mercoledì, Giugno 18, 2025
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È ancora cool accendersi una sigaretta in diretta tv?

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Emma bonino sigaretta tv

Con l’avvento dei collegamenti in diretta tv da casa, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, si è inaugurata un’era in cui è diventato normale entrare nei salotti o negli spazi personali degli intervistati.

Quello che prima era considerata un’eccezione, negli ultimi anni è diventata una norma, che ha ridotto di molto le difficoltà legate alla necessità di avere ospiti in studio. Dall’altro lato, però, si ha avuto accesso alla quotidianità delle persone

Pochi giorni fa, a Mattino 5, nota trasmissione mattutina, si apre un collegamento live con la senatrice Emma Bonino per un commento sulla politica estera europea.

Ad un certo punto, inaspettatamente, la Bonino accende una sigaretta con stupore e imbarazzo del conduttore Francesco Vecchi, che l’ha invitata a non fumare. 

Non vogliamo trasmettere questo tipo di immagine” ha spiegato, sottolineando come la trasmissione fosse seguita da milioni di telespettatori.

A questo punto ci si aspettava delle scuse della senatrice che invece, imperterrita e per niente in imbarazzo, ha sottolineato che a casa propria poteva fare quello che voleva.  Incredulo Vecchi ha ribadito il concetto di non fare passare questo messaggio, assolutamente negativo. 

A quel punto Emma Bonino per niente mortificata, ha continuato a fumare, lasciando scemare lo scambio di battute.  

L’episodio ha scatenato un dibattito online tra chi spalleggiava la decisione della senatrice, libera di comportarsi come voleva all’interno della propria abitazione, e chi invece la riteneva una scelta non educativa per il tenore della trasmissione.

La questione è di una tremenda attualità: data la natura molto recente di questi collegamenti, si apre la questione se si possano applicare le medesime regole di collegamenti in presenza.

Premesso che nell’ambito delle propria casa si è liberi di comportarsi nella maniera che più aggrada, è anche vero che la valenza di un collegamento tv va oltre le limitazioni del posto da cui ci si collega.

Fermo restando che, forse, nel 2022, rimaniamo ancora stupiti che si voglia rendere cool o interessante accedersi una sigaretta mentre si discute, una moda ormai superata.

Resta il fatto che, oltre a dare un pessimo esempio, la Senatrice, che ha combattuto per molto tempo contro un tumore e dovrebbe essere la prima sia a smettere di fumare ma soprattutto dare un immagine è una visione certamente diversa da quella apparsa in tv in questa occasione.

Ma come si dice …il bello della diretta , anche se in questo caso è meglio dire “…che brutta figura “ !!!

Difetti metodologici e dati non affidabili: molti studi su ecig non all’altezza

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difetti errori ecig

I risultati dei più noti studi nel campo delle ecig sono necessari per impostare le linee guida delle principali politiche di salute pubblica.

Notando una crescente disinformazione nel campo delle sigarette elettroniche e della riduzione del danno e accorgendosi che molti organizzazioni internazionali, in prima l’OMS, non recepiscono correttamente i messaggi lanciati dagli esperti di settore, un gruppo di ricercatori internazionali, guidati dal CoEHAR, ha voluto valutare se alcuni tra i principali studi del settore fossero condotti nella giusta maniera.

Il risultato?

Gran parte delle ricerche nel campo del vaping contengono errori metodologici importanti, da cui discende un flusso di informazioni fuorvianti che alimenta il caos e la disinformazione soprattutto tra coloro che sono timorosi nell’approcciare il vaping per smettere di fumare.

Un problema che determina una diffusione capillare di notizie cosiddette “acchiappaclick”, basate su studi che contengono rilevazioni errate o soggetti di studio di cui non si considera la pregressa storia clinica o il precedente status di fumatori: insomma, un guazzabuglio metodologico che non facilita il compito di chi invece conduce seriamente le ricerche nel campo del vaping.

Sotto la supervisione della dott.ssa Cother Hajat, dell’Università degli Emirati Arabi Uniti, i ricercatori hanno analizzato i 24 studi più popolari sul vaping e pubblicati sulle più autorevoli riviste internazionali di medicina.

Gli scienziati hanno notato una pletora di errori disastrosi: ogni lacuna è stata identificata, categorizzata e accuratamente studiata.

Lo studio “Analysis of common methodological flaws in the highest cited e-cigarette epidemiology research” non lascia spazi a fraintendimenti: la quasi totalità delle ricerche più note del settore ha rilevato difetti metodologici, mancando di una chiara ipotesi, utilizzando un metodo inadeguato, non rilevando dati essenziali e non correggendo i risultati considerando ovvi fattori di confondimento. 

Molti degli studi analizzati contenevano informazioni soggettive e, analizzando nel dettaglio i lavori che valutavano la possibilità che lo svapo fosse o meno uno strumento valido nei percorsi di harm reduction o cessazione, sono emerse problematiche legate a metriche valutative poco idonee.

