mercoledì, Settembre 10, 2025
Home Blog Pagina 50

Sigarette elettroniche e malattie respiratorie: nessun collegamento

0

Lo scorso febbraio i medici Dharma Bhatta e Stanton Glantz hanno pubblicato uno studio sull’American Journal of Preventive Medicine sostenendo che l’uso delle e-cig è un fattore di rischio per le malattie respiratorie. In un comunicato stampa dell’Università della California (San Francisco), inoltre, il professor Glantz ha ribadito che le sigarette elettroniche hanno effetti negativi a lungo termine sulla salute.

Le polemiche però non si sono fatte attendere e nelle scorse ore i ricercatori della Cornell University, guidati dal professore di economia Don Kenkel, hanno pubblicato una analisi completa di quello studio affermando che:

“Non esiste alcuna prova che l’uso attuale o precedente di sigarette elettroniche sia associato a malattie respiratorie”.

Il prof. Kenkel e i suoi collaboratori spiegano perché le affermazioni di Bhatta e Glantz sarebbero false:

“Le associazioni statistiche che Bhatta e Glantz trovano tra l’uso di sigarette elettroniche e le malattie respiratorie sono guidate da utilizzatori di sigarette elettroniche che sono anche attuali o ex fumatori di tabacco combustibile. Quasi tutti gli utilizzatori di sigarette elettroniche erano fumatori attuali o ex di tabacco combustibile. Nel campione di analisi longitudinale con 17.601 osservazioni, c’erano solo 12 attuali utilizzatori di sigarette elettroniche che non avevano mai fumato tabacco combustibile. Nessuno dei 12 intervistati ha avuto malattie di tipo respiratorio”.

L’anno scorso, Bhatta e Glantz hanno affermato sul Journal of the American Heart Association che le sigarette elettroniche causano infarti. Ma molti degli infarti verificati sui vapers potevano essere riconducibili ad anni di fumo di sigaretta convenzionale. Motivo per cui i redattori sono stati costretti a ritirare clamorosamente lo studio.

È importante notare che Bhatta e Glantz hanno utilizzato le stesse sovvenzioni federali, per un totale di 13,6 milioni di dollari, per finanziare sia lo studio retratto dell’attacco cardiaco JAHA che lo studio falso delle malattie respiratorie AJPM. Tuttavia, è intollerabile che i fondi pubblici siano utilizzati nella produzione di ricerche scientificamente infondate.

Uno degli studi più importanti che si stanno conducendo all’interno del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania riguarda proprio la risposta all’efficacia e ai rischi dello svapo nel lungo periodo. Veritas Cohort, infatti, è il progetto che valuterà lo stato di salute di centinaia di svapatori nel mondo in un lasso di tempo molto lungo e significativo per elaborare dati certi e attendibili.

Il nuovo manuale del vaping tra scienza e reale utilizzo

0

I risultati dei test tossicologici, degli studi sulla popolazione e dei trial clinici dimostrano il potenziale rappresentato dalla politiche di riduzione del danno per i fumatori. Purtroppo, barriere socio-culturali ed economiche, tra cui tasse elevate, percezioni sbagliate sulla nicotina e timori sui tassi di dipendenza tra gli adolescenti,  impediscono che tali prodotti diventino accessibili a tutti e siano una valida scelta per coloro che vogliono smettere di fumare.

Catania, 15 luglio 2020 – Smettere di fumare non è una scelta facile e comporta un percorso e un impegno che molti fumatori non riescono ad affrontare da soli. Ad oggi, esistono alternative legate alle teorie sulla riduzione del danno che possono aiutare chi vuole smettere ad abbandonare la sigaretta. Ma rappresentazioni falsate, politiche esclusiviste e tassazioni elevate impediscono l’accesso ai prodotti a rischio ridotto.

Il paper “Tobacco Harm Reduction in the 21st century”, ad opera della Dott.ssa Renée O’Leary e del Prof. Riccardo Polosa, offre una visione a 360 gradi della dipendenza da tabacco e delle sfide che i ricercatori nel campo della THR sono impegnati a combattere quotidianamente.

