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Sigaretta elettronica: rischio o opportunità?

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La sigaretta elettronica può rappresentare un valido supporto nei percorsi di smoking cessation, ma il concetto di riduzione del rischio deve essere utilizzato come base di studio per compiere ulteriore ricerche e fornire migliore assistenza ai fumatori incalliti. 

Catania, 4 dicembre 2019 – Smettere di fumare e staccarsi dalla dipendenza da nicotina rappresenta una sfida per i fumatori incalliti. Chi non ci riesce deve mettere in conto di essere un soggetto a rischio per infarti del miocardio, ictus e tumori.

In questo scenario, strumenti alternativi come la sigaretta elettronica possono rappresentare un valido supporto per chi senza la sigaretta in mano non riesce a stare.

La rivista internazionale Journal of Community Medicine and Public Health Care ha richiesto a Fabio Beatrice, Direttore del centro Antifumo San Giovanni Bosco di Torino, di redigere una systematic review dal titolo “E-Cigarette Smoking: Health Risk or an Opportunity for Smokers?”, condotta insieme a Giuseppina Massaro, sulle opportunità degli strumenti a rischio ridotto per i tabagisti. 

“In questa systematic review, partendo dal nostro studio pilota i cui risultati sono stati pubblicati il 15 ottobre 2019, abbiamo fatto il punto generale sulla situazione del fumo elettronico. In particolare, in questo momento siamo tutti all’ombra dello scoppio di EVALI negli USA, che ricordiamo non è un problema di sigaretta elettronico, ma di scorretto uso dello struemnto”.

LA RICERCA AL SAN GIOVANNI BOSCO

Il 15 ottobre 2019 sono stati pubblicati gli esiti di uno studio pilota che ha valutato i livelli di monossido di carbonio condotto su 40 fumatori che faticavano a smettere seguendo le linee guida dei percorsi di smoking cessation, osservati presso il centro Antifumo del San Giovanni Bosco di Torino. Utilizzando una procedura registrate nel 2015, sono è stato somministrato uno speech con immagini relative al fumo elettronico e al tabacco riscaldato. 

A sei mesi di distanza, i pazienti persistevano nell’uso esclusivo. In entrambe le popolazioni i livelli di monossido di carbonio persistono su valori normali. I soggetti che presentavano livelli di dipendenza dalla nicotina significativo si orientavano verso il tabacco riscaldato. 

LA SYSTEMATIC REVIEW

Un modello di riferimento rimane la scelta del Ministero Inglese di proporre la sigaretta elettronica nei programmi di salute pubblica.

Nel 2019, i dati di uno studio hanno dimostrato che gli 866 fumatori che hanno scelto il percorso di smoking cessation del servizio sanitario nazionale inglese hanno raddoppiato le proprie possibilità di successo grazie all’elettronica.

La ricerca condotta da Farsalinos ha evidenziato come i livelli di tossicità negli aromi dei liquidi utilizzati per le sigarette elettroniche siano ben al di sotto dei valori soglia di pericolosità.

Come spesso affermato anche dal prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, purtroppo gli studi conducono spesso a risultati contraddittori perché mancano standard di ricerca. Si deve iniziare ad impostare gli studi basandosi su standard condivisi ed il più possibile vicini alla replicazione umana.

Beatrice ci spiega che risulta interessante evidenziare come questa review sia stata richiesta da una rivista di salute pubblica americana, evidenziando come anche negli USA si sta cercando di compiere un’analisi della situazione. 

Ricordiamoci che il CDC di Atlanta, nonostante lo scoppio di EVALI, ha sempre comunicato che chi era passato al fumo elettronico doveva rimanere al fumo di ecig e non ritornare al fumo convenzionale. 

Certamente mancano ancora studi indipendenti per valutare la tossicità del fumo elettronico e del fumo digitale, ma è anche vero che la proposta del fumo digitale nell’ambito del rapporto medico paziente impedisce al fumatore di andarsene, perdere contatto con il centro e rischiare di tornare al fumo convenzionale” – così conclude Fabio Beatrice

I medici di medicina generale aprono alla riduzione del danno

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I medici italiani si sono dichiarati favorevoli alla diffusione di strumenti alternativi al fumo di sigaretta convenzionale ma si necessita una maggiore informazione in ambito terapeutico.

