venerdì, Agosto 1, 2025
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Associazione SCOHRE: rischio norme europee troppo stringenti

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Al centro dell’ultimo incontro online promosso nei giorni scorsi da Scohre, l’Associazione Internazionale per il Controllo del Fumo e la Riduzione del Danno, “Un nuovo sguardo sulla salute pubblica” (A new gaze of public health), temi come la tassazione o il divieto dei prodotti tradizionali del fumo.

Fonte: adnkronos.com (link)

La sessione prevista per il 2 marzo e promossa in forma mista sia in presenza che online, era inserita all’interno del PANHELLENIC CONGRESS OF PUBLIC HEALTH 2022, evento durante il quale è stata messa in risalto la necessità di un approccio più ampio e meno frammentato alle politiche di riduzione del danno anche in Europa, dove il fumo di nuova generazione rischia di andare incontro a norme europee più stringenti.

A coordinare l’evento la prof.ssa Anastasia Barbouni, docente di salute pubblica e prevenzione delle malattie all’Università “West Attica” di Atene e il prof. Ignatios Ikonomidis, docente di cardiologia presso la National and Kapodistrian University di Atene.

Tra gli ospiti, alcuni tra i maggiori esperti di salute pubblica a livello internazionale: Dimitri Richter, capo del dipartimento di cardiologia presso l’Euroclinic Hospital di Atene, Karl Fagerström, professore emerito e membro fondatore di SCOHRE, e Andrzej Fal, presidente della Polish Society of Public Health.

Cosa ne sarà dell’utilità dei prodotti a basso rischio?

Ad emergere è la questione del ruolo dei dispositivi alternativi al fumo tradizionale nelle politiche di controllo del fumo come le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato, che hanno un diverso profilo di rischio, indubbiamente più basso.

Andrej Fal, Presidente della Polish Society of Public Health e membro di Scohre, ha affermato: “Garantire a questi prodotti una tassazione inferiore rispetto a quella delle sigarette tradizionali può aiutare nel percorso di abbandono del fumo tradizionale”.

Secondo gli esperti, si pensa che possa risultare vincente seguire l’esempio della FDA (Food and Drug Administration) americana, che adotta già un riferimento alla riduzione del danno, ovvero un approccio che considera i prodotti alternativi alle sigarette tradizionali come mezzo meno tossico e nocivo per affrontare il problema della dipendenza dal fumo.

L’Europa dovrebbe fare lo stesso e non mantenere un approccio così frammentato.

Questo risulta essere un limite per i prodotti a rischio ridotto perché secondo gli esperti della Riduzione del Danno, tanti approcci tutti diversi risultano molto limitanti.

Richter riporta come validi esempi da seguire i casi del Regno Unito e della Svezia, dove nel primo caso le sigarette elettroniche vengono offerte come strumento complementare alle terapie sostitutive con la nicotina per smettere di fumare e nel secondo perché si parla del primo Paese europeo che ha raggiunto l’obiettivo di abbassare il tasso di fumatori sotto la soglia del 5 per cento, proprio grazie all’utilizzo dei prodotti da fumo alternativi.

Quello che si evince da quest’ultimo confronto è che mantenere una pressione fiscale elevata sui dispositivi alternativi al fumo tradizionale può disincentivare chi vuole smettere di fumare.

Fumo all’Università, un questionario della Statale di Milano racconta l’andamento dopo il Covid

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L’Università Statale di Milano ha pubblicato i risultati del questionario sulle abitudini al fumo in università somministrato agli studenti dell’ateneo milanese nei mesi scorsi.

Lo studio rientra nell’ambito del progetto “La Statale smoke-free per stili di vita liberi dal fumo” condotto dalla prof.ssa Silvia Fustinoni, docente di Medicina del Lavoro dell’Ateneo, e dalla ricercatrice Laura Campo. Si tratta di una campagna per diffondere conoscenza e consapevolezza sull’abitudine al fumo da parte della sua comunità studentesca.

Il questionario, che ha avuto più di 7mila risposte è solo il primo step di questa campagna e i risultati sono stati di grande impatto.

