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2021: innanzitutto smetto di fumare!

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“Dal 1 gennaio smetto di fumare”.

Sapevate che smettere di fumare è il “buon proposito” più scelto dalla maggior parte dei fumatori per iniziare il nuovo anno in maniera diversa?

Si può stare bene anche senza fumo e a dirsi è molto semplice, ma guarire dal tabagismo resta il proposito meno rispettato durante l’anno.

Il fumo è e resta una delle cause principali di malattie respiratorie, e in un momento così complesso per la salute pubblica, è importante evitare ogni rischio.

È fondamentale essere consapevoli che i buoni propositi possono fare la differenza, soprattutto quando si sceglie di cambiare le proprie abitudini.

Gli esperti del nostro centro antifumo CoEHAR, vi propongono 10 consigli utili per realizzare il vostro grande desiderio: smettere di fumare con successo in questo inizio del 2021!

1) La motivazione a smettere e l’autoefficacia sono il primo passo, il più importante.

Le linee guida internazionali sul trattamento del tabagismo hanno dimostrato che maggiore è il supporto di cui dispone un fumatore motivato a smettere, più è alta la probabilità di smettere in modo definitivo.

2) Una consulenza medica o psicologica con un esperto antifumo è il secondo passo.

Sappiamo bene che le tecniche di smoking cessation – utilizzate soprattutto nei numerosi Centri Antifumo dislocati nelle varie aziende ospedaliere italiane – sono fondamentali nella fase di scelta del metodo più efficace per smettere di fumare

3) Action plan: “It’s a good day!”

Molti studi sulla motivazione a smettere di fumare suggeriscono che tra i primi passi da fare per smettere c’è quello di stabilire il “Count down” per il giorno giusto in cui smettere. Definire una data, un giorno preciso del calendario, e organizzarlo al meglio, sia tecnicamente che soprattutto psicologicamente, è un ottimo stimolo per iniziare il cambiamento. Inoltre, per rendere ancora più efficace il metodo, è opportuno comunicare la notizia del “good day” anche a familiari, amici e colleghi, condividendo con loro il piano di azione e le mosse da seguire per metterlo in pratica.

4) Il Vaping e la sigaretta elettronica

Passare alla sigaretta elettronica rappresenta secondo i nostri studi un ulteriore metodo efficace per smettere o ridurre di fumare. Combinare il supporto del counselling antifumo alla scelta del tipo di e-cig da utilizzare per un più efficace risultato è un alternativa valida per uscire dalla dipendenza dalla sigaretta classica. Molti Paesi hanno adottato lo strumento come metodo ufficiale nella lotta al tabagismo.

Grazie agli studi condotti dai ricercatori del CoEHAR, il Centro per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania diretto dal prof. Riccardo Polosa è stato possibile dimostrare che le e-cig rappresentano un metodo sicuro anche per far smettere o ridurre di fumare pazienti fumatori affetti da particolari patologie come: ipertensione arteriosa, asma, BPCO, Schizofrenia. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che passare dalle normali bionde all’uso di e-cig apporta benefici notevoli nel loro trattamento.

5) La combinazione tra counselling e farmaci

Non tutti riescono a smettere solo grazie alla motivazione a farlo e per questo si ritrovano a fine gennaio ancora con una sigaretta in mano. Quando si deve intraprendere un percorso di cambiamento per smettere di fumare è importante ricordare che ogni fumatore è un paziente a sé. Ognuno ha le proprie esigenze e necessità per smettere con efficacia. Spetta allo specialista poi consigliare il metodo migliore. In questi casi, di solito, l’utilizzo combinato di farmaci e consulenza one-to-one aumenta il tasso di cessazione del 10% – 25% rispetto al solo counselling . Per i pazienti che non possono smettere di colpo, la prescrizione di farmaci solitamente include: vareniclina, bupropione e la terapia sostitutiva della nicotina come gomme cerotti etc.

6) Smettere di colpo o gradualmente?

A questa domanda ci sono state diverse risposte nel tempo, la più gettonata pare comunque essere: “smettere di colpo”. Secondo il prof. Riccardo Polosa: “La verità è che bisogna adattarsi alla realtà culturale e agli stili di vita del luogo di riferimento. Gli studi condotti nei nostri centri antifumo hanno spesso dimostrato che per natura ad esempio gli italiani tendono a smettere di fumare gradualmente e lo fanno così con successo”.

7) NRT – Terapia sostitutiva della nicotina

Per i tabagisti l’aspetto più utile della terapia sostitutiva della nicotina è imparare a rinunciare all’atto fisico del fumo evitando i fastidiosi (e spesso duri) sintomi di astinenza. I prodotti attualmente sul mercato come NRT includono: i cerotti, gli spray nasali, le gomme, le compresse sublinguali e gli inalatori. 