È quanto emerso durante un panel intitolato “La gestione del paziente fumatore”, in occasione del XXXVI Congresso della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) tenutosi a Firenze. 

Il paziente fumatore deve essere a conoscenza delle alternative che ad oggi permettono di lavorare nell’ambito della smoking cessation in un’ottica di riduzione del danno. Dispositivi alternativi a tabacco riscaldato e non combusto possono essere valide armi in un percorso di cessazione. Ma serve l’aiuto e il supporto del personale medico e sanitario a cui si rivolgono i fumatori intenzionati a smettere.

LA RICERCA DELLA SIMG

Da una ricerca condotta dalla Simg e presentata allo stesso congresso, emerge che su un campione di 400 medici, il 46% ha risposto di non conoscere nè le sigarette elettroniche nè i dispositivi a tabacco riscaldato.

Il 57% dei medici intervistati ritiene possibile il loro utilizzo nell’ottica della riduzione del danno e della smoking cessation. 

Il 91% dei medici intervistati ritiene giusto l’interessamento delle associazioni scientifiche e delle associazioni di pazienti a questa nuova metodica.

Letizia Rossi, medico di medicina generale a Perugia che ha condotto l’indagine, osserva:

Abbiamo condotto un survey da cui è emerso che vi è ancora una scarsa conoscenza su i prodotti a basso rischio ma i medici sono risultati disponibili ad apprendere e conoscere l’utilizzo di questi metodi e strumenti che andrebbero inseriti in un percorso medico strutturato con un medico che segue e consiglia sempre il paziente. Il rischio è che molti fumino sigaretta elettronica e convenzionale in maniera autonoma e dunque non vi siano benefici. E necessaria una formazione per i medici per capire il funzionamento e gli effetti positivi di questi strumenti e per fornire una corretta e continua attività di counselling”.

Damiano Parretti, Responsabile Nazionale Simg dell’Alta scuola e della macro-area Cronicità, ci spiega inoltre che:

Ci deve guidare la consapevolezza che il fumo determina danni importanti a livello cardiovascolare (perchè il fumo è un fattore di rischio preventivo per infarto e ictus), respiratorio (perchè può generare meccanismi infiammatori sulla mucosa polmonare) e oncologico”. 

L’attività di counselling personalizzato è alla base di un percorso di cessazione: “Ci vuole la sensibilità giusta per attuare una strategia di counselling individualizzato. Per la parte di popolazione che non riesce a smettere, possiamo spiegare di utilizzare dei sistemi a rischio ridotto che determinano una riduzione importantissima dell’introduzione nell’organismo di sostanze tossiche”.

Parretti ci precisa inoltre che i casi di broncopolmonite lipoidea in America sono stati causati: “Dalla deposizione di  vitamina E acetato utilizzata coma addensante per l’immissione nelle sigarette elettroniche di prima generazione (quindi dispositivi aperti) di sostanze varie quali tetracannabinoidi. Le sigarette elettroniche di seconda generazione sono a sistema aperto non chiuso, che non permette non permette l’immissione di altre sostanze o a dosaggi non consentiti. È una sicurezza perchè sappiamo cosa fumiamo con un dispositivo chiuso”.

Fumatori over 65: una vita senza una sigaretta in mano

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fumatori over 65

Per i fumatori over 65 diventa difficile combattere le abitudini quotidiane che li hanno sostenuti nel corso degli anni.

A maggior ragione se queste abitudini costituiscono una vera e propria dipendenza sia fisica che psicologica.

Ad oggi i dati parlano chiaro: l’aspettativa di vita per un utilizzatore abituale di sigarette over 60 è di 10-15 anni inferiore rispetto a un coetaneo non fumatore.

Eppure larga parte delle politiche e delle campagne di informazione ha come target la fascia di popolazione più giovane, più raggiungibile dai canali comunicativi moderni e più incline ad approcciarsi a metodi tecnologici ed innovativi che rappresentano una valida alternativa al fumo convenzionale.

