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Royal Society di Londra: l’annuncio della CDC potrebbe invertire la rotta negativa

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the ecigarette summit londra royal society

Cio che emerge dai rapporti delle personalità riunite all “The E-cigarette Summit. Science, regulation & public Health” che si è svolto il 14 novembre (e al quale è intervenuto anche il direttore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa) alla Royal Society di Londra,è che il mercato delle sigarette elettroniche subirà una flessione a causa del vapingate degli Stati Uniti.

L’allarmismo USA ha generato un trend negativo nel mercato della sigaretta elettronica

Il valore del mercato delle sigarette elettroniche a livello mondiale è stimato per il 2020 in 14,4 miliardi di dollari. La crescita però sta rallentando e tra il 2019 e il 2020 “sarà quasi nulla” per le conseguenze dei decessi e dei casi di malattie al polmone registrate in Usa tra i giovani ‘svapatori’. Prima dell’allarme, la crescita del settore era del 14% ogni anno.

Secondo gli esperti giunti a Londra, le conseguenze di quanto sta accadendo negli Stati Uniti “avrà ricadute anche in Europa” con una riduzione della crescita del mercato. “Francia, Belgio e Italia stanno già registrando un calo nelle vendite da quando la crisi è esplosa. Il 2019 – hanno evidenziato – è stato un anno drammatico a livello mondiale per le e-cig“.

L’annuncio, la scorsa settimana, dei Cdc (Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) americani, che ha rilevato come una causa “molto rilevante” delle malattie al polmone che hanno colpito molti
giovani americani che usano la sigaretta elettronica, è la vitamina E acetato
(un ingrediente aggiunto ai prodotti a base di Thc, il principio attivo della cannabis) potrebbe cambiare l’atteggiamento “allarmistico” che si sta generando nei confronti delle e-cig. Almeno questo è l’auspicio di molti esperti intervenuti.

Per il New York Times il bando dei prodotti da svapo non rappresenta una soluzione

Oggi un editoriale pubblicato sul ‘New York Times’ ribadiva che “il proibizionismo sulle e-cig non è una soluzione per il lungo periodo“.

“L’epidemia di casi in Usa ha generato una pubblicità negativa per il settore e portato molti Paesi a decidere di alzare l’allerta su questi dispositivi o proibirne alcune tipologie“, sottolineano gli esperti. “In questo modo però, senza evidenze scientifiche certe sulle cause, c’è stato un ritorno alla sigaretta tradizionale da parte di chi aveva provato a smettere – ricordano – peggiorando così anche il lavoro fatto per incoraggiare i fumatori ad abbandonare gradualmente le sigarette”.

La Brexit “sarà un’opportunità per liberalizzare le regole che oggi esistono riguardo i prodotti a rischio ridotto, e puntare anche su dispositivi a tabacco riscaldato, garantendo la popolazione dai rischi relativi ma aumentando le possibilità per aiutarli a smettere di fumare”.

Lo ha spiegato Dan Pryor, direttore dell’Adam Smith Institute, che ha curato la ricerca ‘Up in smoke‘ presentata a Londra in un focus nell’ambito del ‘The E-cigarette summit-Science, regulation & public health‘.

Un’analisi della situazione attuale delle politiche sul contrasto al fumo e una serie di raccomandazioni al governo inglese su quali passi fare per arrivare all’eliminazione del fumo nel 2030. Oggi tutto il mercato del tabacco nel Vecchio continente è regolato dalla direttiva Ue ‘Tobacco products directive’ che risale al 2014.

Secondo il ricercatore, “se il Governo vuole raggiunge l’obiettivo di una società senza fumo deve sviluppare avvisi comparativi sui singoli prodotti, dalle e-cig ai dispositivi a tabacco riscaldato, che evidenziano il minor danno rispetto alle sigarette. E poi – aggiunge- creare commissioni indipendenti sui prodotti a tabacco riscaldato per dare informazioni corrette anche su questi ultimi dispositivi arrivati sul mercato e che possono aiutare i fumatori a smettere. Infine, mettere dei ‘bugiardini’ nei pacchetti di sigarette che illustrano le possibilità che esistono oggi per provare ad abbandonare le sigarette”.