La maggior parte degli studi inclusi nella ricerca non ha beneficiato di una appropriata progettazione e non ha dato risposta alle ipotesi e alle domande iniziali presentate. Nel nostro lavoro offriamo delle raccomandazioni pratiche che possono migliorare enormemente la qualità e il rigore della ricerca futura nel campo della riduzione del danno” spiega la dott.ssa Hajat.

Gli autori concludono che molte delle ricerche più influenti sulle sigarette elettroniche sono di scarsa qualità e inadeguate a indirizzare le scelte di salute pubblica e offrire raccomandazioni  pratiche per migliorare al ricerca in questo campo.

“Siamo orgogliosi di annunciare l’analisi più completa mai pubblicata sui difetti metodologici comuni nella ricerca sulla sigaretta elettronica!” dichiara il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

“Invitiamo ricercatori, revisori, redattori scientifici e responsabili politici di tutto il mondo a leggere questo articolo e imparare come prevenire la propagazione di errori comuni che generano una distorsione della verità scientifica.

La reiterazione sistematica degli stessi errori che conducono a una scienza priva di informazioni utili è la nuova pandemia! Sono sbalordito che studi di così bassa qualità abbiano passato la revisione editoriale di prestigiose riviste scientifiche. È in gioco la credibilità degli scienziati nel campo del controllo del tabacco e della loro attività di ricerca!”

Caos in Sudafrica: si potrebbero pagare di più le ecig che le sigarette

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sudafrica ecig tasse
sudafrica ecig tasse

La comunità internazionale accoglie tiepidamente le richieste di esperti e scienziati di adottare misure di controllo del tabacco che tengano conto delle evidenze scientifiche e dei risultati di studi accreditati sul vaping. A farne le spese, ultimi in linea temporale, i cittadini del Sudafrica, che potrebbe vedersi aumentare i costi per le ecig e i prodotti a tabacco riscaldato

Sembra non esserci pace per il mercato delle sigarette elettroniche: secondo la recente proposta di legge del governo del Sudafrica, i prodotti del mercato del vaping potrebbero incorrere in una nuova accisa che, a seconda del contenuto di nicotina o delle dimensioni del singolo prodotto, potrebbe far lievitare i prezzi di mercato anche di qualche decina di euro.

Il paradosso? Le tasse su questi prodotti potrebbero anche superare quelle previste per i tradizionali pacchetti di sigarette.

Una decisione che ha suscitato un allarme crescente tra coloro che sono impegnati nella diffusione di un’informazione corretta in merito alle alternative meno dannose del tabacco combusto.

Legge che, se approvata, spazzerebbe via in un colpo solo anni di evidenze scientifiche e di progressi nel campo del controllo del tabacco e che, di fatto, renderebbe impossibile l’acquisto di sigarette elettroniche e di prodotti a tabacco riscaldato da parte della popolazione a basso reddito.

Se consideriamo che il numero di fumatori in Sudafrica è stimato essere di circa 7 milioni di individui, con 39000 morti fumo correlate ogni anno, l’interesse di chi lavora nel settore è garantire alternative alla classica sigaretta

Tra coloro che si scagliano contro la proposta, la Free Market Foundation, secondo la quale i fumatori “possono optare per prodotti illeciti che sono più economici e costituiscono il 42% del mercato informale delle sigarette. Inoltre, le merci illecite sono più dannose poiché gli standard di produzione non vengono rispettati”.

Come si è arrivati a questa nuova proposta di legge?

In realtà la proposta del ministro delle finanze Enoch Godongwana è abbastanza lineare: utilizzare le linee guida di altri prodotti soggetti a tassazione, come le sigarette, per stabilire una accisa minima per millilitro di soluzione utilizzate nelle ecig, indipendentemente dal fatto che contengano nicotina o meno.

Applicando tali regole, la variazione di prezzo sui singoli prodotti, tenendo conto delle specifiche tecniche, potrebbe variare da pochi euro fino a qualche decina.

Una richiesta, quella del Sudafrica, basata essenzialmente sulle posizioni fuorvianti dell’OMS, che preferisce adottare misure stringenti nei confronti di prodotti alternativi a base di nicotina di cui si hanno prove significative circa la relativa sicurezza, rispetto che porre un freno alla commercializzazione e alla diffusione delle sigarette convenzionali. 

Una scelta non casuale, che arriva in un momento in cui il rapporto tra PIL e debito pubblico sudafricano sta raggiungendo livelli altissimi a causa delle spese elevate dei comuni africani e dell’evasione fiscale.

Un altro esempio di come la tassazione sia usata impropriamente come metodo per controllare il mercato del fumo, senza tenere in considerazione il benessere di chi potrebbe trarre beneficio, in termini di salute, da una classe di prodotti a rischio ridotto.

