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Al CoEHAR il primo training internazionale del progetto “Replica”, il progetto che replicherà gli studi scientifici internazionali solo su standard condivisi

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Dal 25 al 28 Novembre il CoEHAR ospita i partner internazionali del progetto Replica, il terzo dei 9 progetti avviati lo scorso Giugno al Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, diretto dal prof. Riccardo Polosa. 

Replica” ha l’ambizioso obiettivo di replicare gli studi più noti condotti dalle industrie del tabacco su efficacia e sicurezza dei prodotti a rischio ridotto per valutarne in maniera indipendente la validità scientifica, consentendo al mondo della ricerca di confrontarsi con i dati certi ottenuti da una rete internazionale di sette laboratori universitari che lavoreranno indipendentemente l’uno dall’altro. 

Il Magnifico Rettore Prof. Francesco Priolo ha accolto i delegati delle Università di Grecia, Serbia, Russia, Oman, Indonesia e Stati Uniti per il primo training di formazione internazionale sulle tecniche che proprio in questi mesi si stanno standardizzando nei laboratori del Dipartimento Biometec presso la Torre Biologica.  “E un piacere – ha detto il Rettore – testimoniare l’importanza di questo kick off meeting coordinato da due docenti che si sono contraddistinti per il forte impulso all’internazionalizzazione dell’ateneo di Catania. Sono orgoglioso del lavoro di network che abbiamo avviato con le numerose partnership internazionali e sono certo che Replica validerà l’indipendenza dei risultati della scienza da qualsiasi tipo di influenza esterna”. 

Il CoEHAR in questi mesi ha avviato accordi di collaborazione con le più prestigiose università del mondo con la mission, voluta dallo stesso direttore Polosa, di promuovere l’eccellenza della ricerca italiana nel mondo.  “Sono centinaia i ricercatori che stanno lavorando ai nostri progetti in tutto il mondo – ha spiegato – e l’obiettivo concreto è quello di fornire alla comunità scientifica internazionale dati e strumenti utili per la promozione della nuova scienza della riduzione del danno applicabile a tutti i settori della medicina per la diffusione di stili di vita sempre più sani”. 

A coordinare le attività del nuovo progetto del CoEHAR, che coinvolge più di 20 ricercatori dell’ateneo catanese e 30 esperti internazionali, ci sarà Giovanni Li Volti, professore ordinario di biochimica presso la Scuola di Medicina dell’ateneo catanese e delegato del Rettore alla ricerca nel settore biomedico. “Replica – ha spiegato Li Volti – ripeterà 10 studi scientifici internazionali per analizzare i livelli di tossicità del fumo di sigaretta convenzionale e paragonarli a quelli derivanti dall’utilizzo di sigaretta elettronica e prodotti senza combustione. Nella prima fase dello studio – ha aggiunto – valuteremo gli effetti del vaping sulle cellule polmonari per poi passare a quelli sul sistema cardiovascolare. I nostri dati si baseranno sulla valutazione degli effetti in condizioni di utilizzo che siano il più possibile simili a quelli reali”. 

I partner stranieri lavoreranno insieme ai ricercatori del CoEHAR all’interno dei laboratori dell’ateneo catanese che proprio in questi mesi sono stati equipaggiati con macchinari altamente innovativi, grazie ad un finanziamento alla ricerca pari a più di 500 mila euro. 

Tra gli strumenti forniti all’ateneo – ha aggiunto il co-project leader, dott. Massimo Caruso – c’è anche un nuovo macchinario in grado di osservare in tempo reale il comportamento delle cellule esposte a diversi prodotti tossici nell’arco di diverse ore, fino anche a diversi giorni”. 

Link al programma del kick off meeting

Al CoEHAR il primo training formativo del progetto “Replica”

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Dal 25 al 28 Novembre il CoEHAR ospita i partner internazionali del progetto Replication Studies, il secondo dei nove progetti avviati lo scorso Giugno al Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, diretto dal prof. Riccardo Polosa.

Lunedì 25 dalle ore 10 presso la Torre Biologica dell’Università degli Studi di Catania, il Magnifico Rettore Prof. Francesco Priolo accoglierà i delegati delle Università di Grecia, Serbia, Russia, Oman, Indonesia e Stati Uniti.

