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Madrid – Le sigarette elettroniche per far smettere di fumare i pazienti affetti da patologie psicologiche

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Madrid, 15 Aprile 2016 – Alla XVIII Giornata Nazionale della Doppia Diagnosi, l’intervento del prof. Pasquale Caponnetto, ricercatore dell’Università degli Studi di Catania, per parlare dell’utilizzo della sigaretta elettronica come alternativa meno dann
osa delle sigarette convenzionali nei pazienti affetti da patologie schizofreniche.

Autore del primo studio al mondo su sigaretta elettronica in pazienti affetti da Schizofrenia e Principal Investigater dello studio Scaris che partita’ entro il 2016 presso il Centro Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’ Universita’ di Catania, il prof. Caponnetto ha illustrato ai medici spagnoli presenti alla tre giorni di convegni sulle malattie psicologiche i risultati di diversi studi condotti al Centro Antifumo del Policlinico universitario catanese che hanno dimostrato come l’utilizzo della sigaretta elettronica nel trattamento per far smettere di fumare i pazienti affetti da particolari patologie psicologiche ha avuto effetti benefici nella cura della patologia e nella fase di uscita dal tabagismo.

Un risultato che già più volte i ricercatori LIAF hanno confermato e che oggi risuona negli ambienti scientifici internazionali attestando ancora di più l’importanza della ricerca italiana in Europa.

 

 

 

“La verità sulla sigaretta elettronica”. Ai microfoni di LIAF parla l’autore, Fabio Beatrice

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Ancora una puntata della nostra rubrica “Stare bene senza fumo“. Oggi, al microfono degli esperti della Lega Italiana Anti Fumo abbiamo invitato il dott. Fabio Beatrice, autore dell’ultimo libro dal titolo “La verità sulla sigaretta elettronica” che, proprio per i temi affrontati e le argomentazioni date, ha riscosso un particolare successo mediatico nelle ultime settimane. Come hanno scritto i giornalisti, si tratterebbe: “del libro che svela davvero come dire addio alle convenzionali bionde”.

  • Dottore, Lei ha spesso dichiarato che l’utilizzo della sigaretta elettronica potrebbe migliorare la situazione salvando la vita a milioni di persone. A tal proposito, come vede la proposta inglese di far prescrivere le e-cig anche dai medici di base?

“Il Ministero della Salute della Gran Bretagna già nel luglio 2015 ha espresso un parere molto chiaro in tema di sigaretta elettronica. In sintesi ha detto che la e-cig dovrebbe essere proposta a tutti coloro che non vogliono smettere di fumare ed anche a coloro che non sono riusciti a smettere di fumare e definisce la tossicità della sigaretta elettronica del 95% inferiore a quella della sigaretta normale. Stigmatizza anche il fatto che questo dato contraddice l’opinione diffusa tra il pubblico relativamente alla pericolosità del fumo elettronico. La proposta di farla prescrivere dai medici passa attraverso il riconoscimento di un medical device ma la questione è che al fumatore non piace avere la percezione di essere malato e quindi anche solo una semplice proposta di uso medicale potrebbe esser ancora più efficace perché ancor più facilmente ricevibile. La questione di una proposta di salute è sempre legata proprio alla sua ricevibilità e questo è un punto sul quale non sempre vi è sensibilità. Vorrei anche dire che l’uso della sigaretta elettronica appartiene all’ambito della riduzione del rischio e non della cessazione ed anche su questo punto occorre che le proposte siano effettuate con chiarezza per non ingenerare dubbi o peggio sospetti. Infine non è più accettabile parlare di sigaretta elettronica in generale. La produzione è caratterizzata da una tale quantità di offerta e differenze anche strutturali che metter tutti prodotti assieme per un qualsiasi ragionamento speculativo o di uso medicale non appare più accettabile per mancanza del requisito di omogeneità”.

  • E’ ormai noto che in Italia i fondi destinati alla ricerca per il trattamento della dipendenza tabagica sono quasi inesistenti se non del tutto. Ciononostante, i fondi per le campagne di sensibilizzazione (che peraltro risultano essere anche poco efficaci) pare non manchino mai. Lei cosa ne pensa? Perché secondo lei questa mancanza di attenzione nei confronti del tabagismo?

