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E-cig: super-tassa sospesa fino a nuovo giudizio: “San Riccardo è il protettore dello svapo”

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“Profili di irragionevolezza”. Questa in breve la motivazione che ieri, giovedi 3 aprile, ha spinto il TAR Lazio a confermare la sospensione cautelare delle norme contenute nel decreto attuativo DM 16.11.2013, tra cui la accisa del 58,5% sul prezzo di vendita delle sigarette elettroniche e dei prodotti accessori, rinviando il tutto al giudizio della Corte Costituzionale. Con l’ordinanza, il TAR ha sospeso anche il rigido regime autorizzativo di produzione e distribuzione delle e-cig, che di fatto le parificava in tutto e per tutto alle sigarette convenzionali.

 

LIAF concorda in pieno con il giudizio espresso dal TAR Lazio e aveva già denunciato in un precedente articolo e in una lettera al Presidente della Repubblica tutti gli abusi procedurali relativi a questa vicenda.

 

In attesa che la Corte Costituzionale si pronunci, il mercato delle e-cig può tornare a riprendere i propri ritmi continuando a garantire 5000 posti di lavoro che in un periodo di crisi come quello attuale non sono pochi.

 

“Una prima significativa vittoria dopo mesi di dure battaglie – commenta la prof.ssa Lidia Proietti, presidente della LIAF – che ci fa nutrire buone speranze in una riapertura delle trattative con il Governo. Speriamo che il tavolo tecnico cui siamo stati invitati dal Ministero della Salute ci permetta di dare voce ai milioni di svapatori italiani che si sono affrancati dal fumo, o lo stanno facendo, grazie alla sigaretta elettronica”.

 

“Giorno 3 aprile, San Riccardo, ha portato fortuna all’e-cig” ha commentato scherzosamente ieri il Prof. Polosa, non nascondendo una punta di orgoglio nel sottolineare che il punto messo a segno si è realizzato anche in virtù degli sforzi continui sostenuti dal suo team di ricercatori e di decine di esperti internazionali di tabagismo e salute pubblica nel fare chiarezza con le evidenze scientifiche. “Naturalmente il confronto dialettico, scientifico, e normativo non si conclude qui, ma finalmente si intravede uno spiraglio per una politica di controllo che sia veramente equilibrata e che punti sull’innovazione di questi prodotti. Auspichiamo che anche la Corte Costituzionale voglia tenere conto delle sempre più numerose evidenze scientifiche che dimostrano sicurezza ed efficacia della e-cig oltre che al suo straordinario potenziale nella riduzione del rischio da letali malattie fumo-correlate”.

 