“Otto mesi fa ho smesso di fumare e ho scelto le ecig”: la storia di Natalia

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ecig smettere fumo natalia
ecig smettere fumo natalia

Passare alle ecig non è semplicemente uno switch tra un metodo di consumare tabacco e un altro, ma una scelta che comporta dei cambiamenti nelle proprie abitudini e nel proprio stato di salute. Ne abbiamo parlato con Natalia, giovane fumatrice che ha scelto di abbandonare la sigaretta tradizionale e orientarsi verso il fumo elettronico

Articolo delle studentesse Alessia Cali e Irene Campisano 

Molte sono le storie di ex-fumatori che sono riusciti a smettere grazie a una forte motivazione interiore, per salvaguardare il proprio benessere o la salute di chi li circonda.

Recentemente abbiamo pubblicato le storie di Francesca e Luigi che, grazie a una grande forza di volontà, hanno deciso di abbandonare le sigarette.

Esistono però molti fumatori per cui smettere si rivela più arduo del previsto. E tanti altri, invece, che non hanno intenzione di farlo.

Le ecig e i prodotti a tabacco riscaldato permettono di soddisfare il bisogno il nicotina e allo stesso tempo di mantenere tutte quelle abitudini tipiche dell’accendersi una sigaretta, offrendo una possibilità in più ai fumatori più incalliti.

Perchè si decide di provare questi prodotti? Come avviene il passaggio?

Lo abbiamo chiesto a Natalia, fumatrice di 33 anni, che otto mesi fa a deciso di provare le ecig: da allora, ha smesso con il fumo convenzionale.

A che età hai provato la prima sigaretta?

La prima sigaretta l’ho provata a scuola all’età di 14 anni.

Come e perché hai iniziato a fumare?

Ero stata influenzata dal mio gruppo di amici e quindi, incuriosita, ho comprato il mio primo pacchetto di sigarette.

Ho cominciato a fumare per costrizione sociale, per sentirmi parte del gruppo che frequentavo, come la maggior parte dei ragazzi a quell’età.

Poi ho continuato perché mi piaceva accompagnare la sigaretta a dei piccoli momenti della mia vita quotidiana.

Ogni quanto fumavi?

Fumavo tutti i giorni, specialmente durante la ricreazione.

Quante sigarette al giorno?

Inizialmente fumavo 3-4 sigarette al giorno.

Crescendo sono arrivata a fumare anche un pacchetto di sigarette al giorno, soprattutto in quei periodi in cui mi sentivo più ansiosa e nervosa.

Come era il tuo stato di salute?

Il mio stato di salute era pressoché buono. Non ho mai sofferto di patologie o problematiche gravi legate al fumo.

Ogni tanto, però, mentre fumavo o dopo, sentivo un peso al petto.

Quando e perché sei passata alla sigaretta elettronica?

Sono passata alle ecig circa otto mesi fa.

Ho deciso di abbandonare la sigaretta convenzionale perché ha iniziato a darmi fastidio il suo odore e soprattutto il sapore che mi lasciava in bocca.

Qual è il tuo stato di salute adesso che fumi la sigaretta elettronica?

Nonostante, prima, non riscontrassi particolari problemi, credo che adesso il mio stato di salute sia migliorato.

La mattina, per esempio, non sento più quel peso al petto che mi provocava la sigaretta convenzionale.

Senti il bisogno di fumare ogni tanto la sigaretta convenzionale?

Anche se sono passati diversi mesi, non sento mai il bisogno di fumarla, anzi, il fumo della sigaretta convenzionale mi dà ancora più fastidio rispetto a prima.

Se dovessi dare un consiglio ad un fumatore di sigarette convenzionali, cosa gli diresti?

Il consiglio che posso dare ad un fumatore di sigaretta convenzionale è quello di fumare meno e di passare alla sigaretta elettronica, che possedendo minori quantità di sostanze nocive, è meno dannosa per la salute e i miglioramenti si riscontrano sin da subito.

Fumando e-cig, hai notato sensazioni differenti?

No, assolutamente. Provo lo stesso piacere che provavo inizialmente con la sigaretta convenzionale.

 Pensi che riuscirai a smettere del tutto o perlomeno a limitare il tuo vizio grazie alle e-cig?

Si. Io penso che le sigarette elettroniche sono un ottimo strumento per fumare meno e per smettere di fumare definitivamente.

Io, per esempio, fumo molto meno grazie alle e-cig, spesso anche solo una sigaretta al giorno.

Smettere dopo 20 anni? Le storie di chi ci è riuscito 

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smettere di fumare interviste storie
smettere di fumare interviste storie

Parlare dei danni del fumo è diverso che riuscire a rappresentare in maniera concreta e completa le sfide quotidiane che vengono affrontate da chi decide di smettere dopo anni durante i quali la sigaretta è stata un sostegno, un vezzo, un supporto.

Un articolo a cura delle studentesse Alessia Cali e Irene Campisano 

Abitudini, input mentali e fisici, sensazioni fallaci di pseudo-benessere, accompagnate però da reazioni fisiche che dicono il contrario: essere fumatori significa vivere un ossimoro, indipendentemente dal numero di sigarette fumate al giorno.