Purtroppo, nei percorsi di smoking cession e relativi follow up, i tassi di abbandono si attestano tra il 3% e il 12%, mentre rimangono alti i tassi di ricaduta , tra il 75% e l’80% nei primi sei mesi e il 30% e 40% anche dopo un anno di astinenza.

Ma ridurre la mortalità e il tasso di patologie fumo-correlate si può, grazie agli strumenti a rischio ridotto e alle politiche di harm reduction. Anche se tali prodotti non sono esenti da rischi, rappresentano un valida alternativa: molto spesso i fumatori fumano proprio per gratificarsi, alleviare lo stress. Offrire un’opportunità che fornisca nicotina significa fornire la possibilità di non usare le sigarette convenzionali.

Gli ostacoli alla THR

L’accesso dei fumatori ai prodotti a rischio ridotto è ostacolato sia da false percezioni in materia di tobacco harm reductions sia da tassazioni elevate. I fumatori, spaventati dalla mole di informazioni contrastanti, respingono tali prodotti, molto spesso poco invogliati dai titoli sensazionalistici usati dai media, che tratteggiano con tinte fosche tali prodotti.

“C’è una tendenza a valutare gli studi come isolati, dunque se improvvisamente uno studio in vitro, cioè sulle cellule, mostra risultati preoccupanti, diventa un indicatore unico della situazione. Gli studi vanno selezionati, analizzati e contestualizzati”, spiega la Dott.ssa Renée O’Leary.

A rendere la situazione più difficoltosa contribuiscono i bandi di tali prodotti dal mercato, che non solo impediscono l’accesso a chi vuole smettere, ma incentivano la nascita del mercato nero, come ben si è notato con i casi di EVALI negli USA, dove molto spesso i malati hanno ammesso l’uso di prodotti per il vaping acquistati illegalmente.

La nicotina

Se consideriamo i fumatori adulti, è vero che la nicotina causa dipendenza, ma non è invece causa del cancro o di infarti. Un sondaggio condotto nelle scuola di medicina, infermieristica e odontoiatria dell’Università di Louisville su 826 membri delle facoltà ha dimostrato che il 38% degli intervistati  credeva che la nicotina fosse un fattore di rischio elevato per l’infarto e l’ictus e un ulteriore 50% la riteneva un fattore di rischio moderato. In Inghilterra, il 40% del pubblico crede che la nicotina sia la causa del cancro correlato al fumo.

“Negli ultimi anni la nicotina è stata demonizzata. Sappiamo per certo che la nicotina può influenzare lo sviluppo del feto o produrre tassi di natalità bassa. Ma la nicotina in un fumatore adulto di per sé non causa del cancro. Il problema risiede nel fatto che le persone utilizzano le sigarette per calmarsi, per alleviare lo stress e perché si annoiano.”

Dipendenza giovanile

Forse la più difficile barriera da abbattere. Molti ritengono che le sigarette elettroniche usate dai giovani possano portare alla dipendenza da nicotina. Ma in realtà, una ricerca condotta tra gli studenti del 12 grado in America riporta che il 26% svapa una o due volte al mese.

I ricercatori nel campo della sanità pubblica devono essere aperti e sinceri sull’efficacia dei trattamenti di cessazione così che tobacco harm reduction possa essere messa nella giusta prospettiva. Servono studi che possano analizzare gli effetti a lungo termini dell’utilizzo di tali prodotti, che ne dimostrino l’efficacia, informando sia sui possibili rischi per chi vuole smettere sia sui benefici di questa scelta.

Per il Prof. Riccardo Polosa: “Non vi è dubbio che i sistemi a rilascio di nicotina senza combustione siano un bene prezioso, realistico e molto meno dannoso nella lotta contro il fumo. Una ricerca di buona qualità diventerà sempre più importante per stabilire tollerabilità, sicurezza, efficacia e potenziale di riduzione del danno di queste nuove tecnologie e per aggiungere credibilità al paradigma di riduzione del danno da tabacco. L’innovazione tecnologica sta già apportando miglioramenti significativi non solo nella sfera della qualità, ma anche per quanto riguarda efficacia e sicurezza. Questa review è composta da lavori altamente qualificati e spero che godrà del riconoscimento tra tutti coloro che si occupano di sanità pubblica“.

