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Polosa: “Nuovi accordi con l’Università di New York per la ricerca sui fumatori schizofrenici”

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Nella foto: Shadi Chamany; Christopher Russell; Helen Redmond; Riccardo Polosa, Julie Woessne;

New York 21 Aprile 2016 – E’ iniziato ieri, presso il City University of New York, il primo importante convegno scientifico statunitense sulla riduzione del danno da fumo di tabacco “tobacco harm reduction”. Ospite d’onore dell’ incontro è stato il Prof. Riccardo Polosa che ha affrontato la delicata tematica del potenziale della sigaretta elettronica nella riduzione del danno da fumo di tabacco (harm reduction) nei soggetti affetti da gravi disturbi psichici.

E’ noto che l’uso di tabacco nei pazienti affetti da schizofrenia è davvero molto diffuso. Se si pensa che un terzo di tutte le sigarette prodotte nel mondo vengono fumate da persone con gravi patologie mentali è facile intuire perché chi si occupa di tabagismo e di riduzione del rischio sia tanto interessata a questo argomento.  Perché le persone affette da schizofrenia non possono rinunciare all’abitudine di fumare? Quale potrebbe essere la migliore strategia di intervento? Quale miglioramento si otterrebbe per questi pazienti se gli stessi adottassero prodotti deputati all’harm reduction come la sigaretta elettronica? Su questo si sono interrogati i numerosi esperti di tabagismo intervenuti al convegno newyorkese.

Studi condotti dal Prof. Caponnetto e dalla Dr.ssa Maglia dell’Università degli Studi di Catania (Centro Prevenzione e Cura Tabagismo, Direttore Prof. R. Polosa) e LIAF hanno dimostrato come le sigarette elettroniche possano aiutare i pazienti con schizofrenia a smettere o ridurre  di fumare. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale “International Journal of Environmental Research and Public Health” e fanno riferimento al primo studio al mondo che illustra come le sigarette elettroniche abbiano aiutato pazienti con schizofrenia a smettere completamente di fumare nel 14% dei casi e a dimezzare il numero giornaliero di sigarette nel 50% del campione. L’indagine – che ha visto coinvolti  la C.T.A. “Villa Chiara” Psichiatria Riabilitativa e Ricerca, diretta dalla Dott.ssa Roberta Auditore, ,il Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania ed il National Strategic Planning & Analysis Research Center della Mississippi State University – ha seguito nell’arco di un anno le modificazioni nelle abitudini tabagiche di un gruppo di forti  fumatori affetti da schizofrenia che hanno utilizzato sigarette elettroniche con nicotina. Questi risultati ipotizzano un ruolo per le sigarette elettroniche anche in pazienti con malattie psichiatriche.

E proprio ieri al City University of New York, Polosa ha stretto gli accordi di collaborazione scientifica che vedranno coinvolti Università di 160421-102Catania, Università di New York (USA) e Università di Stirling (UK) su un progetto comune mirato alla definizione di un innovativo protocollo di intervento su fumatori affetti da schizofrenia.

“La grave dipendenza tabagica dei pazienti affetti da schizofrenia rappresenta un handicap in più per questi pazienti morbosamente attaccati alla sigaretta. Peraltro – ha aggiunto lo scienziato catanese nel suo intervento – i dati dimostrano che il numero più alto di decessi dovuti ai danni delle malattie fumo correlate si riscontra maggiormente proprio in questo tipo di popolazione. E’ il momento di fare qualcosa di concreto. Favorire il passaggio dal tabagismo al vapagismo potrebbe consentire a pazienti con malattie psichiatriche di risolvere lo stato d’ansia e gli effetti sedativi dei psicofarmaci oltre a mantenere uno status cognitivo che non stravolga del tutto il loro percorso di cura. Per tanti anni si è pensato che far smettere di fumare questi pazienti potesse aggravare lo stato della loro malattia. La sigaretta elettronica ribalta del tutto questo dogma e consente a molti di trovare soluzioni alternative“.

Hong Kong – R. Polosa interviene contro la proposta di divieto delle e-cig

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Riccardo Polosa, Hong Kong, Aprile 2016

 

Hong Kong, 14 Aprile 2016 – La recente proposta del Governo di Hong Kong introduce un divieto assoluto per l’utilizzo delle sigarette elettroniche che potrebbe creare un danno ai 700.000 fumatori della regione che verranno privati della possibilità di utilizzare uno strumento alternativo e meno dannoso per smettere di fumare.