Ma molto spesso ci dimentichiamo di chi nella società ha fatto del fumo una vera e propria ragione di vita, grazie anche al mito di star e cantanti spesso ritratte con la sigaretta tra le dita. Persone che sono genitori e nonni e che nella bionda tradizionale hanno trovato un supporto psicologico per affrontare i problemi quotidiani. 

Difficilmente raggiungibili dai canali comunicativi più “social”, faticano a cambiare le proprie “impostazioni di fabbrica”, senza conoscere le alternative al fumo che negli ultimi anni stanno acquistando sempre più popolarità.

Come nel caso del signor Giuseppe, fumatore incallito da noi incontrato al Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele che ci rivela come sia difficile combattere il fascino ammaliatore, “quel non so che” dell’avere una sigaretta tra le dita e portarsela alla bocca,nonostante impegno e volontà non manchino.

DATI ALLA MANO: DI COSA STIAMO PARLANDO?

In Italia, i fumatori over 65 costituiscono il 9,8% del totale della popolazione, con un tasso di incidenza maggiore tra gli uomini (13%) che tra le donne (7%).

Grado di istruzione e capacità reddituale influiscono sulle statistiche: gli anziani con più difficoltà economiche rappresentano la percentuale maggiore di fumatori (14%), mentre si ritrovano più fumatori tra coloro che hanno un grado di istruzione elevato, ovvero quasi il doppio.

LA VITA DI UN FUMATORE

Smettere di fumare è una scelta che implica un percorso di sacrifico e rinuncia. A questo si sommano le ansie e il preconcetti di chi per una vita è rimasto legato agli stessi schemi comportamentali e non se la sente, per timore, di affrontare una scelta così radicale e drastica. 

I fumatori over 65 dovrebbero sapere che hanno le stesse probabilità di morire nell’arco dei 5 anni successivi di un non fumatore di 8 anni più vecchio, valore che si triplica se si paragona il medesimo soggetto a un suo coetaneo. 

Intervistato a proposito, il Prof. Pasquale Caponnetto, professore di Psicologia Clinica e Sperimentale all’Università di Catania, ci spiega il perché risulti così difficile per un anziano intraprendere un percorso di smoking cessation.

“La persona che ha fumato per molti anni ha un’identità che è collegata al fumo della sigaretta quindi laddove si prepara un cambiamento in età adulta, si generano timore ed ansia. Timore di avere sintomi astinenziali, di poter star male, di sentirsi più soli, di perdere un meccanismo che negli anni li ha aiutati ad affrontare diverse situazioni significative della vita. Hanno bisogno di un supporto prima durante e dopo la fase di cessazione”

L’approccio umano è sempre l’alternativa migliore per sradicare la dipendenza da fumo: “conoscere la persona, ascoltarla e vedere le sue risorse ed esigenze e via via condurlo verso degli stili di vita pro salute”.

CONOSCERE LE ALTERNATIVE

Altro fattore di incidenza rimane il canale comunicativo: mentre l’innovazione tecnologica, come l’utilizzo della realtà virtuale ad esempio, spinge sempre più verso tecniche che aumentino la motivazione a smettere di fumare e si indirizza come target verso la fascia della popolazione più giovane, l’approccio alle fasce di età degli over 65 rimane più aleatorio.

La mancanza di una corretta informazione sui dati specifici e scientifici della qualità delle alternativesommata a un generale senso di sfiducia nella novità, genera una situazione di conflitto nel fumatore, che, per non stravolgere abitudini eradicate nel corso degli anni e connesse a una salute emotiva personale, decide di non approcciarsi a un percorso di smoking cessation.

Ma si deve insistere su un punto fondamentale : non è mai troppo tardi per cambiare. Anche il minimo cambiamento influisce drasticamente sull’aspettativa di vita media. 

Attenzione anche a scelte di “fai da te”: i centri antifumo come quello del Policlinico dell’Università di Catania offrono sessioni di counseling psicologico, che abbina colloqui motivazionali e conoscitivi ad un servizio di assistenza durante tutto il percorso.

Diabete negli over 60: quanto incide il fumo?

