giovedì, Luglio 31, 2025
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Il fumo fa invecchiare più velocemente il cervello?

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cervello fumo sigaretta

Articolo scritto dalle studentesse dell’Università di Catania, Alessia Cali e Irene Campisano

Il cervello, insieme a cuore, fegato e reni, è uno degli organi più importanti del nostro corpo, poichè ci permette di controllare i pensieri, la memoria e il linguaggio.

Inoltre, è fondamentale per il funzionamento degli altri apparati, per il movimento di braccia e gambe e permette di regolare il respiro e il battito cardiaco.

Ambiente, stili di vita e abitudini non solo permettono di scongiurare o posticipare il rischio di gravi danni al cervello e di patologie degenerative, ma costituiscono le basi per garantire a questo organo di aumentare la propria “aspettativa di vita”, invecchiando in maniera sana.

Diversi studi, i primi dei quali risalgono agli anni ’80, hanno indagato la capacità del cervello di costituire quella che in gergo viene definita “riserva cognitiva”, un insieme di neuroni, sinapsi e connessioni che formano una protezione dalle malattie degenerative e interverrebbero in caso di traumi al cervello.

Si è scoperto che il cervello deve essere inteso come un organo capace di adattarsi e di modificarsi strutturalmente sulla base degli stimoli che subisce.

L’insieme delle nostre abitudini non influisce semplicemente sull’invecchiamento fisico, ma anche su quello del cervello: tra le abitudini che compromettono il funzionamento delle strutture di questo organo, vi è il fumo di sigaretta.

Secondo uno studio pubblicato sul Nature Journal Molecular Psychiatry, tra i tanti effetti negativi provocati dal fumo sul corpo, vi è anche l’assottigliamento dello strato più esterno della materia grigia cerebrale.

I partecipanti allo studio sono stati sottoposti ad una risonanza magnetica, dalla quale sono emerse enormi differenze riguardanti aspetti come la memoria e la flessibilità cognitiva tra fumatori abituali e coloro che non avevano mai fumato.

Ricercatori dell’Università di Gent in Belgio e quella di Medicina a Berlino, invece, hanno constatato una riduzione della corteccia cerebrale nei fumatori, in un’area che gli scienziati ritengono collegata ai problemi di dipendenza.

Inoltre, le sostanze nocive del fumo di sigaretta sono responsabili dello sviluppo di aneurismi cerebrali e ictus.

Per i fumatori, il rischio di sviluppare un ictus è 6 volte maggiore rispetto ai non fumatori; in un ex-fumatore, invece, dopo 2 anni dall’ultima sigaretta, il rischio di ictus è calato della metà e, a partire dal quinto anno, è equiparabile a quello di una persona non fumatrice.

Il nostro cervello è il “mezzo” migliore da utilizzare per smettere di fumare.

Testimonianze di ex fumatori dimostrano che grazie alla volontà, all’impegno e al supporto professionale di esperti, smettere di fumare è possibile a qualsiasi età.

Soltanto grazie al nostro cervello, quindi, possiamo riuscire davvero a smettere di fumare!

Il white paper del vaping sicuro

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ecig medici salute umana

LINK ALLA PUBBLICAZIONE

Il fumo uccide: un assioma ormai noto da tempo, sin dagli anni ’50, quando divenne chiaro l’impatto catastrofico di questa abitudine sulla salute umana. Accendersi una sigaretta crea una dipendenza talmente forte e radicata che chi ne fa uso perde il controllo sulla propria capacità di gestire il consumo di tabacco e di conseguenza la possibilità di decidere sulla base del libero arbitrio.

Allora, qual è la strada da percorrere per aiutare chi fa uso di tabacco, in particolare i fumatori?

Secondo alcune associazioni di professionisti del settore sanitario, la soluzione potrebbe essere rappresentata dalla sostituzione del fumo tradizionale con l’utilizzo di sigarette elettroniche.

I ricercatori del CoEHAR si sono impegnati in questi mesi in un lavoro di sintesi e catalogazione delle più importanti evidenze scientifiche sul vaping. E oggi pubblicano e diffondono un documento che sarà considerato dalla comunità medico-scientifica internazionale come “il libro bianco del vaping sicuro“.

Ci sono prove sostanziali che, fatta eccezione per la nicotina, in condizioni di uso tipiche, dimostrano che l’esposizione a sostanze potenzialmente tossiche provenienti dalle sigarette elettroniche è significativamente inferiore alle sigarette convenzionali” (US National Academics of Sciences Engineering and Medicine).

Il Royal College of Physicians (RCP) incoraggia le persone a passare dalla sigarette convenzionali o altre forme di tabacco combustibile alle sigarette elettroniche, meno tossiche e potenzialmente più sicure”  (Royal College of Physicians. Nicotine without smoke: tobacco harm reduction).

Per raccogliere e valutare le prove migliori a disposizione sugli effetti sulla salute delle sigarette elettroniche, il team di ricerca del progetto del In Silico Science di CoEHAR ha condotto una serie di revisioni sistematiche esaustive per rispondere alle seguenti domande:

1) Quali sono gli effetti sulla salute respiratoria, sia acuti che a lungo termine, derivati dalla sostituzione delle sigarette di tabacco con i sistemi elettronici a rilascio di nicotina?

2) Quali sono gli effetti in termini di salute sul sistema cardiovascolare che derivano dal passaggio dalle sigarette convenzionali alle sigarette elettroniche?

3) Quali sono gli effetti della sostituzione del fumo combusto con le sigarette elettroniche in termini di variazioni di peso?

La revisione sistematica di In Silico Science include:

  • 25 studi con 26 pubblicazioni sugli effetti sul sistema cardiovascolare
  • 16 studi con 20 pubblicazioni sugli effetti sul sistema respiratorio 
  • 6 studi sulla gestione delle variazioni di peso

Cosa abbiamo imparato dalle revisioni sistematiche?

I dati ricavati dal team di ricerca hanno dimostrato che la sostituzione delle sigarette convenzionali con le sigarette elettroniche rappresenta una chance di migliorare la salute, poiché a differenza del fumo combusto, non comportano un peggioramento Dello stato di salute nel lungo periodo.

I risultati principali ottenuti dall’analisi di 52 articoli sulla sostituzione delle sigarette convenzionali con quelle elettroniche rilevano: 

  • arresto del decorso patologico della BPCO e miglioramento della funzionalità polmonare nei pazienti con asma
  • abbassamento dei valori dell’ipertensione preesistenti
  • mantenimento del peso

La revisione condotta sugli effetti respiratori ricopre sessanta test. Risultati degni di nota sono stati osservati in uno studio che ha coinvolto 16 asmatici con un livello compreso tra lievi e moderato della patologia osservati dopo 24 mesi. 