Per meglio comprendere la reale portata delle proprie decisioni, gli esperti di salute pubblica cinesi hanno invitato a Hong Kong il prof. Riccardo Polosa, esperto più autorevole al mondo nel campo della ricerca applicata alle e-cig. Polosa ha spiegato a una delegazione composta dai esponenti del governo e della stampa locale come invece l’e-cig rappresenti un’opportunità importante per ridurre il danno causato dal fumo di sigarette convenzionali. Le e-cig hanno aperto la porta d’uscita dal tabagismo a milioni di fumatori in tutto il mondo. Non vedo alcuna ragione per cui questo non possa essere il caso anche di Hong Kong”, ha detto Polosa in un comunicato stampa diffuso in tutto il Paese. 

Il Sottosegretario per il Dipartimento della Salute, Sophia Chan Siu-chee, il mese scorso ha detto che il governo sta valutando di vietare l’importazione, la fabbricazione, la vendita, la distribuzione e la pubblicità di sigarette elettroniche. Il Consiglio di Hong Kong su Fumo e Salute ha chiesto inoltre un divieto totale. Si tratta di una situazione davvero complicata, aggravata peraltro dalle affermazioni di Antonio Kwong Cho-Shing, presidente del consiglio anti-fumo, che ai giornalisti ha detto: “Meno dannose non significa danno zero e se le sigarette elettroniche sono dannose, dovrebbero essere vietate”. 

Intervistato dalla stampa cinese, Polosa ha ricordato che un recente studio internazionale del Drug Science (Comitato scientifico indipendente sulle droghe), confrontando i danni provocati dai vari prodotti contenenti nicotina, ha stimato che la sigaretta elettronica ha un indice di rischio pari a 4, dove quello delle bionde tradizionali è considerato 100. Inoltre, lo scienziato catanese ha invitato i rappresentanti del governo a visionare il rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England (PHE), l’autorità sanitaria inglese, secondo cui le sigarette elettroniche sono per il 95% più sicure rispetto alle sigarette convenzionali e possono contribuire a salvare migliaia di vite umane. Senza dimenticare, infine, che proprio in Inghilterra i dati sulla diffusione del fumo dal 2011 al 2015 testimoniano una riduzione del numero di fumatori che ha coinciso inevitabilmente con l’aumento del numero di svapatori. Insomma, un successo, un esempio virtuoso che potrebbe ripetersi anche ad Hong Kong.

Nel corso del suo ultimo intervento, Polosa ha esortato i rappresentanti del governo a prendere decisioni basandosi sulle evidenze consigliando un attento monitoraggio del fenomeno nella regione e ad adottare standard di qualità e sicurezza per questi prodotti sulla scia di quanto già fatto in EU. “Piuttosto che introdurre un divieto basandosi su una applicazione irrazionale del principio di precauzione, – ha aggiunto Polosa – al governo di Hong Kong basterebbe documentare i trend del tabagismo nella propria regione in relazione al fenomeno delle e-cigs”.

La discussione sulla regolamentazione ed il divieto delle e-cig rimane ancora aperta in Cina ma la presenza del professore e la diffusione mediatica del suo intervento lasciano ben sperare che la lungimiranza dei rappresentanti del governo del Paese possa dare atto delle evidenze scientifiche riportate dallo scienziato della Lega Italiana Anti Fumo verso una più equa ed efficace regolamentazione che ascolti i fumatori e consenti loro di scegliere uno strumento meno dannoso per smettere.

 

 

Filippine, Manila – R. Polosa ai politici e giornalisti: “La sigaretta elettronica ha un grande potenziale”

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Filippine, Manila – 11 Aprile 2016 – LIAF è in tour per il mondo.

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Riccardo Polosa, Manila, US Asean, Aprile 2016

Il prof. Riccardo Polosa, responsabile scientifico della Lega Italiana Anti Fumo, nell’ambito di un mese ricco di incontri istituzionali programmati in più continenti, è intervenuto lunedì 11 Aprile a Manila al US-ASEAN Business Council – presso la Sala Romblon del Sofitel Hotel a Pasay City – come relatore del workshop organizzato dai membri  del Consiglio Scientifico per formare ed informare gli esperti di salute pubblica del Paese, i giornalisti e alcuni esponenti della politica sulla teoria della riduzione del danno dovuto al tabacco e sul potenziale che hanno le sigarette elettroniche nel far smettere di fumare.

