sabato, Giugno 7, 2025
Home Blog Pagina 28

Settembre come gennaio per smettere di fumare

0

Il mese di settembre viene da sempre associato alla fine dell’estate, ma in realtà è l’inizio di una nuova fase dell’anno e rappresenta per tutti la possibilità di “un nuovo inizio”. Ricominciano le scuole, in molti rientrano al lavoro più carichi di prima, c’è chi decide di iscriversi in palestra, chi progetta nuove avventure e chi fantastica sul futuro. Settembre è un po’ come gennaio, ma forse è anche meglio! Settembre è il Capodanno (forse il vero) che dà la spinta a migliorare e ad avere nuovi e buoni propositi, come quello di abbandonare le cattive abitudini. Settembre è il mese ideale per mettere in pratica il cambiamento.

Se tra le tue cattive abitudini c’è quella del vizio del fumo, è arrivato il momento di segnare in agenda il buon proposito di smettere.

Ma in Italia com’è possibile smettere di fumare?

In Italia ci sono centinaia di Centri Antifumo attivi. La consulenza specifica di un esperto di smoking cessation consente di uscire dal tabagismo scegliendo la soluzione più adatta alle singole esigenze di ciascuno e assicura un più veloce raggiungimento dell’obiettivo.

Il CoEHAR è il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo che al suo interno ingloba anche il CPCT – Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico di Catania, uno dei centri antifumo più attivi in Italia e con maggior numero di casi di successo.

I ricercatori del CoEHAR studiano i fattori che favoriscono la dipendenza da fumo e individuano gli strumenti più adatti alla disassuefazione. Per sensibilizzare i fumatori a smettere definitivamente di fumare i medici del CPCT, insieme ai ricercatori della Lega Italiana Anti Fumo, hanno creato una lista di suggerimenti utili per iniziare un percorso di uscita dal tabagismo.

Parlare, per esempio, con le persone che ami comunicando e condividendo con loro la data che hai scelto per spezzare definitivamente la sigaretta, potrebbe sicuramente aiutare. Oppure pianificare le attività smettendo poco alla volta e fissando obiettivi via via più importanti. I dati del Centro Antifumo dimostrano che smettere gradualmente di fumare ha una maggiore efficacia ma smettere di colpo ha comunque i suoi effetti positivi. Pianificare e scegliere per avere un obiettivo, è di fondamentale importanza.

I ricercatori del CoEHAR credono fermamente che la lotta al fumo si può effettuare su più fronti, da quello prettamente clinico, passando per quello psicologico senza tralasciare gli aspetti informatici e formativi.

Diversi, infatti, i progetti portati avanti dagli esperti del Centro e che in questi anni hanno aiutato molti fumatori a smettere definitivamente di fumare.

Chi può partecipare ai progetti e come?

Veritas Cohort è uno studio osservazionale della durata di 6 anni condotto a livello internazionale, che coinvolge più di 800 partecipanti equamente divisi tra svapatori abituali e non fumatori che non hanno mai fatto uso di sigarette elettroniche, provenienti da più di venti paesi in tutto il mondo, al fine di determinare quali siano, nel lungo periodo, gli effetti e i cambiamenti che intercorrono in specifici indicatori della salute degli svapatori.

Diasmoke è il progetto che aiuta i fumatori diabetici a smettere di fumare. Lo studio mira a dimostrare l’ipotesi che evitare l’esposizione a sostanze tossiche del fumo di sigaretta, passando a prodotti senza combustione, può tradursi in un miglioramento misurabile dei fattori di rischio cardiovascolare e dei parametri funzionali in pazienti diabetici.

