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Legge Sirchia: Italia primo paese a “delimitare” i fumatori

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Tra rivoluzioni conclamate ma anche dubbi e perplessità, di certo un pò di strada è stata fatta dall’introduzione della legge 3/2003 (art. 51: “tutela della salute dei non fumatori”).

Il dato certo è che l’Italia è stato il primo grande Paese europeo a regolamentare l’abitudine dei tabagisti, ponendo delle regole ben delimitate.

L’applicazione del divieto di fumo di sigaretta convenzionale nei locali pubblici oggi è stimata al 91,9% e per i luoghi di lavoro al 93,9%. Il controllo sugli esercizi commerciali è stato serrato e ha dato i suoi frutti.

Lo stesso non può dirsi per le strutture pubbliche dove sino a pochi mesi fa, ricordiamo, si fumava addirittura nelle aule del Parlamento, secondo quanto denunciato anche da noi della LIAF.

La sensibilizzazione  nei confronti del fumo passivo procede però velocemente. L’introduzione delle nuove normative volute dall’ex Ministro Beatrice Lorenzin, con il divieto di fumo nelle pertinenze di ospedali, luoghi di interesse sociale e in auto in presenza di minori, hanno rappresentato segnali positivi.

Dal 2005 ad oggi il numero di tabagisti è sceso drasticamente. Secondo l’ISS Istituto Superiore di Sanità la diminuzione è dovuta alla percentuale di cessazione femminile e alle campagne antifumo diffuse in questi ultimi anni.

Tuttavia, gli utilizzatori di sigaretta elettronica in Italia oggi sono più di 1 milione e mezzo. Un dato che non può essere ne sottovalutato ne commentato genericamente.

Quasi il 2% della popolazione (circa 900.000 persone) utilizza sigarette elettroniche. E a questi bisogna aggiungere gli utilizzatori di prodotti a tabacco riscaldato, che recenti stime, avrebbero raggiunto nel 2019 il 4% del mercato.

Nonostante la Legge Sirchia abbia un pò patito l’assenza di valide soluzione per l’applicabilità delle sue norme, il bilancio dell’abitudine al fumo tra il 2005 e il 2020 in Italia è positivo. Le vendite di prodotti da tabacco è sceso del 32% ed è cresciuto (tra alti e bassi) il mercato dei prodotti a rischio ridotto a dimostrazione del fatto che la possibilità di ridurre i danni, per chi non riesce a smettere da solo, è almeno stata riconosciuta come valida alternativa.

Salute polmonare e sigaretta elettronica: nessun danno

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Un nuovo studio pubblicato su PUBMED ha valutato gli effetti delle sigarette elettroniche sulla salute polmonare.

Lo studio, finanziato con un grant della Fondazione Umberto Veronesi e condotto presso l’Istituto Europeo di Oncologia, nasce in collaborazione con il programma COSMOS (I e II) dello IEO, finalizzato a realizzare un protocollo di diagnosi precoce del tumore al polmone.

Nei programmi COSMOS e COSMOS II vengono arruolati fumatori ed ex-fumatori con più di 50 anni di età e un lunga storia di fumo con lo scopo di individuare precocemente la presenza di un tumore al polmone in una popolazione particolarmente a rischio.

Per spiegare ancora meglio i risultati di questo nuovo studio, abbiamo chiesto direttamente al primo autore dello studio, il professor Claudio Lucchiari:

L’uso della sigaretta elettronica e dunque il vaping sono oggi oggetto di una necessaria valutazione rispetto alla sicurezza e alla salute polmonare. La recente diffusione di questi strumenti è stata così repentina da non permettere al momento di trarre conclusioni certe, soprattutto rispetto agli effetti a lungo termine o in particolari condizioni (per esempio, la gravidanza).

In effetti, durante lo studio e la successiva fase di osservazione, nessun partecipanti ha riportato problemi rilevanti correlati all’uso della sigaretta elettronica. Da ciò ne è derivato un effettivo beneficio rispetto alla salute polmonare in tutti i partecipanti che hanno smesso di fumare le tradizionali sigarette.

