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La sigaretta che fa male ai nostri animali domestici

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Si discute spesso sui danni che il fumo passivo causa a chi ci sta attorno, ma ci dimentichiamo che non sono solo gli umani a subire le conseguenze di questa cattiva abitudine. Soprattutto in quest’ultimo anno, dove in tanti sono costretti lavorare da casa, gli animali domestici sono costretti a convivere con il fumo.

I padroni spesso li tengono in braccio o seduti accanto nel divano, essendo così più a rischio poiché direttamente a contatto con le sostanze nocive.

Dal risultato di molteplici studi, è emerso che sigari e sigarette sono molto pericolosi anche per loro, non solo perché inalano il fumo ma anche perché ingeriscono le sostanze tossiche leccando oggetti in giro per casa. 

Le principali cause di patologie fumo correlate negli animali sono l’inalazione e il contatto diretto con i residui ambientali, poiché il fumo passivo possiede un elevata concentrazione di sostanze cancerogene che si depositano sul suolo, sui mobili, sui tessuti e sul pelo degli animali. 

La malattia della pelle più frequente nei cani, esposti al fumo passivo, è la dermatite atopica che causa perdita del pelo, arrossamento, irritazione e prurito generale. 

Un altro aspetto da non sottovalutare è l’ingestione di mozziconi: soprattutto i cani e i cuccioli, attirati dalla saliva umana impregnata nei mozziconi, tendono ad ingerirli.

I rischi del fumo che corrono gli animali sono gli stessi che corriamo noi umani” ci spiega Carla Rocchi, Presidente nazionale ENPALe specie più a rischio sono quelle più deboli, quelle di piccoli dimensioni, o i soggetti anziani o malati: questi corrono gli stessi rischi in proporzione che corrono le persone”.

Esistono statistiche a livello italiano sui danni le fumo negli animali?

“A mia conoscenza no, anche perché è difficile che i veterinari siano attrezzati per rilevare tale tipo di dati. Auspicandosi un’assistenza pubblica veterinaria in futuro, questo sarebbe un compito istituzionale importante da promuovere”.

Quali sono gli accorgimenti da seguire?

“A parte l’ovvio, ovvero smettere di fumare, l’accorgimento è non fumare in stanze piccole con vicino i nostri animali, e prestare attenzione agli animali anziani o con patologie. Tutti gli animali con il naso camuso hanno difficoltà respiratorie per natura e dunque sono particolarmente sensibili al fumo. E comune i danni rilevano per tutte le specie, volatili compresi. Se si fuma bisogna almeno avere l’accortezza di arieggiare gli ambienti”.

Fumo passivo e danni sugli animali

I cani, in genere, sono più esposti al rischio di tumori al naso e ai polmoni, mentre i gatti corrono il rischio di tumori orali,  oltre a patologie respiratorie come irritazioni e infiammazioni seguiti da varie forme di asma, bronchiti croniche e polmoniti. Anche gli occhi vengono colpiti da congiuntiviti e prurito.  

I cani più a rischio sono quelli a muso lungo e quelli di piccola taglia, come Yorkshire e barboncini,  predisposti a malattie cardiache e respiratorie. Attenzione anche alle neoplasie polmonari nei cani a naso breve o schiacciato, quali boxer, buldog e carlini.  

Per comprendere i danni del fumo sugli animali abbiamo intervistato Meir Levy, medico veterinario nazionale dell’ ENPA.

Il mozzicone di sigaretta se ingerito che tipo di problemi comporta per i pets ?          

Il mozzicone di sigaretta è un cumulo di veleni e di sostanze tossiche e, se ingerito, nonostante le dimensioni, può provocare vomito, perdita di saliva, febbre,  sintomi però che non causano una vera e propria intossicazione tale da recarsi da un veterinario. Infatti il mozzicone sarà poi espulso naturalmente .            

Il fumo passivo quali altre patologie comporta ?        

Dipende dall’intensità e da quanto grande sia l’ambiente che circonda l’animale , che comunque si allontanerebbe sempre dal fumo in quanto sgradevole. Può provocare irritazioni agli occhi e secchezza, alla mucosa nasale e orale, con conseguenti rinite e tracheite. Il fumo passivo intenso viene subito dai nostri amici portando anche a vere e proprie bronchiti , soprattutto se parliamo di cuccioli o animali di piccole dimensioni.             

Cosa consiglia ai proprietari fumatori di animali domestici?             

Naturalmente quello di smettere di fumare, almeno provarci, e se proprio si deve, di farlo vicino alla finestra e arieggiare sempre la casa, poiché i residui e le sostanze tossiche rimangono attaccate a mobili, oggetti divani ecc….             

Consigli su come proteggere i nostri amici

Sarebbe meglio evitare di fumare in presenza di fido e svuotare sempre tutti i posacenere, arieggiare spesso gli ambienti e lavarsi sempre le mani dopo aver fumato.