Un intervento importante che rientra in un ciclo di incontri programmati in più continenti che vedranno il prof. Polosa come esponente di una delle teorie sul tabagismo più innovative di sempre. Smettere di fumare utilizzando uno strumento che consente di ridurre il danno da fumo è ormai un approccio consolidato e sono già centinaia gli interventi che il professore catanese promuove ogni anno in tutto il mondo. La sua presenza costante anche nella fase di pianificazione delle politiche pubbliche in diversi Paesi e il suo supporto scientifico nella definizione di una regolamentazione equa ed efficace per le sigarette elettroniche, che sia peraltro coerente alle evidenze scientifiche, promette un risvolto positivo che in molti ormai auspicano.

Attraverso la possibilità di condividere i risultati della ricerca del gruppo di ricerca del Prof. Polosa, speriamo di avviare una discussione produttiva su una nuova classe di prodotti già abbastanza diffusi anche nel nostro paese –hanno affermato i promotori dell’incontro – Il Consiglio di US ASEAN è del parere che si tratta di una opportunità unica e straordinaria per informare i nostri rappresentanti politici, i giornalisti e la classe medica filippina che esiste una opzione a basso rischio che potrebbe aiutare a far smettere di fumare milioni di persone nel nostro paese e a ridurre il danno alla salute causato dal fumo di sigarette convenzionali”.

Per il prof. Polosa si tratta del secondo incontro con gli esponenti politici del Paese, già una volta infatti il prof. catanese è stato protagonista delle vicende riguardanti la regolamentazione delle e-cig nella Repubblica delle Filippine.

Madrid – Le sigarette elettroniche per far smettere di fumare i pazienti affetti da patologie psicologiche

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Madrid, 15 Aprile 2016 – Alla XVIII Giornata Nazionale della Doppia Diagnosi, l’intervento del prof. Pasquale Caponnetto, ricercatore dell’Università degli Studi di Catania, per parlare dell’utilizzo della sigaretta elettronica come alternativa meno dann
osa delle sigarette convenzionali nei pazienti affetti da patologie schizofreniche.

Autore del primo studio al mondo su sigaretta elettronica in pazienti affetti da Schizofrenia e Principal Investigater dello studio Scaris che partita’ entro il 2016 presso il Centro Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’ Universita’ di Catania, il prof. Caponnetto ha illustrato ai medici spagnoli presenti alla tre giorni di convegni sulle malattie psicologiche i risultati di diversi studi condotti al Centro Antifumo del Policlinico universitario catanese che hanno dimostrato come l’utilizzo della sigaretta elettronica nel trattamento per far smettere di fumare i pazienti affetti da particolari patologie psicologiche ha avuto effetti benefici nella cura della patologia e nella fase di uscita dal tabagismo.

Un risultato che già più volte i ricercatori LIAF hanno confermato e che oggi risuona negli ambienti scientifici internazionali attestando ancora di più l’importanza della ricerca italiana in Europa.

 

 

 

“La verità sulla sigaretta elettronica”. Ai microfoni di LIAF parla l’autore, Fabio Beatrice

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Ancora una puntata della nostra rubrica “Stare bene senza fumo“. Oggi, al microfono degli esperti della Lega Italiana Anti Fumo abbiamo invitato il dott. Fabio Beatrice, autore dell’ultimo libro dal titolo “La verità sulla sigaretta elettronica” che, proprio per i temi affrontati e le argomentazioni date, ha riscosso un particolare successo mediatico nelle ultime settimane. Come hanno scritto i giornalisti, si tratterebbe: “del libro che svela davvero come dire addio alle convenzionali bionde”.

  • Dottore, Lei ha spesso dichiarato che l’utilizzo della sigaretta elettronica potrebbe migliorare la situazione salvando la vita a milioni di persone. A tal proposito, come vede la proposta inglese di far prescrivere le e-cig anche dai medici di base?

