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La sigaretta elettronica non provoca infarto

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L’uso della sigaretta elettronica può essere associato alle patologie cardiache croniche e all’infarto del miocardio?

Sono stati pubblicati su Sage Journals i risultati del National Health Interview Surveys condotto nel 2016 e nel 2017 dal titolo “Is E-cigarette use associated with coronary heart disease and myocardial infarction?”, a firma di Konstantinos Farsalinos e con lui anche Riccardo Polosa, Fabio Cibella e Raymond Niaura.

Il risultato

Dall’analisi dei dati non emerge alcuna associazione tra l’uso delle sigarette elettronica e un aumento del rischio di patologie cardiache croniche ed eventi infartuali a danno del miocardio.

Il metodo

I partecipanti allo studio, classificati in base ad età, genere ed etnia, sono stati divisi tra ex fumatori, in questo caso con una ulteriore distinzione tra ex fumatori da più o meno di sei anni, fumatori occasionali di sigarette elettroniche e fumatori abituali. In aggiunta, si è tenuto conto di condizioni patologiche preesistenti del sistema cardiovascolare e dell’esistenza di eventi infartuali, oltre a fattori di rischio quali ipertensione, ipercolesterolemia e diabete.

Il punto di Riccardo Polosa

Mentre sono state riscontrate associazioni tra i fattori di rischio analizzati e le patologie cardiache croniche, non emergono associazioni significative tra l’utilizzo della sigaretta elettronica e le patologie a danno del sistema cardiovascolare.

In sintesi, commenta il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR: “Come da previsione, le associazioni tra fumo ed eventi infartuali del miocardio o patologie croniche cardiache sono straordinariamente coerenti. Al contrario, non sono emerse associazioni tra l’utilizzo di sigarette elettroniche e patologie a danno del cuore”.

“Le associazioni incoerenti osservate durante le indagini durate un anno – ha continuato Polosa – non possono comprovare alcun collegamento tra l’uso di sigarette elettroniche e un rischio elevato di infarto del miocardio o di patologie cardiache croniche. Sono necessari ancora studi longitudinali per esplorare gli effetti della sigarette elettronica sulle patologie cardiovascolari”.

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I Project manager della ricerca clinica alla prima edizione della ISPM

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Catania, 1 Ottobre 2019 – “Non solo promesse, ma fatti concreti. Questo è il CoEHAR di Catania e quello presentato oggi è solo il primo dei nove progetti appena lanciati dal Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania”. Con queste parole il direttore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa, ha inaugurato la “International Summer School on Project Management (ISPM)” nei locali del Palazzo centrale dell’ateneo catanese.

Alla scuola – in programma fino al 6 ottobre, nei locali dell’Una Hotel Beach di Giardini Naxos – partecipano 15 studenti provenienti da ogni parte del mondo (tra loro anche 3 italiani) che avranno l’opportunità di partecipare ad un corso di Alta specializzazione, completamente gratuito, condotto da dieci docenti, tra i progettisti più noti del settore.

“La ISPM è motivo di profondo orgoglio per noi – ha dichiarato il prof. Francesco Purrello, direttore del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale cui afferisce il CoEHAR – perché forma professionisti del management del mondo sanitario profondamente utili per questo delicato settore”. 

“Il Project manager è una figura altamente richiesta ormai nel mondo imprenditoriale e del commercio in generale – ha aggiunto la coordinatrice del progetto dott.ssa Daniela Saitta -: per essere condotto e concluso alla perfezione, infatti, un progetto di ricerca deve essere ben pianificato da un professionista. Abbiamo fortemente voluto la Summer School per mettere a confronto le competenze di studenti e docenti con background elevati e provenienti da differenti culture e punti di vista”. 

“Ma non ci fermiamo – ha aggiunto il direttore Polosa, delegato del rettore al Trasferimento tecnologico e ai Rapporti con le imprese in ambito Biomedico -, alcuni tra i migliori studenti di questo corso resteranno a disposizione dell’ateneo per eventuali consulenze specifiche sulla progettazione scientifica applicata alla ricerca clinica. Sono profili di alto spessore accademico necessari e ricercatissimi da aziende e atenei di tutto il mondo”.