E-cig: lettera aperta al Ministro della Salute Canadese

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In Canada, “Food and Drug Act” è la normativa che regola la vendita e il commercio di alimenti, farmaci, cosmetici e dispositivi terapeutici. Anche i prodotti elettronici che dispensano nicotina per inalazione ricadono nel Food and Drug Act, dunque non possono essere importati, commercializzati o venduti in Canada senza essere approvati dalla normativa. Di converso, le sigarette elettroniche che non contengono nicotina si possono vendere liberamente.
Il dato di fatto è che i negozi di sigarette elettroniche continuano a proliferare nello Stato, e migliaia di fumatori continuano ad acquistare e usare e-cig con nicotina. Mentre il Governo canadese sembra non avere la volontà di ostacolare la crescita di imprese tecnologicamente innovative che si rivolgono alle necessità di migliaia di cittadini, né di vigilare sul rispetto della legge, il Ministero della Salute (Health Canada), invece, ha tutta l’intenzione di applicare un controverso divieto sulle e-cig contenenti nicotina, chiedendo:
– a decine di aziende di smettere di vendere tali dispositivi
– ai provider di siti Internet di non fornire più spazi per siti web a negozi online di e-cig
– alle società di carte di credito, o di terzi come PayPal, di non gestire le transazioni dei rivenditori.
Il fatto che ne abbia l’intenzione non significa però che abbia la volontà politica e le risorse adeguate a risolvere definitivamente la questione. Il Ministero, infatti, non si decide a disciplinare definitivamente le e-cig contenenti nicotina, per cui, mentre ne sostiene la loro illegalità, non vi contrappone una legge chiara per l’ottenimento dell’approvazione alla vendita.
Questa situazione paradossale ha così creato un’enorme zona grigia normativa, per cui cartucce e liquidi contenenti nicotina sono illegali ma continuano a essere venduti, costringendo molti fumatori canadesi a violare la legge per utilizzare un’e-cig che li aiuti ad astenersi dal fumo.
E’ per questo motivo che 12 esperti internazionali di tabagismo e salute pubblica hanno inviato una lettera aperta al Ministro della Salute Canadese, Rona Ambrose, chiedendole di sfruttare gli ampi poteri garantiteli dagli ultimi emendamenti del Food and Drug Act del 2012 per rivedere la propria posizione sulle e-cig contenenti nicotina, in modo da fare rientrare dispositivi, cartucce e liquidi nella legalità, e di permettere cosi che migliaia di fumatori possano avere la possibilità perlomeno di ridurre drasticamente i danni causati dal tabacco.
Ecco alcuni estratti della lettera tradotti in italiano:
“Crediamo fortemente che sia arrivato il tempo che la politica di controllo del tabacco vada oltre gli usuali approcci di educazione, cessazione totale dalla nicotina e prevenzione. (…) La politica di controllo del tabacco deve essere radicalmente innovata per incontrare le necessità di quei fumatori che non riescono a smettere, nonostante i loro sforzi, implementando strategie efficaci di riduzione del danno espositivo. La riduzione del danno da fumo di tabacco può essere ottenuta fornendo ai fumatori fonti più sicure di nicotina che rappresentino validi ed efficaci sostituti della sigaretta convenzionale. (…) Non c’è alcun dubbio che le sigarette elettroniche siano un riconosciuto esempio di tali sostituti.”
Dopo aver affermato che le e-cig non possono assolutamente essere considerate tossiche quanto la sigaretta convenzionale, per via del fatto che in esse non vi è combustione, e dopo aver rilevato che la percentuale minima di sostanze chimiche rinvenute in alcuni liquidi è esattamente la stessa percentuale riscontrabile nelle approvate terapie sostitutive della nicotina attualmente in commercio (NRT – buproprione, vareniclina), i 12 firmatari della lettera aggiungono che “come per altri interventi sanitari, non si può parlare di assenza di rischi o di standard di assoluta sicurezza, ma della massima riduzione praticabile dei rischi e della sostituzione di prodotti con alternative più sicure”. E ancora: “Non stiamo dicendo che non vi sono assolutamente rischi di conseguenze indesiderate, ma come con altri interventi sanitari vi è una fortissima preponderanza di prove scientifiche a favore di tale intervento”.
La richiesta al Ministro Rona Ambrose è dunque chiara: “Rendere possibile il commercio delle sigarette elettroniche con vari livelli di nicotina per fornire ai fumatori efficaci sostituti della sigaretta di tabacco, permetterà senza dubbio di salvare innumerevoli vite e milioni di dollari in spese sanitarie”.
Il prof. Riccardo Polosa, responsabile scientifico della LIAF e tra i firmatari della lettera, così commenta: “Abbiamo ripetutamente denunziato con articoli, petizioni e lettere alle autorità, il paradosso normativo che vige in Italia così come in Canada a causa di uno sproporzionato uso del principio di precauzione. Bisogna far capire alle istituzioni di tutto il mondo che la nuova frontiera delle politiche di controllo alla diffusione del tabacco deve passare attraverso la riduzione del rischio e la reversibilità del danno fumo-correlato. E le sigarette elettroniche hanno lo straordinario potenziale di prestarsi a tale fine.”
Il testo originale della lettera al Ministro della Salute Canadese è consultabile qui: Open letter to the Minister of Health on electronic cigarettes

Ansia e Fumo, due patologie per le quali esiste rimedio

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“Quando ho cominciato a pensare di voler smettere di fumare, ho sentito scoppiare dentro di me una specie di terremoto”. Era l’ansia che si faceva strada e: “Improvvisamente ho cambiato subito idea”. E’ la frase tipica di un fumatore che vuole intraprendere un percorso per smettere di fumare ed improvvisamente viene assalito da fastidiosi stati di ansia. Secondo gli studi condotti dal Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania, la decisione di voler smettere di fumare è spesso seguita da un incremento dei livelli di ansia. Ma questo stato può risultare positivo solo se moderato. Secondo la dott.ssa Marilena Maglia, infatti: “Livelli d’ansia moderati sono facilitanti perché aumentano l’attenzione e la costanza, ed inevitabilmente i risultati finali sono raggiungibili più facilmente. Al contrario, stati di ansia più gravi possono avere come conseguenze improvvise effetti fisiologici debilitanti e ricadute”. Ma perché si soffre di ansia di astinenza da Fumo? Secondo il dott. Pasquale Caponnetto, i fattori che influenzano maggiormente la presenza di uno stato ansioso riguardano la difficoltà e l’importanza attribuita alla sigaretta e lo stato di equilibrio interiore, tra cui soprattutto i livelli di autostima ed autoefficacia. Smettere di fumare, dunque, sarebbe direttamente proporzionale alla nostra “sicurezza personale”. Più ci crediamo imbattibili, più saremo in grado di farcela. La presenza di stati di ansia elevati ostacola il raggiungimento dei nostri obiettivi. Cosa fare allora per combattere l’ansia? Talvolta può bastare un corso di yoga. In alcuni casi, invece, è necessario l’aiuto di un esperto per imparare tecniche specifiche di respirazione, rilassamento mentale e muscolare. Ma ricordate, l’ansia è una patologia che può essere diagnosticata solo da clinici tramite colloqui, osservazione e la somministrazione di test validi ed attendibili. Se leggera, l’ansia può essere produttiva e stimolante, può aiutarci a raggiungere con successo i nostri traguardi, e può anche agevolare il nostro percorso di liberazione dal fumo di sigaretta. Solo se in aumento ed ingestibile, allora si consiglia di consultare uno specialista.