Il “VapingGate” USA fa ricadere nel vizio gli ex fumatori

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vapingate usa

Che il VapingGate di quest’estate abbia generato una scia di falsi allarmismi sulla sigaretta elettronica è una cosa risaputa. Purtroppo, l’approccio dei media americani unito alle campagna di disinformazione dell’autorità di salute pubblica USA hanno portato molti ex fumatori a dubitare della sicurezza dei dispositivi alternativi alla sigaretta convenzionale.

Per il New York Times bandire I prodotti da svapo è controproducente

In un editoriale comparso sul New York Times e datato 12 novembre, si analizza quanto e come un eventuale bando dei prodotti da svapo potrebbe aiutare a risolvere da un alto i casi di polmoniti, dall’altro l’emergenza fumo tra i più giovani.

La mancanza di una corretta informazione a riguardo, basata su evidenze scientifiche, e la necessità di porre un freno all’epidemia hanno portato diverse città in California e Massachusetts a bandire anche i dispositivi, e non solo i prodotti da svapo.

Secondo gli esperti, bandire i prodotti su larga scala non porterebbe a un cambiamento significativo della situazione: non impedirebbe ai giovani di approcciarsi alla sigaretta elettronica, e soprattutto costringerebbe i quasi 11 milioni di adulti che ne fanno uso a tornare alla sigaretta convenzionale oppure a correre il ischio di acquistare prodotti sul mercato nero.

Per l’opinionista del Times, sarebbe molto più utile creare campagne di informazione ad opera degli organi di sanità pubblica che possano combattere la dipendenza da nicotina sul lungo periodo.

Quello che manca negli USA è una regolamentazione chiara, efficace e severa che segua l’esempio delle normative già presenti in Europa. 

In Europa, la normativa in materia di elettronica è più severa

Seguire l’esempio della Gran Bretagna, dove sia la commercializzazione che la produzione della sigaretta elettronica è severamente regolata (ad esempio, il quantitativo di nicotina in questi prodotti in USA sono il doppio delle dosi consentite in UK), potrebbe favorire la lotta alla dipendenza da fumo nel lungo periodo.

Allo stesso tempo, serve investire nella ricerca scientifica: analizzando e studiando i nuovi dispositivi come l’elettronica o i dispositivi a tabacco riscaldato alternativi alla sigaretta convenzionale si potranno ricavare i dati utili in materia.

Sicuramente, in termini di riduzione del danno quello che importa sapere è che la sigaretta elettronica, per le autorità sanitarie inglesi, risulta essere il 95% meno pericolosa di quella convenzionale.

In UK, ospedali e medici consigliano l’elettronica

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Le autorità sanitarie inglesi si sono sempre dimostrate molto più aperte ai supporti tecnologici innovativi che possano sostenere i pazienti nel percosso di smoking cessation.

Mentre in USA i casi di polmoniti da svapo, su cui recentemente si è espresso il CDC, hanno generato un dibattito su quanto fosse giusto o meno vendere prodotti da svapo contenti nicotina, in UK sono state avviate campagne sia di comunicazione che di informazioni sulle caratteristiche della sigaretta elettronica in termini di riduzione del danno.

Ogni anno 70.000 fumatori inglesi possono smettere grazie all’elettronica

È ormai nota la statistica pubblicata da Public Health England per la quale le elettroniche sono il 95% meno dannose delle sigarette convenzionali, costituendo una valida alternativa che potrebbe aiutare 70mila fumatori inglesi ogni anno a smettere di fumare.

Ma non sono solo consigli: in Inghilterra, campagne come Stoptober, incoraggiano i fumatori a smettere, consigliando le elettroniche come strumenti validi di supporto. La campagna si basa sulla ricerca che dimostra che se si è in grado di smettere di fumare per 28 giorni allora le possibilità di smettere del tutto aumentano di cinque volte.

Da qui una campagna approvata nel 2012 e finanziata tutt’oggi, che permette a chi inizia un percorso di smoking cessation di ricevere un supporto constante qualificato attraverso incontri face-to-face e aiuto online da tutta la community.

Recentemente a Roma esperti del settore, medici e giornalisti hanno rimarcato la necessità di una più attenta e corretta informazione sulla sigaretta elettronica. I falsi allarmismi provenienti dagli USA hanno generato caos e disinformazione, aumentando le probabilità che l’enorme mole di informazioni veicolate dal web dissuadesse gli ex fumatori dall’utilizzare le elettroniche.

