martedì, Novembre 4, 2025
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Nuovo studio e-cig: corretto utilizzo, massima efficienza e zero rischi.

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Un recente lavoro scientifico, condotto dal gruppo del dott. Konstantinos E. Farsalinos dell’Università di Patrasso e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Addiction”, ha dimostrato che le sigarette elettroniche possono generare aldeidi, sostanze potenzialmente nocive per la salute, solo in condizioni di “tirata a secco”, ossia quando l’atomizzatore non è adeguatamente bagnato dal liquido oppure quando è troppo surriscaldato. 

Le aldeidi vengono prodotte dalle sigarette elettroniche a causa della decomposizione termica dei liquidi derivante da uno scorretto uso della sigaretta elettronica.  Anche se i livelli elevati di aldeidi sono stati associati all’utilizzo di prodotti di nuova generazione ad alto voltaggio, non era chiaro finora in quali condizioni specifiche questi si presentassero. Considerato, peraltro, che per il “vapers” il surriscaldamento derivante dalla “tirata a secco” si traduce in un gusto sgradevole che viene percepito ed evitato dagli stessi. Lo scopo dello studio greco è stato quello di confrontare i livelli di aldeidi tra condizioni normali e condizioni di “tirata a secco”.

Metodologia usata

Durante lo studio due atomizzatori personalizzabili sono stati così preparati: uno, detto atomizzatore A1, aveva un doppio stoppino con conseguente alta alimentazione di liquido e minore probabilità di surriscaldamento ad alti livelli di potenza, mentre l’altro atomizzatore, detto A2, aveva una configurazione convenzionale (con singolo stoppino). Sette svapatori hanno fatto 4 puffate a 6,5 ​​W, 7.5 W, 9 W e 10 W di potenza con entrambe gli atomizzatori e gli è stato successivamente chiesto se si fosse o meno presentato il fenomeno della “tirata a secco”. Gli atomizzatori sono stati poi collegati ad un’apparecchiatura chiamata “smoking machine” con la quale l’aerosol è stato intrappolato e studiato per la presenza di diversi aldeidi come formaldeide, acetaldeide, acetone e acroleina.

Risultati

I risultati di questo studio hanno evidenziato il fenomeno della “tirata a secco” a 9W e 10W esclusivamente con il modello A2 mentre, il modello A1 veniva normalmente utilizzato a tutti i livelli di potenza. Come ipotizzato dai ricercatori, una minima quantità di aldeidi è stata trovata a ogni livello di potenza con il modello A1 ed a 6,5 ​​W e 7,5 W con il modello A2. Da notare che i livelli di aldeidi aumentavano da 30 a 250 volte in condizioni di “tirata a secco”.

In conclusione le sigarette elettroniche possono generare alti livelli di aldeidi in condizioni di laboratorio e se sottoposte a surriscaldamento forzato, ma gli svapatori non sono esposti ad aldeidi durante il normale uso quotidiano, anche con dispositivi ad alta tensione, perché conoscendo bene la loro sigaretta elettronica anche grazie ai preziosi consigli dei vapeshop ed all’esperienza di vaping, evitano il fenomeno della “tirata a secco” caratterizzato inoltre da una pesante sensazione di sgradevolezza.

Anche l’acqua può far male se ne beviamo troppa, quindi la sigaretta elettronica dovrebbe essere utilizzata con l’atomizzatore sempre ben intriso di liquido e con lo stoppino sempre in ottime condizioni ed in tal senso i consigli dei vapeshop sono e saranno certamente di aiuto per vecchi e nuovi svapatori

 

Tassa su e-cig: la Corte Costituzionale dichiara la sua illegittimità

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sigaretta elettronica vs sigaretta

“La supertassa sulle sigarette elettroniche è incostituzionale” – questa la sentenza della Corte Costituzionale depositata il 15 maggio sul ricorso al Tar presentato nel 2014 dalle aziende del settore dello svapo, gravemente colpite dalle decisioni dei Monopoli di Stato che avevano stabilito con decorrenza dal 1 gennaio 2014, un’imposta di consumo nella misura pari al 58,5% del prezzo di vendita al pubblico per “i prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati nonché i dispostivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo”.

