martedì, Giugno 17, 2025
Home Blog Pagina 13

Cochrane: ecig più efficaci delle terapie sostituire della nicotina

0
Cochrane ecig

Una revisione Cochrane ha trovato le prove fino ad ora più certe che le sigarette elettroniche, note anche come “svapo”, aiutino le persone a smettere di fumare meglio delle tradizionali terapie sostitutive della nicotina, come cerotti e gomme da masticare.

Oggi, una nuova pubblicazione nella Cochrane Library, sottolinea che esistono prove ad elevato grado di certezza che è più probabile che le persone smettano di fumare per almeno sei mesi usando sigarette elettroniche alla nicotina, o “vaping”, piuttosto che usando terapie sostitutive della nicotina, come cerotti e gomme alla nicotina.

Le prove hanno anche suggerito che le sigarette elettroniche alla nicotina hanno portato a tassi di abbandono più elevati rispetto alle sigarette elettroniche senza nicotina, ma sono meno i dati disposizione per quest’ultima analisi.

La revisione Cochrane aggiornata include 78 studi su oltre 22.000 partecipanti, un’aggiunta di 22 studi dall’ultimo aggiornamento nel 2021.

Il fumo è un problema di salute mondiale significativo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2020, il 22,3% della popolazione mondiale ha consumato tabacco, nonostante lo stesso uso abbia ucciso fino alla metà dei suoi consumatori. Smettere di fumare riduce il rischio di cancro ai polmoni, attacchi di cuore e molte altre malattie. Sebbene la maggior parte delle persone che fumano voglia smettere, molti trovano difficile farlo in modo permanente. I cerotti e le gomme alla nicotina sono metodi sicuri, efficaci e ampiamente utilizzati per aiutare le persone a smettere.

I dati della revisione hanno mostrato che se sei persone su 100 smettessero usando la terapia sostitutiva della nicotina, da otto a dodici smetterebbero invece usando sigarette elettroniche contenenti nicotina. Ciò significa che da due a sei persone in più su un campione di 100 potrebbero potenzialmente smettere di fumare con sigarette elettroniche contenenti nicotina.

Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR ha cosi commentato: “Come abbiamo affermato molti anni fa, si prevede che la rapida innovazione nelle tecnologie dell’ecig migliorerà progressivamente il tasso di sostituzione delle sigarette. Il miglioramento delle prestazioni/qualità dei prodotti di svapo è stato la causa del progressivo aumento dei tassi di cessazione. La revisione Cochrane del 2022 sta solo catturando questa tendenza positiva e la mia previsione è che i futuri Cochranes mostreranno tassi di cessazione sempre più grandi“.

Il dottor Jamie Hartmann-Boyce, professore associato presso l’Università di Oxford, editore del Cochrane Tobacco Addiction Group e autore della nuova pubblicazione, ha dichiarato:“Le sigarette elettroniche hanno generato molti malintesi sia nel mondo della salute pubblica che nella stampa popolare sin dalla loro introduzione oltre un decennio fa.

Questi malintesi scoraggiano alcune persone dall’usare le sigarette elettroniche come strumento per smettere di fumare. Fortunatamente, sempre più prove stanno emergendo e forniscono ulteriore chiarezza. Con il supporto di Cancer Research UK, cerchiamo ogni mese nuove prove come parte di una revisione sistematica vivente. Identifichiamo e combiniamo le prove più forti dagli studi scientifici più affidabili attualmente disponibili”.

Negli studi che confrontavano le sigarette elettroniche alla nicotina con il trattamento sostitutivo della nicotina, gli effetti collaterali significativi erano rari. Nel breve-medio termine (fino a due anni), le sigarette elettroniche alla nicotina causavano in genere irritazione alla gola o alla bocca, mal di testa, tosse e nausea.

Tuttavia, questi effetti sembravano diminuire nel tempo.

La dott.ssa Nicola Lindson, docente di ricerca universitaria presso l’Università di Oxford, caporedattore del Cochrane Tobacco Addiction Group e autrice della pubblicazione, ha dichiarato:

Le sigarette elettroniche non bruciano il tabacco; e come tali non espongono gli utenti allo stesso complesso mix di sostanze chimiche che causano malattie nelle persone che fumano sigarette convenzionali. Le sigarette elettroniche non sono esenti da rischi e non dovrebbero essere utilizzate da persone che non fumano o non sono a rischio di fumo. Tuttavia, le prove dimostrano che le sigarette elettroniche alla nicotina comportano solo una piccola frazione del rischio del fumo. Nella nostra recensione, non abbiamo trovato prove di danni sostanziali causati dalle sigarette elettroniche contenenti nicotina quando utilizzate per smettere di fumare. Tuttavia, a causa dell’esiguo numero di studi e della mancanza di dati sull’uso a lungo termine di sigarette elettroniche contenenti nicotina – utilizzo per più di due anni – rimangono interrogativi sugli effetti a lungo termine”.

I ricercatori concludono che sono necessarie ulteriori prove, in particolare sugli effetti delle nuove sigarette elettroniche con una migliore erogazione di nicotina rispetto a quelle precedenti, per aiutare più persone a smettere di fumare. Sono necessari anche dati a più lungo termine.