A coordinare le attività di questo nuovo progetto che coinvolge più di 20 ricercatori dell’ateneo e 30 esperti internazionali, ci sarà Giovanni Li Volti, professore ordinario di biochimica presso la Scuola di Medicina dell’ateneo catanese e delegato del Rettore alla ricerca nel settore biomedico. 

Ricordiamo che “Replication Studies” (che presto cambierà veste con un nuovo nome ed un nuovo logo) ripeterà 10 studi scientifici internazionali per analizzare i livelli di tossicità del fumo di sigaretta convenzionale e paragonarli a quelli derivanti dall’utilizzo di sigaretta elettronica e prodotti senza combustione. Per la prima volta la ripetizione avverrà analizzando solo cellule umane.

Di seguito il programma del meeting del 25 Novembre

Clicca qui invece per scaricare il programma completo del training settimanale

Cambio di rotta in USA: Trump ritira i divieti

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US President Donald Trump, with First Lady Melania Trump, speaks to the press in the Oval Office at the White House in Washington, DC, on September 11, 2019. - Trump on Wednesday announced his administration was considering a ban on flavored vaping products, amid a growing outbreak of severe lung disease in the US that has claimed at least six lives. "It's causing a lot of problems," the president told reporters at the White House, where he was accompanied by Health and Human Services Secretary Alex Azar and acting Food and Drug Administration head Norman Sharpless. (Photo by NICHOLAS KAMM / AFP) (Photo credit should read NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)

Donal Trump fa dietro front sul divieto di vendita di e-cig aromatizzate. A riportare la notizia è lo stesso New York Times che ieri ha titolato: “Trump Retreats From Flavor Ban for E-Cigarettes“.

Nonostante la proposta di divieto di settembre, che sembrava ormai certa, ieri, su proposta dei suoi consiglieri, Trump è tornato indietro su questa scelta.

“Dobbiamo tutelare i nostri figli”, aveva dichiarato a settembre, supportato anche dalla first lady, Melania Trump. Ma ieri, due mesi dopo la proposta, sotto la pressione dei suoi consiglieri e dei suoi lobbisti, Trump avrebbe deciso di non imporre il divieto temendo la perdita di posti di lavoro e la rabbia degli amanti delle e-cigs. Due fattori che avrebbero potuto tradursi in meno voti e quindi nel mettere a rischio le sue chance di rielezione.

Persino un divieto annacquato di sigarette elettroniche aromatizzate che esentava il mentolo, che era ampiamente previsto, sembra essere stato accantonato, per ora.

A spaventare il presidente sarebbe stata, secondo indiscrezioni, la campagna avviata online a sostegno delle sigarette elettroniche, senza le quali i fumatori sarebbero tornati alle sigarette convenzionali, migliaia di negozi sarebbero stati chiusi e di conseguenza migliaia di posti di lavoro persi.

Gli Stati Uniti hanno sempre dato lezione di impegno civile – ha spiegato il prof. Riccardo Polosa – la forza comunicativa della spinta che parte dal basso ed il grande senso civico della società americana, impegnata sempre sulle battaglie di ordine sociale e democratico, anche questa volta ha cambiato la rotta di una pessima strada. Il VapingGate sta facendo ritornare migliaia di ex fumatori al tabagismo. Compito di un buon governo è quello di tutelare e preservare la salute dei propri cittadini assicurando libero accesso a tutte gli strumenti in grado di ridurre il danno“.

Royal Society di Londra: l’annuncio della CDC potrebbe invertire la rotta negativa

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the ecigarette summit londra royal society

Cio che emerge dai rapporti delle personalità riunite all “The E-cigarette Summit. Science, regulation & public Health” che si è svolto il 14 novembre (e al quale è intervenuto anche il direttore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa) alla Royal Society di Londra,è che il mercato delle sigarette elettroniche subirà una flessione a causa del vapingate degli Stati Uniti.