Allo stesso tempo una cambiamento deve avvenire: i media e le autorità di salute pubblica devono accantonare i pregiudizi sulla tabacco harm reduction e verificare fonti e studi, fornendo notizie il più possibile adeguate e congrue.

Come si legge nel paper:“Per noi impegnati nella harm reduction non c’è un punto di ritorno- noi supportiamo i nostri pazienti, le famiglie, gli amici e i concittadini per il loro diritto di avvalersi di snus, dei prodotti a tabacco riscaldato e delle sigarette elettroniche”

LIAF dona mascherine e test sierologici per la Sicilia che riparte

0

Catania 15 Luglio 2020La società di gestione dell’Aeroporto di Catania è lieta di comunicare che LIAF, Lega Italiana Anti Fumo, ha deciso di donare 20 mila mascherine da destinare ai passeggeri in transito nello scalo etneo.

La consegna avverrà Venerdì 17 Luglio alle ore 10,30, presso la Torre uffici.

Oltre il presidente e l’amministratore delegato di SAC, Sandro Gambuzza e Nico Torrisi, saranno presenti il presidente di LIAF, Ezio Campagna; Riccardo Polosa, già responsabile scientifico di LIAF; il presidente dei commissari dell’Ordine dei Medici di Catania, Toti Amato e i commissari, Renato Mancuso e Aldo Missale.

L’iniziativa rientra infatti nella campagna di donazione di misure anti-covid messa in campo dalla LIAF che, oltre ai dispositivi di protezione individuale, donerà 500 test sierologici ai membri dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Catania.

Ecco come il fumo danneggia i capelli

0

I capelli, arma di seduzione nella donna e di virilità nell’uomo, da sempre rappresentano un simbolo di bellezza e la loro cura cresce di pari passo con quella del corpo. La perdita di una bella chioma, è uno dei maggiori timori che ci affligge, le cause possono essere tante, dai cambiamenti ormonali dovute a menopause e gravidanze, eccessivo stress, diete, cattiva alimentazione, ma anche il fumo.

Infatti non tutti sanno che fumare fa male ai capelli e sia una concausa importante nell’insorgere di problematiche.

Il fumo che ha origine dalla combustione del tabacco e della carta di sigaretta, contiene più di 7000 sostanze nocive per il corpo. In particolare tra queste, il monossido di carbone, danneggia l’organismo e la capigliatura.

Fumare influisce negativamente sulla circolazione sanguigna e danneggia il dna del follicolo pilifero, dando vita ad una infiammazione di quest’ultimo, al quale viene alterato l’equilibrio del tessuto epidermico durante la crescita del capello. Diminuendo così l’apporto di sangue ai follicoli, si aumenta il rischio di alopecia androgenetica, ovvero un’eccessiva o precoce perdita di capelli.

La conferma scientifica che ciò è favorito dal fumo, è arrivata nel 2007 quando un gruppo di ricercatori di Taiwan ha pubblicato sulla rivista Archives of Dermatology i risultati di uno studio che ha rilevato che, a parità di altri fattori come lo stile di vita e abitudini alimentari, la caduta di capelli e conseguente calvizie, è più accentuata nei fumatori, rispetto a chi non ha questo vizio. Non è un caso, che in chi fa uso abituale e prolungato di tabacco, i capelli tendano ad essere più fragili e spenti.

Smettendo si riavvia una migliore circolazione sanguigna e di conseguenza alla cute arriva un maggior nutrimento, con i follicoli piliferi che ritornano ad essere più sani e produttivi, abbassando il rischio di infezioni, liberi di respirare e di produrre capelli integri e forti.

Migliorare lo stile di vita, una corretta alimentazione e una riduzione delle sigarette apporterebbe benefici per la salute dei nostri capelli.

FDA: le IQOS (dispositivi che non bruciano) sono a rischio modificato

0

Anche secondo l’FDA i dispositivi a tabacco riscaldato sono a “rischio modificato”.

