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Benvenuto 2019 e STOP fumo!

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Vado in palestra, smetto di fumare, cambio casa, lavoro e marito. Sapevate che smettere di fumare è il “buon proposito” più scelto dalla maggior parte dei fumatori per iniziare il nuovo anno in maniera diversa?

Ebbene si! E’ 1 Gennaio la data più gettonata in assoluto per il “Quit smoking”. L’ultima sigaretta dell’anno, da New York a Tokyo, è da sempre un must, una tendenza riconosciuta che attrae ogni anno sempre più fumatori. Ma guarire dal tabagismo è anche il proposito meno rispettato per l’anno nuovo.

Ciononostante – assicurano i nostri esperti LIAF – i buoni propositi fanno ancora la differenza quando si sceglie di cambiare”.

Oggi vi proponiamo 10 consigli utili per realizzare il vostro grande desiderio: smettere di fumare con successo in questo inizio del 2019!  

1) La motivazione a smettere e l’autoefficacia sono il primo passo, il più importante. 

Le linee guida internazionali sul trattamento del tabagismo hanno dimostrato che maggiore è il supporto di cui dispone un fumatore motivato a smettere, più è alta la probabilità di smettere in modo definitivo.

Michael P. Eriksen ha spiegato infatti: “I fumatori che hanno fiducia nella loro capacità di avere successo hanno molte più probabilità di esito positivo rispetto ai fumatori che si mettono in dubbio o che sono pessimisti sulla la loro capacità di smettere”.

2) Una consulenza medica o psicologica con un esperto antifumo è il secondo passo. 

Sappiamo bene che le tecniche di smoking cessation – utilizzate soprattutto nei numerosi Centri Antifumo dislocati nelle varie aziende ospedaliere italiane – sono fondamentali nella fase di scelta del metodo più efficace per smettere di fumare. “Una serie di studi – spiega il prof. Pasquale Caponnetto dell’Università di Catania – hanno spesso indicato che una forte relazione tra medico e paziente, l’incoraggiamento, l’ascolto, il dialogo ed il supporto professionale di uno specialista assicurano percentuali di successo decisamente più elevate nel raggiungimento dell’obiettivo finale”.

3) Action plan: “It’s a good day!”

imagesMolti studi sulla motivazione a smettere di fumare suggeriscono che tra i primi passi da fare per smettere c’è quello di stabilire il “Count down” per il giorno giusto in cui smettere. Definire una data, un giorno preciso del calendario, e organizzarlo al meglio, sia tecnicamente che soprattutto psicologicamente, è un ottimo stimolo per iniziare il cambiamento. Inoltre, per rendere ancora più efficace il metodo, è opportuno comunicare la notizia del “good day” anche a familiari, amici e colleghi, condividendo con loro il piano di azione e le mosse da seguire per metterlo in pratica.

4) Il Vaping e la sigaretta elettronica 

Passare alla sigaretta elettronica rappresenta secondo i nostri studi un ulteriore metodo efficace per smettere o ridurre di fumare. Combinare il supporto del counselling antifumo alla scelta del tipo di e-cig da utilizzare per un più efficace risultato è un alternativa valida per uscire dalla dipendenza dalla sigaretta classica. Molti Paesi hanno adottato lo strumento come metodo ufficiale nella lotta al tabagismo, e l’Inghilterra ad esempio ha così ridotto il suo tasso di fumatori con percentuali mai viste prime.

Il CoEHAR di Riccardo Polosa 

Inoltre, grazie agli studi condotti dai ricercatori del CoEHAR, il Centro per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania diretto dal prof. Riccardo Polosa è stato possibile dimostrare che le e-cig rappresentano un metodo sicuro anche per far smettere o ridurre di fumare pazienti fumatori affetti da particolari patologie come: ipertensione arteriosa, asma, BPCO, Schizofrenia. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che passare dalle normali bionde all’uso di e-cig apporta benefici notevoli nel loro trattamento.

5) La combinazione tra counselling e farmaci

vareniclinaNon tutti riescono a smettere solo grazie alla motivazione a farlo e per questo si ritrovano a fine Gennaio ancora con una sigaretta in mano. Quando si deve intraprendere un percorso di cambiamento per smettere di fumare è importante ricordare che ogni fumatore è un paziente a sé. Ognuno ha le proprie esigenze e necessità per smettere con efficacia. Spetta allo specialista poi consigliare il metodo migliore. In questi casi, di solito, l’utilizzo combinato di farmaci e consulenza one-to-one aumenta il tasso di cessazione del 10% – 25% rispetto al solo counselling . Per i pazienti che non possono smettere di colpo, la prescrizione di farmaci solitamente include: vareniclina, bupropione e la terapia sostitutiva della nicotina come gomme cerotti etc.

6) Smettere di colpo o gradualmente? 

A questa domanda ci sono state diverse risposte nel tempo, la più gettonata pare comunque essere: “smettere di colpo”. Secondo i dati di una ricerca dell’Università di Oxford pubblicata nel 2016 e condotta su un gruppo di fumatori che aveva smesso di fumare, il 49% di chi lo aveva fatto di colpo era ancora astinente dopo 1 anno mentre solo il 39% di chi lo aveva fatto gradualmente ne era rimasto fuori dopo 1 anno. Benché si tratti comunque di dati da leggere in base ai diversi contesti di riferimento, secondo il prof. Riccardo Polosa: “La verità è che bisogna adattarsi alla realtà culturale e agli stili di vita del luogo di riferimento. Gli studi condotti nei nostri centri antifumo hanno spesso dimostrato che per natura ad esempio gli italiani tendono a smettere di fumare gradualmente e lo fanno così con successo”.

