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Riduzione del danno come politica sanitaria efficace per il contrasto al fumo

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Il CoEHAR in Senato per una conferenza stampa dedicata al punto di vista dei giovani sul contrasto al fumo

Catania, 26 giugno 2024 – “Guardiamo agli esempi virtuosi che hanno portato risultati concreti in termini di contrasto al tabagismo e seguiamo i risultati delle evidenze scientifiche invece delle ideologie” – questo il punto dell’intervento del prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, intervenuto martedì 25 giugno, nell’ambito della conferenza stampa promossa dal vice presidente del Senato della Repubblica, Mariolina Castellone, nella sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama.

Guarda il video completo della conferenza stampa

La politica ha una grande responsabilità, non solo per arginare il fenomeno del fumo ma anche per capire quanto bisogna intervenire dal punto di vista della tassazione dei prodotti. La presenza dei rappresentanti del CoEHAR in Senato rappresenta un momento di confronto necessario e atteso” – ha precisato la senatrice Castellone. 

L’esempio contrapposto di Paesi come Nuova Zelanda e Australia, vicini geograficamente ma profondamente lontani in termini di politiche pubbliche condivise, ci consegna un quadro chiaro di quella che è la situazione mondiale dell’applicazione delle politiche sulla riduzione del danno da fumo. Mentre l’Australia, dedita a politiche di restrizione sui sistemi a rischio ridotto, è costretta a fare marcia indietro sulle proprie posizioni, la Nuova Zelanda, con la promozione dei sistemi senza combustione come strumenti efficaci per la lotta al fumo, ha dimezzato il tasso di fumatori, fino ad arrivare alla quasi eradicazione del problema” – ha spiegato il prof. Polosa. 

L’applicazione del principio di riduzione del danno come strumento per ridurre il numero di fumatori in Italia – ha aggiunto il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR – può incidere fortemente nei costi per il sistema sanitario, soprattutto sulla base delle riforme in atto. Lo studio dell’impatto economico sulla salute pubblica derivante dalla possibile decisione di alcuni fumatori di passare a prodotti senza combustione rappresenta una dimensione non trascurabile che potrà incidere sugli esiti in termini ospedalizzazioni e costi per il personale sanitario. La nostra ipotesi – ha spiegato Li Volti – è che l’uso dei dispositivi elettronici sia associato a uno score NEWS più basso. Valutando i dati dei valori di ammissione, la durata della permanenza in pronto soccorso e gli esiti negativi si può già constatare, come già avviene al pronto soccorso del Policlinico di Catania, un contributo importante alle statistiche relative agli accessi ai pronto soccorso, ai tempi di attesa, al numero di ammissioni e alle specifiche diagnosi del paziente fumatore”. 

L’incontro in Senato, organizzato dal Senato della Repubblica, è stata occasione per presentare gli ultimi dati della ricerca CoEHAR ma anche per consegnare ai rappresentanti della 10° commissione permanente (affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) il documento di sintesi del No Tobacco Day 2024 sottoscritto dai giovani (studenti, dottorandi e specializzandi) che hanno coordinato l’evento annuale della Giornata mondiale antifumo tenutosi lo scorso 30 maggio presso l’Università di Catania

Maggiore attenzione alla formazione universitaria dedicata ai temi del contrasto al fumo” – questo quanto emerso dal documento consegnato dai rappresentanti degli studenti. “Abbiamo la necessità di avere maggiori informazioni sui percorsi di cessazione, sugli strumenti e sulle tecniche efficaci per aiutare i fumatori a smettere. Noi giovani medici del domani non possiamo solo imporre ai fumatori di smettere ma dobbiamo consigliare loro i percorsi più idonei per arrivare alla completa cessazione o almeno per ridurre i danni fumo correlati” – cosi la dr.ssa Emanuela Tropea, assegnista di ricerca e consegnataria del documento al senatore Ignazio Zullo, membro della Commissione salute in Senato. 

Alla conferenza stampa dedicata alla riduzione del danno da fumo coordinata dai vertici del CoEHAR hanno partecipato diversi esponenti del mondo delle associazioni, membri della società civile, giornalisti ed esperti di politica pubblica. 

Farmaci antidiabetici? Smettere di fumare è necessario per la corretta efficacia

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I ricercatori del CoEHAR dell’Università di Catania, insieme agli esperti internazionali del DiaSmokeFree Working Group, si sono proposti di rispondere a queste domande: quali potrebbero essere gli effetti della disassuefazione dal fumo sull’efficacia e sicurezza dei farmaci antidiabetici? Si potrebbero verificare cambiamenti così significativi da richiedere una rimodulazione dei trattamenti farmacologici?