Tuttavia, è importante che l’utilizzatore di sigarette elettroniche sia informato circa i possibili effetti collaterali, così da potersi rivolgere al proprio medico in caso di necessità e verificare la correlazione tra sintomo e vaping”.

Basandosi sui dati di follow up a 3 e 6 mesi, è emerso che i soggetti studiati mostrano un miglioramento generale nelle condizioni polmonari, con una sostanziale riduzione di tosse e catarro.

E’ importante che l’utilizzatore sia a conoscenza dei rischi delle sigarette elettroniche e in particolare di alcune composizione e/o specifici ingredienti, così come i fumatori sono al corrente dei rischi del tabacco. Questo è un aspetto forse sottovalutato in relazione anche al fumo di prodotti diversi dal tabacco, spesso “comunicati” come sicuri sul piano polmonare e invece parimenti insidiosi. I dati di cui disponiamo non permettono di considerare il vaping (indipendente dai liquidi) un’attività del tutto estranea a potenziali rischi per salute polmonare in soggetti con particolare vulnerabilità”.

Un documentario di Foundation for a Smoke Free World racconta il centro di ricerca CoEHAR, un’eccellenza siciliana

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Catania, 9 Gennaio 2019 – I media americani hanno diffuso il documentario, realizzato a Catania dalla regista Melonie Koastman e promosso dalla Foundation For a Smoke Free World, sulle attività scientifiche del CoEHAR, il Centro di Eccellenza Internazionale per la Ricerca sulla Riduzione del Danno da Fumo diretto dal prof. Riccardo Polosa dell’Università degli Studi di Catania. 

Il CoEHAR è il primo centro di ricerca al mondo con un focus scientifico sulla riduzione del danno che utilizza macchinari ad alta tecnologia e riunisce centinaia di ricercatori e decine di università straniere. Il Centro oggi è formato da 50 docenti afferenti a 12 Dipartimenti diversi dell’ateneo catanese ed un Comitato Scientifico Indipendente, composto da studiosi di fama mondiale. Grazie a numerosi accordi quadro di Cooperazione, il CoEHAR collabora con più di 20 università sparse in tutto il mondo (Stati Uniti, Inghilterra, Marocco, India, Indonesia, Nuova Zelanda, Romania, Grecia, Iran, Svezia, Polonia, Brasile e Russia). 

Una collaborazione scientifica internazionale che vede l’ateneo catanese all’apice di una rivoluzione culturale che potrebbe far conquistare a Catania il titolo di capitale mondiale della Riduzione del Danno. Questo il commento del prof. Riccardo Polosa: “Siamo orgogliosi di poter portare i risultati della nostra ricerca nel mondo. Credo che la vera mission di un buon sistema universitario sia creare percorsi di eccellenza in grado di accogliere e fare esprimere al meglio le idee dei nostri ricercatori in un circuito di prestigio internazionale”. 

Nicotina: falsi miti e verità

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La nicotina è uno stimolante ed è il composto naturale principale della pianta del tabacco ed è presente soprattutto nelle foglie. Essa si trova in quasi tutti i prodotti a base di tabacco, ma anche in pesticidi e alcuni tipi di medicinali, come quelli utilizzati nei percorsi di smoking cessation (es. gomme, cerotti ed inalatori), e può avere effetti positivi per la stimolazione cognitiva e nella gestione di patologie depressive, disturbi appartenenti allo spettro schizofrenico e ADHD.

La nicotina può essere dannosa?

SI, ma non costituisce la causa principale dei danni provocati dal fumo di sigaretta tradizionale. Sebbene la comunità scientifica internazionale abbia spesso dibattuto sul tema, oggi è quasi unanime il pensiero che la nicotina non provoca danni ai polmoni, e – ai dosaggi normalmente assunti dai fumatori – non è un veleno. Inoltre, sebbene essa può provocare una accelerazione del battito cardiaco e un aumento della pressione, non è un fattore di rischio significativo per eventi cardiovascolari.