Speciale “For Men” di Marzo: “I 7 metodi più curiosi per smettere di fumare”

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“27 modi per smettere di fumare” – è il titolo dello speciale pubblicato sulla rivista “For Men” di Marzo e firmato da Manuela Stefani e Roberta Maresci. Una ricerca interessante per consigliare agli “aitanti” lettori della testata – specializzata sullo stile di vita degli uomini – quali e quanti sono i metodi utilizzati in questo momento nel mondo per riuscire a smettere di fumare. Come ci raccontano le due giornaliste: “Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno muoiono in Italia circa 70 mila persone a causa del fumo. Per chi fuma il rischio di morire di enfisema è duplicato, quello di ictus è raddoppiato, quello di infarto aumenta da 2 a 4 volte e cresce anche il rischio di disfunzioni erettili”. Chi smette di fumare giorno per giorno migliora la propria salute e ottiene benefici. “Già dopo 20 minuti, ad esempio, la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca tornano nella norma, dopo 2 giorni l’organismo si è liberato dalla nicotina e ricomincia a recuperare gusto e olfatto e dopo 1 anno il rischio cardiovascolare si è dimezzato rispetto a quello di chi continua a fumare”. Nel frattempo la tecnologia avanza e le strategie per smettere di fumare aumentano, “For Men” ne presenta 27 e noi ne abbiamo selezionato 7 per Voi. Si tratta dei più curiosi ma anche dei meno costosi. Acqua – bere acqua è un buon metodo per smettere di fumare e se si beve dal rubinetto di casa è anche il metodo più economico e “limpido”. App – esistono diverse applicazioni che supportano costantemente il paziente che vuole smettere di fumare. Su questi dispositivi sono in corso studi scientifici, ma la loro diffusione è già abbastanza importante e spesso è possibile scaricarle gratuitamente dai vari store. Frutta e verdura – le patate, i pomodori, i peperoni e le melenzane contengono nicotina quindi mangiarle può aiutare a ridurre il fumo. Libri di autoaiuto – leggere libri che stimolano e raccontano come smettere di fumare a volte può aiutare a ridurre il vizio. Liquirizia – masticare una bacchetta di liquirizia contiene nicotina ma sostituisce anche la gestualità della sigaretta. Può aiutare ma può anche far aumentare la pressione arteriosa. SMS – farsi mandare messaggini stimolanti dal proprio medico o dal proprio consulente – o meglio ancora da uno degli specialisti del Centro Anti Fumo più vicino a casa tua – può aiutare a smettere di fumare stimolando la forza di volontà e infondendo sicurezza nel paziente. Videogiochi – come affermato da uno dei consulenti scientifici di LIAF, il dott. Pasquale Caponnetto dell’Università degli Studi di Catania, esiste un videogame Super Smoky che attraverso un avatar mostra i danni del fumo nell’arco di 20 anni ma non esistono ancora studi in merito all’efficacia di questo strumento e comunque il costo si aggira intorno ai 30/50 euro.

Troppe parole e pochi risultati concreti: ecco le conclusioni del Convegno ISS a Roma

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“Un convegno arrivato tardi, in un momento di estrema criticità per il comparto della sigaretta elettronica, e i cui obiettivi rischiano di non essere raggiunti se non si procede a un coinvolgimento a 360° degli esperti di tutti i settori su cui incide questo prodotto” – è questo il commento del Prof. Riccardo Polosa a seguito del Convegno “Sigaretta elettronica: benefici e rischi per la salute e criteri di controllo” che si è svolto nel corso della giornata del 13 febbraio a Roma, nell’Aula Pocchiari dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
L’intento dell’ISS e di ACCREDIA (unico ente accreditatore riconosciuto dal Governo Italiano) è stato quello di promuovere l’aggiornamento delle conoscenze dei partecipanti in materia di tossicità e rischi potenziali al fine di tratteggiare adeguati criteri di certificazione per la qualità e sicurezza di questi prodotti.
Purtroppo ci si aspettava un maggiore spazio a una discussione critica dei diversi interessanti temi tecnico-scientifici affrontati dal nutrito gruppo di relatori. Molto interessante ad esempio l’intervento di Claudio Medana dell’Università di Torino relativamente al ruolo degli ingredienti contenuti nei liquidi per la possibile generazione di aldeidi e di Margherita Ferrante dell’Università di Catania relativamente alla importanza di considerare il rischio di un prodotto sostitutivo della sigaretta convenzionale non in termine assoluto, ma relativo.
“Si sarebbe dovuta prestare maggiore attenzione agli aspetti più concreti della valutazione del rischio di tossicità piuttosto che perdersi in un dedalo di fattori di rischio quanto mai improbabili” aggiunge Polosa.
Molto spazio è stato dedicato al ruolo di ACCREDIA in qualità di ente che potrà accreditare le funzioni svolte dai laboratori di prova per le sigarette elettroniche una volta che si saranno stabiliti i corretti parametri di qualità e gli standard di riferimento. Tuttavia, in un momento in cui il settore è ostaggio di una normativa iniqua ed inappropriata, viaggia in cattive acque e rischia i naufragare, risulta difficile comprendere qual sarà – se ci sarà – il ruolo degli attori impegnati in questo articolato processo di accreditamento.
“ACCREDIA e i laboratori che saranno accreditati potranno svolgere un ruolo di monitoraggio e di controllo di qualità molto importante, ma solo se una crescita del settore e-cig sarà garantita. Altrimenti gli sforzi della macchina burocratico-regolatoria saranno del tutto vani” – ha dichiarato a margine dell’incontro il presidente di LIAF, Lidia Proietti.

