giovedì, Giugno 12, 2025
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Giornata Mondiale dell’Asma: anche quest’anno visite gratuite al Policlinico

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In occasione della Giornata Mondiale dell’Asma, indetta per oggi martedì 6 maggio dall’Organizzazione Internazionale GINA (Global Iniziative for Asthma), anche quest’anno il Reparto di Medicina Interna e D’Urgenza del Policlinico di Catania ha offerto visite e spirometrie gratuite per i pazienti asmatici.
L’iniziativa, organizzata in collaborazione con la LIAF, rientra nel progetto di ricerca europeo U-BIOPRED dedicato alla scoperta di nuovi farmaci per la gestione dell’asma grave. Si tratta di un appuntamento importante a sostegno della Ricerca e della tutela della salute pubblica.
“L’attesa per la giornata mondiale dedicata all’asma certifica il successo di questo appuntamento che ogni anno vede impegnati centinaia di ricercatori in tutto il mondo che si battono per trovare cure adeguate e sufficienti per i pazienti affetti da asma grave – ha ricordato la prof.ssa Lidia Proietti, presidente della LIAF – La nostra Onlus è stata felice di sostenere questa importante iniziativa grazie alla quale le persone affette da asma hanno potuto ricevere gratuitamente cure specializzate e consulenza”.
Purtroppo, i numeri confermano una diffusione sempre più ampia dell’asma in soggetti fumatori. La lotta al tabagismo quindi diventa prioritaria.
<<Uno studio che verrà pubblicato a breve su una importante rivista internazionale, anche grazie al sostegno della LIAF, ha confermato l’utilità delle sigarette elettroniche nei soggetti asmatici – commenta a tal proposito il Prof Polosa, docente di Immunologia Clinica e Allergologia all’Università di Catania e responsabile scientifico LIAF – Nello specifico, si è evidenziato che i pazienti asmatici fumatori che passavano alla sigaretta elettronica mostravano significativi miglioramenti nel controllo dell’asma e nei dati spirometrici”.
In attesa dell’imminente pubblicazione di questo studio, vi invitiamo a consultare nei prossimi giorni il sito LIAF per tutti i dettagli dello studio.
Per ulteriori informazioni sul progetto di ricerca europeo U-Biopred è possibile visitare http://www.ubiopred.european-lung-foundation.org/

U-BIOPRED vince il premio Bio-IT World Best Practice Award

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U-BIOPRED vince il premio premio Bio-IT World Best Practice Award come miglior esempio al mondo nella ricerca contro l’asma grave.
Il premio, nella categoria Ricerca e Sviluppo di nuovi farmaci, ha riguardato l’innovazione nell’utilizzo del Portale del progetto voluto e creato per la ricerca di biomarcatori chiave dell’asma grave.
Utilizzando lo strumento di gestione delle informazioni, i partner del progetto sono stati infatti in grado di condividere in modo sicuro grandi volumi di dati con facilità.
U-BIOPRED ha condiviso il riconoscimento con la Fondazione TranSMART, che ha sviluppato il software.
Per ulteriori informazioni, guarda l’intervista al dott. Ioannis Pandis, del progetto U-Biopred:
Per altre informazioni su questi premi:

Sigarette elettroniche, un appello al Ministro per sostenerne la diffusione

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Nelle scorse settimane, la LIAF ha infatti lanciato una petizione on line che ha già raggiunto quasi 6000 firme a favore delle sigarette elettroniche. Si tratta soprattutto di ex fumatori che hanno ricavato beneficio dall’uso della sigaretta elettronica, che – secondo i promotori dell’iniziativa – è un prodotto che ha potenzialità enormi per agevolare chi ha intenzione di smettere di fumare.
“Seimila firmatari sono un numero molto importante – ha osservato il prof. Riccardo Polosa, direttore scientifico di LIAF e docente di Medicina Interna nell’ateneo catanese e Direttore del’UOC di Medicina Interna e d’Urgenza e del relativo Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo, AOU Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania – sebbene questa cifra rappresenti soltanto la punta dell’iceberg di un vasto popolo di fumatori che vuole scegliere di determinare la propria condizione di tabagismo e di vapagismo in maniera differente”.
Da qui la necessità di rivolgere un appello alle massime istituzioni del Paese, per chiedere di vigilare sulla nuova regolamentazione della sigaretta elettronica – considerata una valida alternativa alla sigaretta convenzionale – e soprattutto per consentire ai milioni di fumatori italiani di scegliere liberamente come e quando smettere di fumare.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene il fumo la più grave minaccia per la salute dell’uomo. Sebbene anche i dati dell’Istituto Superiore di Sanità abbiano evidenziato come la recente diffusione di questi prodotti abbia determinato una significativa contrazione dei consumi di tabacco (in Inghilterra, per esempio, si è arrivati all’8% in meno in un solo anno), in Italia non si fanno passi avanti.
Al contrario, è stata introdotta (con il decreto legge nr. 76 del 28 giugno 2013) una tassazione che penalizza l’uso della sigaretta elettronica, che comporta comunque dei rischi assolutamente inferiori alle “bionde”, equiparandola ai prodotti del tabacco tradizionale, che apportano ogni anno allo Stato una riserva fiscale di circa 10 miliardi di euro l’anno.
Ciò ha evidentemente scoraggiato, anziché incentivarli, i potenziali utilizzatori e “svuotato” i negozi dei rivenditori che, se appositamente formati, potrebbero invece avere un ruolo importante nella corretta informazione ai cittadini. Al contrario, investire su questi strumenti – sostiene la LIAF -, potrebbe ridurre nel tempo sensibilmente i costi della sanità legati alla cura delle malattie fumo-correlate.
La LIAF da anni si batte contro il tabagismo e per la tutela della salute pubblica. Più volte gli studi condotti dalla Lega Italiana Anti Fumo, anche grazie ai ricercatori dell’Università di Catania, hanno dimostrato, infatti, che la sigaretta elettronica è una valida alternativa per smettere di fumare. Nonostante questo, “il problema reale rimane rappresentato dall’informazione e dalla formazione sui rischi – ha sottolineato la prof.ssa Lidia Proietti, presidente di LIAF e docente di Medicina del Lavoro -. La sigaretta elettronica può essere un validissimo aiuto per tanti fumatori intenzionati a liberarsi dalla schiavitù del tabagismo, nell’ambito di terapie strutturate, e meriterebbe rispetto dalle Istituzioni”.
Infine, il dott. Pasquale Caponnetto – responsabile del Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo – AOU Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania – ha ricordato le difficoltà riscontrate dal settore delle e-cig: “I negozi sono vuoti, e i pazienti che arrivano al nostro centro antifumo sono sempre più spaventati dalle false notizie diffuse dai media sulla sicurezza della sigaretta elettronica”. Il problema per le sigarette elettroniche è dato dalla percezione del rischio perchè l’informazione scorretta starebbe distruggendo un settore dalle forti potenzialità. “Nonostante questo – ha continuato Caponnetto – gli svapatori sono ancora numerosi e tutti soddisfatti. Questo dovrebbe dare da pensare alle autorità e anche al personale medico dei centri antifumo.”
Il Ministero della Salute ha poi avviato i lavori di un tavolo tecnico sul tabagismo che – secondo Polosa – si è posto degli obiettivi non coerenti: “Chiediamo al Ministro Lorenzin di avviare un dialogo aperto e fattivo basato sulle evidenze scientifiche – ha concluso Polosa – confrontandoci sugli aspetti positivi e negativi delle sigarette elettroniche, e di vigilare sull’operato del tavolo tecnico ministeriale sul tabagismo che, a nostro avviso, sta prendendo una direzione non coerente con gli obiettivi iniziali”.
Leggi la lettera al Ministro Lorenzin