7) NRT – Terapia sostitutiva della nicotina

imagesPer i tabagisti l’aspetto più utile della terapia sostitutiva della nicotina è imparare a rinunciare all’atto fisico del fumo evitando i fastidiosi (e spesso duri) sintomi di astinenza. I prodotti attualmente sul mercato come NRT includono: i cerotti, gli spray nasali, le gomme, le compresse sublinguali e gli inalatori.  

8) Terapie alternative come l’ipnosi o agopuntura

UnknownL’ipnosi e l’agopuntura sono ormai terapia alternative al tabagismo ben note ed utilizzate. Il parere dei nostri esperti è comunque positivo, basta precisare che più alto è l’adattamento psicologico al tipo di strumento utilizzato per smettere, più sicuro è il raggiungimento dell’obiettivo. Se i pazienti sono entusiasti di una certa modalità, questo li rende più ricettivi per il successo. Tuttavia è da precisare che tali terapie non vengono riconosciute come efficaci dalle linee guida internazionali.

9) L’alimentazione

cioccolato-1-1900x1583_cQuello che spesso non consideriamo è che alla base dei principi attivi che si trovano in un farmaco ci sono di norma alimenti che si trovano in natura. Come vi abbiamo raccontato in un articolo del Dr. Massimo Caruso, infatti, c’è un gruppo di “alimenti antifumo” che possano effettivamente essere di grande aiuto nell’impresa di liberarsi dal vizio.  Pomodori, peperoni, peperoncini, melanzane e patate ad esempio contengono nicotina e mangiarli può rappresentare una buona prassi di terapia sostitutiva.

10) “La serenità”

UnknownInfine chiudiamo con una soluzione economica e rilassante: la voglia di fumare si sconfigge con la serenità. Un modo alternativo per smettere di fumare può essere quello di far leva sui meccanismi inconsci e sulla concentrazione di ritrovare serenità. L’importante è pensare fuori dagli schemi abituali che ci hanno abituato a credere che per smettere bisogna soffrire nel nome della forza di volontà. La serenità ci porterà a trovare la soluzione più idonea per smettere ed il metodo più adatto alle nostre esigenze.

Il nuovo logo CoEHAR

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PUBBLICATO IL NUOVO LOGO DEL CENTRO DI RICERCA PER LA RIDUZIONE DEL DANNO DA FUMO DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CATANIA

La vincitrice del bando di concorso indetto dall’Università degli Studi di Catania per la realizzazione del logo CoEHAR è Lucia Motta.

Laureata in medicina con una buona conoscenza del settore antifumo, la dott.ssa Motta è l’ideatrice del logo prescelto in forma anonima da una commissione formata da docenti dell’ateneo catanese tra cui il prof. Sebastiano Battiato, il prof. Rosario Faraci e lo stesso direttore del CoEHAR Riccardo Polosa.

“La Giuria ha ritenuto – è scritto nella menzione speciale alla dott.ssa Motta – che il logo sia rispondente a criteri di linearità, semplicità e chiarezza comunicativa, e che sia identificabile e riconoscibile. Il logo peraltro veicola bene l’identità internazionale e accademica del CoEHAR, e la sua missione di proteggere gli individui e le popolazioni dai danni del fumo”. 

Durante la cerimonia inaugurale del CoEHAR, che si è tenuta lo scorso 20 Dicembre presso la Torre Biologica dell’Ateneo catanese, la vincitrice è stata premiata con un assegno di 500,00 euro valido come premio per la realizzazione del logo. Alla premiazione erano presenti anche il Magnifico Rettore Francesco Basile ed una rappresentanza delle istituzioni accademiche.

Laureata in medicina con una buona conoscenza del settore antifumo, la dott.ssa Motta è l’ideatrice del logo prescelto in forma anonima da una commissione formata da docenti dell’ateneo catanese tra cui il prof. Sebastiano Battiato, il prof. Rosario Faraci e lo stesso direttore del CoEHAR Riccardo Polosa.

Durante la cerimonia inaugurale del CoEHAR, che si è tenuta lo scorso 20 Dicembre presso la Torre Biologica dell’Ateneo catanese, la dott.ssa Motta è stata premiata con un assegno di 500,00 euro valido come premio per la realizzazione del logo.

Alla premiazione erano presenti anche il Magnifico Rettore Francesco Basile ed una rappresentanza delle istituzioni accademiche.

“Lo scudo in primo piano rappresenta la protezione che il CoEHAR vuole promuovere, a favore del miglioramento della qualità della vita dell’individuo, tramite le nuove tecnologie contro il fumo, che viene infatti inserito nel logo in contrapposizione allo scudo, tramite il negativo – ha spiegato Lucia durante la premiazione – i colori istituzionali sono ispirati alle sfumature della fiamma, provocata dalla combustione, che riporta al fumo”

Fumo e alcol. La coppia sbagliata.

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Alcol e sigarette, un binomio perfetto ma decisamente negativo per chi ha intenzione di smettere di fumare. Secondo uno studio appena pubblicato, rinunciando a bere alcolici si è più propensi a fumare di meno.

Una cattiva abitudine ed uno stile di vita da cambiare che si potrebbe far rientrare nei buoni propositi per l’anno nuovo. 

A fare emergere il legame tra alcol e fumo sono stati di recente i ricercatori della Oregon State University con uno studio pubblicato sulla rivista Nicotine & Tobacco Research e condotto da Sarah Dermody.

La  chiave della connessione tra le sostanze alcoliche e il fumo sarebbe il cosiddetto ‘metabolismo della nicotina’, che nei bevitori abituali presi in considerazione dalla ricerca, mostrerebbe un importante rallentamento quando si verifica una riduzione anche nell’assunzione di alcol.

Lo studio del team statunitense appare particolarmente rilevante se si considera che circa un adulto su 5 beve e fuma abitualmente. Sorprendentemente, i ricercatori hanno scoperto che consumare meno alcol causa nei soggetti che bevono anche un parallelo rallentamento nel ‘metabolismo della nicotina’, aumentando così le possibilità di eliminare questa triste realtà.

