lunedì, Agosto 4, 2025
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Prescrizione per le ecig in Australia: i vapers sono forse pazienti?

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Da inizio ottobre, i vapers australiani sono costretti ad acquistare ecig e liquidi contenenti nicotina previo possesso di una ricetta medica. Una decisione presa con il manifesto interesse di tutelare i più giovani. Nell’intervista ad ATHRA, abbiamo approfondito i risvolti di questa legge

Sensibilizzazione e prevenzione sono due parole chiave nella lotta a comportamenti dannosi per la salute umana. 

Percorsi che molto spesso impiegano anni per eradicare abitudini o vizi ereditati di generazione in generazione.

Un esempio? Sono serviti anni di campagne in materia di incidenti stradali, e pene severe, per trasformare l’iconica immagine di due giovani in Vespa in giro per l’Italia senza casco in quella di due ragazzi con più attenzione verso l’integrità fisica.

Un discorso valido per molti altri temi, come il fumo: inorridiamo al pensiero che la pubblicità progresso tipo degli anni ’40 in America ritraesse giovani massaie incitate dalla Lucky Strike a mantenere la linea scegliendo una sigaretta invece di un dolce.

Prevenzione e riduzione del danno: due approcci che dovrebbero andare di pari passo nella lotta ai grandi nemici della salute.

Eppure, per il vaping questo assioma non vale.

Mentre da un lato, sempre più prove scientifiche supportano l’utilità che gli strumenti a rischio ridotto possono portare a chi vuole smettere di fumare, pur se non scevre di rischi, dall’altro molti paesi si irrigidiscono in posizione filo “bloombergiane”.

Ultima in ordine di tempo, la decisione australiana di permettere l’acquisto dei prodotti del vaping contenti nicotina solo attraverso un’apposita prescrizione medica

La nuova legge Australiana: prescrizione medica per lo svapo

Un provvedimento che lascia alquanto stupefatti per due ragioni principali: innanzitutto la discriminazione degli svapatori rispetto ai fumatori, trattati diversamente per tutelare i più giovani.

In secondo luogo, la naturalezza nell’accomunare i prodotti per lo svapo a un medicinale, passando implicitamente il messaggio che approcciarsi a tali prodotti equivale ad assumere un medicinale senza ail controllo medico.

Nella fattispecie, il governo australiano, da sempre molto attento al fair play, ha deciso di sollevare i propri medici dal pronunciarsi in materia di vaping. 

Di fronte ad esempi più lungimiranti, come quello inglese, i medici australiani hanno passato la palla ai propri governanti, chehanno deciso di adottare un provvedimento che cala come un colpo di scure sugli svapatori.

Una legge che ghettizza di fatto chi decide di usare ecig, rischiando di aumentare l’appeal verso la trasgressione e il proibito, alimentando allo stesso tempo il mercato nero interno al paese.

E per rendere la situazione molto più paradossale, le sigarette tradizionali non subiscono alcun tipo di ritorsione.

Abbiamo intervistato il Consiglio Direttivo di ATHRA, l’Australian Tobacco Harm Reduction Association, per meglio comprendere l’iter che affronteranno i vapers australiani.

Quanti si stima siano i vapers australiani?

Si stima ci siano circa 500 mila vapers in Australia. Molti di loro importano i prodotti da oltreoceano.

La legge australiana è cambiata il primo di ottobre, rendendo l’importazione e la vendita illegale senza prescrizione medica. Il nostro riscontro è che molti vapers svapano per evitare di fumare le sigarette convenzionali e perché hanno trovato inutili altri metodi per smettere.

Pensate che questa decisione possa avere ripercussioni sui fumatori che non riescono a smettere con i metodi tradizionali?

In poche parole, si. Il nostro timore e che molti fumatori o vapers possono o ritornare a fumare oppure rivolgersi al mercato nero, con le conseguenze che possiamo immaginare.

Secondo voi, questa decisione potrebbe invece comportare dei benefici per i fumatori?