A dispetto dei pochi soldi che lo stato italiano investe in ricerca, proprio gli scienziati  italiani pubblicano lavori di grande impatto internazionale e questo avviene in una certa misura anche per il settore del tabagismo. Investire in campagne di sensibilizzazione produce visibilità per chi lo fa e questa visibilità, se gestita istituzionalmente, può essere sfruttata anche in maniera positiva per erogare azioni di servizio o di coordinamento. Nel settore del tabagismo è stato fatto molto a tutela dei non fumatori seppure con evidenti lacune. Penso ad esempio che in un ospedale e, più in generale in un ambiente sanitario, non si dovrebbe fumare da nessuna parte e non solo nelle aree di interesse pediatrico. I pericoli del fumo di tabacco sono talmente grandi ed evidenti a tutti che queste ambiguità non appaiono comprensibili. Nulla invece è stato fatto per la parte debole, cioè per chi fuma e questo è incomprensibile per chi come medico è naturalmente predisposto ad una azione di aiuto. I fumatori appaiono messi all’angolo, costretti tra leggi e divieti senza che ad essi venga offerta una possibilità di aiuto ricevibile. La non rimborsabilità dei farmaci antifumo, la totale mancanza di sostegno agli stessi centri antifumo che pure sono presenti e diffusi sul territorio nazionale appaiono lacune da colmare,  magari reinvestendo almeno una parte dei soldi delle accise in azioni mirate a sostegno dei fumatori che desiderano smettere. Ricordo che almeno il 65% dei fumatori prova a smettere in solitudine e fallisce: perché non aiutare questa gente che produce 80 mila morti all’anno secondo le stime ufficialmente riportate?.

  • Che ruolo hanno avuto nella battaglia contro le bionde i Centri Antifumo italiani? E quale sarà il possibile risvolto per il futuro?

“I centri antifumo italiani attualmente hanno il sostegno dell’Istituto Superore di Sanità che sta svolgendo da anni un forte e prezioso ruolo di coordinamento e di stimolo ma questo non basta ancora: meno di 18 mila fumatori pervengono attualmente nei centri antifumo italiani su un totale di circa 11 milioni di persone che fumano. Sono percentuali risibili che non potranno mai incidere significativamente sui numeri della mortalità da tabagismo. Bisogna proprio disegnare una politica di aiuto ai fumatori e la sigaretta elettronica in alcune sue formulazioni potrebbe anche diventare un’ arma estremamente potente per l’aggancio di chi è in difficoltà a smettere. Purtroppo anche la classe medica dovrebbe passare ad una azione maggiormente propositiva. Penso che sia stato un errore mettersi di principio “contro” senza prima aver cercato di capire. Attualmente il vento è cambiato e vedo che tra i medici c’è interesse seppure con la dovuta prudenza”.

  • Per concludere, da qui a 10 anni secondo lei quali saranno i possibili risvolti nel mondo delle e-cig? Ci sarà di nuovo un boom delle elettroniche o no?

Quello che sta avvenendo in Gran Bretagna è sintomatico, di recente è comparsa la notizia che il fatturato della e-cig in quel paese ha superato quello di tutti i farmaci antifumo. Indubbiamente il fumatore dovendo scegliere tra pastiglie, cerotti ed un modo diverso di fumare sceglie quest’ultimo. Con l’elettronica l’automedicazione è possibile, semplice e soprattutto è lo stesso fumatore che decide le situazioni in cui “gli serve” fumare elettronico per compensare. Un nuovo boom potrebbe verificarsi ma va chiarito che “traslare” o “switchare” ad elettronica vuol dire comunque effettuare un cambiamento  dietro al quale c’è una dipendenza. Bisogna fare in modo che il fumatore accetti il cambiamento e sia supportato su questo aspetto. Non basta il semplice seppur approfondito sostegno tecnico legato all’uso ed all’efficienza del device. Se la sigaretta elettronica è sicura e semplice da usare si facilita la curva di apprendimento all’uso ma non necessariamente si stabilizza l’uso nel tempo. Su questo aspetto a Torino abbiamo messo a punto una metodologia molto precisa e ripetibile protetta da un marchio europeo MB e questa si è rivelata decisiva ed efficace nel sostegno al passaggio da sigaretta a sigaretta elettronica stabilizzandone l’uso nel tempo. Se opportunamente aiutata, oltre la metà dei fumatori non interessati a smettere di fumare passa stabilmente e con soddisfazione alla sigaretta elettronica. A mio avviso ci sono le premesse per una ripartenza della sigaretta elettronica nella misura in cui verranno recuperati e realizzati fino in fondo i concetti che sono alla base dell’invenzione originale di Hon Lik, cioè di un aiuto ai fumatori in difficoltà”.

