazione che ha veicolato il messaggio che la nicotina contenuta nelle sigarette elettroniche produca lesioni polmonari. Nonostante l’aumento dei casi di tale patologia sia stata causata da un agente di taglio aggiunto illegalmente ai liquidi di cannabis, la percezione del pubblico è stata che la responsabilità fosse da attribuire alla nicotina contenuta nelle sigarette elettroniche. In secondo luogo, dal 2019 in poi c’è stato un attacco a tutto campo contro lo svapo attraverso divieti, tasse, e disinformazione sui danni causati dalle Ecig. Terzo, non possiamo escludere l’effetto del coronavirus– forse le persone restando a casa hanno avuto la possibilità di fumare di più o magari lo hanno fatto per la situazione di forte stress e noia.

Perché la sigaretta elettronica è stata così osteggiata dai legislatori negli Stati Uniti nonostante le prove scientifiche sottolineino rischi minori per la salute rispetto alle sigarette convenzionali?

Nella seconda metà dell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un’impennata nelle vendite di sigarette elettroniche che ha ridotto drasticamente le vendite di sigarette tradizionali. Questa “insurrezione” tecnologica è stata guidata dall’innovativo prodotto Juul, che combina una buona farmacocinetica della nicotina con un formato compatto e intuitivo. Negli Stati Uniti Juul stava contrastando in maniera efficace il commercio di sigarette combustibili fino a quando si è scatenata una paura generalizzata sull’uso di questi prodotti da parte dei giovani e giovanissimi. Per questo, le sigarette elettroniche sono state demonizzate attraverso un’enorme campagna mediatica anti-svapo che si è focalizzata sul divieto degli aromi, degli e-liquid, e sull’aumento delle tasse. Il processo normativo della FDA ha applicato un’ulteriore pressione asimmetrica, rendendo la vita difficile alle aziende di svapo e deviando le loro risorse verso la parte burocratica piuttosto che convertire i fumatori verso prodotti meno rischiosi. Infine, c’è stata un’enorme campagna di disinformazione che ha esacerbato rischi inesistenti delle sigarette elettroniche. Ad esempio, un focolaio di gravi lesioni polmonari negli Stati Uniti è stato attribuito allo svapo di nicotina, ma la vera causa era un agente tagliente aggiunto alle penne per vaporizzatori di cannabis (THC) – niente a che fare con lo svapo.

Gli Stati Uniti hanno sempre avuto una storia controversa nei confronti della riduzione del danno da tabacco e, in particolare, delle sigarette elettroniche come strumento efficace per smettere. Considerato il fallimento dei divieti e delle politiche restrittive finora seguite, quali dovrebbero essere le politiche che i responsabili politici a Washington dovrebbero adottare per ottenere un’efficace politica antifumo?

La FDA utilizza un processo di valutazione e autorizzazione caso per caso estremamente oneroso. Ciò comporta produrre una documentazione infinita per migliaia di prodotti quasi identici ed è così impegnativo da offrire enormi vantaggi alle aziende più grandi. Il giusto approccio alla regolamentazione fiscale dovrebbe essere una regolamentazione “proporzionata al rischio”, utilizzando standard e risultati generalizzati sul rischio delle diverse categorie di prodotti per fornire protezione ai consumatori. Ciò significa essere molto più severi con i prodotti combustibili ad alto rischio e concentrarsi sulle necessarie tutele dei consumatori per i prodotti a basso rischio. Ad esempio, tasse elevate sulle sigarette e tasse basse o nulle sulle sigarette elettroniche. Divieto di pubblicità di sigarette, ma controlli su temi e posizionamento di annunci di sigarette elettroniche. Avvertenze grafiche sulla salute sui pacchetti di sigarette, ma messaggi più sfumati che incoraggiano il passaggio al confezionamento delle sigarette elettroniche. La regolamentazione e la politica fiscale dovrebbero incoraggiare la migrazione da prodotti ad alto rischio a prodotti a basso rischio e incoraggiare l’innovazione nei prodotti a basso rischio, in modo che l’incentivo al passaggio si rafforzi nel tempo.

Eurispes: senza strumenti a rischio ridotto non possono diminuire i fumatori

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Eurispes

In occasione del World No Tobacco Day, celebrato lo scorso 31 maggio, l’Eurispes ha analizzato le abitudini di fumatori e svapatori, osservando l’andamento della percentuale di tabagisti negli ultimi 15 anni.