Ricordiamoci, infine, che il fumo fa male a noi ma, come abbiamo visto, anche ai nostri migliori amici e la decisione di smettere di fumare diventa un atto d’amore personale e soprattutto nei confronti dei nostri pets.

OMS: allarme danni da fumo passivo in gravidanza e durante la crescita

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oms fumo passivo

Un nuovo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, “Tobacco control to improve child health and development: thematic brief”, mette in guardia sui rischi che corrono bambini, adolescenti e donne incinta se in contatto con il fumo passivo.

Uno studio allarmante, pubblicato col preciso scopo di informare sugli alti tassi di bambini ed adolescenti a rischio a causa dell’esposizione al fumo.

Secondo le stime pubblicate, il fumo passivo ucciderebbe circa 1.2 milioni di persone ogni anno e circa 65000 di queste morti riguardano adolescenti e ragazzi sotto i 15 anni di età. 

Fumo passivo durante la gravidanza

È ormai assodata la connessione tra fumo e possibili complicazioni alla nascita: fumare in gravidanza infatti raddoppia il rischio di morti infantili improvvise e difetti di nascita.

Nel comunicato stampa si sottolinea che l’esposizione al fumo passivo durante la gravidanza è collegato al 23% di rischio di morti infantili e il 13% di malformazioni congenite.

Un problema particolarmente diffuso nei paesi a basso e medio reddito, dove molti uomini fumano anche durante la gravidanza delle proprie compagne. anche l’utilizzo di altre forme di tabacco è collegato a morti infantili, nascite premature o nascite di bambini sottopeso.

Fumo e bambini

Le preoccupazioni dell’OMS riguardano anche i ragazzi che crescono in ambienti dove il fumo è diffuso: questi soggetti sono a rischio di incorrere in infezioni polmonari gravi come bronchioliti e polmoniti, oltre che sviluppare patologie dell’orecchio medio e asma.

In contesti particolari questi bambini corrono il rischio di morire entro il loro quinto compleanno.

I danni non solo fisici, ma anche psicologici. In primis, i comportamenti assorbiti durante l’età giovanile aumentano le possibilità che gli stessi siano riprodotti anche in età adulta: una maggiore abitudine al fumo ovviamente comporta il peggioramento dello stato di salute generale.

Ima ben più allarmanti sono i possibili disturbi dell’apprendimento: i ragazzi esposti al fumo sin dalla tenera età corrono il rischio di problemi nello sviluppo cerebrale, con conseguenti difficoltà durante gli studi.

Ma perchè questi ragazzi fumano?

Sono diverse le attrattive che il fumo esercita sui più giovani e che li spingono a provare la loro prima sigaretta.

In primo luogo, esiste un fattore imitativo, sia nel gruppo sia a casa: i ragazzi con genitori che fumano o che crescono in ambienti  dove gli adulti hanno questa abitudine hanno il 70% di possibilità in più di aver provato una sigaretta prima dei 15 anni.

In secondo luogo, permane semper l’idea che il fumo sia qualcosa di proibito, di vietato, una trasgressione purtroppo facile da soddisfare.

Ecco perchè il report consiglia come armi a protezione della salute e dello sviluppo dei ragazzi il divieto di pubblicità dei prodotti dell’industria del tabacco, la promozione di ambienti 100% Smoke free e l’aumento della tasse sulle sigarette.

L’esposizione al fumo passivo mette in pericolo la salute, la sopravvivenza e lo sviluppo dei bambini sia prima che dopo la nascita” ha dicato Bernadette Daelmans, Child Health and Development percosso il Department of Maternal, Newborn, Child and Adolescent Health and Ageing dell’OMS Non esiste un’esposizione sicura al fumo di tabacco. Il fumo danneggia gravemente la salute di un bambino e può spingerlo successivamente all’uso del tabacco, il che aumenterà il rischio di gravi danni alla salute per tutta la vita”.

Giornata mondiale salute orale: passare alle elettroniche potrebbe cambiare il sorriso dei fumatori?

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Image of pretty young woman sitting in dental chair at medical center while professional doctor fixing her teeth

Il fumo è uno dei più acerrimi nemici della salute dentale. Fumare sigarette convenzionali aumenta l’incidenza delle patologie paradontali severe non solo negli adulti ma anche sui fumatori più giovani. I fumatori sono più soggetti ad accumulare placca, a sviluppare gengiviti, ad avere denti gialli e macchiati e non solo. Tra le patologie dentali legate al fumo ci sono anche quelle più gravi, ad esempio legate a tumori del cavo orale, e che possono anche condurre alla morte. 

In occasione della giornata mondiale della salute orale voluta da FDI – World Dental Federation il 20 Marzo, la redazione di LIAF ha intervistato il prof. Giovanni Zucchelli, ordinario dell’Università di Bologna e referente di Smile Study, uno dei nuovi progetti di ricerca avviati dal CoEHAR. 