“Il Ministero della Salute della Gran Bretagna già nel luglio 2015 ha espresso un parere molto chiaro in tema di sigaretta elettronica. In sintesi ha detto che la e-cig dovrebbe essere proposta a tutti coloro che non vogliono smettere di fumare ed anche a coloro che non sono riusciti a smettere di fumare e definisce la tossicità della sigaretta elettronica del 95% inferiore a quella della sigaretta normale. Stigmatizza anche il fatto che questo dato contraddice l’opinione diffusa tra il pubblico relativamente alla pericolosità del fumo elettronico. La proposta di farla prescrivere dai medici passa attraverso il riconoscimento di un medical device ma la questione è che al fumatore non piace avere la percezione di essere malato e quindi anche solo una semplice proposta di uso medicale potrebbe esser ancora più efficace perché ancor più facilmente ricevibile. La questione di una proposta di salute è sempre legata proprio alla sua ricevibilità e questo è un punto sul quale non sempre vi è sensibilità. Vorrei anche dire che l’uso della sigaretta elettronica appartiene all’ambito della riduzione del rischio e non della cessazione ed anche su questo punto occorre che le proposte siano effettuate con chiarezza per non ingenerare dubbi o peggio sospetti. Infine non è più accettabile parlare di sigaretta elettronica in generale. La produzione è caratterizzata da una tale quantità di offerta e differenze anche strutturali che metter tutti prodotti assieme per un qualsiasi ragionamento speculativo o di uso medicale non appare più accettabile per mancanza del requisito di omogeneità”.

  • E’ ormai noto che in Italia i fondi destinati alla ricerca per il trattamento della dipendenza tabagica sono quasi inesistenti se non del tutto. Ciononostante, i fondi per le campagne di sensibilizzazione (che peraltro risultano essere anche poco efficaci) pare non manchino mai. Lei cosa ne pensa? Perché secondo lei questa mancanza di attenzione nei confronti del tabagismo?

A dispetto dei pochi soldi che lo stato italiano investe in ricerca, proprio gli scienziati  italiani pubblicano lavori di grande impatto internazionale e questo avviene in una certa misura anche per il settore del tabagismo. Investire in campagne di sensibilizzazione produce visibilità per chi lo fa e questa visibilità, se gestita istituzionalmente, può essere sfruttata anche in maniera positiva per erogare azioni di servizio o di coordinamento. Nel settore del tabagismo è stato fatto molto a tutela dei non fumatori seppure con evidenti lacune. Penso ad esempio che in un ospedale e, più in generale in un ambiente sanitario, non si dovrebbe fumare da nessuna parte e non solo nelle aree di interesse pediatrico. I pericoli del fumo di tabacco sono talmente grandi ed evidenti a tutti che queste ambiguità non appaiono comprensibili. Nulla invece è stato fatto per la parte debole, cioè per chi fuma e questo è incomprensibile per chi come medico è naturalmente predisposto ad una azione di aiuto. I fumatori appaiono messi all’angolo, costretti tra leggi e divieti senza che ad essi venga offerta una possibilità di aiuto ricevibile. La non rimborsabilità dei farmaci antifumo, la totale mancanza di sostegno agli stessi centri antifumo che pure sono presenti e diffusi sul territorio nazionale appaiono lacune da colmare,  magari reinvestendo almeno una parte dei soldi delle accise in azioni mirate a sostegno dei fumatori che desiderano smettere. Ricordo che almeno il 65% dei fumatori prova a smettere in solitudine e fallisce: perché non aiutare questa gente che produce 80 mila morti all’anno secondo le stime ufficialmente riportate?.

  • Che ruolo hanno avuto nella battaglia contro le bionde i Centri Antifumo italiani? E quale sarà il possibile risvolto per il futuro?

“I centri antifumo italiani attualmente hanno il sostegno dell’Istituto Superore di Sanità che sta svolgendo da anni un forte e prezioso ruolo di coordinamento e di stimolo ma questo non basta ancora: meno di 18 mila fumatori pervengono attualmente nei centri antifumo italiani su un totale di circa 11 milioni di persone che fumano. Sono percentuali risibili che non potranno mai incidere significativamente sui numeri della mortalità da tabagismo. Bisogna proprio disegnare una politica di aiuto ai fumatori e la sigaretta elettronica in alcune sue formulazioni potrebbe anche diventare un’ arma estremamente potente per l’aggancio di chi è in difficoltà a smettere. Purtroppo anche la classe medica dovrebbe passare ad una azione maggiormente propositiva. Penso che sia stato un errore mettersi di principio “contro” senza prima aver cercato di capire. Attualmente il vento è cambiato e vedo che tra i medici c’è interesse seppure con la dovuta prudenza”.

  • Per concludere, da qui a 10 anni secondo lei quali saranno i possibili risvolti nel mondo delle e-cig? Ci sarà di nuovo un boom delle elettroniche o no?