Smile Study è il primo studio sugli effetti dei prodotti a rischio ridotto su denti e cavo orale. I soggetti che partecipano sono suddivisi in tre gruppi: 1) fumatori di tabacco, 2) fumatori che sostituiscono il tabacco con la sigaretta senza combustione, 3) non fumatori. Il principale obiettivo dello studio è confrontare l’impatto sulla salute dentale tra i fumatori che passano a prodotti a rischio ridotto rispetto a quelli che continuano a fumare. La possibilità di passare a prodotti senza combustione migliorando cambiando il sorriso, potrà incentivare e motivare i fumatori a smettere definitivamente.

FOOD Rec è il progetto di ricerca che ha sviluppato un sistema digitale di riconoscimento e analisi delle abitudini alimentari di soggetti fumatori, analizzando eventuali correlazioni con i processi di smoking cessation. Le tecniche di computer vision aiutano nel riconoscimento delle tipologie di cibo e delle quantità assunte, correlando questi dati con l’analisi del numero e della frequenza dei pasti, le quantità di tempo che si trascorre a mangiare e, nel complesso, tutti i comportamenti ritualistici connessi a fumo e cibo.

L’epidemia globale non ha reso meno gravi le conseguenze legate all’abitudine al tabagismo. Sebbene il Covid abbia cambiato le nostre vite, non ha reso meno dannose le cattivi abitudini.

Approfittare dell’1° settembre e vederlo come la strada dei buoni propositi potrebbe essere la ripartenza che hai sempre immaginato ma che non hai mai avuto il coraggio di intraprendere.

Se vuoi smettere di fumare, non perdere altro tempo e rivolgiti ad un centro antifumo!

Per ricevere maggiori informazioni, potete visitare le nostre pagine social:

Facebook, Twitter, Linkedin, Instagram

O chiamare il nostro numero 095 478.1124 – 14 64, Via Santa Sofia 89, 95123, Catania

Filippine: nuovi protocolli antifumo per gli operatori sanitari

0

Nelle Filippine un’azienda internazionale e un centro di ricerca governativo collaboreranno per la creazione di protocolli dedicati agli operatori sanitari impegnati nella smoking cessation.

La partnership tra il Philippine College of Chest Physicians (PCCP)- principale autorità per la medicina polmonare nel paese- e la multinazionale Johnson & Johnson Filippine (J&J ) si basa infatti sull’obiettivo congiunto di cambiare l’approccio con cui i fumatori filippini ricevono supporto durante il processo di smettere di fumare.

“Nella nostra ricerca, abbiamo scoperto che una sfida comune a chi rinuncia di fumare è la mancanza di un supporto adeguato. Attraverso questa partnership con il PCCP, speriamo di aiutare ad affrontare questa sfida con un approccio più olistico e fornire nuovi mezzi che rendano questo processo quanto più efficace possibile” ha affermato Jason Khu, senior brand manager di Nicorette Filippine.

Secondo uno studio del 2019 sull’incidenza del fumo nelle Filippine il 98% dei tabagisti nazionali ha intenzione di smettere. Tuttavia, come evidenziato dal Global Audit Tobacco Survey 2015 dell’Organizzazione mondiale della Sanità, solo il 4% è in grado di farlo con successo.

Attualmente nelle Filippine gli strumenti di cessazione a disposizione dei fumatori variano; dal DOH QuitLine 1558, servizio di hotline gratuito in cui i fumatori possono richiedere una consulenza professionale, passando per materiali didattici gratuiti come guide per smettere di fumare e test di dipendenza dalla nicotina e calcolatori di budget, fino ad arrivare all’interazione con specialisti e l’utilizzo di terapia sostitutiva della nicotina (NRT).

Come sottolineato dalla Dott.ssa Glynna Ong-Cabrera del Philippine College of Chest Physicians: “una cosa che bisogna capire sulla cessazione del fumo è che quando un fumatore si impegna a smettere gli effetti del cambiamento di quello stile di vita vanno oltre il semplice aspetto fisico.”

“Il processo di cessazione influisce anche sulla salute mentale e sul benessere generale del fumatore, motivo per cui è così importante fornire a coloro che smettono tutto il supporto psicologico di cui hanno bisogno con modalità quanto più efficaci per loro”.

