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A Roma un incontro con i giornalisti sulla riduzione del danno da fumo

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e cig roma

Roma, 14 Novembre – Si è tenuto ieri a Roma il corso di formazione per giornalisti e comunicatori “Ecig: alternative al fumo e riduzione del danno”, con l’intento di fornire ai partecipanti gli elementi utili per evitare la formazione di fake news e informazioni non corrette sul tema delle elettroniche.

L’evento è stato moderato dal giornalista Alessandro Cecchi Paone.

Atteso in diretta da Varsavia, dove sta lavorando ad importanti accordi internazionali per supportare la ricerca scientifica del CoEHAR, il prof. Riccardo Polosa, Direttore del CoEHAR, è intervenuto ricordando che proprio domani (14 novembre) ricorre la Giornata Mondiale del Diabete:

“Non c’è dubbio che ci sia una forte correlazione tra il fumo e lo sviluppo del diabete, il nesso di causalità è invece meno chiaro. Il problema del fumo lo vivono anche i soggetti diabetici che non riescono a smettere. Soggetti che però se fumano vedono aumentare il rischio di complicanze cardiovascolari. L’idea di fondo è che bisogna allontanare i diabetici fumatori dal fumo combusto e avvicinarli a tecnologie combustion free, in modo da ridurre lo sviluppo di malattia e di complicanze. Stiamo lanciando un progetto in collaborazione con centri di ricerca a livello internazionale che mira anche a chiarire se e quanto esistano correlazioni tra lo sviluppo del diabete e delle complicanze ad esso correlate ed il fumo della sigaretta tradizionale.

La nota definitiva è quella di tenere occhi e mente aperti e cercare di non essere guidati da ideologie e sentimentalismi. Se abbiamo un’opportunità straordinaria di rivoluzione per cambiare il pattern del tabagismo nel mondo io penso che l’uso delle nuove tecnologie combustion free siano un’opportunità da non perdere”.

Il programma della conferenza prevedeva gli interventi di Fabio Beatrice, direttore del centro antifumo Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, Mario Malerba, Professore Associato di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università del Piemonte Orientale, Umberto Tirelli, Direttore Tirelli Medical Group,  Johann Rossi Mason, autrice e giornalista medico scientifico, Stefano Caliciuri  Direttore di Sigmagazine, Alessandra Ghislieri, Direttore di Euromedia Reserch, Paolo Russo, Giornalista La Stampa, Gabriele Mazzoletti, Responsabile Relazioni Esterne JUUL Labs.

Grande importanza è stata data alla difficoltà di veicolare con precisione e attenzione le notizie sulla ecig. Facendo riferimento ai casi di malattie polmonari negli Usa, è emerso chiaramente come si sia rivelato complesso relazionare il flusso continuo di informazioni “strillate” dai giornali con le evidenze scientifiche e l’osservazione dei pazienti ricoverati negli ospedali americani.

Manca l’accesso ad informazioni easy e smart: il 92% delle persone ammette di farsi auto diagnosi sul web, temendo l’incontro con il medico e sfruttando di conseguenza la mole di informazioni reperibili sul web, oggetto di una continua e costante condivisione, che genera sempre maggior confusione in materia di ecig.

Il prof. Mario Malerba, del Comitato Scientifico LIAF, ha illustrato il decalogo per utilizzare le ecig in modo sicuro e ha spiegato ai giornalisti quali sono i metodi più sicuri per distinguere le fake news dalle notizie vere.

VAPITALYPRO 2019:LIAF presenta un workshop sul counseling antifumo

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L’edizione 2019 di VapitalyPRO, svoltasi a Roma Fiera il 9 e 10 novembre, si conferma l’evento B2B di riferimento per il settore del vaping, un momento di approfondimento dedicato agli aspetti burocratici, legislativi e di comunicazione del settore, oltre che di approfondimento sulla riduzione del danno.

Le presenze totali della due-giorni dedicata alle aziende operanti nel settore del vaping sono circa 2 mila, con oltre 80 espositori di 12 paesi diversi, una presenza di business stranieri che comprendono il 42% del totale.