No: riteniamo che questo cambiamento renderà più difficile per i fumatori smettere, in quanto pone delle barriere importanti ad alternative che sappiamo essere almeno il 95% meno dannose delle sigarette, mentre non ci sono limitazioni per l’acquisto di sigarette.

Avete storie di fumatori che, grazie al vaping, hanno smesso di fumare?

Abbiamo visto molti fumatori ammettere di aver provato a smettere e di aver fallito molte volte, e che, una volta provato il vaping, sono riusciti a dire addio alla sigaretta.

Molto spesso riescono anche a ricordare la data esatta. Inoltre, riportano di aver notato miglioramenti in termini di salute, specialmente per quanto riguarda le capacità respiratorie, dopo lo switch da convenzionali a vaping.

Fumo: le ecig aiutano a smettere, risponde il cardiologo Zoccai

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Qual è il legame tra il fumo e l’insorgenza di malattie cardiovascolari?

Abbiamo approfondito l’argomento con il cardiologo Biondi Zoccai, docente di Cardiologia del Dipartimento di Scienze e biotecnologie medico-chirurgiche dell’Università Sapienza di Roma.

Il professore aveva esposto le sue conclusioni in materia nel corso della prima giornata del convegno scientifico “The Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction“, promosso dall’Università di Tessalonica e dall’Università di Patrasso in Grecia.

Professore, oggi il fumo rappresenta ancora il più importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e per il cancro. Le sigarette elettroniche sono prodotti a rischio ridotto che possono migliorare i tassi di cessazione e aiutare nel percorso di distacco dalle sigarette tradizionali.

Quali sono gli effetti sul sistema vascolare dei prodotti senza combustione

I dati a lungo termine non sono ancora disponibili, quindi si possono fare solo supposizioni.

È verosimile che, rispetto a non fumare, il rischio di eventi avversi cardiovascolari (morte, infarto miocardico, ictus cerebrale) possa essere aumentato dai prodotti a rischio modificato, ma in modo proporzionalmente molto meno grave che con le sigarette convenzionali.

Anche se prematuro, è verosimile che i prodotti basati su vaporizzazione di liquidi possano essere leggermente meno dannosi di quelli basati sul riscaldamento del tabacco, in cui comunque una piccola quantità di tabacco è oggetto di combustione/tostatura.

l danno acuto o a breve-medio termine cardiovascolare dei prodotti a rischio modificato è legato soprattutto a stress ossidativo, disfunzione endoteliale, aumento della coagulabilità del sangue, ipertensione, e tachicardia.

Sicuramente sono effetti più blandi di quelli delle sigarette a combustione, ma non trascurabili.

Per questo l’approccio medico più corretto nei confronti di questi prodotti è sconsigliarne sempre l’uso, ma usarli pragmaticamente come strategia di supporto alla cessazione delle sigarette a combustione, facendo attenzione però che la dipendenza da sigarette a combustione non si trasformi in dipendenza da prodotti a rischio modificato/ridotto.

Dai suoi studi e dai report che ha riportato recentemente, si evince che il loro utilizzo deve essere preso in considerazione solo da soggetti con un basso rischio cardiovascolare. Perché?

Questa è una domanda importante. Diciamo che il loro uso è sempre sconsigliato, soprattutto se il rischio cardiovascolare è medio o alto, in chi non fuma.

Viceversa, in chi fuma sigarette a combustione, il rischio legato ai prodotti a rischio modificato è verosimilmente minore (appunto la logica del male minore), e quindi si può pragmaticamente sfruttare tali prodotti a rischio modificato in una logica di riduzione del rischio (un po’ come dare il metadone all’eroinomane per evitare i rischi dell’eroina).

Ovviamente, in questa logica di temporaneo exploiting dei prodotti a rischio modificato, bisogna tenere presente che gli effetti potenzialmente dannosi di essi (stress ossidativo, disfunzione endoteliale, aumento della coagulabilità del sangue, ipertensione, e tachicardia)

sono tanto più rischiosi per il singolo paziente quanto questo ha un rischio cardiovascolare aumentato (ad esempio il rischio sarà molto alto in un paziente che ha avuto da poche settimane un infarto miocardico, e sarà comunque non trascurabile in chi invece, ad esempio, ha un problema di claudicatio intermittens).