Il gruppo di lavoro ha avviato una dettagliata revisione della letteratura esistente, indagando un campo decisamente poco esplorato. 

Principali Risultati della Revisione della Letteratura

PAHs e attività enzimatica: I composti idrocarburici policiclici aromatici (PAHs) presenti nel fumo di sigaretta inducono l’attività degli enzimi del citocromo P450 (CYP) e delle uridina difosfato glucuronosiltransferasi (UGTs), influenzando la biotrasformazione dei farmaci antidiabetici. 

Metabolismo accelerato: Il fumo di sigaretta accelera il metabolismo di vari farmaci antidiabetici, richiedendo potenziali aggiustamenti di dosaggio per mantenere l’efficacia terapeutica.

Normalizzazione post-cessazione: La cessazione del fumo porta a una normalizzazione graduale dei sistemi enzimatici di detossificazione epatica, influenzando significativamente la farmacocinetica dei farmaci antidiabetici e richiedendo una vigilanza costante e, eventualmente, rettifiche posologiche da parte dei medici/diabetologi.

Il prof. Renato Bernardini, ordinario di farmacologia dell’Università di Catania, commenta: “I composti presenti nel fumo di sigaretta, come gli idrocarburici policiclici aromatici, possono accelerare il metabolismo dei farmaci antidiabetici, richiedendo aggiustamenti di dosaggio per mantenere l’efficacia terapeutica e per ridurre il rischio di reazione avverse ai farmaci. Questo sottolinea l’importanza di un monitoraggio costante dei pazienti durante la cessazione del fumo.”

La revisione targata CoEHAR fornisce le prime chiare informazioni necessarie per guidare i medici diabetologi a comprendere che il percorso di disassuefazione dal fumo può anche richiedere una rimodulazione della dose dei farmaci usati per il diabete. Alla luce di quanto emerso sono necessari piani personalizzati che comprendono una conoscenza approfondita dei meccanismi di interazione del fumo con il diabete e degli eventuali percorsi di cessazione, per dare aiuto concreto a tutti quei fumatori affetti da diabete che vogliono smettere o che ci stanno riuscendo. 

Stiamo spiegando come il fumo e la cessazione del fumo possano influenzare il metabolismo dei farmaci antidiabetici, con l’obiettivo di migliorare la gestione terapeutica e la salute dei pazienti diabetici fumatori” – afferma il Dr. Carlo Maria Bellanca, specializzando in farmacologia e tossicologia clinica del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania.

La revisione ha identificato lacune significative nella letteratura esistente, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche per migliorare i protocolli di trattamento e gli esiti di salute per questa popolazione a rischio. “Dire addio al fumo è una priorità per qualsiasi fumatore, soprattutto per chi è affetto da diabete. Ma smettere di fumare rappresenta una sfida importante per i fumatori affetti da diabete, soprattutto a causa degli effetti secondari indesiderati, come l’aumento di peso – spiega il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

Esercizi di yoga per smettere di fumare

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yoga

Lo yoga, così come molte discipline che contribuiscono alla gestione di stress e ansia attraverso la meditazione, può rappresentare un alleato valido per combattere il vizio della sigaretta, sempre se inserito in un contesto di trattamenti o supporto professionale.

Oggi il vizio del fumo è enormemente radicato nella nostra società: si conta, infatti, che su 7,9 miliardi persone nel mondo, almeno 1,2 miliardi continua a fumare, pur essendo consapevole dei danni che il fumo provoca sull’organismo. 

Fortunatamente però sono molti coloro che si pongono l’obiettivo di smettere, nonostante sia spesso un percorso lungo e difficile. Nel corso degli anni, le persone si sono servite di diversi dispositivi per liberarsi dal vizio del fumo: libri, cerotti, corsi online e supporti farmacologici.

Ma tu sapevi che anche lo yoga può aiutarti a dire stop alle sigarette?

Uno studio condotto qualche anno fa attraverso una collaborazione di Public Health Foundation of India e dello University College London, e presentato in India durante la conferenza internazionale “Endgame for Tobacco”, ha infatti dimostrato che alcune tecniche dello yoga, se inserite all’interno di un percorso incentrato ad eliminare la dipendenza dal fumo, possono avere un ruolo fondamentale. 