L’allarmismo USA ha generato un trend negativo nel mercato della sigaretta elettronica

Il valore del mercato delle sigarette elettroniche a livello mondiale è stimato per il 2020 in 14,4 miliardi di dollari. La crescita però sta rallentando e tra il 2019 e il 2020 “sarà quasi nulla” per le conseguenze dei decessi e dei casi di malattie al polmone registrate in Usa tra i giovani ‘svapatori’. Prima dell’allarme, la crescita del settore era del 14% ogni anno.

Secondo gli esperti giunti a Londra, le conseguenze di quanto sta accadendo negli Stati Uniti “avrà ricadute anche in Europa” con una riduzione della crescita del mercato. “Francia, Belgio e Italia stanno già registrando un calo nelle vendite da quando la crisi è esplosa. Il 2019 – hanno evidenziato – è stato un anno drammatico a livello mondiale per le e-cig“.

L’annuncio, la scorsa settimana, dei Cdc (Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) americani, che ha rilevato come una causa “molto rilevante” delle malattie al polmone che hanno colpito molti
giovani americani che usano la sigaretta elettronica, è la vitamina E acetato
(un ingrediente aggiunto ai prodotti a base di Thc, il principio attivo della cannabis) potrebbe cambiare l’atteggiamento “allarmistico” che si sta generando nei confronti delle e-cig. Almeno questo è l’auspicio di molti esperti intervenuti.

Per il New York Times il bando dei prodotti da svapo non rappresenta una soluzione

Oggi un editoriale pubblicato sul ‘New York Times’ ribadiva che “il proibizionismo sulle e-cig non è una soluzione per il lungo periodo“.

“L’epidemia di casi in Usa ha generato una pubblicità negativa per il settore e portato molti Paesi a decidere di alzare l’allerta su questi dispositivi o proibirne alcune tipologie“, sottolineano gli esperti. “In questo modo però, senza evidenze scientifiche certe sulle cause, c’è stato un ritorno alla sigaretta tradizionale da parte di chi aveva provato a smettere – ricordano – peggiorando così anche il lavoro fatto per incoraggiare i fumatori ad abbandonare gradualmente le sigarette”.

La Brexit “sarà un’opportunità per liberalizzare le regole che oggi esistono riguardo i prodotti a rischio ridotto, e puntare anche su dispositivi a tabacco riscaldato, garantendo la popolazione dai rischi relativi ma aumentando le possibilità per aiutarli a smettere di fumare”.

Lo ha spiegato Dan Pryor, direttore dell’Adam Smith Institute, che ha curato la ricerca ‘Up in smoke‘ presentata a Londra in un focus nell’ambito del ‘The E-cigarette summit-Science, regulation & public health‘.

Un’analisi della situazione attuale delle politiche sul contrasto al fumo e una serie di raccomandazioni al governo inglese su quali passi fare per arrivare all’eliminazione del fumo nel 2030. Oggi tutto il mercato del tabacco nel Vecchio continente è regolato dalla direttiva Ue ‘Tobacco products directive’ che risale al 2014.

Secondo il ricercatore, “se il Governo vuole raggiunge l’obiettivo di una società senza fumo deve sviluppare avvisi comparativi sui singoli prodotti, dalle e-cig ai dispositivi a tabacco riscaldato, che evidenziano il minor danno rispetto alle sigarette. E poi – aggiunge- creare commissioni indipendenti sui prodotti a tabacco riscaldato per dare informazioni corrette anche su questi ultimi dispositivi arrivati sul mercato e che possono aiutare i fumatori a smettere. Infine, mettere dei ‘bugiardini’ nei pacchetti di sigarette che illustrano le possibilità che esistono oggi per provare ad abbandonare le sigarette”.



Il “VapingGate” USA fa ricadere nel vizio gli ex fumatori

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vapingate usa

Che il VapingGate di quest’estate abbia generato una scia di falsi allarmismi sulla sigaretta elettronica è una cosa risaputa. Purtroppo, l’approccio dei media americani unito alle campagna di disinformazione dell’autorità di salute pubblica USA hanno portato molti ex fumatori a dubitare della sicurezza dei dispositivi alternativi alla sigaretta convenzionale.