È ovvio che, solo in apparenza paradossalmente, il rischio delle sigarette a combustione è enorme nei pazienti a rischio cardiovascolare elevato, e quindi anche in questi una logica di shift temporaneo (in previsione di cessazione totale) a sigarette elettroniche può essere comunque ragionevole.

 Quali sono i suoi consigli per tutelare al meglio l’apparato cardiovascolare?

Le strategie preventive per tutelare la propria salute cardiovascolare sono una dieta bilanciata di tipo mediterraneo, un’attività fisica aerobica plurisettimanale, il controllo periodico della pressione arteriosa e dei livelli di colesterolo LDL nel sangue.

Nel fumatore di sigarette a combustione, smettere di fumare è la terapia migliore, equivale a regalarsi (o meglio a non togliersi) oltre 10 anni di vita.

Pragmaticamente, il mio consiglio nel fumatore di sigarette a combustione è di cercare di smettere di fumare da solo, oppure fare riferimento a un centro antifumo.

La terapia nicotinica sostitutiva e altri farmaci, anche se non scevri da possibili effetti collaterali, sono molto utili nei pazienti che hanno  difficoltà a smettere di fumare.

Se queste strategie falliscono, è ragionevole proporre al fumatore di sigarette a combustione di passare alle sigarette elettroniche a vapore (oppure temporaneamente alle sigarette a riscaldamento di tabacco, più appealing per vari aspetti di ritualità e sapore, e poi, se non si riesce a raggiungere l’astinenza, comunque alle sigarette elettroniche a vapore, verosimilmente meno tossiche delle precedenti).

In ogni caso è importante evitare che una dipendenza si trasformi in un’altra, quindi, dal punto di vista medico, l’uso di prodotti a rischio modificato deve essere limitato nel tempo e mirato comunque alla totale cessazione di qualunque prodotto del tabacco e/o contenente nicotina.

FDA, decisione storica per il vaping

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L’FDA statunitense ha approvato per la prima volta la vendita di una sigaretta elettronica negli Stati Uniti come strumento meno dannoso rispetto al fumo di sigaretta convenzionale.

Una decisione che, dopo mesi di dibattito acceso tra le autorità di salute pubblica e le aziende produttrici, ha finalmente aperto uno spiraglio verso un dialogo più incisivo tra i decisori pubblici e le autorità scientifiche.

A segnare il goal finale della partita è stata la Vuse, una sigaretta elettronica commercializzata da R.J. Reynolds.

Le autorizzazioni odierne sono un passo importante per garantire che tutti i nuovi prodotti del tabacco senza combustione siano sottoposti alla solida e scientifica valutazione pre-mercato della FDA” – cosi si legge nel comunicato stampa.

Per la prima volta, l’autorità statunitense ha affermato che i prodotti senza combustione: “potrebbero avvantaggiare i fumatori adulti che passano alle elettroniche a ridurre l’esposizione a sostanze chimiche dannose”.

Secondo questo principio, il rischio connesso all’utilizzo da parte dei minori potrebbe essere combattuto con la prevenzione e l’informazione. Sebbene si ribadisca ancora la necessità di continuare con gli studi su questi prodotti, resta ormai evidente che il passaggio al vaping rappresenti una opportunità di salute pubblica per milioni di fumatori di sigarette convenzionali.

Monitoreremo la commercializzazione dei prodotti, compreso se l’azienda non rispetta eventuali requisiti normativi o se emergono prove credibili di un uso da parte di individui che in precedenza non utilizzavano prodotti del tabacco, compresi i giovani” – spiegano le autorità.

In vista delle nuove richieste di approvazione, inoltre, l’FDA ci tiene a precisare che le aziende produttrici devono dimostrare all’agenzia che la commercializzazione dei loro prodotti è appropriata anche come strumento di prevenzione per la salute pubblica.