Il tema della giornata mondiale della salute orale è: “Sii fiero della tua bocca. In altre parole, valorizzala e prenditene cura”. Prendersi cura della bocca significa adottare tutta una serie di comportamenti che ci portano a condurre uno stile di vita sano: assumere meno zuccheri e meno bevande gassate, avere una igiene dentale corretta e dire no al fumo di sigarette convenzionali.

Prof. Giovanni Zucchelli, Università di Bologna

Le macchie da fumo si formano molto rapidamente. Il fumo sporca lo smalto, rendendolo di color bruno-giallastro – ha spiegato il prof. Zucchelli – anche nell’arco di pochi giorni. Queste pigmentazioni possono essere rimosse attraverso una seduta di igiene professionale, ma se l’abitudine al fumo  persiste per lunghi periodi le macchie diventano intrinseche, cioè penetrano all’interno dello smalto. In questo caso, la soluzione resta solo quella dello sbiancamento dentale”.  

Il fumo influisce negativamente sulla salute gengivale dei fumatori sia giovani che adulti rendendoli più deboli e demineralizzati: “Fumare inoltre aumenta l’incidenza delle patologie parodontali severe anche in soggetti giovani e incrementa il rischio di peri-implantite (una condizione patologica che si manifesta attorno agli impianti dentali) che purtroppo è molto diffusa nei fumatori, senza alcuna differenza di età”

Il fumatore affetto da patologie gengivali parodontali e che deve essere sottoposto a chirurgia ha alterati processi di guarigione della ferita: I pazienti fumatori perdono più frequentemente i denti e la loro sostituzione con protesi su impianti ha un rischio di fallimento maggiore rispetto ai pazienti non fumatori. Ecco perché è indispensabile smettere di fumare durante alcuni trattamenti dal dentista”. 

Tuttavia, smettere di fumare potrebbe non essere semplice. Non tutti i fumatori riescono a smettere di fumare definitivamente da soli e molti scelgono di passare a soluzioni alternative meno dannose come le sigarette elettroniche. Secondo recenti studi, passare a prodotti senza combustione potrebbe risultare essere meno dannoso, soprattutto per preservare lo smalto dei denti ed evitare il “sorriso a denti gialli” ma anche per evitare che alcuni interventi fatti dal dentista diminuiscano la loro efficacia. 

A tal proposito, l’innovativo progetto di ricerca avviato dal CoEHAR dell’Università di Catania, in collaborazione con numerosi partner internazionali, intende valutare se i fumatori di sigarette che passano a sistemi privi di combustione subiscono miglioramenti misurabili nei parametri di salute orale e nell’aspetto estetico dei denti. 

Come si svolgerà lo studio Smile Study?

Il progetto prevede una sperimentazione clinica multicentrica della durata di 2 anni. I soggetti che parteciperanno allo studio saranno suddivisi in tre gruppi: fumatori di sigarette convenzionali, fumatori che passano a prodotti senza combustione e soggetti che non hanno mai fumato. 

I ricercatori coinvolti valuteranno le differenze sulla salute dentale tra i fumatori che passano alle elettroniche, quelli che continuano a fumare sigarette convenzionali e soggetti che non hanno mai fumato, in particolare monitorando l’impatto del passaggio alle sigarette elettroniche dei fumatori abituali. 

Se i risultati saranno quelli sperati, i fumatori che passeranno alle elettroniche riscontreranno evidenti miglioramenti nel sorriso e nella salute dentale e avranno una motivazione in più per smettere definitivamente di fumare. E questo è quello che i ricercatori auspicano. 

Le sigarette elettroniche aiutano a far smettere di fumare le persone affette da schizofrenia

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“Circa il 60-90% dei pazienti affetti da schizofrenia fuma sigarette, rispetto al 15-24% della popolazione generale”.

Da un nuovo studio diffuso su Nicotine & Tobacco Research, pubblicato da Oxford University Press, è emerso che l’utilizzo di sigarette elettroniche aiuta gli adulti affetti da disturbi dello spettro schizofrenico a smettere di fumare.

Introduzione

La prevalenza di fumatori tra le persone con disturbi mentali è da due a quattro volte superiore rispetto alla popolazione generale. Le persone con disturbi dello spettro schizofrenico fumano di più e dipendono maggiormente dalle sigarette tradizionali rispetto a quelle senza malattie mentali.

Come risultato delle alte percentuali di fumatori, le persone con disturbi mentali sono soggetti tra i quali emergono alti tassi di morbilità e mortalità per malattie fumo correlate rispetto alla popolazione generale. Pertanto, smettere di fumare è particolarmente importante per questa categoria di pazienti.

I progressi nella riduzione delle percentuali di fumatori nelle persone con disturbi mentali sono stati molto lenti rispetto alla media della popolazione generale.

Smettere di fumare per le persone con schizofrenia è impegnativo, principalmente perché – nelle persone affette da disturbi di questo genere – le conseguenze neurobiologiche e psicosociali indesiderabili che derivano dalla cessazione sono più pronunciate e provocano una ricaduta precoce.

