lunedì, Giugno 9, 2025
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Troppo vecchi per smettere di fumare? La scienza dice no

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smettere di fumare

Secondo uno studio pubblicato da American Journal of Preventive Medicine, anche smettere di fumare a 75 anni può allungare l’aspettativa di vita

Quante volte ti sarà capitato di sentir dire la frase “non è mai troppo tardi per smettere di fumare”? E, la maggior parte di esse, avrai pensato sicuramente che si trattasse solo di una diceria. 
Ma fortunatamente non è così.

Infatti, anche smettere di fumare ad un’età piuttosto avanzata, diciamo ad esempio intorno ai 75 anni, può portare ad un aumento dell’aspettativa di vita.

È quanto emerge da uno studio condotto negli USA e pubblicato dalla rivista American Journal of Preventive Medicine. Secondo questa ricerca, che si è occupata in particolare del rapporto tra fumo e longevità, rinunciare alle sigarette a 75 anni di età aumenterebbe del 14% le probabilità di vivere un anno in più.

E, addirittura, se hai iniziato a fumare da giovane e decidi di smettere all’età di 65 anni, le probabilità di allungare l’aspettativa di vita aumentano ancora di più, salendo al 23%.

Oltre ad accrescere l’aspettativa di vita, i fumatori di età avanzata che decidono di dire stop alle sigarette, ottengono ottimi risultati anche in termini di qualità di vita.
Diversi studi hanno infatti dimostrato che, indipendentemente dall’età in cui decidi di dire addio al fumo, il rischio di insorgenza di tumori diminuisce e non si rischierebbe più l’aggravamento o la perdita della funzionalità polmonare e la progressione del rischio cardiovascolare.

A tal proposito uno studio pubblicato sul Jama Network Open che ha preso in esame i dati sulla salute di circa tre milioni di coreani dal 2002 al 2019, ha dimostrato che se si smette di fumare entro i 50 anni, il rischio di ammalarsi di cancro ai polmoni è del 57% in meno rispetto a chi fuma.

Anche chi abbandona la sigaretta dopo i 50 anni vede diminuire il rischio del 40%. In conclusione, a 75 anni non si è mai troppo vecchi per “salutare” le sigarette: direi addio al fumo ti può regalare anni di vita. E se il percorso è troppo difficile, rivolgersi a professionisti della cessazione garantirà un percorso studiato ad hoc sulle tue esigenze e aumenterà le chance di successo.

E se il tuo cuore perdesse battiti perché fumi?

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cuore malattie cardiovascolari fumo

Il fumo di sigaretta è tra i principali fattori di rischio modificabili per l’insorgere di malattie cardiovascolari, ad oggi tra le principali cause di morte in Italia. La buona notizia è che il danno per cuore e arterie è reversibile e si può invertire il trend negativo per la salute: basta smettere di fumare.

Quando si parla di malattie cardiovascolari, si intendono una serie di condizioni patologiche che incidono sulla salute dei vasi sanguigni e del cuore. In Italia, così come in gran parte dei paesi occidentali, le patologie cardiovascolari sono tra le principali cause di morte o di invalidità. Secondo i dati ISTAT del 2021, nel nostro paese, le malattie cardiovascolari hanno rappresentato il 30,8% di tutti i decessi (27,7% per gli uomini e 33,7% per le donne).

Queste malattie sono spesso prevenibili in quanto non sono specificatamente legate a elementi come età dell’individuo, sesso o un’eventuale familiarità, ma dipendono anche da fattori modificabili come l’obesità, la mancanza di attività fisica, l’abuso di alcol e il fumo.

Ed è proprio il fumo di sigaretta che rappresenta oggi uno tra i più importanti fattori modificabili per un gran numero di patologie, in primis le malattie che coinvolgono il cuore e i vasi sanguigni.

Ma cosa succede al nostro sistema cardiovascolare quando fumiamo?

Il fumo danneggia gravemente le arterie, rendendole meno elastiche e creando di conseguenza una circolazione più difficoltosa. Inoltre, fumare sigarette può comportare un aumento dei livelli del cosiddetto colesterolo “cattivo” o LDL, riducendo allo stello tempo i livelli di quello “buono” o HDL. Questo può comportare nel tempo l’insorgere dell’arteriosclerosi, ovvero la formazione di vere e proprie placche sulle pareti arteriose che, in caso di distacco, possono condurre a fenomeni gravi, come infarti del miocardio, ictus o trombi.

Studi epidemiologici diversi confermano che si parla di un rischio di almeno 3 volte maggiore per i fumatori di incorrere in cardiopatie coronariche rispetto ai non fumatori. Non solo, ma il rischio cresce sia con l’aumentare dell’età, sia con l’abitudine tabagica: più sigarette si fumano e per più anni si indugia in questa abitudine, più saranno gravi le ripercussioni sul sistema cardiocircolatorio. Tirando una somma, un fumatore “perde” almeno 8 anni di vita rispetto a un non fumatore. E tutto questo solo a causa di una sigaretta.