UK: fumo responsabile di alti tassi di tumori tra i gruppi più svantaggiati

0
cancer research UK

Estratto dal comunicato stampa di Cancer Research UK

Secondo le stime del centro di ricerca inglese, i casi di cancro dovuti al fumo tra i gruppi a basso reddito sono quasi il doppio rispetto a quelli registrati nei gruppi più benestanti.

Disparità socio sanitarie, stipendi minori, livelli di istruzione più bassi e campagne aggressive da parte delle multinazionali del tabacco: secondo il Cancer Research UK più di 27.000 casi di cancro ogni anno sono associati a condizioni di povertà o condizioni di vita sfavorevoli.

In questa fascia, la popolazione ha il 2.5 di possibilità in più di fumare e le persone incorrono in molte più difficoltà se decidono di smettere, contribuendo ad aumentare il divario sanitario con le classi più benestanti.

Secondo gli autori della ricerca, se tali disuguaglianze venissero rimosse e i tassi di fumo si attestassero su una media comune per tutti le fasce sociali, oltre 5000 casi di cancro si potrebbero prevenire ogni anno nel paese.

“Decenni di packaging sfarzoso e marketing da parte dell’industria del tabacco, in aggiunta all’individuazione di gruppi vulnerabili ci hanno portato a questo punto… la sanità pubblica e i servizi di prevenzione svolgono un ruolo fondamentale nel contrastare queste disuguaglianze sanitarie” ha dichiarato la professoressa Linda Bauld, esperta di salute pubblica.

Secondo la Bauld, i servizi di salute pubblica inglesi devono iniziare ad assumere un ruolo ancora più rilevante nella lotta all’ineguaglianza sanitaria e aggiunge che, proprio a causa della pandemia da Covid-19, si sono scoperte le mancanze del sistema inglese, permettendo di poter correggere il trend negativo in tempo.

Inghilterra smoke-free nel 2030?

Secondo le previsioni governative, l’Inghilterra dovrebbe raggiungere lo status di nazione smokefree entro il 2030: è chiaro che nel difficile percorso della lotta la tabagismo, le disparità socio-sanitarie rappresentano un impedimento non indifferente per la tabella di marcia.

Se infatti è vero che tra gli strati sociali più benestanti il goal può essere raggiunto in tempo, così non si può dire per i gruppi più svantaggiati, per cui le previsioni slittano addiritturra a dopo il 2040.

Il Chief Executive di Cancer Research UK, Michelle Mitchell, ritiene che queste stime risentano anche dei tagli ai servizi di informazione e di cessazione pubblici, come Stop Smoking Services. 

“Negli ultimi anni i finanziamenti per le attività di controllo del tabacco in Inghilterra sono stati tagliati in modo significativo, il che minerà l’obiettivo del governo per il 2030, a meno che questo trend non venga invertito”.

Il nuovo progetto del governo dovrebbe quindi non solo insistere sulle politiche di cessazione e sulle campagne di prevenzione, ma diventare un’opportunità per agire sulle differenze che non permettono di combattere efficamente la piaga del tabagismo nel paese.

OMS:”Sigarette elettroniche una minaccia” Polosa: “smettere con le fake news”

0

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il nuovo rapporto 2021-WHO report on the global tobacco epidemic– che presenta i nuovi dati sulle sigarette elettroniche.

“La nicotina crea dipendenza. I sistemi di somministrazione elettronica di nicotina sono dannosi e devono essere regolamentati meglio.” A dirlo Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS.

Che aggiunge: “laddove non sono vietati, i governi dovrebbero adottare politiche appropriate per proteggere i propri cittadini da tali dispositivi al fine di prevenire il loro uso da parte di adolescenti ed altri gruppi vulnerabili.”

Un ennesima doccia fredda quindi per tutti quei sostenitori internazionali della Riduzione del Danno da Fumo, nonché per quei fumatori che fino ad ora hanno potuto usufruire di tali dispositivi per smettere di fumare o passare ad alternative meno dannose.

