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Nuovo lavoro del team CoEHAR pubblicato su European Respiratory Journal (ERJ)

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Nuovo lavoro del team CoEHAR pubblicato su Eurupean Respiratory Journal.

Secondo gli esperti, lo studio di Miyashita e colleghi – dal titolo “Il vapore di sigarette elettroniche aumenta l’aderenza degli pneumococchi all’epitelio delle vie aeree” – presentava delle incoerenze che andavano dimostrate.

Per capire bene la vicenda bisogna però fare un passo indietro nel tempo. Nei primi mesi del 2018, infatti, una ricerca scientifica di un gruppo di ricercatori londinesi, capitanati da Lisa Miyashita, ha pubblicato lo studio sulla prestigiosa rivista scientifica  European Respiratory Journal suscitando molto scalpore poiché suggeriva che l’utilizzo delle sigarette elettroniche aumenterebbe la suscettibilità alle infezioni da Pneumococco.

Tuttavia, lavorando allo stesso tipo di valutazione, il team di ricercatori del prof. Riccardo Polosa (tra cui Massimo Caruso e Lia Emma) in collaborazione con il gruppo del noto microbiologo del Dipartimento BIOMETEC dell’Università degli Studi di Catania, il prof. Pio Maria Furneri, ha studiato dettagliatamente il report di Miyashita e ne ha riscontrato una serie di criticità, raccogliendole nel lavoro pubblicato in questi giorni dalla stessa rivista (ERJ) dal titolo “Il vapore di sigarette elettroniche aumenta l’aderenza degli pneumococchi all’epitelio delle vie aeree in condizioni di esposizione abnormi.

Innanzitutto, lo pneumococco è un microbo che si trova generalmente nella gola o nel naso spesso senza provocare alcun sintomo. A volte però la sua presenza può causare l’insorgere di malattie non invasive (come otiti, sinusiti e bronchiti) o talvolta anche gravi (come polmoniti e meningiti) soprattutto se si considerano soggetti immunodepressi, come riferito dalla dr.ssa Virginia Fuochi, collaboratrice del prof. Furneri.

Pio Furneri

L’approfondita analisi dei metodi e dei risultati che hanno portato i ricercatori londinesi alle conclusioni infauste – ha spiegato Furneri – ha evidenziato che lo studio era stato impostato in maniera da esporre le cellule ad uno stimolo abnormale ed abnorme. Questo – ha aggiunto – ha esposto le cellule a stimoli eccessivamente stressanti, non paragonabili a quelli cui è sottoposto uno svapatore (neanche uno estremo!)“.

Inoltre, il team di microbiologi ha notato che il ceppo di pneumococco scelto da Miyashita e colleghi è un ceppo poco adatto a questo tipo di studi, poiché presenta una scarsa ripetibilità nella capacità di crescita, come pur confermato da precedenti studi condotti dallo stesso gruppo di Miyashita con questi batteri.

 

Massimo Caruso

Peraltro – ha aggiunto Massimo Caruso – dal lavoro è emerso che gli effetti osservati sulle cellule di epitelio nasale erano acuti e transitori, tanto che l’espressione del marcatore di danno nasale, scelto dai ricercatori inglesi, non mostrava differenza significativa tra un gruppo di soggetti sani non fumatori ed un gruppo di soggetti sani svapatori“.

Le conclusioni di Miyashita e colleghi sono in netto contrasto con le osservazioni sull’uomo riportate da numerosi trial clinici, tra i quali spiccano proprio quelli del team CoEHAR. Ed il punto resta sempre lo stesso, come sottolineato più volte dal direttore Polosa: “E’ necessario applicare standard di ricerca internazionali condivisi dall’intera comunità scientifica e regolamentati da un comitato autorevole”.

Polosa al primo summit sulla riduzione del danno in Spagna. Presenterà lo studio su elettroniche e cura della BPCO

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Dal 19 settembre a Barcellona, in Spagna, avrà inizio il primo congresso scientifico sulle sigarette elettroniche e la riduzione del danno da fumo.