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diabete over 60 e fumo

Se parliamo di salute di un fumatore, a maggior ragione se affetto da diabete e over 60, due sono gli aspetti da tenere bene in mente: il fumo è ormai riconosciuto come causa di una serie di patologie a danno del sistema cardiorespiratorio, ma la sigaretta convenzionale aumenta anche il rischio di complicazioni legate ad altre patologie.

Negli ultimi vent’anni, il numero di persone affette da diabete è quadruplicato, diventando un serio problema di salute pubblica. 

Un paziente fumatore affetto da diabete incorre in un rischio di molto maggiore di complicanze cardiovascolari. 

A questo proposito, abbiamo parlato con il Dr. Davide Campagna, Specialista di medicina Interna al Policlinico Vittorio Emanuele di Catania :

“Ci siamo occupati di fumo e diabete in due recentissime pubblicazioni per metterne in luce i rapporti. Il fumo insieme al diabete aumenta esponenzialmente il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari, quindi il diabetico (già predisposto per la patologia di base) che fuma non fa altro che moltiplicare le proprie chances di ammalarsi di infarto, ictus, malattie renali, disturbi della vista e quindi alla lunga di ridurre la propria speranza di vita. 

Abbiamo dimostrato nel nostro recente articolo come la smoking cessation riduca il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari e soprattutto ne rallenti il deterioramento se già instauratesi. Quindi il messaggio che deve passare a tuti i diabetici che fumano è smettere il prima possibile per stare meglio e vivere di più”

Accanto al fumatore attivo, non dobbiamo dimenticarci di chi per anni gli è stato accanto, sviluppando una serie di problematiche di salute connesse al cosiddetto fumo passivo.

“Negli anziani che hanno fumato per anni o che hanno, loro malgrado, subito il fumo passivo dal proprio partner (spesso vediamo nonnine affette dalle stesse patologie dei mariti senza aver mai toccato una sigaretta attivamente) il fumo di sigaretta rappresenta una di quelle abitudini che portano a riacutizzare più frequentemente la malattia di base. Il classico esempio è la BPCO, malattia tipica dei fumatori.”

Le linee guida del COEHAR parlano chiaro: indipendentemente dall’età, rivolgersi a centri antifumo per una assistenza personalizzata e la conoscenza di dispotici alternativi , come la sigaretta elettronica o i dispositivi a tabacco riscaldato, diminuisce di molto il danno causato dalla sigaretta convenzionale.

Per chi ha già tentato qualsiasi metodo possibile, molto spesso la sigaretta elettronica rappresenta l’ultima valida alternativa e non dovrebbe essere messa da parte.

“Il fumo è nocivo a tutte le età, il tempo di esposizione è quello che da una stima dei danni perpetrati” ci ricorda Il prof Campagna.

Al CoEHAR il primo training internazionale del progetto “Replica”, il progetto che replicherà gli studi scientifici internazionali solo su standard condivisi

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Dal 25 al 28 Novembre il CoEHAR ospita i partner internazionali del progetto Replica, il terzo dei 9 progetti avviati lo scorso Giugno al Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, diretto dal prof. Riccardo Polosa. 

Replica” ha l’ambizioso obiettivo di replicare gli studi più noti condotti dalle industrie del tabacco su efficacia e sicurezza dei prodotti a rischio ridotto per valutarne in maniera indipendente la validità scientifica, consentendo al mondo della ricerca di confrontarsi con i dati certi ottenuti da una rete internazionale di sette laboratori universitari che lavoreranno indipendentemente l’uno dall’altro. 

Il Magnifico Rettore Prof. Francesco Priolo ha accolto i delegati delle Università di Grecia, Serbia, Russia, Oman, Indonesia e Stati Uniti per il primo training di formazione internazionale sulle tecniche che proprio in questi mesi si stanno standardizzando nei laboratori del Dipartimento Biometec presso la Torre Biologica.  “E un piacere – ha detto il Rettore – testimoniare l’importanza di questo kick off meeting coordinato da due docenti che si sono contraddistinti per il forte impulso all’internazionalizzazione dell’ateneo di Catania. Sono orgoglioso del lavoro di network che abbiamo avviato con le numerose partnership internazionali e sono certo che Replica validerà l’indipendenza dei risultati della scienza da qualsiasi tipo di influenza esterna”. 

