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Riccardo Polosa sul parere del Ministero: il principio di precauzione non è giustificato dalle evidenze

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Roma, 21/11/2018– “Inammissibile il parere del Ministero sulla questione riduzione del danno” – è quanto affermano stamane le associazioni del settore dopo il parere integrale firmato dal Ministero della Salute e fornito alla commissione Finanze del Senato in relazione all’ipotesi di abbassamento delle imposte sui liquidi di ricarica.

“Paesi come l’America, la Gran Bretagna e Islanda hanno fatto dello svapo un modello di salute pubblica innovativo (e liberale) con una accelerazione nella riduzione del tabagismo che non ha precedenti nella storia – ha commentato il prof. Riccardo Polosa, direttore scientifico di LIAF e il ricorso al principio di precauzione non è giustificato dalle evidenze scientifiche. Public Health England, Royal College of Physicians, e il National Academy of Science hanno pubblicato report ufficiali con i quali si evince chiaramente che le e-cig sono almeno il 95% meno dannose delle sigarette convenzionali”.

La direttiva 40/2014/EU che tutti gli operatori del settore conoscono meglio con il nome di TPD, stabilisce e regolamenta l’intero settore del vaping ma non si pronuncia in nessun modo sulla tassazione dei prodotti alternativi del tabacco di nuova generazione. Si limita semplicemente a stabilire i criteri secondo i quali questi prodotti devono essere venduti e confezionati, nulla di più.

Il summit di Ginevra (COP 8) ha sancito per la sigaretta elettronica un momento epocale legalizzando un suo ambito normativo ben chiaro e distinto dagli altri prodotti del tabacco. Molto positivo anche il fatto che non si sia più insistito nell’incaricare l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) a stilare preparare un dossier sulla tossicità dei prodotti da svapo; il taglio che si intendeva dare al dossier era palesemente mirato ad enfatizzare la presenza di sostanze chimiche negli aerosol emessi dalle sigarette elettroniche senza alcun riguardo per la evidente riduzione della tossicità a confronto del fumo di tabacco; uno strumento per la riduzione del danno deve essere analizzato in un contesto di raffronto col prodotto dal quale deriva tale danno (tabacco combusto).

Lo stato è sì tenuto (ma non costretto) a sostenere una politica fiscale e dei prezzi riguardanti i prodotti del tabacco al fine di contribuire agli obiettivi di riduzione del consumo del tabacco, ma, da nessuna parte si parla di tassazione maggiorata nonché di regime fiscale quanto più possibile avvicinato a quello delle sigarette tradizionali” – ha affermato Carmine Canino, presidente Associazione Nazionale ANPVU. 

La questione risulterebbe vera in assenza di altri prodotti legalmente fruibili ma di fatto non è così, le sigarette convenzionali sono facilmente reperibili e sono molto competitive dal punto di vista del prezzo di acquisto.

Un inasprimento della tassazione sulle e-cig favorirebbe un ritorno al tabagismo – precisa Dario Colaianni, presidente Associazione Nazionale COIV– a meno che, contestualmente, non si svincoli la tassazione delle e-cig da quella del tabacco e la tassa sul tabacco aumenti di almeno il 50%, allineando così il costo del pacchetto da 20 con quello delle sigarette in Gran Bretagna”.

“Il Ministero, in questo modo, si sta arrogando con giri di parole. Piuttosto che disincentivare l’utilizzo del tabacco applicando tasse su quei pochi strumenti che effettivamente aiutano il consumatore a ridurre – se non a cessare – l’utilizzo del tabacco combusto, si concentri su metodi di prevenzione per evitare che ve ne siano di nuovi” – conclude Antonella Panuzzo, presidente Associazione Nazionale UNIECIG.

È indispensabile – secondo tutti i rappresentanti della associazioni – procedere ad una giusta qualificazione di liquidi e vaporizzatori per conferire loro finalmente la dignità che meritano: prodotti atti alla diminuzione e/o azzeramento del danno procurato dai prodotti del tabacco per tutti coloro che non riescono a raggiungere in altro modo la cessazione del fumo.

Polosa sulle sigarette light: l’analogia con le elettroniche è fallace

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Riccardo Polosa interviene su alcune delle informazioni riportate sul dossier di Repubblica del 6 Novembre.

 

Nello specifico, in uno dei virgolettati del prof. Roberto Boffi, responsabile del centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, si legge:

Roberto Boffi

«Se parliamo di innocuità, i dati che abbiamo a disposizione ci dicono che le sigarette elettroniche non lo sono. Abbiamo svolto diversi studi a riguardo, e quello che posso dire con certezza è che emettono polveri sottili, anche se in quantità 20 volte inferiore alle sigarette tradizionali; la svapata espone il consumatore a metalli pesanti come il nichel, cromo, argento e titanio, a volte in quantità superiore a quella contenuta nei prodotti contenenti tabacco, e persino a sostanze pericolose come la formaldeide, un noto cancerogeno». Questo non vuol dire che siano paragonabili alle sigarette – ammette l’esperto – ma di certo servono ancora studi di lunga durata per poter dare una risposta definitiva sui possibili effetti nocivi. «In questi casi il senso comune non basta – assicura Boffi – quando sono state introdotte sul mercato le sigarette light si diceva che facessero meno male di quelle normali, e oggi sappiamo invece che provocano tumori e disturbi respiratori al pari di quelle non light». 