8) Terapie alternative come l’ipnosi o agopuntura

L’ipnosi e l’agopuntura sono ormai terapia alternative al tabagismo ben note ed utilizzate. Il parere dei nostri esperti è comunque positivo, basta precisare che più alto è l’adattamento psicologico al tipo di strumento utilizzato per smettere, più sicuro è il raggiungimento dell’obiettivo. Se i pazienti sono entusiasti di una certa modalità, questo li rende più ricettivi per il successo. Tuttavia è da precisare che tali terapie non vengono riconosciute come efficaci dalle linee guida internazionali.

9) L’alimentazione

Quello che spesso non consideriamo è che alla base dei principi attivi che si trovano in un farmaco ci sono di norma alimenti che si trovano in natura. C’è un gruppo di “alimenti antifumo” che possano effettivamente essere di grande aiuto nell’impresa di liberarsi dal vizio. Pomodori, peperoni, peperoncini, melanzane e patate ad esempio contengono nicotina e mangiarli può rappresentare una buona prassi di terapia sostitutiva.

10) “La serenità”

Infine chiudiamo con una soluzione economica e rilassante: la voglia di fumare si sconfigge con la serenità. Un modo alternativo per smettere di fumare può essere quello di far leva sui meccanismi inconsci e sulla concentrazione di ritrovare serenità. L’importante è pensare fuori dagli schemi abituali che ci hanno abituato a credere che per smettere bisogna soffrire nel nome della forza di volontà. La serenità ci porterà a trovare la soluzione più idonea per smettere ed il metodo più adatto alle nostre esigenze.

L’anno appena trascorso ha sicuramente cambiato il mondo, e cambiato anche il ruolo che ognuno di noi può avere nel mondo. Pensiamo al ruolo che ha avuto la scienza, e al ruolo che hanno avuto i ricercatori. Se è vero che non vedevamo l’ora di dire addio al 2020, è altrettanto vero che anche le nostre scelte sono importanti, e scegliere bene lo è ancora di più.

Oms: “Impegnati a smettere”, la campagna globale contro il tabacco

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L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), come ogni anno, lancia una campagna globale contro il tabacco, dal titolo “Impegnati a smettere”.

Mentre la seconda ondata di infezione da Covid-19 colpisce il mondo e un nuovo lockdown è in vista, aumentano le tensioni psicologiche sulle persone e, nello specifico, sui fumatori.

La campagna di quest’anno ha come obiettivo quello di aiutare almeno 100 milioni di persone a smettere di fumare attraverso la realtà delle comunità di recupero.

L’iniziativa dell’OMS servirà a creare ambienti più sani che favoriscono le politiche contro la dipendenza dal tabacco, incrementare l’accesso a tutti i servizi utili per chi vuole smettere, aumentare la consapevolezza del pubblico nei confronti delle strategie dell’industria del tabacco e promuovere iniziative volte ad aiutare gli utilizzatori del tabacco.

Tra le iniziative, l’organizzazione si impegnerà a istituire comunità digitali per permettere a chiunque di trovare il sostegno sociale di cui hanno bisogno.

In che modo? Concentrando una maggiore attenzione sui paesi nei quali vive la maggioranza degli utilizzatori di tabacco. Considerato che non tutti hanno la possibilità di accedere agli strumenti necessari per smettere di fumare, l’OMS ha come scopo quello di garantire nuove risorse, come la creazione di comunità virtuali in cui le persone possono trovare supporto. Una delle novità più interessanti di Commit to quit prevede il supporto un operatore sanitario digitale, disponibile in inglese 24 ore su 24 e che sarà presto in grado di supportare anche altre lingue. L’operatore gestito da un’intelligenza artificiale fornirà informazioni accurate e aiuterà le persone a fare un piano per smettere di fumare.

In un momento così complesso per la salute pubblica, è bene evitare ogni rischio, e il fumo è causa di malattie respiratorie.

Fare sport è tra i vantaggi delle sigarette elettroniche

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Un ex fumatore che all’età di 50 anni modifica la propria abitudine al tabacco, passando alle sigarette elettroniche, riprende l’attività sportiva con più facilità e previene così le malattie fumo correlate, mantenendosi in forma.

Tra i vantaggi del fumare la sigaretta elettronica, soprattutto per un ex fumatore, c’è infatti la predisposizione a riprendere l’attività sportiva. Il passaggio dalle sigarette convenzionali alle elettroniche comporta moltissimi vantaggi e il fare sport, rientra tra questi.

Il fumatore che prova a fare sport ma senza riuscire a smettere di fumare, rischia delle crisi asmatiche e di andare quindi incontro a delle difficoltà respiratorie. Questa condizione si manifesta quando il fumatore consuma sigarette da oltre 10 anni.

