martedì, Giugno 24, 2025
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Diabete e fumo: “dovere del medico è assicurare l’accesso a tutte le possibilità utili per smettere”

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Si conclude oggi la due giorni dell’undicesimo congresso regionale “Diabetna 2019” che si è svolto nell’hotel Villa Itria di Viagrande a Catania.

Obiettivo dell’evento è quello di aiutare sia i medici di medicina generale che gli specialisti a mettere in pratica le nozioni teoriche sulle problematiche relative al diabete. Sappiamo che l’abitudine al fumo può aggravare i sintomi della malattia.

Per questo tra i relatori del congresso è intervenuto anche il dott. Davide Campagna, medico di medicina interna del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e specialista esperto in diabete e fumo del CoEHAR dell’Università: “E’ dovere degli operatori sanitari consigliare a tutte le persone affette da diabete la sospensione del fumo di sigaretta convenzionale – ha spiegato il dott. Campagna – le prove dimostrano che il fumo è un importante fattore di rischio per la morbilità e la mortalità cardiovascolare nei pazienti diabetici. Riuscire nell’obiettivo di farli smettere è fondamentale ma è importante assicurare a chi non riesce a smettere da solo la possibilità di usufruire di terapie sostitutive come il counseling antifumo, la terapia sostitutiva della nicotina o l’utilizzo di strumenti alternativi senza combustione come le sigarette elettroniche o i riscaldatori di tabacco“.

Diabetna svolge ormai da anni un ruolo primario nella diffusione delle nuove frontiere scientifiche e cliniche per il riconoscimento diagnostico ed il corretto approccio clinico-terapeutico al diabete.

I libri come strumenti per smettere

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Leggere i libri motivazionali per smettere di fumare può aiutare ad uscire dal tabagismo.

Partecipate ai gruppi social, leggete, comunicate sui vostri profili social di aver iniziato a smettere, scaricate le app e condividete la vostra scelta di cambiare” – questi i consigli forniti dagli esperti LIAF.

Gli strumenti per smettere sono tanti e sebbene alcuni siano più efficaci di altri, è vero che leggere, ad esempio, può essere una mano d’aiuto.

Il metodo proposto in questa nuova intervista si basa sull’esperienza pratica vissuta dall’autore del nuovo libro “Adesso puoi smettere di fumare” scritto da Giuseppe Petrella.

Come nasce l’idea del libro?

Dalla mia storia professionale, che parte dall’esperienza di venditore, per poi passare alla formazione e al conselling antifumo. Anche se non sembra, le cose si sono stranamente collegate nel tempo perché ho aiutato un collaboratore dell’epoca a liberarsi dalla sigaretta grazie a strumenti di coaching. Finita l’esperienza della vendita nel settore assicurativo, ho cercato un’attività inedita e con forte possibilità di espansione e la trovai nel settore dell’antifumo. Devi sapere che odio profondamente il fumo, non ovviamente i fumatori e per questo sono stato indotto a iniziare quella che per 10 anni è stata la mia attività principale: decondizionamento tabagico. Il libro nasce perché mancava un libro così ampio sull’argomento.

Che rapporto ha con la sigaretta convenzionale? 

Nessun rapporto. Ho avuto una esperienza test con la sigaretta in tenera età. Durata credo 20 secondi. Da allora avversione totale. Non sono quindi mai stato fumatore.

La domanda a questo punto , sorge spontanea: Come fai ad aver scritto un libro che aiuta a smettere di fumare se non sai cosa significa?

Rispondo con una domanda: “Uno psicologo deve essere stato pazzo per curare i pazzi?”. Poi magari ci saranno psicologi un pò matti, ma quello è un’altro discorso. Ho studiato molto la psicologia del fumatore, dei tossico dipendenti, perché di questo si tratta anche se non piacerà sentirselo dire, ho incontrato qualche migliaio di fumatori.

Quale il modo più efficace per smettere secondo lei?