 

 

Il prof. Riccardo Polosa specifica che:

Riccardo Polosa

“Sulla questione tossicità, si sono acquisiti oramai dati sufficienti a supporto di quanto già stabilito da Public Health England e dal National Academy of Science statunitense – vale a dire che il profilo di sicurezza delle e-cig è almeno il 95% inferiore rispetto alle “bionde”. I nostri studi su pazienti affetti da malattie respiratorie che sono passati dal tabagismo al vapagismo non solo hanno evidenziato una buona tollerabilità di questi prodotti, ma hanno svelato miglioramenti delle prove respiratorie del tutto simili a quelli che normalmente si osservano in coloro che smettono di fumare. Molti dei dati allarmistici sulle e-cig derivano da sperimentazioni in vitro o in modelli animali in cui le condizioni degli esperimenti non hanno nulla a che vedere con le normali condizioni d’uso. Spesso le condizioni sperimentali allestite da alcuni ricercatori sono talmente estreme che non deve sorprendere la produzione di sostanze tossiche in quantità industriali. Alla stessa stregua di un ‘tostapane’ che viene settato a temperature elevate e per tempi prolungati, è logico aspettarsi un pancarrè carbonizzato e ricco di sostanze tossiche. 

Spesso viene evocata una analogia tra sigarette light e sigarette elettroniche per mettere in guardia i potenziali consumatori sui possibili danni alla salute. Questa analogia è campata in aria. E’ vero che le sigarette light sono state commercializzate come a più basso rischio. Ed è anche vero che nonostante il loro basso contenuto in nicotina (Ndr. la nicotina di per se non causa malattie fumo correlate) si era poi dimostrato lo stesso rischio cancerogeno delle sigarette convenzionali. Come per tutti i prodotti a combustione, la pericolosità delle sigarette light è conseguenza della inalazione di migliaia di sostanze tossiche presenti nel fumo (causa primaria delle malattie fumo correlate). Il paradosso delle sigarette light era quello di indurre il fumatore a fumare di più e ad inalare un maggior quantitativo di sostanze cancerogene nel tentativo di approvvigionarsi di concentrazioni sufficienti di nicotina. Pertanto l’analogia tra sigarette light e sigarette elettroniche è fallace; i nuovi prodotti tecnologici per l’erogazione di nicotina non necessitano di combustione e questo contribuisce a migliorare esponenzialmente il loro profilo di sicurezza”. 

 

Su Repubblica di oggi la “riduzione del rischio” del prof. Riccardo Polosa

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Giorni intensi per lo svapo italiano. Dopo il servizio di Report condotto dalla giornalista Milena Gabanelli, stamattina un dossier pubblicato su Repubblica riporta questo titolo: “Svapare non è una buona idea“. Accanto però un’altro articolo cita alcuni studi condotti dal prof. Riccardo Polosa per dimostrare l’efficacia dello svapo nella riduzione del danno.

 

