sabato, Luglio 26, 2025
Home Blog Pagina 8

Cochrane: smettere? e-cig, citisina e vareniclina i più efficaci

0
cochrane ecig vareniclina citisina smettere

Secondo un aggiornamento della review Cochrane, le sigarette elettroniche e i trattamenti farmacologici con citisina e vareniclina sono tra i metodi più efficaci per smettere di fumare. Riscontrato un numero molto basso di danni derivanti da questi prodotti

Su 100 persone, è probabile che tra le 10 a 19 smettano di fumare grazie alla sigaretta elettronica, da 12 a 16 utilizzando vareniclina e da 10 a 18 utilizzando la citisina: sono questi i risultati dell’ultima pubblicazione della revisione Cochrane.

La revisione Cochrane, che quest’anno festeggia il suo 30esimo anniversario, ha appena rilasciato un aggiornamento della pubblicazione in merito ai metodi più efficaci per smettere di fumare, comparando i dati ottenuti tra loro e individuando, eventualmente, i casi in cui tali metodi hanno provocato danni alla salute dei pazienti.

Gli studi validi per l’inclusione della review “How effective are medications and e-cigarettes for quitting smoking, and what works best?” sono stati 319, per un totale di di 157,179 fumatori adulti, la gran parte inclusi in studi effettuati in America o in Europa. Un volta individuati i trial randomizzati da inserire, è stata condotta una meta analisi per comparare i dati sui vari trattamenti.

È emerso che le sigarette elettroniche, la citisina e la vareniclina sono tra i metodi più efficaci per aiutare i fumatori a smettere. Inoltre, coloro che utilizzavano una combinazione di due forme di terapie sostitutive a base di nicotina, come, ad esempio, cerotti e gomme alla nicotina, sembravano avere tassi di abbandono simili a quelli di coloro che utilizzavano una delle tre forme elencate prima.

Al contrario, i cerotti alla nicotina e il buproprione danno risultati sicuramente migliori del placebo di alcun trattamento farmacologico, ma presentano tassi inferiori di cessazione.

Secondo la pubblicazione, il grado di certezza di tali risultati è abbastanza elevato e i ricercatori non ritengono che ulteriori prove che emergeranno possano in qualche modo modificare le prove in questione, nonostante servano studi che comparino i dati sui diversi trattamenti e sui potenziali danni avversi.

Nonostante servano ricerche nel lungo periodo per valutare i danni da sigarette elettroniche e da uso di medicinali nei percorsi di cessazione, la revisione ha evidenziato come i casi di danni conseguenti al loro utilizzo fossero molto pochi.

Israele: piano contro il fumo solleva preoccupazioni per la salute pubblica

0
Israele fumo

La World Vapers’ Alliance (WVA) sta attivamente esprimendo le proprie preoccupazioni riguardo al piano d’azione sul fumo recentemente annunciato da Israele. Pur applaudendo gli sforzi volti a frenare i tassi di fumo, la WVA sottolinea la necessità di un approccio equilibrato e basato sull’evidenza che distingua lo svapo dal fumo tradizionale.

Da comunicato integrale World Vapers’ Alliance

Il piano di Israele prevede l’innalzamento dell’età minima per fumare da 18 a 21 anni e l’introduzione di immagini grafiche di avvertimento sui pacchetti di sigarette.

Tuttavia, l’approccio allo svapo all’interno del piano ha sollevato perplessità tra i sostenitori della riduzione del danno, poiché include misure come divieti sugli aromi, limiti alla nicotina, divieti sullo svapo usa e getta e tassazione equalizzata.

Michael Landl, direttore di World Vapers’ Alliance, ha espresso le sue preoccupazioni:

Mentre apprezziamo l’impegno del governo nel ridurre il tasso di fumo in Israele, il piano attuale avrà inavvertitamente l’effetto opposto sulla salute pubblica. La lotta contro il fumo merita strategie mirate che riconoscano le differenze sostanziali tra lo svapo e il consumo tradizionale di tabacco. Per combattere veramente il fumo , è fondamentale adottare alternative meno dannose come lo svapo. È stato dimostrato come lo svapo sia meno dannoso del 95% rispetto al fumo ed uno degli strumenti più efficaci per smettere di fumare”.

Un importante studio condotto recentemente negli Stati Uniti sostiene l’utilizzo dei prodotti per lo svapo come prezioso aiuto per smettere di fumare. I ricercatori del MUSC Hollings Cancer Center hanno concluso che gli individui che utilizzano prodotti di sigaretta elettronica hanno dimostrato tassi di astinenza maggiori rispetto a quelli che non li hanno utilizzati.

