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Al via la selezione per il Master Universitario “Smoking cessation e Harm reduction” targato CoEHAR

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L’Università degli Studi di Catania e il CoEHAR annunciano l’apertura del bando per il Master universitario di primo livello dedicato allo studio e approfondimento delle più efficaci tecniche di trattamento del tabagismo. Il termine per la presentazione delle domande scade il 14 Febbraio 2022. 

Le nuove frontiere nel trattamento e nella prevenzione del tabagismo, in Italia e nel Mondo, rendono necessario creare e formare professionisti del settore sanitario che sappiano valutare e comprendere il grave problema medico e sociale rappresentato dal fumo. Un settore in grande fermento con ottimi sbocchi professionali e scientifici. 

Approcciarsi a un fumatore che intende smettere richiede conoscenze e competenze a 360°. Entrano infatti in scena principi medici come il decorso patologico delle malattie fumo correlate, l’assistenza psicologica e psicoterapica, gli approcci farmacologici e terapeutici, oltre alle innovazioni del mondo della ricerca e della tecnologia.

Per questi motivi, l’Università di Catania e il CoEHAR, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dello stesso ateneo, annunciano l’avvio del processo di selezione per il Master universitario di primo livello in “Smoking Cessation e Harm reduction”, il primo al mondo nel suo genere

Il professionista formato in questo settore avrà la possibilità di accedere a svariati contesti lavorativi: centri medici e riabilitativi, cliniche, scuole, ospedali, centri di ricerca, ovvero tutti i settori che sempre più frequentemente necessitano di figure specializzate che impostino un percorso specifico nel trattamento di questa abitudine, con i relativi benefici che smettere comporta in termini di salute.

Il CoEHAR rappresenta un’eccellenza internazionale nel settore, grazie all’implementazione di approcci metodologici innovativi per contrastare la piaga del tabagismo. Grazie a un team di ricercatori multidisciplinare, alla collaborazione con partner internazionali e l’avvio di numerosi progetti di ricerca, agli studenti verrà data la possibilità di essere parte di un network globale e altamente specializzato.

A livello internazionale vi è una sempre maggior richiesta di figure competenti che possano affrontare i problemi correlati al tabagismo – dice il prof. Riccardo Polosa, fondatore del COEHAR e coordinatore del master – Assistere e aiutare i fumatori a smettere significa saper valutare attentamente tutte le componenti che influiscono sulla dipendenza tabagica e le conseguenze che questa abitudine comporta. Abbiamo bisogno di professionisti formati e competenti”

Il master avrà una durata complessiva di 12 mesi per 30 posti disponibili e prevede un percorso di stage di 300 ore presso diverse strutture. Oltre al CoEHAR, infatti, sarà possibile svolgere periodi di formazione pratica presso: il Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’AOU Policlinico “G. Rodolico-S. Marco”; la struttura di riabilitazione psichiatrica CTA Villa Chiara; l’associazione no-profit Lega Italiana Anti Fumo; ed ECLAT srl, lo spin off dell’Ateneo dedicato alla ricerca e sviluppo nel settore della riduzione del danno da fumo.

Per ulteriori informazioni visitare il sito: https://www.unict.it/it/didattica/master-universitari/2021-2022/smoking-cessation-e-harm-reduction  

Disturbi alimentari negli adolescenti: le nuove frontiere del supporto online

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La pandemia, e i relativi lockdown, hanno peggiorato il quadro clinico di molti adolescenti con disturbi alimentari. Lo sdoganamento dei mezzi di comunicazione e delle nuove tecnologie in qualsiasi campo relazionale ha aperto nuove frontiere per il supporto psicologico a distanza

Ansia e depressione sono due dei principali sintomi direttamente collegati ai lunghi periodi di costrizione nelle nostre abitazioni e che hanno influito negativamente sul trattamento e sull’assistenza di pazienti affetti da disturbi alimentari, sopratutto se adolescenti.

In un sondaggio condotto in Australia da aprile 2020, infatti, è stato evidenziato come il 40% degli intervistati abbia riportato un peggioramento dei sintomi dopo solo poche settimane di lockdown, mentre il 60% ha dichiarato di avere sviluppato forme di ansia e depressione, a discapito della salute generale.