Da un punto di vista clinico, è una cosa positiva perché se qualcuno vuole smettere di fumare, potremmo incoraggiarlo a ridurre il consumo di alcol per favorire il suo piano di disassuefazione dal fumo”, ha aggiunto Dermody.
Fermo restando che i binomi alcol-sigarette o caffè-sigaretta sono ormai calati nelle abitudini sociali dei fumatori che non intendono rinunciare ad un rituale classico. Pertanto, per questi soggetti, sarebbe più opportuno scegliere di passare a soluzioni alternative e meno dannose come appunto le sigarette elettroniche.

Il video shock su fumo e vaping

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Il Ministero della Salute inglese ha avviato una campagna di sensibilizzazione per dire stop al fumo. In un video shock sugli effetti del fumo di tabacco si dimostra come il vaping è per il 95% meno dannoso del fumo.

https://youtu.be/ZR_4PsYksfs

Sono questi i punti fondamentali della Health Harms campaign del Public Health England, un’agenzia governativa del Ministero della Salute inglese,  sui possibili metodi per smettere di fumare, tra cui quello di passare all’utilizzo delle sigarette elettroniche.

L’obiettivo dell’analisi è anche quello di sfatare i dubbi e lo scetticismo che si è diffuso sulla sicurezza delle sigarette elettroniche. Nel video emerge la quantità di catrame che si accumula nei polmoni di un fumatore di sigarette normali rispetto a quelli di un fumatore di e-cig e di un non fumatore. In tre barattoli di vetro sono stati inseriti dei batuffoli di cotone che simulano la reazione degli organi respiratori sottoposti ai differenti tipi di fumo. Nel caso del fumatore, il cotone risulta quasi totalmente annerito, mentre l’effetto della sigaretta elettronica provoca solo una velatura della parete di vetro.

La ricerca del PHE indica una diminuzione del 95% dei danni in caso di utilizzo di e-cig. Il professore Newton ha chiarito che l’obiettivo della campagna lanciata dal Public Health Center è “incoraggiare i fumatori a provare a smettere completamente con l’aiuto di una sigaretta elettronica, o usando altri sostituti della nicotina come cerotti o gomme, perché questi mezzi potrebbero aumentare significativamente le loro possibilità di successo”.

Mentre il dottor Lion Shahab, dell’università di Londra, che appare nel video, ha spiegato che l’esperimento “condotto da noi e altri ha dimostrato che le sigarette elettroniche sono molto meno dannose del fumo e il loro uso a lungo termine è relativamente sicuro”. 

Una delle critiche che è circolata sull’uso delle sigarette elettroniche è che provocherebbero tosse e difficoltà respiratorie nelle persone, a causa del diacetile. Questa sostanza chimica si troverebbe in quantità 100 volte maggiori nelle sigarette ordinarie. Sarebbe tragico se migliaia di fumatori che potrebbero smettere con l’e-cig, rinunciassero a causa di paure sulla sicurezza”. 

L’università di Catania guida la lotta internazionale al fumo

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Inaugurato questa mattina il nuovo Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da sigaretta

Catania 20 Dicembre 2018 – L’Università di Catania da oggi è al centro della ricerca scientifica internazionale per la lotta contro il fumo. Nella sede della Torre Biologica “Ferdinando Latteri” dell’Ateneo è stato infatti inaugurato il primo Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo diretto dal professore Riccardo Polosa. Lo scienziato catanese, considerato l’autore più produttivo al mondo del settore, guiderà un team di ricerca formato da più di quaranta docenti afferenti a numerosi dipartimenti dell’ateneo che a loro volta collaboreranno con gruppi di ricerca provenienti da decine di università estere.

Il CoEHAR è, infatti, un consorzio scientifico internazionale con sede principale a Catania che promuoverà e avvierà progetti di ricerca innovativi per la riduzione del tabagismo. Il Centro ingloba al suo interno il CPCT – Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo del Policlinico Vittorio – Emanuele di Catania, la CRO locale (Clinical Research Organization), i laboratori di microbiologia e una rete selezionata di biologia cellulare e molecolare. Inoltre, il Centro si avvale del sostegno della Lega Italiana Anti Fumo – LIAF e di ECLAT, lo spin off fondato all’interno dell’ateneo.

“Vogliamo contribuire alla rivoluzione globale che sta gettando le basi per un mondo senza fumo attraverso un approccio scientifico innovativo e creativo che intende diffondere strategie e strumenti per ridurre i danni, grazie al supporto di un network internazionale in grado di sviluppare scienza e conoscenza. La nostra missione è quella di accelerare gli sforzi della ricerca per arrivare a ridurre l’impatto dell’abitudine tabagica sulla salute pubblica mondiale”, ha spiegato il direttore Riccardo Polosa davanti a una platea gremita di docenti, giovani ricercatori e un gruppo numeroso di studenti delle scuole superiori.

Polosa ha poi definito “una strage inutile” i milioni di decessi in tutto il mondo dovuti a malattie fumo-correlate. “Con questa iniziativa, per la quale ringraziamo l’impegno e l’assiduità del prof. Polosa e del suo staff di collaboratori – ha aggiunto il rettore Francesco Basile -, l’Università di Catania fa un passo avanti non soltanto nella direzione della ricerca, ma soprattutto dell’assistenza e degli aspetti sociali legati alla prevenzione dei rischi. Il valore aggiunto del Cohear consiste soprattutto nella sua interdisciplinarietà, e grazie all’attività dei nostri ricercatori e alle risorse che abbiamo messo in campo, sono certo che potrà divenire un punto di riferimento per il territorio regionale e fonte di soluzioni scientifiche per tutto il mondo. E mi auguro, soprattutto, che riusciremo a ridurre in maniera tangibile il numero di fumatori”.