Per il New York Times bandire I prodotti da svapo è controproducente

In un editoriale comparso sul New York Times e datato 12 novembre, si analizza quanto e come un eventuale bando dei prodotti da svapo potrebbe aiutare a risolvere da un alto i casi di polmoniti, dall’altro l’emergenza fumo tra i più giovani.

La mancanza di una corretta informazione a riguardo, basata su evidenze scientifiche, e la necessità di porre un freno all’epidemia hanno portato diverse città in California e Massachusetts a bandire anche i dispositivi, e non solo i prodotti da svapo.

Secondo gli esperti, bandire i prodotti su larga scala non porterebbe a un cambiamento significativo della situazione: non impedirebbe ai giovani di approcciarsi alla sigaretta elettronica, e soprattutto costringerebbe i quasi 11 milioni di adulti che ne fanno uso a tornare alla sigaretta convenzionale oppure a correre il ischio di acquistare prodotti sul mercato nero.

Per l’opinionista del Times, sarebbe molto più utile creare campagne di informazione ad opera degli organi di sanità pubblica che possano combattere la dipendenza da nicotina sul lungo periodo.

Quello che manca negli USA è una regolamentazione chiara, efficace e severa che segua l’esempio delle normative già presenti in Europa. 

In Europa, la normativa in materia di elettronica è più severa

Seguire l’esempio della Gran Bretagna, dove sia la commercializzazione che la produzione della sigaretta elettronica è severamente regolata (ad esempio, il quantitativo di nicotina in questi prodotti in USA sono il doppio delle dosi consentite in UK), potrebbe favorire la lotta alla dipendenza da fumo nel lungo periodo.

Allo stesso tempo, serve investire nella ricerca scientifica: analizzando e studiando i nuovi dispositivi come l’elettronica o i dispositivi a tabacco riscaldato alternativi alla sigaretta convenzionale si potranno ricavare i dati utili in materia.

Sicuramente, in termini di riduzione del danno quello che importa sapere è che la sigaretta elettronica, per le autorità sanitarie inglesi, risulta essere il 95% meno pericolosa di quella convenzionale.

In UK, ospedali e medici consigliano l’elettronica

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Le autorità sanitarie inglesi si sono sempre dimostrate molto più aperte ai supporti tecnologici innovativi che possano sostenere i pazienti nel percosso di smoking cessation.

Mentre in USA i casi di polmoniti da svapo, su cui recentemente si è espresso il CDC, hanno generato un dibattito su quanto fosse giusto o meno vendere prodotti da svapo contenti nicotina, in UK sono state avviate campagne sia di comunicazione che di informazioni sulle caratteristiche della sigaretta elettronica in termini di riduzione del danno.

Ogni anno 70.000 fumatori inglesi possono smettere grazie all’elettronica

È ormai nota la statistica pubblicata da Public Health England per la quale le elettroniche sono il 95% meno dannose delle sigarette convenzionali, costituendo una valida alternativa che potrebbe aiutare 70mila fumatori inglesi ogni anno a smettere di fumare.

Ma non sono solo consigli: in Inghilterra, campagne come Stoptober, incoraggiano i fumatori a smettere, consigliando le elettroniche come strumenti validi di supporto. La campagna si basa sulla ricerca che dimostra che se si è in grado di smettere di fumare per 28 giorni allora le possibilità di smettere del tutto aumentano di cinque volte.

Da qui una campagna approvata nel 2012 e finanziata tutt’oggi, che permette a chi inizia un percorso di smoking cessation di ricevere un supporto constante qualificato attraverso incontri face-to-face e aiuto online da tutta la community.

Recentemente a Roma esperti del settore, medici e giornalisti hanno rimarcato la necessità di una più attenta e corretta informazione sulla sigaretta elettronica. I falsi allarmismi provenienti dagli USA hanno generato caos e disinformazione, aumentando le probabilità che l’enorme mole di informazioni veicolate dal web dissuadesse gli ex fumatori dall’utilizzare le elettroniche.

Come già affermato dal Prof. Riccardo Polosa: “Evidenze scientifiche hanno dimostrato che la combinazione di supporto psicologico e farmaci produce i migliori risultati in termini di disassuefazione dal fumo. Tuttavia, un recente studio randomizzato e controllato condotto dai ricercatori dell’Imperial College di Londra ha dimostrato che il supporto psicologico abbinato all’uso di e-cig risulta addirittura più efficace rispetto all’assunzione dei tradizionali farmaci antifumo.

