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LIAF in Parlamento per dire NO al fumo nei corridoi

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Parlamentari che fumano in Parlamento. LIAF sostiene la battaglia dell’onorevole Arianna Spessotto, deputato del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, che da alcuni mesi si batte perché venga rispettato il divieto di fumo nelle stanze di Montecitorio, proprio li dove la legge è stata emanata.
Venerdì 20 Marzo 2015 il presidente LIAF, prof.ssa Lidia Proietti, ha incontrato l’on. Arianna Spessotto nella sede del gruppo parlamentare grillino per sostenere la sua battaglia contro il fumo a Palazzo Montecitorio e nel Palazzo dei Gruppi Parlamentari.
Dall’incontro sono emersi scenari imbarazzanti. Stanze non autorizzate nelle quali i Parlamentari continuano a fumare contro ogni regola morale e sopratutto contro la norma che loro stessi hanno emanato.
Nei prossimi giorni, il presidente LIAF insieme ad deputato Spessotto avvieranno una serie di azioni volte alla valutazione tecnica di alcune aree adibite al fumo proprio nei locali di Palazzo Montecitorio. L’intento è quello di sensibilizzare i parlamentari italiani a rispettare le norme e le regole che sono principio fondante dell’agire politico e sociale di ogni rappresentante dello Stato.
Secondo la denuncia dell’on. Spessotto, infatti: “Il mancato rispetto del divieto di fumo all’interno della Camera dei Deputati ha raggiunto livelli insostenibili per la tutela della salute, tanto da far scattare, come peraltro già successo in passato, l’allarme antincendio nel corridoio retrostante l’Aula di Montecitorio, utilizzato impropriamente da alcuni parlamentari come area fumatori. All’interno della Camera dei Deputati, così come all’interno del Palazzo dei Gruppi – ci racconta il deputato grillino – la vigente normativa antifumo non viene rispettata, nonostante i divieti posti in essere. Addirittura – denuncia – le stesse aree individuate come riservate ai fumatori non sono conformi alle disposizioni normative antifumo vigenti in materia”.
Per il presidente LIAF si tratta di “una situazione imbarazzante e che ha dell’incredibile”. La presenza della prof.ssa Proietti nella sede di Montecitorio sarà utile per “effettuare le dovute valutazioni e per programmare azioni ed iniziative volte al rispetto della legge ed alla diffusione di una cultura antifumo tra le stesse istituzioni che, paradossalmente, sono state ideatrici della norma e pertanto sono consapevoli del rischio e dei danni causati dal fumo di sigaretta convenzionale”.

