mercoledì, Aprile 24, 2024
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Covid-19: l’isolamento è da considerarsi pericoloso?

In un interessante articolo del quotidiano inglese Telegraph, il professor di psicologia sociale Stephan Reicher rilascia un’intervista in cui afferma che l’isolamento a cui siamo stati costretti per via del lockdown da Covid-19 risulterebbe pericoloso quanto fumare 15 sigarette al giorno.

In questo caso specifico, il professore Reicher, si rivolge al governo inglese che, come tutti gli altri governi, ha chiesto ai cittadini di rinchiudersi in casa per affrontare la quarantena.

È vero che il distanziamento sociale, come tante altre utili disposizioni, aiuterebbe a bloccare il virus, ma secondo Reicher non dovremmo sottovalutare un altro fattore molto importante, ovvero: la pericolosità dell’isolamento per l’essere umano.

Il professor Reicher che studia le strategie sociali più utili per rendere il periodo della quarantena il meno pesante possibile per i cittadini, afferma che:

“Secondo gli studi, rimanere isolati in casa, accresce la percentuale di mortalità del 30%. Questa percentuale è simile al tasso di mortalità dovuto al fumo o all’obesità”.

Il non avere contatti con gli altri comporterebbe gravi problemi al corpo ma soprattutto alla mente, lo stesso danno che provocherebbe il fumare 15 sigarette durante la giornata.

Reicher, riconosce l’importanza che la tecnologia può avere in un periodo storico come quello attuale, difatti considera la comunicazione online un metodo innovativo che permette alle persone di restare connesse.

Il governo inglese ha, infatti, riscontrato che l’interazione online è molto cresciuta rispetto agli anni precedenti e che per una questione di esigenze, l’essere umano sta cercando nuove vie per vedere l’altro, come le videochiamate, per esempio.

Già nel 2015, uno studio americano della Brigham Young University, aveva fatto presente la gravità dell’isolamento, della solitudine, soprattutto per gli anziani. Il non avere nessun tipo di rapporto sociale può portare a una morte prematura, o il non avere la possibilità di fare esercizio fisico può provocare problemi alla pressione del sangue o problemi di tipo cardiovascolare.

Le severe disposizioni dei governi sono state messe in atto per evitare una seconda emergenza di contagi da Covid-19, ma quello che vorrebbe far presente il professor Stephan Reicher è anche la natura pratica della questione.

In che senso?

Restare a casa, forse si può. Ma a un certo punto, quando l’essere umano si renderà conto di dover provvedere a quelli che sono i bisogni primari, cosa farà? Inizierà a non rispettare le regole? Il problema è pratico, è vero. Ma è anche psicologico. L’ansia e la preoccupazione causati dallo scoppio della pandemia influisce sullo stato mentale di ognuno di noi.

Per far sì che questa situazione possa risultare più accettabile, Reicher consiglia al governo inglese di assicurarsi che l’intera popolazione abbia la possibilità di comunicare online, questo permetterebbe di vivere meglio il periodo di isolamento.

Per capire se questa forma di isolamento risulti veramente pericolosa quanto il fumare 15 sigarette al giorno, ci siamo rivolti al prof. Pasquale Caponetto, coordinatore del Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania.

Secondo il prof. Caponetto, non si può quantificare esattamente o associare il danno psicologico a un numero preciso di sigarette fumate durante il giorno, però quello che è certo è che l’elemento di “ritiro sociale” è da non sottovalutare, perché può provocare seri danni alla natura mentale dell’essere umano.

L’elemento psichico, in questo momento di non interazione umana, è seriamente a rischio.

Martina Rapisarda ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e la Laurea Magistrale in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Catania. Ama il cinema, le serie tv e il teatro. Ha fatto parte dell’associazione culturale “Leggo”. Ha lavorato presso il Centro CInAP dell’Università degli Studi di Catania, curandone la comunicazione, i social media e l’organizzazione degli eventi in ambito universitario. L’interesse per la scrittura, e per i temi che riguardano la salute prima di tutto, l’ha portata a collaborare con Liaf dopo un percorso di successo che si è concluso con l’abbandono definitivo della sigaretta convenzionale. Il suo ruolo all’interno del team è quello di copywriter.

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