Catania, 8 Luglio 2020 – In un annuncio pubblicato proprio ieri, la Food and Drug Administration ha spiegato che IQOS riduce l’esposizione alle sostanze dannose rispetto al fumo di sigaretta convenzionale. Si tratta della prima volta che l’Agenzia statunitense si esprime favorevolmente nei confronti di questi prodotti, e per la prima volta cita IQOS. Lo fa però dopo un iter di valutazione durato oltre 3 anni. 

Secondo le nuove linee guida, l’IQOS è un “modified-risk tobacco product application” – MRTPA, ovvero un “dispositivo a rischio modificato“. Ciò significa che può essere commercializzato come un prodotto che non danneggia come le sigarette convenzionali avendo, come dimostrato da diversi studi, delle caratteristiche diverse. 

Nello specifico, dopo la valutazione di un dossier contenente evidenze scientifiche che sono frutto di studi indipendenti, di studi condotti dalla stessa PMI e di studi realizzati dalla stessa FDA, l’organizzazione internazionale specifica che: 

  • Il sistema IQOS riscalda il tabacco ma non lo brucia. 
  • Ciò riduce significativamente la produzione di sostanze chimiche dannose e potenzialmente dannose. 
  • Studi scientifici hanno dimostrato che il passaggio completo dalle sigarette convenzionali al sistema IQOS riduce significativamente l’esposizione del corpo a sostanze chimiche dannose o potenzialmente dannose. 

Ma attenzione, specifica l’FDA, il passaggio ad IQOS è meno dannoso se definitivo, se cioè il fumatore non continua ad usare contemporaneamente anche le sigarette convenzionali. E comunque resta intesa che i soggetti che non hanno mai fumato non devono accedere a questi prodotti per la tutela della loro salute, specie se si tratta di minorenni. 

Questo, secondo l’Agenzia, è il motivo per il quale saranno fatti dei controlli costanti e continui per assicurare una corretta informazione al consumatore e per far si che le innovazioni tecnologiche, e gli studi sulla tossicità continuino nella stessa direzione di positivo e continuo miglioramento. 

In particolare, precisa l’FDA nella sua nota, esistono due tipi di indicazioni che l’FDA può approvare rispetto a questi prodotti, può definirli infatti a “rischio modificato” o/e “esposizione modificata”. Per IQOS, considerate le prove sostenute, si tratta di un dispositivo che consente “esposizione modificata” che favorisce dunque la salute della popolazione dei fumatori riducendo il danno provocato da anni di fumo di sigarette convenzionali.

Rispetto al fumo di sigaretta, l’aerosol di IQOS contiene livelli considerevolmente più bassi di potenziali agenti cancerogeni e sostanze chimiche tossiche che possono danneggiare i sistemi respiratorio o riproduttivo. 

La decisione dell’FDA fornisce dunque un esempio molto importante e di certo segna il passo per le regolamentazioni future di altri governi e organizzazioni di salute pubblica che da oggi possono far riferimento a questo importante annuncio per la regolamentazione dei prodotti senza combustione come utili per ridurre il danno fumo correlato.

Ricordiamo, infine, che come avvenuto con altri enti regolamentari e sanitari in tutto il mondo, oltre alla FDA negli Stati Uniti, Philip Morris ha volontariamente sottoposto anche alle autorità sanitarie italiane una prima parte di studi ed evidenze scientifiche sul prodotto senza combustione IQOS. Le autorità italiane hanno ritenuto però che tali studi, condotti prima del 2017, allo stato attuale e sulla base delle evidenze fornite, non fossero sufficienti per etichettare il prodotto come “a ridotta tossicità” o “a potenziale rischio ridotto” rispetto ai prodotti a combustione.

Sigaretta ed ecig: qualche differenza nella dipendenza per i vapers?

0
dipendenza ecig

Uno studio americano ha analizzato i dati provenienti dal PATH (Population Assessment of Tobacco and Health) nel periodo tra il 2013 e il 2016.