Pausa sigaretta per i dipendenti pubblici durante l’orario di lavoro

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“Lavoro come educatrice d’infanzia in un Asilo Comunale e purtroppo convivo con colleghe che durante l’orario di lavoro si assentano dalle cinque alle sei volte al giorno per fumare. Esiste un riferimento normativo da consultare?”.
Questo è il quesito che è pervenuto qualche giorno fa alla redazione di LIAF, suscitando la nostra attenzione.
A porre la domanda è stata la maestra di un asilo nido comunale che, quotidianamente, si trova costretta ad occuparsi da sola dei bambini della sua classe perché le colleghe, che dovrebbero rimanere con lei costantemente, si assentano più volte durante la giornata per uscire in giardino a fumare una sigaretta.
La risposta potrebbe sembrare ovvia dal punto di vista etico, ma da quello normativo non è così chiara.
Abbiamo interpellato il presidente di LIAF, la Prof.ssa Lidia Proietti, che è docente di Medicina del Lavoro presso l’Università degli Studi di Catania e già Direttore dell’Unità Operativa di Medicina del Lavoro presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico-Vittorio Emanuele” della stessa città.
“Nel caso in questione – ci spiega la Proietti – si tratta di pubblici dipendenti che si assentano spesso durante l’orario di lavoro per fumare. Se tali dipendenti non fumano nei luoghi di lavoro, in teoria, non possono essere sanzionati per il mancato rispetto della legge Sirchia: l’art. 51 della L.3 del gennaio 2003 (legge Sirchia) stabilisce, infatti, il divieto di fumo nei luoghi chiusi, per la tutela della salute dei non fumatori, in applicazione della normativa europea (2001/37/CE) concernente il tabacco e la difesa dal fumo passivo. Né possono essere sanzionati per il mancato rispetto del D. lgs. 81/2008, ossia il Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro”.
“Nella segnalazione della signora si configura invece – continua la Proietti – un grave illecito dovuto al frequente allontanarsi arbitrario e non autorizzato dal datore di lavoro. Fare pausa circa 5-6 volte durante il turno di lavoro comporta un aggravio del lavoro per il restante personale e un concreto rischio di una non adeguata assistenza ai piccoli. Secondo i calcoli, infatti, si tratterebbe di più di 1 ora al giorno di assenza per ciascun dipendente, considerato che la pausa per una sigaretta è in genere di circa 10 minuti, se non di più (spesso la sigaretta si associa al caffè). Si configura quindi anche un danno nei confronti del proprio datore di lavoro per ridotta produttività”.
“Tenuto conto di questo – conclude la Proietti – il riferimento normativo per il caso proposto dalla nostra maestra è il Contratto di lavoro delle educatrici di infanzia degli asili comunali, dove è fatto divieto di allontanarsi dal servizio se non per ragioni di lavoro e con permesso esplicito”.

 

Avvelenamento da e-cig? Le 5 sostanze più pericolose le abbiamo in casa!