A riportare la notizia in queste ore tutti i quotidiani più importanti al mondo:

BBC

CNN

New York Times

Inghilterra: il servizio sanitario prescriverà le elettroniche per smettere di fumare

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Catania 29 Ottobre 2021 – Una decisione che potrebbe avere ripercussioni anche al di fuori del Regno Unito. Così oggi le maggiori testate giornalistiche inglesi hanno riportato la notizia che i medici potranno prescrivere le sigarette elettroniche come dispositivi per smettere di fumare. 

The Medicines and Healthcare products Regulatory Agency” ha pubblicato le nuove linee guida che le aziende produttrici di sigarette elettroniche devono conseguire per l’approvazione dei propri prodotti nel Regno Unito. In precedenza i produttori dovevano richiedere una licenza medica per commercializzare elettroniche. Oggi si legge: “I prodotti destinati alla somministrazione di un medicinale possono essere regolamentati come dispositivi medici o medicinali, a seconda della presentazione e dell’uso del singolo prodotto”

Molti commentatori ritengono che questa scelta potrebbe cambiare l’atteggiamento di diffidenza che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e le sue agenzie hanno avuto finora nei confronti dei prodotti alternativi per la somministrazione di nicotina. Essere sponsorizzati dalle Big Tobacco è stata spesso la principale critica mossa dalle agenzie sanitarie internazionali ai sostenitori della riduzione del danno da tabacco in tutto il mondo.

Il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, commentando la notizia ha affermato: Siamo di fronte ad un passo pionieristico verso una più ampia accettazione e adozione di prodotti senza combustione più sicuri per la sostituzione totale della sigaretta. Questo sviluppo positivo nella lotta contro il fumo dovrebbe essere seguito a livello globale da altre autorità sanitarie.

Il National Health Service britannico (NHS) ha affermato che le sigarette elettroniche non sono completamente prive di rischi. Tuttavia, le revisioni di esperti e i dati scientifici disponibili concordano sul fatto che le sigarette elettroniche regolamentate sono decisamente meno dannose della sigaretta convenzionale.

Nel mondo 1,3 miliardi di persone fumano ancora sigarette convenzionali, otto milioni muoiono ogni anno per malattie legate al fumo di sigaretta. L’onere sociale e finanziario per le nazioni è molto alto sia per l’assistenza sanitaria nazionale che per i risultati intrinseci che il consumo di tabacco ha per i cittadini. L’abitudine al fumo continua a mietere vittime per l’esposizione diretta e indiretta alle sigarette convenzionali, mentre resta sfuggente l’adozione di alternative che possano mitigare e, in parte, risolvere il problema.

In Italia si muore meno di cancro ma il vizio del fumo aumenta tra le donne

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I punti salienti che sono emersi dal volume «I numeri del cancro in Italia 2021», censimento ufficiale delle neoplasie nel nostro Paese presentato qualche giorno fa a Roma all’Istituto Superiore di Sanità, confermano la diminuzione della mortalità per cancro più bassa della media europea. Tra le buone notizie: miglioramenti e sopravvivenza soprattutto negli uomini.

Grazie ai progressi compiuti dalla ricerca scientifica, le percentuali di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi migliorano per tutte le neoplasie attestandosi al 59% negli uomini e al 65% nelle donne. Giordano Beretta, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, ha spiegato che l’analisi della sopravvivenza consente di monitorare la prevenzione e l’efficacia delle terapie, e in Italia aumentano sempre più le persone vive dopo la diagnosi, nel 2020 erano circa 3,6 milioni, il 6% della popolazione, con un incremento del 36% rispetto al 2010.

Qual è la correlazione con il fumo?

Oggi un caso di cancro su tre è dovuto al fumo.

Dai dati raccolti emerge che nel nostro Paese si muore di cancro meno rispetto alla media europea (-13% negli uomini e -10% nelle donne). Dal 2015 a oggi, nei maschi sono diminuite del 18,4% le morti per neoplasie dello stomaco, del 15,6% quelle del polmone, del 14,6% alla prostata e del 13,6% del colon-retto. Aumentano nella popolazione femminile i decessi per i carcinomi della vescica (+5,6%) e del polmone (+5%), strettamente legati al fumo di sigaretta, mentre calano quelli allo stomaco (-25%), colon-retto (-13,2%), ovaio (-9%) e mammella (-6,8%).