Smettere di fumare su Twitter è più semplice cinguettando

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Smettere di fumare su Twitter è più semplice. A dirlo è lo studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Stanford e Irvine,pubblicato sul Journal of Medical Internet Research, che ha dimostrato come “cinguettare” su Twitter, entrando a far parte di gruppi di utenti che vogliono smettere di fumare, e supportati da un programma di smoking cessation adattato per il social network, consente di uscire dalla porta del fumo molto più facilmente ed efficacemente.
Lo studio – condotto da Cornelia Pechmann, docente di marketing alla UCI, e Judith J. Prochaska, ordinario di Medicina a Stanford – si è basato sulla valutazione delle conversazioni che si svolgevano all’interno di due diversi gruppi su twitter, formati ognuno da 20 fumatori reclutati attraverso annunci pubblicitari su web, grazie a Google Adwords, per partecipare ad un programma combinato di smoking cessation con cerotti e 2 combinazioni di supporto Twitter.
In sostanza, quando una persona digitava una parola chiave come cerotti alla nicotina o smettere di fumare in una ricerca su Google, appariva l’annuncio dello studio che, cliccato, rimandava al sito Tweet2Quit dove venivano fornite le informazioni sullo studio e un breve modulo di domanda.
I candidati venivano poi contattati via e-mail circa 1 mese prima dell’inizio di studio e veniva dato loro un link per l’indagine di screening. Tra i criteri di inclusione, i ricercatori hanno inserito l’aver fumato più di 100 sigarette nella propria vita, il fumare attualmente più di 5 sigarette al giorno, l’intenzione di smettere entro il mese successivo, l’età compresa tra 18 e 59 anni, l’avere un account e-mail attivo, e un telefono mobile con accesso a Internet e sms illimitati.
I criteri di esclusione comprendevano invece: controindicazioni all’uso del cerotto alla nicotina; uso di antidepressivi, ansiolitici o di altre terapie per smettere di fumare; uso di sostanze stupefacenti nelle ultime 4 settimane; o di convivenza con un altro partecipante.
Tutti i reclutati – giovani adulti con un’età media di 36 anni, per il 60% donne, e un livello educativo medio-alto (il 43% aveva una laurea) – hanno ricevuto una fornitura gratuita di cerotti alla nicotina e sono stati incoraggiati a postare almeno un tweet al giorno all’interno del proprio gruppo, per 100 giorni.
L’innovazione principale viene dalla metodologia: un apposito programma di smoking cessation per social media è stato sviluppato dai ricercatori, il cosiddetto “Tweet2Quit”, che consiste nella creazione e invio di messaggi automatici giornalieri nel gruppo tweet per incoraggiare la discussione antifumo, e per sollecitare l’autovalutazione del proprio stato psicologico e del proprio consumo tabagico da parte del singolo partecipante. La maggior parte dei messaggi automatici erano volti a incoraggiare “tweet” tarati sulle indicazioni fornite dalle linee guida internazionali sulla smoking cessation, e si riferivano soprattutto ai benefici fisici, emotivi, e di rafforzamento della propria identità ed autostima derivanti dallo smettere di fumare. Messaggi automatici supplementari erano invece inviati allo scopo di rafforzare il senso di appartenenza al gruppo antifumo online.
Il tasso di cessazione è stato valutato periodicamente a a 7, 30 e 60 giorni dalla data di cessazione, utilizzando due domande standard di autovalutazione: “Quante sigarette hai fumato negli ultimi 7 giorni” e “Avete fatto un tiro negli ultimi 7 giorni ?”. Ogni fumata o tiro da parte del partecipante veniva considerato come fallimento nel tentativo di disuassefazione dal tabagismo. E’ stata inoltre valutata anche l’aderenza al trattamento sostitutivo nicotinico per vedere se e quando i partecipanti utilizzassero o meno il cerotto.
Le principali differenze tra i due gruppi erano:
  1. Il Gruppo 1 riceveva tre messaggi automatici alla settimana, che apparivano come provenienti da un account tweet, solitamente la notte per stimolare risposta la mattina seguente. Inoltre ai partecipanti di questo gruppo era stato chiesto di fissare una data di cessazione a 14 giorni grazie all’utilizzo dei cerotti.
  2. Il Gruppo 2 riceveva un messaggio automatico giornaliero durante la sera per stimolare la risposta nelle ore immediatamente successive. Inoltre ai partecipanti di questo gruppo era stato chiesto di fissare una data di cessazione a 7 giorni grazie all’utilizzo dei cerotti.
I risultati sono stati sorprendenti: “Essi indicano che l’integrazione tra i messaggi automatici, creati da esperti in smoking cessation, e l’attività spontanea dei partecipanti sollecitati è efficace nel supportare la cessazione – commenta la Pechmann. In particolare, i partecipanti del Gruppo 2, che venivano stimolati con maggiore frequenza ed intensità e hanno dato più risposte ai messaggi generati automaticamente da Tweet2Quit, hanno evidenziato un tasso di cessazione del 75%. Il 42% per cento di cessazione è invece il tasso del Gruppo 1, dove l’attività di risposta su twitter è stato più basso. Nello specifico, a 7, 30 e 60 giorni dalla data di cessazione, nel gruppo 1 il tasso di astinenza autoriportato era rispettivamente del  50%, 57%, and 42%; mentre nel gruppo 2 questi valori si attestavano al 21%, 61%, and 75%.
Anche l’uso dei cerotti è risultato differente tra i due gruppi: a 7, 30 e 60 giorni dalla data di cessazione, il Gruppo 1 ha evidenziato rispettivamente il 67%, 50%, e 50% di utilizzo del cerotto, mentre l’uso nel Gruppo è stato significativamente più alto: 82%, 100%, e 42%.
Secondo quanto rivelato dallo studio, dunque, l’ambiente “social” ha creato una sorta di ambiente “dinamico” che è stato particolarmente efficace per coloro che vengono definiti fumatori “sociali”, cioè coloro che sono stati più attivi su Twitter. La possibilità di poter condividere con altri soggetti il proprio stato d’animo, l’idea di non sentirsi da soli e la possibilità di affidarsi ad un programma di twitting basato sulle linee guida internazionali, ha permesso loro di smettere più velocemente. Il sistema ha fatto emergere delle dinamiche anche relative alla leadership di gruppo, l’attività del più “sociale” fra i partecipanti ha infatti facilitato le conversazioni on-line e ha svolto un ruolo fondamentale nel mantenere le persone impegnate.
Già nel 2008, la LIAF aveva condotto uno studio che si basava sulla possibilità dismettere di fumare utilizzando i messaggi di posta elettronica – ci racconta il prof. Riccardo Polosa – ed i risultati erano stati positivi. Più del 37% dei pazienti coinvolti nel programma, che ricevevano email da parte degli specialisti del centro, hanno smesso di fumare”.
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Nell’ambito delle attività di sensibilizzazione e comunicazione di LIAF, è stato peraltro riscontrato come, soprattutto per i gruppi di “svapatori”, ovvero dei soggetti che smettono di fumare grazie al supporto della sigaretta elettronica, la possibilità di raccontare la propria storia su facebook, nei blog, sui siti di informazione rappresenta un aiuto valido per condividere il proprio comportamento e cercare approvazione e sostegno da parte di altri soggetti. Supporto, senso di responsabilità, consulenza e dialogo sui diritti sono alcuni dei vantaggi che rendono i social media una piattaforma promettente per i gruppi di counselling antifumo. Tuttavia, mentre molti forum on line, blog e siti web sono importanti per la diffusione di informazioni sulla salute, su twitter è possibile interagire in maniera più dinamica.
Come afferma la dott.ssa Valeria Nicolosi, responsabile comunicazione e marketing di LIAF, infatti: “Oggi i social network sono per noi canali importantissimi, non solo per la sensibilizzazione e la diffusione della cultura antifumo ma anche e soprattutto per fornire assistenza e consulenza. Ogni giorno riceviamo messaggi ed email con richieste di informazioni sul modo più semplice per smettere di fumare e ci confrontiamo con numerosi gruppi di fumatori e non, presenti su Facebook e Twitter. Oltre alla ricerca, la forte attività di comunicazione e sensibilizzazione è tra le priorità della LIAF”.
Soprattutto per le nuove generazioni, è forse arrivata l’ora per gli specialisti della salute di attivarsi e aderire alle novità tecnologiche di “internet therapy” che possono raggiungere direttamente i giovani fumatori direttamente nel loro smarthphone e a costi minimi.

