mercoledì, Ottobre 29, 2025
Home Blog Pagina 14

Riduzione del Rischio in Italia: se ne discute a Roma con il nuovo Governo

0

La riduzione del rischio come strategia di salute pubblica nell’eliminazione del fumo di sigaretta“, se ne discuterà a Roma questo mercoledì 9 Novembre nell’ambito di un convegno promosso da Motore Sanità nella “Sala Cristallo” dell’Hotel Nazionale a Piazza Montecitorio.

Tra i partner di questo importante e decisivo momento di confronto, anche il CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

Come per tutte le dipendenze anche per il tabagismo è necessario attivare delle strategie di sostegno per smettere di fumare: in primis aiutare i fumatori a smettere definitivamente, ridurre gradualmente per chi non è in grado di farlo da solo e passare a prodotti meno dannosi per i fumatori che non riescono a smettere.

Allo stato attuale delle conoscenze l’approccio della riduzione del rischio non è ancora adottato quale strategia di salute pubblica in Italia. Sarebbe auspicabile invece poter disporre di sempre maggiori studi indipendenti. La realtà dei fumatori globali e nazionali induce ad un riesame sul potenziale minor impatto in termini di salute dei prodotti alternativi rispetto al tabacco combusto.

Oltre agli illustri esperti in ambito scientifico (come il prof. Riccardo Polosa, il prof. Fabio Beatrice ed il prof. Umberto Tirelli) interverranno anche gli esponenti del nuovo Governo: Maurizio Casasco, Onorevole XIX Legislatura; Marcello Gemmato, Sottosegretario Ministero della Salute; Francesco Zaffini Senatore della XIX Legislatura; Ketty Vaccaro, Responsabile Area Welfare e Salute Censis (Centro Studi Investimenti Sociali).

Scarica il programma

Le Strade del Respiro: a Roma il congresso su asma e BPCO

0
le strade del respiro BPCO fumo asma polosa

Si svolgerà a Roma sabato 5 novembre, la prima edizione del congresso nazionale Le Strade del Respiro, dedicato ad asma e BPCO. Tra i partecipanti, il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR ed esperto internazionale sulle strategie alternative per ridurre il danno da fumo in pazienti con tali patologie 

Le patologie polmonari quali asma e BPCO hanno un tasso di incidenza elevato tra la popolazione, causa di un peggioramento sensibile nelle condizioni e nella qualità di vita dei pazienti che ne soffrono.

Condizioni cliniche che risentono anche delle abitudini e delle scelte poco salutari che si compiono nella vita di tutti i giorni: tra queste, il fumo di sigaretta, ormai riconosciuto essere uno dei fattori esterni più importanti nel decorso, in negativo, delle sindromi respiratorie.

Accendersi una sigaretta comporta per il paziente un peggioramento del quadro clinico e dell’aspettativa di vita: come riuscire quindi a ridurre l’impatto del fumo?

Secondo diversi studi pubblicati a livello internazionale, alcuni dei quali condotti a Catania dal CoEHAR, il Centro di Eccellenza Internazionale per la ricerca sulla riduzione del danno da fumo, per quei pazienti per cui smettere rappresenterebbe una svolta, ma che non riescono o non vogliono farlo, passare a strumenti alternativi di consumo della nicotina, come le ecig, rappresenterebbe un punto di svolta.

Ed è proprio di strategie alternative di disassuefazione dal fumo nel XXI secolo che parlerà il prof . Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, durante la  prima edizione del congresso Le strade del Respiro che si svolgerà a Roma sabato 5 novembre.

Con l’intervento “Disassuefazione dal fumo nella BPCO: quali sono le strade percorribili nel XXI secolo?”, il prof. Polosa presenterà le novità nel trattamento dei pazienti, basate anche sui risultati ottenuti dal centro di ricerca catanese. 

L’appuntamento è sabato alle ore 16 presso Le Meridien Visconti Rome.

Per ricevere ulteriori informazioni, visitare il link.

In Giappone è crollato il mercato delle sigarette convenzionali

0

La metà del mercato delle sigarette in Giappone è stata cancellata in pochissimi anni. L’introduzione dei prodotti senza combustione ha distrutto la storia di uno di uno dei più grandi mercati del mondo. A vincere è la salute.