Michelle Mitchell, amministratore delegato di Cancer Research UK, ha dichiarato:pastedGraphic.png

Accogliamo con favore questo rapporto che si aggiunge a un numero crescente di prove che dimostrano che le sigarette elettroniche sono uno strumento efficace per smettere di fumare. Sconsigliamo vivamente a chi non ha mai fumato di utilizzare le sigarette elettroniche, in particolare i giovani. Questo perché sono un prodotto relativamente nuovo e non conosciamo ancora gli effetti sulla salute a lungo termine. Mentre gli effetti a lungo termine dello svapo sono ancora sconosciuti, gli effetti dannosi del fumo sono indiscutibili: il fumo provoca circa 55.000 decessi per cancro nel Regno Unito ogni anno. Cancer Research UK sostiene una regolamentazione equilibrata basata sull’evidenza sulle sigarette elettroniche da parte dei governi del Regno Unito che massimizza il loro potenziale per aiutare le persone a smettere di fumare, riducendo al minimo il rischio di assorbimento tra gli altri”.

Dal comunicato stampa di Cochrane

Qui il report completo

Censis: gli italiani fumano ancora, ma pensano che le elettroniche siano meno dannose

0

Articolo di Melania Torrisi

Nonostante l’informazione “fai da te” la maggior parte degli utilizzatori di sigarette tradizionali è convinto che i prodotti nuovi, “smoke free” facciano meno danni alla salute. Ma cosa ci dice il primo rapporto del Censis sul fumo di sigaretta e prodotti senza combustione?

Il focus dell’indagine ha coinvolto ben 1300 utenti italiani dai 18 anni in su e ha riguardato, da un lato il rapporto tra innovazione e sostenibilità, dall’altro il processo di metamorfosi del rapporto tra cittadini e sigarette tradizionali o prodotti senza combustioni. 

La Responsabile dell’Area Welfare e Salute del Censis, Ketty Vaccaro, sottolinea che l’indagine svolta per il 2021 ha voluto indagare sull’opinione e sulle conoscenze dei nuovi prodotti da una parte e la percezione su tutti i prodotti da fumo dall’altra. Il target a cui ci si è rivolti può essere poi individuato ed analizzato attraverso due fasce: la prima che comprende i fumatori abitudinari di lungo corso, che vanno dai 20 ai 30 anni di fumo; la seconda ingloba quelli tradizionali, che hanno oltre i 64 anni di età, e che in maggioranza sono donne, le quali sembrano preferire le classiche sigarette ai prodotti senza combustione, di cui ne usufruiscono di più gli uomini. 

La percezione del rischio segue il trend graduato della pericolosità dei dispositivi presi in analisi. Oltre la metà della popolazione sondata pensa che i prodotti senza combustione siano meno pericolosi delle classiche sigarette, ma in realtà questi vengono percepiti come utili per smettere progressivamente di fumare. 

Giorgio Vittadini, della Fondazione per la Sussidiarietà sostiene che “I piaceri, entro certi limiti, sono positivi” e che “Stare da soli fa fumare di più” sottolineando così la centralità dei comportamenti individuali e la dannosità e la gravità della frequenza. 

Ma perché si fuma e si inizia a fumare? 

“Purtroppo, su coloro che dovrebbero smettere di fumare dobbiamo convenire che soltanto il 10% ci riesce. La lotta che il medico compie deve essere quella dell’abolizione totale del fumo, perché questo è il nostro ideale, anche se non sempre gli ideali si raggiungono. Molto spesso, anche in altri campi come nella gestione dell’ipertensione, del colesterolo o del diabete, non riusciamo a raggiungere i target che ci siamo proposti. Quindi non vedo perché non si debba quantomeno valutare l’ipotesi di una riduzione del rischio, attraverso strade che aspettano il nostro lavoro per una dimostrazione clinica efficace e che riducono le componenti tossiche. Dalla ricerca Censis emerge che del 20% che è passato ai prodotti smoke free un 4-5% è poi riuscito a smettere; quindi, potrebbe essere una via da prendere in considerazione, certamente da non demonizzare”. 

Queste sono le parole del Presidente di Fondazione Fadoi, Andrea Fontanella, riportate da AdnKronos, a margine della presentazione al Cnel del primo Rapporto Censis su fumo di sigaretta e prodotti senza combustione in Italia. 

Ciò che emerge è che tutti i fumatori intervistati riferiscono che almeno una volta il medico ha detto loro di smettere, in alcuni casi di ridurre il fumo, però solo il 7% è stato indirizzato a un centro antifumo. L’informazione al riguardo dovrebbe essere potenziata, anche tramite i new media, così da poter prendere in considerazione tutte le fasce d’età. Inoltre, bisognerebbe cercare di dare concretezza all’ipotetico desiderio di concludere il rapporto con le sigarette, anche tramite il passaggio a prodotti smoke free, che indica proprio questa intenzione: avere un prodotto che fa meno male e aiuta a smettere. Essere, dunque, indirizzati su strategie di riduzione del danno ed avere un giusto sostegno potrebbe salvare qualche vita in più.

Motore Sanità: Harm Reduction come strategia di salute pubblica

0

Dal Comunicato stampa di Motore Sanità

Il fumo nuoce gravemente alla salute, eppure i fumatori in Italia sono 12,4 milioni: il 24,2% della popolazione (Campania, Umbria e Abruzzo sono le regioni dove si fuma di più).