I Giudici della Corte Costituzionale, condividendo i presupposti della rimessione operata dal Tar, hanno fissato l’importante principio secondo cui: “mentre il regime fiscale dell’accisa con riferimento al mercato dei tabacchi trova la sua giustificazione nel disvalore nei confronti di un bene riconosciuto come gravemente nocivo per la salute e del quale si cerca di scoraggiare il consumo, tale presupposto non è ravvisabile in relazione al commercio di prodotti contenenti altre sostanze, diverse dalla nicotina, idonee a sostituire il consumo di tabacco, nonché dei dispositivi e delle parti di ricambio che ne consentono il consumo”.

Una battaglia vinta che costringerà il Ministero a rivedere i vigenti DM al fine di rideterminare il nuovo valore su cui incide l’imposta e di ridefinire la procedura autorizzativa nei limiti imposti dalla Corte. Dalla sentenza deriva infatti che la tassazione dovrebbe colpire solo ed esclusivamente i liquidi contenenti nicotina, e non i dispositivi né i liquidi senza nicotina.

Questa importante sentenza riconosce alcuni punti essenziali su cui la LIAF, ricerche alla mano, si batte da anni:

  1. La sigaretta elettronica, a differenza di quella convenzionale, non è un prodotto nocivo per la salute per cui il suo consumo non deve essere scoraggiato tramite l’adozione di una pesante tassa sul prezzo di vendita.
  2. La sigaretta elettronica è un prodotto nato per sostituire il fumo di tabacco, non per indurre a esso.
  3. La sigaretta elettronica non è un prodotto succedaneo del tabacco, per cui l’applicazione di un regime amministrativo e tributario proprio dei tabacchi al commercio di dispositivi e liquidi elettronici è segno di “manifesta irragionevolezza”.
  4. Il criterio con cui è stata definita l’imposta di consumo sulle e-cig è illegittimo e irrazionale, perché basato sull’indeterminatezza (ex lege) e su una valutazione soggettiva ed empirica.

 

“La sentenza della Corte Costituzionale mette il sigillo a ciò che la scienza, le associazioni di settore e i consumatori ribadiscono da anni” – commenta con soddisfazione il prof. Riccardo Polosa, Responsabile Scientifico LIAF. “La sigaretta elettronica merita la libera concorrenza nel libero mercato, perché solo garantendo la sua accessibilità e diffusione si potrà permettere a milioni di fumatori di uscire una volta per tutte dal vizio del fumo”.

Fumo e giovani: serve una battaglia più dura

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Il fumo di tabacco è uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il fumo di tabacco rappresenta la seconda causa di morte nel mondo ed è la principale causa di morte evitabile.

In Italia, secondo l’indagine demoscopica effettuata per conto dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, nel 2013 il 13,2% dei fumatori ha iniziato prima dei 15 anni, e ben il 44% tra i 15 e i 17 anni; in poche parole, più della metà dei fumatori inizia ancor prima di essere maggiorenne.

Un altro dato interessante di questa piaga sociale è la motivazione che spinge i giovani a fumare: il condizionamento degli amici. Azioni concrete e politiche contro il fumo sono poche e molto rare e i dati confermano la loro quasi totale inefficacia.

Poi è arrivato il boom della sigaretta elettronica, siamo nel 2012-13, drasticamente il consumo di tabacco si contrae. Spiega Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri: “La diminuzione del consumo di sigarette in Italia è progressiva ma lenta. Se nel 2013 i fumatori hanno raggiunto quota 10, 6 milioni, rappresentando il 20,6% della popolazione sopra i 15 anni, è vero anche che il consumo medio di bionde, negli ultimi dieci anni, è calato di 3,4 sigarette al giorno, passando da 16,1 sigarette fumate al giorno nel 2003 a 12,7 nel 2013. Questo dato, unito allo spostamento dei consumi verso il nuovo prodotto sigaretta elettronica, è coerente con il consistente calo delle vendite di prodotti del tabacco che nel 2013 è stato dell’8%”.