Il vaping, vince anche dove le terapie ufficiali hanno fallito. Secondo degli studi recenti, il 91% dei vapers, ormai ex fumatori, ha dichiarato di aver provato sensazioni di piacere passando dal fumo al vaping e che questo ha contribuito significativamente nella scelta di abbandonare la sigaretta convenzionale.

In un periodo particolare come quello che stiamo affrontando, è bene avere consapevolezza di quanto possa risultare importante prendersi cura del proprio corpo. Praticare l’attività sportiva, ma anche trovare valide alternative come gli strumenti a rischio ridotto, sono benefici da non sottovalutare per mantenersi in salute.

Da una epidemia ad una pandemia, adesso pensiamo al futuro

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Carissimi amici, 

Per il mondo della Riduzione del danno da Fumo questo 2020 è stato il passaggio da una epidemia ad una pandemia. 

Abbiamo lasciato il 2019 con la gestione dell’epidemia di “EVALI” che negli Stati Uniti ha diffuso paura e confusione a causa anche degli sforzi intenzionali e fuorvianti delle organizzazioni internazionali come FDA e CDC che hanno volutamente disinformato i vapers sui danni dello svapo di nicotina quando invece sin dall’inizio era chiaro che la causa dell’EVALI era legata all’uso di cartucce di THC contaminate con vitamina e acetato. 

In realtà, proprio con l’arrivo della pandemia di COVID-19 il mondo ha capito che l’ideologia non deve mai essere usata per guidare la scienza. 

I principi fondamentali dell’etica della salute pubblica derivano da una comunicazione chiara e dall’analisi certa delle cause che sono alla radice del problema e che potrebbero prevenire migliaia di morti. 

Le notizie delle ultime ore che arrivano dal Governo italiano, con l’approvazione dell’emendamento che introduce un aumento sproporzionato della tassazione sui liquidi per sigaretta elettronica mi riportano ancora a questa domanda: quando impareranno i politici ad ascoltare la scienza e non le ideologie o gli interessi di mercato? 

Ci sono centinaia di studi che dimostrano che lo svapo è meno dannoso del fumo di sigaretta convenzionale. Portare i commercianti ad aumentare inevitabilmente il prezzo di questi prodotti sul mercato significa proibire a milioni di italiani di passare ad una soluzione meno dannosa per la propria salute. E per il sistema sanitario italiano, già sotto pressione per l’epidemia di COVID-19, questo significa aumentare gli accessi alle strutture sanitarie e allentare la diffusione di uno strumento di prevenzione utile ed efficace contro le malattie fumo correlate. Lo svapo, in maniera storica e rivoluzionaria, ha dimostrato di essere lo strumento più efficace per l’abbandono definitivo delle bionde. 

Anche in ambito internazionale, le agenzie di sanità pubblica devono fermare l’intensificazione delle politiche proibizioniste e riguadagnare rapidamente la fiducia del pubblico che stanno inevitabilmente perdendo. Per farlo, devono dimostrare un approccio imparziale alle prove, comunicando chiaramente con i fatti i modi migliori per prevenire le malattie

Il Global State of Tobacco Harm Reduction (GSTHR) 2020 è stato l’ultimo di una serie di rapporti storici dell’agenzia di sanità pubblica Knowledge Action Change (KAC). Gli autori di Burning Issues hanno rivelato una stima per il numero globale di svapatori e fumatori dimostrando che c’è una urgente necessità di aumentare la riduzione del danno da fumo se si vuole realizzare il pieno potenziale di salute pubblica. 

La sfida del 2021 è accelerare al massimo la transizione globale verso i prodotti meno dannosi. Tuttavia, la portata della diffusione del vaping dimostra la loro grande accettazione da parte dei consumatori di tabacco come alternativa per smettere di fumare. 

Proprio di recente insieme ai ricercatori del CoEHAR abbiamo pubblicato un documento che indaga sul futuro della riduzione del danno: uno studio che punta al futuro. Vuole essere un ponte tra l’attivismo anti-tabacco che vuole eliminare definitivamente il fumo e il contributo che possono dare i prodotti dello svapo. L’obiettivo comune deve essere quello di un approccio volto a ridurre i danni che derivano dai prodotti della combustione, con l’obiettivo finale di eliminare ogni dipendenza dal fumo. 

Il COVID-19 non ha mai fermato l’attività scientifica del CoEHAR che anche in questi mesi ha condotto importanti studi sul tema delle riduzione del danno.

I nostri ricercatori in tutto il mondo stanno compiendo grandi sforzi per garantire al mondo le risposte che si aspetta dalla scienza. Non ci siamo fermati e non ci fermeremo.