I consumatori di sigarette elettroniche hanno riscontrato un miglioramento della funzionalità polmonare (test FEV1, FVC e FEF 25-75).  Risultati migliori sono stati raggiunti con l’utilizzo esclusivo di sigarette elettroniche rispetto ai partecipanti che hanno utilizzato sia le sigarette tradizionali che quelle elettroniche.

In uno studio della durata di cinque anni sulla broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO), i pazienti hanno ottenuto miglioramenti significativi come mostrato dai test FEV1. I partecipanti avevano un’età compresa tra 61 e 72 anni: la sostituzione esclusiva delle sigarette elettroniche anche in età avanzata può portare a miglioramenti trasformativi della funzione polmonare su un periodo di tempo più lungo. 

Al contrario, uno studio in cui gli utilizzatori di sigarette elettroniche dovevano utilizzare di sigarette convenzionali ha rilevato un peggioramento dei parametri respiratori (decremento nei test FVC e FEV1).

Ventidue studi hanno invece valutato l’effetto delle sigarette elettroniche sulla frequenza cardiaca. Dodici studi relativi a test acuti hanno prodotto risultati contrastanti. In alcuni casi, la frequenza cardiaca è aumentata in modo significativo con l’uso delle sigarette elettroniche, ma in diversi studi l’aumento è stato inferiore rispetto alle sigarette convenzionali. 

Uno studio ha mostrato effetti diversi in base alla storia pregressa di tabagismo del partecipante. Otto studi di maggiore durata non hanno dimostrato alcun effetto significativo sulla frequenza cardiaca. Diciannove studi hanno valutato l’effetto dell’uso della sigaretta elettronica sulla pressione sanguigna: quindici studi non hanno prodotto risultati significativi. Più promettenti, due studi hanno riscontrato una significativa diminuzione della pressione sanguigna con l’uso di sigarette elettroniche.

Infine, per quanto riguarda il discorso sulle variazioni di peso, un aumento di peso di almeno il 7% del peso di partenza dopo 12 mesi è definito come un cambiamento di peso clinicamente rilevante. La revisione sugli studi relativi ai cambiamenti di peso contiene un solo studio che attesta un aumento di peso statisticamente significativo, ma non clinicamente rilevante a segutio dell’uso della sigaretta elettronica (uso esclusivo e uso duale) con una media di solo 1.2 kg dopo 12 mesi.

Incomprensioni sugli effetti della nicotina

Si fuma per la nicotina ma si muore per il catrame!  

Le questioni sulla nicotina sono ancora controverse e piene di fraintendimenti. Le evidenze scientifiche mostrano che sebbene la nicotina crei dipendenza, essa non è cancerogena. 

 L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha approvato la terapia sostitutiva della nicotina (NRT) come medicina essenziale definendola un trattamento sicuro ed efficace per smettere di fumare. 

Il dottor Neil Benowitz, esperto di farmacologia della nicotina, afferma inequivocabilmente “la nicotina svolge un ruolo minore, se del caso, nel causare malattie indotte dal fumo”

“La sigaretta elettronica è quasi due volte più efficace nell’aiutare i fumatori a smettere rispetto ad altri trattamenti sostitutivi della nicotina come cerotti e gomme. Dopo un anno, il 18% dei consumatori di sigarette elettroniche non fumava, rispetto al 9,9% delle persone che usavano altre terapie sostitutive della nicotina”

Le sigarette elettroniche sono state descritte come il 95% più sicure delle sigarette convenzionali dal Royal College of Physicians (Regno Unito). È fondamentale capire che non è la nicotina nelle sigarette a causare il cancro ma le migliaia di sostanze tossiche sprigionate dal processo di combustione. 

Se si parla di effetti cardiovascolari della nicotina, ci si riferisce ad effetti emodinamici che hanno comunque un ruolo limitato nelle malattie cardiovascolari. La nicotina, essendo uno stimolante, può portare a variazioni della frequenza cardiaca, della contrattilità miocardica e della pressione sanguigna. D’altra parte, essa non sembra avere effetti clinicamente rilevanti sull’apparato respiratorio.

Allora, qual è l’effetto della nicotina sul peso?

La nicotina sopprime l’appetito, provocando un effetto anoressico. Allo stesso tempo, essa aumenta il metabolismo attraverso una maggiore disgregazione del tessuto adiposo (lipolisi) e una diminuzione della produzione di grasso (lipogenesi). Sfortunatamente, quando i pazienti smettono di fumare, possono sostituire il bisogno di nicotina con abbuffate di cibo, utilizzandole come strategia di coping che possono portare ad un aumento di peso. 

Mentre l’uso di gomme alla nicotina per la cessazione ha dimostrato di aiutare a mantenere lo stato di peso, altre terapie farmacologiche di cessazione, vareniclina e bupropione, non hanno mostrato efficacia nel controllo del peso corporeo. 

I medici devono correggere le loro percezioni errate sulla nicotina, in particolare se vogliono accettare l’uso di questa sostanza come strategia di riduzione del danno causato dal fumo di sigaretta convenzionale.   

Le nostre revisioni sistematiche hanno identificato distorsioni in troppi studi. 

Come si identificano gli studi distorti?

Revisione respiratoria:

  • 10 studi sono stati classificati ad alto rischio di risultati fuorvianti,
  • 6 sono stati classificati come alcune preoccupazioni
  • NESSUNO studio è stato classificato come a basso rischio di distorsione

Revisione cardiovascolare:

  • 20 studi sono stati classificati ad alto rischio di risultati fuorvianti,
  • 5 sono stati classificati come alcune preoccupazioni
  • NESSUNO studio è stato classificato come a basso rischio di distorsione

Revisione dello stato del peso:

  • 2 studi sono stati classificati per avere alcuni problemi di distorsione, 
  • 4 studi sono stati classificati come ad alto rischio di distorsione 
  • NESSUNO studio è stato classificato come a basso rischio di distorsione

Lo spin bias è la possibilità che una review presenti distorsioni o risultati fuorvianti dovuti anche alle posizioni degli autori. Nella review analizzata sono state trovate incongruenze su 12 studi sulla respirazione, 9 studi cardiovascolari e 3 studi sul peso: praticamente quasi la metà di tutti gli studi. 

La segnalazione selettiva, omettendo i dati dalla conclusione, è stata annotata in 7 studi cardiovascolari e 13 studi respiratori, quasi il 40% degli studi.