In particolare, lo studio ha coinvolto 1160 fumatori che sono stati divisi in due gruppi. I risultati hanno dimostrato che nel gruppo in cui erano state trasmesse tecniche di respirazione yoga, la percentuale di fumatori che aveva deciso di abbandonare il vizio del fumo era nettamente maggiore rispetto all’altro gruppo composto da fumatori che non aveva ricevuto nessun insegnamento.
Questo succede perché lo yoga ti trasmette vitalità e ti rende consapevole dei limiti fisici e psicologici che il fumo crea al tuo corpo.

Inoltre, come emerge da alcuni nuovi studi, questa pratica sportiva ha un ruolo importantissimo anche nella gestione delle crisi d’astinenza che il fumatore si trova ad affrontare quando decide di smettere con le sigarette. A tal proposito, i risultati di uno studio condotto dall’Università dell’Oregon hanno dimostrato che lo yoga agisce su quelle aree del cervello coinvolte nelle dipendenze, allontanando quell’ansia e quello stress provocati dall’aastinenza.

In particolare alcune posizioni yoga che posso rivelarsi utili per curare tale dipendenza sono la posizione Uttoita Trikonasana (posizione del triangolo) che aiuta ad attivare il terzo chakra che ti trasmette sensazioni di energia, forza di volontà e forza interiore; la posizione Adho Mukha Svanasana (posizione del cane a testa a giù) che aiuta ad eliminare lo stress; la posizione Vajrasana (posizione del diamante) che non solo aiuta a ridurre stress e ansia ma rilassa anche la mente e ti prepara alla meditazione. 

Per concludere, quindi, se hai intenzione di abbandonare il vizio del fumo, una valida alternativa ai metodi convenzionali potrebbe essere lo yoga, che ti permetterà di fare non solo esercizio fisico ma di allenare e irrobustire la mente, aiutandola ad allontanarsi dagli effetti dell’astinenza.

Domani appuntamento a Messina sulla riduzione del danno

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(ANSA) – MESSINA – Sono oltre 80mila ogni anno i morti in Italia per fumo e 7 milioni nel mondo: la collaborazione degli odontoiatri con pneumologi e chirurghi maxillo facciali si rivela indispensabile per affrontare le conseguenze del fumo sulla salute dei fumatori, colpiti da gravi patologie come il carcinoma orale e polmonare e altre attinenti al distretto respiratorio.

L’unica via efficace di prevenzione è smettere di fumare. Ma oggi chi non intende assolutamente smettere di fumare può minimizzare i danni con alcune alternative su cui gli specialisti vogliono confrontarsi e riflettere.

L’Ordine provinciale dei medici e odontoiatri di Messina e la CAO (Commissione Albo Odontoiatri) provinciale accolgono l’iniziativa promossa da COI AIOG (Cenacolo Odontostomatologico Italiano – Associazione Italiana Odontoiatria Generale), società scientifica accreditata al Ministero della Salute, promuovendo un incontro-dibattito dal titolo: “Salute orale e salute respiratoria: effetti del fumo e utilizzo dei dispositivi innovativi”.

“Un incontro con dibattito e tavola rotonda, che vuole essere propositivo in questo ambito – spiega la Cannarozzo – considerato che il fumo è causa di numerose patologie, talune a prognosi infausta, se non diagnosticate tempestivamente. Diventa necessario un approccio multidisciplinare e personalizzato al paziente, agendo prioritariamente sulla prevenzione dell’instaurarsi di scorretti stili di vita”.

Programma

D.SSA MARIA GRAZIA CANNAROZZO, Presidente Nazionale COIAIOG

PROF. GIOACCHINO CALAPAI, Docente di Farmacologia e Tossicologia Università di Messina

PROF. FRANCESCO SAVERIO DE PONTE, Responsabile Unità Operativa di Chirurgia Maxillo Facciale Università di Messina

PROF. GIUSEPPE LO GIUDICE, Coordinatore del CLOPD Università di Messina

PROF. ALFIO PENNISI, Capo Dipartimento Area Operativa Pneumologia Casa di Cura Musumeci Gecas Catania

PROF. RICCARDO POLOSA, Ordinario di Medicina Interna Università di Catania

Giornata Mondiale Antifumo: il CoEHAR apre le porte ai giovani

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giornata mondiale antifumo

Specializzandi, dottorandi, giovani ricercatori e studenti dell’Università Di Catania hanno coordinato l’annuale momento di incontro dedicato alla Giornata Mondiale Antifumo e organizzato dal COEHAR, raccontando esperienze vissute nei propri contesti di riferimento, tra scuola, università, ospedali e laboratori di ricerca. 

Il World No Tobacco Day 2024, ovvero al Giornata Mondiale Antifumo, si impegna a proteggere i giovani e ad attuare le strategie necessarie per creare un mondo libero dal fumo. 