Studi clinici randomizzati sui trattamenti per smettere di fumare (vareniclina, bupropione, terapia sostitutiva della nicotina) utilizzati per pazienti schizofrenici hanno mostrato un’efficacia limitata e a breve termine. Di conseguenza, c’è un urgente bisogno di interventi alternativi e più efficienti per ridurre o prevenire la morbilità e la mortalità nei fumatori con disturbi dello spettro schizofrenico. Un’alternativa realistica è incoraggiare queste persone a eliminare o ridurre sostanzialmente la loro esposizione agli agenti tossici del fumo di tabacco passando a prodotti a rischio ridotto (come le sigarette elettroniche).

Mentre il numero degli studi che esaminano l’efficacia delle Ecig per smettere di fumare e prevenire le ricadute nella popolazione generale è ora abbastanza consistente, molti meno studi sono stati condotti tra le persone affette da schizofrenia ed è per questo che abbiamo deciso di condurre questa ulteriore ricerca.

Ricerca

I ricercatori dell’Università di Catania, in collaborazione con i colleghi dell’Università di Stirling, della City University di New York e del WeillMedical College della CornellUniversity, hanno valutato la fattibilità dell’utilizzo di una sigaretta elettronica alla nicotina ad alta concentrazione per modificare l’abitudine al fumo nelle persone affette da schizofrenia.

In questo studio 40 adulti con disturbi dello spettro schizofrenico che hanno fumato e non intendevano ridurre o smettere hanno partecipato a uno studio di 12 settimane utilizzando sigarette elettroniche caricate con baccelli di nicotina al 5% con una visita di follow-up a 24 settimane.

I ricercatori hanno misurato la frequenza del fumo, la riduzione del fumo, la riduzione dell’aria espirata dal monossido di carbonio, la cessazione del fumo e l’astinenza continua 24 settimane dopo l’inizio dello studio.

Risultati:

• Circa il 40% dei partecipanti aveva smesso di fumare sigarette tradizionali entro la fine delle 12 settimane.

• I ricercatori hanno osservato una riduzione complessiva e sostenuta del 50% del fumo o una completa astinenza dal fumo nel 92,5% dei partecipanti alla fine delle 12 settimane.

• I ricercatori hanno anche osservato una riduzione complessiva del 75% del consumo medio giornaliero di sigarette da 25 a 6, entro la fine delle 12 settimane.

• Dopo sei mesi, 24 settimane dall’inizio dello studio, il 35% dei partecipanti aveva smesso completamente di fumare sigarette di tabacco convenzionali, pur continuando a utilizzare le sigarette elettroniche.

• I ricercatori qui hanno anche misurato una significativa diminuzione del consumo giornaliero di sigarette, confermata anche alla fine delle 24 settimane.

• Gli autori dello studio riferiscono che il 57,5% dei partecipanti ha ridotto il consumo di sigarette di oltre il 50%.

• Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che la pressione sanguigna media, la frequenza cardiaca e il peso misurabili dei partecipanti sono diminuiti in modo misurabile tra l’inizio dello studio e il follow-up di 12 settimane.

• I sintomi positivi e negativi della schizofrenia non erano significativamente differenti dopo aver usato le sigarette elettroniche per tutta la durata dello studio.

• Alla fine dello studio, il 61,9% dei partecipanti ha riferito di sentirsi più sveglio, meno irritabile e sperimentato una maggiore concentrazione e ridotto la fame.

“Il fumo è la causa principale del divario di mortalità di 15-25 anni tra gli utenti dei servizi di salute mentale e la popolazione in generale – ha detto uno degli autori del documento, Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania – questo studio dimostra che il passaggio a sigarette elettroniche alla nicotina ad alta resistenza è un metodo per smettere di fumare molto efficace e fattibile per i fumatori che soffrono di schizofrenia. E migliora anche la loro qualità di vita!”

Al CoEHAR il primo training internazionale del progetto “Diasmoke”, lo studio che fa smettere di fumare i pazienti diabetici

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Lunedì 22 Marzo dalle ore 9,30 alle 17,00 sulla piattaforma zoom, il CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania) ospita i partner internazionali del progetto dedicato ai pazienti fumatori affetti da diabete. A coordinare il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa e con lui anche il prof. Agostino Consoli e il prof. Paolo Di Bartolo, rispettivamente presidente della Società italiana di diabetologia e presidente dell’Associazione Italiana Diabetologi. 

“Diasmoke” (Assessing the impact of combustion free-nicotine delivery technologies in Diabetic Smokers) è uno studio randomizzato controllato internazionale progettato per determinare se i fumatori di sigarette convenzionali che passano a sistemi a rischio ridotto hanno un miglioramento misurabile dei parametri di rischio cardiovascolare, come conseguenza della mancata esposizione alle sostanze tossiche del fumo di sigaretta. Lo studio coinvolgerà circa 600 pazienti in diversi paesi del mondo che saranno invitati a smettere di fumare grazie al supporto di specialisti del settore e ad un innovativo sistema di monitoraggio tramite app personalizzata utilizzata da medici e pazienti. Diasmoke app sarà in grado di monitorare e valutare tempestivamente i risultati dello studio per un risultato preciso e tempestivo. 