Altre fonti di distorsioni che abbiamo identificato sono state: 

  • l’assenza di un protocollo pubblicato, 
  • deviazioni inspiegabili dal protocollo, 
  • piccole dimensioni del campione, 
  • partecipanti non rappresentativi dei fumatori effettivi, 
  • esposizioni al vaping di gran lunga superiori all’uso reale

Alcuni studi hanno utilizzato diversi modelli di sigaretta elettronica, il che complica ancora di più l’interpretazione dei risultati. 

Limiti acuti degli studi

1. Gli studi che misurano gli effetti acuti delle sigarette elettroniche contribuiscono a una scarsa comprensione dei risultati sulla salute.

2. Gli studi acuti non hanno mostrato un peggioramento clinicamente significativo della funzione polmonare in partecipanti sani dopo l’uso di sigarette elettroniche. 

3. I cambiamenti nei risultati non tengono conto del danno già subito da anni di fumo.

4. Le misurazioni dei test cardiovascolari possono essere transitorie e collegate all’attivazione del sistema nervoso simpatico dalla nicotina, producendo un aumento della FC, della PA e della contrattilità miocardica.

Sigarette elettroniche e cessazione da fumo di sigaretta convenzionale 

I risultati delle nostre revisioni sistematiche, che dimostrano una migliore possibilità di salute con il passaggio all’uso di sigaretta elettronica sono ulteriormente convalidati dall’ultimo rapporto di Public Health England nel quale si afferma che ci sono “sostanziali benefici per la salute” nel passaggio dal fumo al vaping. 

Le prove di una revisione Cochrane di 61 studi completati con 16.759 partecipanti hanno mostrato vari aspetti della cessazione. I tassi di abbandono nelle persone randomizzate a sigarette elettroniche erano superiori a quelli randomizzati a NRT, rapporto di rischio (RR) 1,53. Ciò si traduce in altri tre smetteri ogni 100 (IC 95% da 1 a 6). Questa non è una prova debole: è stata valutata come una certezza moderata.

Alla luce di tutte le prove disponibili, gli operatori sanitari dovrebbero indirizzare i fumatori attuali alle sigarette elettroniche come alternativa al fumo di sigarette convenzionali se sono altrimenti improbabili o incapaci di smettere. 

Molti professionisti della salute chiamano le sigarette elettroniche lo “standard d’argento” per smettere di fumare, il gold standard è il programma di cessazione di 12 settimane.

La National Pharmacy Association (NPA) UK afferma che “ora è chiaro che le sigarette elettroniche hanno un posto legittimo nella cessazione da fumo, supportato da una consulenza professionale“. Il rapporto del Public Health England aiuterebbe i farmacisti a fornire consigli utili ai fumatori desiderose di smettere, ma aiuterebbe anche le farmacie a decidere se mettere in vendita sigarette elettroniche.

Quindi, per smettere di fumare e per gli altri potenziali benefici per la salute che abbiamo riscontrato nelle nostre revisioni sistematiche, possiamo affermare con certezza che la il passaggio alla sigaretta elettronica offre una migliore possibilità di salute rispetto a continuare a fumare.

Ecig alleate per combattere i danni del fumo al sistema vascolare 

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replica sistema vascolare ecig

L’endotelio è un tessuto che ricopre la parete interna dei vasi sanguigni, dei vasi linfatici e del cuore. Ma anche se strutturalmente sempre uguale, a seconda dell’organo in cui si trova assume caratteristiche peculiari.

Tra i fattori che contribuiscono ad alterare la normale risposta dell’endotelio vi è il fumo di sigaretta, il precursore di danni al sistema vascolare e patologie quali arteriosclerosi e ipertensione.

La combustione della sigaretta, infatti, sprigiona una serie di componenti tossici che impediscono la normale riparazione del sistema endoteliale, agendo in maniera dannosa sui meccanismi quali l’inibizione della migrazione delle cellule endoteliali.

Ridurre l’esposizione a questi componenti tossici può rappresentare una strategia valida per ridurre l’effetto dannoso sull’endotelio e, di conseguenza, l’insorgenza di patologie cardiovascolari.

Se il fumo di sigaretta è così dannoso, quali possono essere gli effetti delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato su tali meccanismi?

Numerosi studi internazionali hanno valutato gli effetti del fumo sul sistema vascolare: in particolare, una ricerca condotta da Taylor e colleghi del 2017 ha mostrato che le cellule endoteliali esposte al vapore di sigaretta elettronica mantengono la loro capacità di riparare efficacemente delle piccole ferite che possono generarsi per diversi motivi nei vasi sanguigni, a differenza delle cellule endoteliali esposte ai sottoprodotti del fumo di sigaretta, che risultano invece fortemente limitate in questa funzione di riparazione.  

I ricercatori del progetto Replica, uno dei progetti di maggior successo del CoEHAR, che negli ultimi due anni ha replicato gli studi internazionali di maggior rilevanza nel mondo della riduzione del danno grazie a un network di laboratori indipendenti, dimostrando la ridotta tossicità delle sigarette elettroniche e creando standard di riferimento per la ricerca scientifica, hanno voluto riprodurre in condizioni indipendenti i risultati dello studio di Taylor: una scelta, quella del team di ricerca di Replica, necessaria per garantire una maggiore validità ai dati ottenuti dagli studi empirici. 

Lo studio “Comparative assessment of electronic nicotine delivery systems aerosol and cigarette smoke on endothelial cell migration: the Replica Project” ha messo a confronto gli effetti di tre dispositivi elettronici a rilascio di nicotina commerciali e una sigaretta classica.

Seguendo gli standard di riferimento internazionali ed utilizzando gli strumenti più innovativi del settore, i dati rilevati dai ricercatori del CoEHAR hanno confermato i risultati della ricerca di Taylor: le sigarette elettroniche non inducono l’inibizione della migrazione delle cellule endoteliali in vitro rispetto al fumo di sigaretta, e riducono significativamente il tipico danno da fumo sul sistema vascolare.

Ancor di più, i ricercatori CoEHAR hanno aggiunto allo studio originale una comparazione con due prodotti a tabacco riscaldato molto diffusi e hanno dimostrato che anche per questi prodotti gli effetti sono molto meno pronunciati di quelli osservati con il fumo di sigaretta. 

Lo studio, condotto grazie alla collaborazione di quattro laboratori internazionali, ha confermato che le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato sono caratterizzati da un effetto citotossico di almeno il 95% inferiore rispetto alle sigarette convenzionali, e, sempre rispetto alle stesse, mostrano una risposta migliore (di circa il 100%), a parità di quantità di nicotina rilasciata

Gli esperimenti sono stati condotti e convalidati utilizzando gli standard ISO, CORESTA e HCI e protocolli simili alle normali condizioni d’uso.