Quando sentiamo parlare di noi, a volte proviamo la sensazione di non essere rappresentati per ciò che siamo davvero. Ci vengono imposte etichette che non sempre raccontano i nostri stili di vita. Rare volte siamo stati chiamati da istituzioni ed esponenti della comunità scientifica ad esporre il nostro pensiero sulla dipendenza da fumo o sull’utilizzo di strumenti senza combustione. È importante, invece, riconoscere che questa lotta non è individuale ma collettiva e richiede supporto ed educazione in ogni ambito. La nostra non è una  proposta di intenti ma una promessa di impegno per creare insieme un futuro senza fumo” – ha aperto così i lavori del seminario di CoEHAR lo studente di Medicina e Chirurgia, Andrea Comisi, che ha letto una lettera a nome di tutta la comunità studentesca. 

Quest’anno, la conferenza diretta dal prof. Riccardo Polosa e dal prof. Giovanni Li Volti, rispettivamente fondatore e direttore del Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania, ha cambiato il proprio format rivolgendo massima attenzione al pensiero dei giovani. Alla platea formata da oltre 250 studenti, che si è riunita presso l’Aula Magna della Torre Biologica, grazie anche alla collaborazione delle associazioni di studenti e della Lega Italiana Anti Fumo, sono intervenuti 21 relatori tra giovani medici, ricercatori, specializzandi e studenti di area medica. 

In accordo con le linee guida dell’OMS, intendiamo proteggere i giovani dalla dipendenza da fumo ma vogliamo farlo ascoltando direttamente la loro opinione e i loro bisogni” – ha spiegato il prof. Li Volti che si è anche impegnato a formalizzare i contenuti nel dibattito con un documento condiviso. “Invieremo i risultati di questo confronto direttamente al tavolo dei rappresentanti del Ministero della Salute – ha aggiunto – per consentire loro di definire proposte di politica pubblica in linea con quanto sin qui emerso”. 

Il seminario CoEHAR è stato suddiviso in aree tematiche per consentire a tutti un confronto ed un dibattito aperto e partecipato. Dalla pratica clinica, testimoniata dagli specializzandi di Medicina d’emergenza e d’urgenza impegnati in prima linea negli ospedali della città, si è passati al dibattito sul fumo come dipendenza psicologica ma anche comportamentale e alle conseguenze che questo ha nei rapporti sociali e nelle relazioni di coppia. Senza tralasciare il grande supporto che le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, stanno dando alla ricerca di strategie efficaci per la cessazione. Tra le aree di confronto anche: l’approccio che i medici devono avere nei confronti dei pazienti fumatori, l’impatto che il fumo ha sulla salute e sull’aspetto fisico, l’alimentazione giusta per sconfiggere la voglia di fumare, l’influenza nei contesti sociali di riferimento, le malattie infettive correlate all’abitudine tabagica, l’uso dei prodotti alternativi, l’efficacia delle strategie di riduzione del danno ed, infine, la necessità di più informazione esaustiva e meno fake news e bias nella ricerca scientifica. 

La ricerca sulla riduzione del danno da fumo – ha concluso il prof. Riccardo Polosa – vede impegnati centinaia di giovani su più ambiti disciplinari, dall’innovazione tecnologica, sino alla pratica clinica. Eccellenze e talenti che da Catania si stanno muovendo in giro per il mondo per esportare e disseminare i risultati di tutti i progetti di ricerca coordinati dal CoEHAR”. 

EURISPES: il 68,6% dei fumatori non ha mai provato a smettere

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Il 36.esimo Rapporto Italia pubblicato da Eurispes delinea un quadro preciso sulla situazione attuale dei fumatori italiani: solo il 31,4% di loro afferma di aver provato a smettere, mentre ben il 15,5% afferma di non volerci assolutamente provare

Dati estrapolati dal Rapporto Italia Eurispes

Il Rapporto Italia pubblicato nei gironi scorsi da Eurispes dedica una sezione ai Centri Antifumo e alla LILT, Lega Italiana per la lotta contro i tumori, strutture che si impegnano nella lotta al fumo di sigaretta attraverso iniziative e strumenti diversificati.

Sebbene il numero di fumatori di sigarette tradizionali sia in diminuzione a fronte di una crescita del mercato dei prodotti privi di combustione, emergono evidenti difficoltà per i fumatori a smettere, sia per difficoltà oggettive che per mancanza di intenzione: “ben il 68,6% non ha mai provato a smettere di fumare, solo il 31,4% afferma di averci provato. Sull’intenzione di smettere di fumare in un prossimo futuro, solo il 12,2% dei rispondenti si propone di smettere di fumare entro sei mesi. Ben il 15,5% afferma di non voler assolutamente smettere”.