E non sono mancate le occasioni di confronto e analisi delle novità del settore, dagli aspetti legali al counseling antifumo, con cinque workshop formativi, tra i quali l’intervento di Phil Busardo, uno dei volti più noti del vaping a livello internazionale, che insieme a Dimitris Agrafiotis (Vapingreek) ha fatto un punto sulla situazione del settore alla luce degli viluppi della situazione in USA.

“Siamo molto soddisfatti di questa edizione di VapitalyPRO, della partecipazione degli operatori e del livello degli eventi formativi – ha detto Mosè Giacomello, presidente di Vapitaly – che dimostrano come il format che abbiamo ideato, dedicato esclusivamente ai professionisti, sia molto richiesto. Si nota una grande volontà da parte di tutti gli operatori di lavorare, nonostante le notizie negative che arrivano, ad esempio dagli Stati Uniti, e che sono state ampiamente smentite”.

I seminari si sono aperti con un workshop della LIAF diretto da Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT, Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania, e da Marilena Maglia, ricercatrice del CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università di Catania.

L’evento LIAF ha trattato di counseling antifumo, dando un’idea generale delle necessità di un fumatore che decide di abbandonare la sigaretta tradizionale e di intraprendere un percorso di smoking cessation,  chiarendo le modalità di approccio degli operatori del mondo del vaping con tali soggetti.

“La cosa più importante per aiutare gli altri a smettere di fumare è creare un’alleanza con il fumatore – ha spiegato il prof. Caponnetto. La relazione counselor- fumatore non è il luogo di una battaglia per il potere ma un’alleanza che restituisce al fumatore la responsabilità delle proprie azioni”.

Marilena Maglia ha parlato invece dell’importanza dello stimolo e della necessità di seguirlo, per aprire la porta di un vero e proprio cambiamento in termini di abitudini: “Sono 4 le regolo d’oro per smettere di fumare e si riassumono nell’acronimo RIDE: Ritardare, Involarsi, Distrarsi ed Evitare”.

La sesta edizione di Vapoitaly si terrà a Milano a maggio 2020, mentre VapitalyPRO tornerà l’anno prossimo ad ottobre.

“Vapitaly – Pietro Piccinetti, amministratore unico e direttore generale di Fiera Roma – ha scelto ancora una volta Fiera Roma per il suo appuntamento B2B. Siamo molto orgogliosi di ospitare la terza edizione di una manifestazione internazionale che continua a crescere di anno in anno e racconta un settore, quello del vaping, che avanza sul mercato, nonostante la crisi, e ha il merito, riconosciuto dalla comunità scientifica, di ridurre concretamente il danno da fumo”.

vapitalypro 2019

Il CDC annuncia la “svolta” sui casi in USA, con un ritardo di qualche mese

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Da una nota ufficiale del CDC emergono finalmente notizie certe sui casi di danni ai polmoni che hanno coinvolto più di 2050 casi negli Stati Uniti, inclusi 40 decessi. Secondo l’autorità statunitense, l’acetato di Vitamina E è stato identificato come “tossina potenzialmente pericolosa e di interesse” nei casi di malattie sospette ai danni del sistema respiratorio nei pazienti americani.

Il professore Riccardo Polosa è stato tra i primi ad affermare e spiegare questa tesi.

Come ho sostenuto più volte – ha spiegato il professore – è necessaria ora più che mai un controllo attento sui prodotti da vaporizzazione di nuova tipologia a base di cannabis, non di certo su quello delle sigarette elettroniche che, per legge, è già monitorato

I casi di malattie respiratorie verificatisi negli Stati Uniti sono – come riportano diversi quotidiani americani – stati associati al consumo di liquidi THC o CBD contenenti estratti oleosi mai utilizzati prima. Le autorità sanitarie statunitensi hanno lanciato l’appello di non svapare prodotti non certificati o comprati illegalmente. E’ riduttivo – ha aggiunto Polosa – credere che il problema sia solo statunitense, queste situazioni possono accadere ovunque. Pertanto, nel tentativo di tutelare i consumatori italiani da queste eventualità è necessario costruire un proficuo rapporto di collaborazione tra enti regolatori, esperti della materia e produttori“.