A tutti i ricercatori, e a chi combatte la pandemia dentro e fuori gli ospedali, il nostro Grazie più grande. Il 2020 ha cambiato il mondo, ha rivoluzionato il nostro stile di vita e ci lascerà di certo grandi cambiamenti storici. 

Adesso pensiamo a scrivere una nuova storia insieme.

A tutti voi, i miei più sinceri Auguri di Buon Natale 

Prof. Riccardo Polosa

Quale sarà il ruolo del vaping nelle scelte sanitarie del 2021?

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meeting Catania conversation

Catania Conversation è uno dei progetti nati dall’attività del CoEHAR: la piattaforma online si rivolge prevalentemente ad esperti della comunicazione, che possono condividere informazioni e notizie nell’ambito dell’ HArm Reduction, con focus specifico sugli strumenti a rischio ridotto. come le sigarette elettroniche.

Dopo una presentazione la scorsa primavera, Catania Conversation è cresciuta grazie al supporto di una community che continua ad ampliarsi. Per mantenere attivo il dialogo, il prossimo appuntamento sarà il meeting online previsto per il 16 dicembre alle ore 15 (CEST).

Il titolo dell’evento sarà “Vaping and COVID19: Quali sono gli insegnamenti scientifici per la salute pubblica e lo svapo utili per il 2021? Cosa possiamo fare di meglio per i pazienti?”.

Scopo del meeting è quello di aprire un dibattito informativo tra i ricercatori, i pazienti e le associazioni di settore sull’efficacia degli strumenti a rischio ridotto nella lotta al tabagismo. L’idea è quella di trasportare le conoscenze scientifiche apprese durante il lockdown, in un dibattito con chi, in primis, può beneficiare di tali alternative.

L’evento vedrà la partecipazione di alcune tra le più importanti personalità scientifiche nel settore:

  • Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR
  • Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR e Project Coordinator di REPLICA
  • Renee O’Leary, Project Leader di CoEHAR ed esperta di Systematic Review
  • Massimo Caruso, professore dell’Università di Catania e Project Coordinator di REPLICA
  • Pasquale Caponnetto, professore dell’Università di Catania e coordinatore del CPCT Centro Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico “Vittorio Emanuele di Catania”

A coordinare l’evento ci sarà Chitra Subramaniam Duella, Project Leader di Catania Conversation, con all’attivo oltre 30 anni di esperienza nel settore dei media, Public Policy e Public Health.

Il meeting verterà sulle seguenti tematiche:

  • Quanto incide il fumo sul virus Covid-19?
  • Le verità sulla THR: la diffusa disinformazione sulla nicotina
  • BPCO e vaping: quali sono i benefici?
  • Il piacere del vaping come una valida alternativa

L’evento sarà disponibile sulla piattaforma Zoom il 16 dicembre e tutti i partecipanti potranno essere parte di questo grande ed importante dibattito!

Per registrarsi cliccare sul seguente link

Lockdown e distanziamento sociale

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lockdown

LOCKDOWN E DISTANZIAMENTO SOCIALE NON BASTANO: PER ARGINARE L’EPIDEMIA DA COVID-19 DOBBIAMO PUNTARE SULL’ASSISTENZA DOMICILIARE E COMUNITARIA

L’uso irrazionale dei Lockdown può causare effetti inattesi negativi a livello sociale, economico e sanitario. Essi da soli non sono una soluzione duratura al contenimento della pandemia, per via della possibilità di innescare un circolo vizioso di blocchi consecutivi. Una recente collaborazione internazionale tra ricercatori europei, inglesi, russi ed americani ha comparato gli effetti delle attuali politiche di contenimento del Coronavirus dimostrando che per avere effetti a lungo termine dobbiamo puntare sulla medicina del territorio e sull’assistenza domiciliare.

Link: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2214750020304431

Catania, 10 dicembre 2020Oltre 25 ricercatori, divisi in più di 15 differenti centri di ricerca e laboratori, hanno pubblicato uno studio che analizza i modelli di gestione dell’epidemia più diffusi: molti governi si sono focalizzati sulle misure di distanziamento e sulla riorganizzazione del sistema sanitario in funzione della pandemia. E sebbene gli interventi siano stati importanti ciò non ha impedito di dover ricorrere a misure estreme, quali i cicli di lockdown che hanno avuto effetti socio-sanitari ed economici devastanti.

LO STUDIO

All’inizio della pandemia, molti governi si sono focalizzati sul varare strategie che potessero contenere il rapido diffondersi del virus con le misure di distanziamento sociale ed il potenziamento del sistema sanitario ma l’elevata trasmissione virale ha richiesto misure più severe, concretizzatesi in una serie di lockdown con conseguenze così devastanti da non riuscire ancora a valutarne la reale portata.