Tra le sostanze che maggiormente influiscono sull’insorgere di malattie a danno del cuore, vi sono la nicotina e il monossido di carbonio.  La nicotina aumenta la pressione arteriosa, incrementando la produzione di adrenalina, che comporta a sua volta un lavoro più gravoso per il cuore, che è costretto a pompare il sangue più velocemente. Allo stesso tempo, la nicotina favorisce la coagulazione del sangue.

Il monossido di carbonio, invece, diminuisce la quantità di ossigeno che viene trasportato agli organi e ai tessuti del corpo. Insieme, queste due sostanze formano un cocktail micidiale che, se protratto nel tempo, comporta eventi irreversibili con esiti a volte fatali.

Un quadro particolarmente rilevante soprattutto per coloro che convivono con altre patologie, come malattie respiratorie o diabete: il fumo diventa un fattore di rischio anche per queste condizioni pregresse, aggravando il quadro clinico del paziente.

Come possiamo accorgerci se qualcosa non va?

Prestiamo attenzione ai piccoli segnali che il nostro corpo ci invia: difficoltà respiratorie, palpitazioni, ritmi cardiaci poco regolari, gonfiori agli arti. Se uno di questi sintomi dovesse reiterarsi nel tempo o colpire con una maggiore intensità, ci si dovrebbe subito rivolgere al proprio medico o a una struttura sanitaria.

È possibile invertire il processo?

La notizia positiva è che la situazione è reversibile: come dicevamo, infatti, il fumo è un fattore di rischio evitabile, pertanto smettere si traduce in miglioramenti nel giro di poco tempo. Già dopo un anno, il rischio di malattie cardiovascolari diminuisce e dopo cinque si rientra in parametri più che accettabili. Bisogna aspettare però un lasso di tempo più lungo, almeno 10-15 anni, affinché la situazione per cuore e arterie si normalizzi. Ma tutto parte da una singola decisione: smettere è una delle armi principali per azzerare gli effetti dannosi della sigaretta. 

Dire addio al fumo non è l’unica scelta che abbiamo: se decidiamo di smettere possiamo accelerare il processo di “guarigione” grazie a un’attività fisica costante e moderata, che contribuisce al ripristino delle funzioni ottimali del nostro corpo.

Anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale: una dieta mediterranea varia con un limitato apporto di sodio migliora la salute. Si quindi a frutta, verdura, legumi e pollame; da evitare, invece, cibo molto zuccherati, insaccati e carni rosse.

Accanto a questi radicali cambiamenti nello stile di vita, ci si deve attenere a una regola d’oro: la prevenzione. Effettuare check up regolari con il proprio medico significa mantenere e limitare la possibilità che insorgano gravi malattie cardiocircolatorie. È importante quindi tenere monitorata la pressione arteriosa, il battito cardiaco e gli esami del sangue.

E se non riuscissi a smettere?

È importante in questo caso tenere a mente che smettere rientra nell’interesse della propria salute. È comprensibile che, soprattutto in presenza di un’abitudine che si è protratta per molti anni, sia difficile smettere, anche dopo che ci si è rivolti al proprio medico e si sono seguiti i metodi tradizionali di cessazione.  

In tali casi, è possibile valutare l’utilizzo dei prodotti elettronici a rischio modificato. Questa particolare categoria di prodotti non va a intendersi come uno sostituto della sigaretta tradizionale, bensì come un mezzo alternativo per riuscire a ottenere un cessazione duratura, mantenendo inalterate, perlomeno in un primo momento, tutte le abitudini e i rituali legati alla sigaretta.

A differenza del fumo, però, questi prodotti permettono di assumere nicotina, che ricordiamo essere causa di dipendenza e non di patologie specifiche, come quelle cardiocircolatorie, sotto forma di vapore, che viene prodotto a una temperatura inferiore rispetto a quella di combustione.

Le sostanze tossiche sprigionate dai dispositivi elettronici sono così di molto inferiori a quelle delle sigarette tradizionali, e di conseguenza implicano un effetto diverso in termini di rischi per la salute. Suggeriamo sempre di rivolgersi a specialisti della cessazione e al proprio medico per valutare le proprie esigenze e il quadro clinico di riferimento

Polosa e Li Volti a Bandung per il lancio del nuovo CoEHAR Indonesia

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Bandung CoEHAR Indonesia

Il CoEHAR, il Centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla riduzione del danno da fumo, sigla un accordo di collaborazione con l’Università di Padjadjaran, Indonesia, che  porterà alla creazione di un polo di ricerca nella regione 

Le attività del CoEHAR, il centro fondato dal prof. Riccardo Polosa e ad oggi guidato dal direttore Giovanni Li Volti, da sempre mirano a creare solidi rapporti di collaborazione con alcune delle eccellenze internazionali nel campo della ricerca applicata ai danni da fumo. 

Uno spirito, quello che pinge verso l’internazionalizzazione di risorse ed eccellenze lavorative, che ha portato il CoEHAR a siglare un accordo di collaborazione con l’Università indonesiana di Padjadjaran.