Ciò che funziona con una persona potrebbe non avere effetto con un’altra. Bisogna diffidare da chi ti dà certezze, soprattutto quando si parla di dipendenza. Posso dire che il libro fornisce un’ampia varietà di tecniche e strategie da cui tutti i fumatori possono trarre beneficio e avviarsi verso la libertà dalla sigaretta. Il libro non fa smettere, il libro è un libro. Questo in particolare non fa alcun miracolo, come sembra essere accaduto con il suo predecessore scritto da Allen Carr. Non esistono i miracoli in tal senso, esiste l’impegno della persona. Così come si è impegnata a fumare una sigaretta dopo l’altra fino a diventare dipendenza, deve impegnarsi alla liberazione. Non ci sono scorciatoie per nessuno. Impegno da non confondere con “forza di volontà”. Dove c’è dipendenza non “c’è forza di volontà”. Funziona diversamente. Quando il fumatore utilizza questo  è solo come scusa. 

Qual’è il modo più giusto per far si che un libro ti aiuti davvero a smettere?

Per avere un impatto importante sulla riuscita e quindi sulla libertà totale dalla sigaretta bisogna agire su: Psicologia e Corpo. Non sei un fumatore, ma una persona che fuma. Hai un nome che ti identifica, non un comportamento. Non smetti, ma ti liberi. Non sei ex-fumatore, sei un non-fumatore. Sei tu senza altre definizioni. Hai un nome, non sei l’ex di tal dei tali. Fumi perché c’è uno stimolo, una situazione, una sensazione, un’emozione che fa scattare il meccanismo tabagico. Stimolo risposta automatica. Bene, adesso puoi modificarlo. Individua i momenti, le situazioni, i trigger che attivano la risposta. Inizia ad anticiparli a prevederli, anche solo a farci caso. Poni l’attenzione lì dove accadeva automaticamente. Ti accorgerai che subito dopo accade qualcosa, che devi fare qualcosa, prendere la sigaretta. Sentirai anche una sensazione collegata che ti spinge verso la sigaretta. Adesso devi collegare una nuova azione potenziante e farla diventare abitudine. 

E’ possibile smettere con i sostituti della sigaretta?

Si, è possibile e credo possano essere di grande aiuto quando è difficile smettere da soli

Se papà fuma davanti a mamma incinta, c’è più rischio per il feto

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Il fumo nuoce anche se a fumare è papà! A confermarlo un nuovo studio condotto dai ricercatori della Xiangya School of Public Health della Central South University di Changsha.

“Rispetto ai bambini con genitori non fumatori, i figli di uomini che fumano durante la gravidanza hanno un maggiore rischio di difetti cardiaci alla nascita”.

Fumare in gravidanza ha gravi conseguenze per il bambino, a breve, medio e lungo termine. Se la sigaretta costituisce un rischio per la salute prima della gravidanza, il fumo della bionda è ancora più nefasto per il bambino quando è in grembo. 

Jiabi Qin e colleghi hanno analizzato i dati di 125 studi precedenti che complessivamente hanno coinvolto quasi 8,8 milioni di famiglie  in tutto il mondo. Hanno esaminato il fumo delle madri incinte, quello dei padri mentre le loro compagne erano in gravidanza e l’esposizione delle madri al fumo passivo durante la dolce attesa. La maggior parte dei bambini, circa 137,600 coinvolti nello studio, presentavano difetti cardiaci congeniti.

Smettere di fumare in gravidanza non è una scelta ma un obbligo di responsabilità nei confronti della vita che sta per arrivare.

Per i papà che proprio non riescono a smettere, ricordiamo che come ormai più volte esaminato, passare a soluzioni alternative e meno dannose a volte può essere una valida alternativa.