Significa avere bene in mente la consapevolezza che smettere potrebbe cambiare la situazione, ma vivendo un divario interiore tra ciò che il nostro corpo cerca di dirci attraverso alcuni segnali (alito cattivo, fiato corto, pelle invecchiata) e ciò che invece accade a livello interiore, quando ricerchiamo un piacere effimero accendendo una sigaretta.

Capire cosa significa affrontare un percorso di cessazione è la chiave per aumentare la consapevolezza che accendersi una sigaretta è una decisione che ha ricadute profonde.

A raccontarcelo Luigi e Francesca, 52 anni lui 71 lei, tabagisti per vent’anni, che hanno deciso di raccontare non solo come è iniziata la loro avventura con la sigaretta, ma anche il preciso momento in cui hanno capito che la strada che stavano percorrendo poteva essere senza ritorno. 

Quello che colpisce di entrambe le storie è la consapevolezza di dover intraprendere una scelta per sé stessi o per chi ci circonda: cambiare è difficile all’inizio, ma poi con costanza e forza di volontà ci si riesce.

Di seguito riportiamo le interviste integrali a Luigi e, a seguire, quella di Francesca.

A che età hai provato la prima sigaretta? 

Avevo tra i 16 e i 18 anni, ma ho effettivamente iniziato a fumare all’età di 18 anni.

Come e perché hai iniziato a fumare?  

Vedevo gli altri miei coetanei fumare, e quindi per curiosità ho deciso di provare anche io, in realtà non so bene il motivo del perché fumassi, so che ero influenzato dagli altri ma non so dare una risposta riguardo al perché.

Ogni quanto fumavi? 

Fumavo tutti i giorni.

Quante sigarette al giorno?  

Inizialmente dalle 5 alle 6 sigarette al giorno, poi prima di decidere di smettere ero arrivato a fumarne anche 10.

Come era il tuo stato di salute? 

Dopo un po’ di anni sentivo che il mio fiato iniziava a diventare sempre più corto, veniva difficoltoso anche solo fare una partita a calcio, infatti avevo, a volte, la sensazione che mi mancasse l’aria. 

Per quanti anni hai fumato, prima di decidere di smettere? 

Più o meno quindici anni, ho smesso più o meno all’età di 33/35 anni. 

Perché hai deciso di smettere? 

Avevo iniziato a capire che ne ero sempre più dipendente. Ad esempio, inizialmente la mattina non fumavo, e poi ho iniziato a fumare. Ma una sera in particolare mi ha portato a capire di dover smettere: durante la visione di una partita in Tv, senza neanche rendermene conto, avevo fumato tre pacchetti di sigarette da dieci. L’indomani mattina mi sentii malissimo, e da lì ho capito di dover smettere.

Quanto tempo hai impiegato prima che ci riuscissi? 

Prima che riuscissi a smettere del tutto saranno passati sei mesi, ma la voglia di fumare continuava a persistere fin quando non si è placata del tutto.

Quanto è stato difficile? 

Difficile sicuramente, soprattutto il non poter fumare mi rendeva nervoso, e cercavo altri vizi a cui appigliarmi, come il masticare chewing gum. Ma, poi ho trovato qualcosa a cui legarmi, ovvero lo sport. Mi faceva stare bene, e non pensavo più alla sigaretta.

Quali sono stati i cambiamenti nella tua vita? 

Smettendo di fumare i soldi spesi in sigarette riuscivo a spenderli in modo sicuramente più utile, quindi a livello economico sicuramente. E anche le mie abitudini sono cambiate, ho iniziato a fare sport, e ciò migliora ancora oggi la mia salute fisica e mentale.

Hai notato dei risvolti positivi? 

Certamente, oltre a quello economico, sicuramente quello fisico. Ho iniziato a notare che correndo o giocando durante una partita a calcio la mia resistenza era aumentata, e il mio fiato era migliorato. Ho iniziato a notare questi cambiamenti, più o meno, solo dopo un mese da quando avevo smesso.

Cosa diresti ad un fumatore, vale la pena iniziare a fumare? 

Gli direi che non ne vale la pena, vengono spesi soldi per una cattiva abitudine che non ti da nessun vantaggio né a livello fisico né mentale, oltre ai problemi di salute, infatti, la dipendenza è una delle cose peggiori, quando ho smesso era come se sentissi la mancanza qualcosa.

Se tornassi indietro, rifaresti la scelta di smettere di fumare? 

Assolutamente sì, sono felice della scelta che ho fatto.

La storia di Francesca

A che età hai provato la prima sigaretta?  

Ho iniziato all’età di 18-19 anni, prima solo sporadicamente, solo una sigaretta ogni tanto, poi mi sono sposata e con mio marito, anche lui fumatore, ed ho iniziato a fumarne 3/4 al giorno.

Come e perché hai iniziato a fumare?   

Non so dare una risposta del perché ho iniziato a fumare, magari volevo solo provare, ero curiosa. Con il tempo, però, è diventata più un’abitudine. Di conseguenza non avevo davvero una motivazione per cui fumare.

Ogni quanto fumavi?

Fumavo tutti i giorni, soprattutto dopo il caffè.

Quante sigarette al giorno?