Gli uomini fumano di più tra i 25 e i 44 anni, le donne fumano maggiormente tra i 45 ed i 64 anni. Tra i maschi il 25,6% di chi fuma supera le 20 sigarette al giorno, mentre le grandi fumatrici donne sono circa 13,4%.

Inoltre, nell’ultimo anno si è registrato un aumento di 800 mila unità rispetto al dato del 2019, che trova spiegazione anche nell’effetto pandemia Covid, visto che rispetto al 2021, nel 2022 si osserva una diminuzione di due punti percentuali della prevalenza del fumo di sigaretta. 

Il Ministero della Salute stima in 93 mila all’anno i decessi dipendenti dal fumo in Italia e questi dati hanno riportato all’attenzione degli studiosi e dei media la questione del fumo di sigaretta. Si è dibattuto di questo durante l’evento: RIDUZIONE DEL RISCHIO COME STRATEGIA DI SALUTE PUBBLICA NELL’ELIMINAZIONE DEL FUMO DI SIGARETTA, realizzato da Motore Sanità

Così Umberto Tirelli, Direttore Sanitario e Scientifico Clinica TIRELLI MEDICAL Group, Past Primario Oncologo Istituto Nazionale Tumori di Aviano: “Il fattore di rischio più importante per i tumori è il fumo delle sigarette, che bruciano e che emettono 60-70 sostanze cancerogene. 

Non è la nicotina la principale causa delle malattie correlate, ma le sostanze cancerogene che ci sono nel fumo delle sigarette che bruciano. Smettere di fumare e non iniziare è sempre la soluzione migliore, ma smettere per molti è difficile, per questi fumatori passare a prodotti privi di combustione – come viene suggerito in Gran Bretagna e in Nuova Zelanda dalle autorità sanitarie perché ritenuto potenzialmente meno dannoso – sarebbe consigliabile rispetto a continuare a fumare sigarette. 

È un dato di fatto che in Italia ci sono milioni di fumatori che non vogliono o che non riescono a smettere”, conferma Riccardo Polosa, Professore Ordinario Medicina Interna, Direttore Scuola di Specializzazione Reumatologia e Fondatore e Direttore Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo  Università degli Studi di Catania – Direttore UOC Medicina Interna e d’Urgenza, AOU “Policlinico-V. Emanuele”, Catania, Fondatore CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo ).

Non accettano di essere medicalizzati per via della loro abitudine tabagica. In Italia, ancora oggi, non abbiamo una politica sanitaria che si prenda carico di queste persone. La riduzione del rischio rappresenta la soluzione, un’opportunità straordinaria di cambiamento e di accelerazione in termini di salute individuale e pubblica. 

Ritengo grave insistere nel nascondere ai cittadini le reali opportunità offerte dagli strumenti a potenziale rischio ridotto, addirittura additandoli come pericolosi al pari delle sigarette convenzionali. Bisogna smetterla di enfatizzare i rischi senza considerarne i benefici. L’Italia deve riaccendere i riflettori sulla sensibilizzazione antifumo, integrando il principio di precauzione con quello del rischio ridotto”. 

Fabio Beatrice, Primario Emerito di Otorinolaringoiatria a Torino, Fondatore del Centro Antifumo Ospedale SG. Bosco di Torino e Direttore Scientifico del Board di MOHRE, ha portato l’attenzione sui Centri Antifumo, considerati “l’approccio migliore del Sistema Sanitario nella lotta al fumo di sigaretta”, ma questi sono diminuiti e “attualmente sono 223. La Regione con più Centri Antifumo è il Piemonte. Purtroppo l’affluenza nei Centri Antifumo è molto bassa e i fumatori che tendono a cercare di smettere da soli in gran parte falliscono.

Inoltre non riesce a smettere oltre il 50% dei fumatori che si rivolge ai Centri Antifumo, pur in osservanza delle linee guida. Si ritiene che sia necessario interrogarsi sugli insuccessi, rivedendo più in generale le politiche di contrasto al tabagismo e le politiche di prevenzione per prevenire l’iniziazione delle nuove generazioni”.

Purtroppo, la cessazione del fumo tende ad essere vista come un problema personale, legato alla sola forza di volontà. Parola di Fabio Lugoboni, Direttore USO Medicina delle Dipendenze AOU Integrata Verona, Professore Psichiatria e Docente Scuola di  Specializzazione di Psichiatria e Medicina Interna, Università di Verona. Il fumo è invece una dipendenza legalizzata, e necessita di supporto e terapia specifici, pena un’alta percentuale di insuccesso”, ha detto Lugoboni. 

Gli auto-tentativi tendono a fallire nell’80% dei casi entro la prima settimana. Ogni medico, ogni operatore di salute deve fare la sua parte, ma questo non sta accadendo, anche perché in Italia fuma un medico su 4, contro il 3% di medici fumatori di Gran Bretagna e USA”.

Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Economia Politica e Presidente della Società Italiana di Heatlh Technology Assessment, ha aggiunto “È inoltre necessario far comprendere ai decisori i costi del fumo di sigaretta sostenuti dal sistema nel suo complesso, in termini di ricoveri, visite specialistiche e test diagnostici, disabilità e perdita di produttività. Sarebbe quindi ideale creare uno studio che analizzi a 360° il risparmio economico se i fumatori passassero completamente ai sistemi smoke free.”

Ha inoltre partecipato alla tavola rotonda, portando i saluti istituzionali, il Senatore Francesco Zaffini, Presidente della Commissione affari sociali e sanità del Senato che ha affermato “è opportuno vagliare la strategia di riduzione del danno, insieme ad una più ampia strategia di prevenzione delle dipendenze”. 

Elettroniche usa e getta tra i giovani: un trend da capire e fermare

0
Stati Uniti
Stati Uniti

I dati mostrano che dispositivi elettronici usa e getta a rilascio di nicotina stanno riscuotendo ampio successo tra i più giovani: i dati sul consumo giovanile però devono essere letti alla luce della tendenza generale e dei dati di diffusione del tabagismo tra gli adolescenti, ancora troppo alti.

Il boom delle sigarette elettroniche tra i giovani è un fenomeno che deve essere osservato e monitorato attentamente: ultima in ordine di tempo, la moda che spopola tra gli adolescenti è quella delle sigarette elettroniche usa e getta, ovvero piccoli dispositivi che consentono circa 600-700 puffate, alla fine delle quali, le usa e getta possono essere smaltite (il come farlo è un altro tema da affrontare, e lo faremo).

L’aumento del consumo adolescenziale ha comunque iniziato a preoccupare gli esperti che ritengono questi dispositivi piccoli, facili da maneggiare e con diversi colori e aromi particolarmente pericolosi per i giovani consumatori, portando a sostegno delle proprie teorie alte percentuali di consumo e di dipendenza.Purtroppo, però, si parla di una categoria particolarmente a rischio e influenzabile: lo stesso campione di giovani che un tempo fumava e, per imitazione o per distinzione dal gruppo, aveva accesso ai pacchetti di sigarette è attratto oggi anche dai dispositivi di nuova generazione che, seppur meno dannosi, devono comunque essere vietati ai minori. 

Il punto è, come spiega bene il direttore del CoEHAR, prof. Giovanni Li Volti: “Partiamo dall’assioma che il vaping giovanile è e rimane sempre assolutamente sconsigliato, un fenomeno che dobbiamo fermare immediatamente, così come il fumo di sigaretta. L’accesso a dispositivi elettronici (usa e getta o no) per i giovani sotto i 18 anni deve essere monitorato e vietato. Come? Aumentando le restrizioni e promuovendo una cultura della salute nelle fasce di età scolastica, scoraggeremmo i comportamenti che posso instaurare una nuova dipendenza“.

Se parliamo di dati scientifici, però, bisogna anche sottolineare che sono ormai diverse le pubblicazioni che hanno sviscerato il tema del consumo giovanile: sebbene siano necessari studi sia nel breve che nel lungo termine per valutare effettivamente se l’abitudine allo svapo tra i più giovani possa avere conseguenze dirette di salute e di dipendenza in età adulta, analizzando i dati sul vaping giovanile in America si osserva come negli ultimi anni, a partire dal picco del 2019, assistiamo ad un trend in costante diminuzione. E, analogamente, nello stesso periodo sono diminuiti drasticamente i tassi di fumo tra la popolazione.

Due osservazioni preliminari che suggeriscono come l’avvento di dispositivi elettronici sia riuscito ad arginare parzialmente l’utilizzo di sigarette combuste. L’abitudine allo svapo tra giovani però va analizzata, non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi: ovvero valutare la durata e la tipologia di utilizzo e monitorare se l’utilizzo intermittente sia foriero di problemi di salute una volta raggiunta l’età adulta. 

Fermo restando che è ormai smentita l’asserzione per cui lo svapo sia un precursore del fumo combusto, poiché gli stessi ragazzi che avrebbero approcciato, per imitazione o desiderio di trasgressione, la sigaretta, ora provano quelle elettroniche, l’allarme sul fumo rimena ancora alto tra i giovani.

Secondo i dati di uno studio italiano del 2021, in un campione di 382 soggetti tra i 18 e i 34 anni di età, la prevalenza del fumo era del 25%, una percentuale staticamente maggiore è stata poi osservata tra chi consumava caffè o bevande alcoliche. Solo il 7% utilizzava ecig: dati che dimostrano come i giovani italiani ancora indugino in comportamenti dannosi per la salute, moto più elevati rispetto al campione di ragazzi che utilizzano le sigarette elettroniche. 

In merito all’uso di ecig ai sali di nicotina, una ricerca americana più recente, del 2022, conclude  che i fumatori che passano alle sigarette elettroniche con i pod ricaricabili mantengono inalterati i livelli di nicotina e riescono al contempo a trasferire la propria dipendenza, eliminando l’uso di sigarette combuste.

In conclusione, spiega Li Volti: “I dati dimostrano che l’abitudine tabagica è ancora notevolmente eradicata tra i giovani e che, sebbene si debba monitorare attentamente l’abitudine allo svapo, si è ancora in tempo per invertire la tendenza, investendo in politiche adatte alla fascia di età di riferimento che possano fermare questa nuova tendenza“.

