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Giulia Veronesi: “l’elettronica fa smettere e i medici dovrebbero consigliarla”

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Le sigarette elettroniche possono aiutare i fumatori a smettere e a ridurre i rischi legati al fumo di sigaretta convenzionale. Consentire ai medici di prescriverla come strumento per uscire dal tabagismo potrebbe aiutare anche a promuovere un uso sempre più controllato dello strumento“.

Queste le parole della dr.ssa Giulia Veronesi, responsabile Chirurgia Robotica dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica dell’ospedale Humanitas.

Ai microfoni di LIAF, la dr.ssa Veronesi ha commentato lo studio appena pubblicato sulla rivista Nicotine & Tobacco Research e condotto insieme ad un team di medici, psicologici e epidemiologi dello IEO su un gruppo di soggetti sani forti fumatori con difficoltà a smettere di fumare.

Lo studio randomizzato ha valutato l’impatto dell’uso di sigarette elettroniche nel breve periodo.

L’obiettivo era valutare quanto le e-cig potevano aiutare a ridurre il numero di sigarette fumate al giorno mettendo a confronto tre gruppi di soggetti forti fumatori arruolati in un programma di screening del tumore polmonare con Tc torace a bassa dose di radiazioni, seguiti con trattamenti diversi. Un gruppo seguiva un percorso standard nel centro antifumo, un gruppo ha ricevuto la sigaretta elettronica con nicotina ed un ultimo è stato trattato con la sigaretta elettronica senza nicotina.

Il risultato è stato che il 25% dei soggetti che usava l’elettronica ha smesso di fumare dopo 3 mesi”. A differenza del gruppo che seguiva la terapia standard di cui solo il 10% ha smesso.

Si tratta di un dato significativo – ha spiegato la dr.ssa Veronesi – perché sebbene globalmente i partecipanti abbiano riportato una significativa riduzione del consumo medio giornaliero di sigarette, l’uso delle elettroniche ha permesso ai fumatori di ottenere risultati migliori anche e soprattutto in termini respiratori. Si tratta di uno strumento poco tossico con potenziale di cancerogenesi sicuramente inferiore rispetto alle sigarette convenzionali” – ha aggiunto.

Tuttavia l’uso indiscriminato e la propaganda dello strumento puo avere dei rischi soprattutto relativi al consumo di sigarette nei giovani perche potrebbe invogliarli ad avvicinarsi al fumo.

Anche se bisogna fare attenzione nel supportarla – ha concluso il chirurgo milanese – i dati preliminari del nostro studio supportano questo strumento come mezzo per la disassuefazione. Si consiglia per il futuro tuttavia un uso più controllato rispetto ad oggi, magari anche con sorveglianza del medico, e attenzione nel prevenirne l’abuso da parte dei più giovani

 

Tumore del cavo orale: il prof. Alberto Bianchi spiega perchè il fumo è la prima causa

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Il fumo è prima causa dell’insorgere del tumore del cavo orale. Per tutti i tumori del cavo orale i principali fattori di rischio sono il fumo di sigaretta convenzionale, il consumo di alcol e qualunque condizione di traumatismo della superficie interna della bocca.

In occasione della Giornata Nazionale dedicata alla prevenzione del tumore del cavo orale, ospite della redazione di LIAF è il professore Alberto Bianchi, docente di di Chirurgia Maxillo Facciale dell’Università degli Studi di Catania.

Quali sono i tumori del cavo orale causati dal fumo?

“Il territorio di interesse del chirurgico maxillo – facciale ha come confine alto il cranio mentre il campo di interesse basso è il collo. I tumori che interessano il distretto del volto sono circa l’8%. Di tutti questi tumori, la metà interessano il cavo orale (guance, lingua, pavimento della bocca, etc) e di questa percentuale la stragrande maggioranza sono tumori di tipo epiteliale, che nascono quindi dalle irritazione alle mucose. Quello che risente del fumo è il carcinoma spino-cellulare in cui la mucosa del cavo orale è interessata dagli stimoli cronici causati dal fumo e spesso anche dall’abuso di alcol”.

C’è una differenza di sesso nella percentuale di pazienti affetti da tumore del cavo orale?

“Generalmente no, soprattutto in Italia dove il fumo è diffuso in percentuale non molto disuguale tra uomini e donne. Semmai, la differenza è legata alla presenza o meno di stimoli irritativi. All’inizio del 900, ad esempio, il carcinoma era tipicamente maschile perché il tabagismo era più diffuso tra gli uomini. Nei paesi in cui ancora oggi è diffuso l’uso del tabacco masticabile, il tasso di prevalenza di carcinoma del cavo orale è molto alto”.