Come già affermato dal Prof. Riccardo Polosa: “Evidenze scientifiche hanno dimostrato che la combinazione di supporto psicologico e farmaci produce i migliori risultati in termini di disassuefazione dal fumo. Tuttavia, un recente studio randomizzato e controllato condotto dai ricercatori dell’Imperial College di Londra ha dimostrato che il supporto psicologico abbinato all’uso di e-cig risulta addirittura più efficace rispetto all’assunzione dei tradizionali farmaci antifumo.

Come affermato da Public Health England, la massima autorità in tema di salute pubblica in UK, le e-cig risultano essere almeno il 95% meno dannose delle bionde. E sulla questione nicotina, è bene ricordare che, una volta dissociata dalle tossine cancerogene presenti nel catrame da combustione del tabacco delle sigarette convenzionali, non è causa dei gravi e noti problemi medici associati al consumo di sigarette; pertanto a me sembra che il consumo di nicotina abbia opposizioni moralistiche piuttosto che scientifiche”.

Linda Bauld, docente di Salute Pubblica all’Università di Edimburgo, ha parlato delle differenze tra l’Italia, dove i centri antifumo scarseggiano e l’Inghilterra, dove i medici di famiglia vengono incoraggianti dalle autorità sanitarie pubbliche a proporre le elettroniche come strumenti efficaci per smettere di fumare.

In UK, il connubio tra ricerca, regolamentazione e comunicazione è risultato in politiche che, all’interno degli ospedali stessi, incoraggiano i pazienti a utilizzare la sigarette elettronica per smettere di fumare.

“È importante poi il ruolo dei media, soprattutto quello scientifico, nel comunicare correttamente le informazioni. E poi il lavoro che possono fare i medici con i loro pazienti fumatori se formati ben sull’argomento”, ha dichiarato la Bauld.

A Roma un incontro con i giornalisti sulla riduzione del danno da fumo

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e cig roma

Roma, 14 Novembre – Si è tenuto ieri a Roma il corso di formazione per giornalisti e comunicatori “Ecig: alternative al fumo e riduzione del danno”, con l’intento di fornire ai partecipanti gli elementi utili per evitare la formazione di fake news e informazioni non corrette sul tema delle elettroniche.

L’evento è stato moderato dal giornalista Alessandro Cecchi Paone.

Atteso in diretta da Varsavia, dove sta lavorando ad importanti accordi internazionali per supportare la ricerca scientifica del CoEHAR, il prof. Riccardo Polosa, Direttore del CoEHAR, è intervenuto ricordando che proprio domani (14 novembre) ricorre la Giornata Mondiale del Diabete:

“Non c’è dubbio che ci sia una forte correlazione tra il fumo e lo sviluppo del diabete, il nesso di causalità è invece meno chiaro. Il problema del fumo lo vivono anche i soggetti diabetici che non riescono a smettere. Soggetti che però se fumano vedono aumentare il rischio di complicanze cardiovascolari. L’idea di fondo è che bisogna allontanare i diabetici fumatori dal fumo combusto e avvicinarli a tecnologie combustion free, in modo da ridurre lo sviluppo di malattia e di complicanze. Stiamo lanciando un progetto in collaborazione con centri di ricerca a livello internazionale che mira anche a chiarire se e quanto esistano correlazioni tra lo sviluppo del diabete e delle complicanze ad esso correlate ed il fumo della sigaretta tradizionale.

La nota definitiva è quella di tenere occhi e mente aperti e cercare di non essere guidati da ideologie e sentimentalismi. Se abbiamo un’opportunità straordinaria di rivoluzione per cambiare il pattern del tabagismo nel mondo io penso che l’uso delle nuove tecnologie combustion free siano un’opportunità da non perdere”.

Il programma della conferenza prevedeva gli interventi di Fabio Beatrice, direttore del centro antifumo Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, Mario Malerba, Professore Associato di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università del Piemonte Orientale, Umberto Tirelli, Direttore Tirelli Medical Group,  Johann Rossi Mason, autrice e giornalista medico scientifico, Stefano Caliciuri  Direttore di Sigmagazine, Alessandra Ghislieri, Direttore di Euromedia Reserch, Paolo Russo, Giornalista La Stampa, Gabriele Mazzoletti, Responsabile Relazioni Esterne JUUL Labs.