FDA approva la vendita di IQOS in America. Polosa, Tirelli e Beatrice commentano

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La FDA Food and Drug Administration ha autorizzato la vendita negli Stati Uniti D’America del sistema di riscaldamento del tabacco IQOS in seguito alla conclusione del processo di valutazione per l’introduzione nel mercato (Premarket tobacco application – PMTA). 

La decisione dell’Autorità statunitense, che arriva a seguito di un lungo processo di verifica delle evidenze scientifiche in questo campo, ha suscitato l’interesse ed i commenti di alcuni tra i membri più illustri del Comitato Scientifico Internazionale per la ricerca sulla sigaretta elettronica della Lega Italiana Anti Fumo.

A commentare la notizia sono i tre esperti internazionali di riduzione del danno da fumo, impegnati a vario titolo nel mondo della medicina e della ricerca.

Riccardo Polosa

Il prof. Riccardo Polosa direttore del CoEHAR, il primo Centro di Eccellenza per la Riduzione del danno da fumo nato all’interno del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania, ha affermato: “Si tratta di una decisione attesa. I prodotti per la riduzione del rischio sono per definizione meno dannosi delle sigarette convenzionali. Averlo dimostrato con studi di qualità rafforza la mia convinzione che la strada delle nuove tecnologie è l’unica percorribile per risolvere la piaga del tabagismo in tempi rapidi. I dati di popolazione da Inghilterra, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Islanda, Giappone e Corea del Sud dimostrano che promuovere strumenti alternativi alle sigarette convenzionali (es. sigarette elettroniche, prodotti a tabacco riscaldato, etc) può ridurre la prevalenza del tabagismo in maniera sostanziale. Va detto che negli USA l’eccessivo controllo operato dall’FDA potrebbe tramutarsi in un boomerang per la salute pubblica. Il meccanismo di certificazione infatti è molto lungo ed è talmente oneroso che solo le grandi multinazionali del tabacco possono affrontarne i costi. La Tobacco Product Directive (TPD) europea, da questo punto di vista, sembra più equilibrata. Ciò che importa è che bisogna restare concentrati su standard di qualità e sicurezza realistici per accelerare questa grande rivoluzione per la salute pubblica“. 

Umberto Tirelli

Per il prof. Umberto Tirelli, oncologo dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano:“Questo è un dato molto importante per il nostro Ministero della Salute e per gli altri ministeri europei perché, dopo accurate valutazioni scientifiche sulla base della documentazione presentata da Philip Morris, l’FDA ha evidenziato inferiori e più bassi livelli di sostanze tossiche, anche cancerogene, rispetto alle sigarette tradizionali. Questo risponde alla logica del principio di riduzione del danno. Nostro dovere di oncologi continua ad essere quello di far smettere o non iniziare a fumare, ma qualora non si riuscisse o non si volesse smettere bisogna dire che esistono alternative come IQOS, in linea con quanto detto dalla FDA”.

Infine, per il prof. Fabio Beatrice, direttore del Centro Antifumo San Giovanni Bosco di Torino“Il tabagismo induce una dipendenza da nicotina e l’esigenza di fumare risponde a questa dipendenza. Purtroppo a causa del bisogno di inalare nicotina il fumatore si espone ad una fortissima tossicità legata alla combustione. La forte riduzione dell’impatto di queste sostanze nell’aerosol erogato da IQOS è stata accettata da FDA e talune sostanze come acroleina e formaldeide risultano drammaticamente ridotte rispetto al fumo analogico. Non vi è dubbio che una riduzione importante della tossicità abbia un forte significato per il fumatore resistente alla cessazione. Il governo della salute pubblica richiede che si attuino politiche per la cessazione e per il contrasto della dipendenza. Ma per coloro che non desiderano smettere di fumare o che non riescono a farlo neanche se supportati uno switch sul fumo digitale può essere visto come un buon inizio nell’ambito dell’alleanza medico paziente. Su questi aspetti si dovrebbe dibattere, ricercare e formulare proposte nel rispetto dei compiti istituzionali di ciascun organismo”. 