Il documento, sottoscritto a Bandung, costituisce infatti un impegno formale delle parti a collaborare per la creazione e l’avvio di un nuovo CoEHAR in Indonesia, che fungerà da centro regionale per la ricerca, la sensibilizzazione e l’educazione sulla riduzione del danno da fumo nella regione Asia-Pacifico. 

A capo delle attività asiatiche un team composto dal prof. Ronny Lesmanail dott. M.Kes., e la dott.ssa Amaliya, già partner di alcuni importanti progetti di ricerca del CoEHAR. 

Questo centro regionale fungerà da hub per la collaborazione tra ricercatori, professionisti della sanità pubblica e decisori politici nella regione Asia-Pacifico, migliorando l’impatto degli sforzi globali in tema di riduzione del danno da fumo.

Secondo le statistiche internazionali diffuse anche dall’OMS, si stima che nel 2022 solo in Indonesia ci fossero quasi 80 milioni di fumatori di età pari o superiore a 15 anni. Questo dato posiziona il paese al 3° posto a livello mondiale in termini di numero di consumatori di tabacco. 

Il fumo di sigaretta convenzionale è ancora oggi in Indonesia il 2° fattore di rischio più elevato che causa morti e disabilità combinate e le cause di decesso maggiori restano ictus, cardiopatia ischemica, BPCO e cancro ai polmoni. Implementare la ricerca sulla riduzione del danno da fumo nelle regioni asiatiche è indispensabile. 

I risultati della ricerca condotta dal team del CoEHAR dell’Università di Catania stanno cambiando il mondo contribuendo a rivoluzionare le politiche volte alla tutela della salute pubblica in molti Paesi nel mondo. Sostenere il fronte indonesiano del CoEHAR è per noi motivo di grande orgoglio ma anche una promessa di ulteriore impegno per cambiare le sorti di un paese flagellato da abitudini e stili di vita malsani” – ha detto il prof. Riccardo Polosa.

I paesi a basso e medio reddito dall’area asiatica rappresentano un terreno di indagine e attività diverso e sfaccettato. Il nostro obiettivo – ha aggiunto il prof. Giovanni Li Volti – è implementare le attività di ricerca con lo sviluppo di progetti comuni che possano utilizzare appieno sia le risorse umane, sia quelle tecnologiche di tutti i poli universitari coinvolti e delle istituzioni che a vario titolo contribuiranno al cambiamento e all’interscambio di conoscenze e competenze”.

I rapporti tra le due Università, già regolati da un precedente Accordo quadro di cooperazione sottoscritto nel 2020, e da un Accordo di mobilità siglato nel 2023, per favorire e promuovere attività di ricerca, di mobilità e di formazione congiunte nel campo della riduzione del danno da fumo, si consolidano dunque con la sottoscrizione di questa lettera di intenti che pone le basi per la definizione di un Accordo operativo di Collaborazione che verrà siglato nei prossimi mesi a Catania, per meglio regolare i rapporti tra i due centri di ricerca, il sostegno e la guida strategica del CoEHAR al nuovo centro indonesiano, e l’avvio di diverse attività per i prossimi 5 anni, includendo training accademici, mobilità e scambio, conduzione di progetti di ricerca congiunti e attività in partnership che porteranno allo sviluppo di un network globale con sede proprio nell’area asiatica. 

Un risultato epocale accolto con entusiasmo anche dagli esperti indonesiani che considerano l’avvio delle nuove attività una svolta in termini di impatto scientifico e anche economico. Secondo il prof. Ronny Lesmana, infatti: “Attraverso i nostri sforzi congiunti in ambito accademico e di ricerca, possiamo contribuire in modo significativo ad affrontare numerose problematiche in Indonesia, in particolare nella provincia di Giava Occidentale, nell’Asia orientale, nell’Asia Pacifica e a livello globale, concentrandoci sulla riduzione del danno da fumo e migliorando lo stile di vita e la salute di milioni di persone”. 

“Il lavoro svolto in questi anni in collaborazione con i colleghi siciliani ci ha già fatto raggiungere risultati importanti sia nel campo della ricerca sia nella promozione di nuovi stili di vita in Indonesia. Continueremo sulla stessa via con ulteriore impegno e costante dedizione” – ha concluso la prof.ssa Amaliya.

Presenti alla firma dell’accordo anche le autorità scientifiche del governo italiano tra cui l’Addetto all’Istruzione e alla Cultura dell’Ambasciata italiana in Indonesia, Roberto Carniel

Il CoEHAR scrive al Ministero della Salute spagnolo

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Il CoEHAR, Centro di Eccellenza per la Riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania, ha appena partecipato alla consultazione pubblicata avviato dal Ministero della Salute spagnolo in merito alla recente proposta di modifica della legge antifumo che potrebbe portare il governo spagnolo a concedere la vendita dei prodotti considerati efficaci per la riduzione del danno da fumo solo ai tabaccai, eliminando così le possibilità offerte dall’acquisto di questi prodotti nei rivenditori autorizzati. 