Insomma, la nicotina non è la causa principale del danno da fumo. Si muore per il catrame non per la nicotina.

Prof. Riccardo Polosa

Il danno da fumo proviene dall’inalazione delle migliaia di sostanze cancerogene sprigionate durante il processo di combustione.

Attenzione! La nicotina è velenosa se assunta in elevate concentrazioni e può aggravare problemi di salute preesistenti. E’ dannosa se assunta durante la gravidanza perché può causare danni al feto e negli adolescenti può incidere sullo sviluppo cerebrale e sulle dipendenze future.

La nicotina crea dipendenza?

Si. E questo purtroppo rende il percorso di uscita dal tabagismo molto più complesso. La velocità con cui la nicotina viene introdotta nel flusso sanguigno e raggiunge il cervello influisce sul grado di dipendenza. Dunque, nei soggetti fumatori l’assunzione di nicotina è molto più rapida ed è causa di dipendenza, mentre, al contrario, nelle terapie sostitutive come cerotti o gomme la nicotina è rilasciata in dosi minori e più lentamente. La dipendenza, inoltre, dipende anche da fattori genetici, personologici e sociali che possono incrementarne o diminuirne l’intensità.

Sigaretta elettronica. La nicotina è dannosa?

C’è un consenso nascente nel campo della scienza e della salute pubblica per la confermata sicurezza della nicotina e di altri prodotti non combustibili. Cerotti, gomme e inalatori contenenti nicotina non sono completamente esenti da rischi, ma a confronto dei prodotti combustibili la minaccia che possono rappresentare per la salute pubblica è irrilevante. Un recente studio internazionale del Drug Science (Comitato scientifico indipendente sulle droghe), confrontando i danni provocati dai vari prodotti contenenti nicotina, ha stimato che la sigaretta elettronica ha un indice di rischio pari a 4, dove quello delle bionde tradizionali è considerato 100. 

Ad esempio, in Inghilterra e Svezia il tasso di fumatori è tra i più bassi in Europa, a causa dei molti fumatori che decidono di passare rispettivamente alla sigaretta elettronica o allo snus (tabacco masticabile).

Le ricerche sulla sigaretta elettronica hanno aumentato la necessità di informazioni sulla nicotina. Anche se molti fumatori ne hanno già capito la rilevanza, purtroppo regna ancora il falso mito che la nicotina sia la causa dei problemi alla salute legati al fumo. Non è vero.

Per lo studio “Global burden of Disease” il fumo è il fattore di rischio numero 1 nei paesi nordici

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Lo studio “Global Burden of Diseases, Injuries and Risk Factors” del 2017 ha analizzato sia i fattori di rischio, letali e non, sia il tasso di incidenza delle malattie nelle regioni del Nord Europa.

Nonostante differenze socio-culturali, Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia mostrano similitudini in termini di qualità della vita, economia e parità di genere. Il modello nordico si sviluppa intorno alla “sicurezza sociale”, termine che comprende un sistema a 360° di assistenza al cittadino, dall’istruzione gratuita a un sistema sanitario nazionale accessibile da tutti. Le differenze di sviluppo sociale determinano fattori di rischio e di incidenza delle patologie diversi da stato a stato.

Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale The Lancet, si basa sulla classificazione dei fattori di rischio e della cause di malattia in quattro livelli distribuiti in ordine crescente. In particolare, i risultati presi in oggetto riguardano 167 cause dirette e 39 fattori di rischio generali della popolazione appartenenti al livello 3.

Analizzando sia la popolazione maschile che quella femminile, è emerso che il fumo è il fattore di rischio numero uno per l’incidenza di patologie di diverso tipo per entrambi i sessi in tutte le nazioni studiate, a parte per i maschi in Svezia (secondo posto) e per uomini e donne in Finlandia (quarto posto). 