Fumavo 3/4 sigarette al giorno all’incirca.

Come era il tuo stato di salute?

Il mio stato di salute era buono, forse perché non ne ho mai abusato.

Per quanti anni hai fumato, prima di decidere di smettere?  

Ho fumato per circa 20 anni, quando ho smesso ne avevo 39.

Perché hai deciso di smettere?

Il motivo è molto semplice, mio marito anche lui fumatore, ha avuto un infarto; quindi, una volta uscito dall’ospedale ha deciso di smettere subito di fumare, così ho fatto anche io. L’ho fatto per lui, anche se c’è voluta tanta forza di volontà, non volevo che aspirasse fumo passivo, o che sentisse l’odore del fumo, così facendo gli avrei soltanto reso più difficile il continuare nel suo intento, ovvero quelli di non fumare.

Quanto tempo hai impiegato prima che ci riuscissi?  

In realtà subito, ho smesso subito dopo la sua uscita dall’ospedale. Avevo comprato un pacchetto di sigarette, in verità, prima di tornare a casa, ma poi ci ho ripensato, quel pacchetto non è mai stato aperto, ho ritenuto fosse meglio così per tutti.

Quanto è stato difficile? 

Non è stata molto dura, la forza di volontà è tutto soprattutto in situazioni del genere. Certo, quando ne sentivo l’odore, mentre gli altri fumavano era difficile.

Quali sono stati i cambiamenti nella tua vita?

Sicuramente è cambiata in meglio, anche se non ho notato grandi cambiamenti anche a livello fisico, però sappiamo tutti che la sigaretta fa male, ma anche a livello economico, ho capito che non ne vale la pena.

Cosa diresti ad un fumatore, vale la pena iniziare a fumare?  

Assolutamente no, non ne vale la pena. Lo ricordo sempre alle persone che amo, ai miei figli che fumano. La sigaretta non risolve i problemi né aiuta a stare più tranquilli ed essere meno nervosi, anzi al contrario.

Se tornassi indietro, rifaresti la scelta di smettere di fumare?

Si certo lo rifarei, anzi se avessi avuto la possibilità di tornare indietro non avrei ma deciso di iniziare. Ma purtroppo negli anni 80/90 non c’era tutta questa informazione, non conoscevo tutti i rischi che poteva comportare. Quindi l’informazione ad oggi è davvero molto importante.

Emoji su Whatsapp: perchè l’app potrebbe essere contro il fumo?

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Secondo un’interessante teoria, l’associazione tra gruppi di emoji sul famoso servizio di messaggistica istantanea potrebbe non essere del tutto casuale.

Tra i disagi causati dal fumo di sigaretta, ce n’è uno che riguarda in maniera particolare le persone che ci stanno vicino. La puzza di sigaretta, che precede il tabagista, è tra i principali fastidi che chi non fuma può subire.

E se anche lo smartphone, il braccio armato della comunicazione e delle relazioni sociali odierne, avesse qualcosa da ridire in merito?

Sì, stiamo parlando di tecnologia. Sappiamo che tra i tanti aiuti per avviare la propria crociata contro il fumo, se ne trovano diversi anche sul versante tecnologico, in particolare se parliamo di cellulari.

Esistono infatti varie applicazioni per smartphone che si propongono come validi strumenti per aiutare i fumatori a smettere definitivamente di fumare.

Ma i telefonini potrebbero essere portatori di una valida, quanto inaspettata, campagna antifumo, soprattutto per i più giovani.

La teoria che Whatsapp sia contro le sigarette, e il fumo in generale, nasce dall’osservazione della disposizione delle emoji all’interno dell’applicazione di messaggistica. Avete mai notato che la maggior parte delle emoji sono disposte in modo da mettere vicine quelle che hanno una particolare correlazione? Questa impostazione nasce per facilitare il più possibile la persona nella ricerca quando scrive un messaggio.

La teoria è interessante perché alla base di questa osservazione c’è la vicinanza tra due emoji correlate sulla base di un principio di correlazione concettuale: nel caso della sigaretta, l’emoji è associata a quella della bara, che richiama a sua volta il concetto di morte.

Altro fattore interessante è che, dopo l’ultimo aggiornamento dell’applicazione, si è aggiunta un’altra icona ad arricchire il tutto: una lapide. Sembrerebbe non esserci alcun dubbio sul messaggio che si vuole veicolare.

Messaggi ironici e leggeri come questi veicolati da app ormai famosissime come Whatsapp potrebbero riuscire ad accendere una sana riflessione sui danni fumo correlati?

The cigarette is over: la fine artistica e culturale della sigaretta

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The cigarette is over

Si è inaugurata il 10 marzo la mostra The cigarette is over, il progetto artistico promosso da Inside Art, con la sponsorizzazione di ANAFE e LIAF, che ha coinvolto alcuni giovani artisti della RUFA, Rome University of Fine Arts. L’artista più rappresentativo è stata premiato nel corso della serata iniziale: a vincere il giovane Lorenzo Finardi, con l’opera Brucia come la carta

Il rapporto che unisce l’arte alla rappresentazione del consumo di tabacco ha origini di molto precedenti ai moderni esempi delle pubblicità progresso: sin dal Cinquecento infatti, il fumo ha trovato largo spazio nelle opere pittoriche di grandi esponenti dell’arte, soprattuto se provenienti dall’area dei Paesi Bassi.