La lettera appena inviata e firmata dai vertici del CoEHAR, il fondatore prof. Riccardo Polosa ed il direttore prof. Giovanni Li Volti, evidenzia che i prodotti senza combustione, come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato, sono significativamente meno dannosi rispetto alle sigarette convenzionali e possono aiutare i fumatori a ridurre i rischi associati al fumo e le conseguenze legate alle malattie fumo-correlate.

I vertici del CoEHAR si raccomandano che la legge anti-fumo spagnola non limiti l’accesso dei fumatori adulti a prodotti di riduzione del danno.

Dalla sua fondazione, invece, il CoEHAR ha pubblicato oltre 150 articoli peer-reviewed investigando gli effetti tossicologici dei prodotti senza combustione, la loro efficacia e tollerabilità tra i fumatori, ma anche il loro impatto sulle condizioni di salute tra gli individui con malattia polmonare cronica ostruttiva che sono passati a questi prodotti. Quello che è stato scoperto è che i prodotti senza combustione:

  • aiutano i fumatori a smettere di fumare;
  • offrono una significativa riduzione del rischio espositivo rispetto alle sigarette convenzionali;
  • sono associati a miglioramenti clinicamente rilevanti negli utenti con malattie correlate al fumo.

Basandosi sulle evidenze scientifiche raccolte finora, il CoEHAR offre tre spunti e consigli sulle proposte di modifica alla legge spagnola:

1) Promozione di spazi senza fumo: “Comprendiamo l’intento di proteggere la salute pubblica equiparando lo svapo al consumo di tabacco nei luoghi pubblici, ma è importante riconoscere le sostanziali differenze nei profili di danno tra il tabacco combustibile e i prodotti di svapo. Equiparare questi prodotti potrebbe scoraggiare i fumatori dal passare a alternative più sicure, minando così gli sforzi di riduzione del danno. Sosteniamo regolamenti che considerino i rischi ridotti associati allo svapo e ne supportino il ruolo nella riduzione del danno

2) Pubblicità, Promozione e Sponsorizzazione“Riconosciamo la necessità di regolamentazioni sulla pubblicità, promozione e sponsorizzazione per prevenire l’adozione da parte dei giovani. La crescente popolarità dello svapo tra i giovani non fumatori è una preoccupazione legittima ma le normative non dovrebbero essere così restrittive da limitare l’accesso dei fumatori adulti a informazioni accurate su alternative meno dannose. I social media e le recensioni dei prodotti sono fonti preziose di informazioni per i fumatori che stanno pensando di passare allo svapo. Regolamentazioni equilibrate possono garantire che, pur proteggendo i giovani, i fumatori adulti siano comunque in grado di prendere decisioni informate basate su informazioni affidabili”

3) Vendita e consumo di sigarette elettroniche: “Restrizione della vendita di sigarette elettroniche ai negozi statali di tabacco potrebbe limitare significativamente l’accesso a questi prodotti di riduzione del danno per i fumatori adulti. Una tale restrizione potrebbe involontariamente spingere i fumatori a ritornare ai tradizionali prodotti del tabacco più dannosi. Raccomandiamo di consentire la vendita di sigarette elettroniche nei negozi specializzati in vaping, dove il personale è competente e può fornire indicazioni sul loro corretto utilizzo. Inoltre, le vendite online dovrebbero essere consentite con rigorose misure di verifica dell’età per garantire che solo gli adulti possano acquistare questi prodotti” 

Svapo e fumo in spiaggia: la guida della gentilezza

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Con l’arrivo delle vacanze si rinnova puntualmente il problema del divieto di fumo o di svapo nelle spiagge e del giusto smaltimento di mozziconi e dispositivi. Nascono spontaneamente quindi i seguenti quesiti: posso fumare in quella spiaggia? Se sì, dove posso gettare i mozziconi di sigaretta?

Innanzitutto, bisogna partire dal presupposto che nel nostro Paese fumare in spiaggia non è un reato. Detto altrimenti, attualmente in Italia non esiste ancora una legge che vieti di fumare in spiaggia. Sono, quindi, le varie amministrazioni comunali o direttamente gli stabilimenti balneari che possono decidere se introdurre una linea di azione in materia oppure no.
Questo perché, come ben sappiamo, oltre ad essere nocivo per la salute propria, il fumo di sigaretta, anche se solamente passivo, può rivelarsi un elemento oltre che dannoso, anche di disturbo per gli altri bagnanti. Dunque, è buona prassi all’arrivo in spiaggia verificare i singoli divieti, se possibile, evitare comunque di fumare. I trasgressori, infatti, possono essere multati dalla polizia municipale con sanzioni veramente salate che possono variare dai 30€ ai 500€, anche a seconda della presenza di donne in gravidanza o di bambini nello spazio circostante.

E dove si possono gettare le cicche?

Le cicche di sigarette devono essere gettate negli appositi raccoglitori di mozziconi o, in assenza di questi, nei bidoni dell’immondizia. Questo perché le sigarette che vengono disperse in spiaggia in modo irresponsabile costituiscono da sempre un vero e proprio problema, provocando gravi conseguenze al nostro pianeta e alla salvaguardia di tutto l’ecosistema.