In uno studio condotto dai ricercatori del CoEHAR, “Evaluation of the Effects of Telepsychotherapy in the Treatment and Prevention of Eating Disorders in Adolescents”, e pubblicato sulla prestigiosa rivista International Journal of Environmental Research and Public Health, si è analizzata al correlazione positiva tra servizi di medicina e-health, ovvero a distanza, e il miglioramento di sintomi primari e secondari correlati ai disturbi alimentari.

Secondo la definizione ufficiale, per telemedicina si intendono tutti quei trattamenti utilizzati da operatori sanitari che utilizzano le moderne tecnologie in ambito comunicativo per continuare nel trattamento, nella diagnosi o nella prevenzione di determinate patologie.

Per la review in oggetto, sono stati presi in considerazione 176 studi internazionali relativi ai trattamenti di medicina a distanza: solo 6 hanno centrato alla fine i criteri per poter essere inseriti nella ricerca.

Il numero piuttosto basso di questi studi è già di per se un dato importante che rileva quanto necessario sia continuare ad indagare le potenzialità offerte dalle nuove frontiere delle comunicazione nel trattamento di determinate categorie di pazienti.

Particolarmente rilevante è lo studio condotto da Heinicke, uno dei primi a indagare gli effetti di un programma di supporto online in un campione di ragazzi affetti da disturbi alimentari.

Nel questionario di valutazione finale, il 65% ha riportato la preferenza di seguire un programma di assistenza online e l’88% ha dichiarato un miglioramento moderato o significativo degli schemi alimentari.

Solo il 15% ha dichiarato che avrebbe preferito gli incontri faccia a faccia.

In generale, tutti gli studi analizzati riportano miglioramenti nel medio e nel lungo termine.

“Rispetto ai disturbi alimentari, la telepsicoterapia può essere una soluzione vincente” spiega la dott.ssa Marilena Maglia, prima autrice dello studio “Si deve anche considerare che tali problematiche colpiscono una fascia di età molto giovane, avvezza all’uso della tecnologia in tutte le sue forme: queste tipologie di intervento possono quindi aiutare nell’avere un canale ulteriore di comunicazione con tali soggetti”.

Nonostante, infatti, le terapie di telemedicina debbano ancora essere definite e allargate anche alla platea di soggetti affetti da anoressia, sia i pazienti che le loro famiglie esprimono una generale soddisfazione nei confronti di questo tipo di servizio.

Si tratta di modalità di intervento che si configurano come durature nel tempo, con meno stress per i soggetti considerati e un costo decisamente inferiore per i servizi territoriali di assistenza, sopratutto nelle regioni in cui tali servizi non sono inclusi nelle linee di supporto standard.

Va considerato comunque che tutti i soggetti beneficiano maggiormente di un contato diretto, sopratutto se adolescenti, ma queste nuove forme di assistenza devono essere studiate maggiormente per definire standard qualitativi utili per evitare peggioramenti improvvisi o per preparare forme di intervento laddove non sia possibile intervenire in latra maniera.

In conclusione, è doveroso aggiungere che questo tipo trattamento alternativo, con un assistenza ed un monitoraggio psicologico continuo, potrebbe essere d’aiuto anche per gli adolescenti che, purtroppo, si avvicinano al fumo troppo presto acquisendo abitudini malsane già consolidate in maniera cronica anche prima della maggiore età. Intervenire sugli adolescenti per evitare di introdurli al fumo di sigaretta convenzionale è una priorità per tutti.

Ictus e infarto non danno preavviso

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Una ricerca degli esperti dell’Università Northwestern di Chicago, pubblicata su Journal of the American Heart Association, mette in guardia sui pericolosi effetti dei composti presenti nelle sigarette. Per chi fuma ictus e infarto arrivano senza preavviso.

La ricerca è partita dall’analisi di nove studi di lunga durata e ha coinvolto oltre 106.000 persone, dai più giovani (intorno ai 20 anni) fin quasi agli ottuagenari. Tutti all’inizio dell’osservazione non avevano patologie a lungo termine e sono stati seguiti per un periodo di osservazione variabile tra i 10 e i 25 anni.

Lo studio americano riporta conclusioni davvero significative. Tra queste, non solo che le sigarette accorciano la vita e danneggiano l’apparato cardiovascolare, ma addirittura nei fumatori è più probabile che un infarto o un ictus siano la prima manifestazione della sofferenza delle arterie. Senza preavviso. Anche nella mezza età.