La multinazionale più importante del Giappone ha di recente rilasciato i risultati economici di proprio settore: la vendita di sigarette è scesa di più dell’18% nel 2022, un incremento che supera anche l’11% di vendite in meno del 2021.

Per dirlo in prospettiva, le vendite di sigarette in Giappone che erano 144,8 miliardi nei primi 9 mesi del 2016 sono 72,9 miliardi nello stesso periodo del 2022.

In Giappone il mercato di sigarette convenzionali si è dimezzato negli ultimi 6 anni. Una rivoluzione epocale che ci fa capire come il percorso mondiale verso un mondo Smoke Free stia correndo veloce verso la meta.

Secondo i dati economici di Japan Tobacco, il mercato complessivo del tabacco, compreso i prodotti a rischio ridotto, è diminuito drasticamente.

Nonostante l’ostilità di alcuni governi, la tassazione, i divieti e la mancanza di politiche pubbliche lungimiranti, la lotta alla combustione sta seguendo il suo percorso naturale. A vincere è la prospettiva dei fumatori che scelgono una strada più sana e intraprendono percorsi verso la cessazione definitiva. Il dato giapponese è emblematico” – ha detto il prof. Riccardo Polosa, commentando la notizia.

CNBC: Polosa a Dubai per parlare di salute e riduzione del danno

0

Si è conclusa la kermesse internazionale organizzata dalla prestigiosa CNBS a Dubai e dedicata all’Harm Reduction. Tra gli illustri relatori, anche l’atteso intervento del prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

CNBC è leader mondiale nelle notizie economiche e di rilevanza sociale e fornisce copertura delle news in tempo reale a circa 400 milioni di persone nel mondo.

L’evento dedicato all’Harm Reduction si è tenuto al Conrad Hotel di Dubai e ha visto la partecipazione di esperti del mondo dell’Harm Reduction ma anche della ricerca clinica.

Tra loro: prof.ssa Tara Rampal, Medico Anestesista ed esperto di politiche pubbliche in Inghilterra; Prof. David Khayat, Direttore di Oncologia presso l’ospedale Pitié-Salpétrière di Parigi e il Dr. Harry Shapiro, Direttore di DrugWise in Inghilterra.

Per maggiori informazioni, clicca qui

Con il contributo del CoEHAR, in Spagna 170 esperti firmano la dichiarazione “Smoke-Free Spain”

0

Il sostanziale fallimento dell’approccio tradizionale alla dipendenza da tabacco che causa oltre 55.000 morti l’anno in Spagna, ha portato 170 esperti a firmare la prima “Dichiarazione Internazionale per una Spagna libera da fumo”, nata con lo scopo di aiutare i fumatori e riconsiderare l’approccio dell’harm reduction.

La guerra al fumo di sigaretta in Spagna sta entrando in una nuova e delicata fase. Nel paese mediterraneo, l’atteggiamento prevalente nei confronti dei fumatori che vogliono smettere si è basato negli ultimi decenni su due direttrici fondamentali, prevenzione e cessazione, “o smetti o muori”, insomma.

Guarda il video della presentazione

Una linea che ha portato il governo spagnolo a varare un piano antifumo per il periodo 2021-2025, chiamato “Comprehensive Plan for Prevention and Control of Smoking” per aggiornare la legge antifumo del 2005. 

Una strategia che prevede di ridurre la percentuale di fumatori al 10% tra il 2030 e il 2040, attraverso una serie di norme tra cui l’aumento della tassazione, la revisione di immagini e loghi sui pacchetti di sigarette e l’aumento delle restrizioni in luoghi pubblici e spiagge.

Peccato che la suddetta legge stia ancora terminando il lungo processo amministrativo e decisionale.

Nel frattempo, nel paese, secondo il sondaggio EDADES del 2019/2020, la Spagna ha una percentuale di fumatori del 32.3% nella popolazione tra i 15 e i 64 anni, non tanto dissimile dal dato del lontano 2005, poco prima dell’introduzione della prima legge antifumo spagnola, quando i dati si attestavano al 32.8%.