Ad influire sono soprattutto gli stili di vita e le cattive abitudini degli italiani.

Se dovessimo considerare i 34.000 decessi per tumore al polmone, 21.700 per il colon-retto, 12.900 per il pancreas, 12.500 per la mammella e 8.500 per lo stomaco, diremmo che oltre un terzo di queste neoplasie non si svilupperebbe di fronte ad uno stile di vita sano e curato.

Non fumare, fare movimento, seguire una corretta alimentazione sono fondamentali nella lotta ai tumori perché rappresentano l’arma più potente per sconfiggerli.

Quasi il 30% dei cittadini è sedentario. Dal 2008 la sedentarietà nella popolazione adulta è aumentata, in particolare al Sud, dove è passata dal 35% nel 2008 a valori che raggiungono quasi il 45% nel 2019. Più di 4 adulti su 10 sono in eccesso ponderale, ovvero il 31,5% in sovrappeso e il 10,8% obeso, con un trend in crescita per l’obesità, non solo nel Sud ma anche al Nord. La pandemia ha fatto segnare, nel 2020, una battuta d’arresto anche nel calo del numero dei fumatori, progressivamente registrato fra il 2008 e il 2019.

Questo rallentamento è sostenuto in particolare dalle donne con più di 35 anni, fra le quali, per la prima volta dal 2008, si registra un’inversione di tendenza con un aumento, modesto ma non trascurabile, della quota di fumatrici. Anche la quota di chi tenta di smettere di fumare scende dal 36% del 2019 al 31% durante la pandemia, in particolare dal 39% al 31% fra le donne.

A rincuorarci, dal rapporto annuale sui ‘Numeri del cancro’, emerge come – nonostante la furia di Sars-Cov-2 – in Italia oggi si muoia di cancro meno rispetto alla media europea.

Disturbo da uso di sostanze, alcol e fumo in gravidanza. Che fare?

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Da non perdere assolutamente il prossimo 17 novembre, il Webinar dal titolo “Disturbo da uso di sostanze, alcol e fumo in gravidanza. Che fare?”, dal taglio prettamente pratico e con esperti di alto valore ed esperienza, affronterà il tema della gravidanza e degli eventi perinatali nel Disturbo da Uso di Sostanze (DUS).

Il Webinar rientra tra le iniziative di formazione gratuita promosse dall’Unità di Medicina delle Dipendenze di Verona rivolte agli operatori del settore.

Il Servizio di Medicina delle Dipendenze è un servizio pubblico dell’Azienda Ospedaliera di Verona che si occupa di dipendenze da sostanze e dipendenze comportamentali. Il programma terapeutico può essere di tipo ambulatoriale o di ricovero a seconda della specifica situazione. Il Servizio esegue solo ricoveri in regime di elezione: i ricoveri devono pertanto essere adeguatamente programmati.

L’Unità Operativa di Medicina delle Dipendenze è stata fondata nel 2000 dal Prof. Paolo Mezzelani ed attualmente diretta dal Dott. Fabio Lugoboni. Inserita nel Policlinico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona è pienamente operativa dal gennaio 2002 ed è l’unica in Italia ad avere posti letto interamente dedicati alla cura di qualsiasi tipo di dipendenza sia lecita che illecita. 

Informazioni sull’evento:

Moderatori: Fabio Lugoboni Angelo Pietrobelli

  • 14.15: Introduzione
  • 14.30: Disturbo da Uso di Sostanze in gravidanza. Ina Hinnenthal.
  • 14.50: La gestione dell’uso di oppioidi e benzodiazepine in gravidanza e neonatologia. Alessandra Pistelli.
  • 16.10: Uso di alcol in gravidanza e di Disturbo dello Spettro Fetale Alcolico. Patrizia Riscica.
  • 16.30: Il fumo in gravidanza. Biagio Tinghino.
  • 16.50: La gestione di cocaina e cannabinoidi. Brunella Occupati.
  • 17.10: La Depressione Post-Partum. Giuseppe Imperadore.
  • 17.30: Discussione. Discussant: Guido Mannaioni.