Ma perché chi fuma dovrebbe spegnere per sempre la sigaretta?

Quello che è emerso dall’indagine effettuata è che i fumatori manifestano i segni delle patologie di cuore e arterie, e questo significa che il fumo è collegato alle malattie cardiovascolari che insorgono precocemente. Nei fumatori maschi si presentano con 5,1 anni di anticipo, mentre nelle femmine 3,8 anni prima.

Altro dato interessante è che i fumatori hanno presentato un rischio più elevato di avere patologie cardiovascolari, anche in età più giovanile rispetto ai coetanei che non avevano il vizio. Tra i 40 e i 59 anni, si è ammalata più della metà dei fumatori con una probabilità quasi raddoppiata rispetto ai non fumatori coetanei di decesso per infarto o ictus.

Ad allarmare maggiormente è che nei fumatori si alza di molto la possibilità che gli eventi cardiovascolari mortali come ictus e infarto si presentino senza nessun segnale di preavviso.

Ultimo dato che emerge dallo studio è quanto prima si inizia a fumare, tanto peggio è. Infatti sono proprio i giovani fumatori che rischiano di avere il più alto rischio a lungo termine di infarto (24%), mentre le giovani avevano un rischio maggiormente elevato a lungo termine (11,3%) per altre cause di morte conseguenti ad ictus o scompenso cardiaco.

“Il fumo può uccidere con una malattia cardiaca prima ancora che una persona si accorga di essere malato – riferisce il primo firmatario dello studio Sadiya KhanLa maggior parte delle persone è consapevole dei rischi di cancro ai polmoni derivante dal fumo, ma molte persone che fumano non si rendono conto che è più probabile morire per malattie cardiovascolari che per cancro ai polmoni”.  

STOP SMOKING START VAPING, il libro che sfata i miti sul vaping

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Smettere con i metodi tradizionali o con il vaping? Quanto è sicuro svapare? Quali sono le evidenze dietro al mondo dello svapo?

Avere accesso ad una corretta informazione quanto si parla di riduzione del danno non è mai facile: da un lato esistono prove ormai avvalorate sui benefici per la salute di chi decide di smettere passando al vaping

Dall’altro, le maggiori autorità sanitarie internazionali si mostrano restie nell’accettare metodi di cessazione alternativi a quelli tradizionali, temendo che questa scelta possa in qualche modo impedire di raggiungere l’obiettivo di un mondo senza tabacco.

Il dott. Colin Mendelsohn, autore del libro

È per sfatare alcuni dei miti che potrebbero impedire a un fumatore di smettere grazie agli strumenti a rischio ridotto, che il dott. Colin Mendelsohn, fondatore e direttore di ATHRA, Australian Tobacco Harm Reduction Association, ha deciso di scrivere il libro “Stop Smoking Start Vaping”, un viaggio nel mondo del fumo elettronico e delle evidenze scientifiche a sostegno.

Nella nostra intervista, abbiamo chiacchierato sulla recenti conclusioni del COP9 e su cosa si debba aspettare di trovare in questo libro.

Dott. Mendelsohn, perchè ha deciso di scrivere questo libro?

Principalmente per la disinformazione che aleggia intorno al mondo del vaping e della nicotina.

In quanto medico, ho lavorato con i fumatori per oltre 30 anni. E ho visto quanto sia difficile smettere. Durante questo periodo, ho visto quanto il vaping abbia aiutato tutte quelle persone che non avrebbero smesso con altri metodi.

E queste persone sono diventate molto più sane di conseguenza.

La mia esperienza con i vapers si trova d’accordo con quanto ho letto nelle ricerche: penso che il vaping abbia un enorme potenziale per migliorare la salute pubblica, per diminuire i tassi sul cancro, sulle malattie cardiache e polmonari e per soppiantare il fumo.

Il libro mira a fornire alle persone delle informazioni scientifiche valide, le giuste informazioni, non quelle che si leggono nei media, informazioni sul vaping che possano permettere ai fumatori di crearsi una propria opinione, e prendere decisioni “informate” e se, dunque, approcciare il vaping o no per smettere.