Ecco come hanno risposto gli studenti:

Il 64% dei partecipanti si è dichiarato non fumatore, il 19% fumatore di sigarette tradizionali, il 10% ex-fumatore, il 3% utilizzatore di sigaretta elettronica o prodotti a base di tabacco riscaldato e il 4% utilizzatore duale.

Si sono osservate notevoli differenze tra le facoltà: si fuma di più a Scienze Politiche Economiche e Sociali (SPES) (35%) e Giurisprudenza (33,6%) e di meno a Medicina e Chirurgia (19%) e Scienze del Farmaco (20,2%).

La pandemia da Covid-19 ha cambiato le abitudini al fumo del 18% degli studenti: tra questi, il 58% ha smesso di fumare o ha diminuito il numero di sigarette convenzionali o elettroniche al giorno, mentre il 33% ha iniziato a fumare o ha aumentato il numero giornaliero di sigarette tradizionali o elettroniche.

Le sigarette elettroniche o i prodotti base di tabacco riscaldato sono utilizzate principalmente perché ritenute dai più giovani un’alternativa alla sigaretta tradizionale (43 e 46%), perché sono di moda o per curiosità (35 e 29%) e perché sono ritenute meno pericolose per la salute rispetto alla sigaretta tradizionale (43%).

Il 41% dei partecipanti ha dichiarato di essere stato esposto a fumo passivo nell’ultima settimana. Il fumo passivo di sigaretta tradizionale è ritenuto dannoso per la salute dal 94% dei rispondenti.

Altrettanto importante, oltre questi dati, è quello che emerge dal questionario riguardo le normative nazionali. Gli studenti sono a conoscenza delle normative nazionali sul fumo, ma risultano invece poco conosciute le normative che riguardano la scuola. Interessante, però, che partecipanti si sono dimostrati favorevoli ad accogliere nuove iniziative dell’Ateneo per proteggere la salute dei non fumatori e per aiutare chi vuole smettere di fumare.

No Tobacco Day 2022, iniziano i lavori

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Il World No Tobacco Day 2022 si avvicina. Il 31 Maggio, come ormai i nostri lettori sanno bene, si celebra la Giornata mondiale contro il fumo organizzata dall’Oms con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo sugli effetti che il fumo di sigaretta convenzionale ha sulla salute.

Oltre all’impatto devastante che ha sulla nostra salute, il consumo di tabacco ha conseguenze estremamente gravi anche dal punto di vista ambientale e sociale. 

Lo slogan della campagna globale di quest’anno: “Il tabacco: una minaccia per il nostro ambiente”, ha lo scopo di sensibilizzare i fumatori sull’impatto ambientale del tabacco, dalla coltivazione, dalla produzione, dalla distribuzione e dai rifiuti. L’obiettivo sarà quello di dare ai consumatori di tabacco un motivo in più per smettere.

Con un contributo annuale di gas serra di 84 megatoni equivalenti di anidride carbonica, l’industria del tabacco contribuisce al cambiamento climatico e riduce la resilienza climatica, sprecando risorse e danneggiando gli ecosistemi.

Ogni anno vengono distrutti circa 3,5 milioni di ettari di terreno per la coltivazione del tabacco. La coltivazione del tabacco contribuisce alla deforestazione, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

“L’impatto ambientale dell’uso del tabacco aggiunge una pressione non necessaria alle già scarse risorse e agli ecosistemi fragili del nostro pianeta. Questo è particolarmente pericoloso per i paesi in via di sviluppo, poiché è lì che avviene la maggior parte della produzione di tabacco”, ha affermato il dottor Ruediger Krech, Direttore della promozione della salute. “Ogni sigaretta che fumi, sta letteralmente bruciando risorse, risorse da cui dipende la nostra stessa esistenza”.

L’industria del tabacco ha investito molto per “pulire” le loro pratiche dannose per l’ambiente segnalando l’impatto ambientale e finanziando progetti e organizzazioni di responsabilità sociale delle imprese ambientali. Per questo la riduzione del consumo di tabacco deve essere identificata come una leva fondamentale per il raggiungimento di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile, non solo quelli direttamente correlati alla salute.