Matthew Carpenter, autore principale dello studio, ha dichiarato: “Non importa da che angolazioni si osservi la situazione, chi ha acquistato le sigaretta elettroniche ha dimostrato tassi di astinenza maggiori e danni ridotti rispetto a chi non le ha ricevute“.

Alla luce di questi risultati, la World Vapers’ Alliance invita le autorità israeliane a valutare attentamente le conseguenze indesiderate dell’equiparazione dello svapo al fumo. Landl ha sottolineato gli esempi di successo in paesi come Svezia e Regno Unito, che hanno abbracciato la riduzione del danno attraverso normative sensate sullo svapo.

Per raggiungere un futuro senza fumo, è imperativo promuovere una strategia globale di riduzione del danno che riconosca il potenziale dello svapo di salvare vite umane. Un approccio su misura alla regolamentazione dello svapo può garantire ai fumatori alternative efficaci e incoraggiarli alla transizione verso alternative meno dannose“.

La World Vapers’ Alliance continua a impegnarsi a sostenere politiche che diano priorità alla salute pubblica, riconoscendo allo stesso tempo le caratteristiche uniche dello svapo come alternativa meno dannosa al fumo.

Mentre il Piano d’azione israeliano contro il fumo va avanti, la WVA spera di contribuire a un quadro più equilibrato e pragmatico che, in ultima analisi, vada a beneficio della salute e del benessere della nazione.

Nicotina e fumo: tra i medici italiani, percezioni errate

0
medici nicotina fumo italiani

Secondo un sondaggio condotto da Sermo tra oltre 15000 medici in 11 paesi diversi, c’è bisogno di ulteriore formazione su nicotina e fumo tra i professionisti del settore sanitario. Nello specifico, in Italia, quasi 7 medici su 10 credono erroneamente che la nicotina causi il cancro ai polmoni

I medici e, più in generale, i professionisti del settore sanitario, rappresentano la prima linea di contatto del paziente fumatore che desidera smettere. Avere a propria disposizione informazioni scientificamente aggiornate e un ventaglio di opzioni quanto più vasto possibile, può creare la differenza tra il successo e l’insuccesso all’interno di un percorso di cessazione.

In questo contesto, Sermo, piattaforma indipendente e leader nel campo delle informazioni di valore pratico per gli operatori sanitari, ha intervistato online oltre 15.000 medici in 11 paesi (Cina, Germania, Grecia, India, Indonesia, Israele, Italia, Giappone, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti) per valutare le conoscenze su nicotina e fumo a livello internazionale.

Il sondaggio ha rilevato che, sebbene il 90% dei medici in Italia sia almeno moderatamente d’accordo che aiutare i pazienti a smettere di fumare sia una priorità, c’è una media allarmante del 70% che ritiene erroneamente che la nicotina causi una serie di malattie, dal cancro polmonare, alla BPCO, ai difetti congeniti. Inoltre:

  • In media, il 67% dei medici italiani ritiene erroneamente che la nicotina causi il cancro ai polmoni e una percentuale ancora maggiore (76%) crede che causi l’aterosclerosi e (76%) difetti congeniti.
  • Sebbene in media il 90% dei medici in Italia sia almeno moderatamente d’accordo sul fatto che aiutare i pazienti a smettere di fumare sia una priorità, quasi 7 su 10 non si ritengono adeguatamente formati per farlo.
  • È però incoraggiante che il 90% dei medici intervistati sia almeno moderatamente interessato a una formazione aggiuntiva sulla cessazione e sulla riduzione dei danni causati dal tabacco.

Questi risultati fanno sorgere gravi preoccupazioni sulla capacità dei medici italiani di offrire ai pazienti che fumano indicazioni quanto più accurate ed efficaci su come smettere. Un pensiero errato che potrebbe spiegare il fatto che in media solo un terzo (35%) dei medici italiani raccomanda la terapia di sostituzione della nicotina con farmaci da banco per aiutare i pazienti a ridurre o smettere di fumare.

«È imperativo che i medici ricevano la formazione adeguata per conoscere i dati sulle opzioni di riduzione dei danni da nicotina e tabacco che possano aiutare i pazienti che fumano a smettere,» ha affermato il Dott. Muhammad Ahmed, Director of Health and Science Research per Foundation for a Smoke-Free World. «Visti gli oltre 7 milioni di fumatori che muoiono ogni anno per malattie correlate al fumo in tutto il mondo, molte vite potrebbero venire salvate se i medici venissero maggiormente informati sugli strumenti a disposizione per smettere.»