I tassi di fumatori non hanno mai subito un calo drastico e significativo: l’andamento è stato altalenante, senza mai riservare grosse sorprese. Ma quello che colpisce è che, secondo i dati dell’istituto di ricerca, oltre 11,5 milioni di fumatori non riescono o non vogliono proprio smettere: alla domanda diretta sullo smettere di fumare, circa il 21,9% (ovvero 1 fumatore su 5), risponde “assolutamente no.

Il 30,5% afferma che dovrebbe farlo ma non vuole e il 26,3% afferma che dovrebbe, ma non si ritiene in grado di abbandonare il vizio. Il 12,3% vorrebbe smettere, ma non nell’immediato futuro. Solo il 9% degli intervistati dichiara di avere intenzione di smettere nei prossimi 6 mesi.

Il commento del prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR

Durante l’intervista di Matteo Viviani al prof. Riccardo Polosa del 31 Maggio, diffusa in diretta LIVE sui canali social di LIAF, lo stesso Polosa ha affermato:

L’aumento del tabagismo e’ strettamente collegato al lockdown e alle preoccupazioni finanziarie delle persone. Lo abbiamo dimostrato anche con il questionario LIAF diffuso durante il periodo di chiusura totale in Italia. I governi hanno tenuto i tabacchini aperti in perché considerate attività essenziali. E questo non è altro che il risultato (atteso). Inoltre – ha aggiunto lo scienziato catanese – in Paesi in cui la sigarette elettronica risulta popolare (vedi Uk e Islanda) non si sono registrati aumenti significativi del tabagismo. Paesi che invece hanno implementato restrizioni severe allo svapo, hanno visto aumentare vertiginosamente il numero di tabagisti”.

Ma gli strumenti e le terapie offerti dalla sanità pubblica sono efficaci?

Se analizziamo i dati sullo zoccolo duro dei fumatori, quelli per intenderci che non ha intenzione di smettere, qualora decidano di approcciarsi a percorsi di cessazione, si trovano di fronte a soluzioni limitate: accanto i tradizionali farmaci e cerotti, non viene fornita infatti alcuna informazione su strumenti alternativi che possano gradualmente accompagnare il paziente in un percorso di cessazione.

Questo di traduce in dati concreti: la media annua di fumatori che si reca nei centri antifumo pubblici o convenzionati è inferiore ai 10.000 l’anno. Chi invece si rivolge direttamente a medici di medicina generale, si trova ad affrontare molto spesso una scarsa preparazione in materia: il 56,6% dei fumatori infatti non ha ricevuto alcun consiglio in merito dal proprio medico (il 31,5% dichiara, invece, di essere stato spronato a smettere di fumare e all’11,9% è stato suggerito di passare ad un prodotto meno dannoso).

Cosa consigliare dunque ai fumatori italiani?

Per l’Istituto di ricerca una soluzione esiste ed è rappresentata dai dispositivi a rischio ridotto, come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. Ma il principio della riduzione del rischio entra in conflitto con quello di precauzione, che sposta l’attenzione sui rischi relativi di questa categoria di strumenti. 

Molti paesi in Europa si stanno orientando verso alternative come le sigarette elettroniche – ha spiegato Polosa – stiamo assistendo al risultato di un’altra occasione mancata. Il No Tobacco Day doveva essere per le autorità italiane ed estere un occasione imprenscindibile per pronunciarsi a favore di una scelta che rappresenta un’alternativa salvavita. È chiaro che le terapie e l’approccio tradizionale non funzionano. Il dubbio generato dall’attesa nel valutare i rischi residuali delle sigarette elettroniche, ci sta facendo perdere tempo. E intanto le persone continuano a morire. Il focus deve essere spostato su fumatori, su chi ha bisogno, e non sul dibattito politico”.

Il panorama internazionale sempre di più si avvia ad accettare queste nuove terapie: in primis in Inghilterra, dove il dibattito sul vaping ha portato un gruppo in seno al Parlamento a minacciare di togliere i fondi all’OMS se non verranno modificate le norme sul fumo elettronico.

In Giappone, il fumo elettronico ha conquistato il 20% del mercato del fumo tradizionale. In Italia, secondo i dati Eurispes del 2019, gli utilizzatori, anche duali e occasionali di ecig, sono il 20,8% dei fumatori, mentre quelli dei prodotti a tabacco riscaldato il 7,2%.