I campioni prelevati dai tessuti polmonari di 29 pazienti hanno rilevato la presenza del composto, così come dichiarato dal vice direttore del CDC Anne Schuchat.

“Abbiamo rilevato una tossina potenzialmente pericolosa e di interesse dai tessuti biologici dei pazienti. In termini di identificazione di una causa scatenante, siamo a un punto migliore di quanto non fossimo qualche settimana fa”, ha dichiarato la Schuchat.

Informazioni che già da tempo circolavano in Europa: una così rapida evoluzione della casistica faceva pensare più a un caso di avvelenamento, che all’utilizzo continuato di una sostanza dannosa, sia per le tempistiche di propagazione che per varietà e differenza di soggetti coinvolti.

Estratti di olii di THC sono stati rinvenuti in 23 campioni su 29, mentre tracce di nicotina sono emerse da 16 campioni.

Per il CDC, ancora non si esclude la concorrenza di più fattori scatenanti e i prodotti da svapo, così come i dispositivi, rimangono sotto controllo, anche se i dati pubblicati gettano chiarezza su una situazione quanto mai confusa e alimentata dalle notizie fuorvianti dei media americani nel corso di questi ultimi mesi.

A questo punto, le autorità americane dovrebbero tentare di regolamentare una situazione di vendita e commercio di prodotti illegali, alimentata dalla mancanza di una corretta informazione a riguardo.

Anche i ricercatori del CoEHAR stanno effettuando degli studi per cercare di capire quanto avvenuto in USA.

In Europa, invece, ricordiamo che la produzione e il commercio dei prodotti da svapo, siano essi strumenti oppure prodotti, è controllata più severamente che oltreoceano.

Il fumo aggrava il diabete e il CoEHAR vaglia nuove soluzioni per smettere

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Nuovo report del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università di Catania) che affronta il problema del fumo e diabete a tutto tondo e pone le basi per delineare nuove e innovative soluzioni per la valutazione dell’impatto della sigaretta elettronica nel paziente diabetico fumatore. Il report “Smoking and Diabetes: Dangerous Liaisons and Confusing Relationships” è stato pubblicato in questi giorni sulla prestigiosa rivista scientifica Diabetology & Metabolic Syndrome. 

https://dmsjournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13098-019-0482-2

Catania, 4 Novembre 2019 – “Partendo da una attenta analisi della letteratura scientifica del settore, abbiamo cercato di approfondire il problema tabagismo e diabete mellito per illustrare come queste due condizioni agiscano sinergicamente nello sviluppo della malattia e nella progressione delle sue complicanze. La nostra analisi spiega che la disassuefazione dal fumo può ridurre l’incidenza di malattia o rallentare l’evoluzione delle complicanze cardiovascolari” – così ha spiegato il dott. Davide Campagna, ricercatore del CoEHAR.

Dal 1980, il numero di persone affette da diabete mellito si è quadruplicato, superando la barriera dei 400 milioni. Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dai 400 milioni si salirà ad oltre 650 milioni di pazienti con diabete nel 2040. 

“Se osserviamo gli effetti del fumo della sigaretta su pazienti affetti da diabete, otteniamo un quadro clinico complesso e preoccupante. Infatti la combinazione di glicemia elevata con alti livelli di sostanze tossiche presenti nel fumo determinano un aumento esponenziale del rischio cardiovascolare in questi pazienti, con complicanze quali ictus, infarto del miocardio, arteriopatia periferica, e retinopatia diabetica” – ha spiegato il Professore Francesco Purrello, direttore del Dipartimento di Medicina Clinica Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania e presidente della Società Italiana di Diabetologia. 

