giovedì, Novembre 6, 2025
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Sassari, stop al fumo in spiaggia

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Con l’arrivo dell’estate ci si prepara alla prova costume. In molti pensano già alle vacanze e soprattutto sognano un beato riposo accarezzati dal rumore del mare.

Attenzione però a scegliere la spiaggia giusta!!!

Il Comune di Sassari ha redatto un nuovo regolamento sulla gestione dei rifiuti. Il Consiglio ha dato il via libera, con una votazione all’unanimità, al dispositivo che regolerà, dal 1° gennaio 2020, l’intero sistema nell’ambito del territorio cittadino e udite udite:

una delle novità maggiori riguarda il divieto di fumo in tutti gli arenili che ricadono in area comunale di Sassari.

Per i fumatori, si legge nel dispositivo, saranno istituiti appositi spazi. Sono escluse dal provvedimento le sigarette elettroniche. Un divieto che certo fa discutere ma anche riflettere, perché ormai fumare,  è chiaro a tutti fa male!!! 

Anche a Parigi , si sta sperimentando il divieto di fumo nei parchi e nelle piazze con una interdizione temporanea che per ora non prevede alcuna sanzione.

In Italia, questa decisione del comune sassarese di istituire il divieto di fumo nelle spiagge rappresenta una svolta green all’avanguardia che non farà certo piacere ai fumatori più accaniti, emarginati ancora una volta in determinati spazi .

“Il provvedimento viene approvato seguendo la filosofia improntata al rispetto dell’ambiente – spiega il sindaco Nicola Sanna – che deve partire dalle buone pratiche anche in materia di rifiuti “. 

Quanto alle sanzioni amministrative: vanno da un minimo di 25 euro a un massimo di 500 euro a seconda dei casi e della gravità della violazione. 

La domanda è: saranno davvero fatte queste sanzioni?

Il fumo rallenta la guarigione delle fratture

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Il fumo rallenta anche la guarigione delle fratture! A dirlo la Società italiana di Ortopedia e Traumatologia che di recente ha deciso di lanciare un appello per mettere in evidenza gli effetti negativi del fumo in ambito ortopedico.

La nicotina e il monossido di carbonio sono sostanze che portano ad una minore ossigenazione del sangue con conseguenti danni anche sul sistema muscolo scheletrico. Tra le principali complicanze legate al fumo, la Siot evidenzia:

  • maggiore rischio di osteoporosi e un conseguente aumento del numero di fratture;
  • maggiore rischio di infezioni in tutti gli interventi chirurgici ortopedici;
  • più facilità di scollare la protesi dall’osso;
  • rallentamento dei processi riparativi nelle fratture e di guarigione.

L’abitudine al tabagismo può innalzarne significativamente le percentuali che, nei fumatori, possono arrivare sino al 30% – ha detto Francesco Falez, Presidente SIOT – queste complicanze possono manifestarsi nei fumatori, ma anche negli ex fumatori, con una percentuale tra il 40 e il 50% più alta rispetto ai non fumatori, percentuale che risulta molto più elevata nei forti fumatori”. 

Rallentare il processo di guarigione di un intervento ortopedico significa anche aumentare i costi per la Sanità pubblica. Degenze più lunghe equivalgono a costi più alti con l’aggiunta delle conseguenze sociali dovute alla riduzione delle giornate lavorative e della relativa produttività.

Per il prof. Giuseppe Sessa, Ordinario presso l’ Università degli studi di Catania, Direttore della Clinica Ortopedica del Policlinico Vittorio Emanuele past presidente della SIOT: “Un medico ha sempre il dovere di consigliare ad un paziente di smettere di fumare ma nei casi di traumi ortopedici, il consiglio deve diventare una prescrizione. E se il paziente non riesce da solo, dobbiamo consentirgli di accedere a tutte le opportunità offerte dal sistema sanitario per aiutarlo ad uscire dal tabagismo con successo. Risulta fondamentale aumentare la consapevolezza di come il fumo comporti un netto aumento di complicanze in caso di patologie delle ossa e di ricorso alla chirurgia ortopedica”.

Il fumo è anche associato ad un più alto rischio di mal di schiena e di artrite reumatoide, come abbiamo spiegato in un recente articolo.