“Il CoEHAR – ha concluso il prof. Polosa – è l’unico centro dell’ateneo che ha creato un network internazionale (decine i paesi coinvolti) di professionisti, ricercatori, aziende e specialisti che stanno lavorando costantemente a far sì che la ricerca sia applicata concretamente alla vita di tutti i giorni, al fine di migliorare gli stili di vita di milioni di persone”.

LIAF alla Notte dei Ricercatori

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Durante la Notte dei Ricercatori, anche LIAF e CoEHAR hanno partecipato alle numerose manifestazioni che si sono tenute in giro per l’Italia e soprattutto a Catania.

L’ateneo ha infatti illuminato il centro storico catanese con numerosi stand e attività coordinate dagli stessi ricercatori.

Tra loro anche il prof. Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT – Centro Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania ed un gruppo di giovani assistenti alla salute.

Parte la prima Summer School on Project Management sulla Riduzione del danno da fumo

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Catania 27 Settembre 2019 – Sono 15 gli studenti provenienti da 11 Paesi diversi per partecipare alla prima Summer School in Project Management (ISPM) organizzata dal CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo, diretto dal prof. Riccardo Polosa.  Dall’1 al 6 Ottobre, nella splendida cornice dell’Una Hotel Beach di Giardini Naxos, Taormina, i ragazzi selezionati da una Commissione scientifica d’ateneo seguiranno le lezioni dei massimi esperti in design e gestione di progetti orientati alla ricerca scientifica e clinica.

Martedì 1 Ottobre dalle ore 10 alle 12 il Magnifico Rettore Francesco Priolo aprirà i lavori della Scuola con una lezione inaugurale in Rettorato, in Piazza Università. 

L’International Summer School on Project Management, capitanata dalla dott.ssa Daniela Saitta (Project Manager del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale), è il primo dei 9 progetti avviati di recente dal CoEHAR e ha l’obiettivo di formare professionisti della gestione di progetti di ricerca, con un focus specifico sulle scienze della salute. 

“I progetti di ricerca del CoEHAR sono programmi che riguardano il monitoraggio e l’innovazione scientifica e tecnologica, piani di formazione e internazionalizzazione e iniziative territoriali che vedono coinvolti tutti gli ospedali siciliani impegnati nell’implementazione di un servizio specifico che aiuterà i pazienti a smettere di fumare. Siamo al centro di una rivoluzione scientifica che parte con orgoglio proprio da Catania” – così il direttore CoEHAR, prof. Riccardo Polosa.  

I 15 studenti selezionati per la Scuola di Alta formazione sono (foto in allegato): Robert Gboluma (Liberia), Jeremy Coats (USA), Rachel Sadok (Spagna), Francie Patel (India), Heshman Nasr (Paesi Bassi), Charles Chawezi Ndlovu (Malawi), Christopher Ugwuibe Onyemaechi (Nigeria), Ashok Pandey (Nepal), Lia Roque Assumpcao (Brasile), Eliana Golberstein Rubashkyn (Nuova Zelanda), Carmen Escrig (Spagna), Marta Regolo, Agostino Milluzzo, Vincenzo Villari, Marta Mangione (Italia).

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I tuoi vestiti puzzano di fumo?

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Fumi e ti capita spesso di puzzare? Lo sapevi che i tuoi vestiti sono fonte primaria di “fumo di terza mano”?

Non tutti sanno, e molti non ci fanno caso, che gli abiti dei fumatori sono nocivi quanto le sigarette che inalano, essendo impregnati di nicotina e altre tossine e rappresentano un problema per la salute soprattutto per i più piccoli.

La dottoressa Manuela Martins-Green della University of California Riverside, ad esempio, ha spiegato che se un papà o una mamma fumano all’aperto ma poi tornano a casa e abbracciano i propri bambini, con i loro vestiti impregnati di nicotina potrebbero danneggiare la loro salute. Ecco perché è bene togliersi subito i vestiti “contaminati” e metterli a lavare non appena si rientra in casa.