Vaping is not Tobacco! Partecipa alla petizione

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Vaping is not Tobacco è on line! L’iniziativa dei cittadini europei (ICE) è accessibile dal sito https://vapingisnottobacco.eu/it/

Anche LIAF, insieme ad altre associazioni, sostiene la petizione!

E’ possibile esprimere il proprio voto per chiedere una regolamentazione delle sigarette elettroniche più equa e basata sulle evidenze scientifiche. Per firmare la petizione occorre entrare nel sito e inserire i dati personali e gli estremi di un documento d’identità.

L’obiettivo degli organizzatori è di raggiungere 1 milione di firme entro il 19 febbraio 2020. Ogni Paese membro è però vincolato ad un numero minimo di firme: l’Italia deve arrivare a 54.750.

Affinché la petizione possa essere presa in considerazione, occorre che almeno 7 Paesi raggiungano il target. 

E’ davvero importante partecipare. Sappiamo che le sigarette elettroniche sono per il 95% meno dannose rispetto alle sigarette convenzionali. L’utilizzo di questo strumento per smettere di fumare riduce il danno anche in pazienti affetti da particolari patologie come ipertensione arteriosa, diabete e schizofrenia. Smettere è possibile grazie alle elettroniche e i tassi di diminuzione dell’abitudine al tabagismo in Paesi come Inghilterra e Stati Uniti, dove l’uso di ecig è stato promosso come strumento meno dannoso, ne sono la dimostrazione tangibile.

L’iniziativa europea voluta anche dal presidente di Vapitaly, Mosè Giacomello, si prefigge di “abrogare l’articolo 20 della direttiva 2014/40/UE e sostituirlo con una normativa su misura, basata su prove scientifiche, in linea con il funzionamento del mercato interno, che distingua i prodotti del fumo elettronico dai prodotti del tabacco e dai prodotti farmaceutici; garantire una nuova legislazione basata sul rispetto obbligatorio di norme rigorose in materia di qualità, sicurezza e fabbricazione dei prodotti, nonché su pratiche commerciali responsabili che garantiscano la tutela dei giovani; la politica in materia di fumo elettronico dovrebbe promuovere l’innovazione e garantire che i fumatori e gli utenti delle sigarette elettroniche abbiano informazioni chiare e accesso ad alternative senza tabacco meno nocive”

Oltre alla petizione, sul sito è presente una sezione attraverso cui poter contattare il candidato del proprio territorio alle elezioni europee.

Legge sulla riduzione del danno: la Regione Marche non sarà l’unica

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Dopo un iter che ha visto scontrarsi le alte sfere del Ministero della Salute con quelle della Regione Marche, ieri il Consiglio dei Ministri ha finalmente detto Stop alle controversie. La cosiddetta Legge Carloni per il contrasto al tabagismo nelle Regione Marche andrà avanti. Il governo regionale dovrà adesso attuare in breve tempo un piano per la lotta al tabagismo secondo quanto previsto dalla norma.

All’articolo 1 del nuovo testo normativo si legge: “La Regione sostiene gli interventi di prevenzione, di assistenza e supporto alle disassuefazioni dal tabagismo di comprovata efficacia in accordo con le indicazioni delle linee guida internazionali e nazionali e con i metodi della medicina basata sulle evidenze, anche riconoscendo il principio di riduzione del danno“.

Stamane, commentando la notizia, il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, il primo centro di ricerca internazionale per la riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania ha affermato:

“Al Ministeroè arrivato l’uovo con la sorpresa del principio della riduzione del danno. Con la sua diffusione, in America la vendita di sigarette è scesa del 9%, in Inghilterra ci sono stati 1 milione di fumatori in meno e in Nuova Zelanda è stata addirittura avviata una campagna per incoraggiare i fumatori a passare al vaping. Insomma – ha continuato Polosa – è una scia rivoluzionaria che sta conquistando il globo e che riscontra, in tutti i paesi in cui è diffusa, un netto calo del numero di fumatori.