Una situazione di stallo che sostanzialmente sigla il fallimento delle politiche antifumo cosiddette tradizionali, basate principalmente su una line aggressiva e autoritaria che chiede ai fumatori la semplice astinenza, attraverso norme he rendano difficile l’acquisto e l’uso delle sigarette.

Ed è in questa delicata fase che un gruppo di 170 esperti spagnoli ed internazionali ha voluto firmare e inviare alle autorità spagnole la “Dichiarazione Internazionale per una Spagna libera dal fumo”. Un documento essenziale che chiede di rivedere le norme sul controllo del tabacco e riconsiderare approcci non tradizionali, che si basino anche sulle strategie di riduzione del danno per aiutare coloro che non possono o non vogliono smettere di fumare.

Un documento che ha visto il supporto di diversi membri del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, non nuovo ad iniziative similari.

Come si legge nel testo, i firmatari ritengono “che le autorità spagnole abbiano un’occasione d’oro per applicare nuove misure nella lotta contro le malattie causate dal fumo che stanno dando risultati significativi nei paesi in cui sono già applicate”.

Less harm: International Declaration for a Smoke-Free Spain

Il testo integrale contiene una serie di proposte che tengano conto della reale situazione dei fumatori e delle possibili strategie alternative che possano dare risultati postivi nella lotta al fumo.

  1. Cessazione e prevenzione devono continuare ad essa i pilastri della lotta al fumo di sigaretta, ma da sole non possono più bastare.
  2. Circa 4.5 milioni di fumatori non riescono a smettere nonostante i diversi tentativi e solo il 35% riesce a rimanere astinente con i metodi convenzionali. Per ammortizzare l’impatto di questi danni, si deve tenere conto dell’utilizzo di strumenti e strategie che riducano il danno da fumo, come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato.
  3. Bisogna dare ascolto alla scienza e ai risultati della ricerca e non a opinioni, preconcetti o titoli sensazionalistici.
  4. Servono più training per i professionisti del settore sanitario e più informazioni per i fumatori.
  5. I prodotti delle strategie di harm reduction necessitano di regolamentazioni diverse.
  6. Bisogna stringere le normative in merito al consumo di tabacco.
  7. E’ importante seguire l’esempio di nazioni che si sono già aperte alle strategie di riduzione del danno, come l’Inghilterra. 
  8. E’ necessario promuovere ed implementare la ricerca di settore.

Il sostegno alla ricerca anti-fumo passa anche dalle aziende

0

Il logo LIAF nel liquido Tstar continua ad avere successo. Parte del ricavato della vendita del liquido è già stato destinato alla ricerca contro il fumo. L’obiettivo è creare una giusta collaborazione tra prodotti a rischio ridotto e azioni concrete per la di riduzione del danno da fumo.

Una missione che molti produttori hanno abbracciato con entusiasmo contribuendo attraverso i propri canali e le proprie filiere produttive a sostenere l’attività di LIAF anche nei territori di appartenenza.

La LIAF da anni ormai si schiera a fianco di tutti i fumatori per combattere contro i danni causati dalla dipendenza tabagica e per sostenere una sana adesione a stili di vita salutari.

Vogliamo dare il nostro contributo per sostenere la promozione di questo settore come ambito di ricerca innovativa per la riduzione del danno collegato al fumo di sigaretta convenzionale – ha dichiarato Ivan Cernetti, responsabile dell’azienda – lavoriamo per contribuire alla sconfitta della combustione e vedere migliaia di fumatori affezionati ai nostri prodotti che smettono completamente di fumare ci inorgoglisce e ci entusiasma“.

Ricordiamo che il liquido NOBILE è stato presentato da Tstar e LIAF in occasione di Vapitaly 2022, la convention più grande dedicata al mondo del fumo elettronico e vetrina non solo delle presentazioni di novità del mercato ma anche di intensi dibattiti sul futuro della sigaretta elettronica.

Le leggi che tutelano la salute dei non fumatori nei luoghi di lavoro

0

Fumare in ufficio o comunque nei luoghi in cui è vietato non è mai reato; lo può diventare, però, non adottare i dovuti provvedimenti nel caso in cui il divieto venga violato.

Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una singolare richiesta di aiuto da parte di un dipendente degli uffici pubblici della Regione Siciliana. La richiesta: Sono un funzionario della Regione Siciliana e sono qui a richiedere il vostro intervento in quanto cardiopatico causa fumo passivo. Ancora oggi i miei due colleghi di ufficio fumano in stanza e io non so più che fare anche perchè gli altri colleghi non sono complici passivi“.

Prof. Rapisarda

Oggi, il prof. Venerando Rapisarda, docente di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Catania e membro del CoEHAR, risponde secondo come segue:

Se è stato denunciato al responsabile che qualcuno fuma in ufficio e questi non ha fatto nulla, questo potrebbe essere denunciato a sua volta per omissione o rifiuto di atti d’ufficio. Secondo il codice penale, il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.

Quindi, il responsabile o il dirigente che non fa rispettare il divieto di fumo negli uffici rischia un processo penale se non adempie al suo compito. Tuttavia, il reato appena menzionato si applica solamente a chi ricopra la carica di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, qualifica che difficilmente potrebbe rivestire il datore di lavoro privato. In questa ipotesi, cioè se il divieto di fumo non viene rispettato in un ufficio privato, allora si potrebbe fare causa al datore o al responsabile che non fa rispettare il precetto, potendo giungere a chiedere il risarcimento del danno derivante da fumo passivo.

La salute dei non fumatori, sul luogo di lavoro, è tutelata dai seguenti provvedimenti di carattere normativo, cronologicamente elencati: 

  • a. legge n. 584 dell’11 novembre 1975; 
  • b. direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 dicembre 1995; 
  • c. art. 52, comma 20, della legge n. 448 del 2001;
  • d. art. 51 della legge 16 gennaio 2003, n. 3;
  • e. accordo Stato-Regioni del 24 luglio 2003;
  • f. decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 dicembre 2003;
  • g. art. 19 del decreto-legge 9 novembre 2004, n. 266.

Nelle strutture pubbliche e private soggette al divieto di fumare, i soggetti incaricati della vigilanza, dell’accertamento e della contestazione delle infrazioni:

  • vigilano sull’osservanza dell’applicazione del divieto;
  • accertano le infrazioni, contestando immediatamente al trasgressore la violazione;
  • redigono in triplice copia il verbale di contestazione;
  • forniscono l’indicazione dell’autorità cui far pervenire scritti difensivi;
  • notificano il verbale ovvero.

 La violazione del divieto di fumo non comporta una sanzione penale ma una amministrativa di tipo pecuniario. La denuncia andrà fatta alla persona designata come responsabile all’interno della struttura. 

Ogni cartello che segnala il divieto di fumare riporta, oltre alla legge di riferimento e all’importo da pagare nel caso di trasgressione, anche il nominativo di colui che è tenuto a garantire il rispetto del divieto stesso.

In particolare, i dirigenti preposti alle strutture della pubblica amministrazione sono tenuti ad individuare i soggetti cui spetta vigilare sull’osservanza del divieto di fumare, accertare e contestare le infrazioni; ove non vi abbiano provveduto, spetta ad essi stessi esercitare tale attività di controllo e di successiva sanzione.

A Roma, World Vapers Alliance presenta i 7 passi per combattere l’epidemia di fumo 

0

I rappresentanti della World Vapers Alliance presentano al nuovo governo un piano in 7 punti per combattere il fumo in Italia.

Foto: SigMagazine

Comunicato Stampa: World Vapers Alliance

Roma, 25 Ottobre — Oggi il più grande gruppo a difesa dei consumatori di sigarette elettroniche al mondo ha presentato al nuovo governo italiano una strategia in 7 fasi per ridurre il tasso di fumo. 

All’indomani della nomina del nuovo governo in Italia, World Vapers’ Alliance (WVA), insieme alla sua organizzazione partner italiana, ANPVU, ha consegnato ai rappresentanti della nuova maggioranza delle raccomandazioni per ridurre il tasso di fumatori e combattere le morti causate dal fumo. 