da REPUBBLICA 06/11/2018 

Svapare non è una buona idea 
Le sigarette elettroniche non sono innocue Sono tossiche, anche se meno di quelle tradizionali E creano dipendenza. Soprattutto tra i giovani Si porta alla bocca, si inala e si espira. Il gesto è simile, eppure diverso. Tanto da meritare un neologismo: la sigaretta elettronica infatti non si fuma, ma piuttosto si “svapa”. Un termine che che vuole sottolineare le differenze, specie in termini di rischi, con le sigarette tradizionali: si tratta di vapore dopo tutto, prevalentemente glicerina e glicole propilene, presente in molti farmaci e in diversi tipi di amari. Occhio però: le ultime ricerche suggeriscono che potrebbe non essere sempre e del tutto innocuo. Una delle più recenti arriva dall’università di Birmingham, e indica che il liquido delle e- cig, specie quando viene riscaldato per essere trasformato in vapore, ha un effetto tossico sui macrofagi alveolari, cellule del sistema immunitario presenti all’interno dei polmoni. «Svapando si aumenta la tossicità dei condensati che raggiungono i polmoni», spiega David Thickett, professore di Medicina respiratoria dell’università di Birmingham e coordinatore della ricerca pubblicata sulla rivista Thorax.
Il fatto comunque è che le sigarette elettroniche sono comunque meno dannose di quelle tradizionali, perché hanno al loro interno migliaia di sostanze chimiche in meno, tra cui decine di noti cancerogeni. Quello che bisogna capire piuttosto è quanti e quali siano i rischi legati a questa nuova forma di dipendenza. «Quello che ci preoccupa è che le aziende che producono e- cig iniziano ad essere acquisite dai grandi produttori di tabacco – sottolinea Thicket – e che in futuro questa possa rivelarsi una strategia per normalizzare la dipendenza da nicotina, in un periodo in cui la diffusione del tabagismo è finalmente in calo». Anche se parlando di tumori il rischio non è paragonabile, non vuol dire necessariamente che sia assente. A raccontarcelo è Silvia Balbo, ricercatrice italiana trapiantata in America, che durante l’ultimo congresso dell’American Chemical Society ha presentato una serie di dati che parlano della possibile cancerogenicità delle e- cig. Insieme ai colleghi del Masonic Cancer Center dell’università del Minnesota, Balbo ha analizzato i composti presenti nella saliva degli “svapatori” prima e dopo una fumata, individuando livelli fino a 60 volte maggiori di tre sostanze potenzialmente pericolose: formaldeide, acroleina e metilgliossale. E ha quindi cercato nella saliva indizi di un possibile danno al Dna, specchio di mutazioni che possono indurre lo sviluppo di un tumore.
«Le nostre analisi hanno rivelato che i soggetti che utilizzano sigarette elettroniche hanno livelli più alti di modificazioni del Dna legati all’azione dell’acroleina, rispetto ai non- fumatori o a chi non utilizza sigarette elettroniche – spiega la ricercatrice – e questo indica che l’uso di sigarette elettroniche può esporre a sostanze genotossiche, e produrre un danno misurabile». Per parlare di rischi, o fare paragoni, è presto – ammette Balbo – anche perché i risultati dello studio sono ancora preliminari. Ma i tasselli emersi negli ultimi anni sono tanti, e il puzzle che compongono, per quanto incompleto, sembra ormai piuttosto chiaro: pensare alle sigarette elettroniche come un’alternativa priva di rischi è un errore grave. Eppure fin troppo comune. L’American Cancer Society lamenta ad esempio una scarsa percezione del rischio negli Stati Uniti, e un aumento del consumo tra gli adolescenti. Già nel 2016 lo Us Surgeon General aveva diramato infatti una ” call to action” per difendere i più giovani dalle sigarette elettroniche, sottolineando che l’utilizzo tra gli adolescenti è aumentato di quasi nove volte tra il 2011 e il 2015. Lo stesso accade in Italia: nonostante i divieti, circa il 4% dei fumatori italiani tra i 14 e i 17 anni ammette infatti di fare uso anche delle e-cig.
«Se parliamo di innocuità, i dati che abbiamo a disposizione ci dicono che le sigarette elettroniche non lo sono – commenta Roberto Boffi, responsabile del centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano – abbiamo svolto diversi studi a riguardo, e quello che posso dire con certezza è che emettono polveri sottili, anche se in quantità 20 volte inferiore alle sigarette tradizionali; la svapata espone il consumatore a metalli pesanti come il nichel, cromo, argento e titanio, a volte in quantità superiore a quella contenuta nei prodotti contenenti tabacco, e persino a sostanze pericolose come la formaldeide, un noto cancerogeno » . Questo non vuol dire che siano paragonabili alle sigarette – ammette l’esperto – ma di certo servono ancora studi di lunga durata per poter dare una risposta definitiva sui possibili effetti nocivi. «In questi casi il senso comune non basta – assicura Boffi – quando sono state introdotte sul mercato le sigarette light si diceva che facessero meno male di quelle normali, e oggi sappiamo invece che provocano tumori e disturbi respiratori al pari di quelle non light». (Vedi nuova risposta di Polosa)

 