I consigli della nonna

Esistono molti rimedi , come quelli della nonna, per eliminare l’odore di fumo. Oggi ve li elenchiamo in sintesi:

  • Basta lavare tutto in lavatrice con acqua calda, detersivo e bicarbonato o aceto bianco per avere dei risultati ottimali.
  • Se però il capo non può essere lavato con frequenza, l’ideale è lasciarlo all’aria aperta per qualche giorno e poi riporlo nell’armadio accanto ad un sacchetto di lavanda. 
  • Anche il sapone di Marsiglia è perfetto per eliminare i cattivi odori,  basta aggiungerne un paio di scaglie nel cestello della lavatrice per avere dei capi profumatissimi.
  • Purtroppo l’odore di tabacco supera le barriere fisiche di armadi e cassetti, andando così a rovinare il fresco profumo di pulito di vestiti e biancheria.
  • Per gli armadi, il rimedio della nonna è quello dei fogli da carta di quotidiano, bisogna foderare la base dell’armadio con uno strato di 3-4 centimetri di giornali impilati poiché si tratta di un tipo ti carta particolarmente assorbente. Man mano che le riviste ingialliscono, sarà necessario ripetere l’operazione.
  • Nei cassetti si può sempre foderare con la carta, ma si può ricorrere anche alle bustine di lavanda  per ridurre la contaminazione.
  • Ma il fenomeno non si ferma all’abbigliamento. Arredamento e tende possono conservare le sostanze nocive del fumo che, mischiandosi ad altri inquinanti presenti nell’aria, possono dare origine a dei composti pericolosi e potenzialmente cancerogeni . 
  • Così come per i tessuti, anche in questo caso vi invitiamo ad aumentare al massimo l’aerazione, uno degli aspetti inerenti all’igiene e alla salubrità di qualsiasi ambiente, camere e muri compresi, oppure spalancate porte e finestre e attivate un deumidificatore.

CEN a Catania: In Europa il mercato è sicuro

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STANDARD DI QUALITA’ E SICUREZZA. Si è appena conclusa la riunione plenaria del CEN, il Comitato di Normazione Europea riunitosi per la prima volta a Catania.

Dal 2020, previste ulteriori iniziative per prevenire aggiunte incontrollate di nuovi ingredienti nei liquidi per sigarette elettroniche. Inoltre, controllo serrato sulla presenza di eventuali contaminanti”.  

A coordinare i lavori della tavola rotonda della Commissione Europea, il direttore del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania) e coordinatore del tavolo tecnico sulla standardizzazione di sigarette elettroniche e liquidi, il prof. Riccardo Polosa: “Stiamo lavorando alla verifica delle metodologie analitiche per la corretta valutazione dei contaminanti negli areosol e al monitoraggio dei sistemi di sicurezza per i bambini che possono accidentalmente entrare in contatto con questi prodotti” – ha spiegato lo scienziato catanese.  

Al centro del dibattito del CEN anche la questione americana: “In Europa, nonostante dieci anni di storia e milioni di svapatori, ad oggi non risulta alcun caso di malattie polmonari legate all’uso di sigarette elettroniche. In America, invece, molti dei casi di malattie respiratorie gravi purtroppo riguardano giovanissimi che avevano fatto uso di alcuni prodotti a base di cannabis contenenti addensanti risultati pericolosi” – cosi ha chiuso il docente etneo. 

CEN Comitato di Normazione Europea – Martedì 24 Settembre 2019
Una Hotel Palace Catania

Mark Slis, fumatore incallito salvato dallo svapo

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L’ondata di panico causata dalle morti sospette negli Stati Uniti ha generato una serie di provvedimenti a catena che interessano la compravendita dei comuni prodotti da svapo.

A seguito della denuncia dell’FDA, secondo la quale l’azienda JUUL ha violato le norme federali spacciando i propri prodotti come più sani rispetto alla sigaretta convenzionale, il Presidente Trump ha proposto un bando completo dei prodotti da svapo aromatizzati.

A questo proposito, si è riunita qualche giorno fa la commissione del Michigan per valutare un decreto che sanziona la vendita e il possesso di prodotti aromatizzati con una pena fino 6 mesi di reclusione.

In questa occasione è diventata virale la testimonianza di Mark Slis, scienziato e titolare di un negozio per prodotti da svapo.