Riccardo Polosa al congresso di FADOI

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“Le chiacchiere stanno a zero. Parliamo delle stesse strategie da decenni, oggi invece abbiamo strumenti innovativi per lo sdoganamento di stili di vita più sani. Il passaggio al fumo digitale è importante per ridurre il rischio. Questi prodotti non incidono sulle malattie fumo correlate proprio perché non hanno combustione. Non è la nicotina il problema per il cancro al polmone e per la malattie cardiovascolari, tranne che in casi specifici. Per incidere sui 12 milioni di fumatori che dobbiamo far smettere non possiamo più aspettare. Abbiamo già capito che la combustione è il vero problema e allora assicurare la possibilità di accedere a prodotti meno dannosi è il nostro vero dovere”.

Così questa mattina il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, è intervenuto a Firenze al Congresso FADOI della Federazione Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti.

“Smettere di fumare – ha aggiunto Polosa – è il consiglio primario che ogni medico deve dare ai suoi pazienti, siano essi in perfetta salute o affetti da particolari patologie. Questo è il dogma. Da qui però è importante considerare che molti pazienti non riescono a smettere da soli, anche se necessario. Dovere di ogni medico è dunque quello di assicurare l’accesso a tutte le possibilità che possono aiutarlo a smettere, e tra questi vi sono il counselling, la terapia sostitutiva della nicotina e anche l’uso di sigarette elettroniche o riscaldatori di tabacco. La comunità scientifica non è divisa sull’approccio al tabagismo ma su quello che riguarda la riduzione del danno da fumo. Io al CoEHAR ho scelto di applicare il principio della riduzione del danno su progetti di ricerca che afferiscono a 40 docenti di specialità diverse e che si basano su 6 diverse aree di azioni clinica e sociale. Si tratta di una linea di condotta etica che va applicata in ogni settore della medicina. Inoltre, pochi giorni fa nella Regione Marche il principio della riduzione del danno è stato inserito anche nel piano sanitario regionale. Credo proprio che si tratti di un esempio da seguire anche da tutte le altre regioni italiane. Le chiacchiere stanno a zero, procediamo con le azioni concrete”. 

Diabete e fumo: “dovere del medico è assicurare l’accesso a tutte le possibilità utili per smettere”

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Si conclude oggi la due giorni dell’undicesimo congresso regionale “Diabetna 2019” che si è svolto nell’hotel Villa Itria di Viagrande a Catania.

Obiettivo dell’evento è quello di aiutare sia i medici di medicina generale che gli specialisti a mettere in pratica le nozioni teoriche sulle problematiche relative al diabete. Sappiamo che l’abitudine al fumo può aggravare i sintomi della malattia.

Per questo tra i relatori del congresso è intervenuto anche il dott. Davide Campagna, medico di medicina interna del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e specialista esperto in diabete e fumo del CoEHAR dell’Università: “E’ dovere degli operatori sanitari consigliare a tutte le persone affette da diabete la sospensione del fumo di sigaretta convenzionale – ha spiegato il dott. Campagna – le prove dimostrano che il fumo è un importante fattore di rischio per la morbilità e la mortalità cardiovascolare nei pazienti diabetici. Riuscire nell’obiettivo di farli smettere è fondamentale ma è importante assicurare a chi non riesce a smettere da solo la possibilità di usufruire di terapie sostitutive come il counseling antifumo, la terapia sostitutiva della nicotina o l’utilizzo di strumenti alternativi senza combustione come le sigarette elettroniche o i riscaldatori di tabacco“.

Diabetna svolge ormai da anni un ruolo primario nella diffusione delle nuove frontiere scientifiche e cliniche per il riconoscimento diagnostico ed il corretto approccio clinico-terapeutico al diabete.

I libri come strumenti per smettere

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Leggere i libri motivazionali per smettere di fumare può aiutare ad uscire dal tabagismo.

Partecipate ai gruppi social, leggete, comunicate sui vostri profili social di aver iniziato a smettere, scaricate le app e condividete la vostra scelta di cambiare” – questi i consigli forniti dagli esperti LIAF.

Gli strumenti per smettere sono tanti e sebbene alcuni siano più efficaci di altri, è vero che leggere, ad esempio, può essere una mano d’aiuto.