Contro il cancro però è utile

Si chiama “riduzione del danno”. Le e-cig diminuiscono il rischio di mortalità prematura P er alcuni esperti l’alternativa è una sola: smettere di fumare. Altri hanno un approccio più laico, e accettano l’idea che per i tabagisti impenitenti anche scegliere il male minore, come una sigaretta elettronica, può fare la differenza. Viene definita riduzione del danno, e se chiedete agli inglesi non hanno dubbi: secondo Public Health England, l’agenzia inglese per la salute pubblica e la lotta alle dipendenze, in Gran Bretagna tra le 18mila e le 50mila persone smettono di fumare ogni anno con l’aiuto delle e-cig. E la Commissione scienza e tecnologia della House of Commons ha pubblicato di recente un rapporto in cui afferma che, seppur non prive di rischio, le e-cig offrono ai tabagisti l’opportunità concreta di ridurre sostanzialmente il rischio di morte prematura e disabilità. I dati italiani, purtroppo, raccontano una storia diversa: stando al rapporto nazionale sul fumo, realizzato da Doxa e Istituto superiore di sanità, nel 2017 poco più del 14% di chi ha provato ad abbandonare le bionde con la sigaretta elettronica è riuscito nell’intento. Risultati che riflettono differenti scelte di politica sanitaria, almeno secondo Riccardo Polosa, direttore del Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’università di Catania: «Il Regno Unito ha dato dimostrazione di lungimiranza e coerenza ponendo il vapagismo al centro delle proprie politiche antifumo – spiega – da loro la prevalenza del tabagismo si è ridotta del 15% in soli tre anni, analogamente a quanto osservato in tutti quei paesi, come Svezia, Norvegia, Islanda e Francia, che hanno deciso di promuovere la sostituzione della nicotina con alternative a basso rischio » . Corretta informazione e una minore tassazione, che non equipari le e-cig ai prodotti contenenti tabacco, secondo Polosa sarebbero la chiave per ottenere risultati simili anche nel nostro paese. Perché, a detta dell’esperto, l’Italia starebbe perdendo l’occasione per una vera e propria rivoluzione. Per quale motivo? Promuovere l’utilizzo di un dispositivo non privo di rischi per la salute, specie in mancanza di dati affidabili, può in effetti sembrare una scelta contraria alla deontologia medica. Eppure la risk reduction è accettata nel contrasto alla dipendenza dalla droga, e persino nella scelta delle terapie chirurgiche, mentre, obietta Fabio Beatrice, direttore del Centro antifumo dell’ospedale S. G. Bosco di Torino: « Per il tabagismo continuiamo a perseguire l’obbiettivo della cessazione » . È vero dunque che con le e- cig non si risolve il problema della dipendenza, ma lo si sposta semplicemente verso un prodotto meno nocivo. Ma a fronte di quasi 80mila morti l’anno causati dalle sigarette, per Beatrice potrebbe essere arrivato il momento di un cambio di strategia: «Dobbiamo riuscire a raggiungere i fumatori con una proposta ricevibile, perché attualmente solo lo 0,1% chiede aiuto ai centri antifumo. E la sigaretta elettronica potrebbe essere un buon mezzo per tenere il fumatore legato al suo medico».

Polosa: nuove collaborazione con l’Università di Bucarest

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Il prof. Riccardo Polosa in Romania per avviare le collaborazioni tra l’Università degli Studi di Catania e quella rumena.

Di seguito il commento del direttore del CoEHAR rilasciato alla stampa rumena:

“Ho accolto con entusiasmo l’invito del Rettore dell’Università Titu Maiorescu di Bucarest per sviluppare un programma di #ricerca comune incentrato sulla #riduzione del danno da #fumo di #sigaretta. A tal proposito, il Coehar Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo, di cui sono direttore, avvierà rapporti di collaborazione con l’ateneo della capitale rumena per progetti di valutazione scientifica e salutare da diffondere in ambito internazionale. Il primo di questi riguarda la valutazione della salute dentale in coloro che si sdoganano dal tabagismo per passare al vapagismo. Nel corso della mia breve visita a Bucarest, inoltre, ho avuto anche il piacere e l’onore di illustrare ai membri del parlamento rumeno le concrete opportunità di salute pubblica che si prospettano con la diffusione massiccia di questi nuovi prodotti combustion-free. Sebbene la Romania sia uno dei Paesi europei che ha approvato più in ritardo rispetto agli altri i divieti sul fumo, oggi i membri del governo hanno accolto con interesse le mie osservazioni sulla possibilità di utilizzare strumenti alternativi per limitare i danni da fumo e ridurre la prevalenza del tabagismo tra la popolazione Romena”.

 

COP 8 – Polosa: “Sancita la distinzione tra e-cig e bionda”

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Dopo la conclusione dei lavori del COP8 di Ginevra, tre associazioni italiane – capitanate da Carmine Canino (presidente Anpvu), Dario Colaianni (presidente Coiv), Antonella Panuzzo (presidente Uniecig) – hanno diffuso proprio ieri una nota di commento alle decisioni prese nell’ambito della Conferenza delle Parti.

Nella nota anche una dichiarazione del prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, che ha sottolineato come “Il summit di Ginevra ha sancito per la sigaretta elettronica un momento epocale con la distinzione chiara e definita tra e-cig e bionda. Era ora! – ha esclamato il professore, che ha poi aggiunto – molto positivo anche il fatto che non si sia più insistito nell’incaricare l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) a preparare un dossier sulla tossicità dei prodotti da svapo; il taglio che si intendeva dare al dossier era palesemente mirato ad enfatizzare la presenza di sostanze chimiche negli aerosol emessi dalle sigarette elettroniche senza alcun riguardo per l’evidente riduzione della tossicità a confronto del fumo di tabacco”. 