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Lo scorso 23 marzo 2014, il New York Times ha riportato la notizia che il liquido alla nicotina utilizzato nelle sigarette elettroniche sia altamente nocivo.
Matt Richtel, autore dell’articolo, dipinge la ricarica di nicotina liquida per le e-cig come la sostanza più pericolosa a memoria d’uomo, e riporta alcuni dati dell’American Association of Poison Control Centers (AAPCC), secondo cui il numero di segnalazioni per ingestione o contatto accidentale di liquido per e-cig è salito a 1.351 nel 2013, aumentando del 300% rispetto al dato del 2012.
Due giorni dopo l’uscita dell’articolo di Richtel, l’AAPCC – che possiede il database (NDPS) di tutti i casi di esposizione umana a veleni raccolti su segnalazioni telefoniche ai centri antiveleno americani – ha rilasciato un comunicato stampa sull’incremento del numero di segnalazioni riguardanti le e-cig nel 2013.
Tuttavia, se si legge con attenzione il comunicato, queste segnalazioni non sono tutte riferite solo al liquido alla nicotina, ma in generale a tutti i prodotti e-cig, incluse le cartucce. Inoltre queste segnalazioni non sono ancora state verificate, procedimento che solitamente avviene a fine anno quando si pubblica il report annuale che contiene i numeri definitivi. Tale avvertimento dell’AAPCC voleva più che altro essere un sollecito rivolto agli adulti americani affinché badino a tenere e-cig e liquidi alla nicotina al di fuori dalla portata dei bambini, e utilizzino il prodotto seguendo le istruzioni specifiche riportate sulle confezioni.
L’ultimo report disponibile è riferito al 2012; in quell’anno sono state effettuate 3.373.025 di chiamate al centro antiveleni. Di queste chiamate, poco più di due milioni denunciavano esposizioni umane, mentre le restanti erano solo richieste di informazioni o falsi allarmi. Ma forse il dato più eclatante è che i risultati del report mostrano come le prime 5 più frequenti cause di avvelenamento accidentale siano: gli antidolorifici (11,6% dei casi), i cosmetici/prodotti per la cura personale (7,9%), le sostanze per la pulizia domestica (7,2%), i sedativi/ipnotici/antipsicotici (6,1%) e i corpi estranei/giocattoli (4,1%). Anche alcune chiamate relative alla sigaretta elettronica sono state registrate fra i dati raccolti dal report, ma il numero di casi segnalati è davvero basso – pari a 459 (di fatto 447 casi riguardavano il dispositivo della sigaretta elettronica e/o la cartuccia contenente la nicotina, mentre solamente 12 si riferivano alla nicotina contenuta nel liquido dell’e-cig). Si evince chiaramente che solo lo 0,01% del totale delle chiamate registrate nel 2012 era connesso alla sigaretta elettronica. A confronto, il numero di chiamate per prodotti contenenti tabacco è stato molto più elevato, pari a 8.200 (di cui 5.881 legate alla sigaretta convenzionale). Peccato che di tutto questo il giornalista del New York Times non fa menzione. Se avesse letto anche il report del 2012 sarebbe stato in grado di dare la logica spiegazione per l’incremento delle segnalazioni dovute a e-cig nel 2013.
Per LIAF, questa spiegazione la fornisce il prof. Riccardo Polosa, responsabile scientifico della LIAF. “Nel 2013, il numero di e-cig vendute negli USA si è praticamente triplicato rispetto all’anno precedente. È ovvio quindi aspettarsi che il numero di segnalazioni aumenti di conseguenza. Comunque sia, il numero di segnalazioni rappresenta solo una percentuale irrisoria rispetto al volume del venduto. Semmai il vero problema è che qualche adulto sembra essere incapace di utilizzare correttamente questi prodotti e di tenerli a distanza dai bambini.”
La prof.ssa Lidia Proietti, presidente LIAF ed esperta di Igiene e Medicina del Lavoro, ha così commentato “Se aumentasse il numero di iscritti alle piscine, state certi che il numero di segnalazioni per esposizione ai prodotti chimici contenuti nell’acqua delle vasche si moltiplicherebbe in misura esponenziale. La strumentalizzazione dell’avvertimento dell’AAPCC dimostra ancora una volta l’ennesimo tentativo, da parte delle agenzie di stampa, di diffondere terrore nei confronti di un prodotto che rappresenta invece uno strumento importante di aiuto per tutti coloro che vogliono smettere di fumare.”