Ha appena accennato alla disinformazione sul vaping: questo strumento aiuta davvero i fumatori a smettere? E più sicuro? Che differenza esiste tra lo smettere di fumare con i metodi tradizionali e smettere con il vaping?

Il vaping è uno strumento unico nel fornire la quantità di nicotina di cui i fumatori sono dipendenti e di cui hanno bisogno.

Ma allo stesso tempo permette di mantenere gli aspetti ritualistici collegati al fumo.

È di questo che i fumatori sentono più la mancanza quando smettono, ovvero l’insieme delle sensazioni connesse al fumo: il vaping soddisfa sia questi aspetti sia quello della dipendenza da nicotina. 

E rende più facile smettere perché ti permette di rinunciare a molto meno.

Per questa ragione penso sia un metodo più efficace. Le persone hanno tassi di ricaduta meno alti rispetto che gli altri metodi per smettere.

Penso che sia per questo che le prove dimostrano che è più efficace delle terapie sostitutive a base di nicotina. Una recente review inglese dimostra che molto probamente il vaping è più efficace di tutti gli altri metodi disponibili per dire addio alla sigaretta.

Recentemente l’Australia ha varato delle nuove regole per l’accesso alla nicotina e al vaping. Pensa che queste regole avranno conseguenze sui fumatori australiani?

I tassi dei fumatori in Australia negli ultimi 5/6 anni sono scesi molto più lentamente rispetto a paesi dove il vaping e più diffuso, come l’Inghilterra.

Pensiamo che questo sia connesso alle difficoltà nell’accedere al prodotto.

Il primo di ottobre il governo ha varato norme molto severe riguardo al vaping, a cui si ha accesso solo grazie alla prescrizione medica.

Questo ha creato una situazione ridicola dove è più facile acquistare sigarette mortali che comprare i prodotti del vaping, più sicuri. E questo sicuramente avrà ripercussioni.

Io penso che sarà molto più difficile per i fumatori passare al vaping perché diventerà più difficile avere accesso alla nicotina, anche perché i dottori prevalentemente si oppongo a questi strumenti ed è diventato molto difficile avere le prescrizioni stesse.

E ritengo che potremmo avere alti tassi di ricadute proprio per queste difficoltà e noteremo un incremento del mercato nero della nicotina, che già esiste, così come un aumento delle persone che decideranno di produrre i propri mix da soli, con un conseguente aumento dei rischi connessi a tale pratica.

Ma il problema principale è uno: stiamo rendendo una alternativa più sicura, che noi sappiamo aiutare i fumatori, molto più difficile da ottenere rispetto al fumo che a oggi uccide 2 fumatori su 3. 

Riguardo al COP9, cosa pensa delle conclusioni a cui sono arrivati?

Penso che siano arrivati alle conclusioni che ci aspettavamo. Sfortunatamente l’atteggiamento verso il vaping e l’harm reduction non è molto scientifico.

L’OMS ha questa lunga storia di opposizione al vaping che è difficile da capire quando si guardano le prove che sostengono il contrario.

L’informazione media che forniscono si basa sull’esagerare i rischi e ignorare le prove del successo del vaping e della maniera in cui il vaping sta soppiantando il fumo in altri paesi. E questo è molto deludente.

Sono abbastanza ossessionati dall’industria del tabacco e vorrebbero vedere una società libera dalla nicotina, ma, ovviamente, questo va contro le teorie di riduzione del danno.

Un approccio che, purtroppo, ha molta influenza sui paesi a basso e medio reddito, soprattutto in quelli dove i tassi di fumo sono molto alti.

Che messaggio vuole mandare a un fumatore che vuole smettere e vorrebbe leggere “STOP SMOKING START VAPING”?

Io penso che i fumatori debbano sapere che non c’è alcun dubbio che la miglior scelta per loro sia smettere del tutto. 

Se non ci riescono, la seconda miglior opzione è passare il vaping. Svapare migliora significativamente la tua salute, sei esposto a molte meno tossine rispetto al fumo e avrai più soldi, migliori capacità respiratorie e migliori la qualità di vita delle persone intorno a te.

Nonostante quello che si legge, è importante sapere che il vaping è molto più sicuro del fumo e sono un convinto sostenitore di questa decisione, se è quella che le persone decidono di adottare.