Il CoEHAR in questi mesi ha avviato accordi di collaborazione con le più prestigiose università del mondo con la mission, voluta dallo stesso direttore Polosa, di promuovere l’eccellenza della ricerca italiana nel mondo.  “Sono centinaia i ricercatori che stanno lavorando ai nostri progetti in tutto il mondo – ha spiegato – e l’obiettivo concreto è quello di fornire alla comunità scientifica internazionale dati e strumenti utili per la promozione della nuova scienza della riduzione del danno applicabile a tutti i settori della medicina per la diffusione di stili di vita sempre più sani”. 

A coordinare le attività del nuovo progetto del CoEHAR, che coinvolge più di 20 ricercatori dell’ateneo catanese e 30 esperti internazionali, ci sarà Giovanni Li Volti, professore ordinario di biochimica presso la Scuola di Medicina dell’ateneo catanese e delegato del Rettore alla ricerca nel settore biomedico. “Replica – ha spiegato Li Volti – ripeterà 10 studi scientifici internazionali per analizzare i livelli di tossicità del fumo di sigaretta convenzionale e paragonarli a quelli derivanti dall’utilizzo di sigaretta elettronica e prodotti senza combustione. Nella prima fase dello studio – ha aggiunto – valuteremo gli effetti del vaping sulle cellule polmonari per poi passare a quelli sul sistema cardiovascolare. I nostri dati si baseranno sulla valutazione degli effetti in condizioni di utilizzo che siano il più possibile simili a quelli reali”. 

I partner stranieri lavoreranno insieme ai ricercatori del CoEHAR all’interno dei laboratori dell’ateneo catanese che proprio in questi mesi sono stati equipaggiati con macchinari altamente innovativi, grazie ad un finanziamento alla ricerca pari a più di 500 mila euro. 

Tra gli strumenti forniti all’ateneo – ha aggiunto il co-project leader, dott. Massimo Caruso – c’è anche un nuovo macchinario in grado di osservare in tempo reale il comportamento delle cellule esposte a diversi prodotti tossici nell’arco di diverse ore, fino anche a diversi giorni”. 

Link al programma del kick off meeting

Al CoEHAR il primo training formativo del progetto “Replica”

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Dal 25 al 28 Novembre il CoEHAR ospita i partner internazionali del progetto Replication Studies, il secondo dei nove progetti avviati lo scorso Giugno al Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, diretto dal prof. Riccardo Polosa.

Lunedì 25 dalle ore 10 presso la Torre Biologica dell’Università degli Studi di Catania, il Magnifico Rettore Prof. Francesco Priolo accoglierà i delegati delle Università di Grecia, Serbia, Russia, Oman, Indonesia e Stati Uniti.

A coordinare le attività di questo nuovo progetto che coinvolge più di 20 ricercatori dell’ateneo e 30 esperti internazionali, ci sarà Giovanni Li Volti, professore ordinario di biochimica presso la Scuola di Medicina dell’ateneo catanese e delegato del Rettore alla ricerca nel settore biomedico. 

Ricordiamo che “Replication Studies” (che presto cambierà veste con un nuovo nome ed un nuovo logo) ripeterà 10 studi scientifici internazionali per analizzare i livelli di tossicità del fumo di sigaretta convenzionale e paragonarli a quelli derivanti dall’utilizzo di sigaretta elettronica e prodotti senza combustione. Per la prima volta la ripetizione avverrà analizzando solo cellule umane.

Di seguito il programma del meeting del 25 Novembre

Clicca qui invece per scaricare il programma completo del training settimanale

Cambio di rotta in USA: Trump ritira i divieti

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US President Donald Trump, with First Lady Melania Trump, speaks to the press in the Oval Office at the White House in Washington, DC, on September 11, 2019. - Trump on Wednesday announced his administration was considering a ban on flavored vaping products, amid a growing outbreak of severe lung disease in the US that has claimed at least six lives. "It's causing a lot of problems," the president told reporters at the White House, where he was accompanied by Health and Human Services Secretary Alex Azar and acting Food and Drug Administration head Norman Sharpless. (Photo by NICHOLAS KAMM / AFP) (Photo credit should read NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)

Donal Trump fa dietro front sul divieto di vendita di e-cig aromatizzate. A riportare la notizia è lo stesso New York Times che ieri ha titolato: “Trump Retreats From Flavor Ban for E-Cigarettes“.