Il CoEHAR e LIAF quest’anno torneranno in aula con un evento che metterà insieme esperti di ogni settore e di ogni ambito accademico. Ma non solo: novità in arrivo.

Presto su www.coehar.it

Riparte “LIAF nelle scuole”, ieri il primo incontro con gli studenti

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Catania 2 Marzo 2022 – Riparte il progetto LIAF nelle scuole. Dopo i due anni di pandemia che hanno impedito l’organizzazione di seminari in presenza, finalmente anche la promozione della salute torna tra gli adolescenti. Ieri mattina, infatti, alcuni rappresentanti della LIAF, insieme agli esperti del CoEHAR hanno tenuto il primo seminario post-pandemia presso il Liceo Linguistico e delle Scienze umane “F. de Sanctis” di Paternò, in provincia di Catania.

Presenti all’incontro il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR; il dott. Toti Urso, project manager dell’Università di Catania; il prof. Massimo Caruso, ricercatore del CoEHAR; il prof. Pasquale Caponnetto, del CPCT del Policlinico di Catania e la ginecologa dr.ssa Elisa Caruso. Con loro, a moderare la giornalista, Valeria Nicolosi.

Obiettivo del ciclo di seminari “LIAF nelle scuole” è illustrare ai ragazzi i danni tangibili causati dal fumo su tutto il corpo e l’incidenza delle patologie fumo correlate sulla qualità della vita.

Vogliamo invitare i ragazzi a non iniziare a fumare e a smettere se hanno già iniziato. Ma vogliamo anche illustrare loro le possibilità che il mondo della ricerca può aprire per il futuro. Si tratta di un mondo in continua evoluzione che può condurre a percorsi accademici di successo su ogni ambito della conoscenza scientifica” – così il presidente LIAF, Ezio Campagna.

I vari lockdown, l’ansia e gli stati d’animo contrastanti provocati dal diffondersi della pandemia hanno riacceso le luci sull’allarme tabagismo sia per gli adulti, sia per i giovani.

La sigaretta convenzionale sprigiona una enorme quantità di sostanze tossiche che sono responsabili di molte gravi patologie” ha spiegato il prof. Li Volti. “Fare ricerca significa trovare risposte efficaci per debellare una delle piaghe peggiori dell’ultimo secolo e per trovare soluzioni alternative utili a far smettere di fumare milioni di persone” ha aggiunto.

Test e giochi di società condotti dal prof. Caponnetto hanno permesso ai ragazzi di partecipare al seminario in maniera attiva e coinvolgente.

Per partecipare al progetto “Liaf nelle scuole”: scrivere a [email protected]

Fumare compromette le tue relazioni sociali e sentimentali. Ecco perché

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Articolo di Irene Campisano e Alessia Calì, studentesse dell’Università di Catania

L’abitudine al fumo incide molto sulle relazioni sentimentali tra individui, per via dei suoi effetti negativi relativi all’alitosi, all’impotenza maschile e all’infertilità sia maschile che femminile. Viene in questo modo compromessa non solo la sfera fisica della vita di un individuo, ma anche la sfera sociale e relazionale e smettere di fumare non è che l’unica soluzione.

Il fumo è una delle principali cause dell’alito cattivo questo perché esso provoca cambiamenti all’interno della cavità orale, come la riduzione di produzione di saliva da parte delle ghiandole salivari che rende la bocca più secca, luogo ideale per la moltiplicazione di batteri.

Per questa ragione l’alitosi potrebbe influire sulla possibilità di baciare e la vita di coppia potrebbe esserne compromessa, soprattutto quando si tratta di una relazione tra un fumatore e un non fumatore. Il non fumatore potrebbe essere infastidito dall’alito del proprio partner, e la possibilità di conflitti di coppia potrebbe indurre il fumatore a smettere di fumare o passare all’uso di sigarette elettroniche.

Il fumo, oltre agli effetti già noti come il tumore ai polmoni, problemi cardiovascolari e invecchiamento precoce della pelle, incide anche sulle prestazioni sessuali soprattutto per gli uomini perché può causare impotenza e infertilità. 

Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Catania, il fumo blocca la mobilità e altera il DNA  degli spermatozoi. Per constatare questa tesi i ricercatori hanno esposto per 24 ore degli spermatozoi prelevati da non fumatori al condensato di fumo di sigaretta, arrivando in questo modo a notare la non mobilità degli spermatozoi e l’alterazione del loro DNA. 

Quest’alterazione non compromette solo i processi di fecondazione ma può provocare anche ripercussioni negative sulla vitalità dell’embrione, come l’arresto dello sviluppo e la conseguente interruzione spontanea di gravidanza.

Come detto in precedenza, il fumo è anche una delle principali cause d’impotenza. 

Esso peggiora la qualità dell’erezione, danneggia la fase di mantenimento dell’erezione e allunga il periodo refrattario.

Secondo il Massachusetts Male Aging Study, che è stato il primo studio effettuato su scala globale sulla popolazione, il fumo di sigaretta aumenta il rischio di disfunzione erettile a causa di danni ai vasi sanguigni che comportano un ridotto afflusso di sangue. 

In particolare l’impotenza è uno dei problemi maggiormente riscontrati in Cina essendo il paese con più fumatori a livello mondiale. Questo quanto emerse mesi fa dopo l’incontro in Cina tra il prof. Polosa, il prof. Jannini ed un gruppo di sessuologi e andrologo dell’Università cinese.

L’impotenza potrebbe essere la causa della carenza d’intesa sessuale all’interno di una coppia che, molte volte, viene considerata uno dei pilastri più importanti in una relazione.

Le sostanze tossiche che sono contenute all’interno della sigaretta incidono anche sulla fertilità femminile, perché provocano una riduzione degli ovociti; di conseguenza una donna che fuma impiega più tempo a rimanere incinta rispetto ad una donna non fumatrice.

Inoltre, il fumo danneggia il DNA degli ovociti maturi ed è in grado di invecchiare le ovaie anche di 10 anni.

Nelle donne incinte, poi, il vizio del fumo aumenta il rischio di aborti, di nascite e morti premature, di riduzione del latte materno con presenza di nicotina in esso.

Una donna incinta che fuma, infatti, mette fortemente a rischio la salute del suo bambino; questo perchè fumando sottrae ossigeno al feto, facendogli giungere monossido di carbonio e impedendogli un’assunzione adeguata di nutrienti.

Data l’infertilità che il fumo causa sia negli uomini che nelle donne e le problematiche provocate dal fumo durante la gravidanza, nel caso in cui si desideri formare una famiglia le possibilità si riducono di molto.

Le relazioni sociali sono alla base della vita di individuo, ma il fumo potrebbe compromettere relazioni stabili e durature allontanando chi si ama. L’invito che si dà è sempre quello di smettere di fumare per salvaguardare non solo sè stessi ma anche le persone che si hanno vicino e che si amano.

Codacons segue il CoEHAR e scrive al Ministero della Salute: più controlli sul fumo

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L’ultimo studio dei ricercatori del CoEHAR, condotto grazie alla collaborazione con esperti delle Università di Pavia e di Milano, ha portato alla luce il ruolo che il fumo riveste nell’interferire con la risposta immunitaria, soprattutto per quanto riguarda la quantità e la velocità di abbassamento del numero di anticorpi indotti dal vaccino per il Covid-19.

Secondo la ricerca, tra i campioni di soggetti fumatori, i risultati hanno mostrato una risposta anticorpale più bassa o un abbassamento più veloce delle immunoglobuline G, le IgG, gli anticorpi specifici prodotti in risposta al vaccino.

Un dato che ha avuto una forte risonanza sul territorio nazionale, tanto che il Codacons, riprendendo lo studio del CoEHAR, ha indirizzato un appello al Ministero della Salute, insistendo sulla necessità di una forte campagna informativa che ragguagli sui rischi del fumo e richiedendo di intensificare i divieti e i controlli sul fumo in tutta Italia.

Di seguito, riportiamo il testo del comunicato stampa:

Cronaca Nazionale: secondo un recente studio dei ricercatori CoEhar (Centro di eccellenza per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania, in collaborazione con le Università di Pavia e Milano, per i fumatori la pandemia è stata più rischiosa per i non fumatori, con aumento del rischio di finire in terapia intensiva e morire, ma non solo.