Il CoEHAR afferisce al dipartimento Medclin diretto dal prof. Francesco Purrello che nel corso dell’incontro, moderato dal giornalista Luca Ciliberti, ha spiegato: “Abbiamo accolto l’idea con grande entusiasmo perché risponde alla nostra esigenza di razionalizzare, coordinare e puntare sull’interdisciplinarietà delle competenze, sulla collaborazione nella ricerca e sulla cooperazione internazionale”.

Un convinto sostegno al progetto, insieme con la massima disponibilità a cooperare su iniziative specifiche riguardanti l’educazione alla salute e la prevenzione dei rischi, è giunto dalla dott.ssa Francesca Catalano, primario di Senologia al Cannizzaro e consulente dell’assessore alla Salute della Regione siciliana Ruggero Razza, dal neo-presidente dell’Ordine dei Medici di Catania Diego Piazza, e dagli assessori alla salute Giuseppe Arcidiacono e all’istruzione Barbara Mirabella, in rappresentanza del sindaco di Catania Salvo Pogliese. Dopo gli interventi del presidente della Lega Italiana Anti Fumo Ezio Campagna e del coordinatore del Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, Pasquale Caponnetto, sono stati premiati il vincitore del bando di concorso per la realizzazione del logo CoEHAR, la dott.ssa Lucia Motta, e le tre scuole del territorio etneo che hanno partecipato al progetto “Education for a Smoke Free World” presentando dei video amatoriali sul tema.

GUARDA LE FOTO DELLA CERIMONIA

Primo evento inaugurale per i membri del CoEHAR ospiti ieri sera al Teatro Massimo Bellini di Catania

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Uno spettacolo speciale per l’evento inaugurale del CoEHAR, il Centro per la Riduzione del Danno da Fumo che aprirà le porte domani mattina alla Torre Biologica dell’Università degli Studi di Catania. Il direttore Riccardo Polosa, insieme ai quaranta docenti del Centro e ad una speciale delegazione di fumatori, che hanno già iniziato il percorso per smettere di fumare, sono stati ospiti ieri sera al Teatro Massimo Bellini di Catania per la visione dell’ultima replica de “La Capinera”.
L’evento, che è stato promosso dalla Lega Italiana Anti Fumo, ha riscosso apprezzamento e ammirazione da parte di tutti i partecipanti.
L’appuntamento è per domani mattina alle ore 10 nell’Aula Magna della Torre Biologica dove si terrà la cerimonia inaugurale coordinata dal direttore e alla quale parteciperanno l’assessore alla Salute della Regione Siciliana Ruggero Razza, il sindaco di Catania Salvo Pogliese, il Magnifico Rettore Francesco Basile e il direttore del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale Francesco Purrello. La conferenza sarà moderata dal giornalista Guglielmo Troina.
Nella foto da sinistra:
Antonio Pacino – socio fondatore LIAF,
Leonardo Catalanotto – direttore d’orchestra,
Riccardo Polosa – direttore CoEHAR,
Gianni Bella – compositore,
Roberto Grossi – Sovrintendente
Cristina Baggio – soprano.

Il primo centro di ricerca multidisciplinare per la riduzione del danno da fumo

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Catania, 14 Dicembre 2018Giovedì 20 Dicembrealle ore 10 nell’Aula Magna della Torre Biologicadell’Università degli Studi di Catania si terrà la cerimonia inaugurale del primo Centro di Ricerca italiano per la Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR) diretto dal prof. Riccardo Polosa, lo scienziato catanese ormai noto in tutto il mondo per il suo contributo in questo campo.

L’Ateneo catanese guiderà una rivoluzione epocale nella lotta al fumo. L’inaugurazione del centro, infatti, si terrà a margine di una settimana storica per la lotta al tabagismo in Italia. Mercoledì 12 Dicembre il governatore Nello Musumeci ha diffuso la notizia dell’approvazione del disegno di legge che fortifica le barriere contro il fumo anche in Sicilia ed il giorno dopo la Camera dei Deputati ha approvato il decreto fiscale che riduce l’imposizione fiscale sui liquidi per sigarette elettroniche adeguandosi al principio della Riduzione del rischio. 

Alla cerimonia inaugurale sarà presente anche l’Assessore alla Salute della Regione Siciliana, Ruggero Razzache per l’occasione presenterà le nuove linee guida del progetto antifumo siciliano. Con lui ci saranno anche: ilRettore dell’Università degli Studi di Catania Francesco Basile, il Sindaco di Catania Salvo Pogliese ed il direttore generale del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Francesco Purrello. La cerimonia è realizzata in collaborazione con LIAF – Lega Italiana Anti Fumoed il CPCT – Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania.

lI CoEHAR è dedicato allo studio degli effetti e dei danni prodotti sulla salute dal fumo di tabacco con particolare attenzione alle strategie per contenere e ridurre il rischio fumo correlato attraverso l’impiego di nuove tecnologie.  Il consiglio è composto da 40 accademici (medici, professori e amministrativi) afferenti a tutti i dipartimenti dell’ateneo catanese che collaborano insieme per avviare progetti di ricerca e internazionalizzazione volti alla creazione e condivisione di scienza e conoscenza. Grazie a protocolli di partnership già avviati con atenei di 20 paesi diversi nel mondo, i ricercatori potranno lavorare in sinergia con gruppi scientifici internazionali. La missione del CoEHAR è quella di accelerare gli sforzi della ricerca scientifica per arrivare a ridurre l’impatto del fumo sulla salute pubblica.