Questo stato delle cose richiede un cambio di mentalità. Dato che molti pazienti con diabete continuano a fumare nonostante i noti rischi per la salute, una possibilità è quella di sfruttare le nuove tecnologie per il rilascio di nicotina quali strumenti sostitutivi molto meno dannosi delle sigarette convenzionali” – ha prospettato il direttore del CoEHAR, lo scienziato Riccardo Polosa. 

Per questo CoEHAR si appresta a lanciare Diasmoke 2.0, un progetto di ricerca altamente innovativo che ha l’obiettivo di monitorare e valutare l’abitudine tabagica di quasi 1000 pazienti affetti da diabete e di valutare l’efficacia e la sicurezza dei nuovi trattamenti per smettere di fumare in diversi paesi (tra cui Inghilterra, Italia, Polonia e Pakistan).

PUÒ IL FUMO CAUSARE IL DIABETE? 

Una recente meta-analisi di 88 studi ha confermato un’associazione significativa tra il fumo e l’aumento del rischio (pari al 37%) di sviluppare diabete mellito. Si stima ora che almeno 25 milioni di casi di diabete in tutto il mondo possano essere attribuibili al solo fumo di sigaretta convenzionale. Uno studio trasversale condotto su 2142 europei (25-41 anni di età) ha dimostrato un aumento del rischio di diabete (quasi raddoppiato) in soggetti fumatori rispetto ai non fumatori. Questi dati, se comparati a studi analoghi condotti in altri paesi, possono condurre alla formulazione dell’ipotesi secondo cui “il fumo accelera la progressione dall’euglicemia verso uno stato di alterata tolleranza al glucosio, che porta ad un aumento del rischio di sviluppare il diabete nei soggetti fumatori” – ha aggiunto il dott. Campagna. 

SMETTERE DI FUMARE CREA RISCHI PER IL DIABETICO?  

Ogni medico ha il dovere di consigliare ai pazienti diabetici di smettere di fumare quanto prima, così come suggerito dalle Linee Guida internazionali sul diabete. “Inoltre – aggiunge Campagna – sarebbe più opportuno consigliare ai diabetici fumatori di rivolgersi ai centri antifumo di pertinenza delle ASL”. L’astinenza può provocare un aumento di peso che può essere gestito con una attenta attività di counselling antifumo. Il paziente non deve accettare l’aumento di peso come inevitabile effetto collaterale della cessazione. In tal senso, recenti studi hanno dimostrato che passare alla sigaretta elettronica può aiutare, anche se servono ancora ulteriori studi per affermarlo con certezza.

RUOLO DELLA SIGARETTA ELETTRONICA

Sebbene le ricerche siano ancora ad una fase iniziale – ha spiegato il professore Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR – è possibile dedurre che, a fronte di una riduzione di peso e del conseguente miglioramento del compenso diabetologico, i pazienti affetti da diabete che utilizzano la sigaretta elettronica possano trarre giovamento. I primi dati emersi dai lavori preliminari al progetto Diasmoke 2.0 – ha concluso – dimostrano che oltre ai vantaggi già noti, la sigaretta elettronica consente ai pazienti di smettere di fumare senza andare a registrare un aumento ponderale di peso, a differenza di altri metodi che comportano un aumento di circa 6/8 Kg, a cui consegue una maggior insulino – resistenza”.

I casi di malattie polmonari in USA: la parola al Public Health England

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Sono 1604 i casi di malattie polmonari sospette negli USA legate all’utilizzo di prodotti da svapo illegali. Di questi, 34 sono casi di pazienti deceduti. Il 70% sono uomini con un’età media di 24 anni, ma circa il 46% è sotto i 21. Questi sono i dati pubblicati da Public Health England, la massima autorità sanitaria inglese, che ha recentemente diffuso una nota ufficiale per spiegare quanto sta accadendo gli Stati Uniti.

CHE COSA HA CAUSATO L’EPIDEMIA?

Secondo il PHE, i prodotti chimici che hanno scatenato una tale reazione negli svapatori non sono stati ancora individuati con certezza. A tutt’oggi, non si può dichiarare in maniera incontrovertibile che tutti i sintomi riportati facciano capo alla stessa patologia.