Un momento importante per condividere insieme ai più illustri esponenti della comunità scientifica le ultime evidenze nel campo della ricerca sui prodotti alternativi al fumo di sigaretta convenzionale e sul loro utilizzo per ridurre i danni derivanti dall’abitudine al tabagismo.

Tra gli ospiti d’eccezione anche il nostro prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR – Centro di Ricerca Internazionale sulla Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

Con lui, Konstantinos Farsalinos, ricercatore presso il Centro di cardiochirurgia Onassis di Atene; Linda Bauld, vicedirettore del Centre for Tobacco Studies del Regno Unito; Ángel González Ureña, Direttore del Dipartimento Lasers e Molecular Beams, dell’Università Complutense di Madrid.

Uno degli esempi più significativi di questa prima edizione è lo studio che Polosa presenterà per la prima volta in Spagna sugli effetti della sigaretta elettronica come alternativa al fumo nei pazienti con BPCO

Carmen Escrig, consulente scientifico di ANESVAP e coordinatore internazionale dell’Organizzazione medica a supporto di Vaping e sigaretta elettronica (MOVE), ha sottolineato: “È un evento essenziale in un Paese in che, finora, ha voltato le spalle al potenziale riduzione del danno, ignorando tutte le prove scientifiche a sostegno. Speriamo che questo incontro segnerà un prima e un dopo nella lotta contro il fumo in Spagna”. 

Ai giovani va detto che svapare non è fumare. JUUL investirà 30 mln di dollari

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Come molti di voi già avranno letto, la scorsa settimana, la Food and Drug Administration, l’agenzia governativa statunitense che si occupa della sicurezza dei farmaci, ha lanciato un ultimatum a cinque delle maggiori aziende produttrici di sigarette elettroniche. “Se non adotteranno misure urgenti per bloccare la vendita di questi prodotti ai giovani – hanno avvertito – interverranno per bloccarne la commercializzazione. Il rischio è – affermano – quello di una epidemia dilagante tra i giovani”.

In America, infatti, la vendita delle JUUL (una particolare sigaretta elettronica molto simile ad una chiavetta USB) ha avuto una vendita incredibile negli ultimi mesi, tale da impattare in modo pesante sui dai relativi alla diffusione del tabagismo in quel paese, facendo abbassare clamorosamente gli indici di vendita delle sigarette convenzionali. Soprattutto trai giovani.

Proprio due giorni fa, la stessa azienda che commercializza JUUL ha diffuso un comunicato – rispondendo all’FDA – che chiarisce con fermezza la sua posizione nei confronti dell’ultimatum: “Stiamo lavorando ed investendo per combattere il secolare problema dell’uso illegale di sigarette elettroniche tra i giovani. Abbiamo stanziato 30 milioni di dollari di investimenti dedicati alla ricerca indipendente e per una informazione più corretta e responsabile mirata non solo ai giovani ma anche ai genitori”.

E continuano elencando una serie di azioni già in atto, tra cui: “un codice di marketing rigoroso, più sorveglianza tra i venditori, monitoraggio dei social media con relativa rimozione dei contenuti inappropriati, gestione di una linea dedicata alla prevenzione dell’uso di ecig tra i minori e sviluppi di materiale educativo”.

L’attenzione sollevata dalla stessa azienda e da tutto il mondo accademico – che in queste ore ha commentato la notizia dell’avvertimento di FDA – resta comunque alta su un punto centrale della questione che non è davvero stato affrontato: svapare una sigaretta elettronica e fumare una sigaretta convenzionale sono due abitudini completamente diverse e con conseguenza nettamente opposte. La prima è – come dice Riccardo Polosa – quasi a “Zero Rischi”, la seconda ha conseguenze mortali. Questo, peraltro, è lo stesso concetto più volte da noi diffuso e dimostrato dalle numerose evidenze scientifiche portate a termine da gruppi di ricerca internazionali.