Nonostante la proposta di divieto di settembre, che sembrava ormai certa, ieri, su proposta dei suoi consiglieri, Trump è tornato indietro su questa scelta.

“Dobbiamo tutelare i nostri figli”, aveva dichiarato a settembre, supportato anche dalla first lady, Melania Trump. Ma ieri, due mesi dopo la proposta, sotto la pressione dei suoi consiglieri e dei suoi lobbisti, Trump avrebbe deciso di non imporre il divieto temendo la perdita di posti di lavoro e la rabbia degli amanti delle e-cigs. Due fattori che avrebbero potuto tradursi in meno voti e quindi nel mettere a rischio le sue chance di rielezione.

Persino un divieto annacquato di sigarette elettroniche aromatizzate che esentava il mentolo, che era ampiamente previsto, sembra essere stato accantonato, per ora.

A spaventare il presidente sarebbe stata, secondo indiscrezioni, la campagna avviata online a sostegno delle sigarette elettroniche, senza le quali i fumatori sarebbero tornati alle sigarette convenzionali, migliaia di negozi sarebbero stati chiusi e di conseguenza migliaia di posti di lavoro persi.

Gli Stati Uniti hanno sempre dato lezione di impegno civile – ha spiegato il prof. Riccardo Polosa – la forza comunicativa della spinta che parte dal basso ed il grande senso civico della società americana, impegnata sempre sulle battaglie di ordine sociale e democratico, anche questa volta ha cambiato la rotta di una pessima strada. Il VapingGate sta facendo ritornare migliaia di ex fumatori al tabagismo. Compito di un buon governo è quello di tutelare e preservare la salute dei propri cittadini assicurando libero accesso a tutte gli strumenti in grado di ridurre il danno“.

Royal Society di Londra: l’annuncio della CDC potrebbe invertire la rotta negativa

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the ecigarette summit londra royal society

Cio che emerge dai rapporti delle personalità riunite all “The E-cigarette Summit. Science, regulation & public Health” che si è svolto il 14 novembre (e al quale è intervenuto anche il direttore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa) alla Royal Society di Londra,è che il mercato delle sigarette elettroniche subirà una flessione a causa del vapingate degli Stati Uniti.

L’allarmismo USA ha generato un trend negativo nel mercato della sigaretta elettronica

Il valore del mercato delle sigarette elettroniche a livello mondiale è stimato per il 2020 in 14,4 miliardi di dollari. La crescita però sta rallentando e tra il 2019 e il 2020 “sarà quasi nulla” per le conseguenze dei decessi e dei casi di malattie al polmone registrate in Usa tra i giovani ‘svapatori’. Prima dell’allarme, la crescita del settore era del 14% ogni anno.

Secondo gli esperti giunti a Londra, le conseguenze di quanto sta accadendo negli Stati Uniti “avrà ricadute anche in Europa” con una riduzione della crescita del mercato. “Francia, Belgio e Italia stanno già registrando un calo nelle vendite da quando la crisi è esplosa. Il 2019 – hanno evidenziato – è stato un anno drammatico a livello mondiale per le e-cig“.

L’annuncio, la scorsa settimana, dei Cdc (Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) americani, che ha rilevato come una causa “molto rilevante” delle malattie al polmone che hanno colpito molti
giovani americani che usano la sigaretta elettronica, è la vitamina E acetato
(un ingrediente aggiunto ai prodotti a base di Thc, il principio attivo della cannabis) potrebbe cambiare l’atteggiamento “allarmistico” che si sta generando nei confronti delle e-cig. Almeno questo è l’auspicio di molti esperti intervenuti.

Per il New York Times il bando dei prodotti da svapo non rappresenta una soluzione

Oggi un editoriale pubblicato sul ‘New York Times’ ribadiva che “il proibizionismo sulle e-cig non è una soluzione per il lungo periodo“.