Interessanti i dati in merito al consumo e utilizzo dei prodotti privi di combustione: “il 62,7% degli utilizzatori di tali prodotti ritiene che lo Stato dovrebbe considerare l’utilizzo della sigaretta elettronica tra i fumatori che altrimenti continuerebbero a fumare in ogni caso. Secondo il 91,9% degli utilizzatori di prodotti a tabacco riscaldato, lo Stato, nel caso in cui fosse scientificamente provata l’esistenza di prodotti senza combustione meno dannosi rispetto a quelli tradizionali, avrebbe il dovere di promuovere campagne di informazione ed è altrettanto alta la percentuale di quanti vorrebbero una riduzione della tassazione su tali prodotti (90,1%)”.

Anche per quanto riguarda le limitazioni sui prodotti alternativi, la maggioranza del campione nel report Eurispes (71,6%) ritiene che si dovrebbe allentare la presa su tali strumenti sottoponendoli a meno divieti.

Sugli schemi di consumo pregressi emerge che “prima di adottare i prodotti a tabacco riscaldato l’87% degli intervistati fumava sigarette tradizionali, l’8,8% la sigaretta elettronica, il 2,7% altri prodotti tradizionali del tabacco e solo l’1,5% non utilizzava alcun prodotto. Si evince dunque che quasi tutti i consumatori di tabacco riscaldato lo scelgono in alternativa o in aggiunta ad un prodotto da fumo usato in precedenza (98,5%), mentre sono pochissimi quelli che vi si accostano come primo approccio”.

Il 79,5% dei consumatori di prodotti a tabacco riscaldato afferma di aver abbandonato le sigarette tradizionali dopo essere passati ai prodotti senza combustione. L’85% dei consumatori di prodotti a tabacco riscaldato si dichiara in qualche misura concorde con il fatto che i fumatori che altrimenti continuerebbero a fumare dovrebbero essere incoraggiati dallo Stato e dalle Istituzioni sanitarie a considerare il passaggio a prodotti a tabacco riscaldato (45,9% “probabilmente sì” e 39,1% “assolutamente sì”)

Per quanto riguarda i centri antifumo, 244 strutture totali nel nostro paese, e la LILT, Lega Italiana per la lotta contro i tumori, articolata in 106 associazioni provinciali e circa 400 ambulatori, la fotografia scattata da Eurispes lascia intendere che, nonostante le iniziative e i trattamenti proposti, i risultati non possono dirsi soddisfacenti.

La maggioranza delle strutture (64% del totale) ha un numero di assistiti che non supera i 50 pazienti. La presa in carico di un numero di pazienti più consistente (51-100, 101-200, oltre 200) interessa complessivamente solo 23 strutture (36% del totale)”.

Per quanto riguarda i metodi proposti dalle strutture, “quasi tutti i Centri Antifumo e le LILT che hanno risposto al questionario adottano terapie farmacologiche a contrasto della dipendenza. Parallelamente a questo tipo di terapia farmacologica, la maggior parte dei Centri prevede un lavoro mirato sull’individuo, andando a modificare quelle che sono le abitudini e la routine attraverso counseling psico-educativo o con “comportamentisti professionisti”“.

Purtroppo, il percorso di follow up con il paziente è molto spesso assente, per mancanza di personale e fondi, e pertanto il successo di questi trattamenti non è rilevabile: “di conseguenza, il paziente o interrompe la terapia o ricomincia a fumare”.

E per quanto riguarda la possibilità di usare i prodotti alternativi all’interno di queste strutture?

Meno della metà degli intervistati ha manifestato una netta contrarietà all’utilizzo dei prodotti innovativi senza combustione; la maggioranza dei rispondenti si divide tra coloro che sono favorevoli, coloro che sono favorevoli ma, in concreto, non consigliano l’utilizzo di tali prodotti e, infine, coloro che sono possibilisti” denotando quindi quanto ancora sia nebuloso il tema delle nuove strategie di riduzione del rischio basate sui prodotti senza combustione”.

UK: Accantonato il divieto di fumo ai nati dopo il 2009

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Il disegno di legge di Rishi Sunak, il Primo Ministro inglese che ha ieri annunciato elezioni anticipate al 4 di Luglio, sarà messo da parte. Come ricorderete, infatti, poche settimane fa il leader britannico aveva annunciato un divieto di fumo a tutti i nati dopo il 2009 che aveva suscitato l’interesse della stampa mondiale. Oggi però pare non ci sia più abbastanza tempo per approvare la legge prima che il Parlamento si chiuda.