Su un campione rappresentativo della popolazione americana di 13’311 soggetti maggiorenni, lo studio Dependence on E-Cigarettes and Cigarettes in a Cross-Sectional Study of US Adults ha riportato che l’utilizzo delle sigarette elettroniche è associato con una dipendenza più bassa dalla nicotina che quella provocata dal fumo della sigaretta convenzionale.

Analizzando nel dettaglio le associazioni tra assuefazione alla nicotina ed ecig, considerando sia fumatori abituali che ex fumatori che utilizzatori duali, tassi di dipendenza più alta tra i vapers sono stati osservati tra coloro che hanno recentemente smesso di fumare.

Interessanti anche i risultati che riguardano i soggetti che hanno abbondato anche la sigaretta elettronica: secondo i ricercatori, i vapers sono meno dipendenti dalla sigaretta elettronica di quanto non lo fossero con quella tradizionale.

Risultati consistenti con una precedente ricerca del 2017 del National Institutes of Health and the Center for Tobacco Products condotta su 3’586 partecipanti, sia fumatori regolari che vapers (nello studio le percentuali erano rispettivamente del 95% e del 5%).

I ricercatori hanno analizzato le abitudini dei vapers e hanno rilevato, limitatamente al campione ristretto studiato, che chi utilizza ecig ha meno voglia di fumare in luoghi con particolari restrizioni ed non tende a considerare se stesso dipendente dallo strumento.

È ovvio che, rispetto alle sigarette elettroniche, dobbiamo tratteggiare un concetto di dipendenza legato alla pratica, sia per l’assuefazione che le percentuali di nicotina presenti nei liquidi da svapo posso causare, sia per la ritualità similare a quella della sigaretta convenzionale. 

Considerando però le teorie sulla riduzione del danno, l’eliminazione delle tossine provenienti dalla combustione della sigaretta convenzionale ha un impatto in termini di salute complessiva: la nicotina in sé, infatti, non è causa delle patologie spesso correlate al fumo e, secondo alcune teorie, potrebbe svolgere una funzione protettiva nei confronti di infezioni e similari.

Storie di ex fumatori: il rapporto con il fumo di Salvatore Grillo

0

Salvatore Grillo, titolare di uno studio legale e commerciale che opera su Roma, ex parlamentare  all’Assemblea Regionale Siciliana e alla Camera dei Deputati, racconta il suo rapporto con il fumo per la rubrica Storie di Ex Fumatori della nostra giornalista Gabriella Finocchiaro.

L’inizio è legato a ripetuti tentativi per riuscire a fumare accompagnati da crisi di tosse e da nausee, tutte da superare per potere essere come gli altri e fumare, come si usava fare, nella ricreazione scolastica, al cinema e nelle prime feste tra amici. Erano i 13/14 anni ed avevo appena varcato la soglia di casa per entrare nel palcoscenico della vita dove sentivo di dovere apparire più grande e più ricco di esperienze di quanto fossi. Emulare per sentirsi omologato e la sigaretta aiutava; dopo i primi mesi la nicotina lentamente si è impadronita di me rendendomi sopportabile il fatto che nuvole di fumo carico di tossine entrasse, spinto, nella parte più delicata e fragile del nostro corpo, i polmoni, fornendo l’ossigeno indispensabile alla vita assieme a fuliggine, fumi di catrame e tanto altro, riducendo fortemente la capacità dei polmoni di disintossicare il sangue e l’organismo. Ma la giovinezza aiuta a superare tutto e così, come molti, troppi, per decenni a volte prendevo il caffè per potere fumare e non viceversa, racconta Salvatore.

La storia di Salvatore è la storia di chi si rende conto di avere una dipendenza, nonostante l’impegno di provare a smettere.

Quando ha capito che era il caso di smettere?