Il prof. Polosa, direttore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione dei Danni da Fumo intervenendo sulla questione ha spiegato: “Lo svapo nel tempo cambierà le sorti del fumo, invertendo completamente la rotta verso l’utilizzo di prodotti ad alto rischio ridotto. La riduzione del danno non è più solo un concetto o un ipotesi – ha aggiunto – è un vero e proprio percorso, sanitario e governativo, che molti Paesi hanno già intrapreso con risultati epocali. Cercare di evitare la diffusione dello strumento tra i minori è giusto e azioni condivise dalle industrie del settore, regolamentate come standard di responsabilità sociale, potranno di certo limitare l’avanzare di quella che secondo il comunicato di FDA sarebbe simile ad un epidemia. Certo resta che la diffusione dello svapo aiuterà milioni di fumatori a ridurre i danni da fumo”.

E resta doveroso sottolineare anche che i dati FDA non includono i numeri relativi alla frequenza di utilizzo o alle abitudini di juule (come lo si definisce in gergo americano) e non dimostrano la prevalenza del consumo di sigarette convenzionali rispetto alle e-cig. Quindi, paragonata alle abitudini da fumo dei giovani, non è possibile ne affermare che si tratta di un epidemia, ne testimoniare quanti di questi giovani di fatto siano passati dal fumo allo svapo, migliorando quindi le loro aspettative di vita.

A tal proposito, anche il New York Times, con un articolo firmato da David Leonhardt, ha scritto: “Se ogni fumatore adulto di sigarette convenzionali passasse a quelle elettroniche, i benefici per la salute pubblica sarebbero enormi poiché le elettroniche sono molto meno dannose”. Ciononostante, il giornalista americano ha ricordato che se il governo non tenta di limitare la diffusione di questi strumenti tra i giovani ci si potrebbe trovare tra 10 anni con una popolazione enorme di svapatori. Ma come si fa a scegliere per il futuro senza dei giovani senza invogliarli a votare sulle proprie scelte? Questa è domanda che il giornalista si è posto in sintesi, con una parabola politica, che ha messo insieme la vicenda FDA e JUUL ed il ritorno in campo di Barack Obama che attacca Donald Trump. E sottolineando che, è stato proprio Obama a dimenticare che quattro anni fa solo una persona su sei tra i 18 ei 29 anni ha votato, nonostante l’invito da parte di tutti. Questo probabilmente perché i giovani sono ormai disillusi nei confronti di qualsiasi voto o elezione.

Per quanto riguarda la situazione italiana, seppur di forte impatto mediatico, la notizia del comunicato di FDA in realtà non dovrebbe trovare riscontro in Italia o in altre Paesi dove le JUUL non sono di fatto commercializzate.

In queste ore abbiamo letto ed ascoltato concetti ed affermazioni “falsate” in merito alla questione svapo e fumo. Giornali, Tv e Radio (tra queste citiamo anche la nota trasmissione radiofonica RadioDeeJay) hanno diffuso messaggi fuorvianti.

E’ importante rimarcare che: “Svapare non è fumare”. E lo sanno bene anche Fedez e Jay Ax.

Innanzitutto, perché la nicotina non è di fatto la vera causa della comparsa delle malattie fumo-correlate. “Non si muore per la nicotina – ha sempre spiegato Polosa – bensì per il cocktail di sostanze tossiche liberate dal processo di combustione del tabacco”.

Secondariamente, perché è noto che le sigarette elettroniche sono per il 95% meno dannose rispetto alle sigarette convenzionali e possono essere utilizzate anche per far smettere di fumare pazienti affetti da malattie cardiorespiratorie come affermato nel dossier della massima autorità di sanità pubblica inglese – Public Health England.

GTNF 2018 a Londra, l’atteso intervento del prof. Polosa

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Londra, 14 settembre 2018 – Una tre giorni interamente dedicata alla riduzione del rischio, per discutere tutti gli aspetti riguardanti i prodotti della filiera e fare il punto sullo stato dell’arte degli ultimi dispositivi a potenziale rischio ridotto, sin dalle e-cig al tabacco riscaldato, le cosiddette “sigarette che non bruciano”.