La sigaretta elettronica e i prodotti a tabacco riscaldato rappresentano una concreta via per la cessazione. Smettere di fumare è una questione di vita o di morte. Esistono dati scientifici e prove a sostegno delle terapie di riduzione del danno. Perchè non accettarle? Noi di LIAF ci impegnamo quotidianamente a proporre la giusta informazione. È arrivato il momento di una presa di coscienza sull’argomento”, così ha concluso Ezio Campagna (presidente LIAF) durante il suo intervento per il No Tobacco Day catanese.

In occasione della Giornata mondiale contro il fumo, la Foundation for a Smoke Free World esorta i fumatori a smettere o passare a prodotti per la riduzione del danno

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NEW YORK, 28 maggio 2021 – A più di 30 anni dalla prima Giornata mondiale senza tabacco, ci sono ancora 8 milioni di decessi annuali attribuiti al consumo di tabacco e più di 1 miliardo di tabagisti nel mondo a riprova che fino ad oggi le politiche sanitarie non sono state adeguate. Le sfide che i fumatori devono affrontare quando cercano di smettere sono state ampiamente ignorate. Gli appelli e gli interventi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) affinché i fumatori smettano di fumare si sono rivelati abbastanza inefficaci e suggeriscono che abbiamo bisogno di nuovi approcci. L’innovazione tecnologica, sotto forma di riduzione del danno, offre una nuova via da seguire per i fumatori ed integra i classici sforzi per smettere di fumare.

In questo WNTD (31 maggio), la Fondazione esorta i fumatori adulti a impegnarsi a smettere di fumare le sigarette convenzionali e a masticare prodotti orali da tabacco e passare a una gamma crescente di alternative meno dannose a base di nicotina.

Dal mio coinvolgimento nel primo WNTD nel 1988, ci siamo concentrati sulla cessazione, spesso coinvolgendo i fumatori nello sviluppo di alternative per loro maggiormente efficaci. Troppe iniziative sono fallite solo perché non hanno considerato come molti fumatori nonostante vogliano smettere, non hanno opzioni che li attraggono a farlo“, ha dichiarato Derek Yach, Presidente della Foundation for a Smoke-Free World.Ci sono sempre più evidenze sull’efficacia di una vasta gamma di prodotti- tra cui le sigarette elettroniche, il tabacco da fiuto, i prodotti da tabacco riscaldato- che possano aiutare i fumatori a smettere o a ridurre sostanzialmente il loro consumo di sigarette combustibili. L’OMS, sostenuta da enti come quello di Bloomberg Philanthropies, finanziati con ingenti fondi, continua a ignorare le prove scientifiche, denigrando questi prodotti invece di promuoverne l’uso per salvare vite umane“.

In uno studio sul fumo di tabacco a livello globale pubblicato questa settimana su The Lancet, gli autori affermano: “Il controllo del tabacco è insufficiente in molti paesi del mondo” e “sono necessarie politiche basate sulle prove scientifiche per ridurre l’incidenza del fumo“. Tuttavia, non menzionano mai un ruolo per i prodotti per la riduzione del danno da tabacco (THR) come parte della politica di controllo del tabacco. Yach ha aggiunto: “Questo studio è stato finanziato da Bloomberg Philanthropies, che non supporta l’uso di prodotti THR come ausili per la cessazione. Questo è probabilmente uno dei motivi per cui non sono stati inclusi nel rapporto. Negare il valore e i benefici dei prodotti THR è irresponsabile e sminuisce sfacciatamente la ricerca che dimostra invece come possano essere efficaci nell’aiutare i fumatori a smettere”.

Il Royal College of Physicians (RCP) ha recentemente pubblicato un report sul Regno Unito, Smoking and health 2021: A coming age for tobacco control? a 60 anni dalla pubblicazione del primo rapporto al mondo sulla correlazione tra fumo e salute. L’RCP stima che se le politiche di riduzione del danno che sostenevano nel 1962 fossero state adottate, oggi non ci sarebbero più fumatori nel Regno Unito. Il nuovo studio chiede quindi ai medici di svolgere un ruolo più attivo nell’aiutare i loro pazienti tabagisti. RCP sostiene inoltre come “ la responsabilità per il trattamento dei fumatori spetta al medico che li cura e che il nostro NHS dovrebbe fornire interventi sistematici predefiniti“. L’RCP raccomanda quindi al governo britannico di investire in campagne mediatiche per sollecitare i fumatori a passare dalla sigaretta convenzionale alle sigarette elettroniche, meno dannose. I governi e i medici di tutto il mondo dovrebbero prestare attenzione ai loro consigli.