Per quanto riguarda i sistemi usa e getta, sono necessarie studi per valutare l’utilizzo nel breve e lungo termine a livello di salute, ma, sicuramente, non si hanno dati certi che possano indicare una direzione o l’altra come più probabili. Il problema dei sistemi usa e getta dovrebbe riguardare attentamente il possibile smaltimento e l’impatto ecologico, oltre che essere oggetto di una regolamentazione più stringente per evitare che diventino una moda tra gli adolescenti

Nuove frontiere nell’assistenza a persone affette da schizofrenia: il fumo per loro ha effetti devastanti

0
schizofrenia ecig tutto chiede salvezza

Catania, 14 Novembre 2022 – Secondo un’analisi qualitativa che ha coinvolto il personale sanitario responsabile di accompagnare pazienti affetti da schizofrenia nei percorsi terapeutici, la dipendenza tabagica è altamente dannosa e diffusa tra i pazienti affetti da tali disturbi: medici, psicologi e personale sanitario in generale hanno una visione positiva degli strumenti senza combustione, ritenuti eccellente sostituto al fumo

Per tutti i fumatori smettere di fumare è un percorso duro e difficile ma per i pazienti affetti da schizofrenia “fumare” è a volte un “bisogno vitale” come “una fame continua e costante di sigarette” che difficilmente può essere saziata completamente.

In questo contesto, la sigaretta per i pazienti acquisisce un valore imprescindibile: fumare scandisce la quotidianità, rappresentando momenti di condivisione e socializzazione.

La persona affetta da disturbo dello spettro della schizofrenia, che spesso si sente esclusa e non accettata dalla società, cerca di attuare delle pratiche comportamentali socialmente accettabili per sentirsi più vicina a coloro che la circondano.

La sigaretta diventa così il mezzo attraverso il quale è possibile manifestare una maggiore vicinanza nei confronti del gruppo sociale, nonché un modo per raggiungere uno stato di calma e di concentrazione.

Lo racconta bene la nuova serie di Netflix “Tutto chiede salvezza” diretta da Francesco Bruni e tratta dal romanzo dall’omonimo titolo di Daniele Mencarelli, vincitore del premio Strega Giovani 2020.

Daniele, Nina, Madonnina, sono solo alcuni dei protagonisti di questa serie (interpretata tra gli altri da Federico Cesari, Ricky Memphis, Lorenzo Renzi, Andrea Pennacchi, Filippo Nigro e Carolina Crescentini) che racconta il periodo di ricovero in TSO (trattamento sanitario obbligatorio) di un giovane ventenne alle prese con disturbi e disagi personali che “richiedono salvezza”. 

Storie diverse accomunate da una dipendenza, ben analizzata in tutta la serie, che è quella da fumo di sigaretta. Una sigaretta regalata da Pino (l’infermiere), rubata, donata, cercata in ogni modo nel tentativo malsano di trovare pace è l’elemento che congiunge quasi tutti i protagonisti nel percorso di trovare pace. La stessa pace che “Madonnina” (uno dei protagonisti) trova in una scena importante del film che richiama al paradosso legato alla dipendenza da fumo “dammi pace”, ma con una sigaretta.

Purtroppo, l’alto consumo di sigarette ha effetti devastanti sulla salute dei pazienti, molto spesso non in grado di comprendere pienamente quanto il consumo elevato incida sulla loro salute: rispetto ai dati sulla popolazione generale, la dipendenza da sigarette è molto più diffusa tra i pazienti con tali problematiche.

Secondo uno studio pubblicato da Callaghan, le condizioni patologiche derivate dal fumo di tabacco comprendevano circa il 53% di tutte le morti nel campione considerato di pazienti affetti da tale patologia.

Una popolazione a rischio, spesso lasciata ai margini della società e affidata alle mani di operatori sanitari e medici di specifiche comunità terapeutiche, che hanno il gravoso compito di affiancare i pazienti non solo nei percorsi terapeutici, ma di indirizzarli anche nelle loro scelte di vita e di salute, cercando di fare breccia in un mondo estremamente solitario e alienante. 

Qual è dunque la percezione dei professionisti del settore sanitario nei confronti del fumo e quali sono le soluzioni efficaci che potrebbero aiutarli con i pazienti affetti da disturbi dello spettro della schizofrenia?

All’interno di setting psicoriabilitativi, i ricercatori del CoEHAR hanno condotto una ricerca qualitativa pubblicata sulla rivista internazionale Healthcare dal titolo Smoking addiction in patients with Schizophrenia Spectrum Disorders and its perception and intervention in Healthcare Personnel assigned to psycho-rehabilitation programs: A Qualitative Research

E’ stato possibile comprendere l’interazione tra fumo di sigaretta e comportamento dei pazienti e le ripercussioni in termini di qualità di vita.

Inoltre, è stato somministrato anche un questionario sull’utilità delle sigarette elettroniche come sostituto delle sigarette tradizionali.

Tutti i partecipanti hanno confermato l’impatto dannoso del fumo e le sue implicazioni negative, quali dita ingiallite e odore persistente e sgradevole su vestiti e nelle stanze, senza considerare effetti secondari particolarmente spiacevoli, come i mozziconi spesso causa di bruciature su vestiti, lenzuola, tende e divani.