“Consapevoli che nei prossimi mesi, a livello mondiale, si giocherà una partita determinante – continuano le associazioni – sul destino dei prodotti del vaping, ci sentiamo in dovere di sottolineare alcuni punti salienti per il futuro del nostro amato settore. In primis, ci preme evidenziare l’importanza che ha ormai assunto nella comunità scientifica internazionale il concetto della riduzione del danno, inteso come l’utilizzo di strumenti alternativi al fumo di sigaretta convenzionale (ad esempio le sigarette elettroniche) capaci di ridurre in maniera esponenziale i danni provocati dalla cattiva abitudine al fumo. Numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato che il passaggio dal tabagismo al vapagismo arresta o riduce il danno fumo correlato anche in popolazioni vulnerabili come quelle di fumatori ipertesi, con malattie respiratorie croniche e affetti da schizofrenia.

A pochi giorni dalla conclusione a Ginevra del COP8, vogliamo qui commentare la recente presa di posizione dell’OMS che non include la sigaretta elettronica nella lista dei nuovi prodotti del tabacco e rimanda ogni decisione al 2020. Tale scelta, se da un lato costituisce uno “scampato pericolo”, dall’altro rappresenta una nuova opportunità di impegno e determinazione in vista di una decisione finale che dovrà per certo affrontare il dibattito con una visione diversa. D’altra parte non pensiamo che l’OMS avrebbe potuto far bene diversamente trattando allo stesso modo prodotti del tabacco e prodotti liquidi e dovendo differenziare tra vaporizzazione e combustione.

Abbiamo accolto bene la decisione dell’OMS di prendere le distanze dai c.d. “riscaldatori di tabacco” chiedendo una maggiore analisi sull’efficacia dello strumento. Mentre le elettroniche sono sotto la lente di ingrandimento dei laboratori scientifici internazionali da anni, i riscaldatori di ultima generazione necessitano di ulteriori studi specifici.

In ultimo, ma non per importanza, vogliamo precisare che stiamo attraversando un cambiamento epocale che eliminerà la combustione delle sigarette. Paesi come Francia e Regno Unito, sono baluardo di questa rivoluzione.

È indispensabile procedere ad una giusta qualificazione di liquidi e vaporizzatori per conferire loro finalmente la dignità che meritano: prodotti atti alla diminuzione e/o azzeramento del danno procurato dai prodotti del tabacco per tutti coloro che non riescono a raggiungere in altro modo la cessazione del fumo!

La speranza è che con l’imminente riforma dell’attuale regime fiscale dei liquidi da inalazione promessa dal Governo, possa finalmente aprirsi un fronte di concreta e fattiva collaborazione con le istituzioni sanitarie, come già avvenuto in altri Paesi. Vogliamo essere pronti, se e quando sarà richiesta, ad offrire tutta la nostra collaborazione, mettendo a disposizione tutti i dati e testimonianze che abbiamo raccolto in questi anni. Permane, con sempre maggior vigore, l’appello a tutti i Consumatori, Produttori ed esercenti a sostenere in ogni modo e forma gli obiettivi comuni“.

On line il bando di idee per la realizzazione del logo CoEHAR

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E’ appena stato pubblicato il bando per il concorso di idee volto alla realizzazione del logo CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania diretto dal prof. Riccardo Polosa.

Il bando è rivolto a studenti, dottorandi e giovani laureati da non più di 3 anni dell’ateneo catanese. Il termine ultimo per la presentazione degli elaborati è il 5 Novembre 2018. La proposta progettuale dovrà contenere l’elaborato grafico del logo e una breve relazione che descriva il concept del progetto.

L’ideatore del miglior logo CoEHAR vincerà un premio in denaro di euro 500,00 che sarà conferito con provvedimento del Magnifico Rettore, Francesco Basile.

Il logo dovrà rappresentare l’identità internazionale del CoEHAR e la sua più importante mission: rendere il mondo libero dal fumo.

Una giuria di esperti valuterà gli elaborati pervenuti sulla base dell’efficacia comunicativa, del valore estetico e della facilità di riproduzione. Il logo nuovo sarà presentato in occasione della cerimonia inaugurale del Centro di Ricerca catanese che si terrà nel mese di Dicembre.

Stiamo lavorando alla creazione di un Centro di Ricerca che, per la prima volta al mondo – ha detto Polosa – produrrà scienza con un sistema innovativo. Un approccio scientifico creativo e rivoluzionario consente di studiare i meccanismi che regolano la dipendenza tabagica con dirompente determinazione e con una molto più diretta efficacia. Siamo nel bel mezzo di un cambiamento epocale, e vogliamo che a guidarci siano le idee dei nostri giovani talenti“.

COP8 a Ginevra: un nuovo report di politica internazionale critica l’operato dell’OMS

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Inizia oggi a Ginevra il COP8, l’ottava sessione della Conferenza delle Parti alla Convenzione quadro dell’OMS per il controllo del tabacco. E mentre i delegati si riuniscono, un gruppo di scienziati tra i più autorevoli al mondo, firma un rapporto internazionale che critica duramente l’atteggiamento dell’OMS.