Il metodo proposto in questa nuova intervista si basa sull’esperienza pratica vissuta dall’autore del nuovo libro “Adesso puoi smettere di fumare” scritto da Giuseppe Petrella.

Come nasce l’idea del libro?

Dalla mia storia professionale, che parte dall’esperienza di venditore, per poi passare alla formazione e al conselling antifumo. Anche se non sembra, le cose si sono stranamente collegate nel tempo perché ho aiutato un collaboratore dell’epoca a liberarsi dalla sigaretta grazie a strumenti di coaching. Finita l’esperienza della vendita nel settore assicurativo, ho cercato un’attività inedita e con forte possibilità di espansione e la trovai nel settore dell’antifumo. Devi sapere che odio profondamente il fumo, non ovviamente i fumatori e per questo sono stato indotto a iniziare quella che per 10 anni è stata la mia attività principale: decondizionamento tabagico. Il libro nasce perché mancava un libro così ampio sull’argomento.

Che rapporto ha con la sigaretta convenzionale? 

Nessun rapporto. Ho avuto una esperienza test con la sigaretta in tenera età. Durata credo 20 secondi. Da allora avversione totale. Non sono quindi mai stato fumatore.

La domanda a questo punto , sorge spontanea: Come fai ad aver scritto un libro che aiuta a smettere di fumare se non sai cosa significa?

Rispondo con una domanda: “Uno psicologo deve essere stato pazzo per curare i pazzi?”. Poi magari ci saranno psicologi un pò matti, ma quello è un’altro discorso. Ho studiato molto la psicologia del fumatore, dei tossico dipendenti, perché di questo si tratta anche se non piacerà sentirselo dire, ho incontrato qualche migliaio di fumatori.

Quale il modo più efficace per smettere secondo lei?

Ciò che funziona con una persona potrebbe non avere effetto con un’altra. Bisogna diffidare da chi ti dà certezze, soprattutto quando si parla di dipendenza. Posso dire che il libro fornisce un’ampia varietà di tecniche e strategie da cui tutti i fumatori possono trarre beneficio e avviarsi verso la libertà dalla sigaretta. Il libro non fa smettere, il libro è un libro. Questo in particolare non fa alcun miracolo, come sembra essere accaduto con il suo predecessore scritto da Allen Carr. Non esistono i miracoli in tal senso, esiste l’impegno della persona. Così come si è impegnata a fumare una sigaretta dopo l’altra fino a diventare dipendenza, deve impegnarsi alla liberazione. Non ci sono scorciatoie per nessuno. Impegno da non confondere con “forza di volontà”. Dove c’è dipendenza non “c’è forza di volontà”. Funziona diversamente. Quando il fumatore utilizza questo  è solo come scusa. 

Qual’è il modo più giusto per far si che un libro ti aiuti davvero a smettere?

Per avere un impatto importante sulla riuscita e quindi sulla libertà totale dalla sigaretta bisogna agire su: Psicologia e Corpo. Non sei un fumatore, ma una persona che fuma. Hai un nome che ti identifica, non un comportamento. Non smetti, ma ti liberi. Non sei ex-fumatore, sei un non-fumatore. Sei tu senza altre definizioni. Hai un nome, non sei l’ex di tal dei tali. Fumi perché c’è uno stimolo, una situazione, una sensazione, un’emozione che fa scattare il meccanismo tabagico. Stimolo risposta automatica. Bene, adesso puoi modificarlo. Individua i momenti, le situazioni, i trigger che attivano la risposta. Inizia ad anticiparli a prevederli, anche solo a farci caso. Poni l’attenzione lì dove accadeva automaticamente. Ti accorgerai che subito dopo accade qualcosa, che devi fare qualcosa, prendere la sigaretta. Sentirai anche una sensazione collegata che ti spinge verso la sigaretta. Adesso devi collegare una nuova azione potenziante e farla diventare abitudine. 

E’ possibile smettere con i sostituti della sigaretta?

Si, è possibile e credo possano essere di grande aiuto quando è difficile smettere da soli

Se papà fuma davanti a mamma incinta, c’è più rischio per il feto

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Il fumo nuoce anche se a fumare è papà! A confermarlo un nuovo studio condotto dai ricercatori della Xiangya School of Public Health della Central South University di Changsha.