In primo luogo, come sappiamo, ogni anno vengono seppelliti sotto la sabbia un gran numero di mozziconi che possono impiegare fino a dieci anni per degradarsi del tutto. In secondo luogo, il materiale di cui sono fatti i filtri delle sigarette, ovvero microplastiche in fibre di acetato di cellulosa, possono subire un processo di decomposizione a causa dell’umidità, della luce solare o di altri fattori che rilascia nello spazio sostanze altamente tossiche.

Per salvaguardare le spiagge e non solo, nel 2015 è stata introdotta una legge, “Collegato ambientale”, che punisce con sanzioni che vanno dai 60€ ai 300€ chi viene sorpreso a gettare sigarette in mare o a nascondere mozziconi sotto la sabbia, sia negli stabilimenti balneari che nelle spiagge libere.

E per quanto riguarda sigarette elettroniche, riscaldatori di tabacco ed ecig usa e getta?

Anche in questo caso, proprio come per le sigarette convenzionali, lo Stato italiano non ha ancora redatto una legge sul divieto di svapo in spiaggia. In linea generale, però, possiamo dire che qualora ci fossero dei divieti specifici, emanati dal comune di pertinenza delle spiagge o dallo stabilimento balneare, potrebbero non riguardare le sigarette elettroniche usa e getta che, producendo meno sostanze nocive rispetto alle sigarette convenzionali, sarebbero più tollerabili. 

Ciò non toglie che sarebbe opportuno informarsi adeguatamente prima di iniziare a svapare sia perché il divieto potrebbe essere generale, per fumo e svapo, e sia per senso di civiltà, poiché l’aerosol dello svapo, per quanto sappiamo essere meno dannoso del fumo di sigaretta convenzionale, potrebbe comunque infastidire i nostri vicini di ombrellone. E allora, spazio alla gentilezza, se possiamo.

Per ciò che riguarda lo smaltimento delle sigarette elettroniche usa e getta, in quanto composte da diverse tipologie di materiali come metalli, plastiche e batterie si apre un capitolo a parte. La giusta pratica sarebbe “smontarle”, quando è possibile, e differenziare ogni pezzo nel giusto contenitore di raccolta tra carta, plastica e indifferenziato. Qualora, invece, questo non sia possibile bisogna gettarla per intero nel contenitore dell’indifferenziato o meglio ancora riciclarle grazie alla possibilità offerta da molti negozi di sigarette elettroniche italiane di riciclare le Ecig da smaltire.

Come ha ricordato il prof. Davide Campagna, membro del CoEHAR ed esperto sul tema: “L’Europa richiede che i dispositivi elettronici siano facilmente smontabili dal consumatore in modo da poter separare e smaltire correttamente tutta la componentistica elettronica (ricordiamo che batterie e circuiti elettrici possono essere riciclati correttamente solo se separati prima di essere smaltiti). Anche se nel 2018 si è arrivati ad un tasso di recupero vicino al 43%, per raggiungere il più alto tasso di successo, bisogna incentivare l’utente finale a riciclare il dispositivo nel modo più corretto anche con il supporto della stessa rete di vendita italiana. Anziché riciclo 1 a 0, si potrebbe parlare di riciclo 1 a 0.5, con uno sconto da concordare tra produttori e venditori da applicare all’acquisto di un nuovo dispositivo con riciclo di uno già usato“.

Smettere di fumare per raggiungere la Spagna in bicicletta

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bicicletta Mario feltrin

Dalla Norvegia alla Spagna in bicicletta: la storia di Mario Feltrin, sessantaquattrenne di Polcenigico, che ha deciso di smettere di fumare per rincorrere i propri sogni

L’avventura di Mario Feltrin, ex infermiere di Polcenigo, è una storia di resilienza ed obiettivi. La passione per la bici, infatti, lo ha portato a prendere una delle decisioni più difficili: dire definitivamente addio alla sigaretta.

“Ho iniziato a fumare da giovane, in compagnia dei miei amici. Ad un certo punto però mi sono reso conto che il fumo e il ciclismo erano due cose che non potevano andare d’accordo poiché il vizio del fumo riduceva nettamente le mie capacità polmonari. All’età di 36 anni, quindi, ho deciso di buttar via la sigaretta e ho notato sin da subito che il mio fisico rispondeva in maniera esemplare”

Una scelta rivelatasi vincente, che negli anni gli ha permesso di coltivare uno sport, quello della bici, che richiede allenamento e sacrifici, ponendosi via via obiettivi sempre più importanti da raggiungere. 

“L’anno scorso con la stessa organizzazione ho deciso di percorrere la “45 SouthWest” attraversando: Polonia, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Austria, Italia, Francia e Spagna. Si trattò di una corsa lunga 4.384 km che si concluse proprio a Tarifa”

La sfida del 2024? Quella iniziata il 20 Giugno che lo ha visto percorrere in bici ben 7.370 km, da Capo Nord in Norvegia fino a Tarifa in Spagna.