Sunak dice di restare comunque impegnato a creare una “generazione senza fumo” ed è probabile che il divieto figuri come manifesto elettorale.

Il Labour ha anche detto che introdurrà il divieto se vincerà le elezioni. In un aggiornamento ai parlamentari, il leader della Camera dei Comuni Penny Mordaunt non ha elencato il disegno di legge nell’attività attualmente prevista per aver luogo prima di venerdì. Ha aggiunto che le discussioni su quali altri conti da risparmiare sono “in corso” e la sua controparte laburista Lucy Powell ha detto che il disegno di legge è “a rischio”.

Secondo il piano del governo, l’aumento dell’età non dovrebbe iniziare prima del 2027 ma mancano solo due giorni all’approvazione della legislazione che deve ancora iniziare il suo percorso attraverso la Camera dei Lord.

Sunak ha sottolineato il divieto di fumo nel suo discorso di annuncio delle elezioni di mercoledì, in un segnale che figurerebbe nel manifesto elettorale dei Tory. Ha detto: “Faremo in modo che la prossima generazione cresca senza fumo”.

Global Action to End Smoking: nuovo approccio all’harm reduction 

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global action to end smoking

L’evento lancio della nuova Global Action to End Smoking, ex Foundation for a Smoke-Free World, ha acceso i riflettori sul nuovo corso della fondazione americana, che punta sul ridefinire l’approccio alle strategie di riduzione del danno, incentrandole sull’esperienza del fumatore e su nuovi progetti di ricerca

La Foundation for a Smoke-Free World cambia volto, presentandosi per la prima volta durante un evento di lancio a Washington lunedì 13 maggio: la nuova Global Action to End Smoking snellisce il proprio programma, implementando le linee guida con nuovi programmi a sostegno di ricerca ed educazione.

Il rebranding della Fondazione americana crea le fondamenta per nuove attività a supporto della strategie di riduzione del danno, attraverso un approccio olistico e multisettoriale che metta al primo posto l’esperienza del fumatore o del consumatore di tabacco, troppo spesso stigmatizzato o lasciato da parte. 

L’obiettivo di Global Action to End Smoking è quello di riuscire a integrare le lezioni apprese dalle comunità che si dedicano alla ricerca e alla diffusione di informazioni scientifiche nel campo della riduzione del danno da fumo, relazionandole alla visione del fumatore e all’ambiente socio-economico in cui si muove, con un focus specifico sulle comunità emarginate e ai paesi a basso e medio reddito.

Tra le novità che si inseriscono in questa nuova dimensione, la creazione di un programma dedicato alla cessazione da fumo: il programma Cessation Education mira a diffondere informazioni olistiche e basate su evidenze scientifiche agli attori più importanti nel campo della sanità pubblica, compresi gli operatori sanitari e i consumatori, in particolare le persone che attualmente fumano e hanno il bisogno più urgente di smettere. 

La prima sovvenzione di questo progetto viene affidata a Urban Institute: gli esperti studieranno il disturbo da uso di tabacco e la dipendenza dalla nicotina tra gli individui a basso reddito in tutti i 50 stati degli Stati Uniti e nel Distretto di Columbia. Questo lavoro colmerà una lacuna nella ricerca sull’equità relativa all’erogazione efficace dei trattamenti per smettere di fumare e fornirà soluzioni tangibili progettate per ridurre i tassi di fumo e migliorare la salute pubblica per i più bisognosi.

L’evento di lancio di Global Action to End Smoking è stato anche l’occasione per un dibattito sulle prospettive future della riduzione del danno e l’approccio ai dispostivi a  rischio modificato: al panel hanno partecipato Cliff Douglas, presidente e CEO di Global Action to End Smoking; il dottor Leighton Ku, Direttore del Health Policy Research Center presso il  Milken Institute of Public Health, George Washington University, e il dottor Anthony Salandy, Senior Director of Development and Business Strategy presso National Harm Reduction Coalition.

La riduzione del danno è un approccio che può ridurre i tassi di overdose nel paese” spiega il dottor Salandy “Molto spesso pero l’harm reduciton non si focalizza sulla cessazione da fumo. Le strategie sulle quali si fondano gli interventi di riduzione del danno possano certamente inglobare la smoking cessation, a patto che mettano al centro l’individuo”.