Questo l’obiettivo del “The Global Tobacco and Nicotine Forum’ 2018″ che si concluderà proprio oggi a Londra. Si tratta di uno dei più importanti appuntamenti del settore, inaugurato 10 anni fa.

Nel corso delle numerose sessioni già programmate, esponenti del mondo scientifico e regolatorio ma anche industriale ed economico, hanno fatto il punto sul presente e sul futuro di un’industria che tende sempre di più verso la riduzione del danno e l’innovazione tecnologica. “Il nostro scopo – hanno sottolineato gli organizzatori – è quello di approfondire il dibattito sul tabacco, la nicotina e la salute pubblica, affinché questo possa portare a percezioni e decisioni più equilibrate e informate da parte di tutte le parti interessate”.

Non a caso, tra gli ospiti più attesi, c’è stato anche il nostro il prof. Riccardo Polosa, neo direttore del CoEHAR, il primo Centro di Ricerca Internazionale per la Riduzione del Danno da Fumo.

Stiamo attraversando un periodo di cambiamento epocale e da un cambiamento come questo può nascere una grande opportunità” – ha detto Polosa intervenendo alla conferenza stampa d’apertura della manifestazione.

Seguire questo cambiamento però – ha spiegato lo scienziato catanese – significa anche monitorare i percorsi della scienza, criticarli e comunicali nel modo più corretto possibile. Purtroppo la proliferazione selvaggia di ricerche che non si basano su standard di ricerca condivisi, è un problema serio. Sono urgenti standard internazionali per un rilancio del rigore nel campo della ricerca applicata alle nuove tecnologie per la riduzione del rischio. Auspico che esperti internazionali – ha concluso – possano lavorare insieme per stabilire e sottoscrivere delle linee guida che possano garantire i più alti standard di qualità degli studi“.

Riccardo Polosa al Parlamento Giapponese per un approfondimento sul tema della riduzione del rischio

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Il prof. Riccardo Polosa è stato invitato a un incontro con i rappresentanti del Parlamento Giapponese per un confronto sulle nuove normative antifumo che entreranno in vigore nel 2020 in occasione delle Olimpiadi di Tokyo e per avviare i primi rapporti istituzionali con il CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania.

Riccardo Polosa e Kazunori Tanaka

Proprio stamane, infatti, Polosa è stato ricevuto al The National Diet (il Parlamento giapponese che ha sede a Tokyo) dal vice Ministro delle Finanze, Kazunori Tanaka per un confronto sul tema delle nuove tecnologie a rischio ridotto.

Il Giappone ha una elevata prevalenza di tabagismo con circa 30 milioni di fumatori. Le regole relative al fumo sono alquanto singolari e diametralmente opposte a quelle applicate in Europa. Sebbene a Tokyo non sia consentito fumare negli spazi aperti (fumare per strada è considerato da maleducati), si può farlo in quelli chiusi (compresi bar e ristoranti).

Come noto, il paese del sol levante ha sempre avuto una particolare ed accentuata attrazione per la tecnologia. Proprio per questo negli ultimi anni, grazie anche ad una legislazione più permissiva nei confronti dei prodotti contenenti tabacco, la vendita dei prodotti a tabacco riscaldato ha raggiunto risultati impensabili. Nel giro di soli tre anni, 2 fumatori su 10 in Giappone utilizzano riscaldatori di tabacco; Iqos e Glo sono tra i più venduti, ma è atteso anche l’avvento dei riscaldatori ibridi come il Ploom Tech. Di contro la commercializzazione delle sigarette elettroniche con nicotina obbedisce alla normativa farmaceutica e pertanto risulta fortemente penalizzata.

Il boom che ha consentito a milioni di giapponesi di uscire definitivamente dal tabagismo è diventato in pochissimo tempo un caso-studio internazionale.