Lettera aperta al preseidente Giorgio Napolitano. LIAF – Lancia un appello per la tutela della costituzione

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Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica Prof. Giorgio Napolitano,
La Lega Italiana Anti Fumo, LIAF Onlus, ha deciso di scriverLe in rappresentanza delle centinaia di migliaia di utilizzatori di sigarette elettroniche di tutta Italia. I cosiddetti “svapatori” si trovano oggi a dover fronteggiare una situazione paradossale: resistere al tentativo dello Stato, garante del diritto alla salute dei suoi cittadini (Art. 32 della Costituzione), di vanificare le loro speranze di successo contro la dipendenza e i danni da fumo di sigaretta. Si perchè per molti “svapatori” la sigaretta elettronica è una concreta via di fuga dal tabagismo, così efficace da aver da sola contribuito alla più significativa riduzione di consumo di tabacco di tutti i tempi; nel solo 2012 si è registrata una riduzione pari all’8% rispetto al 2011 (dati DOXA sul tabagismo e sull’uso della sigaretta elettronica in Italia).
Ci rivolgiamo a Lei per segnalare il grave abuso procedurale, da parte del nostro Governo e del nostro Parlamento, che sta segnando la sorte di questi prodotti in Italia. Dal 1° Gennaio 2014, è infatti entrata in vigore una legge (Legge 99/2013) che norma le sigarette elettroniche come prodotti del tabacco. Come per questi, le misure adottate ora includono: ingenti accise (58.5%), un lungo iter burocratico per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’autorità nazionale del tabacco, divieto di utilizzazione nei luoghi pubblici, e sostanziali limitazioni nella pubblicità.
Gli abusi procedurali e le penalizzazioni per gli “svapatori”
Senza entrare nel merito dei contenuti della Legge e delle sue ripercussioni negative in tema di salute pubblica, vorremmo fare rilevare come – prima di prendere una decisione così importante, peraltro in tempi record per quella che è la normale prassi legislativa italiana – non solo non è stata mai consultata la comunità scientifica competente in materia, ma addirittura sono state ignorate le evidenze scientifiche provenienti dagli studi fatti in tutto il mondo.
E non solo. La Legge 99/2013 é penalizzante per gli “svapatori”; le misure fiscali contenute nella Legge fanno lievitare il prezzo di vendita delle sigarette elettroniche (e accessori) di quasi tre volte favorendo così di fatto competitività e predominio delle sigarette convenzionali, con tutte le conseguenze negative per la salute che ben conosciamo. Le misure draconiane adottate dal Governo stanno già costringendo alla chiusura molte attività commerciali, e coloro che attualmente “svapano” non avranno altra scelta che quella di rivolgersi al mercato nero (col rischio di utilizzare prodotti dalla dubbia qualità) oppure di ritornare a fumare tabacco, unico vero dramma di tutta questa vicenda.
È sconsolante doverlo dire, ma questa Legge non ha alcuna valenza per la salvaguardia della salute. Serve solo a preservare gli interessi di grosse multinazionali. Per questo motivo l’iter legislativo di questa Legge è stato condotto a porte chiuse, in maniera sbrigativa e superficiale, ma soprattutto senza tener conto della voce dei diretti interessati, gli “svapatori”.
I deputati italiani sono stati il perfetto esempio dell’anti-democrazia più schizofrenica essendo passati, nel giro di poche settimane, dal divieto di “svapare” nei luoghi pubblici a una supertassa sul consumo, dall’abolizione del divieto al ripensamento della stessa. Inoltre, è sorprendente notare come la delegazione italiana al Parlamento Europeo abbia votato – giustamente – a favore di una libera commercializzazione della sigaretta elettronica e non come prodotto farmaceutico o derivato del tabacco. Risulta pertanto incomprensibile comprendere per quale ragione il Parlamento Italiano abbia contemporaneamente manovrato per legiferare in maniera diametralmente opposta.
Con la presente noi vogliamo denunciare che è solo per via di certi conflitti di interesse che i nostri deputati si sono ostinatamente affrettati a distruggere il settore delle sigarette elettroniche e le speranze degli “svapatori”. Come non criticare la scelta di utilizzare la procedura del Decreto Legge per forzare questa tassa? Il DL è un provvedimento che va adottato dal Governo in casi di straordinaria necessità e urgenza. Ma nel caso delle sigarette elettroniche non ne era ravvisabile né la necessità né tantomeno l’urgenza. I dati sulla pericolosità del fumo passivo da tabacco erano già noti alla fine degli anni ’80, ma a nessuno è venuto in mente di adottare un DL ad hoc in osservanza dell’art. 32 della Costituzione. Si sono dovuti attendere ben 25 anni per l’entrata in vigore della Legge Sirchia.
Nella fretta, i nostri deputati hanno persino trascurato specifici aspetti procedurali contenuti nel DL n. 76 del 2013, secondo cui il dispositivo normativo sulle sigarette elettroniche poteva essere messo in pratica solo dopo l’approvazione di uno specifico decreto attuativo da parte del Ministero dell’Economia entro il 31 ottobre 2013. Decreto che non è stato adottato entro il 31 ottobre e che poi, all’improvviso, è saltato fuori sul sito dei Monopoli di Stato sotto forma di bozza. Di fatto, il testo del decreto attuativo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 287 del 7 dicembre 2013 e si rifà integralmente alla normativa che dispone le modalità di vendita dei prodotti derivati dal tabacco, come previsto ai sensi dell’articolo 62-quater, comma 4, del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504. Questa pratica rappresenta un abuso di tipo procedurale.
Una così importante questione di salute pubblica che riguarda milioni di fumatori italiani, oltre che centinaia di migliaia di “svapatori”, non può essere liquidata nel giro di 6 mesi e senza alcuna consultazione con le parti interessate e la comunità scientifica.
Appello al Presidente
Signor Presidente, Le chiediamo di vigilare sul rispetto della Costituzione. La legge 99/2013 va infatti nella direzione opposta all’articolo 32 che garantisce: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». E’ inoltre moralmente inaccettabile. Quello che Le chiediamo è di intervenire, inviando un Suo autorevole messaggio alle Camere (art. 69, co. 1, lett. i) per rilanciare il dialogo tra la politica e la scienza, onde superare il regime censorio introdotto con la legge in parola, e guidare il Governo verso una regolamentazione proporzionata che sia accettabile dal punto di vista etico-morale. Pretendiamo che gli “svapatori” e le loro famiglie vengano tutelati, e che vengano difesi i diritti dei fumatori che potrebbero avvicinarsi alla sigaretta elettronica, attratti da un prodotto innovativo, dal prezzo competitivo, che li aiuti a ridurre o smettere di fumare come sta già avvenendo in diverse parti del mondo.
La Legge 99/2013 di fatto parifica le sigarette elettroniche a quelle convenzionali, le quali a differenza di quelle elettroniche contengono livelli molto elevati di carcinogeni e altre sostanze tossiche pericolose per la salute. Tale Legge è dunque ingiusta e irragionevole perché espressione di una “demonizzazione” della sigaretta elettronica aprioristica e infondata. Stigmatizzare questo prodotto come pericoloso per la salute, ma poi sfruttarlo per cercare di rimpinguare l’erario pubblico, rappresenta l’esempio più vistoso di un impoverimento della politica.
Piuttosto la sigaretta elettronica è un mezzo attraverso cui – come dimostrato da studi puntuali in materia – può essere validamente contrastato il tabagismo. La sigaretta elettronica può rappresentare una straordinaria opportunità di miglioramento della salute pubblica, la conquista di una mèta che decenni di spot e di campagne antifumo e di norme demagogiche non sono mai riusciti a raggiungere.
Il legislatore ha l’obbligo etico-morale di produrre una regolamentazione equilibrata basata sulle evidenze scientifiche.
Certi di un suo interesse e riscontro positivi,
nell’accomiatarci confermiamo la nostra disponibilità per il dialogo con le Istituzioni.