 

The Lancet: pubblicata, dopo 7 mesi, la contestazione degli scienziati pro-ecig

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Ci sono voluti sette lunghi mesi affinché la nota rivista scientifica The Lancet pubblicasse la risposta degli autori dello studio accusato dall’ormai noto editoriale di agosto con il quale la redazione della rivista aveva generato non poche polemiche non solo sulla serietà dello studio, ma anche sull’utilizzo e l’efficacia della sigaretta elettronica.

Vi ricorderete, infatti, che la rivista aveva infatti tentato di minare le basi dell’ultimo rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England (PHE), secondo il quale le sigarette elettroniche sono per il 95% più sicure rispetto alle sigarette convenzionali. In particolare, avevano criticato aspramente il razionale di uno degli studi su cui si basa il rapporto, tentando di paragonarlo a un mero esercizio di riflessione svolto da esperti reclutati sulla base di interessi, attaccando personalmente anche alcuni degli autori, tra cui il prof. Riccardo Polosa. E proprio sulla stessa rivista, il prof. Polosa aveva immediatamente preso le difese del rapporto condotto da PHE.

Oggi, a distanza di 7 mesi, The Lancet pubblica  la risposta puntuale e precisa firmata da alcuni degli autori dello studio accusato dall’editoriale, tra cui anche lo stesso Polosa, con il quale si argomentano tre critiche poste a quel famoso articolo.

Innanzitutto, la mancanza di prove concrete sulle quali basare i giudizi contro lo studio inglese, in secondo luogo l’approccio utilizzato dalla rivista per le analisi, che è un approccio propagandistico e non scientifico, ed in terzo ed ultimo luogo i commenti inesatti circa la dichiarazione dei conflitti d’interesse del prof. Polosa che riportava informazioni poco chiare e non basate sulla verità dei fatti.

Noi siamo sicuri che i prodotti a base di nicotina che abbiamo studiato sono stati valutati attraverso un processo opportunamente strutturato e con una valutazione scientifica pertinente“, hanno scritto gli scienziati nella missiva pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica.

“I risultati del nostro modello scientifico sono gli stessi di quelli forniti dal rapporto condotto dall’Autorità nazionale di Sanità Pubblica inglese – hanno concluso nella missiva – le elettroniche sono per il 95% meno dannose delle bionde. O se preferite possiamo anche dire che il fumo è venti volte più dannoso dello svapo”.

Il concetto non cambia: svapare non fa male come fumare

 

Asma e sigaretta elettronica. Un nuovo studio su Discovery Medicine

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Benefici a lungo termine nei fumatori asmatici che passano alla sigaretta elettronica” – è questo il risultato di un altro studio condotto dal team ricercatori dell’Università degli Studi di Catania, guidato dal prof. Riccardo Polosa e pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista scientifica Discovery Medicine.

I ricercatori hanno analizzato lo stato di salute di 18 pazienti con asma lieve e moderata che hanno smesso di fumare passando alla sigaretta elettronica. La valutazione prospettica di 16 di questi pazienti ha dimostrato significativi miglioramenti dei sintomi respiratori e dei test di funzionalità polmonare, anche se non sono state registrate variazioni significative nei tassi di riacutizzazione, probabilmente perché tutti i fumatori soffrivano di asma non severa.

Risultati simili sono stati trovati inoltre nei dual user, cioè in coloro che fumano e svapano contemporaneamente.
Nella maggior parte degli studi sino ad ora pubblicati è stato dimostrato che i pazienti affetti da asma che fumano presentano un calo della funzionalità polmonare con una maggiore ostruzione delle vie aree. E ancor peggio, in questi pazienti si riscontra una minore risposta agli effetti dei farmaci antiasmatici.
Smettere di fumare è per gli asmatici un passo indispensabile, fondamentale per una cura efficace, tuttavia non sempre è facile per alcuni smettere definitivamente ed improvvisamente.
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Prof. Riccardo Polosa

“Con questo studio confermiamo ancora una volta – spiega il primo autore, Riccardo Polosa – che l’uso della sigarette elettronica (invece di quella convenzionale) in alcuni pazienti migliora i risultati terapeutici. Nei pazienti asmatici smettere di fumare, passando alle elettroniche, assicura effetti benefici anche nel lungo termine”.