Anche se nella comunità sanitaria globale vi è quasi unanimità che sia la combustione, più che la nicotina, ad avere conseguenze negative per la salute, il sondaggio sui medici ha scoperto che in Italia:

  • il 66% dei medici concorda almeno moderatamente sul fatto che la nicotina provochi tumori ai polmoni, alla vescica e cancro a testa/collo/stomaco;
  • il 76% dei medici, in media, concorda almeno moderatamente sul fatto che l’aterosclerosi è causata dalla nicotina;
  • il 69% dei medici italiani, sempre in media, concorda sul fatto che la BPCO è causata dalla nicotina.

Questi travisamenti, insieme al fatto che il 40% dei medici italiani dichiara di essersi informato da sé in merito alla cessazione del fumo e alla riduzione del danno dal tabacco, nonché al 58% che dichiara di non aver ricevuto formazione nella scuola medica o in seguito, sono allarmanti. È però incoraggiante che il 90% dei medici intervistati sia almeno moderatamente interessato alla formazione.

L’indagine, condotta nel 2022, ha inoltre rilevato che, sebbene i colloqui dei medici coi pazienti fumatori si concentrino sui benefici per la salute derivanti dalla riduzione o dallo smettere di fumare (69%) e sui rischi per la salute derivanti dal continuare a farlo (71%), un numero relativamente basso di medici, ossia meno della metà (44%), raccomanda di ridurre la quantità di prodotti a base di tabacco da fumo e un numero ancora minore (36%) aiuta i pazienti a sviluppare un piano per smettere.

«È preoccupante che una parte significativa (64-77%) dei medici in Italia abbia la convinzione errata che la nicotina sia la causa diretta di varie patologie legate al fumo, con addirittura un terzo degli intervistati che ne è piuttosto fermamente convinto», ha dichiarato il professor Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania.

«Le persone fumano per la nicotina ma muoiono a causa del catrame. Quando così tanti medici non sono in grado di riconoscere la natura relativamente benigna della nicotina quando viene usata a scopo ricreativo, il potenziale della riduzione del danno da tabacco per arrivare a sconfiggere il fumo va perduto. È necessaria un’attenzione urgente per ripensare alla formazione medica includendo informazioni accurate sulla nicotina, sui rischi per la salute legati al fumo e sul concetto di riduzione del danno, avvicinando in ultima analisi la società a un mondo libero dal fumo.»

Il prof. Polosa ha partecipato al webinar sull’indagine dei medici, unendosi ad altri esperti di controllo del tabacco per discutere i risultati e il loro impatto sulla cessazione del fumo e sulle iniziative di riduzione dei danni. Il webinar è accessibile a https://bit.ly/DoctorsSurveyWebinar.

La Foundation for a Smoke-Free World invita i ricercatori a presentare proposte per analizzare ulteriormente i risultati dell’indagine sui medici e proporre programmi che aiutino a migliorare la competenza dei medici sulla cessazione del fumo e sulla riduzione dei danni del tabacco. I ricercatori interessati a inviare una proposta sono pregati di contattare [email protected]

I risultati del sondaggio medico per l’Italia sono disponibili sul sito della fondazione a www.smokefreeworld.org/doctorssurvey/italy/.

Smettere? Settembre è arrivato, i 5 consigli per farcela

0
smette fumare settembre

Settembre è il mese del rientro, del riannodare i fili delle incombenze che avevamo accantonato e che segna la possibilità di un rinnovo: smettere in questo mese può essere più facile con il giusto mindset

Giuro, a settembre si cambia!”: che sia una dieta, un corso di yoga, la lettura, il punto croce o il corso di calistenics, la fine dell’estate attende placida che tornino a galla tutte quelle promesse che, di fronte a un bicchiere di vino e un buon tramonto, ci sembravano a portata di mano.

Ma spesso il rientro è anche sinonimo di stress, con le scadenze che tornano ad accumularsi e la frenesia quotidiana che lascia poco spazio a una pianificazione attenta.

Per smettere di fumare, soprattutto a settembre, però, sono necessari alcuni requisiti imprescindibili che possano aiutare a compensare stress ed ansia e la tendenza inevitabile alla procrastinazione, che vede in natale un limite temporale abbastanza prossimo per rimandare il fioretto.