Lettera aperta al Presidente della Repubblica. Appello di LIAF per la tutela della costituzione italiana

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Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica Prof. Giorgio Napolitano,


La Lega Italiana Anti Fumo, LIAF Onlus, ha deciso di scriverLe in rappresentanza delle centinaia di migliaia di utilizzatori di sigarette elettroniche di tutta Italia. I cosiddetti “svapatori” si trovano oggi a dover fronteggiare una situazione paradossale: resistere al tentativo dello Stato, garante del diritto alla salute dei suoi cittadini (Art. 32 della Costituzione), di vanificare le loro speranze di successo contro la dipendenza e i danni da fumo di sigaretta. Si perchè per molti “svapatori” la sigaretta elettronica è una concreta via di fuga dal tabagismo, così efficace da aver da sola contribuito alla più significativa riduzione di consumo di tabacco di tutti i tempi; nel solo 2012 si è registrata una riduzione pari all’8% rispetto al 2011 (dati DOXA sul tabagismo e sull’uso della sigaretta elettronica in Italia).

Ci rivolgiamo a Lei per segnalare il grave abuso procedurale, da parte del nostro Governo e del nostro Parlamento, che sta segnando la sorte di questi prodotti in Italia. Dal 1° Gennaio 2014, è infatti entrata in vigore una legge (Legge 99/2013) che norma le sigarette elettroniche come prodotti del tabacco.  Come per questi, le misure adottate ora includono: ingenti accise (58.5%), un lungo iter burocratico per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’autorità nazionale del tabacco, divieto di utilizzazione  nei luoghi pubblici, e sostanziali limitazioni nella pubblicità.

Gli abusi procedurali e le penalizzazioni per gli “svapatori”

Senza entrare nel merito dei contenuti della Legge e delle sue ripercussioni negative in tema di salute pubblica, vorremmo fare rilevare come – prima di prendere una decisione così importante, peraltro in tempi record per quella che è la normale prassi legislativa italiana – non solo non  è stata mai consultata la comunità scientifica competente in materia, ma addirittura sono state ignorate le evidenze scientifiche provenienti dagli studi fatti in tutto il mondo.