Come dimostrato nei precedenti studi condotti da Replica, il danno prodotto dalla sigarette elettroniche è significativamente inferiore rispetto a quello prodotto dalle sigarette convenzionali” ha spiegato il prof. Massimo Caruso, autore dello studio e co-project leader di Replica “ma la scoperta interessante è che passare a prodotti senza combustione riduce i danni al sistema vascolare e previene la possibilità di insorgere in malattie fumo correlate come l’arteriosclerosi e l’ipertensione”.

Il metodo utilizzato dai ricercatori è stato quello di ricreare artificialmente piccole lesioni sulla superficie cellulare, valutando se a seguito dell’esposizione all’aerosol o fumo di ogni singolo prodotto queste cellule riuscissero a riparare il danno provocato.

I risultati sulla capacità delle cellule endoteliali di guarire la ferita in seguito all’esposizione al fumo di sigaretta e all’aerosol di sigaretta elettronica dei quattro laboratori internazionali coinvolti in questo studio hanno confermato i risultati riportati nello studio originale.

Replicando i risultati ottenuti dagli studi sulle sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato, i ricercatori del CoEHAR dell’Università di Catania e i partner internazionali hanno dimostrato che questi dati sono solidi e affidabili.

I risultati di questo studio hanno una forte rilevanza nel campo della prevenzione per la salute umana – ha aggiunto il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosaconsiderati i danni che il fumo di sigaretta crea nell’apparato cardiovascolare ed il fallimento delle attuali strategie antifumo. Questi dati rappresentano informazioni scientifiche utili a supporto del processo di regolamentazione di questi prodotti che possono rivelarsi validi al fine di sviluppare efficaci strategie di riduzione del danno basate sulle evidenze scientifiche”. 

Lauree 2022: la ricerca sulle ecig argomento di interesse multidisciplinare

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Si stanno concludendo le sessioni di laurea del secondo semestre 2022 e tra le tesi di laurea dei neo dottori torna di nuovo alta l’attenzione sulla ricerca antifumo. Al centro del dibattito accademico dell’Università di Catania gli strumenti utili e le terapie più efficaci per ridurre i danni causati dall’abitudine al fumo.

Ginecologia, neurologia, chimica, fisica, giurisprudenza, in quasi tutti i Dipartimenti le commissioni di valutazione hanno assistito ad una proliferazione importante dei temi inerenti le patologie fumo correlate e i risultati portati avanti dai progetti di ricerca condotti all’interno del CoEHAR.

Questa mattina, tra le altre, la dr.ssa Alessia Zimone, ha conseguito la laurea in Biotecnologie con una tesi dal titolo: “Studio di Marker di disfunzione endoteliale da monociti e cellule endoteliali esposti a fumo di sigaretta”, incentrata sulle innovazioni introdotte dal progetto REPLICA coordinato dal prof. Massimo Caruso.

Prof. Massimo Caruso, Università di Catania: “La dr.ssa Zimone ha contribuito ad evidenziare come il fumo di sigaretta, già in esposizioni acute, sia capace di agire sulle cellule circolanti del sistema immunitario. Questi marcatori saranno utili nella determinazione della riduzione del rischio di esposizione all’aerosol di sigarette elettroniche e riscaldatori di tabacco per la valutazione del rischio ridotto con i dispositivi alternativi alla classica sigaretta“.

RIDE 4 VAPE: al via la 3° edizione con meta Strasburgo

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Ride4Vape

“Vaping is not smoking: differentiate!”. È questo il claim scelto per la III edizione della “Ride 4 Vape”, il viaggio simbolico in bicicletta nato nel 2020 per sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni della sigaretta tradizionale e sul rischio ridotto della sigaretta elettronica.

Umberto Roccatti, Presidente di ANAFE (Associazione Nazionale dei produttori di Fumo Elettronico), e Vicepresidente di IEVA (Independent European Vape Alliance) quest’anno oltrepasserà per la prima volta i confini nazionali: partirà da Torino sabato 2 luglio e arriverà al Parlamento europeo a Strasburgo martedì 5.

Un tour di 700 km in 4 tappe per rimarcare anche a livello internazionale l’importanza dell’approccio della riduzione del rischio nella lotta al fumo che poggia le sue basi anche sulla differenziazione a livello normativo tra le sigarette (principale causa di decessi e di malattie fumo-correlate in tutto il mondo, in quanto il loro consumo presuppone la combustione) e i prodotti di nuova generazione senza combustione come le e-cig. 

Durante il viaggio, il Presidente Roccatti approfondirà, con dei video, il potenziale in ambito sanitario del principio di riduzione del rischio ed evidenzierà le eventuali criticità che potrebbero scaturire dalle prossime scelte legislative dell’Ue (TED – Direttiva sulle accise – e TPD – Direttiva sui prodotti del tabacco) qualora dovessero basarsi sull’ormai inattuale approccio di “massima precauzione”.

Tra le tappe della “Ride 4 Vape” ci sarà anche Ginevra, in Svizzera, dove ha sede l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Lì Roccatti consegnerà una chiavetta USB contenente i principali studi scientifici indipendenti sulle e-cig che ne rilevano una riduzione della tossicità fino al 95% in meno rispetto alle sigarette tradizionali.

“Con questo nuovo viaggio – spiega Umberto Roccatti – vogliamo dimostrare concretamente, ancora una volta, come una persona come me, che fumava 30 sigarette al giorno, passando al vaping può normalizzare la propria salute, cambiare stile di vita e fare sport con successo.

È stato infatti ampiamente dimostrato che l’utilizzo delle e-cig non solo impatta molto meno sullasalute ma rappresenta una valida alternativa per tutti coloro che non riescono o non vogliono smettere di fumare”.

Perché lo svapo è profondamente diverso dal fumo. “Il legislatore deve quindi comprendere e interiorizzare la distinzione tra prodotti tradizionali e nuovi prodotti senza combustione. Se l’obiettivo è avere politiche sanitarie europee efficaci e raggiungere la quota del 5% (dall’attuale 25%) di fumatori in Ue entro il 2040 – conclude Roccatti – è importante non solo una differenziazione sul piano fiscale ma anche su quello dei divieti”.

La “Ride 4 Vape” è un’iniziativa promossa da ANAFE e IEVA e realizzata con il supporto di LIAF (Lega Italiana Anti Fumo) e Sigmagazine.

Sarà possibile seguire quotidianamente il tour sui social: per aggiornamenti in inglese consultare la pagina Facebook della Ride 4 Vape, mentre i contenuti in italiano saranno disponibili sui canali social di ANAFE.