Il fumo di sigaretta ha anche un impatto negativo sulla risposta ai vaccini Anti-Covid.

Secondo i ricercatori, i fumatori hanno mostrato un titolo anticorpale più basso o un abbassamento più rapido delle IgG (le immunoglobuline G) indotte dal vaccino rispetto ai non fumatori.

Codacons: “Serve una campagna informativa significativa a livello Regionale e Statale anti fumo di sigaretta. I rischi ormai sono ben noti a livello scientifico sul fumo di sigaretta e le patologie ad esso correlate, ma questo recente studio ha messo in luce anche la maggiorazione di rischio per i fumatori correlato al Covid-19 ed ai vaccini – denuncia il Presidente Nazionale del Codacons, Marco Donzelli – chiediamo al Ministero della Salute di promuovere delle giornate informative per la popolazione, e ci mettiamo a disposizione per informare i consumatori sui rischi. Servono anche ulteriori divieti e controlli per tutelare la popolazione.” 

Anafe: evitata la catastrofe ma il settore resta colpito

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La rimodulazione della tassa sui prodotti liquidi da inalazione, dal 1° aprile al 31 dicembre 2022, approvata con un emendamento al DL Milleproroghe, soddisfa solo in parte ANAFE, l’Associazione Italiana Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria. Il decreto, infatti, pur disinnescando per soli 9 mesi gli aumenti entrati in vigore dal 1° gennaio 2022 (+ 200% sui liquidi senza nicotina e +100% sui liquidi con nicotina), dispone comunque un raddoppio del carico fiscale rispetto al 2021. Le accise infatti aumenteranno in ogni caso del +100% sui liquidi senza nicotina e del +50% sui liquidi con nicotina. Il tutto mentre le sigarette tradizionali, la principale causa di morte al mondo, restano ancora una volta esenti da qualsiasi rincaro.

“Come fa un’Associazione di imprese a esprimere soddisfazione rispetto a un raddoppio delle tasse sui propri prodotti? Senz’altro sentiamo il dovere di ringraziare il Senatore Matteo Salvini, il Sottosegretario Federico Freni e l’On. Massimo Bitonci, per aver capito la gravità della situazione: un aumento del 200% della tassazione è in grado di distruggere qualunque filiera. Forse l’intenzione di alcuni è proprio questa. Sicuramente abbiamo evitato una catastrofe, ma restiamo sconfortati e perplessi da vari elementi. In primis, dal fatto che i prodotti liquidi da inalazione – cioè prodotti innovativi a rischio ridotto che ormai anche l’Unione europea ha riconosciuto come validi strumenti per smettere di fumare – siano ancora puniti dalle scelte di politica fiscale di questo Paese che, in questo modo, potrebbe indurre 1.5 milioni di utilizzatori di e-cig a preferire le sigarette tradizionali, prodotti che al contrario sono senza alcun dubbio dannosi per la salute”. Ha dichiarato Umberto Roccatti, il Presidente di ANAFE Confindustria.

“L’altro elemento che desta preoccupazione” – ha proseguito Roccatti – “è l’impianto normativo generale: tra dieci mesi infatti, senza un ulteriore intervento del legislatore, scatteranno nuovi aumenti per il settore che raddoppieranno ulteriormente il carico fiscale (circa +100%). Tale contesto obbliga tutti gli operatori e l’intera filiera – composta da oltre 45.000 persone –a vivere nella più completa incertezza, senza aver modo di poter pianificare attività e investimenti”.

“In tutto questo contesto, continuiamo a leggere sui vari giornali notizie completamente errate sull’entità degli aumenti fiscali, che sarebbero solo del 5%. Ebbene, non tutti hanno ancora capito che questa percentuale rappresenta l’aumento dell’aliquota, che – nonostante l’emendamento di rimodulazione – passa dal 10% al 15% sui prodotti con nicotina (ovvero un aumento in termini assoluti di tassazione del +50%) e sui prodotti senza nicotina – cosa ancor più assurda – passa dall’aliquota del 5% al 10% (ovvero un aumento in termini di tassazione del +100%). C’è una differenza colossale!”. “Infine – ha concluso Roccatti – siamo stanchi di essere utilizzati dalle multinazionali del tabacco come veicolo per portare avanti i loro obiettivi commerciali, cosa accaduta anche in quest’ultimo provvedimento in cui nottetempo sono spuntate in coda all’emendamento sulle sigarette elettroniche norme che nulla avevano a che vedere con il nostro settore”.