E non solo. La Legge 99/2013 é penalizzante per gli “svapatori”; le misure fiscali contenute nella Legge fanno lievitare il prezzo di vendita delle  sigarette elettroniche (e accessori) di quasi tre volte favorendo così di fatto competitività e predominio delle sigarette convenzionali, con tutte le conseguenze negative per la salute che ben conosciamo. Le misure draconiane adottate dal Governo stanno già costringendo alla chiusura molte attività commerciali, e coloro che attualmente “svapano” non avranno altra scelta che quella di rivolgersi al mercato nero (col rischio di utilizzare prodotti dalla dubbia qualità) oppure di ritornare a fumare tabacco, unico vero dramma di tutta questa vicenda.

È sconsolante doverlo dire, ma questa Legge non ha alcuna valenza per la salvaguardia della salute. Serve solo a preservare gli interessi di grosse multinazionali. Per questo motivo l’iter legislativo di questa Legge è stato condotto a porte chiuse, in maniera sbrigativa e superficiale, ma soprattutto senza tener conto della voce dei diretti interessati, gli “svapatori”.

I deputati italiani sono stati il perfetto esempio dell’anti-democrazia più schizofrenica essendo passati, nel giro di poche settimane, dal divieto di “svapare” nei luoghi pubblici a una supertassa sul consumo, dall’abolizione del divieto al ripensamento della stessa. Inoltre, è sorprendente notare come la delegazione italiana al Parlamento Europeo abbia votato – giustamente – a favore di una libera commercializzazione della sigaretta elettronica e non come prodotto farmaceutico o derivato del tabacco. Risulta pertanto incomprensibile comprendere per quale ragione il Parlamento Italiano abbia contemporaneamente manovrato per legiferare in maniera diametralmente opposta.
Con la presente noi vogliamo denunciare che è solo per via di certi conflitti di interesse che i nostri deputati si sono ostinatamente affrettati a distruggere il settore delle sigarette elettroniche e le speranze degli “svapatori”. Come non criticare la scelta di utilizzare la procedura del Decreto Legge per forzare questa tassa? Il DL è un provvedimento che va adottato dal Governo in casi di straordinaria necessità e urgenza. Ma nel caso delle sigarette elettroniche non ne era ravvisabile né la necessità né tantomeno l’urgenza. I dati sulla pericolosità del fumo passivo da tabacco erano già noti alla fine degli anni ’80, ma a nessuno è venuto in mente di adottare un DL ad hoc in osservanza dell’art. 32 della Costituzione. Si sono dovuti attendere ben 25 anni per l’entrata in vigore della Legge Sirchia.

Nella fretta, i nostri deputati hanno persino trascurato specifici aspetti procedurali contenuti nel DL n. 76 del 2013, secondo cui il dispositivo normativo sulle sigarette elettroniche  poteva essere messo in pratica solo dopo l’approvazione di uno specifico decreto attuativo da parte del Ministero dell’Economia entro il 31 ottobre 2013. Decreto che non è stato adottato entro il 31 ottobre e che poi, all’improvviso, è saltato fuori sul sito dei Monopoli di Stato sotto forma di bozza. Di fatto, il testo del decreto attuativo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 287 del 7 dicembre 2013 e si rifà integralmente alla normativa che dispone le modalità di vendita dei prodotti derivati dal tabacco, come previsto ai sensi dell’articolo 62-quater, comma 4, del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504. Questa pratica rappresenta un abuso di tipo procedurale.

Una così importante questione di salute pubblica che riguarda milioni di fumatori italiani, oltre che centinaia di migliaia di “svapatori”, non può essere liquidata nel giro di 6 mesi e senza alcuna consultazione con le parti interessate e la comunità scientifica.

Appello al Presidente

Signor Presidente, Le chiediamo di vigilare sul rispetto della Costituzione. La legge 99/2013 va infatti nella direzione opposta all’articolo 32 che garantisce: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». E’ inoltre moralmente inaccettabile. Quello che Le chiediamo è di intervenire, inviando un Suo autorevole messaggio alle Camere (art. 69, co. 1, lett. i) per rilanciare il dialogo tra la politica e la scienza, onde superare il regime censorio introdotto con la legge in parola, e guidare il Governo verso una regolamentazione proporzionata che sia accettabile dal punto di vista etico-morale. Pretendiamo  che gli “svapatori” e le loro famiglie vengano tutelati,  e che  vengano difesi i diritti dei fumatori che potrebbero avvicinarsi alla sigaretta elettronica, attratti da un prodotto innovativo, dal prezzo competitivo, che li aiuti a ridurre o smettere di fumare come sta già avvenendo in diverse parti del mondo.

La Legge 99/2013 di fatto parifica le sigarette elettroniche a quelle convenzionali, le quali a differenza di quelle elettroniche contengono livelli molto elevati di carcinogeni e altre sostanze tossiche pericolose per la salute. Tale Legge è dunque ingiusta e irragionevole perché espressione di una “demonizzazione” della sigaretta elettronica aprioristica e infondata. Stigmatizzare questo prodotto come pericoloso per la salute, ma poi sfruttarlo per cercare di rimpinguare l’erario pubblico, rappresenta l’esempio più vistoso di un impoverimento della politica.