Qual’è il modo migliore per prevenire l’insorgere di questo tumore?

Basta andare dal dentista per una visita di prevenzione. Il medico dentista è edotto ed è in grado di riscontrare tutti i segni iniziali tipici e allarmistici della presenza del tumore. Ogni lesione ulcerata del cavo orale si dovrebbe risolvere generalmente entro 15 giorni. Se così non è, l’allarme tumore è già abbastanza alto. Proprio per questo è necessario farsi vedere da un dentista nel più breve tempo possibile. La biopsia è un dogma per questo tipo di lacerazioni.

Io credo che il punto centrale sia fare vedere alla popolazione le immagini dure del cancro. Bisogna unire il messaggio della guarigione al messaggio della malattia. Il tumore al volto non colpisce solo il volto ma anche la propria identità. Viene colpita la centralità della persona che si vede privata spesso anche della sua capacità relazionale”.

Si può guarire da questo tipo di tumore?

“Dipende chiaramente dai singoli casi e soprattutto da quando il tumore viene diagnosticato. Se, come avviene spesso nelle città del sud, il tumore è diagnosticato tardivamente, la guarigione è molto più complessa. Generalmente, però, nella stragrande maggioranza dei casi la percentuale di guarigione è molto alta”.

Zero Rischi: lo studio di Polosa è tra le ricerche più lette al mondo

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Health impact of E-cigarettes: a prospective 3.5-year study of regular daily users who have never smoked” è lo studio ormai noto come “Zero Rischi” e pubblicato sulla rivista scientifica internazionale  “Scientific Report” del gruppo Nature che proprio in questi giorni è stato segnalato tra i primi 100 studi più letti al mondo.

Solo nel 2017, infatti, Scientific Reports ha pubblicato più di 24 mila ricerche e tra queste quella condotta dal prof. Riccardo Polosa ha già registrato più di 20 mila lettori riuscendo ad attestarsi l’ambizioso riconoscimento di essere classificata tra i primi 100 studi più letti dell’ultimo anno. 

Ricordiamo che “Zero Rischi” – presentato a Londra nel Novembre scorso – ha dimostrato per la prima volta l’assenza di danni a carico delle vie aeree e dei polmoni in svapatori che hanno fatto uso regolare e protratto di sigarette elettroniche per un lungo periodo.

A margine della notizia del riconoscimento, Polosa ha commentato: “La curiosità per i nostri studi dimostra la crescente attenzione internazionale sullo svapo e sul tema della riduzione del danno da fumo di sigaretta convenzionale. Siamo fieri di questo riconoscimento e ci auguriamo che sia solo l’inizio di una nuova era in cui scienza e conoscenza possano viaggiare insieme per programmare anche regole pubbliche utili al raggiungimento dell’obiettivo salute”.

 

 

Giornata della salute della donna: i danni del fumo

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Domani sarà celebrata in tutta Italia la Giornata Nazionale della Salute della Donna. Uno dei temi al centro dell’attenzione del Ministero è la prevenzione e gli stili di vita sani. Fumare è uno dei peggiori stili di vita che una donna possa assumere.

La ricerca Doxa presentata dall’OSSFAD del Centro Nazionale Dipendenza e Doping dell’ISS nel 2017 mostra che le donne fumano più dei maschi, soprattutto nel Nord del Paese, nella fascia d’età in cui si accende la prima sigaretta (15-24 anni) e nella fascia in cui si smette (45-64 anni). Sono 11,7 milioni i fumatori in Italia e rappresentano il 22,3% della popolazione (22,0% nel 2016). Diminuiscono gli uomini tabagisti: 6 milioni rispetto ai 6,9 milioni del 2016 ma aumentano le donne che da 4,6 milioni del 2016 salgono a 5,7 milioni.

Il fumo fa male a uomini e donne, ma le donne che fumano hanno diversi motivi per fare particolare attenzione, anche in considerazione del loro ruolo familiare e sociale quali promotrici e custodi della salute”.

Il fumo nella donna può provocare tra le altre malattie anche ictus, malattie cardiache, carcinoma polmonare, asma, infezioni alle vie respiratorie, tumore della cervice uterina, osteoporosi, disturbi del ciclo mestruale, infertilità e problemi per l’allattamento. E dal lato estetico i problemi non sono da meno: malattie della pelle, denti gialli e malati, invecchiamento precoce e altro ancora.