Relazioni pericolose tra asma e fumo, esiste una alternativa

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Importanti aggiornamenti sulle relazioni pericolose esistenti tra ansia e fumo. Questa mattina il prof. Riccardo Polosa, direttore scientifico di LIAF – intervenuto in diretta alla trasmissione radiofonica Piazza in Blu, in onda tutte le mattine su Radio in Blu, l’agenzia radiofonica della Conferenza episcopale Italiana – ha affrontato il problema degli asmatici che fumano e dei rischi che corrono. In diretta con lui, ospiti della conduttrice Chiara Placenti, anche il prof. Roberto Dal Negro, Direttore Settore Pneumologia del Centro medico specialistico del Cems di Verona.
Il fumo può causare o scatenare l’asma in soggetti predisposti?
“Asma e fumo rappresentano un connubio malsano da definire nelle sue componenti specifiche. Intanto fumare incrementa la malattia e determina un aumento della mortalità legata all’asma. Ma non è ovvio che chi fuma sia disponibile facilmente a smettere perchè anche asmatico. Come dimostrano i risultati degli studi condotti nell’ambito del progetto europeo U-Biopred, dedicato alla ricerca di cure alternative all’asma grave e del quale sono partner anche l’Università degli Studi di Catania e LIAF – Lega Italiana Antifumo, queste gravi forme di malattia sono più di frequentemente associate al tabagismo. “Fumo e Asma intrattengono relazioni pericolose”, il fumo sembra incidere già nell’età fetale causando anomalie nello sviluppo dell’apparato respiratorio e poi nell’adolescenza, determinando un maggiore rischio dell’insorgenza di asma. Il fumo di sigaretta aggrava la frequenza e la intensità delle manifestazioni acute della malattia quali, difficoltà respiratoria e tosse”.
Ci sono connessioni tra asma e fumo passivo?
“Il fumo passivo può scatenare asma su chi è asmatico e questo è uno dei motivi per cui la Legge Sirchia è davvero molto importante, proprio per evitare di esporre al fumo passivo individui che non fumano. Ci sono aspetti che però sono importanti per il fumatore asmatico che in realtà migliorano gli stati dell’umore. Nelle persone che si sono adattate al tabagismo rimane l’aspetto legato alla gestualità e alla minore ansia. Per questo per un soggetto asmatico è più difficile smettere di fumare e per loro bisogna prevedere soluzioni alternative che consentano di farli allontanare definitivamente dal fumo”.
Come è possibile allora smettere facendo mantenere questi aspetti importanti per l’asmatico fumatore?
“Partiamo da un presupposto: se un soggetto asmatico è anche un fumatore deve smettere di fumare il prima possibile. Di fatto, però, solo una bassa percentuale di questi pazienti riesce a farlo da solo. Cosa fare per quelli che non vogliono smettere? Bisogna affrontare il problema in modo diverso, usando prodotti che contengono nicotina ma che hanno un rischio molto più basso. Si tratta dei prodotti sostitutivi della sigaretta, come abbiamo spesso detto ad esempio la sigaretta elettronica. I ricercatori dell’Università degli Studi di Catania hanno dimostrato scientificamente che questi soggetti possono essere aiutati con l’utilizzo della sigaretta elettronica che, non solo può aiutarli a smettere di fumare, ma può anche migliorare le loro condizioni respiratorie. Come dimostrato da una valutazione retrospettiva condotta su pazienti asmatici fumatori che usavano regolarmente la sigaretta elettronica da almeno 10 mesi, quelli che avevano cominciato a utilizzare l’elettronica in alternativa alla bionda, non solo avevano smesso completamente di fumare o ridotto abbondantemente il numero di sigarette fumate, ma riportavano anche un miglioramento sostanziale su tutta la linea”.
La sigaretta elettronica è sicuro o no per gli asmatici?
“Si spendono fiumi di parole sulla sicurezza della sigaretta elettronica. Il suo livello di sicurezza è pari al 96% in più rispetto alla sigaretta convenzionale e questo è stato provato scientificamente”.
INTERVISTA IN DIRETTA  