Occhio non vede cuore non duole: la vista nella smoking cessation

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vista fumo cinque sensi

Tutti i sensi vengono compromessi dall’abitudine al fumo: molte volte però non è semplicemente un danno fisiologico ad interessarci, ma quanto le interazioni tra abitudini e comportamenti ritualistici che possono inficiare i tentativi di smettere di fumare, come nel caso della vista, dove l’imitazione gioca un ruolo fondamentale.

“La società è organizzata non tanto dalla legge quanto dalla tendenza all’imitazione”: Carl Jung credeva che la capacità dell’uomo di imitare fosse fondamentale per l’organizzazione sociale e la collettività.

Difficile poi traslare l’immagine che si otteneva per imitazione verso una consapevolezza ulteriore di se stessi, improntata alla definizione di una propria individualità.

La ricerca di una propria sfera di azione implica un percorso di anni, di accettazione, di errori e di studio. Ma l’imitazione, l’insieme di conoscenze che assorbiamo quasi istintivamente grazie al nostro rapporto con gli altri, quanto è importante per adottare stili di vita più o meno sani?

Imitare significa apprendere un modello comportamentale, attraverso cui comprendiamo il come e il perchè. Un comportamento alla base di una cultura complessa, di un’organizzazione sociale strutturata e variegata.

L’imitazione parte sin dai primi mesi di vita: quante volte crediamo che la somiglianza di comportamento sia meramente espressione genetica, quando invece è pura riproduzione della mimica facciale o dell’interazione con l’ambiente circostante.

Stessa cosa quando si cresce: in una classe, il bambino regolerà i propri comportamenti sulla base di quello degli altri. Sarà poi il rafforzamento positivo o negativo da parte dell’insegnate, che determinerà l’acquisizione di quel comportamento come norma di buona o cattiva condotta.

L’IMITAZIONE: VEDERE PER IMPARARE

Organo per eccellenza del processo imitativo sono gli occhi: la vista si sviluppa nel corso dei primi otto mesi di vita, dapprima come capacità di riconoscere luce e buio, diventando in seguito sempre più profonda e dettagliata.

Come per molti altri organi, fumare una sigaretta ha ripercussioni negative in termini di salute.

Secondo diversi studi internazionali, sono numerose le patologie a carico del sistema visivo: molti fumatori incorrono nel triplo delle possibilità di sviluppare in forme gravi di catarratta, con il conseguente rischio di perdere la vista.

Per i soggetti diabetici, il fumo aggrava il decorso patologico, aumentando il rischio di sviluppare forme gravi di retinopatia diabetica.

Ma non esistono solo danni funzionali agli organi: come recita il detto popolare, “lontano dagli occhi lontano dal cuore”.

Spesso vogliamo che i nostri figli, o chi ci sta intorno, non recepiscano le cattive abitudini, vizi inclusi. Eppure, crescere in un ambiente dove il fumo è diffuso significa non solo essere esposti al pericolo del fumo passivo, ma anche a quello di terza mano, ovvero piccole particelle che si depositano sugli oggetti in casa.

Si validano così una serie di comportamenti, come quello di accendersi una sigaretta dopo i pasti o come prima cosa appena svegli, collegati al benessere. Se vedo i miei genitori o chi mi sta vicino che per rilassarsi fuma, assocerò nella mia mente il fumo di una sigaretta al benessere ed al relax.

Una volta nata tale associazione, la facilità di reperire un pacchetto per casa, innescherà la voglia, presto o tardi, di provare a fumare.

Ovvio, non tutti i fumatori sono figli di tabagisti, come non tutti coloro che hano genitori che fumano diventeranno degli habitué del fumo.