Dott. Davide Campagna
Dott. Davide Campagna
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Dott. Massimo Caruso

Secondo i ricercatori catanesi, infatti: “L’uso delle e-cig può addirittura invertire i danni da fumo di tabacco nei pazienti che  fumano” – ha spiegato il dott. Massimo Caruso. E a testimoniarlo è stato a nche il dott. Davide Campagna che ha presentato i risultati dello studio nell’ambito del recente convegno organizzato a Los Angeles dall’American Academy di Allergologia, Asma e Immunologia (AAAA&I): “Questo studio prospettico – ha detto Campagna – conferma che l’uso delle elettroniche migliora i risultati oggettivi e soggettivi del trattamento dell’asma e dimostra che gli effetti benefici possono persistere anche nel lungo termine”.  

 

Giornata di prevenzione contro i tumori del cavo orale. “SIGARETTA 4000 VOLTE PIU’ RISCHIOSA”

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Il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio per il tumore della bocca. Il più rischioso in assoluto. Più del Papilloma virus (infezione che si trasmette prevalentemente per via sessuale), dell’alcol e di tutte quelle condizioni che contribuiscono a un traumatismo cronico della superficie interna della bocca, come ad esempio l’errato posizionamento delle protesi dentarie o la scarsa igiene orale.

“Fumare una bionda è almeno 4000 volte più rischioso” – ha detto il prof. Riccardo Polosa, responsabile scientifico della Lega Italiana Antifumo, in occasione della seconda Giornata della Prevenzione e della Diagnosi precoce dei tumori del cavo orale promossa dall’Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri Italiani (AOOI).   

“Il fumo di sigaretta convenzionale rilascia oltre 7000 sostanze chimiche molte delle quali pericolose e dannose per la delicata mucosa orale. Tra queste – ha aggiunto lo scienziato catanese – potenti cancerogeni che sono presenti sia nella fase corpuscolata che in quella gassosa del fumo di sigarette”.

In Italia, nel 2014, il numero di fumatori era di circa 10,9 milioni, pari al 20,8% della popolazione (secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità) e i tumori alla bocca diagnosticati (secondo l’AIRC) sono stati quasi 4.500 con circa 3.000 decessi. E questo perché la diagnosi della malattia di solito viene fatta in ritardo, quando il tumore è ormai intrattabile. I tumori del cavo orale, peraltro, sono maggiormente diffusi tra gli uomini, specie tra i 50-60 anni, ma negli ultimi anni l’incidenza dei casi riscontrati anche nel mondo femminile è aumentata. Si riscontrano circa 12 nuovi casi all’anno ogni 100 mila abitanti. E il dato italiano è in crescita rispetto a quello degli altri Paesi europei.

E’ importante ricordare a questa fetta di popolazione italiana che: “Chi fuma corre un rischio triplicato di contrarre il tumore del cavo orale rispetto a chi non lo fa – ha aggiunto il presidente LIAF, prof.ssa Lidia Proietti – sensibilizzare i cittadini, informandoli di quali sono i maggiori fattori di rischio per la comparsa di questi tumori, è un passo fondamentale. Ben vengano le giornate di prevenzione come quella di domani!”.

Per conoscere quali sono le strutture ospedaliere siciliane che hanno aderito alla Giornata di prevenzione basta cliccare a questo link: http://www.giornataprevenzioneaooi.it/

R. Polosa su Rai 3 per commentare lo studio Oxford: “Smettere di colpo si può”

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Catania 30/03/2016 – Il prof. Riccardo Polosa, docente di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Catania è stato ospite questa mattina della puntata quotidiana di “Elisir”, lo storico programma di salute e benessere di Rai 3 – condotto da Michele Mirabella con Virginie Vassart – in onda dalle 11:00 alle 12:00 dal lunedì al venerdì.

Commentando i risultati di un recente studio dell’Università di Oxford, secondo il quale le percentuali di successo per chi smette fumare di colpo sono maggiori rispetto a chi riduce le sigarette gradualmente, Polosa è intervenuto in diretta da Catania rispondendo alle domande dei due conduttori in studio.