La “strategia in 7 fasi” è stata annunciata anche durante una conferenza stampa a Roma, mentre il nuovo governo riceveva il voto di fiducia del Parlamento. 

Alla conferenza stampa hanno partecipato il direttore della World Vapers’ Alliance Michael Landl, l’europarlamentare Gianna Gancia (Lega), Barbara Mennitti, caporedattore di SigMagazine, e la vicepresidente dell’Associazione Nazionale Vapers Uniti (ANPVU), Anna Corbosiero.

Sono convinta che il nuovo governo appena insediato abbia tutte le carte in regola per affrontare il tema della legislazione sul tabacco con un approccio scientifico e basato sui fatti. Nella proposta di revisione della Direttiva sui prodotti del tabacco, è necessario che il governo italiano insista su alcuni punti fondamentali riguardanti la normativa sulle sigarette elettroniche“, ha dichiarato l’europarlamentare della Lega Gianna Gancia. 

“In particolare, l’Italia dovrebbe mantenere un’ampia gamma di aromi, che aiuterebbe il consumatore nella transizione dal fumo tradizionale a quello elettronico, scoraggiando al contempo la formazione di un mercato parallelo illegale, e avere un sistema di tassazione più equo per evitare la nascita di un mercato nero”, ha concluso l’eurodeputata Gancia.

“Solo in Italia ci sono ancora più di 12 milioni di fumatori. I costi diretti e indiretti del fumo ammontano a quasi 26 miliardi di euro. Pertanto, il nuovo governo deve attuare un nuovo approccio: invece di stigmatizzare e proibire, l’Italia deve abbracciare l’innovazione come il vaping. Seguendo le evidenze scientifiche e l’esperienza dei consumatori, il nuovo governo italiano ha il potenziale per diventare un leader nella riduzione del danno da tabacco. La nostra “strategia in 7 fasi” offre una linea guida completa per raggiungere gli obiettivi di liberazione dal fumo”, ha dichiarato il direttore della WVA Michael Landl. 

Le raccomandazioni includono i seguenti punti: 

  • Abbracciare la riduzione dei danni del tabacco;
  • Promuovere il vaping come strumento per smettere di fumare;
  • Consentire il vaping nelle aree esterne non fumatori;
  • Abbassare la tassazione sui prodotti del vaping e adeguarla al rischio relativo;
  • Rifiutare i divieti sugli aromi;
  • Mantenere il vaping disponibile, applicando al contempo norme intelligenti per prevenire il vaping tra i minorenni;
  • Promuovere la riduzione del danno da tabacco nelle istituzioni e nelle legislazioni dell’UE.

La strategia in 7 fasi per la riduzione del danno in Italia fa parte della campagna europea della World Vapers’ Alliance sulla riduzione del danno, presentata con lo slogan #BackVapingBeatSmoking.

SIMI: al congresso di Medicina Interna si parla di riduzione del danno da fumo di tabacco

0

Le strategie di riduzione del danno da fumo saranno oggetto di un intervento del prof. Polosa durante il Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna: focus dell’edizione di quest’anno, la gestione del paziente complesso e la possibilità di intraprendere nuove strategie per constatare anche i fattori di rischio modificabili, come il fumo.

Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, in occasione del congresso nazionale SIMI, che si svolgerà a Roma dal 21 al 23 ottobre presso il Rome Cavalieri Hotel, condurrà il panel “Il concetto di Harm Reduction e le strategie per ridurre il fumo di tabacco”.

Il primo approccio del fumatore con uno specialista è un momento importante nella creazione di un percorso terapeutico che indirizzi il paziente verso scelte di salute consapevoli.

Creare un network informato di specialisti a livello nazionale e territoriale è una delle priorità per tutti coloro che si occupano di riduzione del danno da fumo, sulla scia degli esempi positivi condotti in Inghilterra.

Ancora oggi troppi medici non conoscono le possibilità offerte dal passaggio ai dispositivi senza combustione per i pazienti che non riescono a smettere di fumare da soli. Una soluzione alternativa di riduzione del danno che potrebbe aiutare i pazienti ad uscire da percorsi difficili di tabagismo. Dati internazionali e significativi dicono addirittura che ci sono ancora tantissimi medici che fumano sigarette convenzionali. Dobbiamo lavorare di più su prevenzione e informazione” – dice il prof. Polosa.