Ma le statistiche ci parlano di una realtà precisa: chi cresce in ambienti dove si fuma, avrà più probabilità di iniziare a fumare e, una volta adulto, di continuare a farlo e diventare un fumatore accanito.

Un semplice gesto può innescare una serie di comportamenti dannosi. Abituarci all’idea di essere modelli è il primo passo di un vero cambiamento: sono le nostre abitudini e la validazione delle stesse da parte della società che crea schemi comportamentali dannosi.

IL NOSTRO CONSIGLIO DI LETTURA A TEMA VISTA

Seguendo il filone della rubrica I cinque sensi, il consiglio di lettura della redazione a tema vista è “Le Otto Montagne” di Paolo Cognetti, dove la storia di due uomini impegnati in una sfida contro i propri limiti può ispirare i fumatori che si vogliono impegnare nel dire addio alla sigaretta.

I benefici della montagna per i fumatori

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Sci, passeggiate e buon cibo: un periodo in montagna è da sempre l’emblema delle vacanze invernali. Quali sono i benefici di una settimana bianca per chi fuma?

Il periodo tra febbraio e marzo è il momento giusto per concedersi una settimana bianca o un weekend in montagna, tra divertimento e sport, con la possibilità di concedersi lunghe giornate sugli sci e passeggiare con le ciaspole, lontani dal caos cittadino e a contatto con la natura.

Un ritiro in montagna, seppur breve, comporta dei benefici in termini di salute, soprattutto per i fumatori.

Per chi fuma, le camminate in alta quota a ritmo sostenuto abbassano la pressione sanguigna e migliorano le prestazioni di cuore, polmoni e del sistema circolatorio in generale.

Se poi non si esagera con le abbuffate in baita, l’intensa attività sportiva nel corso di diverse giornate può aiutare a perdere peso, migliorando al contempo il tono muscolare: insieme al colorito roseo delle guance, aumenterà anche la motivazione a smettere.

L’altitudine diminuisce l’ossigeno disponibile e il nostro organismo compensa aumentando i globuli rossi presenti nel sangue, con un alto ritorno energetico.

In montagna l’aria più pulita rappresenta un vero toccasana per i fumatori che, respirando a pieni polmoni, possono ridurre la possibilità di incorrere in malattie respiratorie e allergie, riducendo le probabilità di una cardiopatia ischemica.

La montagna è ideale per rafforzare i tessuti polmonari dando un input in più all’apparato circolatorio, libero dagli effetti del fumo. Anche il trekking immersi nella natura e circondati da panorami pittoreschi, aiuta ad abbassare i livelli di stress e ansia, alcuni tra i fattori che determinano la necessità di accendersi una sigaretta.

In questo contesto spesso i tabagisti rovinano l’atmosfera accendendosi una sigaretta a fine camminata, ottenendo un effetto diametralmente opposto ai benefici ottneuti con l’attività sportiva.

Se volete andare in montagna la parola d’ordine è: NON FUMARE …o perlomeno provateci, intraprendendo un percorso, sicuramente in salita, ma rigenerante per la salute.

Fumi? Gli anticorpi per il vaccino da Covid-19 durano di meno

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covid-19 vaccino annticorpi e fumo
covid-19 vaccino annticorpi e fumo

Una recente revisione della letteratura scientifica da parte del CoEHAR, in collaborazione con l’Università di Pavia e l’Università Statale di Milano, ha evidenziato come i livelli di anticorpi indotti dal vaccino per il Covid-19 siano più bassi nei fumatori, tendendo a diminuire più velocemente nel tempo

La risposta immunitaria è definita come quell’insieme di meccanismi che si instaurano quando un organismo entra in contatto con un agente estraneo. Ormai sappiamo per certo che le nostre scelte quotidiane e il nostro stile di vita influenzano positivamente o negativamente l’efficienza del nostro sistema immunitario e il numero di anticorpi prodotti.

Nello specifico, una delle abitudini peggiori che possiamo adottare e che ha un impatto significativo sulle salute è il fumo, che influenza il meccanismo di regolazione di risposte immunitarie sbagliate o difettose.

