“La scelta della classe medica deve essere quella di incentivare la cessazione del fumo. Di fronte all’impossibilità o alla mancanza di volontà di smettere del tutto,si possono prendere in considerazione valide alternative, come sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato”. Lo ha spiegato Damiano Parretti, responsabile area cardiovascolare della Simg, la Società Italiana di Medicina Generale, riunita nei giorni scorsi in un congresso a Firenze. “Tali alternative – ha aggiunto Parretti – riducono il rischio di contrarre malattie da fumo correlate”.

“Nonostante si pensi che il fumo faccia male prevalentemente ai polmoni, in realtà un po’ meno note sono le conseguenze in termini di malattie cardiovascolari. Eppure il fumo ne è il maggiore responsabile in gran parte dei casi. Come medici di medicina generale, è fondamentale il dialogo col paziente fumatore per aiutarlo in un percorso che può avvenire per gradi” – ha concluso.

“Se un medico incontra un fumatore deve partire dal consiglio di smettere. Non bisogna avere alibi su questo. Il fumatore si deve proporre di smettere di fumare, che fa malissimo. C’è poi una larga fetta di fumatori che non sono in grado di ricevere questo consiglio. Questi fumatori non vanno lasciati a se stessi – come ha spiegato Fabio Beatrice, del comitato scientifico per la ricerca sulle sigarette elettroniche – Bisogna  conoscere i device elettronici, i loro limiti, i loro vantaggi e bisogna poter creare nell’ambito del processo di cura una vera alleanza col paziente fumatore nella speranza di poterlo portare all’obiettivo finale che è la cessazione”. Per questo, Beatrice parla di una “alleanza tra medico fumatore”, che “non solo è necessaria ma è obbligatoria perché il paziente necessita di aiuto e il medico non ha un obbligo di guarigione, ma di cura, ha un obbligo morale soprattutto. Curare la persona vuol dire assecondarla e aiutarla nella ricevibilità delle terapie”.

In questo contesto abbiamo fatto delle domande anche al dott. Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale.

  • Presidente, durante l’ultimo congresso della Società, avete affermato ancora una volta la vostra battaglia contro il tabagismo. Quali sono i dati del fumo in Italia?

Il fumo mostra un dato di consumo stazionario o in apparente crescita tra gli uomini anche se con diversa distribuzione tra fasce d’età diverse. I dati per il fumo nelle fasce giovanili confermano che si inizia a fumare verso i 14 anni anche se in maniera a volte discontinua e occasionale. 
  • Qual’è il pensiero della Medicina Generale nei confronti dei sistemi a rischio ridotto? 

Da trenta anni noi partecipiamo attivamente e organizziamo campagne per la disassuefazione e contro il fumo. Negli ultimi anni tali iniziative sono diminuite a causa di una riduzione o scomparsa dei finanziamenti europei. Riteniamo peraltro che il Medico di Base debba farsi carico anche di minimizzare i fattori di rischio per quella popolazione – quasi il 25% – che non vuole o non riesce a smettere di fumare. I prodotti a rischio ridotto rappresentano una opzione valida se correttamente indicati e sempre associati alle tecniche di disassuefazione.

  • Lei crede che le sigarette elettroniche potranno un giorno essere prescritte anche dai medici di base?  

Tentativi di questo tipo sono già attivi in Europa. Trovo naturale che il Medico di Medicina Generale si possa far carico di procedure del genere. Gli ostacoli sono legati a fattori culturali e ad una visione integralista dell’approccio alla riduzione del rischio del tipo tutto o nulla. Noi ci facciamo carico di tutti i problemi dell’intera popolazione del Paese e sappiamo che la riduzione anche parziale del rischio ha comunque sempre un impatto misurabile sulla riduzione degli eventi.