Come affermato da Public Health England, la massima autorità in tema di salute pubblica in UK, le e-cig risultano essere almeno il 95% meno dannose delle bionde. E sulla questione nicotina, è bene ricordare che, una volta dissociata dalle tossine cancerogene presenti nel catrame da combustione del tabacco delle sigarette convenzionali, non è causa dei gravi e noti problemi medici associati al consumo di sigarette; pertanto a me sembra che il consumo di nicotina abbia opposizioni moralistiche piuttosto che scientifiche”.

Linda Bauld, docente di Salute Pubblica all’Università di Edimburgo, ha parlato delle differenze tra l’Italia, dove i centri antifumo scarseggiano e l’Inghilterra, dove i medici di famiglia vengono incoraggianti dalle autorità sanitarie pubbliche a proporre le elettroniche come strumenti efficaci per smettere di fumare.

In UK, il connubio tra ricerca, regolamentazione e comunicazione è risultato in politiche che, all’interno degli ospedali stessi, incoraggiano i pazienti a utilizzare la sigarette elettronica per smettere di fumare.

“È importante poi il ruolo dei media, soprattutto quello scientifico, nel comunicare correttamente le informazioni. E poi il lavoro che possono fare i medici con i loro pazienti fumatori se formati ben sull’argomento”, ha dichiarato la Bauld.

A Roma un incontro con i giornalisti sulla riduzione del danno da fumo

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e cig roma

Roma, 14 Novembre – Si è tenuto ieri a Roma il corso di formazione per giornalisti e comunicatori “Ecig: alternative al fumo e riduzione del danno”, con l’intento di fornire ai partecipanti gli elementi utili per evitare la formazione di fake news e informazioni non corrette sul tema delle elettroniche.

L’evento è stato moderato dal giornalista Alessandro Cecchi Paone.

Atteso in diretta da Varsavia, dove sta lavorando ad importanti accordi internazionali per supportare la ricerca scientifica del CoEHAR, il prof. Riccardo Polosa, Direttore del CoEHAR, è intervenuto ricordando che proprio domani (14 novembre) ricorre la Giornata Mondiale del Diabete:

“Non c’è dubbio che ci sia una forte correlazione tra il fumo e lo sviluppo del diabete, il nesso di causalità è invece meno chiaro. Il problema del fumo lo vivono anche i soggetti diabetici che non riescono a smettere. Soggetti che però se fumano vedono aumentare il rischio di complicanze cardiovascolari. L’idea di fondo è che bisogna allontanare i diabetici fumatori dal fumo combusto e avvicinarli a tecnologie combustion free, in modo da ridurre lo sviluppo di malattia e di complicanze. Stiamo lanciando un progetto in collaborazione con centri di ricerca a livello internazionale che mira anche a chiarire se e quanto esistano correlazioni tra lo sviluppo del diabete e delle complicanze ad esso correlate ed il fumo della sigaretta tradizionale.

La nota definitiva è quella di tenere occhi e mente aperti e cercare di non essere guidati da ideologie e sentimentalismi. Se abbiamo un’opportunità straordinaria di rivoluzione per cambiare il pattern del tabagismo nel mondo io penso che l’uso delle nuove tecnologie combustion free siano un’opportunità da non perdere”.

Il programma della conferenza prevedeva gli interventi di Fabio Beatrice, direttore del centro antifumo Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, Mario Malerba, Professore Associato di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università del Piemonte Orientale, Umberto Tirelli, Direttore Tirelli Medical Group,  Johann Rossi Mason, autrice e giornalista medico scientifico, Stefano Caliciuri  Direttore di Sigmagazine, Alessandra Ghislieri, Direttore di Euromedia Reserch, Paolo Russo, Giornalista La Stampa, Gabriele Mazzoletti, Responsabile Relazioni Esterne JUUL Labs.