Un gruppo di ricercatori del CoEHAR, in collaborazione con le Università di Pavia e della Statale di Milano, ha condotto una revisione scientifica della letteratura a disposizione per meglio comprendere il ruolo del fumo nel regolare la produzione degli anticorpi indotti dal vaccino per il Covid-19.

Nell’analisi effettuata, dal titolo: “The Effect of Smoking on Humoral Response to COVID-19 Vaccines: A Systematic Review of Epidemiological Studies”, sono stati esaminati un totale di 23 articoli, con un campione di soggetti analizzati che varia da 74 a 3475 partecipanti e con una proporzione di fumatori studiati tra il 4,2% e il 40,8%.

In 17 studi dei 23, i soggetti fumatori hanno mostrato un titolo anticorpale più basso o un abbassamento più rapido delle IgG indotte rispetto ai non fumatori. 

Il risultato del team arriva a conferma di un altro dato già diffuso lo scorso gennaio in un precedente studio (denominato VASCO) che ha dimostrato come gli anticorpi indotti dal vaccino anti-Covid-19 diminuiscono più velocemente nei fumatori.  

Sebbene non siano ben noti i meccanismi alla base del dato anticorpale estrapolato dalla complessità della risposta immunitaria ai vaccini contro il COVID-19, questi risultati sembrano confermare l’ennesimo impatto negativo del fumo sulla salute umana e sulle alterazioni della risposta immunitaria ai vaccini, indebolendo le difese dell’organismo contro le conseguenze cliniche delle infezioni” – ha spiegato Pietro Ferrara, medico epidemiologo e ricercatore dell’Università di Pavia.

L’abitudine tabagica – ha aggiunto il fondatore del CoEHAR, Prof. Riccardo Polosa – influenza la proliferazione dei linfociti e delle altre cellule del sistema immunitario, indicando risposte immunitarie difettose. I fumatori rispondono meno ai vaccini e sono dunque più a rischio. Individuare gli elementi che possono influenzare la loro risposta è fondamentale per valutarne efficacia e durata ed eventuali precauzioni terapeutiche. Servono più risposte ma è su questo che stiamo continuando a lavorare”.

I campioni analizzati negli studi sono vari: 16 ricerche sono state sviluppate tra i lavoratori del sistema sanitario, due su un campione generale di popolazione e gli altri su pazienti affetti da specifiche patologie (come cancro, obesità o malattie infiammatorie intestinali).

Le tipologie di vaccino analizzate sono state differenti, ma per la maggior parte, gli studi erano focalizzati sulla risposta immunitaria al vaccino Pfizer.

I campioni di sangue per la misurazione del livello di anticorpi sono stati raccolti in diverse fasi dopo la somministrazione di una o entrambe le dosi di vaccino, da 21 giorni fino a 6 mesi dopo l’iniezione. 

I risultati principali sono stati due: tra i campioni di soggetti fumatori, in ben 17 studi, i risultati hanno mostrato una risposta anticorpale più bassa o un abbassamento più veloce delle immunoglobuline G, le IgG, gli anticorpi specifici prodotti in risposta al vaccino.

Sebbene i risultati non permettano di capire se ad influenzare la risposta immunitaria al vaccino sia lo status di fumatori o il numero di sigarette fumate giornalmente, e sebbene le abitudini individuali e le tipologie di cellule studiate influenzino i risultati, i ricercatori hanno riscontrato un impatto negativo del fumo sul numero di anticorpi prodotti dal vaccino.

A conclusione, secondo il Prof. Riccardo Polosa: “La comprovata minor efficacia dei vaccini sui fumatori riporta all’attenzione mondiale il tema della lotta al fumo di sigarette convenzionali, una pessima abitudine che mette a rischio la vita di milioni di persone. I dati dimostrano che la pandemia ha aumentato, seppur sensibilmente, il numero di fumatori in tutto il mondo. Occorre una risposta immediata sia in campo scientifico, sia in ambito politico perché è solo garantendo facile accesso a percorsi di cessazione che comprendano anche l’utilizzo di strumenti a rischio ridotto per chi non riesce a smettere da solo, che possiamo davvero aiutare i fumatori a smettere”.