La storia di Mark Slis, fumatore incallito salvato dallo svapo

Mark, 55 anni, fumatore incallito per 40, ha provato qualsiasi metodo immaginabile per smettere di fumare, sia negli Stati Uniti sia all’estero, ipnosi compresa. Quasi rassegnato, mentre passeggiava per le vie della sua città natale, si accorge di un nuovo negozio. Incuriosito, entra e 20 minuti dopo dichiara di “essere uscito da non fumatore”.

Un ragazzo di 19 anni con un diploma di licenza superiore è riuscito laddove nessuno ha avuto successo in 30 anni, ne il governo, ne gli organi di sanità pubblica ne la comunità medica, ovvero farmi smettere di fumare. Non è costato un centesimo ne allo stato ne al governo federale. È servita solo una spiegazione di un prodotto molto semplice ed ha funzionato”.

A distanza di un anno, acquista quello stesso negozio con l’idea di aiutare altre persone a smettere di fumare.

L’esperienza di Mark spicca sopratutto per i dati che porta a sostegno della sua tesi: secondo le sue stime, non considerando differenze di popolazione tra adulti e minorenni, sul totale di abitanti dello stato del Michigan, i suoi clienti, passati e presenti, sono il 2.7% del totale.

Secondo mark proprio la varietà di aromi sarebbe alla base del successo della sigaretta elettronica: senza, lo strumento perderebbe il suo appeal costringendo i fumatori abituali a ricadere nella dipendenza.

Dall’analisi caso per caso della situazione in USA sembra emergere chiaramente che le patologie emerse a danno del sistema respiratorio debbano essere ricondotte più probabilmente all’utilizzo di prodotti illegali contenenti estratti olii di THC o CBD.

In merito alla questione, il professor Riccardo Polosa non ha dubbi:

Come ho affermato in altre occasioni non c’e’ alcun motivo di preoccupazione per i milioni di svapatori che nei prodotti a rischio ridotto hanno invece trovato una via d’uscita dal fumo. L’ago non è la causa di una overdose, dunque non incolpiamo lo strumento per la malattia. Non si dovrebbero confondere i pericolosi prodotti da svapo contenenti marijuana e provenienti dal mercato illegale con le sigarette elettroniche a base di nicotina la cui compravendita in Europa è regolata dalla normativa vigente”.

La Notte dei Ricercatori anche per il CoEHAR

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Torna venerdì 27 settembre l’appuntamento annuale con la Notte Europea dei Ricercatori, la manifestazione promossa dalla Commissione Europea nell’ambito delle azioni Marie Skłodowska–Curie volta ad avvicinare i cittadini di centinaia di città europee al vasto mondo della ricerca.

Motore della quattordicesima edizione della manifestazione saranno ancora una volta i “citizen scientist”, a sottolineare l’importanza della “scienza democratica” e del coinvolgimento dei cittadini stessi nella ricerca scientifica. 

La Notte Europea dei Ricercatori sarà l’evento centrale della Settimana della Scienza, in programma dal 21 al 28 settembre con un calendario ricco di iniziative di divulgazione scientifica per valorizzare il ruolo della ricerca e dei ricercatori nel dibattito sociale.

A Catania SHARPER è coordinato dai Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN in uno sforzo congiunto con l’Università degli Studi di Catania in collaborazione con tutte le principali istituzioni di ricerca della città e con le associazioni e realtà culturali del territorio.

Il 27 settembre 2019 il centro di Catania e i laboratori di ricerca della città, i luoghi storici e gli spazi di vita quotidiana torneranno ad ospitare laboratori, spettacoli, talk e attività pensate e realizzate per un pubblico di tutte le età.

Il CoEHAR sarà presente in Piazza Università, stand 17 dalle ore 18 con un talk su “Strategie per smettere di fumare” a cura del prof. Pasquale Caponnetto.

Il programma completo di tutti gli eventi che si svolgeranno a Catania  è scaricabile dal  sito: www.sharper-night.it/sharper-catania 

Le morti in America. L’analisi caso per caso

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In un articolo recentemente comparso su CEI, Competitor Enterprise Institute, si cerca di analizzare nel dettaglio l’epidemia collegata all’utilizzo della sigaretta elettronica. La necessità dei media di vendere una storia, le strategie di gruppi anti-prodotti da svapo e i comunicati di agenzia di salute pubblica hanno utilizzato il caos generato dalla situazione per giustificare iniziative che prevedono il bando di prodotti destinati al mercato della sigaretta elettronica. Entrando nel dettaglio però, si nota come non ci siano prove e dati inconfutabili che indichino i normali prodotti contenenti nicotina come responsabili di questo avvelenamento.