L’epidemia non sembra essere associata all’uso prolungato di nicotina, già diffusa negli Stati Uniti da più di dieci anni. I casi che da Marzo si sono susseguiti sembrano essere invece correlati a una sostanza introdotta nel mercato recentemente.

Per il PHE, la risposta data in alcuni stati degli USA, come i bandi alla vendita di prodotti da svapo, potrebbe alimentare la confusione nel consumatore sulla sicurezza dei prodotti da svapo, dissuadendo al contempo molti fumatori a passare alla sigarette elettronica e convincendo molti svapatori a ritornare al fumo delle sigarette convenzionali.

Può succedere in Europa?

Molto difficilmente perché i comuni prodotti da svapo utilizzati dai fumatori per smettere di fumare non hanno nulla a che vedere con i prodotti presenti sul mercato nero statunitense.

Perché ne siamo sicuri? 

Il PHE ha spiegato che, visto l’alto numero di casi segnalati, è strano che una percentuale altissima sia nella fascia d’età under 24, se fosse stato il problema vaping avremmo dovuto avere un campione di pazienti con età diverse e soprattutto casi di avvelenamento di svapatori che da anni utilizzano questi prodotti.

In Inghilterra, così come in Europa, il commercio e la produzione di prodotti da svapo sono sottoposti a leggi molto più rigide e l’aggiunta di additivi o loro derivati come il  THC e l’acetato di vitamina E non sono permessi.

I CONSIGLI DEL PHE SULLA SIGARETTA ELETTRONICA

Nella nota diffusa da Public Health England si legge chiaramente che l’autorità sanitaria non ha modificato il proprio parere sulle sigarette elettroniche: i fumatori dovrebbero considerare di passare alla sigaretta elettronica e gli svapatori dovrebbero smettere completamente.

“Siamo sicuri più che mai che le sigarette elettroniche siano meno dannose di quelle convenzionali, che uccidono circa 220 persone in Inghilterra ogni giorno”.

Utilizzare sigarette elettroniche contenenti nicotina rende il percorso di abbandono della sigaretta convenzionale più semplice, ma rimane importante utilizzare prodotti regolamentati e non svapare prodotti prodotti in casa o liquidi illegali.

I CONSIGLI DEL PHE SUL FUMO E SULLE SIGARETTE ELETTRONICHE

  • PER I FUMATORI: smettete completamente. Combinare l’utilizzo di sigarette elettroniche con il supporto di un esperto raddoppia le vostre possibilità di abbandonare il fumo.
  • PER CHI SVAPA NICOTINA: se ancora utilizzate sigarette tradizionali, smettete completamente. Quando vi sentirete pronti e non avrete timore di una ricaduta, abbandonate il fumo di nicotina.
  • PER CHI NON HA MAI FUMATO: non svapate.
  • PER CHI SVAPA CBD: ancora questo tipo di prodotti non è sottoposto a una regolamentazione certa e sicura. Se manifestate qualsiasi sintomo o siete preoccupati, non continuate a svaparli. 
  • PER CHI SVAPA THC: potrebbe essere pericoloso svapare THC o liquidi dalla provenienza dubbia a base di THC. Questi sono tra i prodotti imputati nei casi di malattie polmonari sospette negli USA. Se manifestate difficoltà nel respiro o qualsiasi altro sintomo, recatevi in una struttura specializzata e dichiarate precisamente che prodotti avete utilizzato. 

50.000 fumatori inglesi smettono grazie alla sigaretta elettronica

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In Inghilterra, dai 50.000 ai 70.000 fumatori inglesi hanno smesso grazie al vaping

Lo studio, condotto da ricercatori dell’UCL – University College di Londra –  (Emma Beard, Robert West, Susan Michie e Jeremy Brown) e finanziato da Cancer Research UK, ha ottenuti risultati incoraggianti, che dimostrano come le e-CIG siano un valido alleato per chi decide di non fumare più. 