Grazie a mia figlia che mi procurò un appuntamento presso un medico che utilizzava l’agopuntura. Il primo incontro fu un disastro: l’agopuntore dopo avere parlato con me mi comunicò che non sarebbe intervenuto perché riteneva che io, nel mio intimo, non avessi ancora deciso di “rompere” con il fumo e segretamente consideravo questa esperienza come una sfida tra il vizio e l’abilità del medico, sfida alla quale volevo assistere senza partecipare: – Lei deve scegliere interiormente, quando capirò che lo ha fatto, io la aiuterò –. Sapevo che aveva ragione. Tornai dopo alcuni mesi e quella volta intervenne e alla fine della prima seduta mi disse di accendermi pure una sigaretta e di tornare l’indomani. Io, stupito dall’invito, uscendo accesi la sigaretta ma dopo alcune boccate mi sentii soffocare e percepii il fastidio simile a quando improvvisamente si entra in un luogo pieno di fumo,  perché magari qualcosa brucia, e sentiamo un forte fastidio e scappiamo. Spensi la sigaretta dopo poche boccate e quella è stata la mia ultima sigaretta. L’indomani altra ed ultima seduta, mi disse che mi aveva lasciato all’interno del padiglione auricolare alcuni aghi che mi avrebbero aiutato quando la nicotina avrebbe fatto sentire la sua assenza creandomi forti richiami: dovevo stringerli tra le dita. Così feci, il dolore che mi provocavano mi distraeva, poi il dolore cessò, i piccoli aghi caddero da soli ed io da allora son tornato libero e gioisco ogni mattina ringraziando l’agopuntore ma mi complimento anche con me stesso per essere stato capace di aiutarlo.

Il racconto di Salvatore rientra tra le storie di vita vera, di chi è riuscito ad aprire la porta d’uscita dal tabagismo.

Ricordiamo che l’agopuntura non rientra tra le terapie ufficiali consigliate dalle istituzioni sanitarie per smettere di fumare ma l’intento di questa rubrica è proprio quello di raccontare le singole esperienze personali e i sentimenti che si celano dietro il raggiungimento della grande vittoria per aver smesso di fumare.

Ovviamente se potessi tornare indietro farei di tutto per tenere lontano dal fumo me e tutti gli altri ragazzi che insieme a me entravano in quel tunnel terribile, tunnel che per diversi ha significato la morte prematura o una vita vissuta in maniera meno buona rispetto a quello che la natura avrebbe riservato, conclude Salvatore.

Fumo e COVID19: i fumatori ospedalizzati sono molto meno del previsto ma hanno già una malattia più grave

0

I ricercatori sottolineano ancora una volta la necessità di esaminare la nicotina come potenziale opzione terapeutica per COVID-19.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Therapeutic Advances in Chronic Disease” fornisce importanti informazioni sulla questione legata al fumo e al COVID-19. Il numero di fumatori affetto da COVID-19 e che richiede il ricovero in ospedale è di gran lunga inferiore al previsto in base ai tassi di fumo della popolazione. I pochissimi fumatori che alla fine sono ricoverati in ospedale hanno maggiori probabilità di malattie gravi ed esiti negativi.

I ricercatori dell’University of Patras, dell’University of West Attica, dell’Università di Catania e dI ricercatori dell’Università di Patras, dell’Università dell’Attica Occidentale, dell’Università di Catania e dell’Università di New York hanno eseguito una meta-analisi di 30 studi sull’associazione tra fumo e COVID-19. È la più grande meta-analisi pubblicata su questo argomento fino ad oggi, con un totale di 11.104 pazienti ricoverati in ospedale, di cui 961 fumatori.

Gli autori hanno calcolato la percentuale di pazienti ospedalizzati con COVID-19, che erano fumatori tenendo in considerazione i tassi di fumo della popolazione. Quest’ultimo è stato rigorosamente adattato per il sesso e l’età, il che ha chiaramente sottovalutato i tassi di popolazione e la prevista prevalenza del fumo.