Secondo il dott. Konstantinos Farsalinos dobbiamo considerare che questa epidemia è ristretta sia geograficamente che temporalmente, ovvero riguarda una determinata area in un lasso di tempo piuttosto contenuto. Questi elementi di specificità fanno pensare più a una caso di avvelenamento che a una subitanea controindicazione nell’utilizzo della sigaretta elettronica, peraltro presente nel mercato in diverse modalità da più di una decina di anni.

Si deve quindi tenere in considerazione l’ipotesi che questi casi siano da ricollegare a un utilizzo improprio dello strumento piuttosto o a un consumo di liquidi illegali.

Analizzando la mappa fornita dal CDC si ricavano i seguenti dati:

  • ARKANSANS: 4 casi confermati e 4 da investigare
  • CALIFORNIA: 70 casi possibili 2 morti.
  • La prima morte riguarda un paziente di almeno 55 anni con problemi di salute cronici che aveva svapato prodotti a base di THC.
  • La seconda morte riguarda un soggetto che secondo indiscrezioni era stato ricoverato in precedenza per utilizzo di prodotti con THC
  • COLORADO: 2 casi confermati e 2 da investigare. Dei due casi confermati, in uno si ammetteva l’utilizzo di prodotti contenti THC
  • DELAWARE: 3 casi possibili
  • GEORGIA: 3 casi confermati e 10 sotto controllo. I 3 casi confermati riguardano persone con precedente uso di prodotti a base di THC
  • HAWAII:1 caso possibile
  • IDAHO: 4 casi possibili
  • ILLINOIS: 52 casi confermati e 12 da investigare. Alcuni di questi pazienti hanno dichiarato di aver acquistato e svapato prodotti acquistati illegalmente a base di THC.
  • INDIANA: 30 possibili casi e 1 decesso.
  • IOWA: 13 casi.
  • KENTUCKY: 5 casi da investigare
  • LOUISIANA: 13 casi.
  • MARYLAND: 15 casi. Alcuni di questi hanno utilizzato prodotti a base di THC. Alcuni di questi prodotti sono risultati positivi all’acetato di vitamina E, ma non si sa quanti e quali.
  • MICHIGAN: 6 casi. Alcuni confermati utilizzavano prodotti a base di THC
  • MINNESOTA: 33 casi confermati e 18 sotto investigazione. 1 morte di un individuo che ha messo di aver svapato prodotti illegali contenti THC. Tutti i casi riportati ammettono l’uso di sostanze illegali THC
  • NEBRASKA: 1 caso confermato 5 sotto controllo. Tutti i casi riguardano prodotti con THC.
  • NEVADA: 1 caso.
  • NEW JERSEY: 3 casi confermati e 19 sospetti. Molti di loro hanno utilizzato prodotti con THC
  • NEW MEXICO: 71 casi. Tutti i casi hanno utilizzato prodotti contenenti acetato di vitamina E.
  • NORTH CAROLINA: 5 casi. Tutti ammettono di aver svapato liquidi illegali contenti THC
  • NORTH DAKOTA: 1 caso
  • OHIIO: 3 casi confermati e 11 otto controllo. 
  • OREGON: 2 casi e 1 decesso. Il prodotto conteneva cannabis. Non son chiare le modalità di acquisto e se abbia svapato altri prodotti.
  • SOUTH CAROLINA: 3 casi confermati e 8 da investigare
  • SOUTH DAKOTA: 2 casi
  • TENNESSEE: 10 casi
  • TEXAS: 17 casi confermati e 12 sotto controllo. Il 90% ammette l’uso di prodotti contenenti THC
  • UTAH: 42 casi confermati e 14 da investigare. Quasi la totalità ammette l’uso e il consumo di prodotti illegali a base di THC
  • VERMONT: 1 caso
  • VIRGINIA: 8 casi 
  • WASHINGTON: 3 casi 
  • WEST VIRGINIA: 1 caso possibile
  • WISCONSIN: 34 casi confermati e 20 sotto controllo. Anche qui la quasi totalità ammette di aver svapato cannabis