Quello che sta avvenendo in Gran Bretagna è sintomatico, di recente è comparsa la notizia che il fatturato della e-cig in quel paese ha superato quello di tutti i farmaci antifumo. Indubbiamente il fumatore dovendo scegliere tra pastiglie, cerotti ed un modo diverso di fumare sceglie quest’ultimo. Con l’elettronica l’automedicazione è possibile, semplice e soprattutto è lo stesso fumatore che decide le situazioni in cui “gli serve” fumare elettronico per compensare. Un nuovo boom potrebbe verificarsi ma va chiarito che “traslare” o “switchare” ad elettronica vuol dire comunque effettuare un cambiamento  dietro al quale c’è una dipendenza. Bisogna fare in modo che il fumatore accetti il cambiamento e sia supportato su questo aspetto. Non basta il semplice seppur approfondito sostegno tecnico legato all’uso ed all’efficienza del device. Se la sigaretta elettronica è sicura e semplice da usare si facilita la curva di apprendimento all’uso ma non necessariamente si stabilizza l’uso nel tempo. Su questo aspetto a Torino abbiamo messo a punto una metodologia molto precisa e ripetibile protetta da un marchio europeo MB e questa si è rivelata decisiva ed efficace nel sostegno al passaggio da sigaretta a sigaretta elettronica stabilizzandone l’uso nel tempo. Se opportunamente aiutata, oltre la metà dei fumatori non interessati a smettere di fumare passa stabilmente e con soddisfazione alla sigaretta elettronica. A mio avviso ci sono le premesse per una ripartenza della sigaretta elettronica nella misura in cui verranno recuperati e realizzati fino in fondo i concetti che sono alla base dell’invenzione originale di Hon Lik, cioè di un aiuto ai fumatori in difficoltà”.

 

The Lancet: pubblicata, dopo 7 mesi, la contestazione degli scienziati pro-ecig

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Ci sono voluti sette lunghi mesi affinché la nota rivista scientifica The Lancet pubblicasse la risposta degli autori dello studio accusato dall’ormai noto editoriale di agosto con il quale la redazione della rivista aveva generato non poche polemiche non solo sulla serietà dello studio, ma anche sull’utilizzo e l’efficacia della sigaretta elettronica.

Vi ricorderete, infatti, che la rivista aveva infatti tentato di minare le basi dell’ultimo rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England (PHE), secondo il quale le sigarette elettroniche sono per il 95% più sicure rispetto alle sigarette convenzionali. In particolare, avevano criticato aspramente il razionale di uno degli studi su cui si basa il rapporto, tentando di paragonarlo a un mero esercizio di riflessione svolto da esperti reclutati sulla base di interessi, attaccando personalmente anche alcuni degli autori, tra cui il prof. Riccardo Polosa. E proprio sulla stessa rivista, il prof. Polosa aveva immediatamente preso le difese del rapporto condotto da PHE.

Oggi, a distanza di 7 mesi, The Lancet pubblica  la risposta puntuale e precisa firmata da alcuni degli autori dello studio accusato dall’editoriale, tra cui anche lo stesso Polosa, con il quale si argomentano tre critiche poste a quel famoso articolo.

Innanzitutto, la mancanza di prove concrete sulle quali basare i giudizi contro lo studio inglese, in secondo luogo l’approccio utilizzato dalla rivista per le analisi, che è un approccio propagandistico e non scientifico, ed in terzo ed ultimo luogo i commenti inesatti circa la dichiarazione dei conflitti d’interesse del prof. Polosa che riportava informazioni poco chiare e non basate sulla verità dei fatti.

Noi siamo sicuri che i prodotti a base di nicotina che abbiamo studiato sono stati valutati attraverso un processo opportunamente strutturato e con una valutazione scientifica pertinente“, hanno scritto gli scienziati nella missiva pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica.

“I risultati del nostro modello scientifico sono gli stessi di quelli forniti dal rapporto condotto dall’Autorità nazionale di Sanità Pubblica inglese – hanno concluso nella missiva – le elettroniche sono per il 95% meno dannose delle bionde. O se preferite possiamo anche dire che il fumo è venti volte più dannoso dello svapo”.

Il concetto non cambia: svapare non fa male come fumare

 

Asma e sigaretta elettronica. Un nuovo studio su Discovery Medicine

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Benefici a lungo termine nei fumatori asmatici che passano alla sigaretta elettronica” – è questo il risultato di un altro studio condotto dal team ricercatori dell’Università degli Studi di Catania, guidato dal prof. Riccardo Polosa e pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista scientifica Discovery Medicine.