Niente fuoco, niente fumo: lo stato globale della riduzione del danno da fumo” è appena stato pubblicato da APO, l’osservatorio internazionale di analisi politiche, ed è firmato da tutti gli scienziati più autorevoli al mondo nel campo della ricerca internazionale per la riduzione del danno da fumo.

Riccardo Polosa

Tra loro anche Riccardo Polosa, il direttore del CoEHAR, il Centro di Ricerca Internazionale per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

Gli esperti accusano l’OMS di non rispettare gli obblighi del trattato internazionale che sostiene la diffusione di strumenti alternativi al fumo e meno dannosi per la salute e affermano che prodotti come le sigarette elettroniche, i dispositivi a tabacco riscaldato e lo snus svedese hanno avuto un enorme successo nel ridurre i tassi dal fumo nel mondo ed è per questo che l’ostilità storica dell’OMS è inaccettabile.

“L’OMS ignora il trattato che obbliga tutti i firmatari ad adottare l’approccio strategico della riduzione del danno da fumo per incoraggiare i fumatori a passare a prodotti più sicuri”, ha affermato il prof. Gerry Stimson di Knowledge Action Change (Londra), che ha commissionato la relazione.

Il rapporto elenca i 39 paesi in cui sono state vietate le sigarette elettroniche o i liquidi di nicotina e riporta alcuni esempi opposti. Tra questi:

  • la Norvegia dove – dopo l’introduzione dello snus – il tasso di fumo tra le giovani donne è crollato dal 30% a solo l’1%;
  • gli Stati Uniti che, con la rapida crescita dell’uso di sigarette elettroniche, hanno visto una netta diminuzione del fumo tra gli adolescenti;
  • il Giappone che, grazie al successo dei prodotti del tabacco riscaldato, ha visto un calo delle vendite di sigarette di un quarto negli ultimi 2 anni.

E’ stato sorprendente esaminare i dati e confermare che l’utilizzo delle e-cig è sempre legato ad una netta diminuzione dei tassi di fumo di sigaretta convenzionale. Qualunque sia la motivazione secondo la quale molti Paesi scelgono di mettere a bando la vendita di e-cig è bene per loro sapere di aver firmato un patto di amicizia con l’industria del tabacco”, ha detto Harry Shapiro, l’autore principale del rapporto.

Al COP8 parteciperanno i rappresentanti di 181 paesi. Tutti i 181 paesi che, secondo la Convenzione quadro dell’OMS sul controllo del tabacco, sono obbligati a seguire la teoria della riduzione del danno. Tuttavia, nonostante l’apparenza, il COP8 è tutt’altro che inclusivo perché negli anni ha visto restare fuori i consumatori, i giornalisti e persino l’Interpol.

Per promuovere un ulteriore dialogo e una maggiore partecipazione su questioni argomenti proprio in queste ore a Ginevra si sta svolgendo una riunione parallela al COP8 cui parteciperanno anche gli autore del report:

David Abrams, USA;

Amy Arthur, USA;

Scott Ballin, USA;

Clive Bates, Zimbabwe;

Atakan Befrits, Sweden;

Jeannie Cameron, UK;

Gregory Conley, USA;

Kim Dabelstein, Denmark;

Miroslaw Dworniczak, Poland;

Konstantinos Farsalinos, Greece;

Ryan Gelbart, Australia;

Judy Gibson, UK;

Joe Gitchell, USA;

Marewa Glover, New Zealand;

Bill Godshall, USA;

Wayne Hall, Australia;

James Hargrave, UK;

Bonnie Herzog, USA;

Zvi Herzig, Israel;

Sarah Jakes, UK;

Martin Jarvis, UK;

Cecilia Kindstrand-Isaksson, Sweden;

Patricia Kovacevic, USA;

Jacques Le Houezec, France;

David Levy, USA;

Karl Lund, Norway;

Angus McKay, Australia;

Colin Mendelsohn, Australia;

Barnaby Page, UK;

Tim Phillips, UK;

Riccardo Polosa, Italy;

Helen Redmond, USA;

Rajesh Sharan, India;

Saul Shiffman, USA;

Karl Snaebjornsson, Iceland;

David Sweanor, Canada;

Nancy Sutthoff, New Zealand;

Roberto Sussman, Mexico;

Bengt Wiberg, Sweden.

Polosa analizza 3 punti del report Eurispes

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All’indomani della pubblicazione del report di Eurispes, anche il prof. Riccardo Polosa commenta tre punti salienti del documento citando alcune delle attività già avviate all’interno del CoEHAR – il Centro di Ricerca Internazionale sulla Riduzione del Danno da Fumo appena istituito all’interno dell’Università di Catania.