Mai pensato di smettere mangiando una mela?

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mela e fumo

Una mela al giorno aiuta a togliere il fumo di torno“: sebbene non sia questa la versione originale del famoso detto popolare, esiste un fondo di verità.

Le proprietà di questo comunissimo frutto, infatti, aiuterebbero i tabagisti a perseverare nella scelta di smettere, riparando allo stesso tempo alcuni danni provocati dal fumo.

Scoperta che emerge da uno studio pubblicato sulla rivista European Respiratory Journal, nell’ambito di un progetto finanziato dalla Commissione Europea, riguardante le proprietà di frutta e verdura nei percorsi di smoking cessation.

Secondo questa ricerca, il consumo ortaggi e frutta, in particolare delle mele, contribuisce alla riparazione dei danni polmonari causati dal fumo e interviene nel ritardare il normale invecchiamento di questi organi.

Le origini del frutto

La maturazione avviene tra fine agosto e metà ottobre, nella sua forma perfetta, dolce, succosa e soprattutto ricca di tante proprietà.

Nonostante siano presenti in natura oltre 7000 tipi, se ne possono consumare solo 250.

Ben più sicura la sua origine, identificabile con le zone dell’Asia Occidentale.

La coltivazione delle mele è diffusa in particolare in Cina, dove viene coltivata da oltre 4000 anni, e in Kazakistan, dove non a caso esiste la città di Almaty, letteralmente “il posto delle mele“.

Le sue proprietà

Oltre a polifenoli antiossidanti come il betacarotene e licopene, la mela è ricca di vitamine tra le quali spiccano la vitamina C, la A ed la E, oltre quelle del gruppo B, dalle proprietà idratanti e protettive.

Nella polpa, nella buccia e nei semi si trovano potenti principi attivi dall’azione antiche.

Un valido aiuto soprattutto per chi decide di smettere: questo prezioso frutto contiene sostanze antiossidanti che riescono a disintossicare il corpo rapidamente, attenuando gli effetti dell’astinenza e della dipendenza dalla nicotina.

È ormai noto che chi inizia una dieta a base di frutta e verdura ha più possibilità di smettere di fumare, rispetto agli altri. E allora perchè non farsi tentare da questo frutto?

Del resto, si sa, chi mangia una mela al giorno …

100 esperti contro l’OMS: nuova lettera ai delegati della FCTC

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100 esperti chiedono all’OMS di cambiare l’ostile posizione sulla Riduzione del Danno da tabacco: pubblicata una nuova lettera ai delegati della FCTC (Framework Convention on Tobacco Control dell’OMS).

La lettera in questione inviata dagli specialisti in vista della Cop9 (Ninth Session of the Conference of the Parties) spiega i benefici dell’Harm Reduction e i pericoli che si riscontrerebbero a causa dei divieti.

A firmarla per inviarla ai Capi Delegazione dei Paesi che parteciperanno alla Conferenza, sono cento esperti in Scienza e Politiche di Tabacco e Nicotina che in vista del prossimo 8 novembre, vogliono incoraggiare l’Organizzazione Mondiale della Sanità a promuovere l’inclusione della Riduzione del Danno nell’ambito della Convenzione Quadro sul controllo del tabacco.

Tra i punti più rilevanti sicuramente la spiegazione degli autori che affermano come nell’ultimo decennio l’innovazione abbia permesso di introdurre sul mercato numerosi prodotti che non comportano la combustione di tabacco e l’inalazione di fumo, le sigarette elettroniche prima di tutto.

Sappiamo ormai che il fumo sia responsabile della maggior parte dei decessi dovuti al consumo dello stesso tabacco, mentre i prodotti a rischio ridotto offrono la possibilità di ridurre i danni.

Esistono prove inconfutabili – si legge nella lettera – che i prodotti senza fumo sono molto meno dannosi delle sigarette convenzionali e che possono annullare il fumo a livello individuale e collettivo”.