Il congresso nazionale SIMI

Dopo due anni di edizioni virtuali, il congresso nazionale SIMI torna a svolgersi in presenza presso il  Rome Cavalieri Hotel.

Il programma di quest’anno, includerà letture, simposi, mini-simposi, le Tane del GIS, il Gymnasium delle Scuole Ecografiche SIMI, comunicazioni orali e discussioni poster.

Il Congresso sarà preceduto da un Corso pre-meeting su “Urgenze in Medicina Interna” incentrato su temi pratici e di frequente riscontro nella clinica.

L’evento SIMI sarà anche teatro di discussione per la stesura di un piano di rinascita post-pandemia, con attenzione particolare al paziente cronico multimorbido, affinché non vengano commessi errori gravi e l’assistenza al paziente complesso e fragile nella fretta di operare cambiamenti, non ne risulti indebolita, anziché rafforzata e razionalizzata.

Per ricevere ulteriori informazioni, visitare il link

COLD TURKEY: riusciresti a smettere solo volendolo?

0
cold turkey

Smettere di fumare con la sola forza di volontà è prima di tutto un atto di fede verso se stessi e le proprie possibilità: il metodo cosiddetto “cold turkey” però presenta degli innegabili svantaggi. Quali sono?

Nel classico video promozionale stile oltreoceano, un entusiasta motivatore saprebbe raccontarti per almeno un’ora il potere della forza di volontà nel raggiungimento di qualsiasi obiettivo, compreso smettere di fumare.

È indubbio che moltissime persone riescano a smettere di punto in bianco con un’abitudine o una dipendenza: scelte personali, cambi di vita, situazioni intense possono far scattare una lampadina nel cervello e costringere a ripensare chiaramente al proprio stile di vita.

Un metodo che in inglese viene definito “quitting smoking cold turkey”, ovvero la decisione repentina e immediata di smettere del tutto con una sostanza, in questo caso il fumo, senza ripensamenti. 

Una classica scena da blockbuster, dove l’aver toccato il fondo da parte del protagonista suscita un’improvvisa voglia di redenzione e cambiamento.

Un punto di svolta romantico venato da riflessi tipici dell’umanesimo, quando l’uomo era considerato il centro dell’Universo.

In realtà il cold turkey non è uno dei metodi più di successo in circolazione: secondo ricerche degli ultimi 25 anni, su un campione di 100 persone che provano a smettere con questo metodo, solo dai tre ai cinque riescono con successo a smettere per più di sei mesi.

Significa che circa il 95% delle persone che ci provano falliscono.

Chiaramente la forza di volontà gioca un ruolo fondamentale nelle nostre scelte di vita: senza, non abbatteremmo limiti, non ci spingeremmo sempre un passo più in là. 

Un atleta cercherà ogni giorno di battersi, uno scienziato non rimarrà a domandarsi se quello che ha imparato è sufficiente per il progresso tecnologico. 

Ma la dipendenza da un’abitudine o da una sostanza sottintende dei retroscena alquanto difficili da scardinare.

La dipendenza si inserisce gradualmente in questa relazione simbiotica tra “essere” e “fare” e mina la base della nostra forza di volontà.

Non parlando di fumo, ma per esempio di dipendenza da cibo, molto spesso viene da chiederci come mai i protagonisti di noti show televisivi raggiungano un limite estremo di peso, senza riuscire a fermarsi. 

Carenze emotive? Eventi traumatici? Assolutamente, ma nel caso di sostanze stupefacenti o del fumo, i componenti presenti agiscono apportando cambiamenti a livello strutturale in quelle aeree deputate al controllo delle proprie abitudini, dei processi decisionali e dell’apprendimento.

A rendere decisamente ostico il compito di un fumatore, esistono poi stimoli specifici che innescano la voglia di accendersi una sigaretta: ad esempio, fattori sociali, emotivi o abitudini che nel loro insieme rendendo l’abitudine al fumo un nemico assai resiliente.