La gravidanza è considerata un momento particolarmente favorevole per le donne per smettere di fumare. In Italia circa il 70% delle donne cessa di fumare durante la gravidanza, ma di queste oltre il 70% riprende dopo il parto.

Le motivazioni per smettere di fumare sono davvero tante ma spesso non bastano a convincere le donne ad abbandonare il tabagismo.

La scelta di utilizzare strumenti alternativi e meno dannosi, un percorso di smoking cessation e soprattutto il supporto di consulenti esperti dei Centri Antifumo sono la soluzione più opportuna per combattere quella che viene comunemente ed erroneamente considerata una cattiva abitudine.

In realtà, il tabagismo è una malattia e come più volte abbiamo detto va combattuta con forza e curata.

Giovani e svapo: i risultati di un nuovo studio di Farsalinos, Polosa e Tomaselli

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La crescente popolarità delle sigarette elettroniche tra i giovani statunitensi ha provocato parecchio clamore e forse anche qualche evitabile timore di troppo in questi ultimi mesi. La curiosità su un prodotto di grande appeal, facilmente accessibile e con una ampia possibilità di variazioni, oltre che la consapevolezza del danno ridotto rispetto al fumo, ha portato molti giovani a sperimentare l’uso di e-cig.

Oggi, nonostante l’allarme lanciato da alcune organizzazioni internazionali, un nuovo studio – firmato da Konstantinos Farsalinos dell’Università di Patras, Venera Tomaselli e Riccardo Polosa dell’Università di Catania e pubblicato tra le pagine dell’American Journal of Preventive Medicine – ha dimostrato che l’uso di sigarette elettroniche è molto più diffuso tra gli adolescenti già fumatori rispetto a quelli che non hanno mai fumato.

Lo svapo tra gli adolescenti che non hanno mai fumato è davvero raro – ha detto Polosa – sebbene ci sia una ragionevole preoccupazione, i nostri dati mostrano che la maggioranza di questi giovani inizia a svapare solo per sperimentare l’utilizzo di un nuovo prodotto e, se continuano, lo fanno con scarsissima frequenza. L’uso regolare è minimo”.

Nel 4,6% dei casi riscontrati, come ha spiegato la prof.ssa Tomaselli: “E’ possibile affermare che siano stati altri fattori confondenti (come l’impulsività, la ricerca di sensazioni e la tendenza ad un comportamento rischioso) ad indicare la propensione di alcuni adolescenti ad avvicinarsi allo svapo”.

L’analisi dettagliata della frequenza dell’uso di sigarette elettroniche identifica la definizione di “uso corrente” come uso negli ultimi 30 giorni, includendo dunque anche molti fumatori o non fumatori che hanno sperimentato per una sola volta.

A tal proposito, conferma Farsalinos: “Per poter rilevare l’effetto dell’e-cig sulla salute di un giovane è importante determinare la proporzione dello svapo utilizzato come sperimentazione e di quello invece prolungato e regolare nel tempo”.

Sebbene sia di fondamentale importanza valutare se le elettroniche fungono da gateway (porta d’ingresso) al fumo per la popolazione giovanile, questi dati dimostrano chiaramente che i giovani che svapano sono per la maggior parte quelli che hanno già fumato in precedenza e che accedono allo svapo per due motivazioni: per smettere o per sperimentare occasionalmente.

E’ importante – ha concluso Polosa – che i timori riguardo al gateway non distraggano dal contributo che le elettroniche possono dare nell’aiutare gli attuali fumatori a smettere“. 

Associazioni al Ministero della Salute: “Il prossimo governo dovrà trovare un percorso già tracciato”

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Valuteremo il report con le ultime evidenze scientifiche internazionali presentato dalla Lega Italiana Anti Fumo e già nelle prossime settimane ci impegneremo a condividere insieme a voi un nuovo percorso per una giusta regolamentazione delle sigarette elettroniche” – questo quanto affermato dai tecnici del Ministero della Salute nell’ambito dell’incontro che si è tenuto Martedì 10 Aprile nella sede romana di via Lungotevere alla presenza del Sottosegretario alla Salute,  On. Davide Faraone e del Dr. Ruggero Avellone.