Secondo un recente studio inglese , pubblicato sulla rivista scientifica Addiction, il vaping ha aiutato dai 50.000 ai 70.000 fumatori inglesi a smettere di fumare in un anno, con un tasso di successo molto alto, grazie proprio all’integrazione con la sigaretta elettronica. 

Questo studio ha utilizzato i dati del Smoking Toolkit Study, una serie di indagini mensili basato su sondaggi e studi clinici, dimostrando che lo svapo è meno dannoso del fumo di tabacco ,e può essere un valido struemnto per chi decide di smettere di fumare, con oltre 50.000 fumatori inglesi che ci sono riusciti in un anno . 

Sono stati apportati adeguamenti statistici per stagionalità, tendenze, politiche a livello di popolazione, spesa per i mass media del tabacco e convenienza economica del tabacco.

I risultati, però, potrebbero non essere applicabili in altri paesi europei,  poiché l’Inghilterra controlla attivamente il tabacco e offre molti spunti motivazionali, con un quadro commerciale, liberale e normativo all’avanguardia nei confronti delle e-CIG.  

Tale studio si affianca ad altri di settore che non evidenziano problemi sanitari rilevanti dovuti all’utilizzo della sigaretta elettronica, strumento che nasce con l’obiettivo di fornire un’alternativa al consumo di tabacchi e per diminuirne la dipendenza .

Sigarette elettroniche – I suggerimenti del Comitato Scientifico della Lega Italiana Anti Fumo

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COMUNICATO STAMPA

Quello che dovremmo sapere sui casi di malattie polmonari in USA

Catania 22 Ottobre 2019 – Quello che sta succedendo negli Stati Uniti d’America è quasi certamente dovuto alla contaminazione di prodotti da svapo contenenti cannabis con adulteranti molto pericolosi venduti sul mercato nero USA. Sia l’FDA, la Food and Drug Administration degli USA, sia il CDC USA, il Centro di Controllo e Prevenzione delle Malattie, ormai riconoscono che l’epidemia che ha portato tanto ai ricoveri per gravi patologie polmonari quanto ai decessi verificatisi in questi mesi sia stata causata dall’uso di liquidi adulterati a base di cannabis. Non esiste alcuna prova che i liquidi da svapo in commercio contenenti nicotina abbiano causato intossicazioni gravi ai danni dei polmoni. 

L’epidemia però ha scatenato quello che molti specialisti hanno chiamato “isteria da vaping”, un allarmismo generale contro i prodotti da svapo contenenti nicotina che si è diffuso in tutto il mondo.

Questa situazione è stata però prevalentemente alimentata da informazioni fuorvianti fornite da diversi organi di stampa americani che contrastano i principi basilari dell’epidemiologia e che hanno preso di mira le sigarette elettroniche e i convenzionali prodotti da svapo. “Il danno è nella presenza di adulteranti pericolosi nei liquidi da svapo a base di cannabinoidi, non nello strumento o nei liquidi contenenti nicotina” – ha detto Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

Il Comitato Scientifico per la Ricerca applicata alle sigarette elettroniche della Lega Italiana Anti Fumo, fornisce qui di seguito i dieci suggerimenti utili per affrontare al meglio la costante pressione mediatica sulle sigarette elettroniche e sulla loro pericolosità.

  1. Smettere definitivamente di fumare e consigliare agli altri di farlo è la scelta più sana e più giusta.
  2. Se non riesci a smettere da solo, rivolgiti ad un centro antifumo pubblico specializzato dove, tra le opzioni terapeutiche consigliate, ci sarà anche quella di passare al vaping.
  3. Se sei uno svapatore e hai smesso di fumare, non tornare alla tua sigaretta convenzionale.
  4. Ricordati che la combustione è il peggior nemico quindi sia le sigarette elettroniche che le sigarette a tabacco riscaldato sono meno dannose del fumo perché non producono le sostanze cancerogene associate alla combustione.
  5. Acquista sempre i tuoi prodotti da un fornitore affidabile.
  6. Evita di acquistare prodotti non regolamentati. Tutte le sigarette elettroniche prodotte in Europa sono state registrate attraverso la direttiva EU TPD.
  7. Se vuoi arrivare a smettere di assumere nicotina, cerca di diminuirne gradualmente la quantità fino ad arrivare ad utilizzare quelli che ne sono privi.
  8. Se soffri di particolari patologie, affidati ad un medico.
  9. Verifica l’autorevolezza delle informazioni che ricevi, anche insieme al tuo medico.
  10. Se non riesci a smettere di fumare, affidati a dei professionisti della smoking cessation.