Nel 2013 la sigaretta elettronica subisce attacchi a tutto tondo. Sull’onda del successo i media cavalcano il tema, basta scrivere “sigaretta elettronica” nel titolo che l’audience s’impenna. Studi e pseudo studi si susseguono e le interpretazioni dei dati lascia spazio ad ogni tipo di pensiero (spesso in contrasto proprio con gli stessi dati)

I consumi di tabacco tornano a crescere e l’utilizzo della sigaretta elettronica si contrae notevolmente. Nel frattempo il Legislatore introduce nuove normative e divieti per le ecig, con effetti nefasti per questo innovativo prodotto.

Anche i giovani sono attratti da questo prodotto e l’utilizzo aumenta anche per loro, tuttavia la diffusione rispetto al tabacco è notevolmente inferiore, ma l’incertezza degli effetti sulla salute nel lungo periodo fa nascere preoccupazioni per i minori.

I dati del CDC confermano che la diffusione delle sigarette elettroniche tra i giovani in USA (trendsetter per eccellenza) sta riducendo rapidamente la prevalenza del fumo in questo vulnerabile gruppo di fumatori. Il dato é impressionante e non riconducibile ad altre attività di controllo del tabacco (es. nuove tassazioni, nuovi warning sui pacchetti).  “Anche per i giovani fumatori maggiorenni la e-cig potrebbe rappresentare una importante via di uscita dal tabagismo” dice Riccardo Polosa.

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti (art. 32 Costituzione).

Pur riconoscendo che le sigarette elettroniche non sono innocue, appare evidente che il rischio associato al loro utilizzo sia decisamente ridotto se paragonato al consumo di tabacco, pertanto di fronte al fallimento di quasi tutte le politiche di lotta al tabagismo è lecito chiedersi come mai le istituzioni governative non riescano ad intervenire in maniera più dura?

 

 

“Tabagismo e Vapagismo” il convegno annuale di LIAF

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Martedì 26 Maggio alle 11 nell’Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Catania si terrà il convegno promosso dalla Lega Italiana Antifumo, in occasione del World No Tobacco Day 2015, in collaborazione con l’Università degli Studi di Catania e l’associazione universitaria Archè.

“Tabagismo e Vapagismo” è il tema della giornata di lavori dell’Attività Didattica Elettiva rivolta a tutti gli studenti dell’ateneo catanese e ai rappresentanti istituzionali delle organizzazioni di riferimento e ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni causati dal fumo e dalle malattie fumo correlate.

Come previsto dal piano di riordino delle strutture ospedaliere, LIAF, Unict e Policlinico intendono inoltre promuovere il ruolo degli ospedali e delle università come soggetti promotori di salute pubblica. A tal proposito, il programma prevede l’intervento di numerosi esponenti e dirigenti di organizzazioni complesse che presenteranno gli obiettivi, le iniziative e le azioni messi in atto per combattere il fumo in Italia.

“L’obiettivo dell’incontro – ha spiegato la prof.ssa Lidia Proietti, presidente LIAF – è quello di promuovere una cultura del non fumo che prenda in considerazione i dati reali dell’attuale diffusione del tabagismo in Italia. Il fumo è diffuso tra i giovani in maniera allarmante, ed è proprio li – ha aggiunto lo scienziato etneo – che le politiche di Sanità Pubblica dovrebbero incentrare le loro azioni, al fine di promuovere stili di vita sani e non pericolosi”.

Il tema del Tabagismo sarà affrontato sotto diversi profili scientifici da tantissimi esperti del settore. Un viaggio nel mondo del fumo che passerà dall’aspetto psicologico a quello comunicativo, dall’analisi statistica fino a quella legislativa. Un incontro che sarà utile soprattutto per la diffusione di una cultura dell’antifumo capace di entrare a far parte delle conoscenze dei singoli.