Tossicologi a Bologna: “Per chi non riesce a smettere di fumare, le elettroniche sono necessarie”

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Se non è possibile per tutti smettere di fumare, presentare alternative meno tossiche come sigarette elettroniche e Sistemi di riscaldamento del tabacco diventa a questo punto utile e necessario” – è stato questo uno degli argomenti centrali del 18° Congresso Nazionale “Innovazione, sicurezza e sostenibilità nell’era 4.0” promosso dalla SITOX, Società Italiana di Tossicologia ed in corso in questi giorni a Bologna.

Chi svapa mette su solo 1/3 del peso di chi smette senza e-cig

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Chi smette di fumare svapando aumenta di peso molto meno rispetto a chi smette di fumare senza nessun ausilio.

Un nuovo studio firmato dalla squadra di ricerca dell’Università degli Studi di Catania guidata dal prof. Riccardo Polosa (e formata da Massimo Caruso, Cristina Russo, Enrico Mondati, Pasquale Caponnetto, Fabio Cibella, Evelise Frazzetto e Grazia Caci) dimostra una riduzione dell’accumulo di peso in pazienti che smettono di fumare utilizzando la sigaretta elettronica.

E’ noto che uno dei più grossi ostacoli legati allo smettere di fumare è quello dell’incremento del peso. La ricerca – pubblicata sulla rivista scientifica International Journal of Environmental Research and Public Health– spiega che il fumatore che smette svapando non ingrassa tanto quanto ci si aspetterebbe.

In sintesi, è emerso che coloro che smettevano di fumare senza l’ausilio di nessuno strumento aumentavano di peso del 4,8% mentre in coloro che iniziavano a svapare per ridurre o smettere, l’incremento di peso era pari all’ 1,5%.

Nello specifico, chi ha smesso di fumare ha preso 2,3 kg a sei mesi e 3.4 kg a 12 mesi, mentre chi ha smesso svapando ha preso 1.6 kg a sei mesi e 1.1 kg a 12 mesi. A fine studio, chi svapa mette su solo 1/3 del peso di chi smette senza e-cig.

Peraltro, riducendo contemporaneamente l’aumento del peso e del consumo di tabacco, gli interventi basati sulla sigaretta elettronica possono promuovere un miglioramento generale della qualità di vita.  

Tenendo in considerazione che spesso i fumatori sono anche pazienti affetti da patologie quali malattie cardiovascolari, metaboliche e cancro, un minor aumento del peso in fumatori che hanno la necessità di smettere quanto prima è davvero significativa e di grande rilevanza.

Inoltre, la mancanza di aumento di peso può essere un importante incentivo a smettere per quei fumatori preoccupati rispetto al guadagno di peso, come ad esempio le donne.

<<Il potenziale ruolo del vapagismo nel contrastare sia il tabagismo che il sempre più pressante problema del sovrappeso e dell’obesità è un’opportunità straordinaria per il miglioramento della salute pubblica in Italia e nel mondo>> ha commentato il Prof. Polosa <<Ovviamente, una più precisa quantificazione dell’impatto che queste nuove tecnologie possono avere sulla riduzione del danno da consumo di sigarette e/o da abuso alimentare richiederà conferme da studi prospettici più ampi>>.

 

 

La possibilità che lo svapo provochi danni al DNA è nulla. Su PNAS la lettera di Polosa, Li Volti e Caruso

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Danni al DNA per chi utilizza la sigaretta elettronica? La rivista scientifica PNAS pubblica la lettera firmata da Polosa, Li Volti e Caruso che dimostra come i risultati dello studio siano pressoché nulli nell’applicazione reale.

Oggetto di diversi articoli internazionali, lo studio effettuato sui topi dimostrava che l’utilizzo della sigaretta elettronica nel lungo periodo potrebbe apportare danni al DNA umano. In realtà, la stessa rivista in questi giorni ha diffuso la lettera firmata dal Prof. Riccardo Polosa, assieme ai suoi colleghi Giovanni Li Volti e Massimo Caruso, che evidenzia le criticità del lavoro, esternando forti dubbi sulle conclusioni.

Polosa e colleghi hanno evidenziato che la possibilità di tradurre questi risultati nella realtà dell’utilizzo quotidiano della sigaretta elettronica è pressoché nulla, poiché lo studio non replica affatto le normali condizioni d’uso ed i ricercatori non hanno utilizzato protocolli standardizzati per l’esposizione e la dosimetria dell’aerosol di sigarette elettroniche (che, fra l’altro, chiamano erroneamente “fumo” di sigaretta elettronica).