A questo link è possibile rivedere la puntata integrale andata in onda dalle 11.00 alle 11.15.

 

A “Stare bene senza fumo” parlano i pediatri: “Un colpo di tosse di una mamma che fuma è una vera impallinata”

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28/10/2014 Roma, conferenza stampa della campagna ' Saltainbocca.it. Nella foto Giampietro Chiamenti

Le nuove norme previste dal Decreto Lorenzin fanno particolare attenzione al fumo passivo ed alla tutela dei minori. Cosa ne pensano i pediatri della nuova normativa? Va bene o si poteva fare di più? Come si combatte il fumo passivo per i bambini? A rispondere oggi alle nostre domande per la seconda puntata di “Stare bene senza fumo” è il presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, il dott. Giampietro Chiamenti

Rispetto alla nuova normativa contro il fumo: “C’è da considerare – ci spiega il presidente Chiamenti – che le restrizioni delle abitudini voluttuarie (vedi anche l’alcol) hanno più effetto se sono graduali, se creano un ambiente di riprovazione sociale più che se introducono veri e propri divieti  assoluti. Siamo quindi su una strada da fare a piccoli passi,  in cui ogni provvedimento aggiunge, in modo poco avvertibile, delle restrizioni progressive, dimostratesi più efficaci di quelle totali e assolute”.

  • Quali sono i danni causati dal fumo passivo di sigarette convenzionali sulla salute dei bambini ?

SMOKING AS POLLUTION“Il fumatore è certamente un portatore di irritazione cronica delle vie respiratorie – spiega il pediatra –  questo vuol dire che nelle sue vie aeree vive, in simbiosi con lui, una miriade di germi patogeni che mantengono un’infiammazione cronica (che di tanto in tanto si riacutizza). Il suo respiro è un continuo diffondere di questi germi attraverso goccioline microscopiche che vengono emesse a ogni espirazione. Un suo colpo di tosse è una vera e propria impallinata. È ovvio che un bambino che conviva con un fumatore, abbia molte più occasioni di contagiarsi per un’infezione respiratoria. Gli effetti del fumo passivo sui bambini sono pericolosi. Si può avere riduzione della crescita dei polmoni con problemi non indifferenti, aumento del il rischio di bronchite, tosse, catarro, asma, impatto sull’apprendimento dei bambini, cancro e leucemia, infezioni meningococciche, basso peso alla nascita.

In Italia è stimato che ogni anno muoiono circa 1000 persone a causa del fumo passivo. È stato dimostrato che i non fumatori che vivono con i fumatori aumentano la possibilità del 20% – 30% di avere tumore o cancro ai polmoni. Inoltre, solo 30 minuti di esposizione a fumo passivo inizia a creare danni all’apparato cardiocircolatorio a causa dell’immediata aggregazione piastrinica causa di un particolare addensamento del sangue: la reazione delle cellule endoteliali (rivestimento delle arterei coronariche) provoca difficoltà nel normale deflusso del sangue. Secondo la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia tutti i bambini hanno un diritto assoluto alla salute e allo sviluppo. Di conseguenza, l’uso e l’esposizione dei bambini ai noti rischi da tabacco costituisce una violazione di diritti dell’infanzia”.

  • E i danni causati dal fumo di sigaretta convenzionale sulla salute degli adolescenti?Purtroppo i dati dimostrano un aumento del numero di ragazzini che fumano. Si inizia solitamente tra i 13 e i 17 anni e spesso le scuole sono i luoghi privilegiati. In che modo può incidere la figura del pediatra nell’aiutare questi adolescenti a non attraversare la porta del fumo?

Bambini-che-fumanoIniziare a fumare quando si è adolescenti può diluire la materia grigia nel cervello. Alcuni scienziati infatti hanno dimostrato che prima un uomo o una donna iniziano a fumare, meno materia grigia rimane nella parte del cervello che serve a prendere decisioni. La cosa che però li ha più scioccati è stato il notare come questi cambiamenti risulterebbero molto più evidenti per chi, appunto, inizia a fumare da adolescente e questa sarebbe anche una delle ragioni perché risulterebbe poi difficile smettere da adulti.