Il kick off meeting è dedicato alla presentazione ufficiale di tutte le attività previste dall’innovativo progetto e che coinvolge numerosi partner internazionali. Oltre infatti ai team di ricerca dell’Università di Catania, saranno presenti i delegati di: Ashford and St Peter’s Hospital NHS di Londra (UK), Polish Academy of Sciences di Varsavia (Polonia), IMSP Republican Clinical Hospital di Chisinau (Moldavia), Metanoic Health di Londra (UK).

Il CoEHAR in questi mesi ha avviato accordi di collaborazione con le più prestigiose università del mondo con la mission, voluta dallo stesso fondatore, di promuovere un nuovo percorso della scienza aperta, i cui risultati siano condivisibili con il maggior numero di persone possibili.   

Alla prima sessione del meeting parteciperanno, la prof.ssa Vania Patanè – Vice Rettore dell’Università degli Studi di Catania; il prof. Salvatore Baglio, Delegato del Rettore per la Ricerca; il prof. Giovanni Li Volti – Direttore del CoEHAR; il prof. Francesco Purrello, Direttore del Dipartimento Medclin; il prof. Agostino Consoli, Presidente della Fondazione Italiana Diabete e Ricerca ed il Presidente della Società Italiana di Diabetologia ed il prof. Paolo Di Bartolo, presidente dell’Associazione Italiana Diabetologi. 

Parteciperanno inoltre tutti i referenti del progetto e i responsabili delle organizzazioni internazionali coinvolte. 

Scarica il programma del meeting

UE e sigarette elettroniche: nessuna evidenza scientifica a supporto delle conclusioni dello SCHEER

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Lo scontro tra i sostenitori dello svapo e l’Unione Europea entra in una nuova fase con l’approssimarsi della scadenza del 20 Maggio 2021.

Entro tale data, la Commissione dovrà completare la revisione dell’articolo 28 della Direttiva sui Prodotti del Tabacco e sottoporla al Parlamento Europeo per la ratifica finale, in quello che si preavvisa come un “game-change” per il settore.

Si tratta di un passaggio fondamentale per la futura regolamentazione delle sigarette elettroniche e, indirettamente, per lo sviluppo di politiche di Riduzione di Danno da fumo in Europa.

Tale Direttiva, entrata in vigore il 19 maggio 2014, ha stabilito per la prima volta norme comuni in materia di prodotti del tabacco a livello dell’Unione. Tra le regole più importanti, il divieto degli elementi promozionali e fuorvianti sui prodotti del tabacco, le sigarette elettroniche e i prodotti da fumo all’interno dei paesi dell’Unione Europea.

Nel Febbraio 2019, per adeguare la Direttiva ai più recenti studi scientifici sugli effetti dello svapo sulla salute, e valutare l’efficacia della sigaretta elettronica come alternativa alla sigaretta convenzionale, la Commissione ha incaricato il Comitato Scientifico per la Salute, l’Ambiente, e i Rischi emergenti (SCHEER) di stilare una relazione come “parere scientifico sulle sigarette elettroniche.

Il 23 Settembre 2020 è stato quindi pubblicato un rapporto preliminare in cui si affermava come le sigarette elettroniche siano solo parzialmente efficaci come mezzo alternativo e meno dannoso rispetto alla sigaretta convenzionale. Il testo indicava inoltre le “e-cigarettes” come strumento che induce i giovani ad aprire la porta del tabagismo.

La Commissione Europea non può chiudere gli occhi di fronte a uno strumento che in molti
Paesi ha già dimostrato grande successo ed è stato inserito nelle linee guida nazionali di lotta
al tabagismo
” ha commentato Umberto Roccatti, Presidente di ANAFE Confindustria.

Chi ha iniziato ad utilizzare la sigaretta elettronica in un mercato altamente regolamentato come quello italiano ed europeo, lo ha fatto prima di tutto perché ha deciso di smettere di fumare o perlomeno di ridurre l’uso del tabacco tradizionale” ha poi aggiunto.

Anche numerosi esperti di Harm Reduction (sostenitori delle elettroniche come strumento che aiuta a smettere di fumare chi non riesce a farlo da solo) hanno da subito fortemente criticato lo studio dell’UE, accusando la Commissione di “cecità” nei confronti delle numerose evidenze scientifiche già pubblicate su questo tema.

In particolare, un paper firmato da Riccardo Polosa (autore più produttivo al mondo nel campo della ricerca sulle Ecig e fondatore CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania) insieme a Giovanni Li Volti (direttore CoEHAR) e Renèe O’Leary (project leader di In Silico Science) nella prestigiosa rivista Harm Reduction Journal ha pubblicamente denunciato l’incompletezza nelle informazioni fornite dallo Scheer.