Un’analisi attenta del tabagismo e dei danni correlati è importante da ogni punto di vista scientifico. Secondo il prof. Riccardo Polosa, ordinario di Medicina Interna dell’ateneo catanese e responsabile scientifico dell’incontro: “La lunga battaglia a fianco di tutti gli enti impegnati nella lotta contro il fumo deve essere sostenuta dal maggior numero di persone possibili perché il numero di fumatori in Italia è ancora in crescita nonostante gli sforzi. Esistono delle alternative valide in grado di aiutare i pazienti a smettere di fumare”.

Ad aprire i lavori sarà il presidente LIAF con un intervento dal titolo: “Impatto del fumo sulla salute globale”. Seguirà il prof. Polosa, con un analisi approfondita della “Tobacco Harm Reduction: i nuovi prodotti a basso rischio”.  Ampio spazio sarà dato all’area economica – giuridica, a quella psicologica – sociale e alla comunicazione. Tra i relatori ancora, ricordiamo i nomi del prof. Agatino Cariola della Facoltà di Giurisprudenza, della prof.ssa Venera Tomaselli del Dipartimento di Statistica, della prof.ssa Adriana Laudani di Scienze Politiche e della nota esperta di comunicazione Amanda Jane Succi.

oculus-rift-6a63edcf1b5b57bc3ed1ed9fb76043ccaUn momento importante del convegno sarà dedicato alla presentazione del progetto “Smettere di fumare con la realtà virtuale” in collaborazione con LIAF, Unict e la startup catanese Behaviour Labs, nota al pubblico italiano per aver dato alla luce “Zeno“, il robot – oggi al vaglio del Centro Nazionale di Ricerca – perché in grado di aiutare migliaia di bambini autistici ad affrontare meglio la propria patologia. A presentare il nuovo sistema per smettere di fumare saranno in fondatore della startup Daniele Lombardo, il presidente LIAF insieme al team di ricercatori coordinati dal prof. Pasquale Caponnetto e diretti dal prof. Riccardo Polosa.

Tantissime le richieste di partecipazione pervenute al momento all’email: [email protected].  “Siamo orgogliosi di aver contribuito alla realizzazione di un momento di studio e riflessione dedicato alla sensibilizzazione degli studenti sulle politiche antifumo. Le centinaia di risposte pervenute – hanno affermato Antonio Fusco e Carlo Bellanca, dell’associazione Archè – testimoniano un interesse sempre più crescente da parte dei giovani alla diffusione di stili di vita sani”.

Ricordiamo che per gli studenti del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia è previsto l’accreditamento di 1 credito ADE e per gli studenti delle altre Facoltà il riconoscimento di crediti formativi liberi.

Tieniti aggiornato

 

Scarica la locandina

LIAF

 

Fai anche tu la tua domanda al prof: ADESSO PUOI!

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Da oggi ricevere risposte ai vostri dubbi su come smettere di fumare è davvero semplice

Con la nuova sezione L’ESPERTO RISPONDE, il team del prof. Riccardo Polosa è a vostra completa disposizione per rispondere alle domande più frequenti, per ricevere osservazioni, suggerimenti o consigli e per partecipare con voi attivamente alla quotidiana lotta contro il fumo nel mondo.

Se anche hai domande alle quali vorresti subito risposta scrivi email a: [email protected]

 


In questa sezione abbiamo raccolto per voi le domande che vengono poste più spesso al prof. Polosa da parte di negozianti, medici e utenti interessati allo svapo.

 

  • Ad una mia cliente, da quando svapa ( ovvero da circa 1 anno ), capita spesso di avere attacchi di ansia che si trasformano quasi in attacchi di panico. Può dipendere dalla nicotina?

Si, quando il suo dosaggio è insufficiente in soggetti predisposti. Mi spiego. La nicotina non scatena attacchi di ansia, piuttosto è vero il contrario. La nicotina modula il tono dell’umore e per alcune persone è utile nel controllare gli stati di ansia e depressione. Dato che il grado di efficienza in termini di erogazione di nicotina è per la e-cig di molto inferiore rispetto alla sigaretta convenzionale, è possibile che da quando la sua cliente ha iniziato a svapare non ha più assunto la dose di nicotina alla quale era abituata e che le permetteva un buon controllo dei sintomi di ansia.