Grande importanza è stata data alla difficoltà di veicolare con precisione e attenzione le notizie sulla ecig. Facendo riferimento ai casi di malattie polmonari negli Usa, è emerso chiaramente come si sia rivelato complesso relazionare il flusso continuo di informazioni “strillate” dai giornali con le evidenze scientifiche e l’osservazione dei pazienti ricoverati negli ospedali americani.

Manca l’accesso ad informazioni easy e smart: il 92% delle persone ammette di farsi auto diagnosi sul web, temendo l’incontro con il medico e sfruttando di conseguenza la mole di informazioni reperibili sul web, oggetto di una continua e costante condivisione, che genera sempre maggior confusione in materia di ecig.

Il prof. Mario Malerba, del Comitato Scientifico LIAF, ha illustrato il decalogo per utilizzare le ecig in modo sicuro e ha spiegato ai giornalisti quali sono i metodi più sicuri per distinguere le fake news dalle notizie vere.

VAPITALYPRO 2019:LIAF presenta un workshop sul counseling antifumo

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L’edizione 2019 di VapitalyPRO, svoltasi a Roma Fiera il 9 e 10 novembre, si conferma l’evento B2B di riferimento per il settore del vaping, un momento di approfondimento dedicato agli aspetti burocratici, legislativi e di comunicazione del settore, oltre che di approfondimento sulla riduzione del danno.

Le presenze totali della due-giorni dedicata alle aziende operanti nel settore del vaping sono circa 2 mila, con oltre 80 espositori di 12 paesi diversi, una presenza di business stranieri che comprendono il 42% del totale.

E non sono mancate le occasioni di confronto e analisi delle novità del settore, dagli aspetti legali al counseling antifumo, con cinque workshop formativi, tra i quali l’intervento di Phil Busardo, uno dei volti più noti del vaping a livello internazionale, che insieme a Dimitris Agrafiotis (Vapingreek) ha fatto un punto sulla situazione del settore alla luce degli viluppi della situazione in USA.

“Siamo molto soddisfatti di questa edizione di VapitalyPRO, della partecipazione degli operatori e del livello degli eventi formativi – ha detto Mosè Giacomello, presidente di Vapitaly – che dimostrano come il format che abbiamo ideato, dedicato esclusivamente ai professionisti, sia molto richiesto. Si nota una grande volontà da parte di tutti gli operatori di lavorare, nonostante le notizie negative che arrivano, ad esempio dagli Stati Uniti, e che sono state ampiamente smentite”.

I seminari si sono aperti con un workshop della LIAF diretto da Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT, Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania, e da Marilena Maglia, ricercatrice del CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università di Catania.

L’evento LIAF ha trattato di counseling antifumo, dando un’idea generale delle necessità di un fumatore che decide di abbandonare la sigaretta tradizionale e di intraprendere un percorso di smoking cessation,  chiarendo le modalità di approccio degli operatori del mondo del vaping con tali soggetti.

“La cosa più importante per aiutare gli altri a smettere di fumare è creare un’alleanza con il fumatore – ha spiegato il prof. Caponnetto. La relazione counselor- fumatore non è il luogo di una battaglia per il potere ma un’alleanza che restituisce al fumatore la responsabilità delle proprie azioni”.

Marilena Maglia ha parlato invece dell’importanza dello stimolo e della necessità di seguirlo, per aprire la porta di un vero e proprio cambiamento in termini di abitudini: “Sono 4 le regolo d’oro per smettere di fumare e si riassumono nell’acronimo RIDE: Ritardare, Involarsi, Distrarsi ed Evitare”.

La sesta edizione di Vapoitaly si terrà a Milano a maggio 2020, mentre VapitalyPRO tornerà l’anno prossimo ad ottobre.