Politiche sociali e di prevenzione relative al fumo più o meno efficaci determinano tassi di incidenza di patologie fumo-correlate diversi: in Danimarca, ad esempio, dove tali politiche sono meno restrittive che in altri paesi nordici, il fumo rappresenta uno dei fattori di rischio da tenere maggiormente sotto controllo, a differenza della Norvegia, dove la regolamentazione del tabacco passa attraverso norme più severe.

Secondo lo studio, il fumo, in tutte queste nazioni, è causa del 16,4% delle patologie cardiovascolari e del  23,7% di tumori. Tassi che si alzano se si considera la sola popolazione femminile danese.

In Svezia, invece, l’utilizzo di snus diminuisce il tasso di incidenza delle patologie direttamente correlate al vizio del fumo. 

Fumo che risulta essere molto meno diffuso tra i giovani che tra gli adulti: se le regioni nordiche continueranno con successo nelle loro politiche di smoking cessation e prevenzione a livello giovanile, il tasso sembra destinato ad diminuire.

Danimarca, Norvegia, Finlandia, Islanda e Svezia sono tra le 13 nazioni al mondo a mostrare un declino nel tasso di diffusione del fumo tra il 1990 e il 2015.

Storicamente oggetto di una storia simile e geograficamente vicine, queste nazioni si prestano a poter condividere tra loro sistemi di assistenza sanitaria e lotta al fumo , soprattutto alla luce dei dati che riguardano la Danimarca, dove il fumo risulta essere un problema sanitario e sociale più allarmante che negli altri paesi. 

Catania capitale dell’Harm Reduction. Gli auguri del prof. Riccardo Polosa

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Cari tutti, 

in occasione delle imminenti festività natalizie, approfitto per augurare a tutti voi un Sereno Natale ed un felice anno nuovo. Il 2020 sarà per il CoEHAR, il primo Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, un anno di grande attività di progettazione e ricerca ma anche di appuntamenti scientifici utili a consolidare il prestigio che il centro ed i suoi membri si stanno conquistando nel mondo. 

Questi ultime due anni sono serviti a tutti noi per preparare ed avviare la struttura organizzativa, scientifica e produttiva del CoEHAR che oggi è formato da: 50 docenti afferenti a 12 Dipartimenti diversi dell’ateneo catanese ed un  Comitato Scientifico Indipendente, composto da studiosi di fama mondiale (tra loro Cother Hajat, Konstantinos Farsalinos, Karl Fagerstrom, David Levy ed altri ancora). Abbiamo sottoscritto accordi quadro di Cooperazione con più di 20 università sparse in tutto il mondo (Stati Uniti, Inghilterra, Marocco, India, Indonesia, Nuova Zelanda, Romania, Grecia, Iran, Svezia, Polonia, Brasile e Russia) e questo ci consente uno scambio continuo di conoscenza e competenza. 

Catania è ormai considerata la capitale mondiale della ricerca sulla riduzione del danno da fumo.  

In un solo anno, abbiamo accolto in città più di mille esperti provenienti da ogni parte del globo tra rappresentanti dei governi, scienziati, ricercatori, imprenditori. Una troupe televisiva americana ha addirittura realizzato all’interno del CoEHAR un documentario scientifico trasmesso sulle emittenti nazionali statunitensi. Di certo siamo anche più fortunati. Catania e il suo centro storico, l’Etna e il mare ci consentono di lavorare su un palcoscenico prediletto per molti. E poter essere ambasciatori della cultura e delle nostre tradizioni locali ci inorgoglisce più di ogni altra cosa. 

Il CoEHAR ingloba il CPCT – Centro per la Prevenzione e la Cura del Tabagismo del Policlinico Vittorio – Emanuele di Catania, la CRO locale (Clinical Research Organization), i laboratori di microbiologia e una rete selezionata di laboratori di biologia cellulare e molecolare. Inoltre, si avvale anche della collaborazione e del sostegno della Lega Italiana Anti Fumo – LIAF e di ECLAT che è appunto lo spin off fondato all’interno dell’Ateneo catanese con l’obiettivo di implementare e promuovere tutti gli output tecnologici provenienti dalla nostra attività di ricerca. 