Le conclusioni del report sono inoltre una dichiarazione di responsabilità tout-court che non tiene conto delle numerose ricerche scientifiche in questo campo.

A sostenere questa linea il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR) e ricercatore più citato al mondo nel campo delle sigarette elettroniche.

“L’OMS continua ad ignorare che le conclusioni positive sulla sostituzione delle sigarette convenzionali con le sigarette elettroniche sono coerenti con quanto abbiamo appreso sulla composizione chimica del fumo di tabacco e sulla patogenesi delle malattie legate al fumo negli ultimi 40-50 anni” ha dichiarato Polosa a LIAF Magazine.

“Il passaggio da fonti combustibili a fonti non combustibili di nicotina si traduce in benefici per la salute. Questo è il motivo per cui al CoEHAR stiamo coordinando diversi programmi di ricerca innovativi per esplorare a fondo i benefici ed i rischi delle sigarette elettroniche” ha aggiunto.

“Ancora una volta è chiaro come le istituzioni internazionali non siano interessate al punto di vista degli utilizzatori di prodotti alternativi mentre vi è un disperato bisogno di sviluppare un nuovo approccio nella lotta al fumo. I consumatori devono essere al centro di ogni discussione sulle politiche di Riduzione del Danno da Tabacco.”

BeachBot: il robot che elimina i mozziconi di sigaretta sulle spiagge

0
beachbot
immagine dal sito TechTics

Il robot è in grado di raccogliere 10 mozziconi di sigaretta in 30 minuti a un algoritmo sviluppato appositamente per il progetto. La prossima dimostrazione pratica è prevista per l’11 agosto.

Sole, mare, il rumore delle onde: la vita da spiaggia concede una immersione totale nel relax. Ma le spiagge risentono dell’invasione estiva, sopratutto per la mole di rifiuti che l’esteta al mare comporta. 

Ogni anno, campagne informative e preventive cercano di sensibilizzare i turisti a lasciare le spiagge così come le hanno trovate.

Tra rifiuti che più si trovano tra i granelli di molte località marittime troviamo i mozziconi di sigaretta: secondo stime recenti, circa 14,5 trilioni di sigarette finiscono nei rifiuti ogni anno e impiegano all’incirca 14 anni per dissolversi.

La storia di BeachBot nasce sulla spiaggia di Scheveningen, in Olanda, quando un bambino di 4 anni, mentre scava nella sabbia, tira fuori un piccolo tesoro e lo mostra al padre. Un movimento accigliato, una spiegazione sul perché non si dovrebbero raccogliere certe cose da terra e l’episodio termina li.

Ma il dubbio non abbandona il padre: quel ritrovamento, un mozzicone di sigaretta, sarà il motore scatenante del progetto.

Qualche anno più tardi, Edwin Bos, il padre della nostra storia, insieme al collega  imprenditore Martijn Lukaart, crea la società TechTics, nata con lo scopo di risolvere problemi sociali grazie alla tecnologia. 

Tra i progetti, BeachBot, un robot capace di scannerizzare i rifiuti sula spiaggia e raccoglierli grazie a una sorta di pettine.

La prima dimostrazione si è svolta lo scorso settembre proprio sula spiaggia di Scheveningen, dove BeachBot ha raccolto circa 10 mozziconi in 30 minuti (la durata della batteria è di circa 1 ora).

AI: come funziona il BeachBot?

I due soci, insieme al team di TechTics, lavorando a stretto contatto con la Delft University of Technology, hanno sviluppato il primo algoritmo basato sull’intelligenza artificiale in grado di individuare specificatamente i mozziconi di sigaretta.

Il robot, però, deve essere “educato”: per farlo, TechTics deve mostrare a BeachBot le immagini di migliaia di mozziconi di sigaretta in diverse condizioni

La crescita del database avverrà anche grazie alla collaborazione della comunità: molte immagini verranno acquisite tramite l’app Microsoft Trove.