Il Prof. Konstantinos Farsalinos, primo autore dello studio, ha commentato così lo studio:

“Questo studio è la più grande meta-analisi su fumo e Covid-19, con 30 ricerche prese in considerazione. Inoltre, è il primo studio che ha analizzato sia la prevalenza di tabagisti tra i pazienti ospedalizzati a causa del Covid-19 e l’associazione con patologie gravi ed eventuali risultati avversi. Mentre abbiamo scoperto che il fumo è associato con probabilità più alte di esiti avversi, abbiamo al contempo notato che il numero di fumatori che ha sviluppato forme gravi di Covid-19 che richiedevano l’ospedalizzazione era rappresentato solo da 1/4 circa dei numeri che si aspettavano. Questo risultato è cruciale per capire gli effetti del fumo, in quanto la conclusione più accurata è che pochi fumatori vengono ospedalizzati per il Covid-19, ma questa piccola proporzione di fumatori può incorre in patologie più gravi dei non fumatori. Questi risultati supportano in pieno la nostra ipotesi, presentata sin da aprile, che la nicotina possa avere effetti terapeutici in casi di Covid-19. Questo deve essere esaminato urgentemente”.

La percentuale di pazienti affetti da COVID-19 e fumatori era 3-4 volte inferiore alla prevalenza del fumo previsto (basata sulla popolazione), anche attenendosi rigorosamente a fattori di età e genere. I pochissimi fumatori  ricoverati in ospedale hanno avuto un tra il 53 e il 59% di probabilità più alte di avere un esito negativo rispetto ai non fumatori.

Tuttavia, il numero molto basso di fumatori che vengono ricoverati in ospedale per COVID-19 evidenzia ancora una volta la questione della nicotina farmaceutica che ha potenziali effetti benefici sul COVID-19, un’ipotesi che è stata recentemente presentata nella pubblicazione di revisione e che deve essere ulteriormente studiata, secondo gli autori. Infatti, i risultati dello studio potrebbero essere spiegati, almeno in parte, dal fatto che l’assunzione di nicotina viene interrotta immediatamente dopo che i fumatori entrano in ospedale, privandoli dei potenziali effetti benefici della nicotina.

Interpellato sui risultati, il Prof. Riccardo Polosa, Fondatore del COEHAR, ha dichiarato:

Non è ancora certo se il fumo di tabacco sia veramente protettivo nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2 e/o per eventuali esiti del COVID-19. Ma una cosa è certa. I dati contro-intuitivi sulla prevalenza del fumo nella nostra meta-analisi non incriminano il fumo come fattore di rischio per la suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2 e al ricovero in ospedale per COVID-19. Un corollario di ciò – dato che i sistemi che rilasciano nicotina senza combustione sono molto meno tossici delle sigarette – è altamente improbabile che i prodotti per il vaping e quelli a tabacco riscaldato siano un fattore di rischio per l’infezione e/o lo sviluppo della malattia.

Link: https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/2040622320935765

Materiale aggiuntivo: https://journals.sagepub.com/doi/suppl/10.1177/2040622320935765

Australia: perché svapare dovrebbe essere più semplice?

0

Secondo un interessante articolo pubblicato di recente sul quotidiano australiano The Sydney Morning Herald, il Ministro della Salute Greg Hunt avrebbe annunciato delle nuove restrizioni per tutti i vapers che in Australia utilizzano il liquido alla nicotina. Restrizioni più multe fino a 220.000 dollari per tutti coloro che cercheranno di introdurre e importare prodotti non autorizzati contenenti nicotina.

Che i consumatori di nicotina potessero acquistare solo dall’estero i prodotti per un uso personale dato che la vendita fosse stata vietata in Australia lo sapevamo già, ma quello che dobbiamo sapere è che da oggi non sarà più possibile e che l’unico modo per continuare a vaporizzare nicotina sia farsela prescrivere da un medico.

Ma anche questa possibile procedura, proprio per evitarne la vendita al pubblico, sembra difficile da attuare sia per i medici che per i pazienti.

Per quanto, secondo gli esperti, i liquidi contenenti nicotina siano considerati validi prodotti alternativi per smettere di fumare, molto più efficaci dei cerotti contenenti nicotina, il Ministro della Salute Greg Hunt resta un oppositore accanito.

Anche se il tasso legato al fumo è diminuito in questi anni, sono veramente tanti gli australiani che continuano a morire ogni anno per malattie fumo correlate, nonostante le severe politiche adottate e le tasse applicate sui prezzi.