 

https://www.youtube.com/watch?v=wqhfkZOyuKE

I giorni della rivoluzione

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Un mese di rivoluzione epocale. A pochi giorni ormai dall’imminente inaugurazione del primo Centro di Ricerca italiano per la Riduzione del Danno da Fumo, la Camera dei Deputati alle 13,00 di oggi ha approvato il decreto fiscale che riduce del 90 per cento l’attuale imposizione fiscale sui liquidi per sigarette elettroniche senza nicotina e dell’80 per cento su quelli con nicotina.
Si passa dunque da una imposta di quasi 4 euro per qualsiasi flacone da 10 millilitri a 40 centesimi (senza nicotina) e 80 centesimi (con nicotina). L’imposta rimarrà parametrica alle accise del tabacco con conseguente aumento incrementale annuale. Ma si tratterà di millesimi di euro, quindi del tutto ininfluenti in termini assoluti.
La nuova imposta entrerà in vigore a partire dal nuovo anno. In ogni caso, sino al 31 dicembre le aziende di produzione e i depositi fiscali sono coperti dalle agevolazioni fiscali previste dallo stesso Decreto. Quindi, nel concreto, la nuova imposta di consumo potrebbe essere applicata sin da subito, senza attendere la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Il nuovo governo ha saputo con autorevolezza interpretare e legiferare sulla sigaretta elettronica in funzione del suo ruolo prioritario di strumento di riduzione dei danni da tabacco.
“L’Italia sta finalmente guidando un cambiamento rivoluzionario – ha detto il prof. Riccardo Polosa – oggi ancora una volta è stato affermato anche legislativamente il principio della riduzione del danno come soluzione alternativa e più efficace per far smettere di fumare. Finalmente possiamo portare la ricerca e lo sviluppo al centro del dibattito pubblico”.

Eurispes lancia la ricerca sul vaping: si va verso la riduzione del danno

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Si è tenuta questa mattina a Roma la presentazione della nuova ricerca Eurispes: “Verso la riduzione del danno. Il mondo del vaping alla luce della nuova regolamentazione fiscale”.

Nella Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio c’era anche il prof. Riccardo Polosa  insieme al Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara, al coordinatore della Ricerca Alberto Baldazzi, Mauro Ruggeri della Società Italiana di Medicina Generale, Antonella Panuzzo di UNIEcig, Dario Colaianni di Coiv e Mosè Giacomello di Vapitaly. A coordinare i lavori il direttore di SigMagazine, Stefano Caliciuri.

Se si vuole veramente sradicare il tabagismo in questo paese – ha spiegato il direttore del CoEHAR, Riccardo Polosa – le attuali politiche di controllo del tabacco dovranno essere integrate con approcci innovativi che incoraggino la riduzione del rischio attraverso la promozione delle nuove tecnologie combustion-free tra i fumatori”.

Lo studio presentato da Eurispes propone un focus sul mondo della sigaretta elettronica che si avvale della prima rilevazione tra gli operatori del settore, realizzata attraverso un questionario compilato da più di 500 soggetti.

La ricerca comprende l’aggiornamento delle evidenze scientifiche, i confronti internazionali sul piano regolatorio e 20 interviste in profondità a personalità del mondo scientifico e clinico, delle istituzioni sanitarie nazionali e della comunicazione.

 

ECCO UNA SINTESI DELLA RICERCA REALIZZATA DA EURISPES

 

SINTESI RICERCA
Verso la riduzione del danno.
Il mondo del vaping alla luce della nuova regolamentazione fiscale

Vaping: diecimila addetti, un giro d’affari di 800 mln di euro. Secondo gli operatori, oltre 4 consumatori di e-cig su 10, grazie alla sigaretta elettronica, smettono di fumare.

Un settore con più di 10.000 addetti ai lavori, 2.500 rivendite specializzate e un giro d’affari di circa 800 milioni di euro, il 4% di ciò che gli italiani spendono per il fumo tradizionale.
Il mondo del vaping e i suoi operatori, i consumatori e la politica fiscale, spesso poco chiara, che ha caratterizzato l’ultimo decennio: la ricerca dell’Eurispes “Verso la riduzione del danno. Il mondo del vaping alla luce della nuova regolamentazione fiscale” ricostruisce lo stato dell’arte, in una fase politica delicata per l’intero comparto.
Il lavoro comprende una indagine campionaria che traccia l’identikit degli operatori, rivela le loro opinioni circa lo stato di salute e le prospettive future e le loro esperienze nel contatto con gli acquirenti di sigarette elettroniche. Vengono inoltre proposte venti interviste in profondità a medici, esperti e professionisti di grande spessore.

I numeri del mercato

Il mercato del vaping in Italia comprende circa 2.500 rivendite specializzate. Questo numero è ricavato sommando i 1.800 “esercizi di vicinato”, che hanno richiesto, nel 2018, l’autorizzazione ai Monopoli, a quelli che ancora non lo hanno fatto e/o che nei mesi passati non intendevano farlo, superando l’obbligo attraverso la vendita di componenti singole, e non di liquidi preparati. Partendo da qui, si può fare il primo passo per tentare di produrre una fotografia del settore, in attesa che il processo regolatorio insito nel decreto fiscale, attualmente all’esame del Parlamento, produca i suoi effetti anche attraverso l’identificazione di uno specifico codice di attività (Ateco), ad oggi inesistente. La media di addetti agli esercizi di vendita è calcolabile intorno ai 3,2-3,3 per singolo negozio. Da ciò si ricava un numero complessivo di addetti di poco superiore a 8.000. Sommando a questi la media degli occupati delle piccole e grandi aziende della produzione e della distribuzione dei liquidi (valutate in un range tra le 150 e le 200), che potrebbe assestarsi intorno alle 20 unità, appare corretto affermare che gli attuali addetti al settore vaping superano abbondantemente le 10.000 unità.
Per quello che riguarda i consumatori, le rilevazioni Eurispes riportate nella IIª Sezione della Ricerca, si avvicinano alle ultime proiezioni fornite dall’Istituto Superiore di Sanità: un mercato di circa 1,5 milioni di consumatori, in parte esclusivi, in parte “duali”, ovvero anche tradizionali consumatori di tabacco.