Un nuovo rapporto di BOTEC Analysis, una società di ricerca e consulenza in materia di politiche pubbliche, rileva che la disponibilità di sistemi alternativi regolamentati di rilascio della nicotina come le sigarette elettroniche e i prodotti del tabacco riscaldati (PTR), combinati con gli sforzi tradizionali di controllo del tabacco come le tasse sul tabacco , leggi antifumo e servizi per smettere di fumare, hanno contribuito a ridurre i tassi di fumo in diversi paesi. Il rapporto intitolato Investigating the drivers of smoking cessation: A role of alternative nicotine delivery systems ?, esamina le politiche in cinque paesi che sono stati a lungo considerati leader internazionali nel controllo del tabacco: Regno Unito, Canada, Australia, Corea del Sud e Giappone .

I principali risultati del BOTEC hanno presentato risultati interessanti nazione per nazione, tra cui:

Regno Unito: leader nel controllo del tabacco, il paese ha aiutato in modo proattivo i fumatori a passare alle sigarette elettroniche, che hanno dimostrato di essere più sicure del 95%. Sebbene il paese abbia imposto costi per l’acquisto di tabacco tra i più alti al mondo, il governo ha scelto di non tassare le sigarette elettroniche come prodotti del tabacco, rendendole meno costose. L’accesso alle sigarette elettroniche regolamentate sembra supportare anche i servizi per smettere di fumare.

Canada: dopo l’introduzione delle sigarette elettroniche nel 2018, c’è stato un calo significativo delle vendite di tabacco convenzionale. Poiché normative rigorose e prezzi più elevati si applicano più alle sigarette tradizionali che alle sigarette elettroniche, le tariffe per il fumo e gli acquisti di tabacco sono crollati, soprattutto tra i giovani canadesi. Tuttavia, il paese potrebbe essere pronto a invertire questi successi con proposte di regolamenti che implementerebbero una nuova tassa sulle sigarette elettroniche e limiterebbero il contenuto di nicotina degli e-liquid.

Australia: il paese è riuscito a incentivare la cessazione con una combinazione di avvertenze sanitarie, aumenti delle tasse e campagne pubblicitarie efficaci. Il governo ha implementato divieti de facto sui prodotti per la riduzione del danno, ma molti australiani continuano a utilizzare sigarette elettroniche contrabbandate e non regolamentate, segnalando il desiderio di smettere o ridurre il fumo.

Corea del Sud: il paese ha più di 250 centri sanitari pubblici che forniscono servizi clinici completi, tra cui consulenza, prescrizione di farmaci, terapia sostitutiva della nicotina e follow-up di messaggi di testo/e-mail. In 6 mesi, più di 800.000 fumatori maschi adulti hanno utilizzato queste cliniche con una percentuale stimata di abbandono della sigaretta convenzionale del 46,8%. Nonostante la posizione di disapprovazione del governo sudcoreano nei confronti delle Ecig, sia le sigarette elettroniche che i prodotti a tabacco riscaldato sembrano favorire la cessazione.

Giappone: sebbene il Giappone abbia imposto un’accisa sulle sigarette e vietato le sigarette elettroniche contenenti nicotina, i prodotti a tabacco riscaldato (PTR) sono ampiamente disponibili e sempre più popolari. Inoltre, la diffusione degli PTR sembra essere causalmente associata a una riduzione della domanda di sigarette combustibili. Tuttavia, una mancanza di distinzione normativa tra prodotti a tabacco riscaldato e sigarette combustibili sembra limitare il numero di fumatori che passano all’uso esclusivo, quindi il loro effetto sulla cessazione può essere attenuato, riducendo così il potenziale dei PTR per aiutare a smettere di fumare.

BOTEC Analysis è uno dei tanti beneficiari della Foundation for a Smoke-Free World che stanno guidando la ricerca al fine di scoprire nuove soluzioni per combattere questa epidemia di salute globale. La Fondazione collabora con altre organizzazioni non profit e governative per promuovere la scienza della cessazione del fumo e della riduzione del danno. La Fondazione sostiene anche lo sviluppo di prodotti e metodi alternativi che possono ridurre i rischi per la salute di un fumatore e aiutarlo a smettere del tutto di fumare.