L’attuale dibattito sullo svapo, secondo Alex Wodak, medico in pensione, consulente emerito presso il St Vincent’s Hospital di Sydney e direttore dell’Australian Tobacco Harm Reduction Association, ricorda un po’ le dinamiche dei dibattiti legati alla riduzione del danno riguardo l’uso generale di droghe sin dagli anni Ottanta: cosa danneggia maggiormente? Qual è la soluzione migliore da adottare?

Ma oggi, l’importante è non perdere di vista quello che è lo scopo della sigaretta elettronica, ovvero uno strumento alternativo che serve per smettere di fumare o per ridurre i danni causati da anni di combustione.

Lo svapo è, infatti, un’innovazione che ha notevolmente compromesso l’industria delle sigarette. Negli ultimi anni, da quando lo svapo e altre opzioni di riduzione del danno hanno cominciato a penetrare nel redditizio mercato delle sigarette, la capitalizzazione di mercato delle aziende del tabacco è diminuita drasticamente. Nell’aprile 2016 sono stati introdotti sul mercato giapponese prodotti a tabacco riscaldato, un’altra forma di riduzione del danno da tabacco. Tre anni dopo, le vendite di sigarette sono diminuite del 31 per cento.

Greg Hunt e l’Istituto Sanitario australiano sono profondamente radicati nelle loro posizioni ma l’Australia dovrebbe rendere il più facile possibile per i 2,7 milioni di fumatori passare dalle certamente dannose sigarette convenzionali alle meno dannose sigarette elettroniche.

Anche perché è risaputo che quando la richiesta di uno specifico prodotto è molto elevata ma non è legalizzata, altre fonti illegali inevitabilmente emergono.

Estate: una buona stagione per smettere di fumare

0

Alla fine, l’estate è arrivata!

L’abbiamo aspettata così tanto quest’anno, a causa del lockdown, uscendone cambiati noi e il mondo.

Anche se non sappiamo cosa accadrà domani, sentiamo un’energia nuova dentro di noi, il nostro corpo vuole ritornare ad essere libero a sorridere seppur con mascherina, abbracciarsi e stringersi di nuovo la mano. Complici i colori, il sole caldo che ci riscalda la mente e il cuore, il mare e il cielo blu, i balconi fioriti tutto ciò ci spinge ad una visione ottimista del futuro.

In quest’ottica positiva si è propensi a prendere decisioni importanti, come quella di smettere di fumare.

L’estate infatti è la stagione adatta perché si è più freschi, più caparbi, si adotta un regime alimentare più sano e si comincia a fare attività fisica, due fattori che si sposano perfettamente con la scelta di dire addio alle sigarette.

Le giornate sono più lunghe permettendo di ritagliare spazi per fare attività piacevoli, salutari e gratificanti, ottimi alleati dello stop al fumo. Ne guadagnerà la salute e l’aspetto, il fumo si sa rende la pelle opaca e spenta e fa apparire più stanchi e privi di energia, per non parlare delle tante malattie da fumo correlate.

Inoltre il fumo riduce l’apporto di importanti antiossidanti e antinfiammatori come la vitamina C, la vitamina E, utili per combattere malattie degenerative del cuore, polmoni e cervello. Una buona idratazione (bere molto) facilita l’eliminazione di tossine e d’estate la frutta, verdura e gelati la fanno da padrone.

Scegliere il momento giusto, per avere più probabilità di riuscita con una condizione di ridotto stress emotivo come ad esempio il periodo delle vacanze.

Smettere di fumare fa bene sempre, ma come abbiamo detto, l’estate offre una serie di opportunità che la rendono uno dei momenti migliori per affrontare questo passo.

Il consiglio del prof. Pasquale Caponnetto: “Gustatevi i gelati, l’aria, il sole, la sabbia, il mare, le relazioni ritrovate, assaporate ogni momento delle vostre giornate e ricordatevi che è tutto prezioso. Solo questo può farci capire che non abbiamo bisogno di avvelenarci con le sigarette e che la vita è bella e solare anche senza di esse“.