Uno dei problemi più urgenti da indirizzare riguarda quello delle disparità sociali” aggiunge il dottor Ku “com’é possibile che le persone possano modificare abitudini non salutari se non possono avere accesso alle stesse categorie di trattamenti e farmaci?”.

Considerando che le politiche sanitarie hanno bisogno di tempo per attuare i cambiamenti necessari, secondo il CEO Cliff Douglas, è necessario porre il focus su alcuni aspetti fondamentali, tra cui la necessità di una distinzione tra i prodotti del tabacco, diversi per scopo e uso, e il fornire l’autonomia necessaria ai consumatori per attuare scelte consapevoli per la propria salute.

L’evento completo a questo link:

Fitoterapia: un aiuto naturale per chi vuole smettere di fumare

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Oggi esistono diversi dispositivi e tecniche che aiutano a liberarti dalla dipendenza delle sigarette, ma ce n’è una che forse non tutti conoscono, la fitoterapia, che prevede l’uso di piante medicinali per contrastare il nervosismo causato dall’astinenza dal fumo e per ripulire l’organismo dalla nicotina. 

Quali sono, quindi, questi rimedi naturali?

A tal proposito, medici esperti in fitoterapia affermano che tisane a base di valeriana, tiglio e passiflora, da sorseggiare durante il giorno, sono utili per ridurre quel senso di ansia e stress provocato dall’astinenza da fumo. 

Le stesse proprietà tranquillanti e sedative sono state riscontrate anche in piante come il kava kava, la melissa e l’escolzia, che possono essere quindi ingerite per diminuire agitazione, irrequietezza e irritabilità, le quali insorgono nel momento in cui decidi di dire stop alle sigarette.

Un altro importante rimedio naturale utilizzato in fitoterapia è il cosiddetto iperico (o erba di San Giovanni) che, come dimostrato da uno studio condotto dal National Cancer Institute americano, può essere assunto sotto forma di infuso: grazie ai suoi principi attivi, che favoriscono il rilassamento e attivano i centri del piacere, si possono contrastare i sintomi indotti dall’astinenza da nicotina. 

Menzione a parte merita la citisina, oggetto della ricerca della dottoressa Sara Trussardo, premiata al XV Congresso nazionale SITAB (Società italiana di Tabaccologia) a Napoli. Sostanza ricavata dalla pianta Citisus Laburnum e scoperta dai soldati russi durante la Seconda guerra mondiale, la citisina agisce come antagonista della nicotina, ingannando i suoi recettori e mitigando gli effetti dell’astinenza dalle sigarette. La ricerca della farmacologa ha coinvolto 120 fumatori e, a distanza di un anno, è stato dimostrato che in quasi il 47% dei partecipanti il desiderio compulsivo di ricorrere alle sigarette si era ridotto significativamente.

Le piante per spezzare l’abitudine

La fitoterapia può essere considerata anche un’ottima tecnica per spezzare quell’abitudine generata dal gesto di fumare. In particolare, con bastoncini di liquirizia o tavolette di equiseto avrai mani e bocca impegnate come quando fumi.

Fitoterapia: le piante per combattere i danni del fumo sull’organismo

Oltre ad agire a livello neuro-psicologico, esistono alcune piante che possono essere usate per combattere i danni provocati dal fumo.

Come ben sappiamo, infatti, il vizio del fumo causa problemi gravi all’organismo e soprattutto ai polmoni che si infiammano generando spesso malattie come asma, insufficienza respiratoria e bronchite cronica. Due rimedi naturali contro l’infiammazione e i danni polmonari provocati dal fumo sono la barberina, una molecola naturale presente all’interno di molte piante come l’idraste e il biancospino, e la tintura madre di carpino che, in particolare, libera i polmoni dal catarro riducendo quella tosse che, generalmente, si manifesta al mattino.

Oltre agli effetti dannosi sui polmoni, il fumo è anche uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo e la progressione di malattie al fegato e ai reni. In questo caso la linfa di vetula verrucosa e la tintura madre di cynaria possono essere usate per disintossicarsi.

Per concludere, se invece vogliamo fare qualcosa per i danni alla pelle provocati dal fumo, potremmo usare la fumaria, che agisce cercando di ridurre l’invecchiamento e l’ingiallimento della pelle, migliorando la circolazione a livello cutaneo.

Fumatori con diabete: un aiuto dalle terapie comportamentali

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Per i pazienti affetti da diabete, il fumo di sigaretta aggrava il decorso patologico della malattia e raddoppia le possibilità di incorrere in eventi cardiovascolari dannosi per la salute. Eppure smettere non è mai facile: le terapie comportamentali possono aumentare le probabilità di successo, ma quali sono le più efficaci?