“Rispetto ai bambini con genitori non fumatori, i figli di uomini che fumano durante la gravidanza hanno un maggiore rischio di difetti cardiaci alla nascita”.

Fumare in gravidanza ha gravi conseguenze per il bambino, a breve, medio e lungo termine. Se la sigaretta costituisce un rischio per la salute prima della gravidanza, il fumo della bionda è ancora più nefasto per il bambino quando è in grembo. 

Jiabi Qin e colleghi hanno analizzato i dati di 125 studi precedenti che complessivamente hanno coinvolto quasi 8,8 milioni di famiglie  in tutto il mondo. Hanno esaminato il fumo delle madri incinte, quello dei padri mentre le loro compagne erano in gravidanza e l’esposizione delle madri al fumo passivo durante la dolce attesa. La maggior parte dei bambini, circa 137,600 coinvolti nello studio, presentavano difetti cardiaci congeniti.

Smettere di fumare in gravidanza non è una scelta ma un obbligo di responsabilità nei confronti della vita che sta per arrivare.

Per i papà che proprio non riescono a smettere, ricordiamo che come ormai più volte esaminato, passare a soluzioni alternative e meno dannose a volte può essere una valida alternativa.

FDA approva la vendita di IQOS in America. Polosa, Tirelli e Beatrice commentano

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La FDA Food and Drug Administration ha autorizzato la vendita negli Stati Uniti D’America del sistema di riscaldamento del tabacco IQOS in seguito alla conclusione del processo di valutazione per l’introduzione nel mercato (Premarket tobacco application – PMTA). 

La decisione dell’Autorità statunitense, che arriva a seguito di un lungo processo di verifica delle evidenze scientifiche in questo campo, ha suscitato l’interesse ed i commenti di alcuni tra i membri più illustri del Comitato Scientifico Internazionale per la ricerca sulla sigaretta elettronica della Lega Italiana Anti Fumo.

A commentare la notizia sono i tre esperti internazionali di riduzione del danno da fumo, impegnati a vario titolo nel mondo della medicina e della ricerca.

Riccardo Polosa

Il prof. Riccardo Polosa direttore del CoEHAR, il primo Centro di Eccellenza per la Riduzione del danno da fumo nato all’interno del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania, ha affermato: “Si tratta di una decisione attesa. I prodotti per la riduzione del rischio sono per definizione meno dannosi delle sigarette convenzionali. Averlo dimostrato con studi di qualità rafforza la mia convinzione che la strada delle nuove tecnologie è l’unica percorribile per risolvere la piaga del tabagismo in tempi rapidi. I dati di popolazione da Inghilterra, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Islanda, Giappone e Corea del Sud dimostrano che promuovere strumenti alternativi alle sigarette convenzionali (es. sigarette elettroniche, prodotti a tabacco riscaldato, etc) può ridurre la prevalenza del tabagismo in maniera sostanziale. Va detto che negli USA l’eccessivo controllo operato dall’FDA potrebbe tramutarsi in un boomerang per la salute pubblica. Il meccanismo di certificazione infatti è molto lungo ed è talmente oneroso che solo le grandi multinazionali del tabacco possono affrontarne i costi. La Tobacco Product Directive (TPD) europea, da questo punto di vista, sembra più equilibrata. Ciò che importa è che bisogna restare concentrati su standard di qualità e sicurezza realistici per accelerare questa grande rivoluzione per la salute pubblica“. 

Umberto Tirelli

Per il prof. Umberto Tirelli, oncologo dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano:“Questo è un dato molto importante per il nostro Ministero della Salute e per gli altri ministeri europei perché, dopo accurate valutazioni scientifiche sulla base della documentazione presentata da Philip Morris, l’FDA ha evidenziato inferiori e più bassi livelli di sostanze tossiche, anche cancerogene, rispetto alle sigarette tradizionali. Questo risponde alla logica del principio di riduzione del danno. Nostro dovere di oncologi continua ad essere quello di far smettere o non iniziare a fumare, ma qualora non si riuscisse o non si volesse smettere bisogna dire che esistono alternative come IQOS, in linea con quanto detto dalla FDA”.