Ma quale sono gli step necessari per abbandonare la sigaretta? Ecco i 5 consigli che vi faciliteranno la vita

  1. IMPOSTARE PICCOLI TRAGUARDI E RICOMPENSE

Smettere di fumare non è una maratona: sfruttare l’energia a la positività del periodo post-ferie è certamente utile, ma per evitare un carico emotivo elevato di un percorso indubbiamente difficile serve fissare piccoli step da raggiungere gradualmente, in modo da non pregiudicare un esito positivo. Dopo le prime 24 ore, e per poco meno di una settimana, i sintomi dell’astinenza saranno più intensi e difficili da gestire. Via libera quindi alle attività che possono aiutare a distrarsi, evitando quei momenti di stallo o quei rituali che innescano il meccanismo automatico ed abitudinario di fumare.

2) NON PROCRASTINARE

Non cedere alla pigrizia, costruisciti una struttura mentale forte che non conceda spazio ai ripensamenti: ricordati che smettere è importante per la tua salute. Già dopo la prima settimana, il nostro corpo incomincia ad “autoripararsi” e avvertire i primi benefici dell’aver detto addio al fumo. Il momento migliore per smettere? Ora

3) CHIEDERE AIUTO

Non esiste una formula universalmente valida e utile per smettere di fumare. Il primo step sta nel chiedere una mano ad esperti e professionisti che possano creare un percorso su misura. Chiedere aiuto non significa essere deboli. È vero che alcune persone riescono a smettere del tutto, in solitaria e subitaneamente, ma è anche vero che le percentuali ricaduta sono alte e che potrebbero portare al fallimento del percorso. Un sostegno psicologico, abbinato a farmaci antifumo, aumenta le vostre possibilità. Si anche alle sigarette elettroniche, il cui minor danno apportato può giovare ai fumatori che non riescono o non vogliono smettere.

4) DISINNESCA I CONDIZIONAMENTI MENTALI

La nostra mente è molto più forte di quello che pensiamo. Eppure, può essere facilmente ingannata da quelle piccole percezioni e stimoli che nemmeno notiamo, che ma che fanno scattare  l’intensa voglia di fumare. Rimuovi le abitudini e sostituiscile con alcune nuove: la pausa caffè al lavoro? Meglio una passeggiata di cinque minuti. Il dopo pranzo? Concentrati su un’attività alternativa mentre intorno a te fumano. Rimuovi i posacenere da casa. Inverti, insomma, tutti quegli stimoli ambientali dannosi e crea un sistema che ti favorisca e non ti si opponga. 

5) SI ALLA TECNOLOGIA E ALLE RELAZIONI INTERPERSONALI 

La socialità può rappresentare un’arma a nostro vantaggio. Smettere non è un percorso in solitaria. Amici, parenti, colleghi possono aiutare. Magari perché lo hanno già fatto. Oppure, potrebbe essere  stimolante smettere in gruppo, per trovare una sostegno nei momenti di difficoltà. Anche il mondo digitale rappresenta un porto sicuro e ci permette di accedere a servizi di assistenza a distanza o a gruppi di persone che sanno per esperienza cosa significa dire addio al fumo 

USA: fumo un’abitudine in via di estinzione tra i giovani americani 

0
giovani americani fumo sigaretta usa vaping

Secondo i dati del National Health Interview Survey 2022 recentemente pubblicati, il fumo di sigaretta è un’abitudine che sta scomparendo tra i giovani americani, raggiungendo minimi storici

In terra americana, la lotta tra il fronte anti-tabacco e la cauta apertura ai dispositivi elettronici a rilascio di nicotina, come valida alternativa nei percorsi di cessazione, si gioca a colpi di statistiche.

L’atteggiamento del CDC, il Centers for Disease Control and Prevention, è passato da un atteggiamento di chiusura totale, all’ammissione che le sigarette elettroniche abbiano il potenziale per aiutare i fumatori adulti nei percorsi di cessazione, qualora ovviamente vengano impiegate come sostituti completi del fumo di sigaretta.

Secondo i dati pubblicati dal National Health Interview Survey, un rapporto che monitora i dati generali sulla salute degli americani, le statistiche sul fumo combusto stanno raggiungendo i minimi storici, soprattutto in specifiche fascia di età. 

Se analizziamo l’andamento dei dati dal 2014 al 2022, i tassi sul fumo tra gli adulti americani sono crollati dal 16.8% all’11.6%. Nello stesso periodo, i tassi sull’uso di dispositivi per il vaping sono aumentati dal 3.7% nel 2014 al 6% nel 2022. 

Ma il dato più sorprendente arriva dall’analisi della fascia di età 18-24 anni, ovvero quella dei giovani adulti americani.

In quest’ultima, infatti, i dati del 2014 mostrano una prevalenza del 16.6% del fumo di sigaretta, identica quindi alla media americana generale, ma nel 2022 la percentuale di utilizzo è scesa al 4.8%, dimostrando un’impressionante diminuzione del 71%. Nello stesso periodo, invece, l’utilizzo di sigarette elettroniche è aumentato.