Per quanto riguarda il volume d’affari che si genera intorno al vaping, prendendo come base il costo sostenuto per i circa 10.000 addetti, che si ipotizza intorno ai 300 milioni di euro, e aggiungendovi una quota di costi generali pari al 150% del costo del lavoro, ovvero 450 milioni di euro, si raggiunge un totale tra i 700 e gli 800 milioni di euro: un valore tutt’altro che disprezzabile, che si assesta intorno al 4% di ciò che gli italiani spendono per il fumo tradizionale. Da segnalare, poi, che anche le tabaccherie e le farmacie e parafarmacie possono vendere i prodotti del vaping, ampliando così il ventaglio dell’offerta.

Il sondaggio presso gli operatori del settore

Il sondaggio che la Ricerca presenta è stato realizzato nello scorso mese di novembre, nelle settimane che hanno preceduto l’approvazione dell’emendamento sulla sostanziale defiscalizzazione dell’area vaping. Conseguentemente, prevale una programmatica sfiducia verso l’operato del legislatore; la burocrazia (16,7%) e la tassazione (46,3%) sono considerati gli elementi che frenano lo sviluppo del settore, insieme all’impossibilità di comunicare in merito alla riduzione del danno (31,5%). Gli interventi del Governo negli ultimi anni risultano contraddittori (52,8%), e non opportuni (37,7%).
Per il 59% degli operatori il futuro risulta incerto, e per l’11,7% molto o abbastanza negativo. Malgrado ciò, il 62,5% degli operatori si definisce abbastanza soddisfatto. Anche se il settore è molto giovane, non mancano i “veterani”: il 40,6% dei soggetti vi opera da 4/6 anni, e il 21,3% da più di 6 anni. Ciò spiega l’importante tasso di adesione alle associazioni del vaping, al 68,3%: un mondo che ha imparato a organizzarsi e a darsi una rappresentanza.
Il sondaggio rende anche un profilo dei consumatori che, secondo gli operatori, al 60,6% entrano in una relazione confidenziale/amicale con gli addetti alla vendita, nel 33% li usano per informarsi a fondo, e quindi in una dimensione consulenziale, e solo per il 2,5% sono avventori occasionali.
È poi interessante riportare la percezione che gli addetti agli esercizi di vendita hanno dei loro clienti, rispetto a due aree fondamentali: gli elementi che spingono al passaggio dal fumo al vaping, e l’efficacia dello stesso in relazione alla cessazione del consumo di tabacco combusto.
Il 41,8% delle risposte fornite dagli operatori indicano che il vaping rappresenterebbe, per i clienti, un’alternativa assai meno dannosa per la salute; nel 22,5% dei casi, un utile strumento “di passaggio” per abbandonare il fumo; nel 23,9% una soluzione economicamente più sostenibile. Quanto ai risultati, nel 42,6% dei casi gli operatori affermano che, grazie alla sigaretta elettronica, i consumatori di e-cig smettono di fumare, nel 47,6% che diminuiscono fortemente il consumo di tabacco, nel 4,7% che diventano consumatori “duali”, e solo nel 5% che tornano al tabacco tradizionale.

Come si entra in contatto con l’area del vaping? Secondo l’esperienza degli operatori, sono soprattutto amici e parenti ad indirizzare verso l’e-cig (53,7%); il consiglio del medico è determinante secondo l’11% delle risposte; Internet per l’8,3%, mentre stampa specializzata e giornali solo per lo 0,4%, e radio e tv risultano totalmente ininfluenti. Di fronte a questa assenza di adeguati volumi di comunicazione, gli operatori ritengono che l’informazione sulla riduzione del danno nell’area del vaping dovrebbe essere affidata alle strutture sanitarie pubbliche (40,5%), alla pubblicità (33,8%), al giornalismo professionale (9,3%), alla Rete 3,1% e ad indagini indipendenti (13,3%).
In Italia, molto poco si sta producendo in questo senso, a differenza di ciò che avviene in alcuni tra i maggiori paesi europei, e soprattutto in Gran Bretagna. Da questo punto di vista il Paese appare sostanzialmente fermo, e i recenti provvedimenti fiscali vanno nel senso di un’apertura “di fatto”, ma non “dichiarata” e, anzi, osteggiata proprio dalle autorità dell’area sanitaria. Il mondo clinico e quello dei medici di medicina generale spingono, invece, perché alla lotta “senza se e senza ma” al tabacco si affianchino politiche realistiche di riduzione del danno.
«Principio di precauzione e riduzione del danno: un più avanzato e produttivo dialogo tra queste due aree – di cui la Ricerca ha fornito ampia documentazione attraverso le interviste in profondità – è indispensabile perché si producano politiche efficaci, tenendo conto anche delle esperienze di altri paesi a noi vicini. Politiche che, inoltre, rispettino quel diritto dei cittadini ad essere informati, che rappresenta uno degli elementi non secondari che permettono di definire “moderna” e adeguata una compagine statale», spiega Alberto Baldazzi, coordinatore della ricerca.  «L’Eurispes intende, da parte, sua contribuire a sollecitare queste necessarie evoluzioni, proseguendo nelle prossime stagioni il lavoro di ricerca e di comunicazione sulle alternative al tradizionale consumo di tabacco».

Nota metodologica
L’indagine campionaria è stata realizzata su un campione probabilistico composto da operatori del comparto della sigaretta elettronica. La rilevazione è stata realizzata tramite la somministrazione diretta ed on line di un questionario semistrutturato ad alternative fisse predeterminate.
Gli operatori che hanno partecipato all’indagine sono stati circa 750; i questionari considerati validi ed analizzati sono stati complessivamente 536. I questionari sono stati somministrati nel mese di novembre 2018.