L’inizio della abitudine al fumo spesso precede anche i 13 anni ed è favorito dal vivere in un ambiente sociale in cui il fumo è visto come un segno di emancipazione. Nei ragazzi più giovani spesso è un sistema per appartenere al gruppo o per manifestare la trasgressione. E’ dimostrato che le campagne di dissuasione dal fumo basate su aspetti razionali o scientifici hanno poca presa sugli adolescenti, così come gli interventi da parte di un adulto.  Nei ragazzi più piccoli, già dagli otto anni, è possibile  invece fare opera di prevenzione attraverso  attività di gioco  miranti a fare acquisire la consapevolezza  dell’ effettivo ruolo del fumo come promotore sociale, oltre a riconoscere le spinte “inconsce” esercitate da pubblicità e aziende. Il pediatra sa che è importante comprendere perché gli adolescenti si avvicinano al fumo e come parlare con loro delle sigarette. Bisogna aiutare gli adolescenti a non fare il primo tiro. La sua azione deve essere basata su un dialogo con i genitori e con i ragazzi.  I genitori devono dare il buon esempio. Il fumo in adolescenza è più comune nei figli di genitori fumatori che dovrebbero cercare di capire l’attrazione che crea nel figlio adolescente vedere fumare i propri genitori. L’adolescente può fumare per ribellarsi o per sentirsi più inserito nel gruppo degli amici. Devono chiedere al loro figlio come si sente riguardo al fumo e se alcuni dei suoi amici fumano. Lodate le buone scelte di vostro figlio e parlate delle conseguenze di quelle cattive. Potrebbe sembrare che l’adolescente non senta una parola di quello che gli si dice, ma bisogna dirlo comunque. Provare a fare i conti e spiegare che fumare costa e potrebbero paragonare  il costo del fumo a oggetti elettronici, vestiti o altre cose essenziali per gli adolescenti. Il pediatra deve sapere che gli amici che fumano possono essere convincenti, quindi bisogna dare all’adolescente  gli strumenti che servono per rifiutare le sigarette. Deve spiegare cosa è la dipendenza perché la maggior parte degli adolescenti crede che fumare occasionalmente non causerà loro dipendenza e anche se diventeranno fumatori regolari, possano comunque cessare  quando vogliono. Gli adolescenti, però, possono diventare dipendenti anche con il fumo intermittente e con livelli relativamente bassi di fumo. Non ultimo il ruolo del pediatra è quello di dare una giusta informazione sugli effetti dannosi del fumo per il nostro organismo, a cominciare dai polmoni, alla pelle che invecchia prima, alle prestazioni fisiche che diminuiscono etc. Prendere una posizione rispetto al fumo negli adolescenti vuol dire anche partecipare alle campagne anti fumo a livello locale e nelle scuole.

  • In America è scoppiata la polemica per la diffusione della sigaretta elettronica tra i minori. Lei considera che questo possa rappresentare un reale pericolo anche in Italia?

ecig_opener“La diffusione di questi dispositivi potrebbe portare a una riduzione del senso di riprovazione che sta, invece, alla base delle norme restrittive finora entrate in vigore. Potremmo quasi dire che tendono a ridare legittimità all’atto del fumare, anche in presenza di soggetti suscettibili. Da anni la ricerca medica cerca di rispondere a questi quesiti, ma la tecnologia delle e-cig, ancora troppo giovane, rende difficile effettuare studi sui rischi a lungo termine che derivano dal loro utilizzo. Dai dati disponibili risulta che nel nostro Paese solo il 10 per cento di chi è diventato habitué della e-cig (da non più di qualche mese) ha effettivamente detto addio alle sigarette tradizionali. Sei su dieci tra i consumatori abituali, invece, stanno riducendo il fumo mentre c’è uno “zoccolo duro”, circa il 22 per cento, che non ha cambiato le sue abitudini e fuma le une e le altre peraltro aumentando la quantità di nicotina assunta”.

 

 

Danni del fumo sulla pelle? Risponde la dermatologa delle vip

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Al via la nuova rubrica dedicata ai consigli degli esperti per smettere di fumare.  “Stare bene senza fumo” vi accompagnerà per cinque settimane con delle interviste speciali ad esperti di varie branche della medicina che affronteranno il problema dei danni causati dal fumo sotto diversi punti di vista medici e scientifici.

Per la prima puntata abbiamo chiesto aiuto alla dermatologa delle Vip italiane, la dottoressa Chantal Sciuto, specialista in Dermatologia Plastica ed Anti-Aging Medicine presso RAI e altri Network nazionali ed internazionali.