Non facenti parte della mappa del CDC:

  • MASSACHUSETTS: 38 casi.
  • MISSOURI: 2 casi confermati e 7 tenuti sotto controllo.
  • PENNSYLVANIA:17 casi sospetti e 30 tenuti sotto controllo. Nessun dei casi riportati cita marijuana legale o per scopi medici, bensì riportano l’utilizzo di prodotti da svapo illegali a base THC
  • WYOMING: 1 caso

Dopo 38 anni di fumo diventa svapatore:”Pensavo a quanto mi sarebbe rimasto da vivere”

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450 casi di malattie polmonari e sei morti: si apre così il bilancio della settimana negli Stati Uniti, con Donald Trump sempre più intenzionato a ritirare dal commercio i prodotti aromatizzati per le sigarette elettroniche, seguendo l’esempio di città come San Francisco, dove la vendita è già stata vietata. E intanto sul The Times, ecco un articolo che riporta il commento del prof. Riccardo Polosa.

Anche in Europa cresce la tensione: è stata fortemente criticata la nota pubblicata da Public Health England che definiva le sigarette elettroniche 20 volte più sicure di quelle tradizionali.

Ed è in questo contesto che si inserisce la storia di Stephen Bleach, pubblicata sul Times: accanito fumatore di Marlboro rosse per 38 anni, grazie alla sigaretta elettronica ha migliorato il proprio stile di vita e le proprie condizioni di salute.

“Il tabacco mi faceva puzzare. Mi costringeva ad uscire dall’ufficio, rabbrividendo per il nevischio di febbraio. Mi ha invecchiato la pelle, rendendola piena di rughe e i miei denti sono diventati marroni. Mi faceva tossire e ansimavo ogni qualvolta accennavo una corsa. Mano a mano che gli anni passavano cominciavo a pensare a quanto mi restava da vivere”.

La storia di Stephen è simile a quella di molti altri fumatori nel mondo: è passato dalle gomme alla nicotina ai cerotti, senza risultato. Ha pensato di farsi le proprie sigarette, convincendosi che fossero meno cancerogene di quelle confezionate.

Nel 2017 compra la prima sigaretta elettronica non perché volesse provare un ultimo tentativo, ma solo perché sembrava “pulita e facile da usare”.  

“É stata una rivelazione. Mi forniva tutto quello di cui avevo bisogno senza la puzza e i danni da prodotti cancerogeni”.

Riguardo le morti sospette negli Stati Uniti, di cui ancora non si conosce il fattore comune, sempre ammesso che ci sia, il fatto di utilizzare prodotti con THC o acetato di vitamina E rende la situazione diversa rispetto a quella europea.

“A differenza dell’America, tutte le sigarette elettroniche prodotte da noi hanno standard di controllo e produzione molto severi, approvati dalla Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency”.

Intervenuto sulla questione, il prof. Riccardo Polosa del CoEHAR ha dichiarato “L’ago non è la causa di una overdose, dunque non incolpiamo lo strumento (la sigaretta elettronica, ndr) per la malattia. Non si dovrebbero confondere i pericolosi prodotti da svapo contenenti marijuana provenienti dal mercato illegale con le sigarette elettroniche a base di nicotina con licenza utilizzate per smettere di fumare da milioni di persone nel mondo”.

Secondo Clive Bates, ex direttore di ASH, Action on Smoking and HealthQueste morti sono da collegare a prodotti a base di marijuana illegali, ma vengono strumentalizzate per intensificare un panico morale già esistente. Il bando proposto da Trump significa semplicemente che meno persone passeranno dal tabacco alla sigaretta elettronica. Proteggerà il tabacco da un concorrente forte, portando a più fumatori e molte più morti. Non posso pensare a un modo di agire meno scientifico ed etico di questo”.

La questione rimane. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità parliamo di 8 milioni di morti fumo correlate all’anno.“Una volta disassociato dalla tossicità del fumo del tabacco, la nicotina non è più causa di gravi problematiche mediche” ha dichiarato Polosa “così contrastarne il consumo a vita diventa una posizione morale, non una scientifica.