Vaping, le novità del decreto fiscale

Il mondo del vaping, proprio in questi giorni, ha superato indenne un duro scoglio contro il quale avrebbero potuto infrangersi le sue prospettive di tenuta e di sviluppo. L’emendamento al decreto fiscale votato a Palazzo Madama che ha portato ad una riduzione delle accise nella misura del 95% per i liquidi senza nicotina e del 90% per quelli contenenti nicotina (mentre per il tabacco riscaldato la riduzione è salita al 75%), permette ai suoi operatori di guardare al futuro con maggiore ottimismo. Nel caso in cui il contenzioso sulla tassazione mutuata dal tabacco (precedentemente stabilita nella misura del 50%) si fosse risolto negativamente, sul settore si sarebbe abbattuto lo tsunami della piena ripresa fiscale (in capo ai produttori di liquidi relativamente alle imposte non applicate negli ultimi anni, che è stata, invece, ridotta del 95% e rateizzata), e dell’applicazione di imposte che avrebbero  fortemente aumentato  il prezzo dei liquidi per le e-cigarette, con prevedibile drammatica contrazione nelle vendite. Il prezzo medio del liquido in confezione da 10 millilitri è, infatti, intorno ai 5/6 euro, e con l’applicazione della tassa sarebbe balzato a circa 10 euro per i liquidi senza nicotina, e oltre i 13 per quelli con nicotina.  In tal caso, se si considera che mediamente il consumo di liquidi per le e-cigarette è di circa 3 millilitri al giorno, il costo per i vapers si sarebbe avvicinato a quello sostenuto dai fumatori tradizionali.

Il settore, negli anni, si è dotato di organismi di rappresentanza con un buon tasso di partecipazione. Tra i maggiori vi sono: l’UNIEcig, l’Unione Italiana esercenti e-cig, che raccoglie più di un migliaio di esercizi commerciali; la Coiv, la Coalizione operatori italiani vaping, che rappresenta 22 aziende della produzione e della distribuzione dei liquidi; l’Anafe, l’Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico, aderente a Federvarie di Confindustria, cui fanno riferimento altre 7 aziende produttrici e distributrici. Per la galassia vaping, in Italia, molto rilevante è poi il settore fieristico, che con Vapitaly organizza l’annuale fiera internazionale di Verona (la più importante in Europa), e quella B2B di Roma, riservata agli operatori. Tutti questi soggetti hanno espresso un sostanziale apprezzamento per l’evoluzione delle politiche fiscali nel settore e per la riapertura all’on line, anche se con l’obbligo, per gli operatori in rete, di costituire il deposito fiscale. Assolutamente minoritarie le critiche espresse da altre piccole sigle del settore, Anide e Eim. Non mancano, ovviamente, alcune riserve, la principale delle quali è relativa alla permanenza del mondo del vaping all’interno dell’area monopoli. Perché, chiedono gli operatori dell’e-cigarette, questo strumento, e i consumi che genera, devono rientrare nell’area del tabacco, quando nulla hanno a che vedere con i suoi prodotti, tanto più che, in parte, i liquidi venduti non contengono neanche nicotina? Altra eccezione avanzata è relativa al fatto che la tassa, seppure ridotta a 40 centesimi sulle confezioni dei liquidi da 10 millilitri senza nicotina, e a 80 centesimi per quelli che la contengono, rischia di creare problemi di concorrenza sleale da parte degli operatori dei paesi Ue con i quali esiste un mercato aperto, e che non applicano nessuna tassa specifica al vaping: risulta difficile, infatti, il controllo sulle importazioni irregolari. Infine, la stessa “equivalenza” tra tabacco tradizionale e liquidi, calcolata per generare la tassazione, viene contestata perché ritenuta fortemente “approssimata per eccesso”.

La “storia” del vaping in Italia: l’effetto “fisarmonica” della politica

Facendo qualche passo indietro, può essere utile indicare alcune fasi, tra cronaca e storia, in cui è possibile suddividere la pur giovane vicenda della sigaretta elettronica in Italia, e alle quali corrispondono andamenti e problematiche inevitabilmente differenti e tendenze talvolta di segno opposto, fino a giungere all’oggi e alle nuove prospettive che si aprono dopo i recenti interventi di parziale defiscalizzazione.
All’inizio del decennio, la sigaretta elettronica passa da curiosità esotica a presenza comunque rilevante nel nostro Paese. Nessuna regolamentazione, e una vera e propria proliferazione di “negozi dello svapo”: una moda, dunque, che fa di questi variegati oggetti dalle forme e dalle dimensioni più diverse, una presenza diffusa nelle tasche e nelle mani di parecchi concittadini. Per altro verso, scarsa presenza nella pubblicistica, scarsa consapevolezza critica, qualche allarme sulla sicurezza dei liquidi, ma numeri crescenti che sono assistiti, oltre che da numerosi esercizi di vendita, dall’attivazione di preesistenti aziende del settore alimentare, che si lanciano sul mercato dei liquidi, e da nuovi soggetti creati ad hoc. Il settore degli “aromi” è, infatti, terreno tradizionale dell’industria alimentare, mentre la miscelazione con la nicotina rimanda al settore chimico e, dal punto di vista fiscale, a quello dei monopoli.
Con la crescita dei volumi di mercato sono proprio il settore chimico-farmaceutico e quello tradizionale del tabacco e dei tabaccai a rivendicare una sorta di paternità sull’area vaping e, certo, non per dinamiche affettive, ma di interesse. Anche i governi hanno colto la necessità di normare questo nuovo settore di consumo, all’unisono con l’opportunità di ricavarne risorse per la finanza pubblica.
Il 2013 è stato l’anno in cui sono stati ideati i provvedimenti fiscali che sarebbero dovuti entrare in vigore a gennaio 2014, e il solo “parlarne” aveva generato una forte inversione nel trend che aveva visto nascere come funghi i negozi del vaping. Da maggio a giugno chiudono ben 123 punti vendita, e ne aprono solo 2, mentre, nei primi 4 mesi dell’anno, le aperture sono state 370. Nel giugno, il Decreto legge n° 76 stabilisce una tassazione del 58,5% su tutto ciò che è attinente al vaping: device, componenti, cavi di collegamento, batterie, liquidi. Sommando queste percentuali all’Iva, lo Stato si assicura così un prelievo dell’80% sui consumi dell’area vaping.
Le proteste di piazza da parte di singoli operatori, non ancora organizzati in un coordinamento o in un sindacato, “vanno in onda” nell’estate 2013 davanti ai palazzi della politica, a Piazza Montecitorio, ma non modificano gli orientamenti del Governo. Più efficaci sono i ricorsi alla Magistratura amministrativa, con il Tar del Lazio che, nel 2014, avanza la questione di legittimità del provvedimento, e che, l’anno successivo – maggio 2015 – porta la Suprema Corte a dichiararlo incostituzionale sulla base di valutazioni del principio di discrezionalità anche in àmbito tributario. Obiettivo raggiunto, dunque, in chiave tecnica, anche se – come si vedrà dalle pronunce successive – la Corte non ha negato la legittimità del collegamento tra vaping, nicotina, tabacco e tassazione.
Consapevole che la tassazione introdotta nel 2014 difficilmente avrebbe retto al vaglio della giustizia amministrativa, già per l’anno successivo, il 2015, il Governo trasforma la tassazione sull’e-cig in una imposta di consumo fissa da applicarsi solo ai liquidi delle ricariche, nella misura di 4,7 euro ogni 10 millilitri.