 

  • Quali possono essere le differenze per la salute degli utilizzatori tra le e-cig classiche tipo ego e i nuovi dispositivi commercializzati dalle industrie del tabacco che usano “cialde” di tabacco riscaldato?

Attualmente non esistono studi di confronto diretto tra vaporizzatori di liquido elettronico e le cosidette “heat no burn”. Pertanto una risposta basata su evidenze non è possibile. Tuttavia, la conoscenza che ho dei dati tossicologici dei due prodotti mi porta a ipotizzare che le “heat no burn” – sebbene siano sostanzialmente meno tossiche rispetto alle sigarette convenzionali – rimangono in linea teorica meno sicure rispetto ai vaporizzatori di liquido elettronico.

 

Chicago: Zeller e Polosa a un convegno per discutere il futuro delle e-cig in USA

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“La FDA è determinata a regolamentare le sigarette elettroniche partendo dalle evidenze scientifiche sul campo” – è quanto affermato da Mitch Zeller nell’ambito del meeting internazionale che si sta svolgendo proprio in queste ore all’ negli Stati Uniti d’America. Zeller è il Direttore del Center for Tobacco Products, divisione della FDA Food and Drug Administration statunitense (l’organizzazione governativa americana che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici). Un incontro cruciale per stabilire il futuro delle e-cig nel mondo, la loro regolamentazione e le possibilità di diffusione.
276Organizzato dall’associazione SFATA (Smoke Free Alternatives Trade Association) – il convegno vede oggi protagonisti gli esperti di fumo e di sigarette elettroniche più noti al mondo. Tra questi, infatti, anche il direttore scientifico di LIAF, prof. Riccardo Polosa, che ha così commentato: “Un’occasione unica per incontrare sia il massimo esponente dell’FDA per la regolamentazione delle e-cig che i leader del settore, e condividere con loro proposte e prospettive e provare, fin da adesso, ad immaginare quale potrà essere il futuro delle elettroniche, al cospetto delle bionde”.
Sono state le parole di Mitch Zeller (nella foto con il prof. Polosa) a far trapelare l’enorme apertura che le organizzazioni governative statunitensi stanno dimostrando verso le evidenze scientifiche a dimostrazione delle potenzialità delle sigarette elettroniche. Il direttore Zeller deciderà, nei prossimi mesi, le modalità da utilizzare per la regolamentazione delle sigarette elettroniche negli USA.
“Il dibattito sulle e-cig deve essere ridirezionato su ciò che davvero importa: la loro natura di prodotti nicotinici a basso rischio e il ruolo che possono avere nella riduzione del danno provocato dal fumo di tabacco” – ha dichiarato Zeller durante il suo intervento. – “Sicuramente dobbiamo prestare attenzione ai rischi connessi a pubblicità, ingredienti degli aromi e diffusione presso le fasce più giovani, ma questo ha distolto troppo l’attenzione dal fatto che questi prodotti potrebbero invertire il trend di 500.000 morti in America ogni anno per malattie fumo correlate” – ha aggiunto Zeller, incontrando l’entusiasmo dei molti svapatori presenti.
Ed è stato proprio nella sessione dedicata alla regolamentazione, condotta da Zeller, che è intervenuto il prof. Riccardo Polosa presentando la sua relazione scientifica sul rischio relativo delle sigarette elettroniche e sulla inversione del danno fumo correlato in soggetti sani e in quelli con particolari patologie. “Le e-cig non solo hanno un indice di rischio minore del 96% rispetto alle sigarette convenzionali – ha spiegato – ma hanno pure il grande potenziale di riuscire a ridurre il danno fumo correlato e persino di ripristinare alcune condizioni di salute a livelli normali”.
Inoltre, in presenza di patologie particolari, ad esempio nel caso dei pazienti asmatici  – come evidenziato dagli studi condotti dai ricercatori LIAF – l’utilizzo della sigaretta elettronica al posto della tradizionale bionda può portare a miglioramenti immediati nelle funzionalità delle vie aeree e nei sintomi respiratori: “In un anno di monitoraggio su fumatori sani – ha aggiunto lo scienziato – si è osservata una sostanziale riduzione dell’ostruzione delle vie aeree periferiche; e anche sui fumatori con asma pregressa, si sono registrati sostanziali miglioramenti nella fisiologia respiratoria e nel controllo dei sintomi asmatici.”
Questo importante incontro potrebbe rappresentare un punto di svolta per la regolamentazione e-cig negli USA e la LIAF è fiduciosa sulle potenziali ripercussioni positive in Europa e in Italia.