E’ emerso inoltre come i pazienti abbiano poca resistenza fisica, siano molto stanchi durante la giornata e riportino fastidi collegati al fumo, come nausee e mal di testa.

Ma il dato più significativo riguarda la percezione dei pazienti sull’accendersi una sigaretta: purtroppo, non vi è una piena comprensione della quantità di sigarette fumate e dei danni che queste causano al fisico, aumentando esponenzialmente le chance di sviluppare patologie gravi, quali tumori e condizioni respiratorie debilitanti. 

Sebbene dalle interviste non sia emersa alcuna correlazione tra il fumo e un peggioramento dei sintomi della schizofrenia, si è rilevato che molti pazienti dimostrano alti livelli di dipendenza, maggiori rispetto ai tassi di diffusione nella popolazione generale. 

È emerso anche che la voglia di fumare cresce in periodi o momenti in cui il desiderio di nicotina è più alto, spesso coincidenti con stress, cambi di stagione o modifiche nelle terapie farmacologiche.

Sorprendentemente, nonostante nel nostro paese manchi una regolamentazione specifica nei confronti delle e-cig all’interno di percossi di cessazione o di percorsi terapeutici, tra gli operatori sanitari intervistati il giudizio rimane generalmente positivo: le sigarette elettroniche sono un ottimo sostituto del fumo tradizionale, non producendo cattivi odori, riducendo i problemi legati alla resistenza e non comportando fastidiosi effetti secondari, come bruciature di vestiti e lenzuola.

Aiutare queste persone a smettere o ridurre di fumare è un processo complesso e difficoltoso ma le nuove tecnologie possono cambiare la loro vita – afferma il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – alcune delle strategie riportate dagli intervistati si concentrano sull’aiutare i pazienti a focalizzarsi su altro, attraverso momenti ricreativi o attività come dipingere o camminare, che aiutano a distrarsi”.

Secondo Pasquale Caponnetto primo autore dello studio, professore di Psicologia clinica del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania e membro del CoEHAR, per le persone non motivate a smettere: “L’uso di prodotti a basso rischio, come ad esempio sigarette elettroniche, associato a supporto psicologico basato sul colloquio motivazionale, può rappresentare una nuova frontiera nel promuovere health empowerment in questa popolazione fragile e non motivata a smettere. Nonostante permangano le perplessità in merito agli effetti prolungati dell’utilizzo dell’elettronica, gli intervistati ritengono che siano sicuramente meno dannose delle sigarette convenzionali e che siano validi sostituti a basso rischio per la salute”.

Smettere di fumare entro i 35 anni riduce il rischio di morte del 90%

0

Articolo di Melania Torrisi

“Il fumo uccide”, un’affermazione che fin dalla giovane età amici o genitori ci hanno ripetuto almeno una volta nella vita, ma la ricerca statunitense comporta una svolta specialmente per gli under 35. 

La sigaretta, che contiene circa 5.000 sostanze dannose, si trasforma da un gioco ad un’abitudine condizionando la quotidianità della maggior parte degli esseri umani. I danni provocati da quest’ultima al nostro organismo sono irreversibili, non solo sull’apparato respiratorio, ma anche sul sistema cardiocircolatorio, determinando un deterioramento dei vasi sanguigni, ictus o ancora insufficienza cardiaca e aneurisma aortico.

In base a studi recenti è stato scoperto che smettere di fumare entro i 35 anni potrebbe ridurre il rischio di morte prematura.

L’analisi sviluppatasi dal Gennaio 1997 al Dicembre 2018, che vede protagonisti l’American Cancer Society di Atlanta, il Dipartimento di Nuffield dell’Università di Oxford e l’UKM Medical Molecular Biology Institute della Malesia, ha messo a confronto il tasso di mortalità e il vizio del fumo di un campione di popolazione di 550mila americani di età compresa tra i 25 e gli 84 anni. Questa ha rivelato che, durante il periodo di monitoraggio, i decessi verificatesi ammontano a ben 75mila, circa il 13,7% del totale del pubblico preso in considerazione. Per coloro, invece, che hanno deciso di interrompere questo comportamento, il dato risulta essere pari al 2,80% rispetto a chi non ha mai iniziato. 

In questa ricerca, il fumo viene associato a una mortalità sostanzialmente maggiore tra fumatori attuali di sesso femminile e maschile rispetto a quella dei non fumatori, ma cessare di fumare comporta dei rischi sostanzialmente invertiti per tutti i gruppi presi in esame.

Infatti, dire addio definitivamente alla sigaretta prima dei 45 anni farebbe si che il trend del tasso di letalità venga ridotto di circa il 90% rispetto a quello del fumatore duraturo; per quanto concerne la fascia che comprende l’età tra 45-65 anni l’abbassamento sarebbe, invece, di circa il 66% del rischio in questione. 

Il Prof. Pierce, facente parte degli scienziati dello studio in questione e docente dell’Università della California di San Diego, presso il Dipartimento di Medicina di Famiglia e Salute Pubblica, ritiene che il 30-50% dei fumatori statunitensi appartenenti alla campionatura ha provato ad eliminare il vizio, ma che solamente il 7,5% è riuscito nell’ardua impresa. Anche l’OMS dichiara che ogni anno, nel mondo, più di 8 milioni di persone muoiono a causa del consumo di tabacco e che la maggior parte si verifica nei Paesi a basso e medio reddito. 