Nuovi dati sui prodotti a rischio ridotto?

A Catania stiamo lavorando per stabilire – ha spiegato Polosa – grazie ai risultati della ricerca indipendente svolta all’interno del CoEHAR, il livello di riduzione del rischio dei nuovi prodotti del tabacco rispetto alle sigarette convenzionali. Riusciremo entro il 2019 a fornire al mondo i nuovi dati certi sull’efficacia delle e-cig nella riduzione del rischio da fumo“.

Non basta il desiderio per smettere, serve il supporto e l’assistenza

E’ un lavoro ambizioso ma quanto stabilito da Eurispes – aggiunge il direttore del CoEHAR – dimostra che abbiamo sempre avuto ragione. Pochissimi fumatori che vogliono smettere di fumare poi ci riescono davvero da soli (il 9% è quanto dimostrato dalla società). Un dato che segue il trend dei risultati raggiunti anche nei nostri laboratori catanesi dove solo il 15% di chi ha cercato di smettere da solo ci è riuscito mentre, tra chi ci ha provato affidandosi al supporto di uno specialista (che spesso consiglia strumenti alternativi), ci è riuscito il 50%. Sebbene ci si preoccupi degli effetti sulla salute, non si rinuncia facilmente al piacere della sigaretta ed è per questo che l’utilizzo di prodotti meno dannosi potrebbe essere la scelta giusta per creare un mondo senza fumo“.

“Open research” della ricerca antifumo

I dati fanno emergere un’altra criticità, anche questa più volte affrontata anche da noi, inerente la poca diffusione della conoscenza e delle informazioni sul tema della ricerca antifumo. Affrontare una rivoluzione significa anche monitorare i percorsi della scienza, condividerli con il pubblico, criticarli e comunicarli nel modo più corretto possibile. All’interno del CoEHAR – spiega Polosa – l’internazionalizzazione delle attività scientifiche è il terreno su cui sviluppiamo lo scambio di conoscenza con il mondo. Grazie ad un network di collaborazioni internazionali riusciamo a creare un flusso continuo di informazioni scientifiche aggiornate puntuali. Riuscendo presto a stabilire standard regolamentati per la ricerca sui prodotti alternativi al fumo, riusciremo anche a creare una piattaforma di ricerca aperta dove ciascuno potrà inserire il suo supporto accademico e la sua visione scientifica delle politiche antifumo.

… Cosi come lo Stato ha il dovere di informare sui pericoli del tabagismo, lo stesso Stato ha il dovere di riconoscere il più basso livello di rischio delle nuove tecnologie non combustibili … e di supportare e sostenere chi si occupa di questi temi”. 

Riccardo Polosa at the United Nations General Assembly

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New York 28/09/2018 – Professor Riccardo Polosa is in New York and he participated to the Third High-level Meeting on the prevention and control of noncommunicable diseases (NCDs) of the United Nations General Assembly.

An important opportunity for the CoEHAR’s director (Center of Excellence for the acceleration of HArm Reduction of the University of Catania, Italy) that he intervened as an authoritative member of the international scientific community on public health policy and solutions to reduce smoking risks in the world.

Riccardo Polosa was at the summit of Multi-stakeholder Panels 1, the session that examinated two important issues: strengthening health systems and financing for the prevention and control of NCDs and the promotion of healthy lifestyles. These diseases (such as diabetes, mental health conditions, cardiovascular diseases and cancer) represent indeed an important challenge for public health and for human development. And smoking is a primary risk factor.

In October 2017, in fact, the United Nations General Assembly published the document: “Time to deliver: report of the WHO Independent High-Level Commission on Noncommunicable Diseases” with the main recommendations for defeating non-communicable diseases, which are mainly caused by smoking, alcohol abuse, improper nutrition and low levels of physical activity.

The media attention towards this global event must echo the great revolution that the world is experiencing – said prof. Polosa – I have presented in NY the scientific evidence and the result achieved in many countries thanks to the tools that reduce smoking harm. We are fighting a great battle and we want to change the lifestyle of millions of people in the world. But it is necessary to have the support from the Institutions. This is a challenge that represent at the same time a great opportunity”.

Polosa is also special scientific advisor for INNCO, the International Network of Nicotine Consumer Organizations that has recently sent a public letter to the WHO with some specific requests: acknowledging that the use of ENDS/ANDS are part of an effective harm reduction strategy; reversing the decision taken at COP7 to invite countries to consider regulatory measures that might include restricting or banning the manufacture or importation; confirming that all Parties to the FCTC should regulate ENDS/ANDS separately from traditional combustible tobacco products.

New York is a primary strategy for a new wave of thinking and programming the global prevention. This week is also important for the 8th session of the Conference of the Parties (COP8) to the WHO Framework Convention on Tobacco Control (WHO FCTC), which will be held in Geneva (Switzerland) from 1 to 6 October.