Infine, per il prof. Fabio Beatrice, direttore del Centro Antifumo San Giovanni Bosco di Torino“Il tabagismo induce una dipendenza da nicotina e l’esigenza di fumare risponde a questa dipendenza. Purtroppo a causa del bisogno di inalare nicotina il fumatore si espone ad una fortissima tossicità legata alla combustione. La forte riduzione dell’impatto di queste sostanze nell’aerosol erogato da IQOS è stata accettata da FDA e talune sostanze come acroleina e formaldeide risultano drammaticamente ridotte rispetto al fumo analogico. Non vi è dubbio che una riduzione importante della tossicità abbia un forte significato per il fumatore resistente alla cessazione. Il governo della salute pubblica richiede che si attuino politiche per la cessazione e per il contrasto della dipendenza. Ma per coloro che non desiderano smettere di fumare o che non riescono a farlo neanche se supportati uno switch sul fumo digitale può essere visto come un buon inizio nell’ambito dell’alleanza medico paziente. Su questi aspetti si dovrebbe dibattere, ricercare e formulare proposte nel rispetto dei compiti istituzionali di ciascun organismo”. 

Vaping is not Tobacco! Partecipa alla petizione

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Vaping is not Tobacco è on line! L’iniziativa dei cittadini europei (ICE) è accessibile dal sito https://vapingisnottobacco.eu/it/

Anche LIAF, insieme ad altre associazioni, sostiene la petizione!

E’ possibile esprimere il proprio voto per chiedere una regolamentazione delle sigarette elettroniche più equa e basata sulle evidenze scientifiche. Per firmare la petizione occorre entrare nel sito e inserire i dati personali e gli estremi di un documento d’identità.

L’obiettivo degli organizzatori è di raggiungere 1 milione di firme entro il 19 febbraio 2020. Ogni Paese membro è però vincolato ad un numero minimo di firme: l’Italia deve arrivare a 54.750.

Affinché la petizione possa essere presa in considerazione, occorre che almeno 7 Paesi raggiungano il target. 

E’ davvero importante partecipare. Sappiamo che le sigarette elettroniche sono per il 95% meno dannose rispetto alle sigarette convenzionali. L’utilizzo di questo strumento per smettere di fumare riduce il danno anche in pazienti affetti da particolari patologie come ipertensione arteriosa, diabete e schizofrenia. Smettere è possibile grazie alle elettroniche e i tassi di diminuzione dell’abitudine al tabagismo in Paesi come Inghilterra e Stati Uniti, dove l’uso di ecig è stato promosso come strumento meno dannoso, ne sono la dimostrazione tangibile.

L’iniziativa europea voluta anche dal presidente di Vapitaly, Mosè Giacomello, si prefigge di “abrogare l’articolo 20 della direttiva 2014/40/UE e sostituirlo con una normativa su misura, basata su prove scientifiche, in linea con il funzionamento del mercato interno, che distingua i prodotti del fumo elettronico dai prodotti del tabacco e dai prodotti farmaceutici; garantire una nuova legislazione basata sul rispetto obbligatorio di norme rigorose in materia di qualità, sicurezza e fabbricazione dei prodotti, nonché su pratiche commerciali responsabili che garantiscano la tutela dei giovani; la politica in materia di fumo elettronico dovrebbe promuovere l’innovazione e garantire che i fumatori e gli utenti delle sigarette elettroniche abbiano informazioni chiare e accesso ad alternative senza tabacco meno nocive”

Oltre alla petizione, sul sito è presente una sezione attraverso cui poter contattare il candidato del proprio territorio alle elezioni europee.

Legge sulla riduzione del danno: la Regione Marche non sarà l’unica

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Dopo un iter che ha visto scontrarsi le alte sfere del Ministero della Salute con quelle della Regione Marche, ieri il Consiglio dei Ministri ha finalmente detto Stop alle controversie. La cosiddetta Legge Carloni per il contrasto al tabagismo nelle Regione Marche andrà avanti. Il governo regionale dovrà adesso attuare in breve tempo un piano per la lotta al tabagismo secondo quanto previsto dalla norma.

All’articolo 1 del nuovo testo normativo si legge: “La Regione sostiene gli interventi di prevenzione, di assistenza e supporto alle disassuefazioni dal tabagismo di comprovata efficacia in accordo con le indicazioni delle linee guida internazionali e nazionali e con i metodi della medicina basata sulle evidenze, anche riconoscendo il principio di riduzione del danno“.

