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Sigaretta elettronica: rischio o opportunità?

La sigaretta elettronica può rappresentare un valido supporto nei percorsi di smoking cessation, ma il concetto di riduzione del rischio deve essere utilizzato come base di studio per compiere ulteriore ricerche e fornire migliore assistenza ai fumatori incalliti. 

Catania, 4 dicembre 2019 – Smettere di fumare e staccarsi dalla dipendenza da nicotina rappresenta una sfida per i fumatori incalliti. Chi non ci riesce deve mettere in conto di essere un soggetto a rischio per infarti del miocardio, ictus e tumori.

In questo scenario, strumenti alternativi come la sigaretta elettronica possono rappresentare un valido supporto per chi senza la sigaretta in mano non riesce a stare.

La rivista internazionale Journal of Community Medicine and Public Health Care ha richiesto a Fabio Beatrice, Direttore del centro Antifumo San Giovanni Bosco di Torino, di redigere una systematic review dal titolo “E-Cigarette Smoking: Health Risk or an Opportunity for Smokers?”, condotta insieme a Giuseppina Massaro, sulle opportunità degli strumenti a rischio ridotto per i tabagisti. 

“In questa systematic review, partendo dal nostro studio pilota i cui risultati sono stati pubblicati il 15 ottobre 2019, abbiamo fatto il punto generale sulla situazione del fumo elettronico. In particolare, in questo momento siamo tutti all’ombra dello scoppio di EVALI negli USA, che ricordiamo non è un problema di sigaretta elettronico, ma di scorretto uso dello struemnto”.

LA RICERCA AL SAN GIOVANNI BOSCO

Il 15 ottobre 2019 sono stati pubblicati gli esiti di uno studio pilota che ha valutato i livelli di monossido di carbonio condotto su 40 fumatori che faticavano a smettere seguendo le linee guida dei percorsi di smoking cessation, osservati presso il centro Antifumo del San Giovanni Bosco di Torino. Utilizzando una procedura registrate nel 2015, sono è stato somministrato uno speech con immagini relative al fumo elettronico e al tabacco riscaldato. 

A sei mesi di distanza, i pazienti persistevano nell’uso esclusivo. In entrambe le popolazioni i livelli di monossido di carbonio persistono su valori normali. I soggetti che presentavano livelli di dipendenza dalla nicotina significativo si orientavano verso il tabacco riscaldato. 

LA SYSTEMATIC REVIEW

Un modello di riferimento rimane la scelta del Ministero Inglese di proporre la sigaretta elettronica nei programmi di salute pubblica.

Nel 2019, i dati di uno studio hanno dimostrato che gli 866 fumatori che hanno scelto il percorso di smoking cessation del servizio sanitario nazionale inglese hanno raddoppiato le proprie possibilità di successo grazie all’elettronica.

La ricerca condotta da Farsalinos ha evidenziato come i livelli di tossicità negli aromi dei liquidi utilizzati per le sigarette elettroniche siano ben al di sotto dei valori soglia di pericolosità.

Come spesso affermato anche dal prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, purtroppo gli studi conducono spesso a risultati contraddittori perché mancano standard di ricerca. Si deve iniziare ad impostare gli studi basandosi su standard condivisi ed il più possibile vicini alla replicazione umana.

Beatrice ci spiega che risulta interessante evidenziare come questa review sia stata richiesta da una rivista di salute pubblica americana, evidenziando come anche negli USA si sta cercando di compiere un’analisi della situazione. 

Ricordiamoci che il CDC di Atlanta, nonostante lo scoppio di EVALI, ha sempre comunicato che chi era passato al fumo elettronico doveva rimanere al fumo di ecig e non ritornare al fumo convenzionale. 

Certamente mancano ancora studi indipendenti per valutare la tossicità del fumo elettronico e del fumo digitale, ma è anche vero che la proposta del fumo digitale nell’ambito del rapporto medico paziente impedisce al fumatore di andarsene, perdere contatto con il centro e rischiare di tornare al fumo convenzionale” – così conclude Fabio Beatrice

Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.

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