Dati che attestano come il fumo di sigaretta rappresenti un’abitudine ormai in via di estinzione tra i giovani americani. Non solo, ma i dati ci restituiscono una realtà ancora più articolata all’interno della quale si può dichiarare tranquillamente che l’uso di ecig non debba essere inteso come una porta di accesso al fumo di sigaretta. 

Conferme arrivano anche dal numero di sigarette elettroniche vendute in territorio americano, il cui mercato sale a 22.7 milioni di vendite dal 2020 al 2022.

Nonostante i dati incoraggianti che sembrano spingere verso ovvie considerazioni e che comunque dovranno essere supportati da studi nel lungo periodo per poter arrivare a indicazioni precise e veritiere sugli effetti in termini di salute del consumo di ecig, esistono ancora sacche di resistenza alle strategie di riduzione del danno che provengono da alcune associazioni di professionisti e che rappresentano il pensiero sanitario mainstream americano.

In ultimo, un comunicato dell’American Heart Association, che avverte dei potenziali rischi connessi all’uso di sigarette elettroniche, i cui componenti causerebbero un aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco e sconsigliandone l’uso nei percorsi di cessazione. Recenti revisioni sistematiche, invece, dimostrano che non ci sono evidenze tali da supportare alterazioni a livello cardiocircolatorio conseguenti all’uso di ecig. 

Il mondo del consumo elettronico di nicotina necessita di ulteriori approfondimenti scientifici, ma deve beneficiare dello stesse possibilità riservate ad altri campi di indagine: se le prove ci indicano una determinata direzione, non devono essere interpretate in maniera erronea solo per giustificare un atteggiamento di chiusura o essere totalmente ignorate, precludendo la possibilità a milioni di fumatori che desiderano smettere di poter finalmente cambiare le proprie scelte .

Polosa, Camera dei Deputati:”Riduzione del rischio nelle politiche sanitarie”

0
polosa camera dei deputati

Il prof. Riccardo Polosa è stato audito oggi presso la Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati nell’ambito dei lavori in merito al “Piano europeo di lotta al cancro”

La Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame, in sede di atti dell’Unione europea, della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sul “Piano europeo di lotta contro il cancro” ha audito oggi in audizione informale alcuni esperti del mondo del panorama scientifico italiano. Tra loro anche il prof. Riccardo Polosa, docente di Medicina Interna e fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania.

“L’associazione tra fumo di sigaretta e tumore del polmone è nota a tutti. Tuttavia, anche altri tumori sono associati in diversa misura al fumo di sigaretta quindi ridurre il numero dei tabagisti italiani è l’obiettivo primario. Per raggiungere però l’obiettivo previsto del 5% di fumatori entro il 2040 le attuali politiche di contrasto al tabagismo non sono sufficienti. E’ necessario un deciso cambio di passo. 

E’ importante integrare alle politiche esistenti il principio della riduzione del danno, prendendo esempio da paesi virtuosi come Gran Bretagna, Svezia e Giappone, dove sono evidenti epocali contrazioni nel consumo di sigarette. Occorre anche investire in percorsi di formazione e aggiornamento continui della classe medica sulla ricerca di soluzioni percorribili in tema di disassuefazione del fumo e di riduzione del rischio.

Si muore per il catrame e non per la nicotina e sebbene la migliore soluzione al problema del fumo è smettere definitamente e completamente, se non si vuole o non ci si riesce è fondamentale considerare una alternativa a rischio ridotto per ridurre in modo drastico l’esposizione cronica alle sostanze tossiche e cancerogene derivanti dalla combustione delle sigarette”. 

La cessazione completa è il goal finale. Come arrivarci?

0

Uno studio pubblicato ieri ha valutato l’uso della vareniclina, noto farmaco usato per i fumatori che voglio smettere, è efficace anche per gli svapatori esclusivi che desiderano dire definitivamente addio alla nicotina

I prodotti elettronici a rilascio di nicotina non solo comprendono una grossa fetta del mercato del consumo di tabacco, ma costituiscono sempre di più un’alternativa al fumo di sigaretta, con effetti meno nocivi sulla salute umana.

Inseriti però all’interno di strategie di riduzione del danno, l’obiettivo a lungo termine sarebbe progressivamente abbandonare la nicotina e il suo consumo.

Sono sempre di più gli svapatori che manifestano il desiderio di smettere, ma, ad oggi, non esistono vere e proprie linee guide che identifichino trattamenti specifici per questa categoria di consumatori.