“Vapitaly – Pietro Piccinetti, amministratore unico e direttore generale di Fiera Roma – ha scelto ancora una volta Fiera Roma per il suo appuntamento B2B. Siamo molto orgogliosi di ospitare la terza edizione di una manifestazione internazionale che continua a crescere di anno in anno e racconta un settore, quello del vaping, che avanza sul mercato, nonostante la crisi, e ha il merito, riconosciuto dalla comunità scientifica, di ridurre concretamente il danno da fumo”.

vapitalypro 2019

Il CDC annuncia la “svolta” sui casi in USA, con un ritardo di qualche mese

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Da una nota ufficiale del CDC emergono finalmente notizie certe sui casi di danni ai polmoni che hanno coinvolto più di 2050 casi negli Stati Uniti, inclusi 40 decessi. Secondo l’autorità statunitense, l’acetato di Vitamina E è stato identificato come “tossina potenzialmente pericolosa e di interesse” nei casi di malattie sospette ai danni del sistema respiratorio nei pazienti americani.

Il professore Riccardo Polosa è stato tra i primi ad affermare e spiegare questa tesi.

Come ho sostenuto più volte – ha spiegato il professore – è necessaria ora più che mai un controllo attento sui prodotti da vaporizzazione di nuova tipologia a base di cannabis, non di certo su quello delle sigarette elettroniche che, per legge, è già monitorato

I casi di malattie respiratorie verificatisi negli Stati Uniti sono – come riportano diversi quotidiani americani – stati associati al consumo di liquidi THC o CBD contenenti estratti oleosi mai utilizzati prima. Le autorità sanitarie statunitensi hanno lanciato l’appello di non svapare prodotti non certificati o comprati illegalmente. E’ riduttivo – ha aggiunto Polosa – credere che il problema sia solo statunitense, queste situazioni possono accadere ovunque. Pertanto, nel tentativo di tutelare i consumatori italiani da queste eventualità è necessario costruire un proficuo rapporto di collaborazione tra enti regolatori, esperti della materia e produttori“.

I campioni prelevati dai tessuti polmonari di 29 pazienti hanno rilevato la presenza del composto, così come dichiarato dal vice direttore del CDC Anne Schuchat.

“Abbiamo rilevato una tossina potenzialmente pericolosa e di interesse dai tessuti biologici dei pazienti. In termini di identificazione di una causa scatenante, siamo a un punto migliore di quanto non fossimo qualche settimana fa”, ha dichiarato la Schuchat.

Informazioni che già da tempo circolavano in Europa: una così rapida evoluzione della casistica faceva pensare più a un caso di avvelenamento, che all’utilizzo continuato di una sostanza dannosa, sia per le tempistiche di propagazione che per varietà e differenza di soggetti coinvolti.

Estratti di olii di THC sono stati rinvenuti in 23 campioni su 29, mentre tracce di nicotina sono emerse da 16 campioni.

Per il CDC, ancora non si esclude la concorrenza di più fattori scatenanti e i prodotti da svapo, così come i dispositivi, rimangono sotto controllo, anche se i dati pubblicati gettano chiarezza su una situazione quanto mai confusa e alimentata dalle notizie fuorvianti dei media americani nel corso di questi ultimi mesi.

A questo punto, le autorità americane dovrebbero tentare di regolamentare una situazione di vendita e commercio di prodotti illegali, alimentata dalla mancanza di una corretta informazione a riguardo.

Anche i ricercatori del CoEHAR stanno effettuando degli studi per cercare di capire quanto avvenuto in USA.

In Europa, invece, ricordiamo che la produzione e il commercio dei prodotti da svapo, siano essi strumenti oppure prodotti, è controllata più severamente che oltreoceano.

Il fumo aggrava il diabete e il CoEHAR vaglia nuove soluzioni per smettere

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Nuovo report del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università di Catania) che affronta il problema del fumo e diabete a tutto tondo e pone le basi per delineare nuove e innovative soluzioni per la valutazione dell’impatto della sigaretta elettronica nel paziente diabetico fumatore. Il report “Smoking and Diabetes: Dangerous Liaisons and Confusing Relationships” è stato pubblicato in questi giorni sulla prestigiosa rivista scientifica Diabetology & Metabolic Syndrome. 

https://dmsjournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13098-019-0482-2

Catania, 4 Novembre 2019 – “Partendo da una attenta analisi della letteratura scientifica del settore, abbiamo cercato di approfondire il problema tabagismo e diabete mellito per illustrare come queste due condizioni agiscano sinergicamente nello sviluppo della malattia e nella progressione delle sue complicanze. La nostra analisi spiega che la disassuefazione dal fumo può ridurre l’incidenza di malattia o rallentare l’evoluzione delle complicanze cardiovascolari” – così ha spiegato il dott. Davide Campagna, ricercatore del CoEHAR.