L’app permette agli sviluppatori di AI di utilizzare una quantità di foto notevole, attraverso un mercato trasparente: la comunità invia una foto che, se riconosciuta come valida, viene pagata circa 25 centesimi di dollaro.

Tech tics conta di cogliere almeno 200 foto valide attraverso l’app Trove.

La parte più interessante del nostro progetto è l’interazione tra l’uomo e il robot, attraverso la quale il pubblico può rendere il robot più interessante” racconta Bos, che lancia però un avvertimento “Crediamo che la nostra soluzione robotica, alla fine, non sia la soluzione finale del problema dei mozziconi, perché il problema principale con la spazzatura risieda proprio nel comportamento umano. Dobbiamo essere sicuri di mantenere le nostre spiagge pulite insieme!”.

NO al fumo: la testimonianza del regista Daniele Gangemi

0
Daniele Gangemi

Ai microfoni di LIAF, il regista Daniele Gangemi ci racconta della sua lotta contro il fumo.

Lavori stressanti, scadenze impellenti e una stile di vita frenetico sono elementi che influenzano le abitudini dei fumatori.

Un’esperienza di cui si fa portavoce il regista, sceneggiatore e direttore del fotografia Daniele Gangemi, che ha raccontato a LIAF la sua vittoria contro il fumo.

La testimonianza di Daniele, ex fumatore che è arrivato a fumare anche 4 pacchetti di sigarette al giorno, è una fonte di ispirazione per tutti coloro che fanno fatica ad abbandonare le cattive abitudini.

Donare il sangue: chi fuma può farlo?

0

Anche se siamo in agosto in vacanza e il Covid ha rallentato le donazioni di sangue, ricordiamo che ogni due secondi nel mondo, qualcuno ha bisogno di sangue, soprattutto nel periodo estivo per il maggior flusso di turisti presenti.

Incidenti stradali, trapianti e interventi chirurgici rappresentano alcune delle circostanze più comuni dove una trasfusione può rendersi necessaria, nei servizi di primo soccorso e di emergenza, nelle cure di malattie oncologiche ed ematologiche, in forme di anemia cronica, immunodeficienze e emofilia.

Ogni ricerca, ogni cura, sarebbe vana senza il contributo fondamentale dei donatori di sangue.

Per offrire il proprio contributo bisogna avere: età minima 18 anni e massima 65 per sangue intero, 60 per donazioni in aferesi, un peso di almeno 50 kg, buone condizioni generali di salute con abitudini e stili di vita corretti, 6 ore minimo senza aver consumato pasti pesanti. La donazione è una pratica clinica sicura: tutto il materiale impiegato (aghi, tubicini e sacche) sono sterili e monouso, per cui non esiste il rischio di contrarre infezioni. La cadenza è calcolata in modo da non creare squilibri all’organismo, tra l’altro alcuni studi suggeriscono che stimolando questo ricambio, si favorisce la riduzione degli zuccheri e dei grassi nel sangue, prevenendo il rischio di diabete e malattie cardiovascolari. Il sangue è uguale per tutti, anche se i gruppi sanguigni sono distribuiti in modo differente nelle varie etnie e popolazioni. Per questo possono donare le persone di ogni comunità.

Ma i fumatori possono donare il sangue?

Sì, il fumo di sigaretta non è una controindicazione. L’unica accortezza sarebbe quella di astenersi, dal fumare, nelle ore precedenti alla donazione. Alla lunga, però, il fumo può incidere su alcune caratteristiche generali del potenziale donatore, per esempio alterando pressione arteriosa e frequenza cardiaca. Infatti, se i valori vanno troppo fuori norma, si rischia di avvertire qualche disturbo nel recupero successivo alla donazione. Insomma, conviene smettere di fumare e avere l’opportunità di salvare una vita.