I ricercatori hanno analizzato lo stato di salute di 18 pazienti con asma lieve e moderata che hanno smesso di fumare passando alla sigaretta elettronica. La valutazione prospettica di 16 di questi pazienti ha dimostrato significativi miglioramenti dei sintomi respiratori e dei test di funzionalità polmonare, anche se non sono state registrate variazioni significative nei tassi di riacutizzazione, probabilmente perché tutti i fumatori soffrivano di asma non severa.

Risultati simili sono stati trovati inoltre nei dual user, cioè in coloro che fumano e svapano contemporaneamente.
Nella maggior parte degli studi sino ad ora pubblicati è stato dimostrato che i pazienti affetti da asma che fumano presentano un calo della funzionalità polmonare con una maggiore ostruzione delle vie aree. E ancor peggio, in questi pazienti si riscontra una minore risposta agli effetti dei farmaci antiasmatici.
Smettere di fumare è per gli asmatici un passo indispensabile, fondamentale per una cura efficace, tuttavia non sempre è facile per alcuni smettere definitivamente ed improvvisamente.
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Prof. Riccardo Polosa

“Con questo studio confermiamo ancora una volta – spiega il primo autore, Riccardo Polosa – che l’uso della sigarette elettronica (invece di quella convenzionale) in alcuni pazienti migliora i risultati terapeutici. Nei pazienti asmatici smettere di fumare, passando alle elettroniche, assicura effetti benefici anche nel lungo termine”.

Dott. Davide Campagna
Dott. Davide Campagna
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Dott. Massimo Caruso

Secondo i ricercatori catanesi, infatti: “L’uso delle e-cig può addirittura invertire i danni da fumo di tabacco nei pazienti che  fumano” – ha spiegato il dott. Massimo Caruso. E a testimoniarlo è stato a nche il dott. Davide Campagna che ha presentato i risultati dello studio nell’ambito del recente convegno organizzato a Los Angeles dall’American Academy di Allergologia, Asma e Immunologia (AAAA&I): “Questo studio prospettico – ha detto Campagna – conferma che l’uso delle elettroniche migliora i risultati oggettivi e soggettivi del trattamento dell’asma e dimostra che gli effetti benefici possono persistere anche nel lungo termine”.  

 

Giornata di prevenzione contro i tumori del cavo orale. “SIGARETTA 4000 VOLTE PIU’ RISCHIOSA”

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Il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio per il tumore della bocca. Il più rischioso in assoluto. Più del Papilloma virus (infezione che si trasmette prevalentemente per via sessuale), dell’alcol e di tutte quelle condizioni che contribuiscono a un traumatismo cronico della superficie interna della bocca, come ad esempio l’errato posizionamento delle protesi dentarie o la scarsa igiene orale.

“Fumare una bionda è almeno 4000 volte più rischioso” – ha detto il prof. Riccardo Polosa, responsabile scientifico della Lega Italiana Antifumo, in occasione della seconda Giornata della Prevenzione e della Diagnosi precoce dei tumori del cavo orale promossa dall’Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri Italiani (AOOI).   

“Il fumo di sigaretta convenzionale rilascia oltre 7000 sostanze chimiche molte delle quali pericolose e dannose per la delicata mucosa orale. Tra queste – ha aggiunto lo scienziato catanese – potenti cancerogeni che sono presenti sia nella fase corpuscolata che in quella gassosa del fumo di sigarette”.

In Italia, nel 2014, il numero di fumatori era di circa 10,9 milioni, pari al 20,8% della popolazione (secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità) e i tumori alla bocca diagnosticati (secondo l’AIRC) sono stati quasi 4.500 con circa 3.000 decessi. E questo perché la diagnosi della malattia di solito viene fatta in ritardo, quando il tumore è ormai intrattabile. I tumori del cavo orale, peraltro, sono maggiormente diffusi tra gli uomini, specie tra i 50-60 anni, ma negli ultimi anni l’incidenza dei casi riscontrati anche nel mondo femminile è aumentata. Si riscontrano circa 12 nuovi casi all’anno ogni 100 mila abitanti. E il dato italiano è in crescita rispetto a quello degli altri Paesi europei.

E’ importante ricordare a questa fetta di popolazione italiana che: “Chi fuma corre un rischio triplicato di contrarre il tumore del cavo orale rispetto a chi non lo fa – ha aggiunto il presidente LIAF, prof.ssa Lidia Proietti – sensibilizzare i cittadini, informandoli di quali sono i maggiori fattori di rischio per la comparsa di questi tumori, è un passo fondamentale. Ben vengano le giornate di prevenzione come quella di domani!”.