Stati Uniti: dati attestano la fine del picco di uso di ecig tra gli studenti

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L’uso della sigaretta elettronica tra gli adolescenti negli Stati Uniti è considerato uno dei più importanti problemi di salute pubblica. Ciononostante, i dati federali dimostrano che, rispetto al picco epidemico del 2019, il numero di svapatori minorenni è incredibilmente diminuito insieme al numero di fumatori. 

Lo svapo da parte di adolescenti e giovani adulti è una preoccupazione legittima, ma la paura per i rischi collegati all’uso di questi strumenti è stata notevolmente esasperata.

Sappiamo che l’utilizzo di prodotti senza combustione è aumentato nella popolazione studentesca nell’ultimo decennio ma dal 2019 negli Stati Uniti è stato riscontrato un drastico calo del numero di svapatori tra gli adolescenti e nello stesso periodo i tassi di fumo sono costantemente scesi a nuovi livelli record. 

Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania, insieme al prof. Thomas B. Casale dell’Università della Florida e Donald P. Tashkin della UCLA Health Sciences di Los Angeles, ha di recente pubblicato sul “The Journal of Allergy and Clinical Immunology: In Practice” una ricerca dal titolo “A close look at vaping in adolescents and young adults in the USA”, dedicata esclusivamente alle abitudini di svapo tra gli adolescenti negli Stati Uniti. 

Obiettivo dell’articolo era quello di fornire uno sguardo di insieme sull’utilizzo di prodotti del vaping tra gli adolescenti e i giovani adulti nel territorio americano e valutare l’impatto in termini di salute respiratoria e i dati sul loro utilizzo.

Nel corso dell’ultimo decennio, le percentuali di utilizzo delle sigarette elettroniche tra gli studenti delle superiori è aumentato in maniera sostanziale, ma dopo il picco del 2019, ha iniziato a diminuire sensibilmente.

Di contro, nello stesso arco temporale, i tassi di fumo sono diminuiti costantemente fino a raggiungere i minimi storici. Questi trend, uniti ai dati delle più recenti analisi, non sembrano giustificare la teoria del cosiddetto gateway effect, ovvero che il vaping rappresenti una porta di ingresso al mondo del fumo. 

La grande maggioranza di coloro che utilizzano le ecig riporta un uso infrequente ed è improbabile che il loro uso aumenti il rischio individuale di effetti sulla salute. Inoltre, chi svapa molto spesso ha già fumato in precedenza e raramente si tratta di persone che non hanno mai fumato.

Un aumento simile nell’abitudine allo svapo è stato segnalato tra i giovani nella fascia tra i 18 e i 24 anni di età nell’ultimo decennio, sebbene in misura minore rispetto alla fascia degli studenti delle scuole superiori. 

Allo stesso tempo, i tassi di fumo sono notevolmente diminuiti, ma rimangono sempre superiori ai dati sugli studenti delle scuole superiori. 

Come per questi ultimi, non ci sono dati che l’utilizzo di sigarette elettroniche possa aprire la strada al consumo di sigarette convenzionali. Al contrario, i dati dimostrano che una percentuale molto alta dei giovani che svapano in realtà ha già fumato in precedenza.

È interessante notare come la percentuale di utilizzatori duali sia diminuita negli ultimi anni: i sondaggi federali riportano infatti cali drastici nei tassi di utilizzo duale (NHIS 2019 23%; NYTS 2021 12.5%). 

Ciò è probabilmente dovuto a diversi fattori: con il progresso tecnologico, e il conseguente miglioramento sia dei sistemi che dell’esperienza sensoriale, è possibile che un numero sempre maggiore di svapatori si ritenga soddisfatto del solo svapare, trovandolo un’alternativa soddisfacente al fumo di sigaretta. 

L’utilizzo duale dovrebbe essere considerato parte di un percorso comportamentale che si evolve nel tempo , non qualcosa di statico e fisso. 

Un soggetto può iniziare a svapare senza avere in mente di smettere di fumare, ma mano a mano che l’utente acquisisce familiarità e trova il prodotto che preferisce, inizierà ad utilizzare lo strumento con sempre maggiore frequenza in diversi contesti e situazioni.

È una buona notizia che l’abitudine allo svapo tra gli studenti delle scuole superiori sia in rapido declino, tanto che “l’epidemia da svapo” tra gli adolescenti sia ormai da considerarsi finita” ha affermato il prof,. Polosa “E una notizia ancora migliore è quella che riporta il drastico calo dei tassi di fumo di sigaretta tra gli studenti delle scuole superiori, con le percentuali sul fumo che raggiungono i minimi storici. L’eradicazione del fumo di tabacco è alle porte!… ma dobbiamo rimanere vigili per garantire che i livelli di svapo tra i giovani rimangano bassi. Nel frattempo, le autorità devono far rispettare le norme vigenti in materia di vendite illegali ai minori per limitare l’accesso al tabacco e ai prodotti a base di nicotina”.

L’uso di sigarette elettroniche frequente o giornaliero tra gli adolescenti non è molto diffuso: la maggior parte dei giovani utilizzatori di prodotti elettronici a rilascio di nicotina ha dichiarato di aver utilizzato la sigaretta elettronica solo 1 o 2 volte al mese. Questi dati dimostrano che l’utilizzo giornaliero di sigarette elettroniche non è molto comune. Abbiamo bisogno di forti campagne di prevenzione destinate agli studenti che li informino dei potenziali rischi” ha aggiunto il Prof. Thomas B. Casale

Un dato allarmante è quello che rileva un aumento esponenziale del numero di giovani svapatori che svapa marijuana con una frequenza relativamente alta. E sappiamo che l’assunzione di marijuana durante l’adolescenza è associata al declino della memoria, dell’attenzione e dell’apprendimento. 

Gli adolescenti e i giovani adulti non dovrebbero svapare, fumare, bere smoderatamente o usare droghe, ma alcuni lo faranno comunque, indipendentemente da ciò che gli adulti dicono loro di fare. C’è una reale preoccupazione al momento per il consumo di marijuana in questa fascia di età vulnerabile, ma sono disponibili solo dati limitati in merito agli effetti negativi sulla salute per quanto riguarda questi prodotti” ha affermato il prof. Donald P. Tashkin.

Il NYTS (The National Youth Tobacco Survey) nel 2019 ha confermato un aumento significativo dello svapo tra gli studenti delle scuole superiori degli anni precedenti: dal 7,6% nel 2017 si è passati al 15,1% nel 2018 e al 22,4% nel 2019. Contemporaneamente, nel 2019 il fumo di sigarette convenzionali è passato dal 3,6% del 2017 allo 0,8% nel 2019. Tuttavia, i dati dell’indagine più recente (NYTS 2021) hanno mostrato una riduzione del 58% dello svapo delle scuole superiori, dal picco del 27,4% nel 2019, all’11,2% al 2021. 