Per questo, sono convinto che la Regione Marche non sarà l’unica. Basterà vedere i primi dati di cessazione per far partire anche il resto delle altre regioni italiane.

I governi che fanno dello svapo un modello di salute pubblica innovativo (e liberale) riscontrano una accelerazione nella riduzione del tabagismo che non ha precedenti e il ricorso al principio di precauzione, o si smette o nulla, non è realisticamente da considerare.

La mente umana non è bianca o nera, agisce su impulsi e sfumature diverse che vanno considerate.

Public Health England, Royal College of Physicians e persino il National Academy of Science hanno pubblicato report ufficiali con i quali si evince chiaramente che le e-cig sono almeno il 95% meno dannose delle sigarette convenzionali.

 Adottare politiche di salute pubblica in grado di associare il counselling antifumo alla promozione di strumenti meno dannosi come le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato potrebbe davvero salvare milioni di vite nel mondo. E la rivoluzione è ormai in corso

La sigaretta elettronica non fa venire il cancro

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Si muore per il catrame non per la nicotina ed è per questo che le sigarette elettroniche non fanno venire il cancro” – ha aperto cosi il suo intervento nell’Istituto Clinico Humanitas di Milano il prof. Riccardo Polosa.

Nell’ambito dei Grand Rounds Humanitas Cancer Center, una serie di incontri tematici che proprio il tempio dell’oncologia nazionale sta promuovendo nella stessa sede e che sono rivolti a medici ed esperti di oncologia si è tenuta la Lecture dal titolo: “Nuove prospettive nella lotta al tabagismo e gestione delle malattie correlate: focus su sigarette elettroniche e riduzione del danno“.

Al tavolo dei relatori il Prof. Riccardo Polosa direttore del CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania ed il Prof. Francesco Blasi dell’Università di Milano. A moderare la discussione, il prof. Marco Alloisio, Responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica di Humanitas.

Polosa e Blasi sono noti per le loro differenti posizioni sui rischi legati all’uso delle elettroniche. Per il prof. milanese: “il loro impiego per la cessazione del fumo è problematico e non sono noti i danni a lungo termine”.

Ciononostante, l’apertura al dibattito e le evidenze presentate dal prof. Polosa hanno suscitato l’interesse non solo del prof. Blasi ma anche della numerosa platea intervenuta.

Che il fumo causi il cancro è ormai stato dimostrato da centinaia di prove scientifiche e studi di laboratorio. La domanda che oggi gli scienziati invece si pongono è questa: può esserci correlazione anche tra vaping e cancro? No. La risposta dei più importanti scienziati è ancora negativa.

Tutti concordano sulla ormai dimostrata riduzione del danno da fumo a cui si può arrivare passando all’utilizzo di sigarette elettroniche ma l’acceso dibattito internazionale e la diffusione di notizie allarmanti e non totalmente veritiere continua a suscitare dubbi e controversie.

Secondo il prof. Riccardo Polosa: “È improbabile che le elettroniche possano sollevare problemi di salute significativi in normali condizioni d’uso. Gli ex fumatori e i fumatori che intendono svapare hanno il diritto sacrosanto di essere informati correttamente sui reali rischi residui e sui potenziali benefici che possono arrivare dal’utilizzo di dispositivi meno dannosi. Oggi è davvero necessario un approccio spassionato alla ricerca sulla riduzione del danno – ha concluso lo scienziato – dobbiamo smettere sia di minimizzare il rischio relativo sia di esagerare i rischi assoluti“.

“Il fumo mi inganna?”

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Papa Francesco incontrando i giovani ha detto: “Non siate schiavi del telefono”. Limitate l’uso di internet e anche l’uso di droga, alcol e fumo.