Piuttosto la sigaretta elettronica è un mezzo attraverso cui – come dimostrato da studi puntuali in materia – può essere validamente contrastato il tabagismo. La sigaretta elettronica può rappresentare una straordinaria opportunità di miglioramento della salute pubblica, la conquista di una mèta che decenni di spot e di campagne antifumo e di norme demagogiche non sono mai riusciti a raggiungere.

Il legislatore ha l’obbligo etico-morale di produrre una regolamentazione equilibrata basata sulle evidenze scientifiche.

Certi di un suo interesse e riscontro positivi,
nell’accomiatarci confermiamo la nostra disponibilità per il dialogo con le Istituzioni
.

Catania, 19 Febbraio 2014

Il Presidente LIAF
prof.ssa Lidia Proietti

Il Vice Presidente LIAF
prof. avv. Agatino Cariola

Il Responsabile Scientifico LIAF
prof. Riccardo Polosa

Nuova tassa sulla sigaretta elettronica: “Il pasticcio burocratico”

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Dal primo gennaio 2014, come è noto, viene stabilito il prelievo fiscale del 58,5% sulle sigarette elettroniche. Ma per far si che questo dispositivo normativo venga messo in pratica era necessaria, come già precisato dal DL n. 76 del 2013, l’approvazione di uno specifico decreto attuativo da parte del Ministero dell’Economia entro il 31 ottobre 2013. Questa approvazione si è concretizzata ben oltre i termini stabiliti dal Decreto Legge.
Per il Presidente LIAF Sebastiano Antonio Pacino, la gaffe legislativa sembra abbastanza chiara: “Che dal primo gennaio la tassazione venga applicata o no ancora non è dato saperlo – ha dichiarato – ma che dietro l’approvazione del decreto ci sia un pasticcio burocratico è l’unica cosa che al momento sembra certa”.
Sul sito di LIAF il contenuto dell’articolo pubblicato da “Italia OggiAggiungi un appuntamento per oggi” e firmato dal giornalista Stefano Sansonetti che spiega l’iter burocratico della vicenda Il pasticcio burocratico e le accuse della Corte dei Conti circa i ritardi nella pubblicazione del testo decreto.

Convegno a Roma: “Sigaretta elettronica: benefici e rischi per la salute”

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 “Sigaretta elettronica: benefici e rischi per la salute e criteri di controllo” – è il titolo del convegno che si sta svolgendo oggi a Roma nell’Aula Pocchiari dell’Istituto Superiore di Sanità.
La recente ed ampia diffusione delle sigarette elettroniche trae origine dalla promozione dell’utilizzo di questi prodotti nel contesto del miglioramento degli stili di vita adottati dalla popolazione. Questi nuovi articoli, introdotti come alternativa alla sigaretta convenzionale, vengono proposti quale ausilio per la cessazione dell’abitudine al fumo.
Obiettivo del convegno odierno – promosso dall’Istituto Superiore di Sanitrà e da ACCREDIA – è quello di garantire l’aggiornamento delle conoscenze dei partecipanti in materia di benefici, rischi e criteri di controllo. Particolare attenzione è posta su alcuni aspetti quali le recenti valutazioni scientifiche, la sicurezza dei prodotti, la normativa nazionale ed europea e le attività e le metodologie di controllo ed autocontrollo.
Sono presenti numerosi esponenti del panorama scientifico nazionale. Tra questi interverrà anche il Prof. Riccardo Polosa dell’Università degli Studi di Catania e direttore scientifico di LIAF – Lega Italiana Anti Fumo: “Sono lieto di partecipare ai lavori di questa giornata. Evidenze scientifiche dimostrano – ha spiegato – che la sigaretta elettronica è un valido sostituto della sigaretta tradizionale e, se regolamentata in modo coerente, potrà rappresentare l’alternativa più giusta per uscire dalla porta del fumo”.