Tali misure altamente restrittive hanno effetti nel breve periodo ma devono essere valutate come strategie per guadagnare tempo, riorganizzare il sistema sanitario e sviluppare piani a lungo termine di prevenzione nella popolazione. Nel lungo periodo, infatti, potrebbero comportare un aumento delle morti a causa del protrarsi della pandemia e un incremento della mortalità nelle fasce di età più elevate della popolazione.

Risultano compromessi anche i trattamenti delle altre patologie, con i pazienti spaventati di recarsi in strutture ad alto rischio di contagio: in Inghilterra, sono state saltate circa 1 milione di mammografie comportando oltre 8600 possibili casi di cancro al seno non identificati.

I RISULTATI

Quali sono dunque le strategie che potrebbero essere di aiuto per fronteggiare un’epidemia cosi difficile e virulenta?

  • Potenziare la sanità primaria e comunitaria: rivolgersi al medico di famiglia significa ottenere tassi di ospedalizzazione più bassi e maggiori garanzie di equità.
  • Rafforzare l’educazione e la prevenzione a livello comunitario tramite l’identificazione dei gruppi più vulnerabili.
  • Controllare a livello farmaceutico le comorbidità che giocano un ruolo nello sviluppo dell’infezione da coronavirus.
  • Pianificare le strategie più efficaci per ridurre le disparità sanitarie.

Accanto a tali soluzioni, si potrebbero garantire servizi più validi di assistenza domiciliare e telefonica, istituendo gruppi di personale sanitario che coadiuvino il lavoro svolto dal personale ospedaliero. Inoltre, i ricercatori suggeriscono di alleviare la pressione dell’analisi e della raccolta di test dagli ospedali, garantendo test rapidi per il personale medico, test di massa periodici per la popolazione e sistemi di distanziamento per i gruppi di popolazione più vulnerabili.

“Dobbiamo riuscire ad abbracciare un approccio più olistico, che riconosca il valore dell’assistenza primaria, comunitaria e domiciliare e permetta di arginare effetti devastanti a livello economico, sociale e sanitario” –commenta così il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa.

Appare ovvio che una pandemia di tale portata abbia messo a dura prova il sistema sanitario, le strutture e lo staff medico, a cui è stato richiesto un enorme sacrificio. Accanto alle misure già prese in considerazione, dobbiamo iniziare a valutare l’idea di allentare la pressione sul sistema ospedaliero per permettere alle strutture di gestire solo i casi più gravi. 

Perché le donne non devono fumare?

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Fumare fa male a tutti ma le donne che fumano hanno diversi motivi in più per smettere e per fare particolare attenzione soprattutto in gravidanza. Ne abbiamo parlato con la ginecologa Elisa Caruso, specializzata nella prevenzione e nel trattamento della patologia ostetrica e ginecologica e nella diagnostica specialistica di base.

Perché le donne non devono fumare?

Diversi studi hanno dimostrato che per le donne ci sono rischi maggiori rispetto agli uomini, il fumo infatti fa male alla salute e alla bellezza.

Nelle fumatrici non vaccinate contro l’HPV ossia il papilloma virus il fumo è un co-fattore dell’evoluzione di un infezione verso una lesione pre cancerosa, quindi contribuisce ad aumentare il rischio di sviluppare un tumore della cervice uterina.

Le fumatrici soffrono anche di disturbi del ciclo mestruale con un calo degli ormoni estrogeni con conseguente menopausa anticipata.

Quali sono gli effetti del fumo passivo in gravidanza?

Sono uguali in entrambi i casi con le stesse anomalie genetiche, come ad esempio, quelle del gene HPRT che si trova nel sangue del cordone ombelicale, con gli stessi rischi in gravidanza quali: aumento degli aborti spontanei, basso peso alla nascita, deficit dell’apprendimento e comportamentali del bambino, sindrome della morte improvvisa del lattante. I residui lasciati dalle sostanze nocive del fumo, definito di terza mano, si depositano nei vestiti, mobili, tappeti ecc. restando in giro per mesi o addirittura anni. Queste sostanze possono entrare nel flusso sanguigno, quando si tocca qualcosa, entrando in circolo nel bambino con conseguenze negative sullo sviluppo polmonare prenatale.

Che conseguenze ha il fumo sulla donna incinta?