Secondo i ricercatori, le conclusioni della Commissione non avrebbero preso in considerazione i benefici per la salute individuale dell’utilizzo delle sigarette elettroniche rispetto a quelle tradizionali. Inoltre – secondo gli autori – le valutazioni sul rischio cardiovascolare e quello di iniziazione dei giovani al fumo sarebbero state “esaminate in maniera superficiale e senza adeguate prove scientifiche“.

La nostra critica verso le conclusioni preliminari prodotte dallo SCHEER a proposito delle sigarette elettroniche si concentra sulla sua sorprendente omissione di qualsiasi valutazione della riduzione del danno da fumo” ha affermato il Prof. Polosa.

“Come scienziati, ci aspettiamo che il rapporto finale sia più solido e accurato. Questo è fondamentale perché il documento avrà una grande influenza sulla revisione della direttiva UE sui prodotti del tabacco e sulla futura regolamentazione delle sigarette elettroniche. Qualsiasi iniziativa contraria alla tutela della salute pubblica europea sarà contrastata sulla base dei dati scientifici che dimostrano risultati epocali nella lotta al tabagismo” – ha concluso.


La paura di rimanere sconnessi: affette più le donne che gli uomini

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Link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33655815/

Gli italiani sono a rischio di sviluppare dipendenze patologiche da cellulare. La dipendenza da smarthphone è più diffusa tra le donne e i soggetti più giovani

Catania, 9 marzo 2021 – Il periodo di lockdown ha modificato intrinsecamente il nostro modo di relazionarci e di vivere. La tecnologia ha rivestito un ruolo fondamentale per il mantenimento delle attività lavorative e dei rapporti sociali, arginando al contempo la diffusione del virus. Ma se da un lato l’uso dei dispositivi elettronici è diventato imprescindibile, dall’altro la necessità di rimanere connessi il più possibile per vivere ha creato i presupposti per generare una vera e propria dipendenza da cellulare.

È per questo che un uovo studio, condotto dai ricercatori del CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania, in collaborazione con i ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, dal titolo: Smartphone addiction across the lifetime during Italian lockdown for COVID-19 ha voluto studiare il legame tra età e sesso e utilizzo dello smartphone, per valutare possibili correlazioni tra dipendenza e disturbi mentali.

Il risultato, sebbene tarato su un campione ristretto, ha evidenziato come una vera e propria dipendenza sia diffusa soprattutto tra i più giovani e tra i partecipanti di sesso femminile. 

LA NOMOFOBIA

La nomofobia è un termine relativamente nuovo, che deriva dal greco -ϕοβία e dall’inglese no-mobile e indica la paura di rimanere disconnessi, di non poter comunicare e di non avere accesso costante alle informazioni. Una pura che genera una vera e propria dipendenza che sfocia nel desiderio compulsivo di avere sempre con sé il cellulare.

Le vere e proprie manifestazioni sintomatiche di questa dipendenza sono: sudore, tremore, battiti cardiaci accelerati e difficoltà di respirazione.

Dipendenza allarmante per i più giovani, tra cui l’abuso del cellulare e dei dispositivi elettronici genera ansia, depressione, senso di fallimento e disordini del sonno. 

LO STUDIO

Il questionario del CoEHAR è stato sottoposto a 1264 partecipanti di età compresa tra i 15 e i 67 anni durante il mese di marzo 2020. Il 59,5% di questi era composto da donne. Il questionario è stato fatto circolare in tre città italiane, rappresentative del sud, del centro e del nord Italia: Catania, Siena e Ferrara.

Dallo studio è emerso che l’utilizzo erroneo dello smartphone e il relativo abuso sono più frequenti tra i giovani, specialmente se donne. Circa dopo i 40 anni, la curva di dipendenza si sposta maggiormente vero i partecipanti di sesso maschile.

Ad oggi non esistono molti studi con cui comparare i risultati del questionario. Sappiamo però, grazie ad alcune ricerche internazionali, che esistono differenze nell’uso dei cellulare tra uomini e donne: infatti, i soggetti maschili, sopratutto in giovane età, utilizzano lo smartphone per rilassarsi e svagare (ascoltare musica, giocare, ecc), mentre le femmine lo sfruttano per comunicare e rimanere connessi ai proprio account social.

Durante il lockdown, il bombardamento di stimoli a cui gli italiani sono stati sottoposti ha generato comportamenti identificabili come vere e proprie dipendenze. 

Secondo quanto emerso dal questionario, infatti, circostanze che impediscono le interazioni sociali convenzionali aumentano il rischio di incorrere in comportamenti patologici e dipendenze da dispositivi elettronici. Dati allarmanti che possono servire per studiare schemi e connessioni tra dipendenze e disturbi mentali. 