Polosa ha incontrato per conto del CoEHAR diversi stakeholders e ha potuto verificare di persona l‘entità e l’impatto che questo fenomeno sta avendo in quel paese. Noto per essere l’autore più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata agli strumenti alternativi al fumo di sigaretta, lo scienziato catanese ha illustrato le teorie ed i risultati della sua ricerca ai rappresentanti del governo nipponico e ha ottenuto dal vice-ministro Tanaka l’impegno per un simposio internazionale sul tema delle nuove tecnologie a rischio ridotto, che probabilmente si terrà a Tokyo entro il prossimo anno.

Questa esperienza nipponica – ha commentato il professore Polosa – mi ha insegnato che la promozione a l’accettazione delle nuove tecnologie per riduzione del danno da fumo può dare risultati straordinari in termini di salute pubblica – e ha aggiunto – la completa comprensione di queste potenzialità da parte del vice-ministro Tanaka mi ha sorpreso positivamente

L’uso di sigarette elettroniche può invertire il danno causato dal fumo di tabacco nei pazienti con BPCO, anche nel lungo termine

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CATANIA, 22 agosto 2018 – Un nuovo studio pubblicato sull’International Journal of Chronic Obstructive Pulmonary Disease, e guidato dal prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHARCentro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università degli Studi di Catania, suggerisce che l’uso di sigarette elettroniche può invertire alcuni dei danni derivanti dal fumo di tabacco nei pazienti con broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO). Inoltre, l’uso della e-cig sembra migliorare i parametri obiettivi e soggettivi della BPCO anche nel lungo periodo.

In uno studio durato 3 anni, gli investigatori hanno condotto una rivalutazione prospettica delle variazioni dei parametri respiratori oggettivi e soggettivi in ​​un totale di 44 pazienti con BPCO, confrontando 22 pazienti che avevano smesso di fumare o avevano sostanzialmente ridotto grazie all’utilizzo della e-cig, e 22 pazienti di controllo che invece erano fumatori che non usavano la e-cig al momento dello studio. I risultati convincenti della ricerca hanno mostrato che i pazienti con BPCO che passavano alla sigaretta elettronica presentavano effetti positivi anche dopo 3 anni. Ecco quali:

  • Riduzione significativa dell’uso di sigarette di tabacco (da una media di 21,9 sigarette al giorno a una media di 2 sigarette al giorno a un anno di follow-up);
  • Attenuazione marcata delle infezioni respiratorie e delle riacutizzazioni della BPCO, con una fisiologia respiratoria non aggravata dall’uso della e-cig;
  • Miglioramento costante dello stato di salute generale e delle performance di attività fisica;
  • Tasso di recidiva alla sigaretta di tabacco molto basso (solo l’8,3% dei pazienti è ritornato a fumare)

È importante sottolineare che persino i pazienti affetti da BPCO che usavano la e-cig ma continuavano a fumare sigarette convenzionali (dual user), riducevano il consumo giornaliero di sigarette convenzionali di almeno il 75%, e mostravano miglioramento nei parametri respiratori e nella qualità della vita.

Sebbene la dimensione del campione nello studio fosse relativamente piccola, i risultati potrebbero fornire prove preliminari che l’uso a lungo termine della e-cig non dovrebbe comportare gravi problemi di salute nei pazienti con BPCO.

La BPCO è una malattia polmonare cronica e progressiva, molto invalidante e non del tutto reversibile, causata soprattutto dal fumo di sigaretta, e che in Italia colpisce circa 3 milioni di persone. “Smettere di fumare è dunque una strategia chiave non solo per prevenire l’insorgenza della BPCO, ma anche per fermare la sua progressione verso stadi più gravi della malattia – ha commentato Polosa – dato che molti pazienti con BPCO continuano a fumare nonostante i loro sintomi, la sigaretta elettronica potrebbe essere un’alternativa efficace e sicura alle sigarette di tabacco anche in questa popolazione vulnerabile. Durante il periodo di osservazione di 3 anni, solo due pazienti (8,3%) hanno ripreso a fumare, ed entrambi i pazienti erano già dual user“, ha aggiunto.