Il concepimento tra una donna fumatrice e una non, è più lungo. La donna incinta fumando sottrae ossigeno al nascituro, nel sangue del feto infatti giunge monossido di carbonio che è un gas tossico, impedendo una assunzione adeguata di sostanze nutrienti determinando il cosiddetto deficit cronico di ossigeno, o ipossia, con conseguenze generali sulla salute del bimbo. La fumatrice ha un rischio di aborti, aumento di casi di bimbi prematuri o morti, aumento di gravidanze extra uterine, ritardo nella crescita dell’utero con un peso inferiore nella nascita, rottura prematura delle membrane con parto prematuro, cattivo posizionamento della placenta, morte prematura, riduzione del latte materno con penetrazione della nicotina in esso.

Quali sono i danni sulla salute riproduttiva?

Fumare sigarette comporta un abbassamento della fertilità, a causa di una riduzione di spermatozoi negli uomini e una diminuzione di ovociti nella donna. Il tabagismo ritarda in media di due mesi il tempo del concepimento, una donna che fuma impiega più tempo a rimanere incinta rispetto ad una donna non fumatrice, ed e direttamente proporzionale al numero di sigarette giornaliere fumate.

Il fumo incide sulla sessualità e cosa si può fare per contrastare gli effetti più negativi?

Certamente che influisce, poiché l’eccitazione sessuale necessita di una buona irrigazione sanguigna, il pene è un organo molto vascolarizzato da cui dipende il flusso di sangue nei corpi cavernosi, quando questo è ridotto possono presentarsi disfunzioni erettili quando al fumo si associano anche malattie cardiovascolari. Il fumo favorisce lo sviluppo delle placche nelle arterie, riduce la lubrificazione dell’uomo e della donna. I consigli che si danno alle coppie e quello di uno stile di vita più sano, riducendo fumo, alcol, stress e soprattutto i grassi. Praticare una buona attività fisica favorisce l’ossigenazione che è il carburante del sesso.

Perché il fumo mette a rischio la fertilità di una donna?

Il fumo agisce in maniera negativa a vari livelli sulle capacità riproduttive della donna, dall’impianto ovarico al regolare accrescimento del feto. Il fumo è in grado di invecchiare le ovaie anche di dieci anni, sia la nicotina che il benzopirene possono alterare il processo di maturazione dell’ovocita danneggiando le cellule, causando un deficit qualitativo dei follicoli ovarici prodotti è un più rapido esaurimento della riserva ovarica. Influisce negativamente anche nelle tube di falloppio, infatti nel 68% di donne fumatrici si sono riscontrati problemi proprio in questa area.

Fumo, cuore e pillola come interagiscono?

Il fumo da solo aumenta il rischio di infarto di ben otto-nove volte rispetto alle donne non fumatrici, se a questo si aggiunge anche la pillola anticoncezionale il rischio aumenta di trenta volte. Il pericolo di trombosi è alto, soprattutto nelle donne oltre i 35 anni fumatrici, alle quali sconsiglio l’uso della pillola anticoncezionale.

Consigli da dare in gravidanza per smettere di fumare?

Praticare sport all’aria aperta, passeggiate, con un buon programma di attività fisica l’astinenza si avverte meno. Cercare soluzioni alternative meno dannose e se possibile consultate uno specialista di smoking cessation che possa accompagnarvi in un percorso efficace per smettere definitivamente.

Rafforziamo il sistema immunitario con la vitamina C

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È arrivato l’inverno, con un abbassamento delle temperature e i primi raffreddori, mal di gola e colpi di tosse. La pandemia ci ha insegnato ad essere prudenti e a prenderci cura della nostra salute a cominciare dalla prevenzione, che inizia a tavola.

Contro i malanni di stagione, l’alleata più importante è la vitamina C, ma non solo.

Ecco alcuni consigli: la vitamina C rafforza le difese immunitarie perché stimola sia la produzione sia l’attività di cellule, in particolare i neutrofili, che attaccano gli agenti patogeni.
I fumatori sono ad alto rischio di carenza di vitamina C. Il fumo, infatti, ne aumenta la quantità di cui il corpo ha bisogno per riparare i danni causati dai radicali liberi. Sono molteplici gli studi che affermano che la vitamina C abbia un effetto protettivo per i tabagisti e per coloro che subiscono il fumo passivo. Arance, limoni, mandarini e pompelmi sono preziosi alleati non solo per il loro contenuto di vitamina C, ma conosciamoli nel dettaglio.

ARANCIA 
Risultato di un incrocio avvenuto più di 4000 anni fa in Asia tra il mandarino e il pomelo, per mangiarla di stagione dobbiamo consumarla tra novembre e aprile. Le varietà più diffuse sono la Navel, la Valencia e l’arancia rossa di Sicilia (Tarocco, Moro e Sanguinello), coltivata alle pendici dell’Etna. Grazie a sostanze chiamate antocianine, protegge il cuore, è uno scudo contro i tumori e invecchiamento ed è persino in grado dì modificare il metabolismo dei grassi, impedendone l’accumulo.