Oli di THC – Cosa è successo in USA? 

Molti dei pazienti ricoverati e alcuni di quelli che purtroppo sono morti hanno fornito ai propri medici una dichiarazione di pre-trattamento in cui hanno confermato di aver fatto uso di oli di THC. Questi olii potrebbero contenere sostanze pericolosissime (come l’acetato di vitamina E, eventualmnete sciolto negli olii) che alcuni fornitori del mercato nero hanno aggiunto per diluire i liquidi di sigaretta elettronica. Altri contaminanti, come i pesticidi, sono stati trovati anche nelle cartucce di THC. Purtroppo, questi oli, se inalati, possono provocare un’infiammazione polmonare acuta e grave, la polmonite lipoidea o altri tipi di reazioni infiammatorie non infettive che sono state appunto la causa di numerosi decessi. La pratica illecita di utilizzo di oli di THC non è stata sporadica ma costante e le autorità di competenza degli Stati Uniti hanno già identificato parte della catena di produzione illegale e hanno arrestato i molti colpevoli.

Perché l’isteria da vaping è dannosa? 

Il fine ultimo per i professionisti della salute di tutto il mondo è quello di far smettere di fumare definitivamente milioni di persone. Passare a prodotti meno dannosi (come le sigarette elettroniche) può servire allo scopo. Il costante bombardamento di informazioni inesatte, alimentato dall’attività dei media sulla pericolosità dei prodotti da svapo e dalla negligenza degli organi di salute pubblica, sta confondendo il pubblico. Molti tra coloro che avevano intenzione passare alla sigaretta elettronica decidono di continuare a fumare e molti svapatori potrebbero pensare di tornare al fumo delle sigarette convenzionali. Questo atteggiamento può avere ripercussioni negative dannose per la salute pubblica in quanto rallenta il processo di declino del numero di fumatori nella popolazione.

Perché lo svapo è sicuro? 

Milioni di persone in tutto il mondo hanno svapato e svapano ancora oggi sigarette elettroniche con nicotina o senza,  glicerina vegetale e glicole propilenico. Le sigarette elettroniche sono diffuse già da più di dieci anni ed un focolaio simile non si era mai registrato. I principi base dell’epidemiologia evidenziano come un focolaio di questo genere non può essere causato dai prodotti che già venivano utilizzati da milioni di svapatori nel mondo, ma deve essere connesso agli olii che solitamente non vengono aggiunti ai liquidi da svapo convenzionali. Il glicole propilenico e la glicerina vegetale non sono olii. La ricerca scientifica ci dimostra che le emissioni di aeresol delle sigarette elettroniche, anche se non sono a rischio zero, sono molto meno dannose se comparate al fumo di tabacco.

  • Comitato Scientifico LIAF
  • Riccardo Polosa Direttore del Comitato Scientifico LIAF e del CoEHAR
  • Umberto Tirelli – Istituto Nazionale Tumori di Aviano
  • Fabio Beatrice – Società Italiana di Tabaccologia
  • Emmanuele A. Jannini – Università Tor Vergata di Roma
  • Carlo Cipolla – IEO (Istituto Europeo di Oncologia di Milano)
  • David Nutt – Imperial College di Londra
  • Sally Satel – American Enterprise Institute
  • Kostantinos Farsalinos – Università di Patras
  • Jacques Le Houezec – Consulente di Sanità Pubblica a Rennes
  • Marcus Munafo – Università di Bristol
  • Pasquale Caponnetto – Policlinico Vittorio Emanuele di Catania
  • Mario Malerba – Università del Piemonte Orientale di Novara
  • Giancarlo Antonio Ferro – Università di Catania
  • Ezio Campagna – Presidente LIAF