Per conoscere quali sono le strutture ospedaliere siciliane che hanno aderito alla Giornata di prevenzione basta cliccare a questo link: http://www.giornataprevenzioneaooi.it/

R. Polosa su Rai 3 per commentare lo studio Oxford: “Smettere di colpo si può”

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Catania 30/03/2016 – Il prof. Riccardo Polosa, docente di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Catania è stato ospite questa mattina della puntata quotidiana di “Elisir”, lo storico programma di salute e benessere di Rai 3 – condotto da Michele Mirabella con Virginie Vassart – in onda dalle 11:00 alle 12:00 dal lunedì al venerdì.

Commentando i risultati di un recente studio dell’Università di Oxford, secondo il quale le percentuali di successo per chi smette fumare di colpo sono maggiori rispetto a chi riduce le sigarette gradualmente, Polosa è intervenuto in diretta da Catania rispondendo alle domande dei due conduttori in studio.

A questo link è possibile rivedere la puntata integrale andata in onda dalle 11.00 alle 11.15.

 

A “Stare bene senza fumo” parlano i pediatri: “Un colpo di tosse di una mamma che fuma è una vera impallinata”

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28/10/2014 Roma, conferenza stampa della campagna ' Saltainbocca.it. Nella foto Giampietro Chiamenti

Le nuove norme previste dal Decreto Lorenzin fanno particolare attenzione al fumo passivo ed alla tutela dei minori. Cosa ne pensano i pediatri della nuova normativa? Va bene o si poteva fare di più? Come si combatte il fumo passivo per i bambini? A rispondere oggi alle nostre domande per la seconda puntata di “Stare bene senza fumo” è il presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, il dott. Giampietro Chiamenti

Rispetto alla nuova normativa contro il fumo: “C’è da considerare – ci spiega il presidente Chiamenti – che le restrizioni delle abitudini voluttuarie (vedi anche l’alcol) hanno più effetto se sono graduali, se creano un ambiente di riprovazione sociale più che se introducono veri e propri divieti  assoluti. Siamo quindi su una strada da fare a piccoli passi,  in cui ogni provvedimento aggiunge, in modo poco avvertibile, delle restrizioni progressive, dimostratesi più efficaci di quelle totali e assolute”.

  • Quali sono i danni causati dal fumo passivo di sigarette convenzionali sulla salute dei bambini ?

SMOKING AS POLLUTION“Il fumatore è certamente un portatore di irritazione cronica delle vie respiratorie – spiega il pediatra –  questo vuol dire che nelle sue vie aeree vive, in simbiosi con lui, una miriade di germi patogeni che mantengono un’infiammazione cronica (che di tanto in tanto si riacutizza). Il suo respiro è un continuo diffondere di questi germi attraverso goccioline microscopiche che vengono emesse a ogni espirazione. Un suo colpo di tosse è una vera e propria impallinata. È ovvio che un bambino che conviva con un fumatore, abbia molte più occasioni di contagiarsi per un’infezione respiratoria. Gli effetti del fumo passivo sui bambini sono pericolosi. Si può avere riduzione della crescita dei polmoni con problemi non indifferenti, aumento del il rischio di bronchite, tosse, catarro, asma, impatto sull’apprendimento dei bambini, cancro e leucemia, infezioni meningococciche, basso peso alla nascita.

In Italia è stimato che ogni anno muoiono circa 1000 persone a causa del fumo passivo. È stato dimostrato che i non fumatori che vivono con i fumatori aumentano la possibilità del 20% – 30% di avere tumore o cancro ai polmoni. Inoltre, solo 30 minuti di esposizione a fumo passivo inizia a creare danni all’apparato cardiocircolatorio a causa dell’immediata aggregazione piastrinica causa di un particolare addensamento del sangue: la reazione delle cellule endoteliali (rivestimento delle arterei coronariche) provoca difficoltà nel normale deflusso del sangue. Secondo la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia tutti i bambini hanno un diritto assoluto alla salute e allo sviluppo. Di conseguenza, l’uso e l’esposizione dei bambini ai noti rischi da tabacco costituisce una violazione di diritti dell’infanzia”.

  • E i danni causati dal fumo di sigaretta convenzionale sulla salute degli adolescenti?Purtroppo i dati dimostrano un aumento del numero di ragazzini che fumano. Si inizia solitamente tra i 13 e i 17 anni e spesso le scuole sono i luoghi privilegiati. In che modo può incidere la figura del pediatra nell’aiutare questi adolescenti a non attraversare la porta del fumo?