Ospite da anni di numerose trasmissioni televisive, nel suo “pacchetto clienti” ci sono nomi famosi del panorama culturale ma anche del giornalismo e dello spettacolo italiano. In questa foto, ad esempio, posa con Serena Rossi, Roberta Giarrusso, Tiziana Rocca, Giorgia Surina, Fabiola Sciabbarrasi e Cristina Parodi.

 

1- Negli ultimi anni, i dati sulla diffusione del fumo di tabacco hanno dimostrato un’incidenza maggiore di fumatori rispetto al passato, sia tra gli uomini che tra le donne. Si tratta comunque di   un lieve aumento ma che non fa ben sperare. Ha notato anche Lei un incremento tra i suoi pazienti?

“Nell’anamnesi dei miei pazienti è una delle valutazioni che faccio sempre e in effetti io non ho mai notato una diminuzione del numero di fumatori come invece si poteva pensare e ben sperare. Indubbiamente ho un numero maggiore di pazienti donne e posso testimoniare che sono davvero tante quelle che fumano e che lo fanno peraltro da molto tempo

 

2 – Dal punto di vista dermatologico, quali sono i danni causati dal fumo di sigarette convenzionali?

“I danni da fumo sulla pelle sono considerevoli e spesso molto visibili. Nessuna delle mie pazienti verrebbe da me per chiedere di essere curata specificatamente dai danni da fumo proprio perché questo significherebbe ammettere un vizio, una caduta, ma spesso i danni sono così evidenti da non poter essere nascosti” – ci spiega subito la dottoressa.

E aggiunge:

  • “La prima cosa più evidente è una cute di colorito spento e una pelle asfittica (grigiastra e non luminosa). Chi fuma peraltro ha spesso problemi di vascolarizzazione e tende ad avere i capillari aperti.
  • Molto diffuso tra le fumatrici è il problema delle rughette intorno alle labbra. Il movimento del fumo porta a creare quello che noi chiamiamo “codice a barre”.
  • Le unghie delle fumatrici sono tendenzialmente ingiallite e i capelli molto più deboli.
  • Si riscontra spesso un’accelerazione dell’invecchiamento della pelle”.

 

3 – Dopo quanto tempo appaiono i primi segni dei danni causati dal fumo sulla pelle?

“Dopo 5/10 anni da quando si inizia a fumare i danni cominciano già ad essere evidenti e purtroppo anche in una donna giovane. Nelle donne sotto i 30 anni, che magari hanno iniziato a fumare a 18/20, la pelle inizia subito a cambiare. E’ noto che dopo i 25 anni la produzione di collagene peggiora e se ci mettiamo un danno causato dal fumo non possiamo far altro che peggiorare la situazione”.

 

4 – Tra le sue pazienti ci sono anche nomi di personaggi famosi dello spettacolo. Secondo lei esiste ancora il pericolo dell’emulazione da parte degli adolescenti?

“Eliminare le scene di fumo al cinema ed in televisione ha già reso difficile vedere dei personaggi famosi intenti a fumare sigarette e credo sia stato proprio un grande passo. A tal proposito, sono convinta che l’immagine dei cosiddetti belli e maledetti che fumano è una cosa talmente passata che ormai non ha più senso nemmeno parlarne come se fosse un problema. Non c’è l’emulazione dell’idolo nel suo vizio del fumo, piuttosto c’è e persiste ancora, come spesso noto, emulazione nell’aspetto fisico”.

 

4 – Molti consigliano la sigaretta elettronica come strumento per smettere di fumare e in Inghilterra viene addirittura consigliata dai Centri Antifumo. Lei cosa ne pensa? Quali sono, secondo la sua esperienza, gli strumenti solitamente più utili per smettere di  fumare?

“Ho poca conoscenza di questo strumento e non entro nella scelta del tipo di antidoto al fumo che scelgono i miei pazienti ma ho riscontrato una buona percentuale di pazienti che sono passati alla sigaretta elettronica”.

 

E conclude … 

“Ritengo che sia ancora troppo alto il numero di fumatori in Italia e per questo mi trovate assolutamente d’accordo con la vostra battaglia e vi ringrazio per avermi dato la possibilità di partecipare a questa rubrica”.