Il diabete è una patologia che affligge oltre 400 milioni di persone nel mondo, comportando un cambiamento radicale nello stile di vita dei pazienti che ne soffrono. Purtroppo, tra i fattori di rischio modificabili che più influiscono sul decorso della malattia, il fumo rappresenta un ostacolo difficile da oltrepassare: i componenti sprigionati dalla combustione della sigaretta, infatti, non solo rappresentano un fattore di rischio per il pre-diabete e diabete mellito, ma ne complicano il decorso e impediscono un’auto-medicazione efficace.

Ma ad oggi, come si può aiutare chi fuma e al contempo soffre di diabete?

Purtroppo, non è semplice intervenire in questa specifica categoria di pazienti. Il diabete può scatenare stress, ansia o depressione a causa della modifica dello stile di vita dei pazienti. E il fumo, per molti, rappresenta una maniera di gestire questa condizione.

Come per tutti i fumatori, le terapie comportamentali, e l’eventuale combinazione con una terapia farmacologica sostituiva, potrebbero avere effetti positivi. Ma la letteratura scientifica in merito non è chiara, lasciando aperto un ampio campo di indagine.

Visto l’efficacia delle terapie comportamentali, a volte abbinate a interventi farmacologici, un gruppo di ricercatori ha voluto valutare quale fosse lo stato dell’arte della ricerca su questi approcci tra i pazienti fumatori affetti da diabete che desiderano smettere e quali interventi and oggi possono garantire una maggiore chance di successo. Sono state quindi valutate le 5 tipologie di intervento più conosciute.

I risultati sono stati inclusi nella review “Behavioural therapy for people with diabetes who smoke: a scoping review, pubblicata su Journal of  Primary Care and Community Health : ad oggi, emerge chiaramente come i pazienti che soffrono di diabete non siano oggetto di trattamenti mirati e che ci sia ampio spazio per progressi. Sembra, infatti, che terapie più strutturate e intensive possano giovare ai pazienti diabetici nel dire addio al fumo di sigaretta, mentre ancora poco si sa della possibile interazione tra le terapie comportamentali e quelle farmacologiche sostitutive della nicotina.

La review si è concentrata sull’analizzare le terapie comportamentali più importanti per i percorsi di cessazione, ovvero il metodo delle 5A, la terapia cognitivo-comportamentale, il colloquio motivazionale, la gestione della contingenza, l’health coaching e il counselling. Su un totale di 1615 studi analizzati sia nella struttura che nei risultati, è emerso che solo 8 rientravano perfettamente nel campo di indagine (3 per il metodo delle 5A, 4 per quello dell’intervista motivazionale e 1 per il counselling). Un gap che dimostra come un certo numero di interventi psicologici, in particolare gli interventi cognitivo comportamentali, che hanno dimostrato di essere efficaci nel supportare la cessazione del fumo nella popolazione e nella gestione delle malattie croniche, non sono ancora stati studiati in relazione alle persone che vivono con il diabete.

Per aumentare le probabilità di successo per i pazienti affetti da diabete che desiderano smettere di fumare, sono necessari interventi strutturati e intensivi, basati su evidenze scientifiche all’avanguardia risultato di studi mitologicamente rilevanti, e che siano costruiti intorno ai bisogni della persona e di tutti coloro che la assistano, compresi interventi educativi e formativi sia ai caregiver che agli assistenti sanitari. 

In conclusione, come dichiarato dal prof. Pasquale Caponnetto, ricercatore di psicologia clinica presso la Sezione di Psicologia del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Catania: “Per aumentare la probabilità di successo delle persone affette da diabete che desiderano smettere di fumare, sono necessari interventi strutturati e intensivi, basati su evidenze scientifiche all’avanguardia, derivanti da studi con una metodologia studiata e standardizzata e costruiti attorno alle esigenze dell’individuo e di tutti coloro che lo assistono, compresi interventi educativi e formativi sia per i caregiver informali che per gli operatori sanitari. E questo studio dimostra ancora una volta che, al di là degli strumenti utilizzati per aiutare le persone a smettere di fumare, il supporto psicologico aumenta sempre le possibilità di smettere di fumare“.

Le ricerche future devono inoltre valutare l’approccio combinato delle terapie comportamentali e delle terapie sostitutive della nicotina: i pochi studi inseriti a riguardo, non davano risultati chiari in merito all’uso combinato di entrambi gli approcci, sottolineando la necessità di investire in questa settore di ricerca.