“L’epidemia di casi in Usa ha generato una pubblicità negativa per il settore e portato molti Paesi a decidere di alzare l’allerta su questi dispositivi o proibirne alcune tipologie“, sottolineano gli esperti. “In questo modo però, senza evidenze scientifiche certe sulle cause, c’è stato un ritorno alla sigaretta tradizionale da parte di chi aveva provato a smettere – ricordano – peggiorando così anche il lavoro fatto per incoraggiare i fumatori ad abbandonare gradualmente le sigarette”.

La Brexit “sarà un’opportunità per liberalizzare le regole che oggi esistono riguardo i prodotti a rischio ridotto, e puntare anche su dispositivi a tabacco riscaldato, garantendo la popolazione dai rischi relativi ma aumentando le possibilità per aiutarli a smettere di fumare”.

Lo ha spiegato Dan Pryor, direttore dell’Adam Smith Institute, che ha curato la ricerca ‘Up in smoke‘ presentata a Londra in un focus nell’ambito del ‘The E-cigarette summit-Science, regulation & public health‘.

Un’analisi della situazione attuale delle politiche sul contrasto al fumo e una serie di raccomandazioni al governo inglese su quali passi fare per arrivare all’eliminazione del fumo nel 2030. Oggi tutto il mercato del tabacco nel Vecchio continente è regolato dalla direttiva Ue ‘Tobacco products directive’ che risale al 2014.

Secondo il ricercatore, “se il Governo vuole raggiunge l’obiettivo di una società senza fumo deve sviluppare avvisi comparativi sui singoli prodotti, dalle e-cig ai dispositivi a tabacco riscaldato, che evidenziano il minor danno rispetto alle sigarette. E poi – aggiunge- creare commissioni indipendenti sui prodotti a tabacco riscaldato per dare informazioni corrette anche su questi ultimi dispositivi arrivati sul mercato e che possono aiutare i fumatori a smettere. Infine, mettere dei ‘bugiardini’ nei pacchetti di sigarette che illustrano le possibilità che esistono oggi per provare ad abbandonare le sigarette”.



Il “VapingGate” USA fa ricadere nel vizio gli ex fumatori

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vapingate usa

Che il VapingGate di quest’estate abbia generato una scia di falsi allarmismi sulla sigaretta elettronica è una cosa risaputa. Purtroppo, l’approccio dei media americani unito alle campagna di disinformazione dell’autorità di salute pubblica USA hanno portato molti ex fumatori a dubitare della sicurezza dei dispositivi alternativi alla sigaretta convenzionale.

Per il New York Times bandire I prodotti da svapo è controproducente

In un editoriale comparso sul New York Times e datato 12 novembre, si analizza quanto e come un eventuale bando dei prodotti da svapo potrebbe aiutare a risolvere da un alto i casi di polmoniti, dall’altro l’emergenza fumo tra i più giovani.

La mancanza di una corretta informazione a riguardo, basata su evidenze scientifiche, e la necessità di porre un freno all’epidemia hanno portato diverse città in California e Massachusetts a bandire anche i dispositivi, e non solo i prodotti da svapo.

Secondo gli esperti, bandire i prodotti su larga scala non porterebbe a un cambiamento significativo della situazione: non impedirebbe ai giovani di approcciarsi alla sigaretta elettronica, e soprattutto costringerebbe i quasi 11 milioni di adulti che ne fanno uso a tornare alla sigaretta convenzionale oppure a correre il ischio di acquistare prodotti sul mercato nero.

Per l’opinionista del Times, sarebbe molto più utile creare campagne di informazione ad opera degli organi di sanità pubblica che possano combattere la dipendenza da nicotina sul lungo periodo.

Quello che manca negli USA è una regolamentazione chiara, efficace e severa che segua l’esempio delle normative già presenti in Europa. 

In Europa, la normativa in materia di elettronica è più severa

Seguire l’esempio della Gran Bretagna, dove sia la commercializzazione che la produzione della sigaretta elettronica è severamente regolata (ad esempio, il quantitativo di nicotina in questi prodotti in USA sono il doppio delle dosi consentite in UK), potrebbe favorire la lotta alla dipendenza da fumo nel lungo periodo.