Grande importanza è stata data alla difficoltà di veicolare con precisione e attenzione le notizie sulla ecig. Facendo riferimento ai casi di malattie polmonari negli Usa, è emerso chiaramente come si sia rivelato complesso relazionare il flusso continuo di informazioni “strillate” dai giornali con le evidenze scientifiche e l’osservazione dei pazienti ricoverati negli ospedali americani.

Manca l’accesso ad informazioni easy e smart: il 92% delle persone ammette di farsi auto diagnosi sul web, temendo l’incontro con il medico e sfruttando di conseguenza la mole di informazioni reperibili sul web, oggetto di una continua e costante condivisione, che genera sempre maggior confusione in materia di ecig.

Il prof. Mario Malerba, del Comitato Scientifico LIAF, ha illustrato il decalogo per utilizzare le ecig in modo sicuro e ha spiegato ai giornalisti quali sono i metodi più sicuri per distinguere le fake news dalle notizie vere.

VAPITALYPRO 2019:LIAF presenta un workshop sul counseling antifumo

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L’edizione 2019 di VapitalyPRO, svoltasi a Roma Fiera il 9 e 10 novembre, si conferma l’evento B2B di riferimento per il settore del vaping, un momento di approfondimento dedicato agli aspetti burocratici, legislativi e di comunicazione del settore, oltre che di approfondimento sulla riduzione del danno.

Le presenze totali della due-giorni dedicata alle aziende operanti nel settore del vaping sono circa 2 mila, con oltre 80 espositori di 12 paesi diversi, una presenza di business stranieri che comprendono il 42% del totale.

E non sono mancate le occasioni di confronto e analisi delle novità del settore, dagli aspetti legali al counseling antifumo, con cinque workshop formativi, tra i quali l’intervento di Phil Busardo, uno dei volti più noti del vaping a livello internazionale, che insieme a Dimitris Agrafiotis (Vapingreek) ha fatto un punto sulla situazione del settore alla luce degli viluppi della situazione in USA.

“Siamo molto soddisfatti di questa edizione di VapitalyPRO, della partecipazione degli operatori e del livello degli eventi formativi – ha detto Mosè Giacomello, presidente di Vapitaly – che dimostrano come il format che abbiamo ideato, dedicato esclusivamente ai professionisti, sia molto richiesto. Si nota una grande volontà da parte di tutti gli operatori di lavorare, nonostante le notizie negative che arrivano, ad esempio dagli Stati Uniti, e che sono state ampiamente smentite”.

I seminari si sono aperti con un workshop della LIAF diretto da Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT, Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania, e da Marilena Maglia, ricercatrice del CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università di Catania.

L’evento LIAF ha trattato di counseling antifumo, dando un’idea generale delle necessità di un fumatore che decide di abbandonare la sigaretta tradizionale e di intraprendere un percorso di smoking cessation,  chiarendo le modalità di approccio degli operatori del mondo del vaping con tali soggetti.

“La cosa più importante per aiutare gli altri a smettere di fumare è creare un’alleanza con il fumatore – ha spiegato il prof. Caponnetto. La relazione counselor- fumatore non è il luogo di una battaglia per il potere ma un’alleanza che restituisce al fumatore la responsabilità delle proprie azioni”.

Marilena Maglia ha parlato invece dell’importanza dello stimolo e della necessità di seguirlo, per aprire la porta di un vero e proprio cambiamento in termini di abitudini: “Sono 4 le regolo d’oro per smettere di fumare e si riassumono nell’acronimo RIDE: Ritardare, Involarsi, Distrarsi ed Evitare”.

La sesta edizione di Vapoitaly si terrà a Milano a maggio 2020, mentre VapitalyPRO tornerà l’anno prossimo ad ottobre.

“Vapitaly – Pietro Piccinetti, amministratore unico e direttore generale di Fiera Roma – ha scelto ancora una volta Fiera Roma per il suo appuntamento B2B. Siamo molto orgogliosi di ospitare la terza edizione di una manifestazione internazionale che continua a crescere di anno in anno e racconta un settore, quello del vaping, che avanza sul mercato, nonostante la crisi, e ha il merito, riconosciuto dalla comunità scientifica, di ridurre concretamente il danno da fumo”.

vapitalypro 2019