Dunque, se la ricerca in questione dice il vero ed abbandonare il fumo prima della fatidica data dei 35 anni può salvare qualche vita in più, ogni consumatore di sigarette nel suo piccolo dovrebbe provare a vincere questa sfida per niente impossibile, cercando così di vivere seguendo uno stile sano e di prevenzione, sia dal punto di vista fisico che salutistico, evitando di incorrere in malattie più o meno gravi nell’età avanzata. 

Credete in voi stessi, vogliatevi bene e smettete di fumare finché siete in tempo, la vostra salute va messa al primo posto.

Studio Replica: aerosol ecig più sicuro e meno dannoso del fumo

0
Replica ecig aerosol

La fase 3 del progetto Replica è nel pieno della sua attività: i ricercatori del CoEHAR replicano con successo uno studio di Rudd del 2020 e i dati ottenuti non solo confermano che gli effetti citotossici, mutageni e genotossici dell’aerosol delle sigarette elettroniche sono lievi se non nulli, ma la ricerca catanese colma anche i gap metodologici presenti nello studio originale. 

Le linee guida internazionali prevedono che, per attestare il potenziale tossicologico delle sigarette elettroniche, si debbano utilizzare una serie di test in vitro specifici.

Purtroppo, diverse metodologie di ricerca hanno prodotto con il tempo una serie di risultati dissimili tra loro, a scapito sia dei fumatori, che dovrebbero beneficiare delle strategie di riduzione del danno, sia delle decisioni dei politici e delle autorità di salute pubblica, frastornati da dati contrastanti.

Un gap che i ricercatori del progetto Replica hanno voluto colmare riproducendo in maniera indipendente alcuni tra gli studi più rilevanti del settore, non solo per confermare o meno i risultati delle ricerche, ma per validare ulteriormente i dati ottenuti.

Durante la terza fase del progetto, gli scienziati si sono concentrati su alcuni tra i più noti studi internazionali pubblicati per valutare il potenziale tossicologico dei prodotti privi di combustione paragonato a quello delle sigarette convenzionali.

L’ultima ricerca riprodotta è stato lo studio di Rudd e colleghi del 2020: il lavoro aveva come scopo quello di valutare la citotossicità, la mutagenesi e genotossicità indotte dall’aerosol di una sigaretta elettronica utilizzabile con i pod rispetto al fumo di sigaretta.

I ricercatori di Replica, con lo studio “Cytotoxicity, Mutagenicity and Genotoxicity of Electronic Cigarettes Emission Aerosols Compared to Cigarette Smoke: the REPLICA project”, non solo hanno confermato i risultati della ricerca originale, dimostrando effetti citotossici, mutageni e genotossici delle e-cig lievi, se non assenti, ma coprendo anche i gap metodologici e le limitazioni dello studio originale, dovute a sistemi di esposizione in vitro all’aerosol e al fumo di sigaretta non capaci di riprodurre le condizioni di esposizione in vivo, usate dagli autori dello studio originale.

“I risultati di questo studio non solo confermano i risultati ottenuti dai colleghi, coprendo al contempo alcune limitazioni del lavoro originale” ha dichiarato Rosalia Emma, prima autrice dello studio “ma i dati in nostro possesso ci permettono di delineare un profilo di sicurezza maggiore delle sigarette elettroniche rispetto al fumo di sigaretta, rendendo questi dispositivi ottimi strumenti da impiegare all’interno di percorsi che si basino sulle strategie di riduzione del danno”.

Così come nello studio originale, i ricercatori hanno utilizzato una batteria di test diversi, come previsto dalle linee guida internazionali: il test AMES, utilizzato per valutare la mutagenicità, il test IVM per valutare la genotossicità, combinati con il Neutral Red Uptake, per la valutazione della citotossicità.

I test elencati sono stati utilizzati per comparare i dati di una sigaretta elettronica utilizzabile con i pod pre-caricati e una sigaretta convenzionale.

Nonostante alcune differenze metodologiche, come l’utilizzo di sigarette di riferimento diverse, a causa della mancata reperibilità di quelle originali non più prodotte, e sistemi di esposizione in vitro all’aerosol e al fumo differenti, dovute anche all’utilizzo di macchinari all’avanguardia all’interno del network di laboratori del cento di ricerca catanese, sono stati ottenuti risultati simili allo studio originale.

Lo studio di Replica ha quindi confermato non solo gli alti profili di citotossicità, mutagenicità e genotossicità del fumo di sigaretta e dei suoi componenti, ma, allo stesso tempo, effetti citotossicci e genotossici bassi o addirittura assenti nel vapore delle sigarette elettroniche, confermando l’idea che l’aerosol delle sigarette elettroniche sia più sicuro e meno dannoso del fumo di sigaretta convenzionale e supportando, dunque, le strategie di riduzione del danno che prevedono l’utilizzo di questi prodotti per aiutare i fumatori a smettere.