“Quest’anno, mi si è presentata davanti questa nuova possibilità: percorrere 7.370 km a bordo della mia bicicletta, da Capo Nord in Norvegia fino a Tarifa in Spagna, e sentendomi ancora abbastanza forte e giovane, nonostante i miei quasi 64 anni, ho deciso di imbattermi in questa nuova avventura”.

Traguardi e sfide che, come abbiamo accennato, sono state rese possibili anche dalla decisione di dire addio alla sigaretta. Nonostante sia ormai noto che smettere di fumare si traduca in un miglioramento delle condizioni di salute già dopo solo una settimana, molto spesso la mancanza di stimoli ed obiettivi reali inficia l’intero percorso.

La storia di Mario colpisce ancora di più alla luce della suo passato da infermiere: ha avuto infatti bisogno di uno stimolo ulteriore e di un “traguardo” da raggiungere per riuscire ad abbandonare il vizio del fumo. Uno stimolo rappresentato dalla sua fedele due ruote.

E’ stato facile smettere?

Si, perché avevo capito che non fumando sarei riuscito a praticare molto meglio il mio sport. Per esempio, mi ricordo che già dopo qualche giorno di stop dalle sigarette ero riuscito a migliorare di 15-20 secondi nelle salite. Quindi, tenendo a mente questo pensiero e vedendo da subito i risultati, nel giro di una settimana o poco più sono stato in grado di abbandonare questo vizio.

Come è cambiato il suo corpo da quando ha smesso?

Da quando ho smesso di fumare ho notato che il mio corpo è diventato più muscoloso, brevilineo e soprattutto più resistente.

Riesce a praticare meglio il suo sport?

Certamente. Mi sono accorto che vado più forte rispetto a quando fumavo. Per esempio, riesco a fare le salite senza nessuna fatica, nonostante la mia età. 

Che messaggio vuole mandare a chi come lei vorrebbe smettere ma non riesce?

Non è vero che smettere di fumare è impossibile. Anch’io lo pensavo ma non è assolutamente così. Abbiate il coraggio di farlo perché sin da subito potrete notare i risultati. Fissatevi l’obiettivo e provateci!

“FLAVOUR BAN FUELS CRIME”: torna la Ride 4 Vape

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ride 4 vape

La Ride 4 Vape è la maratona ciclistica nata con l’obiettivo di sensibilizzare sul rischio ridotto delle e-cig e sulla funzione essenziale dei ‘flavour’ per smettere di fumare

“Flavour ban fuels crime”. È questo il claim scelto per la V edizione della “Ride 4 Vape”, il viaggio simbolico in bicicletta nato nel 2020 per sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni della sigaretta tradizionale e sul rischio ridotto di quella elettronica. Umberto Roccatti, Presidente di ANAFE Confindustria e Vicepresidente di IEVA, giovedì 18 luglio è tornato in sella per un’andata e ritorno tra Torino e Sestriere. Ex fumatore per 15 anni e attuale vaper, in oltre 9 ore di pedalata ha affrontato più di 200 km e circa 2.500 metri di dislivello: un’impresa paragonabile a una tappa alpina del Giro d’Italia.

Quest’anno il gesto, oltre a testimoniare i benefici nel passaggio dal fumo combusto ai prodotti di nuova generazione, pone l’attenzione sui pericoli di un eventuale divieto degli aromi nei liquidi per e-cig che potrebbe essere introdotto con la revisione della Direttiva europea sui prodotti del tabacco (TPD). 

“I flavour – ha spiegato Roccatti – sono essenziali per aiutare i fumatori adulti ad abbandonare le sigarette tradizionali, permettendo loro di disassuefarsi gradualmente dal gusto delle sigarette tradizionali. Con il claim scelto vogliamo sensibilizzare le autorità sul fatto che dare credito agli allarmismi sui presunti rischi degli aromi per le e-cig e la loro supposta attrattività per i minori equivale a favorire la criminalità.”

Il recente studio statunitense del National Bureau of Economic Research intitolato “The Effect of E-Cigarette Flavor Bans on tobacco Use” ha dimostrato che vietare gli aromi diversi dal tabacco nei liquidi per sigaretta elettronica ha come conseguenza indesiderata l’aumento dei tassi di fumo soprattutto tra i fumatori più giovani. Inoltre, il ‘flavour ban’ ha già prodotto risultati negativi in tutti i mercati in cui è stato adottato. “I consumatori, inclusi i minori, hanno continuato ad acquistare questi prodotti sul mercato nero, che in alcuni casi arriva a rappresentare fino al 90% del totale. In Italia, il loro divieto creerebbe il più grande contrabbando dopo la cannabis e avrebbe un impatto negativo sulle entrate fiscali, che attualmente ammontano a circa 200 milioni di euro tra imposta di consumo e IVA” – ha aggiunto Roccatti.

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, ancora oggi, un italiano su quattro è fumatore (24%). Un dato distante dall’obiettivo fissato dalla Commissione europea di ridurre il tasso di fumatori al 5% entro il 2040. Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco più di 93.000 decessi con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro (Tobacco Atlas – VI edi­zione).