Almeno inizialmente, però, tali rappresentazioni identificavano il fumo come un’abitudine scostumata, da riservarsi agli esponenti degli strati inferiori della società: spesso i soggetti ritraevano contadini, ubriaconi o frequentatori di taverne, ritratti con lunghe pipe accese. 

Fu solo dopo qualche secolo, verso il Settecento, che l’atto del fumare fu associato a figure più elevate, borghesi, in una sorta di celebrazione auto-distruttiva di un pratica che, ad oggi, sappiamo essere letale.

Una menzione a parte deve essere fatta per Vincent van Gogh, che spesso nei suoi quadri inseriva l’elemento della sua amata pipa, che gli costò la cessione di un sua opera pur di ripagare i debiti con un tabaccaio locale.

Uno dei suoi quadri più significativi, Teschio con sigaretta accesa, che potrebbe trovare spazio all’interno delle più moderne pubblicità antitabacco.

Dunque, che l’arte sia un’accompagnamento verso la fine concettuale e artistica della sigaretta, lo hanno dimostrato i giovani partecipanti alla mostra The cigarette is over, un’esibizione artistica realizzata da Inside Art, con la partecipazione di ANAFE e LIAF.

I giovani artisti della RUFA, Rome university of Fine Arts, hanno messo in mostra presso lo spazio espositivo Fondamenta Gallery la loro personale interpretazione della parabola discendente della sigaretta, oggi espressione di antivalori , come la sporcizia ambientale, l’antisocialità, l’omologazione e lo scarso amor proprio.

Strumenti diversi, dalla fotografia al video, dalle installazioni che uniscono forma e suono alle rappresentazioni site specific.

Un’interessante visione che accompagna lo spettatore nel chiedersi se il calo di fumatori o comunque la riduzione dell’appeal della sigaretta sia associabile anche alla perdita dei riferimenti culturali a cui la sigaretta era associata.

Gli artisti che hanno esposto le loro opere durante la mostra sono sono Sara Antonellis; il collettivo composto da Claudia Coppola, Agnese De Luca, Federica De Salvatore, Alessandra Florea e Andrea Ferretti; Lorenzo Finardi; Janneke Leenders; Mirko Pizzichini e Nicole Scilipoti; Clarissa Secco; Nonnoburro e Matilda Volpini.

Oggi abbiamo conferma che soprattutto i giovani stanno cambiando percezione e che l’arte rimane un veicolo di diffusione potentissimo, con un’eco enorme” racconta Umberto Roccatti, presidente di Anafe.

Non è solo più consapevolezza della salute, ma il fumo è un qualcosa di socialmente non più accettabile. È confortante vedere le opere di questi giovani che intendono il fumo come qualcosa di non più emancipante. Nelle opere esposte c’è solitudine, c’è amarezza e cupezza, e questo è evidente. Penso sia un bene che si inizi ad instaurare questo tipo di percezione”.

L’artista Lorenzo Finardi e il Presidente di ANAFE, Umberto Roccatti

A vincere il premio il giovane Lorenzo Finardi, con l’opera Brucia come la carta, una fotografia raffigurante un uomo fatto di giornali intento ad accendersi una sigaretta destinata, come la miccia di una bomba, a distruggerlo.

La tela è stata volutamente bruciata in alcuni punti per simboleggiare il lento deterioramento del soggetto.

Un’opera che, per Roccatti, ha lasciato intravedere “una certa potenza comunicativa“.

“Arte e fumo di sigaretta sono da sempre, purtroppo un binomio mal sposato ma un divorzio civile è ancora possibile. La soluzione è utilizzare il potere incisivo e multiculturale dell’arte per veicolare un messaggio positivo antifumo: la bionda non rappresenta più nessun simbolo di stile.

Dobbiamo utilizzare l’arte e le occasioni di ritrovo pubblico per invitare i fumatori a smettere definitivamente e per lanciare ai ragazzi il messaggio che provare a iniziare è assolutamente sbagliato.

Sappiamo anche, come detto più volte, che per chi non riesce a smettere di fumare da solo, il passaggio alle sigarette elettroniche è una soluzione a rischio ridotto che può aiutare a cambiare stile di vita. Eventi come quello di oggi rappresentano il futuro della comunicazione antifumo ed è su questa strada che continueremo a lavorare” – ha aggiunto il Presidente di LIAF, Ezio Campagna.

La mostra rimarrà visibile fino al 19 marzo e visitabile gratuitamente tutti i giorni dalle 10 alle 18 previo appuntamento inviando un’e-mail a [email protected].