E-cig: nel futuro potrebbe essere usata come strumento per somministrare farmaci

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Nell’ambito di un convegno tenutosi nei pressi di Copenaghen (Danimarca), la scorsa settimana è stato aperto un nuovo sipario sul palcoscenico “futuribile” delle e-cig.
L’uso regolare di sigarette elettroniche da parte dei fumatori determina vantaggi misurabili per la salute in termini di attenuazione del danno – questo è il contenuto di molte delle ricerche condotte nei laboratori LIAF che in questi anni vi abbiamo segnalato. Ma avete mai pensato alla sigaretta elettronica come ad un dispositivo da utilizzare non solo come sostituto della bionda? Avete mai ritenuto possibile che svapare potesse tornare utile non solo a fumatori o ex fumatori ma anche ai non fumatori?
Tra le diverse destinazioni d’uso delle elettronichecome da proposta avanzata dal prof. Riccardo Polosa invitato dalla Glaxo Smith Kline (GSK) nell’ambito del loro 21esimo Forum Scientifico sulla Medicina Respiratoria – c’è anche la somministrazione di farmaci e quella che consente ai pazienti di perdere peso.
Secondo la visione futuristica del prof. Polosa, le e-cig possiedono caratteristiche uniche che le rendono particolarmente appetibili anche per la somministrazione di farmaci, vaccini e integratori. “Perché non pensare allora ad un’evoluzione del vapagismo in un campo diverso da quello dell’anti-tabagismo? – si è chiesto il docente catanese -. Le sigarette elettroniche potrebbero essere impiegate anche nella somministrazione di farmaci, assicurando una migliore efficacia, semplificando i metodi tradizionali e soprattutto assicurando una maggiore aderenza per i pazienti”. In questo modo vaccini, medicinali, capsule, bustine, ecc. potranno essere assunti dai pazienti stessi per via inalatoria mediante svapate, ovvero attraverso la vaporizzazione della sostanza farmaceutica miscelata con gradevoli aromi personalizzati a seconda del gusto del paziente. Ma questo non è l’unica alternativa possibile.
Partendo sempre dallo stesso principio ispiratore, secondo l’esperto, le elettroniche potrebbe ad esempio essere utilizzate per la diffusione di programmi terapeutici utili a perdere peso, per migliorare il sonno o addirittura per ridare energia al corpo.
Gli studi condotti nei laboratori LIAF hanno dimostrato l’efficacia della sigaretta elettronica come strumento alternativo per smettere di fumare ma anche per testimoniare l’effettiva riduzione del danno e del rischio causati dal fumo di sigaretta convenzionale, specialmente nel caso di fumatori affetti da asma. Nei pazienti asmatici l’utilizzo delle e-cig ha consentito infatti di migliorare la funzione polmonare ed i sintomi respiratori.
Mentre le sigarette convenzionali per loro stessa natura non possono essere destinate ad usi diversificati, in virtú dei possibili danni causati dalla combustione, le e-cig hanno il potenziale di poter essere adattate e rigenerate grazie all’innovazione tecnologica e all’utilizzo di prodotti di nuova generazione. “Una delle differenze più evidenti tra la sigaretta convenzionale e quella elettronica – ha concluso Polosa – è rappresentata dalla staticità della prima contro l’adattabilità della seconda. Per questo la cultura del vapagismo potrà essere presto parte integrante dell’evoluzione del vapore elettronico verso nuove forme di innovazione farmaceutica”. 

Smetti di fumare, libera il tuo sorriso – Dona a LIAF e contribuisci anche tu alla Ricerca