Stress sul lavoro? Per i fumatori che vogliono smettere, i benefici derivano dalla gestualità data dall’uso di dispositivi a rischio zero

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Da quanto è emerso da un nuovo studio condotto su un campione di lavoratori ad alto livello di stress, combinare supporto psicologico, vareniclina e dispositivi a rischio zero (privi di nicotina) può ridurre la possibilità di ricadute e favorire l’addio alla sigaretta in ambiente lavorativo. 

Link allo studio

https://healthpsychologyresearch.openmedicalpublishing.org/article/24506-impact-of-a-soft-tip-nicotine-free-harmless-cigarette-as-part-of-a-smoking-cessation-program-with-psychological-support-and-varenicline-an-integrated 

Catania, 26 novembre 2021 – Negli ultimi 20 anni, l’azione in seno alle aziende a tutela delle risorse umane ha cercato di impostare attività di sostegno e prevenzione per contrastare la tendenza ad assumere cattive abitudini in condizioni di stress e difficoltà. Si deve però aspettare il primo decennio degli anni 2000, per i primi studi in merito alla correlazione tra abitudine tabagica e fattori di stress o di rischio in ufficio, con una ricerca che ha attestato quanto periodi di carico elevato siano determinanti nell’aumento o nella diminuzione nel numero di sigarette fumate quotidianamente.

Purtroppo, nonostante in questo ventennio i tassi di fumatori siano effettivamente diminuiti, o perlomeno assestati, la percentuale di fumatori che con successo riesce a mantenere l’astinenza rimane stabile. Solo una percentuale compresa tra il 30% e il 50% riesce a non ricadere nel vizio nonostante lo stress percepito in ambito lavorativo. 

Ma cosa succede nel lungo periodo? È possibile combinare un approccio basato su diverse linee di intervento che favorisca la cessazione anche in un luogo, come quello lavorativo, in cui abitudini e atteggiamenti si influenzano vicendevolmente?

Queste sono le domande che si sono posti i ricercatori del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania. Le risposte sono nell’innovativo studio “Impact of a soft tip nicotine-free harmless cigarette as part of a smoking cessation program with psychological support and varenicline: an integrated workplace smoking cessation intervention”, che ha valutato il comportamento di due gruppi di lavoratori/fumatori di un’azienda a cui è stato fornito supporto psicologico, terapia farmacologica a base di vareniclina e possibilità di utilizzare dei dispositivi considerati a rischio zero, privi di nicotina, i cosiddetti QuitGo.

Lo studio ha rilevato per la prima volta che l’utilizzo di prodotti a rischio ridotto può significativamente ridurre la dipendenza da nicotina, soprattutto in presenza di aspetti comportamentali dannosi.

LO STUDIO

Per questo studio, sono stati selezionati 120 fumatori (considerando cioè un numero di sigarette giornaliere fumate maggiore di 10 al giorno) di un centro di produzione di medicinali, che hanno manifestato alti livelli di stress correlato al lavoro. I lavoratori sono stati divisi in due gruppi di osservazione ma solo ad un campione selezionato è stata data anche la possibilità di utilizzare le QuitGo. L’astinenza veniva verificata attraverso controlli periodici a 4 e 24 settimane: dai dati di studi precedenti, i ricercatori si aspettavano di avere circa un 50% di fumatori capaci di abbandonare il fumo già nelle prime 4 settimane. Già dopo il primo mese, il 20% di partecipanti nel gruppo QuitGo e il 26.6% dell’altro non si è presentato. Percentuali che salgono al 25% nel primo gruppo e al 30% nel secondo. Solo il 76.6% del campione che ha utilizzato le QuitGo e il 72.5% hanno completato le visite a 4 e 24 settimane.

I RISULTATI

I risultati dell’analisi del modello logistico hanno mostrato possibilità più alte di smettere alla 24 settimana nel gruppo che ha utilizzato le QuitGo rispetto a quello con alti livelli di dipendenza da fumo. L’80% di tutti i partecipanti ha dichiarato che avere apprezzato il dispositivo come strumento per combattere i sintomi dell’astinenza.

Questa ricerca, che è la prima nel suo genere, ha indagato l’impatto e l’aiuto fornito da dispositivi che mimano la ritualità connessa al fumo, soprattutto in ambienti con alte percentuali di stress so di rischio, come quelli lavorativi.