Questa è una considerazione importante, poiché nelle popolazioni di fumatori con BPCO i programmi antifumo standard hanno scarsa efficacia a causa dell’elevato tasso di recidive.

Il dott. Pasquale Caponetto, co-autore dello studio, suggerisce che il basso tasso di recidiva dei fumatori con BPCO passati a e-cig è dovuto al fatto che: “questi strumenti riproducono l’esperienza del fumo e i rituali accompagnatori con grandi effetti compensativi sia fisici che comportamentali”.

In termini di miglioramento della salute, il co-autore dott. Massimo Caruso sostiene che “il dimezzamento delle riacutizzazioni della BPCO nei pazienti che avevano smesso o ridotto considerevolmente l’uso di sigarette di tabacco dopo il passaggio alla e-cig è una scoperta straordinaria che conferma il potenziale di inversione del danno di questi prodotti”.

Il lavoro intrapreso da Polosa e colleghi contribuisce alla crescente letteratura in questo campo, riconoscendo che la sigaretta elettronica è molto meno dannosa dei prodotti a tabacco combustibile.

Richiedi il comunicato stampa completo: [email protected]

Parlamento Inglese: Rapporto della commissione scientifica sul vaping

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Ancora una volta, il governo inglese si conferma baluardo internazionale nella lotta al fumo dimostrando che la sigaretta elettronica è lo strumento più efficace per ridurre i danni del tabagismo.

La Commissione Scienza e Tecnologia dell’House of Commons ha appena pubblicato, infatti, il rapporto finale sulla sigaretta elettronica realizzato anche grazie alle valutazioni scientifiche fornite dal prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR – Centro per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

 

“La relazione del Comitato – ha detto Polosa – riconosce che, sebbene le e-cig non siano prive di rischio, i fumatori che passano completamente allo svapo riducono sostanzialmente la probabilità di morte prematura e disabilità causata dal fumo di sigaretta convenzionale”. 

 

Quasi 3 milioni di persone nel Regno Unito stanno attualmente utilizzando le elettroniche, e si stima che circa 470.000 persone stiano smettendo grazie ad esse.

Nel comunicato stampa diffuso dalla commissione nei giorni scorsi si legge: “Le sigarette elettroniche, stimate al 95% meno dannose delle sigarette convenzionali, sono troppo spesso trascurate come strumento per smettere di fumare. I regolamenti dovrebbero essere riconsiderati in relazione alle opportunità fornite, alla prescrizione e alla pubblicità dei loro benefici per la salute. Inoltre, deve essere riconsiderato il livello di tassazione e uso nei luoghi pubblici”.

I parlamentari inglesi avvertono: “Idee sbagliate sulle sigarette elettroniche eliminano l’opportunità per il governo di affrontare efficacemente una delle principali cause di morte”.

Nel rapporto, il Comitato esamina le attuali evidenze sulla nocività delle sigarette elettroniche rispetto alle sigarette convenzionali e analizza le politiche sullo svapo concludendo che le sigarette elettroniche non devono essere trattate allo stesso modo di quelle convenzionali. Il comitato rileva, altresì, che le sigarette elettroniche non rappresentano una porta di ingresso significativa al fumo per i giovani non fumatori.

In una serie di richieste formali, gli esperti chiedono al governo di:

  • Prendere in considerazione una regolamentazione basata sul rischio che si rifletta in diversi livelli di tassazione e diversi approcci alla pubblicità in base al rischio effettivo dei prodotti;
  • Riconsiderare l’uso delle e-cig in luoghi pubblici, e rivedere i limiti sulle dimensioni e il contenuto di nicotina dei liquidi;
  • Sostenere un programma di ricerca a lungo termine supervisionato anche da Public Health England;
  • Estendere la ricerca anche ai prodotti a tabacco riscaldato;
  • Rivedere l’attuale divieto governativo sulla vendita e uso dello snus.