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SMETTI DI FUMARE, LIBERA IL TUO SORRISO – Diventa partner LIAF e contribuisci anche tu alla Ricerca 
Il fumo di tabacco rappresenta un importante fattore di rischio per la salute ed il benessere psicofisico e non solo.
Fumare complica la vita e rende difficoltosi anche i rapporti interpersonali. Le principali cause che abbassano il desiderio fisico nei confronti di chi fuma, ad esempio, sono: l’alito cattivo, l’odore sgradevole della pelle, dei capelli e dei vestiti, e soprattutto denti e dita gialli. Inoltre, le abitudini legate alla dipendenza da fumo di sigaretta, come posacenere sporchi, cattivi odori in casa e auto, le spese ingenti per pacchetti ed accendini, oltre l’irritabilità del fumatore per l’astinenza da sigaretta, sono spesso causa di malcontento e litigi nelle coppie. Il fumo di sigaretta accelera il processo di invecchiamento generale, la pelle perde elasticità ed assume un colorito spento, la gestualità tipica del fumatore fa aumentare precocemente le rughe sul viso, soprattutto quelle attorno le labbra.
Smettere di fumare è dunque anche un potente strumento di bellezza e di miglioramento delle relazioni interpersonali, la pelle diventa da subito luminosa, e si potrà dire addio all’alito cattivo, all’odore sgradevole della pelle, dei capelli e dei vestiti, basta più denti gialli.
Anche per questo motivo LIAF ha pensato ad un nuovo progetto rivolto a tutti i medici specialistici che vogliono diventare partner della Lega Italiana Antifumo e contribuire concretamente alla Ricerca per trovare soluzioni alternative alle malattie fumo correlate.
“SMETTI DI FUMARE, LIBERA IL TUO SORRISO”
E’ un progetto rivolto ai fumatori italiani che nasce dalla collaborazione dei medici specialistici ed intende sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi legati al tabagismo e alle malattie fumo correlate. Partecipando al progetto, ogni specialista potrà contribuire attivamente alla Ricerca contro il fumo ed aiutare LIAF a sostenere la battaglia per trovare cure alternative alle malattie fumo correlate.
La donazione non è fine a se stessa. L’aspetto innovativo è proprio quello di consentire agli specialisti del settore di contribuire concretamente alle fasi di analisi e ricerca, facendosi punto di riferimento LIAF nei singoli territori delle regioni d’Italia. Sarà possibile  invogliare i fumatori ad intraprendere un percorso di cessazione dal fumo attraverso l’attivazione di specifici comportamenti e il monitoraggio di esperti del settore.
Informazione, comunicazione, consulenza e assistenza sono gli assi fondamentali con i quali ci proponiamo di agire sul territorio.
Il lavoro di prevenzione, in sinergia con la Lega Italiana Antifumo (LIAF), viene effettuato non solo attraverso i classici interventi di informazione/formazione ma integrando i nuovi approcci di natura esperienziale, e quindi maggiormente attivizzanti, come la misurazione del monossido di carbonio esalato (eCO) quando si fuma e quando si riduce/smette, e l’utilizzo di una sigaretta elettronica di ultima generazione per i soggetti che vogliono aderire alle cure.
LIAF oggi propone un percorso diverso per aiutare i fumatori a smettere, utilizzando anche strumenti alternativi, e coinvolgendo tutti i soggetti interessati in un percorso di rete condiviso e partecipato, importante per diffondere idee e soluzioni nuove che rappresentano una valida alternativa come porta d’uscita dal fumo.
Gli studi medici specialistici sono oggi uno dei punti di riferimento più importanti per milioni di persone.
Se anche tu sei un operatore della salute, un medico o un esperto del settore chiama LIAF e scopri come partecipare alla Lotta contro il fumo.
Per maggiori informazioni scarica il progetto

Solo in Italia, ogni giorno 165 milioni di cicche cancerogene disperse nell’ambiente