Secondo quanto sostenuto da Pasquale Caponnetto, docente di psicologia clinica presso il Dipartimento di Scienze delle Formazione dell’Università di Catania e coordinatore del Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania:

Lo smarthphone ci ha uniti in un momento delicato e ci ha ingaggiato (per usare un termine d’uso frequente) generando in sua assenza delle sintomatologie simil abbandoniche a cui la psicologia dovrà rispondere con soluzione terapeutiche più che innovative“. 

Autori dello studio: Pasquale Caponnetto, Lucio Inguscio, Sara Valeri, Marilena Maglia, Riccardo Polosa, Carlo Lai, Giuliana Mazzoni. 

Link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33655815/  

Le ripercussioni del fumo sul sistema scheletrico

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Le ripercussioni del fumo come le patologie cardiovascolari, respiratorie e oncologiche non sono le uniche: il fumo danneggia anche le ossa e causa ripercussioni sul sistema scheletrico. A confermarlo è una ricerca dell’Istituto Ixè, condotta per la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot). Secondo la ricerca, infatti, l’89% degli specialisti ortopedici sostiene che il fumo di sigaretta provochi gravi danni anche al sistema muscolo-scheletrico.

La popolazione italiana è ancora poco informata sui rischi del fumo sulle ossa. Secondo la ricerca Ixè, condotta contemporaneamente su un campione di oltre 800 cittadini fumatori e non fumatori, su circa 350 medici ortopedici e su un campione di circa 100 pazienti ortopedici, solo il 61% degli italiani conosce gli effetti negativi delle bionde a livello scheletrico. Questi dati, poco incoraggianti, forse trovano una spiegazione nel fatto che solo il 33% degli specialisti presenta ai propri pazienti i danni correlati al fumo.

Francesco Falez, past president Siot, ha così commentato:

“Quando si parla di fumo, quello della salute delle ossa è un tema spesso troppo sottovalutato e ignorato dall’opinione pubblica. Ecco perché abbiamo voluto promuovere un’azione di sensibilizzazione per migliorare la consapevolezza tra i pazienti e individuare strategie diverse, mirate a ridurre gli effetti negativi del fumo sulla salute del sistema muscolo scheletrico”.

Fumo: ma quali sono i danni che provoca alle ossa?

Tra i danni più comuni c’è quello del fumo che agisce sulla capacità delle cellule ossee, gli osteoblasti, di poter riprodursi in maniera adeguata. Questo influisce negativamente sulla densità e sulla qualità dell’osso e si traduce con un’aumentata percentuale di osteoporosi, sia negli uomini sia nelle donne.

Il fumo che causa una ridotta capacità cellulare, porta a un aumento di casi di pseudoartrosi, cioè fratture che non si consolidano se non previo atto chirurgico, e rallenta i processi di guarigione delle ferite chirurgiche per gli effetti antiangiogenetici della nicotina.

Secondo la Siot, che ha stilato un decalogo, ecco le possibili strategie di contenimento dei danni fumo correlati:

  • Impostare azioni di sensibilizzazione e informazione utili a ridurre i rischi del fumo sul sistema muscolo-scheletrico
  • Analizzare l’abitudine al fumo del paziente e nel caso in cui non riuscisse a smettere, suggerire il supporto di come un centro antifumo che può informare e fornire strumenti alternativi e a rischio ridotto (come prodotti a tabacco riscaldato o le e-cig)
  • Il ruolo degli ortopedici dovrebbe essere anche quello di informare i pazienti dei rischi e di invitarli subito a smettere, soprattutto in vista di un intervento chirurgico
  • Nella chirurgia protesica lo specialista dovrebbe consigliare al paziente di smettere di fumare entro 6 settimane dall’intervento per ridurre le complicanze e migliorare i tempi di recupero
  • In chirurgia traumatologica, il paziente dovrebbe smettere di fumare almeno 24 ore prima per una migliore ossigenazione del sangue e non riprendere almeno per 6 settimane per evitare le complicanze.

La campagna Siot lancia un messaggio di sensibilizzazione proprio perché si potrebbe fare di più per sensibilizzare maggiormente sia la categoria di specialisti sia i pazienti. Smettere di fumare, ridurre l’abitudine o trovare delle strategie alternative al consumo quotidiano di tabacco e sigarette è fondamentale per salvaguardare la salute di muscoli e ossa e, più in generale, del sistema muscolo-scheletrico.

Donne che fumano più degli uomini. Perché smettere?

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Il fumo, in passato, era meno diffuso tra le donne ed era in voga soprattutto negli ambienti maschili.

Oggi, in Italia, il fumo è un’abitudine di sesso più femminile che maschile. Diversi, infatti, gli studi che lo confermano.

Le donne iniziano a fumare per svariati motivi, ma spesso lo fanno solo per sembrare più sicure di sé e più adulte. A volte iniziano per seguire una moda, magari per sentirsi appartenenti a un certo gruppo (si pensi alle adolescenti che iniziano a fumare a scuola). Spesso il fumo è utilizzato anche come strumento di controllo del peso e molte ragazze temono di aumentare di peso se smettono di fumare. Un notevole influsso è esercitato anche da fattori come l’abitudine al fumo dei genitori o il bisogno di opporsi a un loro divieto, dagli ideali di bellezza e dai trend comunicati dai media. Il fumo finisce così per diventare una parte costitutiva dell’identità.