Il COLD TURKEY: pro e contro

Il metodo del cold turkey, il taglio drastico nei confronti del fumo simboleggiato egregiamente dal gesto di una sigaretta spezzata o di uno sciacquone tirato, ci mette di fronte a statistiche poco incoraggianti.

Esistono altri metodi per smettere di fumare, come le terapie sostitutive a base di nicotina, dalle classiche gomme ai cerotti, oppure i farmaci (vareniclina) o i dispositivi elettronici a rilascio di nicotina.

Uno degli indubbi vantaggi di questo metodo risiede nel riuscire in breve tempo a liberarsi di una dipendenza, senza sostituirla e intraprendere un percorso più lungo.

Purtroppo, però, smettere tutto d’un colpo porterebbe ad un numero elevato di insuccessi, che a loro volta potrebbero generare un vortice di scoraggiamento che impedirebbe al fumatore di decidere di riprovarci, magari seguendo metodi più efficaci.

Come qualsiasi dipendenza, inoltre, l’interruzione drastica dell’uso di sigaretta genera sintomi da astinenza molto più intensi che tendono a svanire nel giro di una settimana, con un picco tra le 48 e le 72 ore dopo l’ultima sigaretta.

Depressione, irritabilità, desiderio di fumare, difficoltà nel dormire, problemi di concentrazione e appetito aumentato sono alcuni dei sintomi più comuni che si possono sperimentare anche con altri metodi per smettere, ma che nel caso di un’interruzione volontaria totale si manifestano prepotentemente e senza nessun paracadute.

Dunque se veramente il cold turkey è la vostra scelta, si deve partire preparati: è fondamentale avere una rete di supporto su cui contare a partire dai vostri curanti di riferimento. 

Ormai l’accesso ai social media permette di contare sul supporto a distanza di persone che sperimentano la stessa situazione e crea quel network di aiuto che aumenta le possibilità di successo.

Attività sportive e ricreative sono necessarie per distrarsi, così come avere a disposizione snack sani per non rischiare di lievitare di peso in maniera incontrollata, uno dei possibili effetti collaterali della cessazione. 

Ma uno dei punti fondamentali di cui tenere conto è riconoscere quegli schemi emotivi, sociali e comportamentali che innescano irreversibilmente la voglia di fumare.

Quando ho voglia di fumare?

Generalmente, l’inizio della giornata, il fine pasto, prima di andare a letto o il post-sesso sono momenti critici per un fumatore. Così come la televisione, la guida per un lungo periodo e le pause dal lavoro. 

Se ci facciamo caso sono tutti momenti legati anche a specifici trigger emotivi o sociali.

Stress, ansia, solitudine, noia, eccitazione, felicità: potrebbe sembrare un guazzabuglio di emozioni, ma si parla di stati d’animo intensi che innescano la voglia di accendersi una sigaretta. Senza contare poi i trigger sociali, come feste, club, concerti, cene, insomma le occasioni di convivialità dove è semplice trovare altri fumatori.

Come andare oltre?

Beh, la soluzione più facile per non affrontare un scelta repentina sarebbe affidarsi ai professionisti della cessazione: saper gestire emozioni e occasioni e contare sul supporto non solo di chi ci conosce ma di esperti preparati, permette di creare un piano su misura.

Una possibile alternativa è passare alle sigarette elettroniche o ai prodotti a tabacco riscaldato: la mimica simile e la ritualità connessa al fumo rimangono invariate, ma attraverso dispositivi molto meno dannosi delle sigarette. 

Ma attenzione: non si tratta di sostituire un dipendenza con un’altra. Quando si decide di smettere, qualunque sia il metodo scelto, bisogna avere in mente un obiettivo finale e fissare una data può aiutare a raggiungere il risultato.

Il primo passo è sempre decidere di cambiare rotta. Una volta fatto, pazienza, forza di volontà e conoscenza di tutte le possibilità per smettere diventano i capisaldi del nostro percorso.

Smettere si può e sono migliaia le storie di chi ci riesce quotidianamente, per la salute propria e di chi ci circonda.