Dal 1980, il numero di persone affette da diabete mellito si è quadruplicato, superando la barriera dei 400 milioni. Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dai 400 milioni si salirà ad oltre 650 milioni di pazienti con diabete nel 2040. 

“Se osserviamo gli effetti del fumo della sigaretta su pazienti affetti da diabete, otteniamo un quadro clinico complesso e preoccupante. Infatti la combinazione di glicemia elevata con alti livelli di sostanze tossiche presenti nel fumo determinano un aumento esponenziale del rischio cardiovascolare in questi pazienti, con complicanze quali ictus, infarto del miocardio, arteriopatia periferica, e retinopatia diabetica” – ha spiegato il Professore Francesco Purrello, direttore del Dipartimento di Medicina Clinica Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania e presidente della Società Italiana di Diabetologia. 

Questo stato delle cose richiede un cambio di mentalità. Dato che molti pazienti con diabete continuano a fumare nonostante i noti rischi per la salute, una possibilità è quella di sfruttare le nuove tecnologie per il rilascio di nicotina quali strumenti sostitutivi molto meno dannosi delle sigarette convenzionali” – ha prospettato il direttore del CoEHAR, lo scienziato Riccardo Polosa. 

Per questo CoEHAR si appresta a lanciare Diasmoke 2.0, un progetto di ricerca altamente innovativo che ha l’obiettivo di monitorare e valutare l’abitudine tabagica di quasi 1000 pazienti affetti da diabete e di valutare l’efficacia e la sicurezza dei nuovi trattamenti per smettere di fumare in diversi paesi (tra cui Inghilterra, Italia, Polonia e Pakistan).

PUÒ IL FUMO CAUSARE IL DIABETE? 

Una recente meta-analisi di 88 studi ha confermato un’associazione significativa tra il fumo e l’aumento del rischio (pari al 37%) di sviluppare diabete mellito. Si stima ora che almeno 25 milioni di casi di diabete in tutto il mondo possano essere attribuibili al solo fumo di sigaretta convenzionale. Uno studio trasversale condotto su 2142 europei (25-41 anni di età) ha dimostrato un aumento del rischio di diabete (quasi raddoppiato) in soggetti fumatori rispetto ai non fumatori. Questi dati, se comparati a studi analoghi condotti in altri paesi, possono condurre alla formulazione dell’ipotesi secondo cui “il fumo accelera la progressione dall’euglicemia verso uno stato di alterata tolleranza al glucosio, che porta ad un aumento del rischio di sviluppare il diabete nei soggetti fumatori” – ha aggiunto il dott. Campagna. 

SMETTERE DI FUMARE CREA RISCHI PER IL DIABETICO?  

Ogni medico ha il dovere di consigliare ai pazienti diabetici di smettere di fumare quanto prima, così come suggerito dalle Linee Guida internazionali sul diabete. “Inoltre – aggiunge Campagna – sarebbe più opportuno consigliare ai diabetici fumatori di rivolgersi ai centri antifumo di pertinenza delle ASL”. L’astinenza può provocare un aumento di peso che può essere gestito con una attenta attività di counselling antifumo. Il paziente non deve accettare l’aumento di peso come inevitabile effetto collaterale della cessazione. In tal senso, recenti studi hanno dimostrato che passare alla sigaretta elettronica può aiutare, anche se servono ancora ulteriori studi per affermarlo con certezza.

RUOLO DELLA SIGARETTA ELETTRONICA

Sebbene le ricerche siano ancora ad una fase iniziale – ha spiegato il professore Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR – è possibile dedurre che, a fronte di una riduzione di peso e del conseguente miglioramento del compenso diabetologico, i pazienti affetti da diabete che utilizzano la sigaretta elettronica possano trarre giovamento. I primi dati emersi dai lavori preliminari al progetto Diasmoke 2.0 – ha concluso – dimostrano che oltre ai vantaggi già noti, la sigaretta elettronica consente ai pazienti di smettere di fumare senza andare a registrare un aumento ponderale di peso, a differenza di altri metodi che comportano un aumento di circa 6/8 Kg, a cui consegue una maggior insulino – resistenza”.