La Realtà Virtuale aumenta la motivazione a smettere di fumare

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Un nuovo studio dei ricercatori del CoEHAR ha messo a confronto la reazione di giovani fumatori davanti alle immagini shock di un pacchetto di sigarette, a quelle di un film e a quelle della realtà virtuale. L’impatto delle ultime è significativo.

Catania, 17 ottobre 2019 – La realtà virtuale, il fenomeno tecnologico più utilizzato tra i giovani amanti dei video game per esperienze ultra interattive, può essere considerata un valido strumento di sostegno anche nel percorso di uscita dal tabagismo e dell’assunzione di stili di vita sani, soprattutto tra i più giovani. 

E’ questo il risultato dell’ultimo studio condotto dai ricercatori del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania e pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Journal of Addictive Diseases

Secondo il prof. Pasquale Caponnetto, primo autore dello studio condotto in collaborazione con i ricercatori della startup italiana Behaviour Labs: “L’aspetto più importante della ricerca rimane il collegamento della psicologia alla tecnologia e la possibilità di utilizzare l’appeal dei sistemi tecnologici innovativi per favorire l’accesso a stili di vita più sani nei giovani utilizzando un linguaggio che loro amano, quello tecnologico”. 

Il metodo 

I ricercatori hanno arruolato quaranta giovani fumatori adulti, tra i 20 ei 30 anni, non motivati a smettere di fumare e li hanno invitati a valutare la loro motivazione dopo essere stati sottoposti a tre diversi stimoli: un pacchetto di sigarette con le immagini scioccanti, un breve film che mostrava gli effetti polmonari del fumo e una sessione di realtà virtuale sulla progressione delle possibili malattie legate al fumo. 

I risultati

Rispetto all’obiettivo primario di incremento motivazionale, tutti gli stimoli forniti sono stati significativi nel miglioramento della motivazione a smettere di fumare ma la differenza tra lo stimolo provocato dalle immagini sul pacchetto di sigarette e del video rispetto a quello provocato dalla realtà virtuale è stata significativa. La realtà virtuale ha avuto un impatto molto più forte sulla motivazione intrinseca del fumatore.

Si tratta di uno strumento di comunicazione sofisticato in cui l’utente sperimenta il senso di presenza, cioè l’esistenza (essere lì in quel posto) che, ai fini delle moderne tecniche di persuasione, definisce maggiormente e con più successo il tentativo di modificare atteggiamenti o comportamenti. 

Per dare una quantificazione dei risuItati ottenuti è importante precisare che i partecipanti allo studio, alla prima visita mostravano un livello “zero” di motivazione a smettere di fumare su una scala motivazionale che andava da 0 a 10. Una volta comparati i punteggi post-stimoli è stato riscontrato un massimo livello per lo stimolo realtà virtuale. Nel dettaglio, per lo stimolo pacchetto di sigarette con immagine di malattia fumo-correlata la differenza media alla scala motivazionale è stata di 3.91, per lo stimolo video di malattia fumo-correlata era 4.87 ed infine per lo stimolo realtà virtuale la differenza media alla scala motivazionale era di 6.96. 

Per sconfiggere il fumo di sigarette convenzionali è necessario introdurre nella scienza la creatività. Si, perché solo essendo lungimiranti e conoscendo nello specifico gli stili di vita delle popolazioni mondiali è possibile trovare le soluzioni più adatte a risolvere il problema del tabagismo. Parte da qui la mission di tutto il CoEHAR – ha spiegato Riccardo Polosa, direttore del Centro di Ricerca– la tecnologia e l’innovazione devono firmare un patto di alleanza forte e indissolubile volto a far aumentare la motivazione a smettere e vivere sani e liberi da schiavitù”.