Denti meno bianchi causa fumo? Smettere può invertire il trend

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odon denti

Se fosse proprio quella sigaretta in più ad aver rovinato l’aspetto di un semplice sorriso? Secondo uno studio dei ricercatori del CoEHAR, i denti dei fumatori sono molto meno bianchi rispetto a chi non ha mai fumato. Ma smettere può invertire la tendenza

Sin dall’antichità, la necessità di prendersi cura del proprio sorriso ha richiesto capacità di inventiva e di adattamento: sono giunti fino a noi reperti risalenti all’epoca egizia, e anche precedenti, che ritraggono antiche tecniche odontoiatriche.

Basilari, chiaramente, ma che denotano la volontà di prendersi cura dei propri denti con miscele di erbe e spezie, per contrastare l’alito cattivo e limitare la diffusione di batteri nel cavo orale.

Sebbene esistano testimonianze storiche di precursori dello spazzolino in Cina già attorno al 1500, per ottenere un prodotto più resistente dobbiamo saltare direttamente al XIX secolo.

Eppure, nonostante la lotta per avere denti più bianchi sia stata una vera e propria conquista del genere umano, ad oggi esistono cattive abitudini che ne pregiudicano la salute e il colore.

Quali? Il fumo in primis.

Secondo una ricerca condotta dai ricercatori del CoEHAR, intitolata “Repeatability of dental shade by digital spectrophotometry in current, former, and never smokers“, condotta in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Bologna coordinati dal prof. Giovanni Zucchelli, docente di Paradontologia, i denti dei fumatori sono significativamente meno bianchi di quelli dei non fumatori.

Tuttavia, l’aspetto del sorriso migliora dopo aver smesso di fumare.

L’obiettivo finale di migliorare il colore dei denti può diventare un motivo molto più convincente per smettere di fumare, soprattutto tra coloro che ritengono che la questione dell’aspetto dei loro denti sia di fondamentale importanza (aspetto generale rovinato a causa dello scolorimento dei denti e delle macchie di catrame o di tabacco).

In genere, la valutazione del colore dei denti viene eseguita “ad occhio”, mediante il confronto visivo con scale di colore predefinite: un metodo soggettivo ed impreciso.

Durante lo fase di ricerca è stata invece utilizzata la tecnica della spettrofotometria digitale di ultima generazione è stata utilizzata per misurare con grande precisione gli indici di tonalità del bianco dei denti, al fine di confrontarli tra fumatori, ex-fumatori e non fumatori.

Siamo orgogliosi dei risultati della nostra ricerca che dimostrano che i denti dei fumatori sono molto meno bianchi di quelli dei non fumatori. Inoltre, l’indice di tonalità del bianco dentale degli ex-fumatori si è collocato in una posizione intermedia tra fumatori e non fumatori” – spiega il prof. Giovanni Zucchelli, docente di Paradontologia dell’Università di Bologna.

Le discromie dentali causate dal fumo di sigaretta non sono permanenti e il processo può essere invertito smettendo di fumare.

Secondo la ricerca, la spettrofotometria digitale potrebbe risultare vantaggiosa anche per altre valutazioni, in quanto può misurare con precisione le alterazioni nelle tonalità del bianco dei denti.

In termini di salute pubblica, questi studi potrebbero avere un impatto enorme, secondo Riccardo Polosa, professore di Medicina e fondatore del CoEHAR dell’Università di Catania. Le persone che ritengono che problemi quali l’alito cattivo o l’aspetto del proprio sorriso siano questioni importanti, potrebbero essere fortemente influenzate da considerazioni estetiche nella loro decisione di smettere di fumare.

Per esempio, che differenze esistono nel sorriso di chi passa dalle sigarette convenzionali ai prodotti senza combustione? Passando a strumenti a rilascio di nicotina prive di catrame (come sigarette elettroniche o prodotti a tabacco riscaldato) è possibile migliorare la salute orale e il bianco dei denti dei fumatori?

Per dare risposta a queste domande, i ricercatori del CoEHAR stanno conducendo uno studio internazionale che mira a valutare l’impatto dell’utilizzo delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato sulla salute orale e sull’estetica del sorriso su un campione di oltre 600 persone.

Associazione SCOHRE: rischio norme europee troppo stringenti

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Al centro dell’ultimo incontro online promosso nei giorni scorsi da Scohre, l’Associazione Internazionale per il Controllo del Fumo e la Riduzione del Danno, “Un nuovo sguardo sulla salute pubblica” (A new gaze of public health), temi come la tassazione o il divieto dei prodotti tradizionali del fumo.

Fonte: adnkronos.com (link)

La sessione prevista per il 2 marzo e promossa in forma mista sia in presenza che online, era inserita all’interno del PANHELLENIC CONGRESS OF PUBLIC HEALTH 2022, evento durante il quale è stata messa in risalto la necessità di un approccio più ampio e meno frammentato alle politiche di riduzione del danno anche in Europa, dove il fumo di nuova generazione rischia di andare incontro a norme europee più stringenti.