Stamane, commentando la notizia, il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, il primo centro di ricerca internazionale per la riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania ha affermato:

“Al Ministeroè arrivato l’uovo con la sorpresa del principio della riduzione del danno. Con la sua diffusione, in America la vendita di sigarette è scesa del 9%, in Inghilterra ci sono stati 1 milione di fumatori in meno e in Nuova Zelanda è stata addirittura avviata una campagna per incoraggiare i fumatori a passare al vaping. Insomma – ha continuato Polosa – è una scia rivoluzionaria che sta conquistando il globo e che riscontra, in tutti i paesi in cui è diffusa, un netto calo del numero di fumatori.

Per questo, sono convinto che la Regione Marche non sarà l’unica. Basterà vedere i primi dati di cessazione per far partire anche il resto delle altre regioni italiane.

I governi che fanno dello svapo un modello di salute pubblica innovativo (e liberale) riscontrano una accelerazione nella riduzione del tabagismo che non ha precedenti e il ricorso al principio di precauzione, o si smette o nulla, non è realisticamente da considerare.

La mente umana non è bianca o nera, agisce su impulsi e sfumature diverse che vanno considerate.

Public Health England, Royal College of Physicians e persino il National Academy of Science hanno pubblicato report ufficiali con i quali si evince chiaramente che le e-cig sono almeno il 95% meno dannose delle sigarette convenzionali.

 Adottare politiche di salute pubblica in grado di associare il counselling antifumo alla promozione di strumenti meno dannosi come le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato potrebbe davvero salvare milioni di vite nel mondo. E la rivoluzione è ormai in corso

La sigaretta elettronica non fa venire il cancro

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Si muore per il catrame non per la nicotina ed è per questo che le sigarette elettroniche non fanno venire il cancro” – ha aperto cosi il suo intervento nell’Istituto Clinico Humanitas di Milano il prof. Riccardo Polosa.

Nell’ambito dei Grand Rounds Humanitas Cancer Center, una serie di incontri tematici che proprio il tempio dell’oncologia nazionale sta promuovendo nella stessa sede e che sono rivolti a medici ed esperti di oncologia si è tenuta la Lecture dal titolo: “Nuove prospettive nella lotta al tabagismo e gestione delle malattie correlate: focus su sigarette elettroniche e riduzione del danno“.

Al tavolo dei relatori il Prof. Riccardo Polosa direttore del CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania ed il Prof. Francesco Blasi dell’Università di Milano. A moderare la discussione, il prof. Marco Alloisio, Responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica di Humanitas.

Polosa e Blasi sono noti per le loro differenti posizioni sui rischi legati all’uso delle elettroniche. Per il prof. milanese: “il loro impiego per la cessazione del fumo è problematico e non sono noti i danni a lungo termine”.

Ciononostante, l’apertura al dibattito e le evidenze presentate dal prof. Polosa hanno suscitato l’interesse non solo del prof. Blasi ma anche della numerosa platea intervenuta.

Che il fumo causi il cancro è ormai stato dimostrato da centinaia di prove scientifiche e studi di laboratorio. La domanda che oggi gli scienziati invece si pongono è questa: può esserci correlazione anche tra vaping e cancro? No. La risposta dei più importanti scienziati è ancora negativa.

Tutti concordano sulla ormai dimostrata riduzione del danno da fumo a cui si può arrivare passando all’utilizzo di sigarette elettroniche ma l’acceso dibattito internazionale e la diffusione di notizie allarmanti e non totalmente veritiere continua a suscitare dubbi e controversie.

Secondo il prof. Riccardo Polosa: “È improbabile che le elettroniche possano sollevare problemi di salute significativi in normali condizioni d’uso. Gli ex fumatori e i fumatori che intendono svapare hanno il diritto sacrosanto di essere informati correttamente sui reali rischi residui e sui potenziali benefici che possono arrivare dal’utilizzo di dispositivi meno dannosi. Oggi è davvero necessario un approccio spassionato alla ricerca sulla riduzione del danno – ha concluso lo scienziato – dobbiamo smettere sia di minimizzare il rischio relativo sia di esagerare i rischi assoluti“.