Global Forum on Nicotine 2015

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Vista la grande partecipazione alla prima edizione dell’anno scorso, si rinnova l’appuntamento con il Forum Mondiale sulla Nicotina (Global Forum on Nicotine – GFN), previsto per il 5 e 6 giugno 2015 a Varsavia al Warsaw Hotel Marriott.
La ricerca sulla nicotina è in rapido sviluppo, la regolamentazione dei prodotti contenenti nicotina è in cima all’agenda politica di mezzo mondo e i consumatori sono preoccupati sulla disponibilità nel lungo termine di tali prodotti. C’è un consenso nascente tra molti nel campo della scienza e della salute pubblica sulla relativa sicurezza dei nuovi dispositivi nicotinici e di altri prodotti non combustibili, anche se lo scetticismo continua a mantenere il dibattito acceso.
Supportato ufficialmente anche da LIAF, il GFN si inserisce in questo panorama come unico forum aperto a tutti in cui scienza e politica sulla nicotina si incontrano, ovvero in cui le più recenti evidenze scientifiche sulla riduzione del danno provocato dal fumo di tabacco vengono discusse per fornire opzioni di politiche di prevenzione e controllo del tabagismo efficaci.
Il tema principale del 2015 è “un finale diverso” – quello che potrebbero prospettare i prodotti nicotinici a basso rischio espositivo in termini di riduzione del tasso di tabagismo nel mondo. Le sessioni affronteranno inoltre le ultime scoperte scientifiche, gli sviluppi normativi e le politiche, e il mutevole paesaggio delle parti interessate.
Molto atteso l’intervento del Dr. Hon Lik, il farmacista cinese che, dopo anni di ricerche, brevettò nel 2003 la prima sigaretta elettronica a Beijing, e la premiazione del miglior Giovane Ricercatore 2015 (Young Research Award), che sarà consegnato al Dr. Chris Russell, del Centre for Drug Misuse Research di Glasgow, nochè orgogliosamente ricercatore LIAF, che in quella occasione presenterà al mondo il sondaggio su percezioni ed esperienze legate all’uso delle sigarette elettroniche di cui vi abbiamo già parlato.
Attesissimo anche l’intervento del prof. Riccardo Polosa, che illustrerà le prove scientifiche a sostegno di unainversione del danno fumo correlato favorito dal passaggio alle sigarette elettroniche.
Punti salienti del programma includono le seguenti tematiche:
Cina: uso delle e-cig, politiche di controllo del tabacco, produttori e standard
L’esperienza scandinava dello snus
Standard per i prodotti contenenti nicotina
Consumatori – aggiornamenti sulle politiche e campagne
Smettere con l’e-cig e lo snus
Nuovi prodotti a basso rischio
I giovani e la riduzione del rischio
Per informazioni, iscrizioni e aggiornamenti, consulta il sito ufficiale del Global Forum on Nicotine:

Sondaggio sulle sigarette elettroniche: collabora anche tu alla Ricerca

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Il dott. Christopher Russell, ricercatore del Centre for DrugMisuse Research di Glasgow (UK), da oggi a pieno titolo anche ricercatore volontario della LIAF, invita tutti coloro che hanno utilizzato almeno una volta nella vita la sigaretta elettronica a spendere 15 minuti del proprio tempo per compilare un breve questionario sulle percezioni ed esperienze di utilizzo. 
La compilazione di questo sondaggio, giá disponibile in 8 lingue, rientra in una più ampia ricerca globale condotta dal Dr. Russell per acquisire informazioni sul comportamento degli utilizzatori di sigarette elettroniche, inclusi dettagli sulla soddisfazione relativa al prodotto, eventuale cessazione o riduzione nel consumo di sigarette convenzionali, episodi di ricadute nel tabagismo, nonché sulla percezione di un cambiamento nel proprio stato di salute e di rischi e/o benefici connessi all’utilizzo.
“I dati, che saranno trattati in maniera anonima, serviranno a fornire informazioni utili agli esperti di salute pubblica e agli enti regolatori circa l’efficacia e la sicurezza delle e-cig direttamente dall’esperienza individuale di migliaia di utilizzatori di tutto il mondo” – afferma il Dr. Russell in visita a Catania per conoscere da vicino le attività della LIAF e del Centro di Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Universitá di Catania, dove è stato accolto dal prof. Riccardo Polosa e dal dott. Pasquale Caponnetto, esperti riconosciuti a livello internazionale per la ricerca su tabagismo e vapagismo.
“Riusciremo a includere nel campione del dr. Russell almeno 1.000 utilizzatori ed ex-utilizzatori italiani – afferma fiducioso il prof. Polosa, che ha sposato questo progetto con LIAF – Chi ci segue sa quanto sia importante che ognuno dia il proprio contributo alla ricerca. Solo le evidenze scientifiche possono dare una guida concreta a una equilibrata regolamentazione di questi prodotti.”
Il dott. Caponnetto, ricercatore dell’Ateneo catanese, ha curato la versione italiana del questionario e ha già cominciato a coinvolgere i primi svapatori perché “questo è il modo migliore di far sentire la propria voce” – commenta lo psicologo. “I dati preziosissimi sul comportamento, uniti ai numerosi studi clinici, forniranno un quadro completo sul potenziale delle sigarette elettroniche come strumento per smettere di fumare.”

E-cig e formaldeide: lettera di denuncia contro la famosa rivista New England Journal of Medicine

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Il 22 Gennaio 2015, la famosa rivista medico-scientifica New England Journal of Medicine (NEJM) pubblicava una lettera di alcuni studiosi della Portland State University (USA) in cui si dichiarava di aver riscontrato nel vapore delle e-cig livelli di formaldeide così elevati da risultare molto più tossici rispetto a quelli normalmente riscontrabili nelle sigarette convenzionali.
Questa notizia, che è stata diffusa dai media di mezzo mondo, ha alimentato l’imponente campagna anti-ecig sostenuta da certe frange della salute pubblica statunitense. Nonostante le immediate repliche di molti scienziati, il NEJM a tutt’oggi non ha ritrattato la pubblicazione né tantomeno gestito in maniera corretta le proteste pervenute, come avrebbe invece dovuto fare in accordo al Codice di Condotta del Comitato per l’Etica delle Pubblicazioni (COPE), a cui aderisce il NEJM.
Tale codice di condotta, che ha il fine di garantire la rispettabilità delle riviste medico-scientifiche, prevede infatti che dichiarazioni sbagliate, imprecise o fuorvianti vadano corrette prontamente se non addirittura cancellate dalla rivista tout court.
Nel caso in questione, spiegano i 40 esperti che hanno denunciato la rivista – tra cui anche il Responsabile Scientifico LIAF, prof. Riccardo Polosa – l’interpretazione dei dati presentati dagli studiosi americani è gravata da un approccio metodologico errato oltre a essere chiaramente fuorviante.
Appare infatti evidente che la misurazione della formaldeide – una nota sostanza cancerogena – è stata effettuata in condizioni di laboratorio non realistiche se confrontate con le normali condizioni d’uso delle e-cig. Pertanto, la conclusione degli autori che le e-cig siano molto più cancerogene rispetto alle sigarette convenzionali è assolutamente sbagliata.
E’ noto che i fumatori corrono seri rischi di salute per via delle malattie fumo correlate. È essenziale dunque che essi ricevano informazioni valide sui danni da fumo e sulle diverse opzioni a loro disposizione per smettere di fumare, incluso l’uso delle sigarette elettroniche.
“La negligenza di una rivista così blasonata sta gettando al vento anni di studi che hanno dimostrato l’efficacia e la sicurezza di questi prodotti – commenta il prof. Riccardo Polosa – Ma, ancor più grave, fa un danno enorme alla salute di milioni di fumatori che hanno deciso di passare alla sigaretta elettronica (o stavano per farlo) sapendo di avere una possibilità in più per ridurre i rischi legati al fumo”.
“Informazioni fuorvianti sui rischi delle e-cig influenzano negativamente le scelte fatte dei fumatori – aggiunge il dott. Pasquale Caponnetto, ricercatore del Centro Antifumo dell’Università di Catania – Abbiamo dovuto rassicurare diverse decine di utilizzatori spaventati dalle notizie allarmanti diffuse dai media.”
Esiste, dunque, un forte imperativo etico nel riferire correttamente i potenziali rischi connessi alla sigaretta elettronica. Ed è a questo che i 40 studiosi fanno appello per ottenere una ritrattazione di quanto pubblicato quattro mesi fa. La LIAF vi terrà aggiornati sugli sviluppi di questa scandalosa vicenda.