Ed è per questo che, per la prima volta, un gruppo di ricercatori del CoEHAR ha valutato l’efficacia e la tollerabilità della vareniclina, un farmaco utilizzato nei programmi di smoking cessation, per aiutare le persone che utilizzano le sigarette elettroniche a smettere di svapare.

L’uso del farmaco, associato a un innovativo programma di assistenza per la cessazione da svapo, si è rivelato sicuro ed efficace per abbadonare le e-cig.

La vareniclina, un farmaco che allevia i sintomi dell’astinenza da nicotina e reduce il desiderio di fumare, è il farmaco più efficace per smettere. Tuttavia, l’efficacia e la sicurezza della vareniclina all’interno di percorsi di vaping cessation non sono state mai studiate.

Per valutare queste linee di intervento, i ricercatori del CoEHAR hanno condotto il primo studio controllato randomizzato sulla vareniclina in 140 svapatori esclusivi, esaminando le percentuali di astinenza dalle sigarette elettroniche

Lo studio “Varenicline and counseling for vaping cessation: A double-blind, randomized, parallel-group, placebo-controlled trial“, dimostra per la prima volta che l’utilizzo della vareniclina in un programma di cessazione tra chi utilizza le sigarette elettroniche e intende smettere, può risultare efficace nell’astinenza totale. Il tasso di astinenza dalla sigaretta elettronica nel gruppo vareniclina si è attestato al 34,3%, significativamente superiore a quello del 17,2% rilevato nel gruppo placebo. Inoltre, la vareniclina ha dimostrato di avere un profilo di sicurezza accettabile. 

Considerando il campione di svapatori che abbiamo incluso nello studio, la vareniclina raddoppia le possibilità di smettere di svapare” spiega Pasquale Caponetto, docente di psicologia clinica dell’Università di Catania e primo autore dello studio “un dato importantissimo, considerando che la vareniclina serve solo ad alleviare i sintomi dell’astinenza e non sostituisce minimamente tutti quei rituali connessi allo svapare”.

Lo svapo è un approccio di riduzione del danno e può portare alla cessazione del fumo. Qui stabiliamo il principio che per coloro che cercano una cessazione completa della nicotina, la vareniclina combinata con il supporto professionale può aiutarli a farlo” commenta il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

Particolare attenzione è stata posta nella ricerca e selezione dei partecipanti: sono stati inclusi solo svapatori adulti che utilizzavano sigarette elettroniche quotidianamente e con alle spalle almeno un tentativo di cessazione fallito.

Divisi in due gruppi, a cui è stata somministrata in maniera randomizzata la vareniclina o un placebo, è stata fornita assistenza psicologica da professionisti della cessazione , esperti di dipendenza da nicotina e da sigaretta elettronica, per massimizzare l’efficacia del  trattamento farmacologico.

L’astinenza prolungata è stata verificata attraverso la misurazione dei livelli di cotinina presenti nella saliva dei partecipanti. Considerando l’intero campione, la riduzione del consumo di sigarette elettroniche è stata osservata per il 33.6% e 26.3% alla settimana 12 e 24 rispettivamente. Nessun partecipante dello studio è ricaduto nel vizio del fumo di sigaretta.

Credo che il successo della nostra strategia sia stato quello di fornire a partecipanti altamente motivati un approccio combinato per la cessazione da svapo: un piano strutturato di riduzione dello svapo associato all’uso di un farmaco che controlla la dipendenza da nicotina” spiega il prof. Polosa.

È stato rilevato che la presenza di conviventi svapatori e alti livelli di ansia riducono significativamente le possibilità di astenersi con successo dall’utilizzo di sigarette elettroniche.

Questo studio suggerisce che l’utilizzo della vareniclina, all’interno di un programma di cessazione dello svapo per utilizzatori adulti di sigarette elettroniche, può portare a un’astinenza prolungata senza gravi effetti avversi.

Tali risultati potrebbero coadiuvare gli sforzi delle autorità sanitarie nell’assistere i consumatori che desiderano raggiungere una completa cessazione della nicotina. Tuttavia, è essenziale condurre studi di follow-up più lunghi per verificare l’efficacia a lungo termine.

Cochrane: ecig più efficaci dei metodi tradizionali per smettere 

0
spin bias coehar ecig

L’ultimo aggiornamento di una delle revisioni più autorevoli nel campo della ricerca sul fumo elettronico ha trovato un numero elevato di prove ad alta certezza secondo le quali le ecig sono più efficaci dei metodi tradizionali per smettere

In campo scientifico, la battaglia per l’effettivo sdoganamento del fumo elettronico come strumento complementare ai metodi tradizionali per smettere di fumare si svolge a colpi di studi e prove scientifiche. 