Intanto, la scienza ha ampiamente dimostrato che l’utilizzo delle e-cig è un’alternativa preferibile per la stragrande maggioranza dei fumatori che non riescono o non vogliono smettere di fumare (91% secondo Eurispes). Studi scientifici indipendenti rilevano una riduzione della tossicità delle e-cig di almeno il 95% rispetto alle sigarette tradizionali. Inoltre, una revisione del gruppo di ricercatori indipendente Cochrane, pubblicata a gennaio, conferma le potenzialità delle e-cig come strumento efficace per smettere di fumare, evidenziando la loro superiorità rispetto ai prodotti farmaceutici comunemente consigliati nelle tradizionali terapie di cessazione del fumo. 

“Quello che il settore auspica – ha concluso Roccatti – è che le Istituzioni europee si ispirino a politiche virtuose ed efficaci su questo tema, come quella italiana che ha scelto nel 2023 di regolamentare gli aromi, anche dal punto di vista fiscale, garantendo tra l’altro maggiori entrate erariali.”

SMILE STUDY: MENO PLACCA DENTALE PER GLI UTILIZZATORI DI PRODOTTI SENZA COMBUSTIONE

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denti cavo orale fumo

L’uso esclusivo di sigarette elettroniche o tabacco riscaldato può essere associato a una riduzione dell’accumulo di placca dentale e tartaro rispetto al fumo di sigaretta convenzionale, suggerendo un impatto potenzialmente meno dannoso sulla salute orale. Questi risultati potrebbero essere particolarmente convincenti per i fumatori preoccupati per l’igiene dentale e problemi correlati come l’alitosi

Queste le conclusioni dell’ultimo studio dei ricercatori del CoEHAR sul progetto SMILE. Grazie ad un lavoro di ricerca che ha valutato 136 soggetti (30 fumatori, 24 ex fumatori, 29 soggetti che non avevano mai fumato e 53 utilizzatori di ENDS) è stato possibile accertare che gli utilizzatori di elettroniche e tabacco riscaldato aveva una salute orale nettamente superiore e migliorata rispetto a quella dei fumatori.

Secondo la dr.ssa Giusy La Rosa, ricercatrice del CoEHAR: “In questa nostra ultima pubblicazione, abbiamo valutato e quantificato laccumulo di placca dentale in un gruppo di utilizzatori esclusivi di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato (ex-fumatori da minimo 6 mesi), paragonandolo a quello di 3 gruppi differenti, formati da fumatori, ex fumatori e soggetti che non avevano mai fumato. Il nostro design di studio ci ha consentito di compiere una valutazione approfondita e oggettiva dellaccumulo di placca mediante strumenti tecnologici allavanguardia che sfruttano il potenziale della fluorescenza indotta da luce. Dalla nostra analisi è emerso che luso dei prodotti alternativi riduce significativamente laccumulo di placca dentale rispetto ai fumatori”.

Una narrativa incentrata sul benessere e sullestetica del sorriso può rappresentare unincentivo ulteriore per tutti quei fumatori che, ad oggi, non riescono a scegliere da soli la strada della completa cessazione.

I risultati innovativi ottenuti dal progetto SMILE validano le nostre precedenti ricerche e gettano una nuova luce sulle possibilità rappresentate nel campo della salute orale dei dispositivi  a rischio modificato, che rappresentano un ulteriore strumento nelle mani di medici, operatori sanitari e politici nel ridurre limpatto del fumo di sigaretta a livello globale” – ha concluso cosi il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

CoEHAR: nuova collaborazione con l’università indonesiana di Padjadjaran

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Università di Padjadjaran

Per il CoEHAR, il centro di ricerca dedicato alla cultura antifumo dell’Università di Catania, si prospetta un periodo ricco di novità: a settembre partiranno infatti nuovi progetti di collaborazione con l’Università di Padjadjaran (Indonesia), che mirano a promuovere strategie per ridurre i danni da fumo nel paese.

L’attività del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania, diventa sempre più internazionale, oltrepassando i confini europei e approdando in Indonesia, precisamente all’Università di Padjadjaran.

Un binomio sinonimo di eccellenza e qualità, che già restituisce importanti traguardi, e che potrebbe portare alla decisione di inaugurare una costola del CoEHAR anche in Indonesia, avvalendosi della collaborazione degli esperti locali, che hanno abbracciato appieno la missione del centro catanese.

Una notizia che trova conferma a seguito di un seminario che si è tenuto a Bandung, il prof. Riccardo Polosa ha illustrato i risultati di uno studio riguardante il concetto di riduzione del danno, in particolare per quanto riguarda l’uso del tabacco e gli effetti che esso provoca sulla salute. Questo concetto mira a fornire un’alternativa a varie attività rischiose incoraggiando le persone che fumano a passare a prodotti a basso rischio che non prevedono il processo di combustione.

È importante sapere che la causa degli effetti del fumo sulla salute è in realtà causata dalla combustione e dal catrame, non dalla nicotina stessa. Questa alternativa rappresenta un modo per evitare pericolose conseguenze e contribuisce a ridurre i rischi derivanti dal fumo di sigaretta convenzionale” ha affermato Polosa.