 

 

Ecofin e Commissione UE su tassazione e-cig. Per R. Polosa: “La salute pubblica ha priorità assoluta”

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E’ notizia di pochi giorni fa che il Consiglio Europeo di Economia e Finanza (ECOFIN), riunitosi a Bruxelles lo scorso 8 Marzo, ha richiesto alla Commissione Europea di prendere in considerazione la formulazione di una eventuale proposta per la tassazione di tutti i prodotti contenenti tabacco comprese le sigarette elettroniche, al fine di equiparare anche questi prodotti alla tassazione delle sigarette convenzionali (sui quali le imposte sono notoriamente più alte). Gli Stati Membri vorrebbero che l’esecutivo presentasse una sua proposta di risposta nel 2017 o, se si rifiutasse, che spiegasse almeno le ragioni della sua decisione.
Tuttavia, si rappresenta una nota di cautela al punto 12 della richiesta ECOFIN, che SOTTOLINEA che, in questo contesto, una soluzione per l’applicazione di accise su e-cig, tabacco riscaldato, altri nuovi prodotti di tabacco e, se del caso, di prodotti legati ai prodotti del tabacco, ha bisogno di essere pratica e lungimirante, e deve trovare il giusto equilibrio tra ricavi, spese di amministrazione fiscale e obiettivi di salute pubblica. 
Pertanto è possibile che il nuovo provvedimento si limiti a concordare sulle definizioni, piuttosto che imporre tasse (ad esempio, quale deve essere la base imponibile, come stimare l’equivalenza tra ml di liquido elettronico e numero di sigarette, con gli Stati membri che fissano i propri prezzi).

E continuando, leggiamo al punto 16: “Il Consiglio chiede che la Commissione Europea … si impegni a verificare tutti gli studi rilevanti in materia … e, dopo aver effettuato l’analisi tecnica, le consultazioni pubbliche e le valutazioni d’impatto, sottoponga al Consiglio una adeguata proposta legislativa nel 2017 o, nel caso in cui scegliesse di non presentare una proposta, che informi il Consiglio dei relativi motivi”.

Prof. Riccardo Polosa

E’ proprio su questi due punti (12 e 16) delle conclusioni che secondo il prof. Riccardo Polosa, presidente del gruppo di lavoro sugli standard per le emissioni delle e-cig del Comitato Europeo di Normazione (CEN/TC 437 – WG4), sarebbe concentrata la sintesi della questione: “La spiegazione dell’atteggiamento burocratico dell’UE verso uno strumento che ha dimostrato di rappresentare una valida alternativa per smettere di fumare (come dimostrano i dati sulla diminuzione di fumatori in Inghilterra) è che molti governi europei vedono nell’e-cig un problema per i bilanci di stato piuttosto che una soluzione per la salute pubblica”. E ha aggiunto: “Mi chiedo come sia possibile trovare un equilibrio tra la necessità di avere introito fiscale e quella di garantire la salute pubblica. La seconda di queste necessità dovrebbe avere priorità assoluta”.

“Ritengo quanto mai indispensabile – ha concluso Polosa – l’analisi delle evidenze scientifiche su questo tema che peraltro in questi anni sono proliferate in maniera non indifferente, a testimonianza probabilmente del fatto che l’utilizzo dello strumento non è stato efficacemente valutato finora dai rappresentanti della salute pubblica”.

“Stare bene senza fumo” a breve con i consigli dell’esperto

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Visto il successo dei nostri commenti con i consigli per smettere di fumare, parte sul sito LIAF la nuova rubrica STARE BENE SENZA FUMO dedicata interamente ai fumatori che cercano buone motivazioni per smettere.

Nelle prossime settimane, infatti, vi proporremo una serie di interviste ad esperti in campo medico e scientifico di diverse branche della medicina con i quali affronteranno volta per volta il tema delle malattie fumo correlate e dei danni da fumo sulle varie parti del corpo e nelle varie fasi della vita.

Per noi è un appuntamento importante al quale lavoriamo da tempo e che speriamo possa essere utile ai tanti fumatori che cercano risposte concrete e veritiere per smettere di fumare definitivamente.

In attesa del fischio di inizio previsto per i prossimi giorni, vi invitiamo ad inviare via email le vostre domande (email: [email protected]), i suggerimenti ed il racconto delle vostre esperienze.

Noi ci siamo! Perchè per noi smettere di fumare significa LIBERTA’!

 

… A prestissimo