Stabilire con un certo grado di certezza che questi strumenti possono rappresentare un’effettiva svolta nella lotta al fumo e nell’abbassamento dei tassi di fumatori a livello mondiale, garantirebbe l’accesso ai dispositivi alternativi a rilascio di nicotina in un’ottica diversa per tutti quei fumatori che vogliono smettere, configurando percorsi terapeutici all’avanguardia ed efficaci.

Secondo l’ultimo aggiornamento della Cochrane review, una delle fonti più autorevoli nel settore, in grado di valutare e comparare i risultati di un numero elevato di studi nel campo del fumo elettronico, aggiungendone sempre di nuovi, nel suo recente aggiornamento pubblicato qualche mese fa, ha trovato un elevato numero prove ad alto grado di certezza, secondo le quali le persone che utilizzano le ecig hanno più possibilità di smettere rispetto a chi utilizza i metodi tradizionali.

Alcune prove suggeriscono inoltre che chi utilizza sigarette elettroniche contenenti nicotina abbia percentuali di abbandono nel lungo periodo maggiori rispetto alle ecig prive di nicotina, sebbene ci siano meno dati a disposizione che confermino questa teoria.

Nella revisione sono stati inseriti un totale di 78 studi, per oltre 22000 partecipanti. Di questi studi, 17 sono stati inseriti ex novo dall’ultima revisione (che ricordiamo appartenere al 2021).

I dati della revisione hanno mostrato che se sei persone su 100 smettessero usando terapie sostitutive della nicotina, da otto a dodici smetterebbero usando sigarette elettroniche contenenti nicotina. Ciò significa che da due a sei persone in più su 100 potrebbero potenzialmente smettere di fumare con sigarette elettroniche contenenti nicotina.

Secondo il dott. Jamie Hartmann-Boyce, professore associato dell’Università di Oxford ed editore del Cochrane Tobacco Addiction Group, uno degli autori della Cochrane review:

“Le sigarette elettroniche hanno generato molti malintesi sia nella comunità della salute pubblica che nella stampa popolare sin dalla loro introduzione oltre un decennio fa. Questi malintesi scoraggiano alcune persone dall’usare le sigarette elettroniche come strumento per smettere di fumare. Fortunatamente, sempre più prove stanno emergendo e forniscono ulteriore chiarezza. Con il supporto di Cancer Research UK, cerchiamo ogni mese nuove prove come parte di una revisione sistematica vivente. Identifichiamo e combiniamo le prove più forti dagli studi scientifici più affidabili attualmente disponibili“.

Le prove fin qui raccolte costituiscono una base sufficientemente valida per poter garantire alternative efficaci e sicure per tutti coloro che cercano di mettere di fumare. Sono però necessarie ulteriori prove sia per raccogliere statistiche su dispositivi elettronici sempre più performanti e sicuri che per garantire l’inserimento di dati sugli effetti a lungo termine in termini di salute umana.

USA – diminuisce lo svapo tra i giovani

0

AGI – Secondo il NYTimes le vendite erano ancora in crescita fino a maggio dello scorso anno, ma poi sono diminuite del 12% fino a tutto dicembre. Le cause? Secondo i ricercatori del Cdc sono molteplici, ma vanno ricercate nei divieti statali o locali sui prodotti, sulle tasse governative e la concorrenza con dispositivi più sofisticati.

Le vendite di sigarette elettroniche sono aumentate di quasi il 47% da gennaio 2020, poco prima che la pandemia colpisse gli Stati Uniti, a dicembre 2022, secondo un’analisi pubblicata giovedì dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), scrive il New York Times.

Stando ai dati del Cdc, “circa il 4,5% di tutti gli adulti ha affermato d’aver usato sigarette elettroniche” ma i loro prezzi “sono proporzionalmente aumentati con il diminuire dell’età”. Leggendo i risultati della ricerca del Cdc, circa il 14% degli studenti delle scuole superiori e l’11% dei giovani adulti ha detto di aver utilizzato i dispositivi elettronici per il fumo negli ultimi 30 giorni del sondaggio.

I rischi dello “svapo”

Facendo i conti, complessivamente le vendite di quattro settimane di sigarette elettroniche “sono arrivate a 25,9 milioni di unità alla fine dello scorso anno, dai 15,5 milioni di unità che erano a inizio 2020”, riferisce il giornale, secondo cui la strategia della Food and Drug Administration (Fda) è stata quella di “favorire l’uso delle sigarette elettroniche, regolandone la vendita sul mercato come espediente per indurre i fumatori adulti al passaggio a un prodotto meno dannoso”.