Gravidanza e prodotti sostitutivi della nicotina: quali rischi?

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“I prodotti sostitutivi della nicotina sono più rischiosi nelle donne in stato di gravidanza”. A testimoniarlo è il prof. Nafeesa N. Dhalwani, PhD, dell’Università di Nottingham nel Regno Unito che in uno studio pubblicato di recente afferma che il rischio di gravi anomalie congenite nei neonati risulta simile tra i bambini nati da donne fumatrici e quelli nati da donne in terapia sostitutiva della nicotina (i cosiddetti NRT, ossia cerotti, gomme, spray alla nicotina). Tuttavia i problemi respiratori sono più gravi e frequenti nelle donne che usano gli NRT per smettere di fumare. Secondo il prof. Dhalwani, infatti, rispetto ai bambini nati da donne non fumatrici, il rischio di gravi anomalie congenite è più alto del 12% nelle donne che si sottopongono a terapie NRT.
I ricercatori hanno analizzato il comportamento di tre sottotipi di donne in gravidanza: quelle che fumavano regolarmente, quelle che utilizzavano prodotti sostitutivi della nicotina e un gruppo di donne che non fumava. Basandosi su dati britannici, su un totale di 192.498 bambini nati dal 2001 al 2012, 5.535 bambini sono nati con almeno una grave anomalia congenita. Si tratta, ovvero, di 288 bambini su 10.000. Nello specifico, tra i bambini nati con gravi difetti congeniti: il 35% era nato da donne appartenenti al gruppo di coloro che usavano NRT, il 27% da donne che continuavano a fumare e il 20% proveniva da madri non fumatrici.
I dati hanno dimostrato che, rispetto ai bambini nati da donne non fumatrici, quelli nati da donne in terapia sostitutiva della nicotina hanno un rischio leggermente più elevato di sviluppare gravi anomalie congenite. Il rischio di sviluppare anomalie congenite era pari a 336 su 10.000 donne appartenenti al gruppo NRT, 315 su 10.000 donne del gruppo fumatrici, e 285 su 10.000 del gruppo di controllo. Gli autori hanno notato che, anche se lo studio comprendeva l’analisi di quasi 200.000 neonati, l’uso effettivo prenatale degli NRT è molto raro e quindi lo studio non ha una forte valenza statistica. Dhalwani e colleghi affermano che “i risultati di questo studio non mostrano un’associazione reale tra l’esposizione prenatale alla terapia sostitutiva della nicotina e le principali anomalie congenite”.
Non si può stabilire un rapporto di causa-effetto semplicemente basandosi sulla presenza di un fattore all’interno di un insieme così vasto – commenta il prof. Riccardo Polosa. Altrimenti, a una lettura superficiale dei dati dello studio, potremmo dire che le donne fumatrici hanno meno rischi di dare alla luce neonati con anomalie congenite rispetto a quelle che stanno tentando di smettere con gli NRT. E sappiamo benissimo che non è così.Nella scala del rischio – conclude Polosa – dove il fumo rappresenta la fonte maggiore di danno per la salute dell’uomo e della donna, gli NRT si attestano in ultima posizione, con rischi quasi nulli.”