Norman Lamb MP, presidente del comitato scientifico e tecnologico, ha dichiarato infine che: “Il fumo rimane una crisi sanitaria nazionale e il governo dovrebbe prendere in considerazione modi innovativi per ridurre il tasso di tabagismo. Le sigarette elettroniche sono meno dannose delle sigarette convenzionali, ma le attuali politiche e normative non riflettono sufficientemente questo aspetto e le imprese, i fornitori di servizi di trasporto e i luoghi pubblici dovrebbero smettere di considerare le sigarette convenzionali come se fossero la stessa cosa. Non ci sono motivi di salute pubblica per farlo”

“Springer” lancia una call for paper promossa da Polosa e Farsalinos

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Al via la call for paper della rivista “Springer” che invita i ricercatori di tutto il mondo ad inviare articoli scientifici sui temi riguardanti la sigaretta elettronica, per un numero speciale della rivista Internal and Emergency Medicine, giornale scientifico ufficiale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI). Riccardo Polosa e Kostantinos Farsalinos sono gli scienziati scelti per promuovere e curare questa nuova importante iniziativa editoriale.

Con un articolo appena pubblicato sulla home page della nota rivista,  Polosa e Farsanilos spiegano l’importanza di continuare a produrre risultati scientifici su questo tema.

“Le sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato – spiegano – continuano a guadagnare popolarità tra i consumatori di tutto il mondo ma la comunità scientifica è ancora divisa tra chi ne elenca i potenziali benefici e chi invece ne sottolinea i possibili effetti negativi … Ricerche, analisi e opinioni che esplorano questi fenomeni – hanno aggiunto i due autori – potranno ampliare l’attuale base di conoscenze facendo progredire il dibattito scientifico”.

Per inviare l’articolo da valutare alla rivista basta visitare il sito: www.editorialmanager.com/iaem

 

 

CoEHAR: Primo seminario di comunicazione sulle nuove strategie antifumo

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Si è tenuto Martedì 17 Luglio nell’aula 1 della Torre Biologica il primo seminario di comunicazione strategica antifumo rivolto agli addetti del settore operanti all’interno dell’ateneo e ai docenti del nuovo CoEHAR. Il Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo, afferente al Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, è diretto dal prof. Riccardo Polosa e sarà, infatti, inaugurato a breve con l’obiettivo di studiare gli effetti e i danni prodotti sulla salute dal fumo di tabacco e promuovere le strategie più efficaci per smettere di fumare. L’attività di ricerca verrà realizzata con la collaborazione di studiosi provenienti da tutto il mondo. Il corso di comunicazione è stato tenuto dal prof. Luigi Norsa, docente della Libera Università IULM di Milano.

Massimiliano Allegri a Bruxelles per dire no al fumo

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Approda a Bruxelles la campagna partita dall’Italia per promuovere stili di vita sani tra i giovani e prevenire malattie gravi come i tumori. Si chiama “Allenatore, alleato di salute” ed è il progetto promosso dalla Fondazione “Insieme contro il cancro”, presieduta dal prof. Francesco Cognetti, di cui è ambasciatore l’allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri. Il 29% degli adolescenti europei fuma regolarmente, uno su quattro è sedentario, mentre solo il 14% consuma regolarmente le cinque porzioni di frutta e verdura raccomandate dagli esperti.

Soprattutto a loro si rivolge la campagna che, prima al mondo, “intende sensibilizzare e valorizzare il ruolo di una figura molto ascoltata dagli adolescenti: l’allenatore sportivo”, ha sottolineato il presidente del Pe, Antonio Tajani.

“Come allenatori – ha detto l”ambasciatore’ Allegri – abbiamo una grossa responsabilità. Tutti, a partire da quelli che iniziano con i bambini, devono dare un’educazione di vita, oltre che calcistica”.

(ANSA)