Il prof. Pasquale Caponnetto, docente di clinica delle dipendenze dell’Università di Catania e membro del CoEHAR, ha affermato che: Una percentuale di stress elevata è correlata a maggiori probabilità di tornare a fumare, indotte anche da scarse risorse personali, come l’incapacità di gestire frustrazione, stress o legate allo sviluppo di altre abilità sociali

La dr.ssa Marilena Maglia, prima autrice dello studio, ha spiegato come: l’importanza di associare l’impegno per la cessazione tabagica al supporto di uno strumento innovativo ma a rischio zero, porti la persona, incentivata o meno, a mantenere costante l’attenzione sull’obiettivo. Per tale ragione diventa fondamentale istruire i lavoratori che fumano alla fidelizzazione con il prodotto a rischio ridotto come strumento utile soprattutto per la lotta alla dipendenza comportamentale”. 

Negli studi presenti in letteratura è confermata la necessità di monitorare il consumo tra i fumatori sul posto di lavoro, poiché esiste un’associazione tra dipendenza da sigarette e fattori di stress legati al lavoro, con tassi di prevalenza elevati per i fumatori che si attestano in almeno il doppio di quelli delle altre tipologie di consumatori” – così il prof. Giuseppe Santisi docente di Psicologia del lavoro e Coordinatore del Corso di studi in Psicologia. 

Questo studio ha concluso il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR ci permette di comprendere quanto la soddisfazione che deriva dalla gestualità conti più che quella indotta dalla nicotina,  suggerendo per i futuri studi di valutare non solo molteplici ambienti lavorativi ma anche diverse figure professionali”.

Unghie gialle? Smetti di fumare

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white spots on toenails after removing nail polish

Le donne ma ultimamente sempre più, anche gli uomini, sono premurosi nella cura delle mani, in modo particolare all’attenzione alla bellezza delle unghie. Una manicure perfetta è indice di dettagli non solo estetici ma anche salutari, infatti delle mani con delle unghie curate, rappresentano  un ideale estetico ma non solo.

Dal punto di vista pratico, le unghie, danno alle dita una maggiore sensibilità e protezione. Tra le varie patologie che colpiscono questa parte del corpo, sia mani che piedi, ci soffermiamo sulla Xantonichia, un inestetismo che origina l’alterazione cromatica delle unghie, assumendo il colore giallo.

Le cause sono molteplici, ma primeggia il fumo, che provoca appunto un ingiallimento delle unghie, colpendo attraverso la nicotina la lamina ungueale, con strisce lineari singole e multiple o eritema giallastro.

Fumare indebolisce le unghie delle mani con sfaldamenti e disidratazione e un netto cambio di colore. Le cosiddette unghie gialle, infatti, sono tipici del fumatore con la caratteristica di fragilità e poco belle da vedere.

Ci sono dei rimedi della nonna per togliere quel colore giallastro, come ad esempio:

Il succo di limone che è in grado di sbiancarle in poco tempo, basta passarlo con  un batuffolo di cotone.

L’olio extravergine di oliva rinforza ed elimina le macchie gialle, soprattutto se usato in combinazione con il limone.

Il bicarbonato di sodio usato come scrub o impacco per le unghie, riesce a dare notevoli risultati, il tutto abbinato anche a l’acqua ossigenata. 7

Tanti trucchi e terapie insomma, ma la parola d’ordine principale rimane quella di spegnere la sigaretta una volta per tutte, per ritrovarsi più sani e belli, soprattutto esponendo delle mani e unghie perfette.

Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti

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La Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR) fu istituita nel 2009 ed è un’iniziativa volta a promuovere la realizzazione di azioni di sensibilizzazione sulla sostenibilità e sulla corretta gestione dei rifiuti nel corso di una sola settimana nel mese di novembre.

In che cosa consiste?

La SERR consiste in una campagna di comunicazione ambientale che intende promuovere, tra i cittadini, una maggiore consapevolezza sulle eccessive quantità di rifiuti prodotti e sulla necessità di ridurli drasticamente. L’accento è quindi sulla prevenzione dei rifiuti e ogni azione della  Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti mostra come ogni attore della società – compresi i singoli cittadini – possa, in modo creativo, contribuire a ridurre i rifiuti in prima persona e a comunicare questo messaggio d’azione agli altri.