Secondo delle ricerche, gli uomini sembrano allontanarsi dalle sigarette, mentre il dato femminile torna a salire. Diminuiscono i fumatori totali, diminuiscono costantemente gli uomini con la sigaretta, invece le donne no. Ricordiamo dai racconti delle nostre nonne o dai film, i tempi in cui era disdicevole che una donna fumasse. Negli ultimi anni, invece, il tabagismo femminile si sta diffondendo sempre di più.

Il fumo fa più male nell’uomo o nella donna?

Fumare fa male a tutti, ma le donne che fumano hanno diversi motivi in più per smettere e per fare particolare attenzione.

Quali sono i rischi per la salute femminile?

Il carcinoma polmonare, una delle principali patologie fumo-correlate, è in calo tra gli uomini ma in aumento tra le donne, per le quali questa patologia ha superato il tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per neoplasia, dopo il tumore al seno e al colon-retto.

Le fumatrici soffrono anche di disturbi del ciclo mestruale e rischiano una menopausa anticipata. Nelle fumatrici non vaccinate contro l’HPV (papillomavirus umano), il fumo è un co-fattore dell’evoluzione di un infezione verso una lesione pre-cancerosa, contribuendo ad aumentare il rischio di sviluppare un tumore della cervice uterina.

Chi fuma ha più difficoltà di avere una gravidanza, il fumo incide fortemente nella fertilità e, in gravidanza, può danneggiare la salute del feto.

Il fumo è un fattore di rischio anche per lo sviluppo dell’osteoporosi, una malattia caratterizzata dalla riduzione della massa ossea e dalla distruzione del tessuto che compone le ossa.

Fumare può creare danni enormi alla pelle e cambiare per sempre il tuo sorriso.

Oggi, con l’aiuto degli specialisti della smoking cessation, è possibile intraprendere percorsi efficaci per smettere definitivamente. Cercare soluzioni alternative è possibile grazie ai prodotti meno dannosi e senza combustione. Smettere di fumare conviene sempre: sia perché allunga la vita, sia perché ne migliora la qualità.

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Zenzero, la radice che aiuta chi vuole smettere di fumare

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zenzero

Molto spesso, per combattere situazioni ansiogene o per aiutarci in percorsi di guarigione, ci dimentichiamo di un nostro forte alleato: la natura. Sono infatti numerose le piante, i fiori e la radici con proprietà antinfiammatorie e antiossidanti.

Come nel caso dello zenzero, una radice dal sapore inconfondibile che, oltre al gusto, ha tante virtù tutte da scoprire. Questa radice trova largo impiego nella culture orientale, dove, oltre che ad essere un ingrediente per molte preparazioni culinarie, è utilizzato nella medicina tradizionale per combattere nausea e congestioni nasali.

Il grande successo dello zenzero è dovuto alla ricchezza di principi attivi e nutrienti racchiusi nella sua radice.

LO ZENZERO PER I FUMATORI

Sappiamo che molti ingredienti base utilizzanti nella dieta mediterranea sono utili per chi vuole smettere di fumare.

È un eccellente antibatterico, gastroprotettore, antisettico ed antinfiammatorio ed è molto indicato tra i tabagisti che hanno i polmoni delicati dopo anni di dipendenza dalle bionde.

Lo zenzero è un rimedio naturale per alleviare i sintomi di bronchite e altre malattie legate al fumo, in particolare della cosiddetta “tosse dei  fumatori” caratteristica in chi ha questo vizio da tanti anni.

Tra i tanti benefici, questa radice medicinale riesce ad eliminare l’espettorato ed apre i bronchi per favorirne l’espulsione, dando un immediato senso di sollievo e benessere, grazie ad un effetto prodotto dai suoi olii essenziali, che permettono di dare sollievo anche per altre patologie come afonie e mal di gola.

Le proprietà calmanti dello zenzero contrastano i livelli alti di ansia e stress che spesso portano molti fumatori ad accendersi una sigaretta. Inoltre, il sapore piccante e deciso della radice lascia un retrogusto in bocca che diventa sgradevole quando si scende una sigaretta.

LA RICETTA

Se avete deciso di utilizzare lo zenzero, questa è una ricetta semplice e veloce: sono necessari 60 g di radice di zenzero grattugiata, il succo di mezzo limone e tre bicchieri di acqua.

Fate bollire l’acqua, aggiungete lo zenzero grattugiato e fate riposare un po’ prima di aggiungere il succo di limone.

È utile bere una prima tazza a digiuno e altre due dopo i pasti principali.

Lo zenzero è un vero e proprio toccasana per mente e fisico, un alleato naturale che ci aiuta nei percorsi di smoking cessation.