Sigaretta elettronica: è tempo di mettere fine a una regolamentazione sbagliata

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Catania, 04 febbraio 2014. I fumatori si rivolgono con sempre maggiore frequenza alle sigarette elettroniche per limitare i danni sulla salute derivanti dalla loro dipendenza dal fumo. Ma i legislatori di tutto il mondo sono ben lungi dall’essere concordi nell’approccio alla loro regolamentazione. Eppure la posta in gioco è molto alta: si parla di scongiurare sei milioni di decessi su base annua per patologie fumo-correlate.
Una legislazione malfatta e dettata da preoccupazioni inesistenti per la salute pubblica potrebbe avere conseguenze indesiderate gravi, sostengono tre esperti dell’Università di Catania.
Nell’ultima uscita della rivista internazionale “Therapeutic Advances in Chronic Diseases” pubblicata del noto gruppo editoriale SAGE, gli esperti di salute pubblica e legislazione, Daniela Saitta, Giancarlo Antonio Ferro e Riccardo Polosa, offrono in un loro articolo un’ampia e dettagliata panoramica della normativa vigente sull’e-cig in diversi paesi, esponendo una critica serrata dei punti deboli e delle gravi manchevolezze derivanti da un uso sproporzionato del principio di precauzione.
Contemplato a livello internazionale, tale principio può essere invocato quando un fenomeno, un prodotto o un processo dagli effetti potenzialmente pericolosi non è stato sottoposto a completa valutazione scientifica e il potenziale danno non può essere determinato con sufficiente certezza. In tal caso, e solo se c’è la probabilità di un danno reale per la salute pubblica, tale principio giustifica l’adozione di misure restrittive, a condizione che siano oggettive e non discriminatorie.
Gli autori dell’articolo spiegano come quasi tutti gli Stati che hanno adottato norme restrittive sull’e-cig abbiano non solo abusato di un principio che non poteva essere applicato, ma addirittura condizionato il determinarsi di ripercussioni negative per la salute pubblica.
Catrame e sostanze chimiche presenti nel fumo di tabacco sono la vera causa dei rischi per la salute, piuttosto che la nicotina. Le e-cig mirano ad aggirare questi rischi fornendo nicotina senza fumo né tabacco. Eppure, nonostante i consumatori vedano il chiaro vantaggio delle e-cig, alcuni membri della comunità scientifica, gli enti regolatori e le imprese farmaceutiche continuano a esprimere preoccupazione. Questi temono che le sigarette elettroniche incoraggino un consumo di nicotina superiore, e che perpetuino la dipendenza piuttosto che promuovere la disassuefazione. I rischi per la salute derivanti dall’uso dell’e-cig a lungo termine non sono ancora noti, e i detrattori dicono che questi prodotti potrebbero fare presa sui giovani non fumatori, o fare diffondere l’idea che il fumo sia di nuovo socialmente accettabile. Gli autori dell’articolo sostengono che queste affermazioni sono per lo più teoriche e non sostenute da prove scientifiche, eppure vengono spesso citate a supporto di iniziative volte a limitare l’uso delle e-cig.
Le legislazioni attuate senza tener conto delle evidenze scientifiche – evidenze illustrate ampiamente nell’articolo – possono portare a conseguenze impreviste, argomentano gli autori. Per esempio, la prima bozza di revisione della Direttiva sui Prodotti del Tabacco del 2012 definisce limiti assolutamente arbitrari per il contenuto di nicotina nei liquidi per e-cig, ed è un chiaro esempio della scarsa comprensione del problema da parte dei legislatori. Solo alcuni mesi dopo, la stessa UE proponeva una modifica della bozza con applicazione generosa di norme farmaceutiche per le e-cig – mossa che è stata respinta dal Parlamento UE nell’Ottobre del 2013. Una legislazione di tipo farmaceutico per questi prodotti avrebbe comportato un’eccessiva lievitazione del prezzo di vendita e avrebbe limitato gravemente la diffusione del prodotto per i consumatori. “È controproducente e privo di senso critico questo eccesso di regolamentazione per un prodotto progettato per ridurre o eliminare le malattie e le morti premature causate dal fumo.” – si legge nell’articolo.
Purtroppo, come fanno notare gli autori, queste conseguenze non devono essere state prese in considerazione né dalla britannica Agenzia di Regolamentazione del Farmaco (MHRA), né dal Ministero della Salute canadese, quando hanno deciso di regolamentare le e-cig come prodotti farmaceutici.
Polosa e collaboratori propongono agli enti regolatori di prendere in considerazione alcuni semplici requisiti, che garantiscano:
• buone pratiche di fabbricazione (GMP – good manufacturing practices)
• tappi a prova di bambino per i contenitori dei liquidi
• documentazione ufficiale sul contenuto dei liquidi
• etichettatura chiara, accurata e dettagliata sui contenuti e i pericoli connessi all’uso dell’e-cig.
Inoltre, quadri normativi già esistenti nella legislazione dell’UE potrebbero essere utilizzati, come quelli previsti per dispositivi elettrici e batterie validi anche per le componenti hardware delle e-cig. Gli autori notano che la proposta di normativa suggerita può però rivelarsi “impossibile da attuare” a causa degli interessi delle industrie del tabacco e farmaceutiche, e anche a causa degli ingenti ricavi generati per i governi dalle accise sul tabacco.
“Se questi ostacoli potessero essere superati, molto dolore e sofferenza potrebbero essere ridotti e milioni di vite salvate “, dichiarano gli autori. “Le e-cigs non sono una porta di entrata al tabagismo, ma piuttosto una porta di uscita, e un regolamentazione restrittiva – limitando l’accesso a questi prodotti – servirebbe solo a incoraggiare il molto meno salutare fumo di tabacco”.
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Daniela Saitta è un’esperta di Comunicazione Sanitaria presso il Dipartimento di Biomedicina Clinica e Molecolare dell’Università di Catania.
Giancarlo Antonio Ferro è Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Catania.
Riccardo Polosa è Professore Ordinario di Medicina Interna presso il Dipartimento di Biomedicina Clinica e Molecolare dell’Università di Catania. La sua ricerca sul tabagismo è supportata dall’Università e dalla Lega Italiana Anti Fumo.
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“Achieving appropriate regulations for electronic cigarettes”, di Daniela Saitta, Giancarlo Antonio Ferro e Riccardo Polosa, 4 febbraio 2014, appare nella rivista Therapeutic Advances in Chronic Deseases.
Questo articolo sarà liberamente accessibile per un tempo limitato a questo link – http://taj.sagepub.com/content/early/2014/01/31/2040622314521271.abstract