Alla luce del miliardo di tabagisti che continuano a fumare, si può presumere che il mondo abbia fatto pochi progressi dalla prima WNTD tre decenni fa. Eppure, dal punto di vista scientifico e tecnologico, stiamo assistendo ad un profondo cambiamento. Come risultato della ricerca e dello sviluppo tecnologico, ora disponiamo di prodotti per la riduzione del danno che potrebbero porre fine alle morti e alle malattie causate dal tabacco. Tuttavia, l’innovazione si traduce in vite salvate solo quando i fumatori hanno accesso all’intera gamma di opzioni di cessazione e riduzione del danno. Così, nello stesso modo in cui la Fondazione invita i fumatori a smettere, invita anche i responsabili delle politiche e i medici ad abbracciare gli strumenti che li aiuteranno a farlo.

Covid-19 e fumo: la pandemia potrebbe diventare un’opportunità per migliorare le politiche di THR in India?

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A heath worker in protection suit takes nasal swab sample of a woman to test for COVID-19 in a house in Gauhati, Assam, India, Monday, May 17, 2021. (AP Photo/Anupam Nath)


Con l’India che arranca nel far fronte ad una pandemia che ha già causato centinaia di migliaia di vittime nel Paese, è tempo di ripensare l’approccio alla sanità pubblica da parte di New Dehli.

Liaf Magazine ne parla con Vivan Sharan, economista ed esperto di politiche pubbliche e mercati internazionali. È l’autore di “Wonked!: India in Search of an Economic Ideology“.

Uno studio recente ha confermato che i fumatori hanno maggiori probabilità di sviluppare sintomi gravi o morire a causa di COVID-19. In che modo questa situazione sta influenzando la risposta del governo indiano alla pandemia?


Esiste un solo studio di questo tipo nel contesto locale. Il CSIR-Institute of Genomics and Integrative Biology (IGIB) del governo, Delhi, ha condotto uno studio per valutare l’impatto del Covid-19 sui fumatori e ha scoperto che “sono a minor rischio di contrarre il coronavirus a causa della bassa sieropositività“.

Tuttavia, il governo indiano ha adottato alcune misure per controllare il consumo di tabacco durante la pandemia di Covid-19. Questi includono la chiusura di negozi / punti vendita al dettaglio di tabacchi, multe per i fumatori senza maschera nei luoghi pubblici e la chiusura di sale fumatori al coperto negli esercizi commerciali.

Da una prospettiva macro, l’elevato numero di pazienti che mostrano sintomi gravi e richiedono cure intensive (ricovero in ospedale, ossigeno) ha travolto le infrastrutture mediche in tutto il paese. I vari livelli del governo (centrale, statale e locale) hanno lavorato duramente per costruire più ospedali da campo e alleviare i colli di bottiglia delle forniture per garantire la consegna tempestiva di bombole di ossigeno e medicinali.

Vivan Sharan


Poiché l’India sta affrontando una delle peggiori crisi sanitarie degli ultimi decenni, questo potrebbe promuovere un nuovo approccio per frenare altri problemi di salute nel paese come il fumo e le malattie legate al fumo?


La mancanza di investimenti e finanziamenti adeguati per l’assistenza sanitaria pubblica in breve diventerà una seria questione politica poiché i cittadini chiederanno responsabilità al governo. È probabile che nuove misure come la ricerca, la diagnosi precoce e la telemedicina vengano adottate per affrontare i problemi di salute derivanti dal fumo e dal consumo di tabacco. L’attuale crisi sanitaria spingerà una maggiore azione politica da parte del governo, nonché delle istituzioni mediche e di ricerca per cercare nuovi approcci per affrontare i problemi di salute pubblica, per le malattie trasmissibili e non trasmissibili.

La pandemia potrebbe diventare un’opportunità per migliorare le politiche di riduzione del Danno da Fumo in India?


Le criticità nelle infrastrutture sanitarie pubbliche dell’India si manifestano con la mancanza di accesso ai farmaci essenziali, nell’elevato costo di accesso alle cure mediche e nella scarsa assistenza medica secondaria e terziaria per le persone nelle aree rurali. Inoltre, una sfida significativa è ormai la mancanza di decisioni del governo basate su prove scientifiche, che ha provocato una grave incertezza politica.

Sebbene le politiche di Riduzione del Danno da Fumo non rappresentino al momento un obiettivo prioritario per il governo è probabile che nuovi approcci che si ancorino a principi di accesso a basso costo alla sanità, insieme alla definizione di piani di sviluppo ben definiti e basati sulla scienza, possano fornire opportunità per migliorare questo tipo di politiche in India.