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LIAF ritiene il fumo di sigarette un grave danno per la salute delle persone e per il rispetto dell’ambiente. Partendo dal danno da fumo diretto, passando per il fumo passivo fino al fumo di terza mano, LIAF intende sensibilizzare l’opinione pubblica anche sul danno causato dal tabagismo all’ambiente e indirettamente sull’uomo.
Fumare una sigaretta significa immettere in ambiente più di 4000 sostanze chimiche ad azione irritante, nociva, tossica, mutagena e cancerogena. Una parte di queste sostanze chimiche resterà nel filtro, andando a contaminare anche quella parte di sigaretta non fumata che chiamiamo cicca o mozzicone. Nelle cicche troveremo moltissimi inquinanti: nicotina, benzene, gas tossici, polonio-210, e acetato di cellulosa, materiale di cui è costituito il filtro.
In Italia il numero di fumatori ammonta a circa 11 milioni, ovvero il 22% della popolazione. Considerato che il numero medio di sigarette fumate da ciascun fumatore è di 15 sigarette al giorno, possiamo affermare che ogni giorno vengono immesse nell’ambiente circa 165 milioni di cicche di sigarette. Senza contare il numero elevatissimo di cicche che ogni anno si accumula nelle nostre città e che rappresentano da sole, circa la metà dei rifiuti mondiali raccolti nelle aree urbane (parchi, strade) e il 40% di quelli raccolti nel Mar Mediterraneo.
In base a numerose indagini, il mozzicone viene visto da fumatori come un rifiuto ambientale relativamente accettabile ma così non è. I famosi “san pietrini”, diffusi in tutti i centri storici italiani, sono intasati di cicche di sigarette e questo chiaramente oltre a creare danno all’ambiente produce anche conseguenze negative per la salvaguardia del patrimonio storico e culturale italiano. Inoltre, questi residui però sono tossici e per smaltirli come rifiuti speciali occorrono dai 5 ai 6 anni di tempo. E’ possibile, infatti, affermare che il carico nocivo immesso in ambiente con i mozziconi di sigaretta è alquanto rilevante. Una cicca contiene: nicotina, polonio, composti organici, gas tossici, catrame e acetato di cellulosa. Tutte sostanze che se non dismesse nel giusto modo possono causare gravi danni all’ambiente ed alle persone.
Ogni anno in media i mozziconi gettati contengono le seguenti sostanze:
  • Nicotina 324 tonnellate
  • Polonio-210 1872 milioni di Bq
  • Composti organici volatili 1800 tonnellate
  • Gas tossici 21,6 tonnellate
  • Catrame e condensato 1440 tonnellate
  • Acetato di cellulosa 12240 tonnellate
A questo punto emerge la necessità di classificare le cicche come un rifiuto tossico per l’ambiente e trattarle come tale. E a tal proposito, nel 2008, in una direttiva quadro sui rifiuti, l’Unione europea ha introdotto il concetto di «responsabilità estesa del produttore», per cui l’azienda produttrice è responsabile delle spese di raccolta, trasporto e smaltimento del prodotto stesso.
Dal 1° luglio 2015 sarà vietato gettare mozziconi di sigaretta per la strada. Le città e gli esercizi commerciali come ristoranti o centri commerciali dovranno dotarsi di appositi contenitori di cicche di sigarette attraverso i quali sarà più semplice smaltire i rifiuti tossici dei mozziconi. La legge c’è, manca solo un ultimo passaggio al Senato: poi chi sarà pizzicato a buttare un mozzicone di sigaretta a terra (ma anche un chewingum), nelle acque e negli scarichi, rischia di pagare una multa dai 30 ai 150 euro. Ma la vera domanda è? Saranno davvero effettuate queste multe? E chi controllerà?
Proprio su questo argomento il presidente LIAF, Lidia Proietti, è intervenuta più volte sottolineando il grave rischio che le cicche di sigarette rappresentano per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Come ricorda la prof. Proietti: “I residui provocano danni di diversa natura: innanzitutto alla salute perché sono altamente cancerogeni, poi all’ambientale perché liberano sostanze tossiche, danni legati all’ostruzione dei sistemi di reflusso delle strade, ad esempio il sistema di reflusso dei tombini in cui le cicche si aggiungono al materiale ed al terriccio che già scorre per le vie cittadine, danni all’immagine delle città e dei centri storici ed infine, ma non di meno, un grave danno economico causato da più fattori di rischio”.
La soluzione per la prof.ssa Proietti sarebbe quella di “avviare campagne di sensibilizzazione per spiegare ai fumatori i danni causati dalle cicche di sigarette” e ha aggiunto il presidente “una serie di azioni condivise sia sul campo della normativa, che su quello della gestione dei rifiuti per introdurre un sistema di raccolta differenziata dedicato soltanto ai mozziconi di sigaretta”.

Formaldeide nelle sigarette elettroniche e rischio cancro. Prof. Polosa (LIAF): “si tratta di valutazioni non realistiche”

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In merito alle notizie diffuse dalla stampa internazionale sullo studio pubblicato dal New England Journal of Medicine secondo il quale gli “svapatori” rischiano il cancro 15 volte in più rispetto ai consumatori di sigarette convenzionali, il prof. Riccardo Polosa – direttore scientifico LIAF Lega Italiana Anti Fumo, primario di Medicina Interna nel Policlinico Universitario di Catania e considerato l’autore più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata alla sigaretta elettronica – ha dichiarato:
“Lo studio si basa sulla valutazione di soggetti che svapano in condizioni non realistiche. In condizioni normali, ossia a bassi voltaggi – spiega il professore – non viene prodotta alcuna formaldeide, mentre in condizioni di uso altamente improbabili e non assolutamente realistiche (cioè ad alti voltaggi) livelli importanti di formaldeide venivano misurati. In queste ultime condizioni, il surriscaldamento prodotto è tale da danneggiare l’atomizzatore e da generare un vapore dal gusto orribile che lo svapatore non è in grado di tollerare. Pertanto, continua a non esistere un rischio aumentato di cancro al polmone quando le e-cig vengono utilizzate in condizioni di uso normali. Piuttosto, notiamo una continua insistenza ad utilizzare in maniera non realistica le sigarette elettroniche per le valutazioni scientifiche”.

Polosa sulla nuova proposta Lorenzin: “I fumatori sono soggetti da assistere e non da nascondere”