Ma nonostante le inconfutabili prove, l’OMS continua a ignorare l’importanza dei prodotti a basso rischio e volta le spalle alle strategie di salute pubblica che potrebbero prevenire i danni e milioni di morti legate al fumo.

La lettera impostata su sette punti, affronta tematiche molto importanti e sottolinea l’importanza dello svapo, analizzando inoltre molti degli studi che hanno contribuito a dimostrare l’importanza del vaping per molti ex fumatori.

Le sigarette elettroniche – affermano gli esperti – stimolano a smettere di fumare e potrebbero contribuire agli obiettivi di riduzione delle morti premature”.

Ad accompagnare i sette punti, diverse importanti raccomandazioni:

  1. Fare in modo che la Riduzione del Danno diventi una componente delle strategie globali per raggiungere gli obiettivi in campo di salute;
  2. Valutare adeguatamente i benefici per i fumatori, adolescenti inclusi, e di conseguenza i rischi per chi non può accedervi;
  3. Considerare le conseguenze indesiderate, come l’aumento dei fumatori;
  4. Avviare revisioni indipendentemente dall’OMS e dalla FCTC.

Gli esperti ritengono che sia giunto il momento che la politica globale sul tabacco sfrutti appieno il potenziale della Riduzione del Danno da Tabacco e si augurano che la scienza, la politica e le comunità di professionisti della Salute Pubblica convergano su uno scopo comune per raggiungere la riduzione del carico globale delle malattie legate al tabacco e della mortalità prematura il più rapidamente possibile.

Per scaricare il testo integrale della lettera, clicca qui

Ottobre rosa: smettere di fumare per prevenire il tumore al seno

Anche quest’anno ad ottobre torna il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno per omaggiare e sostenere la ricerca e la prevenzione.

Questa iniziativa nasce nel 1992 negli Stati Uniti, per merito di Evelyn Lauder, la Campagna Nastro Rosa tenta ogni anno di sensibilizzare soprattutto le più giovani su uno dei mali più diffusi nel mondo.

Nel 2020, secondo l’Osservatorio Nazionale, nonostante i casi siano stati 55mila, quasi il 54% degli screening e delle visite previste è stato rimandato o trascurato a causa dell’emergenza dovuta al Covid 19. La pandemia ha portato molte donne a rinunciare o posticipare i controlli di routine ma allo stesso tempo ci ha insegnato che la prevenzione è fondamentale per la salute femminile e che per questo motivo non può più essere rimandata.

A tal proposito, grazie alla giornalista Gabriella Finocchiaro, ne abbiamo parlato con la dottoressa Sara Pettinato, senologa dell’Azienda Ospedaliera Garibaldi e Presidente Commissione Sanità del Comune di Catania.

Non bisogna aspettare il momento giusto, ambulatori e ospedali sono luoghi sicuri e a cui si può accedere con serenità.

In Italia molti ambulatori garantiscono la possibilità di sottoporsi a visite senologiche gratuite e, con l’occasione, diventano un momento di condivisione, dove cercare consigli, trovare materiale informativo e ricevere piccoli consigli da attuare nel nostro quotidiano.

Siete donne fumatrici?

Chi smette riduce enormemente la possibilità di esito positivo da tumore: è stato infatti dimostrato da diversi studi la correlazione tra il fumo di sigaretta convenzionale ed il carcinoma della mammella. Una scelta, quella di smettere di fumare, che deve essere favorita anche da chi ci circonda: gli effetti negativi in termini di decorso patologico possono presentarsi pure a causa del fumo passivo.

I senologi e tutti gli operatori sanitari hanno il dovere di avvertire tutte le loro pazienti sui danni causati dal fumo e sulle possibili strade da intraprendere per uscire dal tabagismo.

Affidarsi ad un centro specializzato in smoking cessation è la prima scelta, il primo vero grande passo. In Italia, sono ormai tantissimi i centri antifumo con personale specializzato che accompagna fumatrici e fumatori verso un percorso di cessazione personalizzato ed efficace. 