Conferenza stampa: LIAF lancia un appello al Ministro Lorenzin

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LIAF convoca la stampa per presentare i risultati della petizione popolare in difesa della sigaretta elettronica.
Mercoledì 23 Aprile alle ore 10.30 nei locali del Rettorato dell’Università di Catania, al Palazzo Centrale, si terrà la conferenza stampa per presentare la nuova iniziativa della LIAF – Lega Italiana Anti Fumo: una lettera aperta indirizzata al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
Si tratta di un appello rivolto alle massime istituzioni del Paese per chiedere di vigilare sulla nuova regolamentazione della sigaretta elettronica e soprattutto per consentire ai milioni di fumatori italiani di scegliere liberamente come e quando smettere di fumare. Il direttore scientifico di LIAF, il prof. Riccardo Polosa, insieme al suo team di ricercatori, presenterà alla stampa il risultato della petizione popolare in difesa della sigaretta elettronica, che ha già raggiunto quasi 6000 firme.
L’incontro sarà anche occasione per illustrare i risultati degli ultimi studi condotti dal Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo di Catania, pubblicati e diffusi in ambito internazionale. Evidenze scientifiche che dimostrano tangibilmente come la sigaretta elettronica possa rappresentare un valido strumento per smettere di fumare o almeno di ridurre il numero di sigarette fumate, con notevoli benefici in termini di riduzione del rischio.
La missiva, indirizzata al Ministro Lorenzin, sarà firmata dai rappresentanti istituzionali di LIAF e dell’Università degli Studi di Catania. Un modo concreto per rilanciare un dialogo costruttivo tra Politica, Istituzioni e Scienza.
Interverranno:
– Prof. Giacomo Pignataro – Rettore dell’Università degli Studi di Catania
– Prof.ssa Lidia Proietti – Presidente LIAF
– Prof. Riccardo Polosa – Direttore scientifico LIAF
– Dott. Pasquale Caponnetto – Responsabile del Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo – AOU Policlinico – Catania
Per firmare la petizione popolare, clicca qui: https://www.liafmagazine.it/petizione.php

Valori di rischio: 100 sta alla bionda, come 4 sta alla sigaretta elettronica

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Un recente studio internazionale del Drug Science (Comitato scientifico indipendente sulle droghe), confrontando i danni provocati dai vari prodotti contenenti nicotina, ha stimato che la sigaretta elettronica ha un indice di rischio pari a 4, dove quello delle bionde tradizionali è considerato 100.
Contrariamente ai timori espressi da autorità di sanità pubblica il rischio rappresentato dalle e-cig è solo una frazione delle sigarette convenzionali, a dimostrazione del fatto che non tutti i prodotti contenenti nicotina sono ugualmente pericolosi.
Come si evince dai dati elaborati nello studio, i prodotti combustibili come sigarette e cigarilli risultano molto più dannosi rispetto a tutti gli altri. Cerotti, gomme e inalatori contenenti nicotina non sono completamente esenti da rischi, ma a confronto dei prodotti combustibili la minaccia che possono rappresentare per la salute pubblica è irrilevante. Le e-cig sono collocate in questo gruppo a bassa pericolosità, con un indice di rischio pari a 4, considerato 100 quello delle “bionde”. Per le e-cig non sono stati ascritti rischi di mortalità o malattie correlate, né economici o incidentali.
Il prof. Riccardo Polosa, tra i 12 esperti autori dello studio, ha così commentato questo nuovo studio: “Che non tutti i prodotti contenenti nicotina sono ugualmente pericolosi è un fatto noto a tutti. Ma per la prima volta è finalmente disponibile una scala del rischio oggettiva che illustra in modo immediato e intuitivo il reale livello di pericolosità di questi prodotti. LIAF è orgogliosa di offrire al mondo uno strumento utilissimo per i consumatori, per i medici, e per i legislatori. Quale prodotto usare, quale raccomandare, quale regolamentare, quale bandire, contro quale esercitare restrizioni commerciali: a queste e ad altre domande questo studio risponde, in un’ottica di politica innovativa del controllo della diffusione del tabacco e della riduzione del danno espositivo”.