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“Accogliamo con piacere le buone intenzioni della nuova proposta di legge del Ministro Lorenzin, tuttavia ritengo che per ridurre i tassi del livello di tabagismo in Italia non basti limitare la libertà altrui ma attivare azioni di comunicazione e sensibilizzazione che possano rendere i cittadini consapevoli delle gravissime conseguenze alle quali il fumo può portare, dalle malattie alla morte”. Sono le parole del prof. Riccardo Polosa, direttore scientifico di LIAF – Lega Italiana Anti Fumo a commento della proposta di limitare il fumo nei parchi, in auto, alla presenza di minori o ancora di aumentare la diffusione di immagini dissuasive nei pacchetti di sigarette.
“Portare avanti la lotta al fumo in Italia è sacrosanto. Proseguire verso le linee indicate dalla direttiva europea sul tabacco è nostro dovere e la proposta del Ministro va verso questa direzione“. Nonostante ciò, riferendosi alla lettera firmata dai più importanti registi italiani che chiedono una maggiore libertà di espressione per i loro film, Polosa spiega: “Non credo che dettare limiti o regole per l’espressione culturale italiana possa davvero ridurre il numero di fumatori in Italia – ha aggiunto il professore -. Il fumo è una dipendenza fisica e psicologica che può portare alla morte e i fumatori sono soggetti che vanno assistiti e accompagnati in un percorso mirato di cessazione, non da nascondere agli occhi di tutti ma da aiutare. Campagne di sensibilizzazione antifumo sarebbero la soluzione più importante, e sono state proprio queste ad essere mancate in questi anni”.

Un anno con LIAF. Solo nel 2014 l’85% dei pazienti ha smesso di fumare

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Nel 2014, l’85% dei pazienti assistiti presso il Centro Antifumo del Policlinico di Catania ha smesso definitivamente di fumare o ridotto di almeno la metà il numero di sigarette fumate al giorno. Grazie ad un approccio integrato, caratterizzato da colloqui motivazionali, terapie farmacologiche di supporto e sigarette elettroniche, i ricercatori LIAF hanno aiutato centinaia di fumatori. Il 2014 è stato anche l’anno della battaglia a cuore aperto per proporre una regolamentazione delle sigarette elettroniche equilibrata ed efficace in tutti gli Stati del mondo. Tanti progetti in arrivo nel 2015.
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Anche quest’anno la battaglia contro il fumo ha raggiunto risultati importanti e LIAF, in collaborazione con il Centro Antifumo del “Policlinico – Vittorio Emanuele” e l’Università degli Studi di Catania è riuscita ancora una volta a diffondere e promuovere la cultura del non fumo aiutando centinaia di persone a smettere di fumare.
Più della metà dei pazienti assistiti nei laboratori catanesi della Lega Italiana Anti Fumo ha smesso definitivamente. Un’alta percentuale di fumatori è passata dal tabagismo al vapagismo (termine coniato dai ricercatori LIAF per descrivere il comportamento dei fumatori di sigarette convenzionali che decidono di passare alla sigaretta elettronica); l’esperienza ed i risultati scientifici degli studi condotti nei laboratori siciliani hanno fatto il giro del mondo e sono stati oggetto di decine di pubblicazioni scientifiche nelle più blasonate riviste mediche internazionali. Il prof. Riccardo Polosa – responsabile scientifico LIAF e Direttore del reparto di Medicina Interna e d’Urgenza del Policlinico Universitario di Catania – è stato definito l’autore più importante al mondo nel campo della ricerca applicata sulle e-cig. Questo è molto altro è accaduto nel 2014, iniziative importanti e risultati di successo che lasciano sperare in un 2015 pieno di novità.
Il 2014 è stato l’anno della battaglia a cuore aperto. Si ricorda la lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per sensibilizzare l’attività del Parlamento italiano, che ha suscitato l’interesse dei vertici dello Stato, o quella indirizzata ai membri del Parlamento Europeo e sottoscritta da più di 53 esperti di tutto il mondo, che ha raggiunto quasi un milione di lettori. O ancora quella inviata al Ministro della Salute canadese ed, infine, quella inoltrata al mediatore europeo.
Il dibattito acceso, ed ancora oggi infuocato, sulla regolamentazione e la commercializzazione della sigaretta elettronica ha dominato la scena pubblica, non solo in Italia ma anche nel resto del mondo. La proposta di una legislazione equilibrata ed efficace ha portato il prof. Polosa sul palco istituzionale di centinaia di congressi, non per ultimo il suo importante intervento all’FDA statunitense. Washington, New York, Varsavia, Roma, Londra, Milano, Monaco, Barcellona, Madrid sono solo alcune delle città che hanno visto Polosa intervenire come esponente illustre ed esperto internazionale di patologie fumo correlate: “Abbiamo combattuto duramente e lo stiamo ancora facendo perché per noi la sigaretta elettronica non solo può riuscire a far smettere di fumare milioni di persone, ma può salvare centinaia di vite e consentire ai singoli Stati di ridurre notevolmente la spesa pubblica per la programmazione delle Politiche sanitarie” – ha spiegato.
La presenza sul territorio, le iniziative volte a coinvolgere direttamente i fumatori in un percorso per uscire dalla porta del fumo sono state le attività più importanti che hanno consentito ai ricercatori di sostenere ed assistere concretamente i fumatori. I meeting, i convegni (come il No Tobacco Day), le conferenze, i progetti integrati per assistere gratuitamente i pazienti nel difficile percorso per dire STOP alle sigarette, i congressi ed il dibattito dentro e fuori dalla rete virtuale sono solo alcune delle azioni di questo 2014 che ci lasciamo alle spalle. Un anno che si è concluso con la presentazione del Vape Shop Study, il primo studio al mondo che coinvolgerà direttamente i negozianti di sigarette elettroniche e che sarà punto di partenza per una piattaforma scientifica internazionale.
Nell’ambito di un incontro tenutosi nei locali del Centro antifumo etneo, in occasione della presentazione dei risultati del 2014, Polosa ha ricordato: “Poter divulgare le nostre scoperte ci rende orgogliosi di quello che facciamo, ma soprattutto ci dà la forza di andare avanti, di continuare a combattere per tutelare e difendere la salute dei nostri pazienti”.
Per il presidente LIAF, prof.ssa Lidia Proietti, il 2014 è stato il primo anno alla guida del team della Lega Italiana Anti Fumo: “Un periodo intenso, pieno di soddisfazioni e di nuove avventure. Nonostante le difficoltà, i nostri ricercatori – ha aggiunto – hanno continuato a lavorare ogni giorno per sostenere ed aiutare tutti i fumatori”.
“Nel 2014, l’85% dei nostri pazienti ha smesso definitivamente di fumare o ridotto di almeno la metà il numero di sigarette fumate al giorno. Grazie ad un approccio integrato, caratterizzato da interviste motivazionali, terapie farmacologiche di supporto e sigarette elettroniche siamo riusciti a salvare centinaia di fumatori” – ha detto il prof. Pasquale Caponnetto, docente di psicologia clinica e responsabile del Centro Antifumo etneo. Inizia adesso un nuovo anno, tanti progetti in programma ma tutti con un solo titolo: LIBERI DAL FUMO!