Bambini-che-fumanoIniziare a fumare quando si è adolescenti può diluire la materia grigia nel cervello. Alcuni scienziati infatti hanno dimostrato che prima un uomo o una donna iniziano a fumare, meno materia grigia rimane nella parte del cervello che serve a prendere decisioni. La cosa che però li ha più scioccati è stato il notare come questi cambiamenti risulterebbero molto più evidenti per chi, appunto, inizia a fumare da adolescente e questa sarebbe anche una delle ragioni perché risulterebbe poi difficile smettere da adulti.

L’inizio della abitudine al fumo spesso precede anche i 13 anni ed è favorito dal vivere in un ambiente sociale in cui il fumo è visto come un segno di emancipazione. Nei ragazzi più giovani spesso è un sistema per appartenere al gruppo o per manifestare la trasgressione. E’ dimostrato che le campagne di dissuasione dal fumo basate su aspetti razionali o scientifici hanno poca presa sugli adolescenti, così come gli interventi da parte di un adulto.  Nei ragazzi più piccoli, già dagli otto anni, è possibile  invece fare opera di prevenzione attraverso  attività di gioco  miranti a fare acquisire la consapevolezza  dell’ effettivo ruolo del fumo come promotore sociale, oltre a riconoscere le spinte “inconsce” esercitate da pubblicità e aziende. Il pediatra sa che è importante comprendere perché gli adolescenti si avvicinano al fumo e come parlare con loro delle sigarette. Bisogna aiutare gli adolescenti a non fare il primo tiro. La sua azione deve essere basata su un dialogo con i genitori e con i ragazzi.  I genitori devono dare il buon esempio. Il fumo in adolescenza è più comune nei figli di genitori fumatori che dovrebbero cercare di capire l’attrazione che crea nel figlio adolescente vedere fumare i propri genitori. L’adolescente può fumare per ribellarsi o per sentirsi più inserito nel gruppo degli amici. Devono chiedere al loro figlio come si sente riguardo al fumo e se alcuni dei suoi amici fumano. Lodate le buone scelte di vostro figlio e parlate delle conseguenze di quelle cattive. Potrebbe sembrare che l’adolescente non senta una parola di quello che gli si dice, ma bisogna dirlo comunque. Provare a fare i conti e spiegare che fumare costa e potrebbero paragonare  il costo del fumo a oggetti elettronici, vestiti o altre cose essenziali per gli adolescenti. Il pediatra deve sapere che gli amici che fumano possono essere convincenti, quindi bisogna dare all’adolescente  gli strumenti che servono per rifiutare le sigarette. Deve spiegare cosa è la dipendenza perché la maggior parte degli adolescenti crede che fumare occasionalmente non causerà loro dipendenza e anche se diventeranno fumatori regolari, possano comunque cessare  quando vogliono. Gli adolescenti, però, possono diventare dipendenti anche con il fumo intermittente e con livelli relativamente bassi di fumo. Non ultimo il ruolo del pediatra è quello di dare una giusta informazione sugli effetti dannosi del fumo per il nostro organismo, a cominciare dai polmoni, alla pelle che invecchia prima, alle prestazioni fisiche che diminuiscono etc. Prendere una posizione rispetto al fumo negli adolescenti vuol dire anche partecipare alle campagne anti fumo a livello locale e nelle scuole.

  • In America è scoppiata la polemica per la diffusione della sigaretta elettronica tra i minori. Lei considera che questo possa rappresentare un reale pericolo anche in Italia?

ecig_opener“La diffusione di questi dispositivi potrebbe portare a una riduzione del senso di riprovazione che sta, invece, alla base delle norme restrittive finora entrate in vigore. Potremmo quasi dire che tendono a ridare legittimità all’atto del fumare, anche in presenza di soggetti suscettibili. Da anni la ricerca medica cerca di rispondere a questi quesiti, ma la tecnologia delle e-cig, ancora troppo giovane, rende difficile effettuare studi sui rischi a lungo termine che derivano dal loro utilizzo. Dai dati disponibili risulta che nel nostro Paese solo il 10 per cento di chi è diventato habitué della e-cig (da non più di qualche mese) ha effettivamente detto addio alle sigarette tradizionali. Sei su dieci tra i consumatori abituali, invece, stanno riducendo il fumo mentre c’è uno “zoccolo duro”, circa il 22 per cento, che non ha cambiato le sue abitudini e fuma le une e le altre peraltro aumentando la quantità di nicotina assunta”.