La classifica dei prodotti contenenti nicotina: e-cig fra i meno pericolosi

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In tutto il mondo, le autorità sembrano orientate a limitare la commercializzazione della sigaretta elettronica, se non a bandirla del tutto. Il proverbio “La prudenza non è mai troppa” sembra ispirare le loro decisioni, e con sondaggi che indicano un 44% di persone incerte circa il grado di sicurezza delle e-cig non deve sorprendere che i legislatori siano così diffidenti. E se invece l’essere troppo prudenti li trattenesse dal vincere la decennale lotta contro il tabagismo e dal salvare milioni di vite umane?
Un nuovo studio condotto da un team di esperti in diverse aree della salute pubblica, del diritto e dell’economia, pubblicato questa settimana nella rivista European Addiction Research, e sovvenzionato da LIAF e da Euroswiss Health, è giunto a una conclusione che insegna come i proverbi talvolta non dovrebbero essere presi troppo sul serio.
Nello scorso luglio, il Comitato scientifico indipendente sulle droghe – Drug Science – ha convocato presso la Royal Society di Londra un pool di esperti internazionali con competenze professionali variegate, dalla psicologia alla tossicologia, dalla farmacologia alla clinica, dal diritto all’economia, per confrontare i diversi profili di rischio degli attuali prodotti contenenti nicotina.
La metodologia utilizzata sfrutta le differenti competenze e conoscenze degli esperti (procedimento di “conferencing process”) che vengono collettivamente rielaborate da software informatici dedicati. Questo modo di procedere è stato già utilizzato con successo dai decisori britannici per risolvere importanti questioni di salute pubblica tra cui quella dello stoccaggio delle scorie nucleari e quello della diffusione delle droghe leggere e pesanti.
Gli esperti hanno preso in considerazione in totale 14 fattori di rischio per 12 prodotti, tra cui sigarette, narghilè, tabacco da masticare, E-cig, e cerotti alla nicotina. Tra i diversi fattori di rischio, oltre alla mortalità e alla morbilità correlate all’uso del prodotto, sono stati anche considerati la dipendenza, l’incidenza sul reddito, le avversità familiari, l’avvelenamento accidentale, gli incendi domestici e persino il rischio di conflitti internazionali e il contrabbando. Ovviamente, questi fattori non hanno lo stesso peso per i diversi prodotti contenenti nicotina, come dimostrano le valutazioni individuali ponderate e considerando il loro impatto sia sul singolo che sulla collettività. Il risultato è una classifica di questi prodotti basata su stime del loro livello di rischio.
Contrariamente ai timori espressi da autorità di sanità pubblica, giornalisti e politici, il rischio rappresentato dalle e-cig è solo una frazione di quello delle “bionde” a dimostrazione del fatto che non tutti i prodotti contenenti nicotina sono ugualmente pericolosi. Infatti, il loro rischio relativo si riduce in misura impressionante lungo una ripida pendenza, al cui estremo più alto si collocano le sigarette convenzionali.
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Come si evince dai dati elaborati nello studio, i prodotti combustibili come sigarette e cigarilli risultano molto più dannosi rispetto a tutti gli altri. Cerotti, gomme e inalatori contenenti nicotina non sono completamente esenti da rischi, ma a confronto dei prodotti combustibili la minaccia che possono rappresentare per la salute pubblica è irrilevante. Le e-cig sono collocate in questo gruppo a bassa pericolosità, con un indice di rischio pari a 4, considerato 100 quello delle “bionde”. Il valore 4 è principalmente imputabile al rischio di perpetuare nel tempo una dipendenza. Nessun rischio di mortalità o malattie correlate, né rischi economici o incidentali sono stati ascritti alla e-cig.
Il primo autore dello studio, il prof. David Nutt dell’Imperial College di Londra, ha dichiarato che: “Ogni metodo che permette di ridurre drasticamente il numero di vittime da fumo di tabacco è un grande trionfo per la salute pubblica. Questo studio indica che passando da prodotti ad alto rischio, come le sigarette convenzionali, a prodotti a basso rischio, come l’e-cig o i cerotti, si può ridurre in modo sostanziale l’impatto sul danno sostenuto dal singolo e dalla collettività.”
Il prof. Riccardo Polosa, tra i 12 esperti autori dello studio, ha così commentato: “Che non tutti i prodotti contenenti nicotina sono ugualmente pericolosi è un fatto evidente a tutti. Ma finalmente ora è disponibile una scala del rischio oggettiva che ne illustra in modo immediato e intuitivo il loro reale livello di pericolosità. LIAF è orgogliosa di offrire al mondo uno strumento utilissimo per i consumatori, per i medici, e per i legislatori. Quale prodotto usare, quale raccomandare, quale regolamentare, quale bandire, contro quale esercitare restrizioni commerciali: a queste e ad altre domande questo studio risponde, in un’ottica di politica innovativa del controllo della diffusione del tabacco e della riduzione del danno espositivo.”
Il documento, pubblicato nella rivista European Addiction Research, è consultabile gratuitamente qui: http://www.karger.com/Article/FullText/360220