Io credo sia questa la vera mission di un buon sistema universitario: creare percorsi di eccellenza in grado di accogliere e fare esprimere al meglio le eccellenze dei nostri ricercatori. Augurandomi che il 2020 possa essere il proseguo più giusto per i nostri progetti e per le nostre attività, auguro a tutti voi Buone Feste e colgo di nuovo occasione volta per ringraziarvi per l’attenzione che ci avete donato.  

Auguri

Prof. Riccardo Polosa

Le malattie che provoca il fumo

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Il fumo, il killer che uccide, danneggia quasi tutti gli organi del corpo umano provocando gravissime malattie.

Ecco quali:

  • Bronchite acuta e cronica, enfisema, asma, diverse infezioni respiratorie.
  • Il tumore polmonare, per un totale di circa 30 mila morti l’anno.
  • Infarto e malattie coronariche, con una mortalità alta in pazienti con bypass, poiché danneggia le  cellule che rivestono i vasi arteriosi.
  • Cardiopatia ischemica
  • Ictus, con un rischio molto elevato insieme all’aneurisma aortico.
  • Danni sulla sessualità maschile e femminile, nocivo anche per l’organo riproduttivo. Può portare anche a menopause precoci.
  • Gravi patologie del cavo orale, sino al tumore alla bocca.
  • Gengiviti, ingiallimento dei denti e pessimi risultati estetici.
  • Demenza, con un deterioramento delle funzioni cerebrali
  • Artrite  reumatoide
  • Diabete tipo 2 
  • Osteoporosi prematura
  • Degenerazione della retina 

ISPM 2019: la scuola per Project Manager diventa un’opportunità concreta per due partecipanti

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La ISPM International Summer School on Project Management del CoEHAR si è trasformata in una vera e propria opportunità per due dei partecipanti al corso: Marta Mangione e Hesham Nasr, entrambi selezionati per coordinare due dei progetti di ricerca in corso in questi mesi all’interno del CoEHAR. 

Quest’estate, infatti, giovani studenti e project manager provenienti da tutto il mondo si sono riuniti durante la prima edizione della ISPM che si è svolta a Taormina con l’obiettivo di formare e creare un network di giovani professionisti del mondo scientifico, con un focus particolare sulla riduzione del danno da fumo.  

La scuola, capitanata dalla project manager dell’Università di Catania, Daniela Saitta, è uno dei nove progetti dell’ateneo catanese presentati lo scorso Giugno e promossi dal CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo, diretto dallo scienziato di fama internazionale prof.  Riccardo Polosa. 

Durante la settimana in Sicilia, i partecipanti della scuola hanno seguito le lezioni di docenti ed esperti del settore provenienti dalle maggiori istituzioni accademiche e professionali del settore. (inserisci link a speakers)Un’occasione unica per alcuni di loro, impegnati per la prima volta ad affrontare tematiche inerenti un settore in continua crescita ed evoluzione, quello appunto dell’Harm Reduction. 

I partecipanti, infatti, al termine della settimana di corso, sono stati invitati a presentare ad un’apposita commissione 3 diversi progetti di ricerca innovativi che sono stati sottoposti poi alla valutazione concreta di enti e istituzioni interessati a supportare finanziariamente e concretamente “le buone idee” di giovani talenti. 

Insomma, una grande opportunità di formazione e networking per tutti i partecipanti al corso ma anche una concreta proposta di lavoro per i due talenti selezionati all’interno della scuola. 

Marta Mangione (selezionata per le particolari abilità dimostrate nell’uso degli strumenti informatici del project management) ha oggi il ruolo di junior project manager all’interno del progetto “Catania Conversation: a multi-pronged initiative to fill the gaps in communication around tobacco harm reduction”. 