Non perdete l’occasione di partecipare a tutte le iniziative di prevenzione che saranno promosse durante il mese di ottobre perché mai come in questo momento, dopo più di un anno di stop forzato per migliaia di visite e di controlli bloccati a causa dell’emergenza sanitaria e delle precauzioni ad essa legate, è dovere di tutti noi tornare a parlare di prevenzione.

STOPTOBER: ti bastano 28 giorni per smettere?

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Torna la campagna antifumo inglese Stoptober, che ha aiutato oltre 2,3 milioni di fumatori britannici a smettere nel corso degli ultimi dieci anni.

Ansia, noia, depressione: mentre nel mondo si torna lentamente a una mai dimenticata “normalità”, sono ancora evidenti gli strascichi psicologici che non riusciamo a superare, causati dai ripetuti lockdown.

Ma allentare le restrizioni significa per molti fumatori ritornare nella stessa routine che era causa della dipendenza da fumo.

E le autorità di salute pubblica inglesi lanciano l’allarme: secondo un recente sondaggio condotto su un campione di 2000 persone in Inghilterra, il ritorno alla normalità potrebbe causare un aumento nel numero di fumatori.

Lavoro e convivialità spaventano i fumatori inglesi

Circa il 47% degli intervistati ha infatti ammesso che il ritorno a situazioni di convivialità con amici e parenti potrebbe indurli a fumare di più.

Stessa percezione avvertita da chi si appresta a tornare in ufficio: il 30% dichiara che sarebbe più incline ad accendersi una sigaretta durante il turno di lavoro.

Numeri che si sommano a quelli rilevati durante la pandemia inglese, quando oltre il 45% dei fumatori intervistati dichiarava di fumare per alleviare la tensione e lo stress dovuti alla situazione.

Un incremento dei fumatori registrato soprattutto nella fascia under 35, come riporta il “University College London Smoking Toolkit Study“.

Nel 2019, il numero di fumatori in questa fascia si attestava intorno al 19%. Nel 2021, si è passati al 24% .

Stoptober: 28 giorni per cambiare

Quest’anno, dunque, la campagna inglese di sensibilizzazione sui danni da fumo assume un ruolo ancora più fondamentale.

Un’iniziativa che si basa sul concetto che se un fumatore riesce a superare l’astinenza e il desiderio per 28 giorni, allora avrà 5 volte più probabilità di riuscire a smettere per sempre.

Un dato che rassicura chi fa fatica a dire no al fumo: oltre i 2/5 di chi vuole smettere ritiene che l’ostacolo principale sia rappresentato dal desiderio di fumare e dalla forza della dipendenza, mentre il 42% imputa un eventuale fallimento allo stress della vita quotidiana.

Per contrastare questa tendenza, Stoptober ha impostato un approccio che si articola su diversi tipi di assistenza: in primis, l’APP ufficiale, che permette di tenere traccia non solo dei miglioramenti, ma anche di ricevere supporto costante e di verificare la quantità di soldi risparmiati non acquistando le sigarette.

I fumatori possono inoltre contare su un bot di Facebook Messenger, una community di sostegno online e un servizio di messaggistica quotidiano.

Chi decide di aderire alla campagna, può avere accesso a un “Personal Quit Plan, che permette di ricevere l’aiuto più consono alle proprie esigenze, mettendo in contato il fumatore con i servizi di cessazione locali.

In merito all’iniziativa, Scott Crosby, Tobacco Control Programme Manager presso Public Health England, ha dichiarato:

Dall’inizio della pandemia, abbiamo registrato un aumento di fumatori nella fascia 18-34 anni. Ecco perché Stoptober quest’anno è più fondamentale che mai. Negli ultimi 10 anni, abbiamo aiutato oltre 2 milioni di fumatori a smettere definitivamente.

Smettere di fumare non migliora solo la vostra salute, ma anche il vostro conto in banca.

Le ricerche dimostrano che se si è in grado di resistere per 28 giorni allora si avranno 5 volte più probabilità di poter smettere del tutto