E-cig: super-tassa sospesa fino a nuovo giudizio: “San Riccardo è il protettore dello svapo”

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“Profili di irragionevolezza”. Questa in breve la motivazione che ieri, giovedi 3 aprile, ha spinto il TAR Lazio a confermare la sospensione cautelare delle norme contenute nel decreto attuativo DM 16.11.2013, tra cui la accisa del 58,5% sul prezzo di vendita delle sigarette elettroniche e dei prodotti accessori, rinviando il tutto al giudizio della Corte Costituzionale. Con l’ordinanza, il TAR ha sospeso anche il rigido regime autorizzativo di produzione e distribuzione delle e-cig, che di fatto le parificava in tutto e per tutto alle sigarette convenzionali.

 

LIAF concorda in pieno con il giudizio espresso dal TAR Lazio e aveva già denunciato in un precedente articolo e in una lettera al Presidente della Repubblica tutti gli abusi procedurali relativi a questa vicenda.

 

In attesa che la Corte Costituzionale si pronunci, il mercato delle e-cig può tornare a riprendere i propri ritmi continuando a garantire 5000 posti di lavoro che in un periodo di crisi come quello attuale non sono pochi.

 

“Una prima significativa vittoria dopo mesi di dure battaglie – commenta la prof.ssa Lidia Proietti, presidente della LIAF – che ci fa nutrire buone speranze in una riapertura delle trattative con il Governo. Speriamo che il tavolo tecnico cui siamo stati invitati dal Ministero della Salute ci permetta di dare voce ai milioni di svapatori italiani che si sono affrancati dal fumo, o lo stanno facendo, grazie alla sigaretta elettronica”.

 

“Giorno 3 aprile, San Riccardo, ha portato fortuna all’e-cig” ha commentato scherzosamente ieri il Prof. Polosa, non nascondendo una punta di orgoglio nel sottolineare che il punto messo a segno si è realizzato anche in virtù degli sforzi continui sostenuti dal suo team di ricercatori e di decine di esperti internazionali di tabagismo e salute pubblica nel fare chiarezza con le evidenze scientifiche. “Naturalmente il confronto dialettico, scientifico, e normativo non si conclude qui, ma finalmente si intravede uno spiraglio per una politica di controllo che sia veramente equilibrata e che punti sull’innovazione di questi prodotti. Auspichiamo che anche la Corte Costituzionale voglia tenere conto delle sempre più numerose evidenze scientifiche che dimostrano sicurezza ed efficacia della e-cig oltre che al suo straordinario potenziale nella riduzione del rischio da letali malattie fumo-correlate”.

 