Il progetto (coordinato da Chitra Subramaniam e Valeria Nicolosi) si propone di creare una rete di esperti della comunicazione che, con la giusta formazione, possa colmare il gap tra centri di ricerca e pubblico, molto spesso inconsapevole dei benefici degli strumenti a rischio ridotto. 

Hesham Nasr (che ha dimostrato grandi doti di coordinamento e leadership all’interno del suo gruppo di appartenenza nella scuola) avrà il ruolo di junior project manager all’interno del progetto “Guidelines and Framework for the Quality of Tobacco Research”

Visto il rapido sviluppo degli strumenti a rischio ridotto, secondo i coordinatori di questo studio (voluto da Cother Hajat) è necessario che la comunità scientifica possa fornire risposte valide e autorevoli in merito agli effetti delle sigarette elettroniche e dei loro componenti sulla salute. 

Robbie Williams: l’ho promesso e ho smesso l’1 Gennaio

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Un ottimo deterrente per smettere di fumare è “la paura di morire“.

Un brutto spavento, la paura di non essere più in tempo avendo fatto dei danni irreparabili può creare in un fumatore la ferma motivazione di buttare via il pacchetto di sigarette per sempre.

E questo può succedere anche se sei uno dei personaggi più noti e più amati del mondo, come Robbie Williams, che in una recente intervista ha raccontato della sua tremenda paura di morire prima del tempo.

Una paura terribile che lo ha portato a scegliere uno dei modi più consigliati dagli esperti per smettere di fumare: il count down.

Robbie infatti ha scelto una data per la sua personale “Smoking cessation” e l’ha fatto. L’1 Gennaio del 2019 ha buttato via le amate sigarette, preferendo uno stile di vita più sano, aiutato dallo sport, la boxe, e dall’amore per la sua famiglia.

A spingere Robbie verso la decisione è stata prima di tutto la paura di non esserci più.

Diverse ricerche affermano che bastano 10 sigarette al giorno per raddoppiare la probabilità di morte, con 25 si arriva addirittura a quintuplicarne il pericolo. Il fumo riduce di dieci anni l’aspettativa di vita, quindi si muore in media dieci anni prima di chi non ha mai fumato. I dati raccolti indicano che ben due fumatori su tre sono destinati a morire per patologie legate al fumo. Ogni sigaretta toglie 14 minuti di salute, chi fuma un pacchetto al giorno, muore in media a 69 anni e se il fumatore è fortunato supera i 70 anni , ha quattro anni in meno di durata, rispetto ad un suo coetaneo non fumatore.

Riuscire a smettere in tempo può impedire l’aggravarsi della dipendenza e ridurre i danni fumo correlati.

Smettere fa bene ad ogni età! Ma se lo fai prima è meglio!

Schizofrenia e fumo: la sigaretta elettronica tra le opzioni per la smoking cessation

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La review condotta dai ricercatori del COEHAR sulle relazioni pericolose tra fumo e spettro schizofrenico ha evidenziato come la vulnerabilità di queste persone si traduca in una aspettativa di vita di 25 anni inferiore rispetto alla media della popolazione. Ma ci sono strumenti che possono aiutare questi pazienti.

https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/10550887.2019.1679063

Catania, 10 Dicembre 2019 – “Existing and emerging smoking cessation options for people with schizophrenia spectrum disorders”, è la nuova revisione condotta dai ricercatori del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, e pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Addictive Diseases

La revisione, condotta grazie alla collaborazione con la prestigiosa Università di New York, Hunter College- City University, ha analizzato tutti gli studi che si sono occupati di trattamenti di smoking cessation per pazienti affetti da disturbi mentali, in particolare schizofrenici.

Ricerche emergenti, a partire ECLAT il primo studio al mondo condotto nel 2013, evidenziano che la sigaretta elettronica associata a counselling antifumo può fornire una efficace terapia anche per i fumatori affetti da psicosi.