I casi di malattie polmonari in USA: la parola al Public Health England

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Sono 1604 i casi di malattie polmonari sospette negli USA legate all’utilizzo di prodotti da svapo illegali. Di questi, 34 sono casi di pazienti deceduti. Il 70% sono uomini con un’età media di 24 anni, ma circa il 46% è sotto i 21. Questi sono i dati pubblicati da Public Health England, la massima autorità sanitaria inglese, che ha recentemente diffuso una nota ufficiale per spiegare quanto sta accadendo gli Stati Uniti.

CHE COSA HA CAUSATO L’EPIDEMIA?

Secondo il PHE, i prodotti chimici che hanno scatenato una tale reazione negli svapatori non sono stati ancora individuati con certezza. A tutt’oggi, non si può dichiarare in maniera incontrovertibile che tutti i sintomi riportati facciano capo alla stessa patologia.

L’epidemia non sembra essere associata all’uso prolungato di nicotina, già diffusa negli Stati Uniti da più di dieci anni. I casi che da Marzo si sono susseguiti sembrano essere invece correlati a una sostanza introdotta nel mercato recentemente.

Per il PHE, la risposta data in alcuni stati degli USA, come i bandi alla vendita di prodotti da svapo, potrebbe alimentare la confusione nel consumatore sulla sicurezza dei prodotti da svapo, dissuadendo al contempo molti fumatori a passare alla sigarette elettronica e convincendo molti svapatori a ritornare al fumo delle sigarette convenzionali.

Può succedere in Europa?

Molto difficilmente perché i comuni prodotti da svapo utilizzati dai fumatori per smettere di fumare non hanno nulla a che vedere con i prodotti presenti sul mercato nero statunitense.

Perché ne siamo sicuri? 

Il PHE ha spiegato che, visto l’alto numero di casi segnalati, è strano che una percentuale altissima sia nella fascia d’età under 24, se fosse stato il problema vaping avremmo dovuto avere un campione di pazienti con età diverse e soprattutto casi di avvelenamento di svapatori che da anni utilizzano questi prodotti.

In Inghilterra, così come in Europa, il commercio e la produzione di prodotti da svapo sono sottoposti a leggi molto più rigide e l’aggiunta di additivi o loro derivati come il  THC e l’acetato di vitamina E non sono permessi.

I CONSIGLI DEL PHE SULLA SIGARETTA ELETTRONICA

Nella nota diffusa da Public Health England si legge chiaramente che l’autorità sanitaria non ha modificato il proprio parere sulle sigarette elettroniche: i fumatori dovrebbero considerare di passare alla sigaretta elettronica e gli svapatori dovrebbero smettere completamente.

“Siamo sicuri più che mai che le sigarette elettroniche siano meno dannose di quelle convenzionali, che uccidono circa 220 persone in Inghilterra ogni giorno”.

Utilizzare sigarette elettroniche contenenti nicotina rende il percorso di abbandono della sigaretta convenzionale più semplice, ma rimane importante utilizzare prodotti regolamentati e non svapare prodotti prodotti in casa o liquidi illegali.

I CONSIGLI DEL PHE SUL FUMO E SULLE SIGARETTE ELETTRONICHE

  • PER I FUMATORI: smettete completamente. Combinare l’utilizzo di sigarette elettroniche con il supporto di un esperto raddoppia le vostre possibilità di abbandonare il fumo.
  • PER CHI SVAPA NICOTINA: se ancora utilizzate sigarette tradizionali, smettete completamente. Quando vi sentirete pronti e non avrete timore di una ricaduta, abbandonate il fumo di nicotina.
  • PER CHI NON HA MAI FUMATO: non svapate.
  • PER CHI SVAPA CBD: ancora questo tipo di prodotti non è sottoposto a una regolamentazione certa e sicura. Se manifestate qualsiasi sintomo o siete preoccupati, non continuate a svaparli. 
  • PER CHI SVAPA THC: potrebbe essere pericoloso svapare THC o liquidi dalla provenienza dubbia a base di THC. Questi sono tra i prodotti imputati nei casi di malattie polmonari sospette negli USA. Se manifestate difficoltà nel respiro o qualsiasi altro sintomo, recatevi in una struttura specializzata e dichiarate precisamente che prodotti avete utilizzato.