E-cig: lettera aperta al Ministro della Salute Canadese

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In Canada, “Food and Drug Act” è la normativa che regola la vendita e il commercio di alimenti, farmaci, cosmetici e dispositivi terapeutici. Anche i prodotti elettronici che dispensano nicotina per inalazione ricadono nel Food and Drug Act, dunque non possono essere importati, commercializzati o venduti in Canada senza essere approvati dalla normativa. Di converso, le sigarette elettroniche che non contengono nicotina si possono vendere liberamente.
Il dato di fatto è che i negozi di sigarette elettroniche continuano a proliferare nello Stato, e migliaia di fumatori continuano ad acquistare e usare e-cig con nicotina. Mentre il Governo canadese sembra non avere la volontà di ostacolare la crescita di imprese tecnologicamente innovative che si rivolgono alle necessità di migliaia di cittadini, né di vigilare sul rispetto della legge, il Ministero della Salute (Health Canada), invece, ha tutta l’intenzione di applicare un controverso divieto sulle e-cig contenenti nicotina, chiedendo:
– a decine di aziende di smettere di vendere tali dispositivi
– ai provider di siti Internet di non fornire più spazi per siti web a negozi online di e-cig
– alle società di carte di credito, o di terzi come PayPal, di non gestire le transazioni dei rivenditori.
Il fatto che ne abbia l’intenzione non significa però che abbia la volontà politica e le risorse adeguate a risolvere definitivamente la questione. Il Ministero, infatti, non si decide a disciplinare definitivamente le e-cig contenenti nicotina, per cui, mentre ne sostiene la loro illegalità, non vi contrappone una legge chiara per l’ottenimento dell’approvazione alla vendita.
Questa situazione paradossale ha così creato un’enorme zona grigia normativa, per cui cartucce e liquidi contenenti nicotina sono illegali ma continuano a essere venduti, costringendo molti fumatori canadesi a violare la legge per utilizzare un’e-cig che li aiuti ad astenersi dal fumo.
E’ per questo motivo che 12 esperti internazionali di tabagismo e salute pubblica hanno inviato una lettera aperta al Ministro della Salute Canadese, Rona Ambrose, chiedendole di sfruttare gli ampi poteri garantiteli dagli ultimi emendamenti del Food and Drug Act del 2012 per rivedere la propria posizione sulle e-cig contenenti nicotina, in modo da fare rientrare dispositivi, cartucce e liquidi nella legalità, e di permettere cosi che migliaia di fumatori possano avere la possibilità perlomeno di ridurre drasticamente i danni causati dal tabacco.
Ecco alcuni estratti della lettera tradotti in italiano:
“Crediamo fortemente che sia arrivato il tempo che la politica di controllo del tabacco vada oltre gli usuali approcci di educazione, cessazione totale dalla nicotina e prevenzione. (…) La politica di controllo del tabacco deve essere radicalmente innovata per incontrare le necessità di quei fumatori che non riescono a smettere, nonostante i loro sforzi, implementando strategie efficaci di riduzione del danno espositivo. La riduzione del danno da fumo di tabacco può essere ottenuta fornendo ai fumatori fonti più sicure di nicotina che rappresentino validi ed efficaci sostituti della sigaretta convenzionale. (…) Non c’è alcun dubbio che le sigarette elettroniche siano un riconosciuto esempio di tali sostituti.”
Dopo aver affermato che le e-cig non possono assolutamente essere considerate tossiche quanto la sigaretta convenzionale, per via del fatto che in esse non vi è combustione, e dopo aver rilevato che la percentuale minima di sostanze chimiche rinvenute in alcuni liquidi è esattamente la stessa percentuale riscontrabile nelle approvate terapie sostitutive della nicotina attualmente in commercio (NRT – buproprione, vareniclina), i 12 firmatari della lettera aggiungono che “come per altri interventi sanitari, non si può parlare di assenza di rischi o di standard di assoluta sicurezza, ma della massima riduzione praticabile dei rischi e della sostituzione di prodotti con alternative più sicure”. E ancora: “Non stiamo dicendo che non vi sono assolutamente rischi di conseguenze indesiderate, ma come con altri interventi sanitari vi è una fortissima preponderanza di prove scientifiche a favore di tale intervento”.
La richiesta al Ministro Rona Ambrose è dunque chiara: “Rendere possibile il commercio delle sigarette elettroniche con vari livelli di nicotina per fornire ai fumatori efficaci sostituti della sigaretta di tabacco, permetterà senza dubbio di salvare innumerevoli vite e milioni di dollari in spese sanitarie”.
Il prof. Riccardo Polosa, responsabile scientifico della LIAF e tra i firmatari della lettera, così commenta: “Abbiamo ripetutamente denunziato con articoli, petizioni e lettere alle autorità, il paradosso normativo che vige in Italia così come in Canada a causa di uno sproporzionato uso del principio di precauzione. Bisogna far capire alle istituzioni di tutto il mondo che la nuova frontiera delle politiche di controllo alla diffusione del tabacco deve passare attraverso la riduzione del rischio e la reversibilità del danno fumo-correlato. E le sigarette elettroniche hanno lo straordinario potenziale di prestarsi a tale fine.”
Il testo originale della lettera al Ministro della Salute Canadese è consultabile qui: Open letter to the Minister of Health on electronic cigarettes