Perchè si guarda il dito e non la luna: il ruolo della nicotina

0

Demonizzare la nicotina senza evidenze scientifiche è un ostacolo al miglioramento delle politiche di riduzione del danno da tabacco in tutto il mondo. La nostra missione è salvare milioni di vite dalle sigarette convenzionali e dal catrame, quindi dovremmo fornire le migliori informazioni disponibili su questo argomento. Riccardo Polosa, fondatore CoEHAR

La sigaretta uccide: una evidenza scientifica ed inconfutabile. Così come inconfutabile è lo sforzo che governi e istituzioni internazionali compiono ogni giorno al fine di eradicare questa terribile piaga.

Guardiamo i numeri: a livello globale ci sono circa 1.3 miliardi di persone che fumano e otto milioni che muoiono ogni anno per malattie collegate al fumo di sigaretta. Il costo sociale e pecuniario per gli Stati è altissimo sia per l’assistenza sanitaria che per le conseguenze intrinseche al consumo di tabacco per i cittadini.

Tuttavia, se da una parte il vizio del fumo continua a mietere vittime per l’esposizione diretta e indiretta alla sigaretta dall’altra esistono alternative che potrebbero alleviare ed, in parte, risolvere la questione.

La sigaretta tradizionale contiene nicotina, un componente naturale del tabacco, ma anche e soprattutto numerose sostanze chimiche che una volta entrate nel processo di combustione diventano nocive per il corpo umano. Come evidenziato da studi scientifici internazionali è infatti il processo di combustione – e non la nicotina – ad essere la causa principale delle patologie legate al consumo di sigarette. In particolar modo, per quanto riguarda le conseguenze cliniche a livello cardio-circolatorio e tutte quelle patologie respiratorie acute.

Secondo esperti internazionali la lotta al fumo dovrebbe essere focalizzata verso la combustione piuttosto che la nicotina che – di per sè – non ha particolari controindicazioni sulla salute. La demonizzazione della nicotina da parte dei governi, istituzioni internazionali, e istituti filantropici ha infatti acuito il problema piuttosto che risolverlo.

Il decennale scontro tra le aziende produttrici di tabacco e chi lotta contro il fumo di sigaretta ha pesantemente influenzato la ricerca scientifica producendo conclusioni contrastanti riguardo la tossicità dei loro prodotti. Una situazione che ha aiutato la creazione di una narrativa che ha demonizzato l’uso della nicotina” ha dichiarato Charles Gardner, esperto di comunicazione istituzionale e amministratore delegato dell’International Network of Nicotine Consumer Organizations (INNCO), ONG internazionale che sostiene e rappresenta i diritti di oltre novanta milioni di consumatori in trentacinque paesi.

La scarsa conoscenza scientifica dei sostituti delle sigarette e le false credenze, prive di fondamento scientifico, che la nicotina sia la causa del cancro e delle malattie polmonari ha poi minato qualsiasi possibilità per gli utenti di fare una scelta informata, mentre milioni di fumatori vedono negata la possibilità di smettere a causa di questa falsa credenza” ha poi aggiunto.

La guerra globale contro i prodotti alternativi a base di nicotina, come ad esempio le sigarette elettroniche, continua però senza sosta con ulteriori restrizioni, divieti, e tasse su tutti i prodotti che contengono nicotina.

Le varie agenzie a protezione della salute pubblica continuano a sostenere come tutte queste misure abbiano il solo scopo di eradicare l’epidemia di svapo tra i giovani, mentre gli attivisti a sostegno della Riduzione del Fumo da Tabacco affermano come la demonizzazione della nicotina porti ad un unico risultato: quello di eliminare la possibilità per molti svapatori di smettere di fumare e riportare milioni di persone al fumo di sigaretta tradizionale

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of General Internal Medicine, che ha esaminato più di 1.000 medici tra settembre 2018 e febbraio 2019 riguardo la loro conoscenza sul tabagismo e l’uso del tabacco, l’80% degli intervistati riteneva che fosse la nicotina a causare direttamente il cancro. Di questi, l’83% dei medici credeva fermamente che la nicotina contribuisse direttamente alle malattie cardiache mentre l’81% pensava che contribuisse alla malattia polmonare ostruttiva cronica (BPCO).