Tuttavia quanti si oppongono all’uso del tabacco mettono in guardia dal fatto che i dispositivi, resi più popolari, hanno attirato molti adolescenti e giovani, “che difficilmente fumerebbero sigarette tradizionali, in un’abitudine che crea dipendenza”. Tant’è che l ‘analisi del Cdc rafforza proprio la sostanza dei dati che indicano che i gusti alla frutta e di caramelle come i più popolari. Di contro, i dispositivi a vapore spesso contengo alti livelli di nicotina e sono venduti in colori e sapori accattivanti di gelato alla fragola e al mango. Nel frattempo, l’American Heart Association ha chiesto azioni di contrasto significative per ridurre l’e-fumo giovanile, visto che le sigarette elettroniche potrebbero comportare un aumento di malattie cardiache e polmonari.

Cala l’uso tra i minori dopo il picco del 2019

Considerando il fatto che lo studio Cdc non include l’analisi delle vendite da tabaccherie o su Internet, i risultati sono di fatto parziali. Tuttavia, le tendenze sono cambiate negli ultimi anni, perché nel frattempo l’uso di sigarette elettroniche tra i minori è diminuito rispetto i livelli record raggiunti nel 2019, “quando quasi il 28% degli studenti delle scuole superiori ha detto d’aver ‘svapato’ negli ultimi 30 giorni”. Intanto la Fda ha respinto le richieste di immissione sul mercato di milioni di prodotti, approvando solo circa due dozzine di dispositivi al solo gusto di tabacco.

Eppure l’Agenzia ha faticato nella regolamentazione, perché frattanto i vaporizzatori aromatizzati hanno inondato stazioni di servizio, minimarket e negozi di tutta la nazione mentre i sostenitori delle limitazioni fanno pressione sulle autorità perché arrivino a decretare il divieto d’uso delle sigarette elettroniche.

Come per altro già accaduto in California, dove gli effetti di questa assidua campagna incrociata non hanno tardato a farsi sentire: dal 21 dicembre, infatti, quando il divieto è entrato in vigore, le vendite di prodotti di vaporizzazione sono diminuite del 35% fino alla fine di marzo, secondo i dati della Cdc Foundation.

Al GFN 2023, il secondo incontro per i fumatori con diabete

0

CoEHAR.it – La decima edizione del GFN si svolgerà a Varsavia dal 21 al 24 giugno e ospiterà, tra i numerosi eventi dedicati al mondo del riduzione del danno, anche il secondo appuntamento del SAB meeting del progetto Diasmoke, dove diabetologi di fama internazionale firmeranno e ratificheranno il documento elaborato a Catania nei mesi scorsi

Per l’edizione 2023 del GFN si guarda al futuro: focus dell’evento, il dibattito e l’implementazione di strategie dedicate alla riduzione del danno da fumo che si svilupperanno nel corso della prossima decade. 

La conferenza rappresenterà la possibilità di riflettere sulle sfide e sui successi che hanno cambiato il mondo della riduzione del danno nel corso degli anni passati, rifletterà sia le sfide che cosi come permetterà di delineare le priorità per accademici, scienziati, produttori e decisori politici.

Prima della conferenza, saranno organizzati workshop tematici, svincolati dall’organizzazione della conferenza: due di questi stanno in lingua spagnola e riguarderanno la situazione in America Latina

In occasione del GFN 2023, punto di incontro per i maggiori esperti internazionali in materia di riduzione del danno da fumo e dispositivi alternativi a rilascio di nicotina, il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, e il prof. Davide Campagna, ricercatore dell’Università di Catani e membro del centro catanese, coordineranno l’incontro conclusivo con i diabetologi del SAB meeting (tenutosi lo scorso Aprile a Catania) durante il quale si definiranno le linee guida del trattamento dei pazienti fumatori affetti da diabete.

L’incontro servirà ad approvare e ratificare il documento definitivo al quale in questi mesi i membri del SAB hanno lavorato incessantemente per arrivare a proporre alla comunità scientifica internazionale il primo indirizzario pratico per aiutare i fumatori con diabete a smettere definitivamente e ridurre il danno fumo correlato alla malattia.

 Le linee guida adottate integreranno gli approcci tradizionali, attraverso l’utilizzo di strategie di riduzione del danno.  

Tra i partecipanti al SAB ricordiamo la presenza di Delon Human, Andre Kengne, Noel Somasundaram, Magda Walicka, Tabinda Dugal, Roberta Sammut, Agostino Di Ciaula, Davide Campagna, S. Abbas Raga.