Non sappiamo se l’uso di ecig nei giovani può portare a esiti negativi per la salute nell’età adulta e sono necessari studi a lungo termine di alta qualità– ha concluso Polosa – sebbene lo svapo sia stato collegato a sintomi respiratori, questi si sono rivelati transitori e spesso incerti. Rispetto alle sigarette convenzionali, le elettroniche emettono molte meno sostanze tossiche e cancerogene e la riduzione del danno rispetto al fumo di sigaretta convenzionale è ormai certa”. 

Il CoEHAR pubblica il primo studio al mondo che valuta l’efficacia e la sicurezza della vareniclina tra i fumatori con diabete 

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Un trial clinico randomizzato ha valutato l’utilizzo della vareniclina (Chantix), in combinazione con supporto psicologico professionale, tra i fumatori affetti da diabete: il farmaco ha aumentato in maniera significativa le possibilità di riuscita nei percorsi di smoking cessation per 300 fumatori affetti da diabete mellito di tipo 2 

LINK ALLO STUDIO 

Il fumo può avere ripercussioni rilevanti tra le persone affette da diabete mellito di tipo 2. L’interazione tra l’iperglicemia tipica della condizione patologica e delle sostanze tossiche inalabili prodotte dal fumo di sigaretta può accelerare il decorso delle complicazioni relative al diabete (ad esempio, malattie coronariche, infarto, malattie arteriose periferiche, retinopatia e nefropatia).

Inoltre, nei percorsi di cessazione per pazienti di questo tipo, bisogna considerare risvolti unici e tipici a livello metabolico e comportamentale: ad esempio, i fumatori con diabete potrebbero dimostrare una bassa motivazione a smettere, dovuta al timore di incorrere in uno degli effetti più tipici del dire addio alla sigaretta, ovvero l’aumento di peso, con un conseguente aumento del rischio di ricadute.

Tuttavia, molti studi hanno dimostrato come smettere di fumare si traduca in un miglior controllo glicemico e un ridotto rischio cardiometabolico: aiutare i fumatori affetti da diabete mellito di tipo 2 è una priorità assoluta.

Le terapie comportamentali e i farmaci per la cessazione spesso sono utilizzati in combinazione per aumentare l’efficacia dei trattamenti antifumo, ma i dati in merito a questi interventi tra i fumatori affetti da diabete sono limitati. Nello specifico, non è stata valutata attentamente l’efficacia e la relativa sicurezza della vareniclina (Chantix) tra i fumatori affetti da diabete.

Una lacuna colmata dal trial clinico randomizzato condotto dai ricercatori del CoEHAR, Centro di Eccellenza internazionale per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania in collaborazione con il Mossakowski Medical Research Institute (Polonia), che ha indagato l’utilizzo della vareniclina tra i fumatori con diabete che avevano intenzione di smettere di fumare.

Lo studio “Efficacy and safety of varenicline for smoking cessation in patients with type 2 diabetes: A multicenter double-blind randomized placebo-controlled trial”, primo nel suo genere, ha dimostrato che l’utilizzo della vareniclina è particolarmente efficace durante tutto il percorso di cessazione, con dati interessanti attestati alla settimana 12, 24 e 52 del trattamento.

“L’obiettivo che dovrebbero avere tutti i fumatori è quello di raggiungere l’astinenza da fumo e di mantenerla, in particolare i fumatori affetti da diabete “ ha dichiarato la dott.ssa Cristina Russo, prima autrice dello studio “I fumatori con diabete sono a conoscenza che il fumo di sigaretta aumenta il rischio di danni al sistema cardiovascolare e vascolare, oltre che il rischio di insufficienza renale, ma molto spesso non riescono a smettere da soli. È nostro dovere aiutare questi fumatori a smettere sia attraverso la consulenza professionale sia grazie a trattamenti più efficaci. Siamo lieti nel dimostrare come la vareniclina, combinata al supporto psicologico, abbia aiutato un numero significativo di pazienti affetti da diabete a dire addio al fumo”.

LO STUDIO

Lo studio è stato condotto tra una popolazione di fumatori affetti da diabete con un media di 10 sigarette fumate al giorno: sono stati reclutati 300 partecipanti da cinque differenti ospedali dall’area di Catania.

Scopo dello studio era valutare l’efficacia e la relativa sicurezza della vareniclina, paragonata a un placebo, nei percorsi di smoking cessation. 

Una volta attestata la storia clinica dei pazienti e la loro abitudine tabagica, i partecipanti hanno ricevuto un supporto professionale per indirizzarli nel percorso. Divisi in seguito in due gruppi differenti, è stata loro fornita una scorta sufficiente sia di vareniclina sia del placebo.

Dopo la prima visita, tutti pazienti sono stati rivisti su base settimanale per le successive 12 settimane. Al termine della fase di trattamento, gli incontri sono stati programmati alle settimane 13, 24 e 52 per rilevare i dati in merito all’astinenza da fumo e all’uso dei farmaci.

La prima fase è stata completata da un totale di 215 partecipanti (il 73.3% nel gruppo della vareniclina e il 70% nel gruppo del placebo). Durante la fase successiva, 201 partecipanti hanno completato la visita alla settimana 24 ( 66.6% nel gruppo vareniclina e 67.3% nel gruppo placebo) e alla settimana 52 hanno completato il percorso 195 pazienti (66.6% e 63.3% rispettivamente nei due gruppi).

In tutte le fasi, le percentuali di astinenza da fumo erano più alte tra il gruppo di utilizzatori di vareniclina rispetto al gruppo placebo. Secondo i dati rilevati, i fumatori affetti di diabete mellito di tipo 2 inseriti nel gruppo della vareniclina avevano circa 3 volte più possibilità di smettere rispetto al gruppo placebo durante tutto lo studio.

Per quanti riguarda gli esiti avversi del trattemnto a base di vareniclina, in generale sono stati rilevati sintomi lievi o moderati. I più comuni che hanno portato all’interruzione del trattamento sono stati ansia e depressione. Se compariamo i dati presi dai due gruppi, quello che ha utilizzato la vareniclina e quello che invece ha utilizzato il placebo, i sintomi più comuni sono stati nausea (27.3% nel gruppo vareniclina e 11.4% nel gruppo placebo ), insonnia (19.4% vs. 12.7%), sogni anormali (12.7% vs. 3.4%), ansia (11.4% vs. 7.3%) e irritabilità (9.4% vs. 5.4%).