A questo proposito, lo studio di Lee e colleghi prevede esposizioni a dosi altissime di aerosol che nemmeno si avvicinano al tipo di esposizione che si ottiene nello “svapo” umano, determinando così una incredibile sovrastima degli effetti tossicologici.

Infatti, se consideriamo che il peso corporeo complessivo dei topi è di circa 25 g, la dose giornaliera di esposizione agli aerosol nello studio sarebbe almeno 3000 volte quella di un vaper medio di 75 kg (cioè 75.000 g). Ciò non implicherebbe nient’altro che intossicazione dalla massa di aerosol e dal suo contenuto.

A questo proposito, gli autori mostrano che non c’era traccia di tumori al polmone e nessun aumento delle cellule neuroendocrine polmonari dopo inalazione a lungo termine di nicotina.

Lee H. e colleghi, invece, usano una dose di nicotina estremamente elevata, spingendosi ben oltre le normali condizioni di utilizzo delle sigarette elettroniche. Questo è un problema molto importante quando si utilizza un modello animale nel tentativo di riproporre le condizioni di vita reale dell’uomo.

In uno studio condotto da Waldum nel 1996 sull’esposizione di cavie alla nicotina, il ricercatore espose gli animali ad una concentrazione di nicotina di 100 ng/ml, somministrando il “doppio” della concentrazione plasmatica riscontrata nei forti fumatori (dunque già di per se elevata). Tornando al recente studio di Lee e colleghi, gli autori hanno esposto i topi ad una concentrazione di nicotina di 10 mg/ml (ossia 100.000 ng/ml, e dunque 1000 volte superiore), senza fra l’altro controllare la concentrazione plasmatica raggiunta con questa dose di nicotina negli animali.

Riguardo alle condizioni sperimentali della parte di studio condotta su cellule da Lee e colleghi, le condizioni sperimentali cui sono sottoposte le cellule arrivano anche qui a condizioni estreme di esposizione a nicotina ed a nitrosamina, da 200 a 10.000 volte più elevate rispetto alle normali condizioni sperimentali usate nei forti fumatori.

Infine, l’evidenza positiva delle indagini sulla vita reale e degli studi clinici su pazienti con patologie respiratorie a supporto dei benefici per la salute con l’uso di sigarette elettroniche è in contrasto con le preoccupazioni sollevate nei modelli animali. Ponendo una maggiore enfasi sui potenziali rischi dell’uso di sigarette elettroniche, gli autori non riconoscono che potrebbero rappresentare una grande opportunità per la salute individuale e pubblica.

Experts at the european parlament – E-cigarettes are a potential game changer for european health

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Brussels 20 March 2018 – The panel discussion at the EU Parliament recognises the potential benefits of electronic cigarettes and for European countries to treat these products as regular consumer products to ensure equal access for all Europeans.

Following a debate in which leading scientific experts presented the state-of-the-art evidence around e-cigarettes, it became clear that public health is increasingly moving on from an approach that solely advocates ‘quit-or-die’ to a harm reduction strategy.

“I’m glad to have brought the Parliament attention to this important issue for public health. Today we have listened to the results of scientific studies and researches from a high-level expert’s roundtable, which have illustrated to us the advantages of electronic cigarettes and the potential public health benefits that these products pose when compared to the conventional cigarettes. As decision-makers, we need to take into considerations these results, confront with all the relevant actors involved in the process, and offer to these innovative products a clear regulatory environment.” – Giovanni La Via, Member of the European Parliament.

Research presented during the debate shows that e-cigarettes play a significant role in helping smokers to quit. Evidence presented also showed that there is no conclusive evidence supporting fears about the ‘gateway effect’, but that youth smoking in countries where e-cigarettes have been supported is in decline.

“There is currently no evidence that e-cigarettes are undermining efforts to reduce youth smoking in Europe. It is important that unfounded fears about ‘the gateway effect’ do not detract from the contribution that e-cigarettes can make in helping current smokers to quit. In the UK, where e-cigarette use has been particularly common, youth smoking rates continue to decline” – Professor Linda Bauld, University of Stirling.

“The EU needs to work together with the scientific community to ensure an evidence-based approach which promotes a harm reduction strategy for the good of European citizens. This is an opportunity that Europe has so far missed out on. It’s an opportunity for society to battle one of the most serious public health issues in Europe. It is encouraging to witness the growing political will to change this” – Professor Riccardo Polosa, University of Catania.