Convinzione che ha quindi negli anni portato al rifiuto categorico di qualsiasi prodotto contenente nicotina, tra cui tutti quei prodotti smoke-free alternativi alla sigaretta convenzionale.
Come evidenziato dal Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR)

Dal nostro punto di vista, l’errata percezione della nicotina è il principale ostacolo alla creazione di un ambiente più sicuro per tutti i fumatori che intendano smettere. Demonizzare la nicotina senza evidenze scientifiche è un ostacolo al miglioramento delle politiche di riduzione del danno da tabacco in tutto il mondo. La nostra missione è salvare milioni di vite dalle sigarette convenzionali e dal catrame, quindi dovremmo fornire le migliori informazioni disponibili su questo argomento“.

Dubbi sul vaping? IEVA lancia il sito Vapingfacts per aiutare i fumatori

0

comunicato stampa IEVA

L’associazione che riunisce i produttori europei nel settore del vaping, la IEVA, ha promosso la creazione e la pubblicazione del sito vapingfacts.eu, il cui nome richiama l’omologa iniziativa del governo neozelandese.

Lo scopo? Creare una piattaforma accessibile a tutti, che spieghi con semplicità e chiarezza il mondo dei prodotti legati al vaping, come funzionano e quali sono i potenziali benefici per i fumatori che decidono di utilizzarli per abbandonare gradualmente le sigarette convenzionali.

Il sito è diviso in sei sezioni, ognuna delle quali affronta un aspetto particolare legato alle sigarette elettroniche e ai prodotti a tabacco riscaldato, dai benefici per la salute, alla regolamentazione vigente passando per le regole del mercato.

Un sito rivolto sia agli operatori del settore, sia ai fumatori in cerca di informazioni, sia ai professionisti dell’informazione, che possono trovare in un unico portale anche i link degli studi scientifici più importanti e rilevanti del settore.

Più sono i fumatori che comprendono il mondo del vaping, più è probabile che scelgano alternative meno dannose delle sigarette convenzionali. Ecco perché siamo contenti del lancio del sito vapingfacts, una risorsa pensata sia per i fumatori adulti che per chi si occupa di legislazione e regolamentazione e abbia necessità di capire i fondamentali del vaping”, così commenta il lancio Dustin Dahlmann, presidente di IEVA.

L’idea è dunque quella di combattere la grande disinformazione che aleggia in questo settore: secondo i dati dello studio Eurobarometer, voluto dalla Commissione Europea, nonostante il vaping sia considerato un efficace metodo di cessazione, la maggior parte dei cittadini europei con poca esperienza in materia ritengono che non possa aiutare if fumatori a smettere.

Con così tanta disinformazione sul mondo del vaping, e con così tante persone che ritengono che sia dannoso tanto quanto il fumo tradizionale, speriamo di chiarire alcuni punti oscuri in maniera semplice e diretta”.

Particolarmente interessante la sezione myth busters, dove si risponde, risultati alla mano, alle credenze più diffuse sulla sigarette elettronica, sulla nicotina e sui percorsi di cessazione.

Se sei un fumatore, questo è uno strumento che potrebbe aiutarti a chiarire le idee , prima di rivolgersi ai professionisti della cessazione.

Tossicità delle sigarette elettroniche: un nuovo studio del CoEHAR confronta diversi test di laboratorio per valutarne eventuali rischi

0

Una ricerca del CoEHAR ha confrontato diversi metodi che permettono di valutare la potenziale tossicità dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina. Secondo i ricercatori italiani, al metodo più comunemente utilizzato, il cosiddetto neutral red uptake, è meglio associare altri strumenti (indicati nello studio) che definiscono meglio il profilo di tossicità dei dispositivi e consentono di evitare una valutazione approssimativa ed a volte errata.