Per quanto riguarda la relativa sicurezza dell’uso di vareniclina tra i pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2, i dati sono simili a quanto già rilevato in precedenti studi condotti su campioni di fumatori tra la popolazione. Per quanto riguarda i parametri metabolici e cardiovascolari non state attestate differenze significative tra o all’interno dei due gruppi. In particolare, non è stato rilevato aumento di peso durante lo studio tra i partecipanti.

I fumatori affetti da diabete dovrebbero avere accesso a metodi di cessazione efficaci e sicuri. Più lunga è l’abitudine al fumo e la pregressa condizione di fumatori, più basse saranno le possibilità di raggiungere l’astinenza nel lungo periodo. L’utilizzo combinato della vareniclina e del supporto psicologico abbassano il rischio connesso al diabete e aumentano le possibilità di cessazione” – così conclude il prof. Riccardo Polosa.

Diasmoke: la letteratura su fumo e diabete ha ancora grandi lacune

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Smettere di fumare riduce il rischio di problemi cardiovascolari e di insufficienza renale. Allo stesso tempo, però, comporta una serie di effetti secondari per i pazienti affetti da diabete, tra cui l’aumento di peso. Sebbene la cessazione per i pazienti affetti da diabete che fumano siano perentoria, molti di loro hanno grandi difficoltà a smettere da soli, senza supporti o strumenti terapeutici.

Una review condotta da un team di ricercatori europei facenti parte del progetto di ricerca DIASMOKE (coordinato dal CoEHAR dell’Università di Catania) ha rivelato lacune nella letteratura scientifica di settore, soprattutto in merito agli effetti a livello metabolico del fumo e dello smettere di fumare sulla patologia.

È ormai noto come il fumo rappresenti un fattore di rischio per diverse patologie e aumenti anche il rischio di morte per i fumatori. Le persone affette da diabete potrebbero però incorrere in un rischio ancora maggiore, dovuto non solo all’effetto sinergico del fumo e della patologia stessa sul sistema cardiovascolare e i possibili danni vascolari, ma anche agli esiti avversi che il fumo comporta in termini di controllo glicemico e livelli lipidici.

A livello internazionale, i ricercatori concordano sul fatto che smettere di fumare riduca il rischio di effetti avversi sul sistema cardiovascolare. Allo stesso tempo, smettere può comportare anche effetti collaterali, come l’aumento del peso, che potrebbe a sua volta indurre effetti metabolici imprevisti tra chi soffre di diabete.

La mancanza di dati e di ricerche in merito, ha spinto un gruppo internazionale di ricercatori, appartenenti all’Università di Catania, al Mossakowski Medical Research Institute di Varsavia e all’Ashford and Saint Peter’s Hospitals (Inghilterra), a condurre una review per descrivere lo stato dell’arte e i dati certi in merito ai percorsi di cessazione tra i pazienti affetti da diabete e ai risvolti in termini di controllo glicemico, resistenza all’insulina, secrezione di insulina, anomalie lipidiche e parametri biochimici della nefropatia.

Lo studio Impact of stopping smoking on metabolic parameters in diabetes mellitus: A scoping reviewafferisce al progetto Diasmoke, il primo studio internazionale a valutare e attestare l’impatto in termini di salute generale delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato nei pazienti affetti da diabete.

Smettere di fumare si traduce in benefici immediati per chi soffre di questa patologia, riducendo il rischio di mortalità e di problematiche cardiovascolari. Ma i ricercatori hanno notato delle lacune nelle ricerche scientifiche sugli effetti metabolici dello smettere di fumare: i risultati attesi non sono stati uniformemente dimostrati. Le ricerche hanno infatti dimostrato sia dei miglioramenti sia dei peggioramenti temporanei nel controllo glicemico dopo che il soggetti avevano deciso di smettere di fumare. 

“Nel valutare la quesitone dei possibili effetti metabolici della cessazione del fumo sui pazienti affetti da diabete, abbiamo notato lacune sorprendenti per quanto riguarda i dati scientifici a disposizione” ha dichiarato la prima autrice dello studio, Magdalena WalickaSolo pochissimi studi a livello internazionale hanno valutato l’impatto dei percorsi di cessazione sui parametri metabolici di persone con il diabete. Studi che riportano risultati incoerenti. È necessario che venga studiato e attestato l’impatto dei percorsi di cessazione tra i fumatori affetti da diabete, per creare e adottare percorsi su misura di cessazione dal fumo”.

Leggi il comunicato stampa completo sul sito CoEHAR

Online la consultazione europea su fumo ed ecig: come partecipare?

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consultazione europea fumo ecig

La Commissione Europea apre ai cittadini e alle organizzazioni di settore la valutazione del quadro legislativo per la lotta al tabagismo. L’obiettivo è conoscere la situazione relativa al consumo di tabacco, all’efficacia o meno delle strategie antifumo e soprattutto valutare in che contesto si collocano i prodotti privi combustione, sia in termini di produzione e commercializzazione che per quanto riguarda la comunicazione e la diffusione online.

Le politiche tradizionali di lotta al tabagismo devono essere aggiornate: la scarsità di informazioni a livello istituzionale, la difficoltà nel cercare una linea d’azione comune, gli esempi agli antipodi di paesi europei e la necessità di creare una regolamentazione comune per i nuovi prodotti del tabacco richiede che i cittadini e le organizzazioni condividano i propri pareri e le proprie opinioni. 

Secondo la commissione europea “il consumo di tabacco è il principale rischio evitabile per la salute e nell’UE rappresenta ancora la principale causa di morte prematura, responsabile di quasi 700 000 decessi ogni anno. Circa il 50 % dei fumatori muore prematuramente (in media 14 anni prima dei non fumatori). Allo stesso tempo, il consumo di tabacco, determinato, insieme ad altri fattori, dalle disuguaglianze socioeconomiche, continua a essere la principale causa di cancro prevenibile: il 27 % di tutti i tumori è infatti riconducibile al tabagismo, la cui eliminazione permetterebbe di evitare nove casi su dieci di cancro ai polmoni”.

La confusione normativa e ideologica nei confronti del apporto rischio-beneficio tra sigarette convenzionali e sigarette elettroniche e l’urgenza di limitare l’accesso delle fasce più a rischio ai nuovi prodotti del tabacco, richiede, ormai da tempo, che Bruxelles intraprenda una linea di azione diversificata.