L’intervento del prof. Riccardo Polosa all’FDA statunitense per una migliore regolamentazione delle e-cig

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“Sono prima di tutto un medico che ogni giorno visita pazienti affetti da patologie fumo correlate. Il mio gruppo di lavoro si occupa da anni della ricerca clinica e comportamentale applicata alla lotta al fumo e ha già pubblicato oltre 20 studi sul tema del vapagismo in prestigiose riviste internazionali”.
E’ con queste parole che il prof. Riccardo Polosa (nella foto), direttore scientifico di LIAF e ordinario di Medicina Interna presso l’Università degli Studi di Catania, ha aperto ieri il suo intervento all’incontro organizzato dall’FDA statunitense a Washington DC (USA).
L’intervento ha spaziato da temi epidemiologici a studi clinici, dalle analisi tossicologiche al ruolo degli standard di qualita’ e sicurezza.
“Nel Regno Unito (ma anche in Francia e negli Stati Uniti), dove le sigarette elettroniche vengono commercializzate senza restrizioni come prodotti di libero consumo, vengono regolarmente documentati benefici sostanziali in termini di salute pubblica: il primo e più importante è quello della costante riduzione del dato di prevalenza tabagica nella popolazione ” – ha spiegato.
Diversi studi clinici e di popolazione concordano sul potenziale delle ecig come strumento per la riduzione del consumo di sigarette convenzionali. Le meta-analisi di questi studi dimostrano che l’utilizzo della ecig aiuta molti fumatori a ridurre o a smettere completamente. Il completo sdoganamento da bionda a elettronica sembra realizzarsi in modo naturale e spontaneo e va interpretato come “beneficio collaterale”.
“Inoltre va ricordato – continua Polosa – come molti utilizzatori che col tempo smettono di fumare abbandonano anche la sigaretta elettronica. Questo aspetto e’ meritevole di valutazioni approfondite soprattutto nei sondaggi di popolazione”
Questo importante aspetto era stato evidenziato nel corso di una intervista LIAF relativa ad unapprofondimento sui risultati dello studio ECLAT.
Gran parte della comunita’ scientifica, i media e gli enti regolatori sembrano particolarmente concentrati sui potenziali danni che possono derivare dall’utilizzo di sigarette elettroniche, ignorando che questi prodotti possono esercitare tutta una serie di effetti positivi.
“Ad esempio nei pazienti fumatori asmatici – ha spiegato Polosa – l’uso regolare di e-cig può migliorare non solo la fisiologia respiratoria ma consente anche effetti positiva di migliorata condizione dell’asma”.
Fatte queste premesse, il Prof. Polosa ha elencato le sue proposte per una regolamentazione più equilibrata delle ecig in America e nel mondo.
“Bisogna evitare il ricorso a un uso indiscriminato del principio di precauzione e bisogna stare attenti alla eccessiva proliferazione di studi scientifici inutili che di fatto rischiano di minare la nostra comprensione dell’universo sigaretta elettronica. Considerando che l’obiettivo finale è quello di tutelare la salute delle persone, bisogna concentrare gli sforzi, sia in America che in tutto il resto del mondo, sugli standard di qualità e sicurezza dei prodotti e sul monitoraggio continuo del dato combinato vapagismo-tabagismo” – ha concluso Polosa.