LIMONE 
Le prime coltivazioni risalgono al medioevo, portate dagli arabi in Sicilia. La pianta produce frutti tutto l’anno. Il limone, di cui l’Italia vanta alcune produzioni di eccellenza (Sorrento, Amalfi, Siracusa), è ricco non solo di vitamina C ma anche di carotenoidi e flavonoidi, sostanze antiossidanti che rallentano i processi di invecchiamento e che sono particolarmente abbondanti nella scorza. Spremuto sulla carne, sul pesce e sulle verdure, il limone favorisce l’assorbimento del ferro contenuto in questi alimenti, grazie sia alla vitamina C sia all’acido citrico di cui è altrettanto ricco.

Mandarino e Clementina
Coltivato in Asia da millenni, il mandarino è arrivato in Europa nel 1800. Ancora più recente sarebbe, secondo alcune fonti, la clementina, scoperta per caso un secolo fa. Pratici da portare con se per veloci spuntini, mandarini e clementine permettono di fare il pieno di vitamina C da novembre a febbraio e sono molto graditi ai bambini per la loro dolcezza.

Pompelmo
Nato nel ‘700 nelle isole Barbados da un incrocio tra arancio dolce e pomelo, il pompelmo è consumato soprattutto come succo o spremuto. La varietà rosa è fonte di licopene una sostanza antiossidante del gruppo dei carotenoidi che si trova anche nei pomodori e protegge il sistema cardiovascolare e la vista. Dopo il limone è l’agrume con stagionalità più lunga, da novembre a maggio. Se volete smette di fumare, sappiate che la vitamina C, oltre a rafforzare il sistema immunitario protegge i polmoni e riduce l’ansia provocata dalla mancanza di nicotina.

L’Srnt premia il CoEHAR, atteso al meeting annuale Srnt 2021

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Il centro di ricerca catanese tra le eccellenze selezionate per l’edizione dell’evento annuale che, per quest’anno, si svolgerà online dal 24 al 27 febbraio

La Society for Research on Nicotine & Tobacco (SRNT) ha selezionato il CoEHAR per far parte alla prima edizione completamente virtuale del meeting: un prestigioso riconoscimento, che permette al centro di ricerca catanese di prendere parte a uno dei più importanti eventi sulla nicotina e sul tabacco al mondo.

Quest’anno il riconoscimento vale doppio: il CoEHAR presenterà i risultati ottenuti grazie a ben due studi diversi: “Role of smoke on ACE-2 membrane protein expression in bronchial epithelial cells” e “Medium-Long time storage condition of cambridge filter pads CFPS for nicotine dosimetry”.

Un’attestazione di stima, che arriva a coronare un anno di successi nel settore della ricerca e che sottolinea la determinazione e la forte tendenza all’internazionalizzazione del CoEHAR.

Nello specifico, il primo studio ha valutato gli effetti del fumo e della nicotina sul recettore ACE2, responsabile dell’ingresso del virus SARS-CoV-2 nel nostro organismo.

La scarsità di pazienti fumatori tra quelli ospedalizzati a causa del COVID-19, ha spinto i ricercatori ad indagare le possibili interazioni tra la nicotina e la molecola ACE2: l’ipotesi principale è quella che la nicotina possa essere utilizzata per regolare l’espressione virale del coronavirus. 

Una visione innovativa, supportata già da altre ricerche del CoEHAR, che comporterebbe la possibilità di continuare ad indagare un possibile uso della nicotina come trattamento farmaceutico per il virus.

Il secondo studio scelto per essere relazionato durante il meeting rappresenta il primo passo verso una standardizzazione maggiore delle metodologie di ricerca sulle sigarette elettroniche: sono state valutate, infatti, nuove linee guida e nuovi parametri per regolare il dosaggio di nicotina nei liquidi per il vaping. 

Standardizzare le metodologie significa dare un’ulteriore spinta al settore delle nuove tecnologie applicate alla riduzione del danno, permettendo di sviluppare strumenti il più vicino possibile alle sigarette convenzionali e fornendo più supporto a chi vuole smettere.

Un altro grande traguardo per il CoEHAR – così ha commentato la notizia il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR – le evidenze scientifiche sembrano indicarci la possibilità di un uso farmaceutico della nicotina nel trattamento dell’infezione da COVID19”.

Come dimostrato da entrambe le ricerche selezionate – ha aggiunto il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa – solo attraverso la standardizzazione delle metodologie possiamo confrontare i risultati delle ricerche degli ultimi ani riguardanti le sigarette elettroniche. Una strada che è sinonimo di una ricerca continua, tesa all’innovazione: asse portante di tutta l’attività di ricerca del CoEHAR”.