Le azioni attuate durante la SERR sono impostate secondo la regola “3R” (ovvero: riduzioneriuso e riciclo) in base alla quale la riduzione dei rifiuti dovrebbe essere sempre la prima opzione, attraverso una rigorosa prevenzione e riduzione alla fonte. La seconda opzione, in ordine, è il riutilizzo dei prodotti, che comprende anche la preparazione per il riutilizzo, e la terza è il riciclo dei materiali.

Considerato che il numero medio di sigarette fumate da ciascun fumatore è di 15 sigarette al giorno, possiamo affermare che ogni giorno vengono immesse nell’ambiente circa 165 milioni di cicche di sigarette. Senza contare il numero elevatissimo di cicche che ogni anno si accumula nelle nostre città e che rappresentano da sole, circa la metà dei rifiuti mondiali raccolti nelle aree urbane.

LIAF ritiene che il fumo di sigaretta sia un grave danno per la salute delle persone e per il rispetto dell’ambiente. Partendo dal danno da fumo diretto, passando per il fumo passivo fino al fumo di terza mano, LIAF si batte da diversi anni per sensibilizzare l’opinione pubblica anche sul danno causato dal tabagismo all’ambiente e indirettamente sull’uomo.

Ridurre l’inquinamento dovuto ai mozziconi di sigaretta, sensibilizzando chi fuma a cambiare una cattiva abitudine è l’obiettivo. Nel frattempo, usare posaceneri e gettare i mozziconi nell’indifferenziata è un modo per arrivarci.

Israele fissa una nuova tassa su ecigs. Polosa: “Significa ignorare anni di studi scientifici internazionali”

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Il ministro delle finanze israeliano Avigdor Lieberman ha recentemente annunciato quello che si profila ad oggi il più grande balzello fiscale per i prodotti da svapo a livello mondiale. Il nuovo schema è impostato infatti con il fine di tassare i prodotti da svapo nella stessa misura delle sigarette convenzionali. Sorprendentemente però, non è stato preso in considerazione alcun aumento delle tasse per le sigarette combustibili.

Il nuovo disegno di legge fisserà una tassa all’ingrosso del 270% per gli e-liquids, che faranno balzare il prezzo ad 11,39 nuovi shekel israeliani (3,27 euro) per millilitro con una tassa minima di 21,81 NIS (6,27 euro). I dispositivi elettronici saranno invece soggetti ad un incremento del 360% della tassa di acquisto del prezzo comune all’ingrosso, che in ogni caso non sarà inferiore a 32,72 NIS (9,31 Euro) per unità.

La decisione segue la dichiarazione congiunta tra Ministero delle Finanze, Agenzia delle Entrate e Ministero della Salute che sottolinea come la tassazione “mira a ridurre il consumo di sigarette elettroniche, che provocano un aumento del rischio di malattie cardiache e respiratorie”.

Un ulteriore comunicato stampa da parte del ministro delle Finanze ha affermato che “la decisione è importante per ridurre il rischio esistente delle sigarette elettroniche. In Israele, circa 8.000 donne e uomini muoiono ogni anno a causa del fumo di prodotti del tabacco, di cui circa ottocento a causa del fumo passivo”. 

Tuttavia, mentre le autorità israeliane hanno giustificato la tassa come uno sforzo aggiuntivo per frenare il crescente numero di fumatori e svapatori, molti esperti internazionali sostengono che avrà l’effetto opposto.

“Insistere sul fatto che i rischi cardiovascolari e respiratori delle sigarette elettroniche siano simili alle sigarette convenzionali non ha senso. Indica una totale ignoranza rispetto alla questione. Tali affermazioni sono in disaccordo con ciò che abbiamo appreso negli ultimi 50 anni sulla composizione chimica del fumo di tabacco e sulle cause alla base delle malattie legate al fumo. Oltretutto, ignorano anche la vasta letteratura scientifica che afferma come le sigarette elettroniche siano fino al 95% più sicure”, ha sottolineato il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per l’Accelerazione della Riduzione del Danno (CoEHAR) dell’Università degli Studi di Catania.