Riduzione del Rischio in Italia: se ne discute a Roma con il nuovo Governo

0

La riduzione del rischio come strategia di salute pubblica nell’eliminazione del fumo di sigaretta“, se ne discuterà a Roma questo mercoledì 9 Novembre nell’ambito di un convegno promosso da Motore Sanità nella “Sala Cristallo” dell’Hotel Nazionale a Piazza Montecitorio.

Tra i partner di questo importante e decisivo momento di confronto, anche il CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

Come per tutte le dipendenze anche per il tabagismo è necessario attivare delle strategie di sostegno per smettere di fumare: in primis aiutare i fumatori a smettere definitivamente, ridurre gradualmente per chi non è in grado di farlo da solo e passare a prodotti meno dannosi per i fumatori che non riescono a smettere.

Allo stato attuale delle conoscenze l’approccio della riduzione del rischio non è ancora adottato quale strategia di salute pubblica in Italia. Sarebbe auspicabile invece poter disporre di sempre maggiori studi indipendenti. La realtà dei fumatori globali e nazionali induce ad un riesame sul potenziale minor impatto in termini di salute dei prodotti alternativi rispetto al tabacco combusto.

Oltre agli illustri esperti in ambito scientifico (come il prof. Riccardo Polosa, il prof. Fabio Beatrice ed il prof. Umberto Tirelli) interverranno anche gli esponenti del nuovo Governo: Maurizio Casasco, Onorevole XIX Legislatura; Marcello Gemmato, Sottosegretario Ministero della Salute; Francesco Zaffini Senatore della XIX Legislatura; Ketty Vaccaro, Responsabile Area Welfare e Salute Censis (Centro Studi Investimenti Sociali).

Scarica il programma

Le Strade del Respiro: a Roma il congresso su asma e BPCO

0
le strade del respiro BPCO fumo asma polosa

Si svolgerà a Roma sabato 5 novembre, la prima edizione del congresso nazionale Le Strade del Respiro, dedicato ad asma e BPCO. Tra i partecipanti, il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR ed esperto internazionale sulle strategie alternative per ridurre il danno da fumo in pazienti con tali patologie 

Le patologie polmonari quali asma e BPCO hanno un tasso di incidenza elevato tra la popolazione, causa di un peggioramento sensibile nelle condizioni e nella qualità di vita dei pazienti che ne soffrono.

Condizioni cliniche che risentono anche delle abitudini e delle scelte poco salutari che si compiono nella vita di tutti i giorni: tra queste, il fumo di sigaretta, ormai riconosciuto essere uno dei fattori esterni più importanti nel decorso, in negativo, delle sindromi respiratorie.

Accendersi una sigaretta comporta per il paziente un peggioramento del quadro clinico e dell’aspettativa di vita: come riuscire quindi a ridurre l’impatto del fumo?

Secondo diversi studi pubblicati a livello internazionale, alcuni dei quali condotti a Catania dal CoEHAR, il Centro di Eccellenza Internazionale per la ricerca sulla riduzione del danno da fumo, per quei pazienti per cui smettere rappresenterebbe una svolta, ma che non riescono o non vogliono farlo, passare a strumenti alternativi di consumo della nicotina, come le ecig, rappresenterebbe un punto di svolta.

Ed è proprio di strategie alternative di disassuefazione dal fumo nel XXI secolo che parlerà il prof . Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, durante la  prima edizione del congresso Le strade del Respiro che si svolgerà a Roma sabato 5 novembre.

Con l’intervento “Disassuefazione dal fumo nella BPCO: quali sono le strade percorribili nel XXI secolo?”, il prof. Polosa presenterà le novità nel trattamento dei pazienti, basate anche sui risultati ottenuti dal centro di ricerca catanese. 

L’appuntamento è sabato alle ore 16 presso Le Meridien Visconti Rome.

Per ricevere ulteriori informazioni, visitare il link.

In Giappone è crollato il mercato delle sigarette convenzionali

0

La metà del mercato delle sigarette in Giappone è stata cancellata in pochissimi anni. L’introduzione dei prodotti senza combustione ha distrutto la storia di uno di uno dei più grandi mercati del mondo. A vincere è la salute.

La multinazionale più importante del Giappone ha di recente rilasciato i risultati economici di proprio settore: la vendita di sigarette è scesa di più dell’18% nel 2022, un incremento che supera anche l’11% di vendite in meno del 2021.

Per dirlo in prospettiva, le vendite di sigarette in Giappone che erano 144,8 miliardi nei primi 9 mesi del 2016 sono 72,9 miliardi nello stesso periodo del 2022.

In Giappone il mercato di sigarette convenzionali si è dimezzato negli ultimi 6 anni. Una rivoluzione epocale che ci fa capire come il percorso mondiale verso un mondo Smoke Free stia correndo veloce verso la meta.

Secondo i dati economici di Japan Tobacco, il mercato complessivo del tabacco, compreso i prodotti a rischio ridotto, è diminuito drasticamente.

Nonostante l’ostilità di alcuni governi, la tassazione, i divieti e la mancanza di politiche pubbliche lungimiranti, la lotta alla combustione sta seguendo il suo percorso naturale. A vincere è la prospettiva dei fumatori che scelgono una strada più sana e intraprendono percorsi verso la cessazione definitiva. Il dato giapponese è emblematico” – ha detto il prof. Riccardo Polosa, commentando la notizia.