A coordinare l’evento la prof.ssa Anastasia Barbouni, docente di salute pubblica e prevenzione delle malattie all’Università “West Attica” di Atene e il prof. Ignatios Ikonomidis, docente di cardiologia presso la National and Kapodistrian University di Atene.

Tra gli ospiti, alcuni tra i maggiori esperti di salute pubblica a livello internazionale: Dimitri Richter, capo del dipartimento di cardiologia presso l’Euroclinic Hospital di Atene, Karl Fagerström, professore emerito e membro fondatore di SCOHRE, e Andrzej Fal, presidente della Polish Society of Public Health.

Cosa ne sarà dell’utilità dei prodotti a basso rischio?

Ad emergere è la questione del ruolo dei dispositivi alternativi al fumo tradizionale nelle politiche di controllo del fumo come le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato, che hanno un diverso profilo di rischio, indubbiamente più basso.

Andrej Fal, Presidente della Polish Society of Public Health e membro di Scohre, ha affermato: “Garantire a questi prodotti una tassazione inferiore rispetto a quella delle sigarette tradizionali può aiutare nel percorso di abbandono del fumo tradizionale”.

Secondo gli esperti, si pensa che possa risultare vincente seguire l’esempio della FDA (Food and Drug Administration) americana, che adotta già un riferimento alla riduzione del danno, ovvero un approccio che considera i prodotti alternativi alle sigarette tradizionali come mezzo meno tossico e nocivo per affrontare il problema della dipendenza dal fumo.

L’Europa dovrebbe fare lo stesso e non mantenere un approccio così frammentato.

Questo risulta essere un limite per i prodotti a rischio ridotto perché secondo gli esperti della Riduzione del Danno, tanti approcci tutti diversi risultano molto limitanti.

Richter riporta come validi esempi da seguire i casi del Regno Unito e della Svezia, dove nel primo caso le sigarette elettroniche vengono offerte come strumento complementare alle terapie sostitutive con la nicotina per smettere di fumare e nel secondo perché si parla del primo Paese europeo che ha raggiunto l’obiettivo di abbassare il tasso di fumatori sotto la soglia del 5 per cento, proprio grazie all’utilizzo dei prodotti da fumo alternativi.

Quello che si evince da quest’ultimo confronto è che mantenere una pressione fiscale elevata sui dispositivi alternativi al fumo tradizionale può disincentivare chi vuole smettere di fumare.

Fumo all’Università, un questionario della Statale di Milano racconta l’andamento dopo il Covid

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L’Università Statale di Milano ha pubblicato i risultati del questionario sulle abitudini al fumo in università somministrato agli studenti dell’ateneo milanese nei mesi scorsi.

Lo studio rientra nell’ambito del progetto “La Statale smoke-free per stili di vita liberi dal fumo” condotto dalla prof.ssa Silvia Fustinoni, docente di Medicina del Lavoro dell’Ateneo, e dalla ricercatrice Laura Campo. Si tratta di una campagna per diffondere conoscenza e consapevolezza sull’abitudine al fumo da parte della sua comunità studentesca.

Il questionario, che ha avuto più di 7mila risposte è solo il primo step di questa campagna e i risultati sono stati di grande impatto.

Ecco come hanno risposto gli studenti:

Il 64% dei partecipanti si è dichiarato non fumatore, il 19% fumatore di sigarette tradizionali, il 10% ex-fumatore, il 3% utilizzatore di sigaretta elettronica o prodotti a base di tabacco riscaldato e il 4% utilizzatore duale.

Si sono osservate notevoli differenze tra le facoltà: si fuma di più a Scienze Politiche Economiche e Sociali (SPES) (35%) e Giurisprudenza (33,6%) e di meno a Medicina e Chirurgia (19%) e Scienze del Farmaco (20,2%).

La pandemia da Covid-19 ha cambiato le abitudini al fumo del 18% degli studenti: tra questi, il 58% ha smesso di fumare o ha diminuito il numero di sigarette convenzionali o elettroniche al giorno, mentre il 33% ha iniziato a fumare o ha aumentato il numero giornaliero di sigarette tradizionali o elettroniche.

Le sigarette elettroniche o i prodotti base di tabacco riscaldato sono utilizzate principalmente perché ritenute dai più giovani un’alternativa alla sigaretta tradizionale (43 e 46%), perché sono di moda o per curiosità (35 e 29%) e perché sono ritenute meno pericolose per la salute rispetto alla sigaretta tradizionale (43%).

Il 41% dei partecipanti ha dichiarato di essere stato esposto a fumo passivo nell’ultima settimana. Il fumo passivo di sigaretta tradizionale è ritenuto dannoso per la salute dal 94% dei rispondenti.

Altrettanto importante, oltre questi dati, è quello che emerge dal questionario riguardo le normative nazionali. Gli studenti sono a conoscenza delle normative nazionali sul fumo, ma risultano invece poco conosciute le normative che riguardano la scuola. Interessante, però, che partecipanti si sono dimostrati favorevoli ad accogliere nuove iniziative dell’Ateneo per proteggere la salute dei non fumatori e per aiutare chi vuole smettere di fumare.