Le evidenze scientifiche puntano ormai da anni verso una direzione ben precisa: le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato sono una valido sostituto del sigarette convenzionali, sono il 95% meno dannose e la capacità di replicare l’azione del fumo crea le condizioni per aiutare tutti quei tabagisti resistenti alla cessazione, che non trovano beneficio con i metodi convenzionali.

Metodi che, anche osservando i dati recentemente pubblicati che confermano l’aumento nel numero di fumatori in Italia, sembrano attestare un trend che necessita di un’ulteriore spinta, di un’innovazione per poter frenare la dipendenza da sigaretta.

A causa di fattori quali il rapido aumento dei prodotti emergenti e i recenti sviluppi tecnologici nel mondo del consumo di tabacco, la Commissione ha aperto a cittadini e organizzazioni la consultazione per la valutazione del quadro legislativo per la lotta al tabagismo.

La valutazione riguarderà la regolamentazione dei prodotti, la pubblicità, la promozione e la sponsorizzazione, nel più ampio contesto delle relative politiche di lotta al tabagismo.

Una consultazione nata anche sulla scia del parere del Piano europeo per la lotta contro il cancro, che si è soffermato particolarmente sui rischi connessi al fumo di sigaretta: la strategia d’azione prevede di ridurre il tasso di fumatori in Europa al 5% entro il 2040, creando cosi “una generazione senza fumo”. 

Un progetto ambizioso che deve valutare qualsiasi strategia a disposizione, comprese quelle di riduzione del danno, considerando che gli attuali tassi di fumatori all’interno del territorio comunitario si attestano intorno al 25%.

cio sul mercato europeo e i servizi online sorti contestualmente che promuovono i prodotti dal tabacco, dai negozi virtuali e alle strategie di comunicazione attraverso i social media.

Per inviare un commento, basta semplicemente registrarsi e seguire le indicazioni per la consultazione a questo link: https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/13481-Valutazione-del-quadro-legislativo-per-la-lotta-al-tabagismo_it

ESCI 2002: Polosa “L’harm reduction non è un’opzione, ma una necessità”

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Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, è intervenuto al 56esimo meeting annuale di ESCI (European Society for Clinical Investigation).

L’intervento, intitolato “Accelerating healthy lifestyles: the case for Tobacco Harm Reduction”, si è incentrato sulle evidenze scientifiche più recenți a favore delle strategie di riduzione del danno da fumo e sugli esempi internazionali dei paesi che hanno adottato questo approccio.

ESCI è la società europea di indagine clinica che ogni anno organizza una conferenza nazionale per permettere ai giovani ricercatori di incontrarsi, scambiarsi informazioni e conoscenze, discutere e imparare grazie alla possibilità di assistere agli interventi di scienziati ed esperti di alto profilo.

Il prof. Riccardo Polosa, uno dei massimi esperti mondiali nel campo della riduzione del danno da fumo e fondatore del CoEHAR, è stato invitato alla conferenza nazionale di ESCI per discutere delle politiche di harm reduction, strategie già adottate a livello internazionale dalle autorità di salute pubblica di diversi paesi.

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Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR

Un approccio alternativo che mira a ridurre il danno causato dall’abitudine tabagica, offrendo al contempo un’alternativa ai metodi tradizionali per smettere di fumare e garantendo il raggiungimento di uno stile di vita più sano.

L’intervento ha offerto una visione a 360° sulle prove scientifiche a sostegno dell’utilizzo di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato: secondo numerosi studi internazionali, inclusi quelli coordinati dal CoEHAR, le sigarette elettroniche sono considerate molto meno dannose delle sigarette tradizionali.

La scienza ha inoltre dimostrato che la nicotina non è la causa delle ben note patologie fumo correlate, ma lo sono i componenti chimici sprigionati dalla combustione del tabacco e contenuti nelle sigarette.

Garantire ai fumatori, soprattutto quelli più resistenti, un prodotto alternativo non basato sulla combustione del tabacco è la linea d’azione principale delle strategie di riduzione del danno: le sigarette elettroniche garantiscono un’esperienza che imita quella del fumo tradizionale e permette di ridurre le comorbidità di alcune patologie note, come la BPCO o il diabete.

Grazie a uno studio del CoEHAR sui pazienti affetti da BPCO che sono passati alle ecig, i ricercatori sono stati in grado di verificare notevoli miglioramenti nella salute dei pazienti, una riduzione del numero di sigarette fumate, un miglioramento delle funzioni polmonari, una qualità di vita decisamente più alta e meno esacerbazioni respiratorie.

Durante la lezione, il prof, Polosa ha inoltre presentato il progetto Diasmoke, il primo studio di questo genere a livello internazionale che valuterà l’impatto generale dei sistemi a rilascio di nicotina privi di combustione sui pazienti affetti da diabete e gli eventuali rischi cardiovascolari.

Valutando i dati a livello di popolazione, l’impatto delle sigarette elettroniche può portare a fenomeni molto interessanti, come in Giappone, dove l’avvento delle ecig sul mercato ha comportato una riduzione del 34% nella vendita di sigarette tradizionali in soli 4 anni.

È chiaro che il danno provocato dal fumo combusto può essere ridotto notevolmente e in maniera anche relativamente facile” ha spiegato il prof Polosa ma per farlo, ora più che mai, abbiamo bisogno di politiche che possano supportare le strategie di riduzione del danno a livello globale.

È tempo di cambiare lo scenario nei percorsi di cessazione, soprattutto per quei fumatori che vogliono smettere e trovano delle difficoltà nel farlo: i metodi tradizionali non sono sempre la soluzione che conduce ai risultati migliori.

In quei paesi dove le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato sono adottati come uno strumento di cessazione, la vendita di sigarette è diminuita notevolmente e le persone hanno potuto beneficiare di una nuova opzione a loro disposizione, con sviluppi interessanti in termini di salute”.

Secondo lo scienziato, i tassi sul fumo e i fumatori sono ancora troppo alti e le attuali politiche antitabagismo non ottengono abbastanza risultati: il principio della riduzione del danno non è più solo un’opzione, ma una necessità e la sua implementazione aiuterà i fumatori a raggiungere degli stili di vita più sani.

La conferenza di ESCI si è svolta dall’8 al 10 giugno a Bari: argomento di quest’anno: “Promoting Biomedical Research, Equal Health and Environment in the post-Covid Syndemic Era”.

Durante il congresso, l’ESCI ospita diverse attività e pre-corsi specifici che coprono un’ampia gamma di argomenti attuali, che spaziano dalla biologia mitocondriale, cardiovascolare, bioinformatica, ecografica, rigenerativa/genomica, chirurgica, trasportatori di membrana agli aspetti autoinfiammatori, al microbioma e alla medicina generale.