READ ITALIAN VERSION

 

Polosa’s speech:

We have heard that in Zambia, Nigeria, Uganda, India, Bangladesh, Armenia (strong take against ECIGS – despite their 50% prevalence of smoking in man), Portugal, Ukraine, Brazil, Venezuela, Papua New
Guinea, NCDs is growing at fast rate – mainly led by combustion of tobacco and biomass fuel. 

Despite reassuring statistics by Mr Bloomberg and others, it is clear that tobacco control is NOT gaining any significant success in LMICs, in fact smoking prevalence – that is declining in most westernized civilization – is still growing amongst several LMICs at an alarming rate (and particularly amongst the young and poor).

Now, the question is: are we correctly addressing the challenge of smoking epidemic. Is there any other additional strategies that can help us accelerate the smoking end game? The Framework Convention on Tobacco Control Treaty recognizes harm reduction as an integral part of tobacco control as defined by Article 1(d). 

It is time to apply this strategy! It is time to integrate harm reduction strategies into existing tobacco control policies and to accelerate the decline in smoking prevalence, by allowing widespread access to combustion free nicotine delivery products.

Massive multi-million person real life “experiments” underway in Sweden, Norway, Iceland, the United Kingdom, USA, Japan and Korea all show massive reductions in smoking prevalence unheard of. The more than 1 billion smokers worldwide deserve to have as many options as possible in order to quit this deadly habit

Riccardo Polosa partecipa all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

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Riccardo Polosa domani a New York parteciperà alla Terza Assemblea Generale delle Nazione Unite istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sulle malattie non trasmissibili.

Un’occasione unica per il direttore del CoEHAR, il Centro di Ricerca internazionale per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, che interverrà come autorevole membro della comunità scientifica internazionale per parlare di politiche di salute pubblica e di soluzioni utili a ridurre l’impatto del fumo nel mondo.

Dalle 11.00 del mattino di New York (le 17.00 ora italiana) e sino alle 15 (le 21.00 in Italia) il prof. Polosa parteciperà al Multi-stakeholder Panels 1, la sessione durante la quale si affronteranno due temi importanti: il rafforzamento dei sistemi necessari per prevenire e controllare le malattie non trasmissibili e la promozione di stili di vita più sani. Ricordiamo che queste malattie (rappresentate dal cancro, dalle malattie cardiovascolari, dal diabete e dai disturbi respiratori cronici) rappresentano oggi il principale rischio per la salute e lo sviluppo umano e hanno come fattore di rischio primario proprio l’abitudine al fumo

Ad Ottobre 2017, la stessa Commissione delle Nazioni Unite ha pubblicato il documento “Time to deliver: report of the WHO Independent High-Level Commission on Noncommunicable Diseases” con il quale sono state elencate le raccomandazioni prioritarie per contrastare la comparsa delle malattie non trasmissibili causate principalmente dal tabagismo, dall’abuso di alcol, dall’alimentazione non corretta e dai bassi livelli di attività fisica.

L’obiettivo degli scienziati, oggi, è quello di presentare al vaglio della Commissione proposte ed esempi di buone pratiche già condivise con successo in altri Paesi del mondo. 

Prof. Riccardo Polosa

L’attenzione mediatica verso questo evento di portata globale deve fare da eco alla grande rivoluzione che il mondo sta vivendo – ha detto il prof. Polosa prima della partenza per gli Stati Uniti – presenterò a NY le evidenze scientifiche ed i risultati raggiunti in molti Paesi in questi anni. Stiamo combattendo il fumo cercando di cambiare definitivamente lo stile di vita di intere generazioni. Ma è necessario che le Istituzioni ci supportino in questo cambiamento che può rappresentare una grande opportunità”.

 

Polosa partecipa all’assemblea anche come consulente scientifico di INNCO, la coalizione globale di associazioni di svapatori che, peraltro, proprio pochi giorni fa ha inviato all’Organizzazione Mondiale della Sanità una lettera aperta con la quale ha presentato le seguenti richieste:

  • Riconoscere l’uso di sigarette elettroniche come parte efficace della strategia di riduzione del danno;
  • Invertire la decisione presa alla COP7 per invitare i paesi a prendere in considerazione misure normative più restrittive sull’uso delle elettroniche;
  • Confermare che le sigarette elettroniche devono essere regolamentate come prodotti diversi dai tradizionali prodotti del tabacco.

Le decisioni che verranno prese a New York saranno il punto di partenza di un nuovo modo di pensare e programmare la prevenzione globale. E’ una settimana fondamentale per le scelte future di politica antifumo.

Dal 1 al 6 Ottobre, infatti, a Ginevra si terrà l’ottava sessione della Conferenza delle Parti (COP 8) alla Convenzione quadro dell’OMS per il controllo del tabacco.

 

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