Quest’anno, a causa delle restrizioni legate alla pandemia da Covid-19, l’edizione avrà una veste completamente virtuale: i panelist registreranno ma parteciperanno live a una sessione di domande che seguirà i loro interventi.

L’SRNT è un’associazione professionale dedicata al supporto dei ricercatori e delle figure professionali che si muovono in campi diversi nel macro-settore della ricerca su tabacco e nicotina. Lo scopo è quello di divulgare e condividere le conoscenze ottenute nel settore grazie a una forte cooperazione internazionale. L’appuntamento è dunque fissato dal 24 al 27 febbraio. Seguiranno ulteriori dettagli.  

Per ulteriori informazioni, ecco il link dell’evento

COVID-19 e sigaretta elettronica: esiste un rischio connesso?

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L’aerosol dei prodotti da svapo favorisce la trasmissione del coronavirus? La possibilità che svapare aumenti il rischio di trasmissione del virus è irrisoria, pari all’1%  

Svapare aumenta le percentuali di rischio di trasmissione dell’infezione da SARS-Cov-2 a causa delle piccole particelle emesse durante l’esalazione dell’aerosol delle sigarette elettroniche? Per rispondere a questa domanda, il CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, in collaborazione con l’Istituto di Scienze Nucleari di Città del Messico e la MyriadPharmaceuticals di Auckland, ha valutato le possibilità che le particelle emesse durante lo svapo possano aumentare il rischio di contagio da coronavirus.

La ricerca ha evidenziato che, in considerazione della brevità dell’atto della svapata, del tempo di esposizione e dei dati statistici su carica virale e tassi di infezione, svapare comporterebbe un aumento di solo l’1% del rischio connesso alla trasmissione del coronavirus rispetto alla normale attivitàrespiratoria a riposo.

LO STUDIO

Sia l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, che il CDC, il Centro per il Controllo della Prevenzione e Malattie statunitensi, hanno da tempo riconosciuto il ruolo che le goccioline di saliva emesse durante qualsiasi attività respiratoria hanno nella trasmissione del Covid-19. 

Studiare quanto tali attività, come il parlare, il tossire o lo starnutire caratterizzino la diffusione dell’epidemia significa avere più strumenti per arginarla.

Nel caso specifico del vaping (l’atto di inalare da una sigaretta elettronica), si è voluto studiare la possibilità che le goccioline emesse da un vaper infetto durante l’esalazione dell’aerosol delle sigarette elettroniche possano aumentare il rischio di contagio.  

Considerando che la propagazione dell’aerosol è influenzata dalla tipologia di device utilizzato, nello studio in oggetto è stato preso come riferimento lo stile di inalazione più comune, ovvero quello praticato da circa l’80-90% dei vapers il cosiddetto “svapo di guancia”, durante il quale il vapore staziona nella bocca prima dell’inalazione nei polmoni.

Mancando dati specifici relativi all’emissione di droplets nel vaping, sono stati presi come modello i dati di esalazione del fumo delle sigarette convenzionali: i fumatori solitamente espirano una miscela di fumo e aria con un volume del 30-40% maggiore del normale volume respiratorio a riposo.

Sono stati utilizzati come parametri la quantità di sbuffi prodotta in media durante lo svapo, le dimensioni delle goccioline emesse, la temporalità limitata dell’azione e i dati sulla carica virale del Covid-19 e gli altri parametri di infezione per procedere a valutare il tasso di rischio considerando lo scenario classico di una abitazione o di un ristorante con normale ventilazione. 

A valutazione eseguita, svapare comporta un aumento di solo l’1% del rischio: come paragone, 30 colpi di tosse nell’arco di un’ora corrispondono a un aumento del rischio del 260%.

Studiare e comprendere quali sia il ruolo delle diverse attività respiratorie nella trasmissione del virus, è di fondamentale importanza per migliorare le strategie dirette al contrasto della diffusione dell’infezione e per informare correttamente la popolazione” ha spiegato il Prof. Riccardo Polosa, autore dello studio “La nostra analisi dimostra che svapare in pubblico non comporta alcun rischio aggiuntivo rispetto a qualsiasi altra attività sociale, come mangiare insieme o incontrarsi per chiacchierare. Rimane comunque buona norma rispettare le norme di distanziamento, soprattutto in contesti di socialità. Quindi si allo svapo, ma rispettando sempre il distanziamento sociale e gli altri“.

Tutte le attività sociali, svapo incluso, nel loro insieme comportano un rischio residuale di contrarre l’infezione: anche nei luoghi chiusi, rispettare le persone con cui condividiamo momenti di socialità, adottando il distanziamento sociale e utilizzando i dispositivi di protezione, significa limitare il più possibile il propagarsi dell’infezione.

Link allo studio