Il Vescovo di Acireale, S.E. Mons. Raspanti ha oggi incontrato Gabriella Finocchiaro e parlando di fumo ha spiegato: “Bisogna che i giovani inizino a chiedersi: mi rende felice o mi inganna?”.

Il fumo spiega il Vescovo è: “Una dipendenza che ti porta dentro un cerchio facendoti sentire soddisfatto rispetto alle delusioni del mondo che ti sta intorno. Ma chi sta intorno a te davvero? “

“Il fumo fa davvero il mio bene o mi inganna?” – questo dovrebbero chiedersi i giovani di oggi che iniziano a fumare già in tenera età.

L’appello di Papa Francesco richiama ad una maggiore attenzione alla realtà delle cose, alla vita vera ad una giusta visione del mondo e invita i nostri giovani a condurre una vita in totale pienezza ma senza farsi ingannare dalle dipendenze.

Il presidente di Vapitaly tra gli influenti dello svapo

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A poche settimane da Vapitaly 2019, il presidente del più importante evento del vaping nazionale interviene ai microfoni della Lega Italiana Anti Fumo intervistato dalla giornalista Gabriella Finocchiaro per la rubrica “Gli influenti dello svapo”.

Multe a chi fuma in ospedale

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Non si ferma la prevenzione antifumo da parte delle Forze dell’Ordine. L’ultimo episodio è avvenuto a Napoli dove sono state elevate multe ad alcuni pazienti, familiari e persino ad un medico, tutti sorpresi a fumare nei reparti e nei cortili degli ospedali.

Il blitz contro i trasgressori delle norme antifumo si è svolto  all’ospedale del Mare e Villa Betania, nel napoletano. Le multe,  nel complesso, ammontano a 15.000 euro sanzionati ai familiari dei degenti, ai ricoverati e persino a un medico napoletano sorpreso a fumare nel cortile prospiciente ai locali ospedalieri.

I blitz si sono concentrati nei reparti, lungo i corridoi e per le scale dei 7 piani in cui è strutturato il plesso principale dell’ospedale del Mare e nei locali ospedalieri di Villa Betania oltre alle aree esterne di entrambi i presidi.

Già da tempo anche a Catania, le iniziative “smoke free” avviate dal “Policlinico – Vittorio Emanuele”già dal 2017 , con la collaborazione della Lega Italiana Anti Fumo LIAF e dell’Università degli Studi di Catania hanno già ottenuto importanti risultati ma non abbastanza. I divieti esposti vicino al pronto soccorso e nei reparti di ginecologia e medicina interna hanno ridotto e limitato l’abitudine dei fumatori di fumare vicino le porte d’ingresso dei padiglioni.

Ma non ci siamo ancora – ha detto il responsabile del CPCT – Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico, Pasquale Caponnetto – diversi fumatori si posizionano ancora nelle pertinenze della struttura e i controlli saranno presto avviati

Sono stati posizionati negli scorsi mesi più di duecento cartelli informativi in tutti i reparti della struttura e nelle aree “no smoking” indicate dal Ministero della Salute. I cartelli “Spegnimi”, dedicati alla nota campagna di comunicazione LIAF al quale si ispira il progetto “Policlinico Smoke Free”, indicano per ciascuna patologia il danno causato dal fumo e invitano a rivolgersi al Centro Antifumo etneo diretto dal prof. Riccardo Polosa.

Abbiamo avviato una serie di progetti di ricerca innovativi in ambito di tabagismo e vapagismo che vedranno la massiccia partecipazione di centinaia di fumatori – ha detto il direttore del CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo, prof. Riccardo Polosa – per i quali è previsto un programma di assistenza e consulenza gratuita in tutto il percorso antifumo. Il fumo – ha concluso – è tra le peggiori piaghe al mondo e causa ogni anno più di settanta mila morti solo in Italia. Contrastarlo è dovere di tutti”.

Dunque, attenzione sempre maggiore al rispetto delle regole e soprattutto alla propria salute e a quella degli altri.