Lasciando da parte il complicato (e confuso) meccanismo di equivalenza con le sigarette tradizionali da cui si generava questo importo, è evidente che anche questa imposizione porta ad un raddoppio del prezzo medio di vendita, senza valutare la differente concentrazione di nicotina, oltre che l’assenza della stessa in molti liquidi in commercio: contraddizioni che hanno legittimato ulteriori ricorsi, sfociati nell’ordinanza del Tar del Lazio del luglio 2015 , la quale ne sospende l’applicazione per i liquidi senza nicotina, chiamando in campo ancora un volta (novembre 2015) la Corte Costituzionale.
Nel caos più totale passano i mesi, con il risultato che i 112 milioni di euro messi a bilancio dal Governo per il 2015, sono ridotti a 8, con esiti analoghi per il biennio successivo. La sentenza 240 del 15 novembre 2017 dà ragione al Governo, bocciando le questioni di legittimità sollevate dal Tar del Lazio. Secondo i giudici, finalità primaria del provvedimento «è data dal recupero di un’entrata erariale (l’accisa sui tabacchi lavorati) erosa dal mercato delle sigarette elettroniche», e «non contrasta con il principio di capacità contributiva di cui all’articolo 53 della Costituzione, anche nella parte in cui assoggetta i liquidi privi di nicotina alla medesima aliquota impositiva dei liquidi nicotinici». Ma la Consulta si spinge oltre, specificando che la tassazione «colpisce beni del tutto voluttuari, immessi in consumo dai fabbricanti e dai produttori, che per ciò stesso dimostrano una capacità contributiva adeguata, così come i consumatori finali sui quali viene traslata l’imposta. D’altronde, al legislatore spetta un’ampia discrezionalità in relazione alle varie finalità alle quali s’ispira l’attività di imposizione fiscale», mentre «la finalità secondaria di tutela della salute propria dell’imposta di consumo, che già di per sé giustifica l’imposizione sui prodotti nicotinici, legittima anche l’eventuale effetto di disincentivo, in nome del principio di precauzione, nei confronti di prodotti che potrebbero costituire un tramite verso il tabacco».
Forte di questa vittoria che, però, non produrrà in pratica alcun risultato, il Governo, a fine 2017, attua un ulteriore giro di vite, vietando le vendite on line e istituendo l’obbligo per gli esercenti di essere autorizzati, previa comunicazione all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Ma le scelte e i provvedimenti assunti alla fine della scorsa legislatura sono stati “ribaltati” dalle decisioni di queste settimane, e ciò ha configurato, per le politiche pubbliche nell’area del vaping, una sorta di “effetto fisarmonica”, che ora dilata, ora comprime i flussi, agendo sulla chiave della politica fiscale in termini assolutamente contraddittori.
Se si analizza in sequenza ciò che è avvenuto tra 2013 e 2018, e il ruolo interpretato dai diversi attori (Governo, giustizia amministrativa, Consulta, forze politiche), non si può che parlare di una “recita a soggetto”, per la quale l’improvvisazione la fa da padrona.
Paradossalmente, il reale mondo degli operatori e dei consumatori dell’area vaping, pur nelle contraddizioni che caratterizzano ogni stato nascente, ha mostrato una tendenziale maggiore coerenza. Certo, come ha rilevato Confindustria, migliaia sono i negozi che hanno chiuso i battenti tra 2013 e 2015, e questo solo in parte è imputabile all’incertezza e/o alle “minacce” di natura fiscale; va, infatti, riconosciuto che, a partire dal 2010, la “moda” delle boutique dello svapo aveva preso piede anche sulla base degli scarsi investimenti che le nuove aperture richiedevano (circa 10.000 euro), di fronte a incassi certi e accettabili. Così, molti imprenditori improvvisati non hanno retto alla concorrenza e/o si sono spaventati di fronte alla prospettiva di una regolamentazione del sistema, sul piano fiscale e non solo. Ma, anche nei momenti più duri, tra il 2014 e il 2015, la domanda e l’offerta del settore hanno tenuto, e ciò ha portato al consolidamento degli operatori più seri e professionali.

FONTE: ufficio stampa Eurispes