“Israele continua nell’implementazione dell’approccio standard delle politiche di controllo del tabacco dettate dall’OMS. Le stesse che hanno contribuito troppo poco alla lotta contro il fumo. Questo nuovo schema di tassazione limiterà solo l’accesso dei consumatori a prodotti a base di nicotina più sicuri, attenuando così qualsiasi prospettiva di un ulteriore calo dei fumatori in quel paese.”

Sondaggi e anni di esperienza accanto ai pazienti mostrano come la maggior parte dei fumatori sia disposta a smettere e, per questo, tentano numerose volte di farlo. Tuttavia, come chiaramente mostrato in Israele, gli attuali approcci convenzionali di cessazione si aspettano che i fumatori si astengano completamente dal tabacco e dalla nicotina invece di offrire prodotti meno dannosi,” ha affermato Polosa.

Il disegno di legge arriva dopo la decisione dello scorso anno da parte delle autorità israeliane di vietare le sigarette elettroniche nei luoghi pubblici.

Secondo un rapporto del ministero della Salute, il numero dei fumatori nel Paese è stimato in un milione e duecentomila, con un tasso del 22,5% tra i 21enni e più.

CoEHAR/O’Leary: “C’è un disperato bisogno di revisioni sistematiche viventi per migliorare il livello della ricerca a livello internazionale”

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“I risultati dell’LSR sono di particolare interesse per i legislatori, i medici e il pubblico che cerca informazioni affidabili sulle sigarette elettroniche. Un LSR produce un database che classifica gli studi precedenti e valuta anche la qualità degli studi”. (Dottoressa Renéè O’Leary, Project Leader In Silico Science).

Il seminario Revisioni sistematiche viventi: un nuovo standard per le domande della ricerca medica -tenuto online dalla dott.ssa Renée O’Leary, leader del progetto In Silico Scienceha sottolineato la necessità di revisioni sistematiche viventi nella ricerca medica.

Centocinquanta partecipanti da tutto il mondo, inclusi studenti, ricercatori ed esperti internazionali, si sono riuniti online per apprendere le metodologie all’avanguardia nello sviluppo di una revisione sistematica vivente. Tra i partecipanti: il Prof.  Giovanni Li Volti Direttore CoEHAR; la Dott.ssa Daniela Saitta, Project Manager presso l’Università degli Studi di Catania.

“C’è un disperato bisogno di revisioni sistematiche vive per migliorare il livello della ricerca a livello internazionale”, ha affermato la Dr.ssa O’Leary al pubblico che ha partecipato alla sessione online. “In Tobacco Harm Reduction vengono spesso pubblicati nuovi studi e nuove prove, che influiscono sulle conclusioni delle revisioni attuali e sulle pratiche influenzate dalla medicina basata sull’evidenza”.

Organismi di regolamentazione internazionali, medici, sostenitori di diverse parti del dibattito sulla THR hanno opinioni diverse sulle sigarette elettroniche. Questa incertezza sulla base di prove è dovuta al fatto che molti studi sono stati condotti con metodi di ricerca inadeguati e senza prove dirette sugli effetti sulla salute umana delle sigarette elettroniche. Inoltre, le revisioni diventato obsolete non appena vengono pubblicate, a causa del ritardo di diversi mesi tra l’identificazione degli studi e la pubblicazione della revisione.

LSR è una revisione sistematica continuamente aggiornata non appena si rendono disponibili nuove evidenze rilevanti. Con centinaia di articoli pubblicati sulle sigarette elettroniche ogni mese, le revisioni sistematiche viventi stanno diventando cruciali per mantenere le revisioni aggiornate e la medicina basata sull’evidenza pienamente informata.

I risultati di LSR sono di particolare interesse per i legislatori, i medici e il pubblico che cerca informazioni affidabili sulle sigarette elettroniche. Un LSR produce un database che classifica gli studi precedenti e valuta anche la qualità degli studi”, ha affermato la dott.ssa Renéè O’Leary. “Certamente, diffondere gli studi a più pubblici in un formato accessibile e facilmente comprensibile è uno degli obiettivi principali di LSR”

Come ha sottolineato la dottoressa O’Leary durante il seminario, la caratteristica più importante delle revisioni sistematiche viventi è la capacità di sintetizzare e valutare criticamente tutti gli studi disponibili. L’LSR fornisce le prove aggiornate su argomenti medici, inclusa la THR, che meritano considerazione per la pratica clinica.