L’evento indonesiano è stato moderato dalla prof.ssa Amaliya, Professore presso la Facoltà di Odontoiatria dell’Università Padjadjaran (FKG UNPAD), che ha sottolineato come il concetto di riduzione del danno sia importante anche per la prevenzione della salute orale. Questo è ciò che ha incoraggiato FKG UNPAD e CoEHAR, Università di Catania, a collaborare alla ricerca sullo studio SMILE in Indonesia e Italia.

Le conferenze pubbliche e le collaborazioni di ricerca sono la prova della sinergia tra il nostro campus UNPAD e l’Università di Catania. Anche lo studio SMILE ha completato le sue ricerche e i risultati finalmente potranno adesso essere condivisi con il governo indonesiano come prova scientifica su cui costruire politiche pubbliche efficaci” – ha spiegato la prof.ssa Amaliya.

Oltre allo studio SMILE, l’UNPAD sta conducendo anche una collaborazione di ricerca per la finalizzazione di Replica, il progetto di ricerca del CoEHAR presieduto in Indonesia dal dott. Ronny Lesmana del Laboratorio Centrale, UNPAD. 

Lo studio Replica mira a stabilire partnership vantaggiose con università e centri di ricerca internazionali. Il CoEHAR, in qualità di centro leader, effettua scambi interdisciplinari di studenti e ricercatori, fornendo formazione relativa agli studi sulla riduzione del danno e incoraggiando nuove collaborazioni scientifiche” ha spiegato Polosa.

Australia: e-cig solo in farmacia, il parere degli esperti

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di Alessia Calì

La sigaretta elettronica è un’invenzione relativamente recente che, negli ultimi anni, è stata vista di buon occhio da molti fumatori. Questo perché i ricercatori di molti paesi hanno spesso sottolineato i suoi minori rischi rispetto alle sigarette tradizionali, considerandola uno strumento utile per la salute pubblica e per la lotta contro il fumo.

Tuttavia, anche se svapare è meno pericoloso poiché non produce le sostanze cancerogene classiche del fumo della sigaretta convenzionale, in diverse parti del mondo le e-cig sono state soggette a molti limiti. In Turchia, per esempio, vendere o comprare sigarette elettroniche o liquido contenente nicotina è considerato un reato. In Austria, invece, la vendita delle sigarette elettroniche è consentita solo all’interno di negozi specializzati ed è stato redatto un divieto per qualsiasi pubblicità a favore delle e-cig.

Inoltre, particolarmente interessante risulta essere il caso dell’Australia dove nell’ottobre del 2021 è stata introdotta una delle leggi anti-vaping più severa al mondo che prevede la possibilità di acquistare le e-cig solo sotto prescrizione medica, proprio come fossero dei farmaci. Questa politica però non ha avuto un buon esito.

A tal proposito, infatti, è possibile menzionare l’intervento – dello scorso 25 Giugno in occasione della conferenza stampa che si è tenuto presso il Senato della Repubblica – del Dr. Colin Mendelsohn, clinico, accademico e ricercatore australiano nel campo della cessazione da fumo e della riduzione del danno da tabacco. In particolare, partecipando alla stesura di un report che metteva a confronto la Nuova Zelanda e l’Australia sulla regolamentazione dei prodotti per il vaping, egli ha notato che, in realtà, l’Australia attuando tale politica, ha spinto sempre più i fumatori e soprattutto i giovani a non seguire più il percorso legale, ma a rivolgersi al mercato nero per l’acquisto dei prodotti da svapo che, tuttavia, non risultano essere né regolamentati e né tassati. 
In Nuova Zelanda, invece, grazie alla regolamentazione nel 2020 dei prodotti da svapo come prodotti destinati “al consumo da adulti” non si assiste ad un fenomeno legato al mercato nero significativo. Inoltre, tale ordinamento ha generato non solo una riduzione delle percentuali sul fumo che è stata molto più veloce che in Australia, ma anche un ridimensionamento del fenomeno dello svapo fra i più giovani.

Tuttavia, qualche giorno fa la legge australiana sulla prescrizione medica per acquistare le e-cig ha subito una modifica. A partire dal 1° luglio 2024, infatti, è entrata in vigore una nuova legge che prevede il divieto di vendita di e-cig nei negozi australiani e la possibilità di acquistarle solo in farmacia sotto prescrizione medica per tutti ma solo fino ad ottobre, quando queste restrizioni saranno allentate e solamente i minori avranno bisogno della ricetta del proprio medico. 

In conclusione, rispetto a quello che sta accadendo in Australia si riesce a capire che molto spesso le politiche eccessivamente restrittive producono il risultato opposto a quello sperato. A questo punto viene da chiedersi: la nuova legge peggiorerà ancor più la situazione o permetterà all’Australia di arginare il fenomeno del mercato del nero e di ridurre la percentuale di giovani fumatori?

Si vedrà nel corso del tempo…