Allo stesso tempo, serve investire nella ricerca scientifica: analizzando e studiando i nuovi dispositivi come l’elettronica o i dispositivi a tabacco riscaldato alternativi alla sigaretta convenzionale si potranno ricavare i dati utili in materia.

Sicuramente, in termini di riduzione del danno quello che importa sapere è che la sigaretta elettronica, per le autorità sanitarie inglesi, risulta essere il 95% meno pericolosa di quella convenzionale.

In UK, ospedali e medici consigliano l’elettronica

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Le autorità sanitarie inglesi si sono sempre dimostrate molto più aperte ai supporti tecnologici innovativi che possano sostenere i pazienti nel percosso di smoking cessation.

Mentre in USA i casi di polmoniti da svapo, su cui recentemente si è espresso il CDC, hanno generato un dibattito su quanto fosse giusto o meno vendere prodotti da svapo contenti nicotina, in UK sono state avviate campagne sia di comunicazione che di informazioni sulle caratteristiche della sigaretta elettronica in termini di riduzione del danno.

Ogni anno 70.000 fumatori inglesi possono smettere grazie all’elettronica

È ormai nota la statistica pubblicata da Public Health England per la quale le elettroniche sono il 95% meno dannose delle sigarette convenzionali, costituendo una valida alternativa che potrebbe aiutare 70mila fumatori inglesi ogni anno a smettere di fumare.

Ma non sono solo consigli: in Inghilterra, campagne come Stoptober, incoraggiano i fumatori a smettere, consigliando le elettroniche come strumenti validi di supporto. La campagna si basa sulla ricerca che dimostra che se si è in grado di smettere di fumare per 28 giorni allora le possibilità di smettere del tutto aumentano di cinque volte.

Da qui una campagna approvata nel 2012 e finanziata tutt’oggi, che permette a chi inizia un percorso di smoking cessation di ricevere un supporto constante qualificato attraverso incontri face-to-face e aiuto online da tutta la community.

Recentemente a Roma esperti del settore, medici e giornalisti hanno rimarcato la necessità di una più attenta e corretta informazione sulla sigaretta elettronica. I falsi allarmismi provenienti dagli USA hanno generato caos e disinformazione, aumentando le probabilità che l’enorme mole di informazioni veicolate dal web dissuadesse gli ex fumatori dall’utilizzare le elettroniche.

Come già affermato dal Prof. Riccardo Polosa: “Evidenze scientifiche hanno dimostrato che la combinazione di supporto psicologico e farmaci produce i migliori risultati in termini di disassuefazione dal fumo. Tuttavia, un recente studio randomizzato e controllato condotto dai ricercatori dell’Imperial College di Londra ha dimostrato che il supporto psicologico abbinato all’uso di e-cig risulta addirittura più efficace rispetto all’assunzione dei tradizionali farmaci antifumo.

Come affermato da Public Health England, la massima autorità in tema di salute pubblica in UK, le e-cig risultano essere almeno il 95% meno dannose delle bionde. E sulla questione nicotina, è bene ricordare che, una volta dissociata dalle tossine cancerogene presenti nel catrame da combustione del tabacco delle sigarette convenzionali, non è causa dei gravi e noti problemi medici associati al consumo di sigarette; pertanto a me sembra che il consumo di nicotina abbia opposizioni moralistiche piuttosto che scientifiche”.

Linda Bauld, docente di Salute Pubblica all’Università di Edimburgo, ha parlato delle differenze tra l’Italia, dove i centri antifumo scarseggiano e l’Inghilterra, dove i medici di famiglia vengono incoraggianti dalle autorità sanitarie pubbliche a proporre le elettroniche come strumenti efficaci per smettere di fumare.

In UK, il connubio tra ricerca, regolamentazione e comunicazione è risultato in politiche che, all’interno degli ospedali stessi, incoraggiano i pazienti a utilizzare la sigarette elettronica per smettere di fumare.

“È importante poi il ruolo dei media, soprattutto quello scientifico, nel comunicare correttamente le informazioni. E poi il lavoro che possono fare i medici con i loro pazienti fumatori se formati ben sull’argomento”, ha dichiarato la Bauld.