Catania, 28 luglio 2021 – Valutare la potenziale tossicità dell’aerosol delle sigarette elettroniche per poterle effettivamente comparare al fumo di quelle tradizionali rappresenta una delle sfide più importanti nel campo della ricerca sulla Riduzione del danno da fumo. Attualmente, per valutare questo aspetto vengono utilizzati gli standard validi per i prodotti tradizionali a base di tabacco ma la rapida evoluzione tecnologica in questo campo, e la rapida ascesa sul mercato di nuovi prodotti, rende difficile l’adozione di protocolli standard e sempre efficaci per valutarne la tossicità.

Secondo i ricercatori del CoEHAR: “Sono necessari standard specifici per i test di laboratorio in modo che l’eventuale tossicità di tali strumenti possa esser valutata in maniera precisa ed ottenere prodotti sempre più sicuri”. 

Il nuovo studio condotto dai ricercatori CoEHAR e pubblicato su Regulatory Toxicology and Pharmacology, intitolato “Screening of different cytotoxicity methods for the assessment of ENDS toxicity relative tobacco cigarettes”, ha  paragonato il Neutral red uptake, un test comunemente utilizzato per la valutazione della tossicità dei prodotti contenenti nicotina, con altri test di citotossicità. 

Il punto fondamentale è capire quanto l’aerosol delle sigarette elettroniche si differenzi dal fumo tradizionale, per farlo occorre avere a disposizione parametri di ricerca definiti che ovvino alla naturale evoluzione tecnologica nel campo delle ecig” – ha spiegato il direttore del CoEHAR, prof. Giovanni Li Volti.  Nel paper sono stati indagati diversi metodi di valutazione della potenziale tossicità dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina. E paragonando diversi metodi per la valutazione delle tossicità, continua il direttore: “E’ stato confermato che le elettroniche sono più sicure rispetto ad altri dispositivi in commercio”. 

LO STUDIO

Per la ricerca, sono stati messi a confronto, in diversi regimi di esposizione, una sigaretta tradizionale, due tipologie di sigarette elettroniche e due diverse tipologie di prodotti a tabacco riscaldato.

La nicotina, per le sue proprietà chimiche, tende ad aumentare il pH intracellulare potendo così inficiare la valutazione effettiva della tossicità con i metodi di laboratorio routinari.

I ricercatori hanno deciso di abbinare al test neutral red uptake, altri test di citotossicità che non risentirebbero della variazione di pH.

Il primo test permette di valutare oltre alla tossicità cellulare anche la morte per apoptosi, ovvero la morte cellulare programmata, che il neutral red non riesce a misurare. Il secondo test si basa invece sulla capacità delle cellule sane a restare adese sul fondo dei dispositivi utilizzati per la coltura cellulare. 

Quest’ultimo test ha il grosso vantaggio di poter effettuare sullo stesso campione più misurazioni risolte nel tempo e quindi poter identificare eventuali tossicità a tempi brevi o più lunghi rispetto alle 24 ore, tempistica che viene invece utilizzata come standard anche per prodotti di cui non si conosce il comportamento una volta entrata nell’organismo. 

I risultati dello studio – ha aggiunto Li Volti – hanno confermato che il neutral red uptake è un ottimo test per la valutazione della tossicità dando risultati sovrapponibili a quelli citofluorimetrici. La tecnologia xCELLIGENCE ha invece permesso di definire la tempistica con cui si osserva tossicità ed ha mostrato profili diversi per i dispositivi testati”. 

In conclusione, lo studio suggerisce di associare al classico neutral red uptake anche altri profili risolti nel tempo in modo tale da poter definire con maggiore dettaglio il profilo di tossicità ed evitare di sovra o sottostimare la tossicità del prodotto testato.