Un paziente fumatore  con schizofrenia, con una aspettativa di vita di 25 anni inferiore rispetto alla media della popolazione, difficilmente risulta essere il target di riferimento di campagne volte a far smettere di fumare. Egli però incorre in un rischio molto più elevato rispetto agli altri fumatori, sia per il numero di sigarette fumate (che può arrivare sino a 60 sigarette al giorno) sia perché combatte nel suo percorso anche le barriere neurobiologiche, psicologiche, psicosociali e finanziarie che di norma sono  più complesse che nel resto della popolazione. 

Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT – Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e primo autore della revisione, ci spiega che: “Come indicato dalle linee guida internazionali NICE per la cura dei disturbi appartenenti allo spettro schizofrenico, la disuassefazione dal tabagismo diventa un punto cruciale nel processo di recovery di questi pazienti

Il metodo usato

Scopo dello studio in oggetto era valutare lo stato della scienza sulla smoking cessation in soggetti affetti da schizofrenia. La review (condotta da Pasquale Caponnetto, Jennifer di Piazza, Maria Signorelli, Marilena Maglia e Riccardo Polosa) ha messo insieme e paragonato un totale di 260 studi identificati. Nessuna limitazione geografica o linguistica è stata utilizzata. E gli unici termini usati sono stati quelli che denotavano disturbi appartenenti allo spettro schizofrenico (malattie mentali, schizofrenia, disturbi psicotici o psicosi) e trattamenti di smoking cessation (terapia sostitutive a base di nicotina, tobaccocessation, smoking cessation).

Sigarette elettroniche e Psicopatologia

I prodotti in grado di appagare il bisogno di nicotina in assenza di combustione come la sigaretta elettronica, in termini di riduzione del danno o cessazione, rappresentano una valida alternativa per i soggetti affetti da schizofrenia o altre patologie mentali che tipicamente evidenziano un bisogno di nicotina al fine di meglio stimolare l’area cognitiva, umorale e di contrasto agli effetti collaterali di alcuni psicofarmaci.

I commenti degli scienziati

Dalla nuova revisione è emerso che i trattamenti standard legati alla smoking cessation e indirizzati a pazienti affetti da schizofrenia sono limitatamente efficaci e solo nel breve periodo.

Ma il vero problema riguarda le ricaduta dopo cessazione delle terapie antifumo ed è su questo che ci stiamo concentrando – ha aggiunto Caponnetto – per trovare presto soluzioni, innovative, facili da usare, economiche e quindi alla portata di tutti, soprattutto delle persone più fragili“.

Per Jennifer Di Piazza, dell’Università di New York: “Grazie a questi studi, nuove risposte concrete potranno essere date ai nostri pazienti che sempre più numerosi richiedono tutto quello che può garantire loro un miglioramento della qualità di vita“.

In uno studio condotto recentemente, il tasso di mortalità per patologie fumo correlate in pazienti ospedalizzati con disturbi psichiatrici ha riportato sulla totalità dei pazienti il 53% di morti tra gli affetti da schizofrenia, 48% tra i pazienti affetti da disturbo bipolare e 50% tra pazienti affetti da disturbi depressivi.

Il processo di disuassefazione tabagica diventa per questi pazienti un fondamentale obiettivo da raggiungere e fornisce la possibilità di attivare corrette strategie motivazionali che assicurano nel paziente un adeguato livello di compliance sia per quanto concerne la sua dipendenza dal fumo sia per l’abbassamento  dei livelli di sintomatologia negativa tipico della schizofrenia (abulia, scarsa motivazione, apatia) determinando così un complessivo miglioramento della qualità della vita della persona” – ha aggiunto Marilena Maglia dell’Università di Catania.

In conclusione – commenta il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR: “La vulnerabilità delle persone con queste fragilità, lo stigma di cui soffrono a livello sociale e la mancanza di studi specifici nel settore condotti su larga scala hanno evidenziato la necessità di condurre studi più specifici e su campioni maggiori della popolazione, per colmare la lacuna nello stato della scienza attuale in termini di trattamenti di smoking cessation su pazienti svantaggiati e che necessitano di tutti gli sforzi del mental health team del COEHAR”.